Se questo è l`esempio..
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Se questo è l`esempio..
Se questo è l’esempio.. Storia di Rudy defraudato del suo pedigree Volentieri pubblichiamo lo sfogo di un nostro Socio: un’altra offesa alla razza e al suo patrimonio genetico; un raggiro ai danni di un amante della razza colpevole solo di essersi fidato – nella sua inesperienza – di quello, che considerava una vera autorità in campo boxeristico. Il nostro Socio è stato infatti ancora abbastanza delicato da aver taciuto, che l’allevatore di cui si contesta il discutibile comportamento, oltre che titolare di prestigioso affisso, è Consigliere del Boxer Club d’Italia e, all’epoca del fatto denunciato, Delegato all’allevamento. Una carica che ai suoi occhi prometteva di per sé la massima garanzia di esemplare diligenza professionale. Ma, se questo è l’esempio.. Leggete per credere la Storia di Rudy, boxer defraudato del suo pedigree. Gentile Presidente, scrivo la presente per portare a conoscenza una fatto increscioso in cui sono incorso con un allevatore di questa meravigliosa razza. Il giorno 13 giugno 2008 acquistai (mi si perdoni il termine, che non sopporto e non trovo corretto, preferisco adottato) presso l'Allevamento degli Scrovegni del Sig. Giorgio Milan, un cucciolo di boxer, di manto bianco, al prezzo concordato di 500,00 euro. Sono stato da sempre un grande appassionato della razza, mi è sempre piaciuta l'incontenibile esuberanza unita ad un'infinita dolcezza e al senso di appartenenza ad un branco (umano) di questo cane, ma soltanto allora (a 43 anni) potei finalmente coronare il desiderio di dividere la mia vita con uno di questi esemplari. Il primo ed unico allevamento che visitai, soprattutto per questioni di vicinanza a casa, fu proprio quello di Giorgio Milan, il quale in quel periodo aveva disponibile soltanto un maschietto con il mantello bianco; ma, come succede spesso in questi casi, fu subito amore: quel cucciolo di appena un mese aveva già conquistato tutto il conquistabile di me e di mia moglie (oltre che dei figli, in una successiva visita). Così decidemmo che sarebbe diventato parte della nostra famiglia. Il Sig. Milan stabilì il prezzo sopra menzionato, comprensivo di spese di allevamento e di pratiche per l'ottenimento del pedigree (ricordo che l'allevatore indicò in 100 euro il costo per ottenere questa certificazione). Il cucciolo fu nostro, e nel settembre successivo, tornai all'allevamento per portare il certificato di proprietà e di chippatura redatto dal mio veterinario e necessario per avviare la pratica del pedigree. Con il Sig. Milan rimanemmo d'accordo di risentirci nel momento in cui il certificato sarebbe stato pronto, e ricordo disse che sarebbe passato un bel po' di tempo (parlò di circa un anno). Nel gennaio di quest'anno, non avendo ricevuto più notizie, decisi di rifarmi vivo e ricontattai l'allevatore per sapere a che punto era la questione: l'allevatore mi rispose che in realtà la richiesta non era mai stata effettuata presso l'ENCI, dal momento che aveva ritenuto, anche dopo essersi consultato con il direttivo del Boxer Club ufficiale di riferimento, che il pedigree per un boxer bianco non avrebbe avuto alcun utilizzo pratico (non essendo ammessi ad esposizioni e prove di lavoro e non potendo riprodurre), e che quindi non sarebbe servito a nulla averlo. La risposta mi scandalizzò se non altro per il fatto di aver agito in modo contrario ai nostri accordi e per non avermi neppure consultato prima, e provai ad esporre il caso nel Boxer Forum (http://boxerforum.freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9029247), ovviamente senza fare nomi e cognomi, e le opinioni che ne risultarono, mi spinsero ad inviare una e-mail all'allevatore intimandolo ad adoperarsi per far sì che il famigerato pedigree si ottenesse. Ci fu quindi un incontro tra me e Giorgio Milan in data 10 febbraio 2010, che culminò addirittura nella stesura di un documento scritto firmato e controfirmato, nel quale l'allevatore prendeva l'impegno ad ottenere tale certificato e a sostenerne le relative spese (estrazione dei DNA del mio cane, e dei suoi genitori, nella fattispecie Agornobi e Axa degli Scrovegni). Ebbene, alla data odierna, ancora nulla è accaduto: io mi sono sobborcato le spese veterinarie per il prelievo di sangue e per il deposito del campione presso Vetogene di Milano, il campione di Agornobi è stato depositato (così mi riferisce Vetogene) ma ancora tale laboratorio non ha ricevuto quello di Axa degli Scrovegni, nonostante i continui solleciti a tal scopo inoltrati al Sig. Milan. Come può ben vedere, in tutta la lettera mi sono astenuto dal compiere il benché minimo giudizio nei confronti dell'operato di Giorgio Milan, ma voglio comunque porre l'accento su alcuni elementi che meritano attenzione: 1. l'accordo iniziale per l'ottenimento del pedigree (sottolineato dal costo di 100 euro); 2. la decisione dell'allevatore di non richiedere il certificato nonostante questo accordo verbale e senza neppure l'obbligo morale di avvisarmi prima; 3. la sottoscrizione di un impegno scritto per avviare la pratica attraverso l'estrazione del DNA, a tutt'oggi (a distanza di quasi tre mesi), totalmente disattesa. Ho avuto pazienza infinita, ma ora non posso più esimermi dal tacere. Mi auguro, rendendo nota questa situazione, di sollecitare l'allevatore in questione nella risoluzione del problema, ma credo sia giusto portare a conoscenza anche l'opinione pubblica dell'esistenza di questo caso, per far sì che altre persone appassionate della razza e desiderose di adottare un cucciolo, abbiano uno strumento in più per scegliere consapevolmente l'allevamento a cui rivolgersi. Cordiali saluti.