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Rassegna Stampa Sabato 18 aprile 2009 TREVISO Sabato 18 aprile, pag. 3 Le richieste ai ministri del G8: «Aumentare le produzione alimentare e fermare la speculazione finanziaria» Più sicurezza e stop al protezionismo A Pieve di Soligo pre-vertice con le associazioni degli agricoltori di 14 Paesi PIEVE DI SOLIGO. La sicurezza degli agricoltori, un piano di azione globale per aumentare la produzione, nuovi investimenti e ricerca, regolare il comportamento anticompetitivo dei supermercati, rafforzare l’organizzazione e la cooperazione internazionale. Si snoda tra questi cinque punti la lettera aperta che i rappresentanti del mondo agricolo di Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna, Canada, Giappone, Russia, Cina, India, Brasile, Messico, Sudafrica, Egitto e USA, hanno sottoscritto ieri a Pieve di Soligo e hanno poi consegnato a Luca Zaia, nella sua veste di presidente del G8 tra i ministri dell’agricoltura. «Non c’è sviluppo, se non c’è cibo. Per questo gli agricoltori, uomini e donne, devono riacquistare un ruolo centrale nel sistema agroalimentare, in un pianeta che nel 2050 sarà chiamato a soddisfare i bisogni alimentari i 9 miliardi di persone». Così Giuseppe Politi, presidente della Confederazione Italiana Agricoltori, e Elisabeth Gauffin, vice presidente del comitato esecutivo della Federazione Internazionale Produttori Agricoli, hanno riassunto la risoluzione firmata ieri a Pieve di Soligo dai rappresentanti degli agricoltori delle quattordici principali nazioni del mondo (G14). Sono cinque i punti, in particolare, che gli esponenti di milioni di aziende agricole europee, americane, africane ed asiatiche, attraverso la lettera aperta consegnata direttamente nelle mani del ministro Luca Zaia, vogliono sottoporre all’attenzione degli otto potenti della Terra. Al primo punto la «sicurezza» ovvero come la sicurezza alimentare sia sinonimo di sicurezza degli agricoltori, uomini e donne, sempre più in balia dei cambiamenti climatici, della crescente volatilità dei mercati e degli shock finanziari. Sono quindi necessarie reti di sicurezza per gestire al meglio i rischi del mercato e le turbolenze del mercato. Al secondo punto la necessità di un «piano di azione globale» che, parallelamente all’incremento demografico, permetta di aumentare la produzione agricola in maniera sostenibile sotto il profilo ambientale, praticabile sotto quello economico e responsabile socialmente. Da qui la necessità di nuovi investimenti ed incentivi, ma anche di continui sostegni alla ricerca. Al quarto punto gli agricoltori del G14 sottolineano la necessità, oggi più che mai, alla luce della crisi economica mondiale, di regole multilaterali che frenino la deriva anticompetitiva dei supermercati e gli atteggiamenti di alcuni governi in termini di tasse sull’export, sussidi e protezionismo. Regole multilaterali, cioè, che controllino le speculazioni finanziarie sui prodotti agricoli di base, permettendo ai prezzi alimentari di variare solo in base alla disponibilità dell’offerta. Ultimo punto sottoposto dal G14 a Luca Zaia quello che riguarda la necessità di rafforzare la capacità degli agricoltori di fare squadra, organizzandosi sul mercato e cooperando a livello internazionale. Questa, dunque, la nutrita lista della spesa presentata dal G14 ai potenti della Terra. «Tematiche non nuove - precisano Gauffin e Politi - che prospettano soluzioni già note, come gli investimenti mirati e la ricerca scientifica e agroalimentare che incoraggino i giovani ad intraprendere una carriera nel settore o che permettano agli agricoltori di sussistenza a diventare imprenditori e ad uscire dalla povertà. Se non diamo priorità ai piccoli agricoltori, il numero di persone che soffrirà la fame nel 2010 è destinato ad aumentare di oltre un miliardo». (Glauco Zuan) Sabato 18 aprile, pag. 2 IL G14 Le organizzazioni agricole hanno redatto un documento per dare il loro contributo Ridare l’agricoltura agli agricoltori. E agli agricoltori ridare una dignità perduta. Parte da Pieve di Soligo e dall’intero territorio della Marca trevigiana, che si accinge ad essere riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, un nuovo ordine mondiale per il rilancio di un concetto di agricoltura che negli anni, nei tempi e nei modi si è perso. Ieri Pieve ha tenuto a battesimo il G14 degli agricoltori: Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Usa, Canada, Giappone, Russia, Cina, India, Brasile, Messico, Sud Africa, Egitto, Repubblica Ceca. Tutti seduti attorno a un tavolo, su iniziativa della Federazione internazionale dei produttori agricoli e della Cia-Confederazione italiana agricoltori, per dare il loro contributo di idee e di proposte per cercare di risolvere problemi drammatici, a cominciare da quello della fame che affligge circa un miliardo di persone nel pianeta. E creare un loro documento unitario da consegnare al ministro Zaia. E questo documento è arrivato e parla di un mondo dove i contadini devono stare alla base di ogni concetto di rinascita, di strategia per raddoppiare la produzione agricola mondiale e soddisfare i bisogni di una popolazione che nel 2050 sarà di nove miliardi di persone. Parla di aumento degli investimenti nei paesi in via di sviluppo, di riequilibrio dei mercati, di tutela dei redditi di chi la terra la lavora. Parla insomma la stessa lingua di quel ministro che si è battuto per creare il primo summit agricolo della storia. «Il G8 è partito con il piede giusto – ha dichiarato Zaia – L’impegno è quello di non fare un parlatoio, ma di portare avanti la linea di difesa dei contadini, delle imprese agricole, di chi lavora la terra. Il primo tema da affrontare è la fame nel mondo. La Fao ci ha fornito questo dato: tre miliardi di cittadini con problemi di insufficienza alimentare. Raddoppiare la produzione agricola diventa dunque un problema etico e morale». Dunque strategie condivise per combattere la fame, la povertà e le emergenze alimentari. Regole certe per riequilibrare i mercati internazionali e contrastare le speculazioni sui prezzi delle materie prime agricole. Un uso razionale della risorsa acqua. Questo anche l’auspicio del presidente della Confederazione italiana agricoltori di Treviso Denis Susanna. «Avere l’ambizione di portare un nuovo ordine mondiale in agricoltura significa dare nuove regole ai mercati finanziari – ha detto Susanna - fermare le speculazioni sui prezzi delle materie prime agricole, sui costi di produzione in particolare di concimi e carburanti». «I Governi devono lavorare con le organizzazioni agricole e devono avere obiettivi mirati - ha aggiunto il presidente nazionale della Cia Giuseppe Politi - ciò è necessario affinchè l’agricoltore sia considerato al centro dell’azione e affinchè i sistemi agricoli sostenibili possano creare occupazione, proteggere gli eco sistemi, fornire alimenti salubri e nutrienti a prezzi equi». Un’agricoltura che ritorna alle origini, che ritona a essere la vera base sulla quale far crescere un nuovo concetto di sviluppo e, soprattutto, di valori. Che ritorna all’uomo e per l’uomo. Manuela Collodet Sabato 18 aprile, pag. 3 Inizia oggi a Cison di Valmarino il primo summit dell’Agricoltura organizzato in Veneto. Ed è subito polemica tra governatore e ministro Vigilia «calda»: scontro Zaia-Galan Kermesse sulla rocca di Castelbrando, il budget è di 170 mila euro CISON DI VALMARINO. Il primo G8 dei ministri dell’agricoltura del mondo, organizzato in terra veneta da un ministro veneto, si apre con una gaffe tutta veneta, anzi da baruffa chiozzotta, che neanche Goldoni avrebbe ideato. E che farà inevitabilmente il giro del mondo visto che i giornalisti stranieri accreditati sono 89 (su 452: Italia-press batte il resto del mondo 5-0). Protagonista il presidente del Veneto Giancarlo Galan, che in una lettera piccatissima al ministro Luca Zaia s’indigna da par suo per essere stato invitato solo a pranzo. Il che in effetti sarebbe stato demenziale. Peccato che Zaia avesse informato Galan già il 19 febbraio, in una lettera in cui parla di collaborazione e di spirito di squadra. Natualmente le lettere sono inserite nella cartella stampa a futura memoria: le accuse di Galan, che parla «con amarezza» di «insensibiltà politica e istituzionale senza pari» e la replica di Zaia che si appella al «protocollo dei summit internazionali che non prevedono saluti durante le sezioni di lavoro». Insomma non sa capacitarsi. In effetti, a parte un ciclopico infortunio degli uffici regionali (ma allora dovrebbe ruzzolare qualche testa), resta a disposizione solo la cabala (venerdì 17) o lo psicologo (diabolico espediente di Galan per rubare la scena). A meno che il presidente del Veneto non pretendesse un invito con messo a cavallo in armatura d’epoca, spedito dal nuovo titolare di Castelbrando, Massimo Colomban, che del vecchio maniero ha fatto una struttura ricettiva senza pari. Dove non a caso si organizzano «cene medievali, feste cortesi, tornei cavallereschi in armi, rievocazioni di sfide e battagli storiche», come si legge nell’elegante volume con copertina di velluto rosso, fascetta bianca e sigillo in ceralacca, che i ministri dell’agricoltura del G8 riceveranno oggi in omaggio. Ha un bel dire il vicesindaco di Treviso Giancarlo Gentilini, velenosetto, che questi vertici si organizzano in posti come Gibilterra, non a Cison di Valmarino. L’antica rocca di Castelbrando non ha niente da invidiare alla colonia inglese: ci vorrebbero i paracadutisti di Otto Scorzeny per tentare un blitz. Ma non troverebbero solo pochi carabinieri, come accadde con Mussolini sul Gran Sasso. La rocca pullula di poliziotti in divisa e in borghese, coordinati dal questore Carmine Damiano, il cui compito si direbbe più importante che difficile. Lui sostiene di no, ma dev’essere per scaramanzia. Non è chiaro chi abbia pensato per primo a scegliere Castelbrando, se Luca Zaia o Massimo Colomban. Entrambi hanno l’aria di aver vinto un terno al lotto, ergo hanno lavorato in joint-venture. «Non ho scelto Gibilterra perché lì ci sono i macachi», dice Luca Zaia. Replica a Gentilini, sottinteso non sono un macaco? O il macaco sei tu? Mah, non ci sono approfondimenti. I ministri dell’agricoltura del G8 arrivano oggi: rappresentano Stati Uniti, Canada, Russia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone e Italia. Arriveranno anche i loro colleghi del G5: Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa. Per l’importanza che hanno nello scacchiere agricolo mondiale, sono invitati Argentina, Australia ed Egitto. Il primo incontro è previsto a mezzogiorno, i lavori inizieranno nel pomeriggio, la conclusione lunedì mattina. Con quali obiettivi? Luca Zaia risponde come una mitragliatrice: «Ridurre i passaggi di mano dei prodotti agricoli, le speculazioni in genere, assicurare la qualità dei cibi, l’identità dei territori, non ultimo ridurre la fame nel mondo». Con decisioni concrete o con la solita moral suasion che lascia il tempo che trova? «Per ora è solo moral suasion ma io spero che, almeno sulla speculazione, qualcuno prima o dopo ci metta il naso. Il Wto potrebbe fare dei ragionamenti». Il budget del meeting è di 170.000 euro, tutto compreso. Sabato 18 aprile, pag. 3 LA COLDIRETTI «L’Italia leader Ue nel biologico» TREVISO. «L’Italia ha fatto con successo la scelta di una agricoltura libera da organismi geneticamente modificati (Ogm), conquistato la leadership europea nella produzione biologica». Lo sottolinea Coldiretti in occasione del G8 dell’agricoltura. «Ma ha anche il triste primato delle produzioni più imitate nel mondo, dove due prodotti alimentari su tre che si richiamano al Made in Italy non sono stati realizzati in Italia». «In Italia si trovano un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell’Unione, superando il milione di ettari (1.067.101,66 ettari) con 49.859 imprese agricole». «E’ inoltre italiana la leadership europea nei prodotti tipici. Sono 177 i prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall’Unione Europea, Tuttavia queste nostre particolarità andrebbero difese maggiormente: troppo imitatori continuano a farla franca». IN VENETO E FRIULI Dai maiscoltori i primi «si» all’ogm TREVISO. La maggioranza dei maiscoltori del Veneto e del Friuli coltiverebbe sementi Ogm. E’ quanto emerge dal sondaggio sulla percezione degli Ogm presso i maiscoltori delle due regioni condotto da Demoskopea per Futuragra, l’associazione di agricoltori favorevoli alle biotecnologie che si batte per la libertà d’impresa in agricoltura. Il 53% degli intervistati di Veneto e Friuli, che rappresentano il 60% degli ettari a mais delle due regioni, si sono detti pronti a coltivare OGM nella propria azienda se nel prossimo futuro la legge lo consentisse. Il 28% ha dichiarato di non essere abbastanza informato e solo il 20% degli intervistati (pari al 15% degli ettari) si è dichiarato contrario. L’insieme degli intervistati (favorevoli, contrari e indecisi) percepisce il mais OGM come una soluzione principalmente per aumentare le rese (54%), ridurre la presenza di micotossine (57%) e l’uso dei pesticidi (57%), abbattere i costi dei trattamenti (59%). Sabato 18 aprile, pag. 5 Roncade, hanno tagliato la recinzione con le cesoie, hanno messe fuori uso le telecamere e poi infranto alcune vetrate delle serre. Poi la fuga Assalto no-global alla tenuta di Ca’Tron Blitz contro il centro di ricerca sugli Ogm della Fondazione Cassamarca Blitz ieri pomeriggio di cinquanta giovani: «No agli Ogm» La rivendicazione: «Abbiamo sanzionato una centrale di morte» RONCADE. Sono arrivati vestiti completamente di nero, incappucciati e mascherati, hanno spaccato telecamere e vetrate di una serra dove vengono coltivati ogm. In pieno giorno, 50 no global ieri hanno messo a segno un raid contro la stazione di biosicurezza a Cà Tron di Roncade. Imbrattati i muri con scritte «no ogm» e con schizzi di vernice nera. Il blitz è stato rivendicato dai”centri sociali del nord est». Al momento del raid nel laboratorio si trovavano 12 persone, che non hanno potuto fare altro che chiamare le forze dell’ordine. I no global sono riusciti a fuggire prima dell’arrivo della polizia, ma in gran parte sono già stati identificati. Sale dunque la tensione in vista del G8 dell’agricoltura. I no global sono arrivati in via Nuova alle 15.30, e hanno parcheggiato le auto vicino al campo da calcio. Qui hanno indossato le tute nere, le bandane, e le sciarpe. Scesi dalle auto sono corsi verso il laboratorio di Fondazione Cassamarca. Tagliando con delle cesoie le reti, hanno fatto irruzione nel giardino del laboratorio. Hanno quindi dapprima spaccato le telecamere di sicurezza, poi con barattoli di vernice nera hanno imbrattato le vetrate della serra, e hanno scritto sui muri «no ogm». Infine con delle pietre hanno spaccato due vetrate e strappato i cavi del quadro elettrico. Poi sono scappati verso le auto. Nel frattempo alcune pattuglie della polizia stavano già arrivando sul posto, probabilmente avvisate da agenti della digos in borghese che perlustravano la zona. Non sono riusciti a fermarli, ma il questore Carmine Damiano ha fatto sapere che molti di loro sono già stati identificati. «Con questa azione vogliamo smascherare l4ipocrisia di coloro che ritengono gli OGM siano una sperimentazione positiva per i problemi ambientali, economici e sociali. E4 il nostro benvenuto alle delegazioni», è il testo della rivendicazione dei no global. Ingenti i danni al laboratorio. «Dobbiamo ancora quantificarli di preciso - ha spiegato Mark Tepfer, responsabile della stazione - Non sappiamo se le piante all’interno della serra hanno subito danni, e quali strutture siano invece rimaste in funzione. Ma hanno sbagliato obiettivo, le piante transgeniche della serra non escono da li, servono solo per delle ricerche». A provare a fermarli è stato il guardiano del centro, Sergio Feltrin,”quando ho visto uno di loro andare nel retro, sono andato anch’io perché temevo volesse spaccare le auto. Mi ha urlato di andarmene, e ha lanciato un sasso contro di me, senza riuscire a colpirmi. Saranno stati in 50, anche se la maggior parte è rimasta aldilà dalle reti». A vederli nel momento dell’arrivo e della fuga, Ugo Bianco, gestore del bar del stadio, «Saranno state una ventina di auto. Hanno parcheggiato, poi si sono vestiti e correndo sono andati verso la tenuta. Dopo venti minuti sono tornati e sono fuggiti con le auto verso il centro di Cà Tron». Polemico sulle misure di sicurezza il sindaco di Roncade Simonetta Rubinato, «lascia a desiderare il piano per garantire la sicurezza in occasione del G8 dell’agricoltura, visto che non si è previsto di presidiare un obiettivo sensibile come Cà Tron, già danneggiato dai no global nel 2003». Sabato 18 aprile, pag. 5 Sui muri scritte contro il vertice di Castelbrando e contro il sindaco Blitz anche a Conegliano Incendio nello stabilimento dell’ex «Zanussi» L’ipotesi della polizia: bivacco di oppositori in attesa del summit CONEGLIANO. Incendio doloso ieri mattina nell’ex stabilimento Zanussi a Conegliano. Un atto vandalico considerato collegato alle proteste anti G8. All’interno dei capannoni dismessi sono andati a fuoco dei materiali di scarto, sono crollati un pezzo della copertura ed una parete. Nelle vicinanze, cartelloni con frasi a spray anti G8 e insulti contro il sindaco di Conegliano Alberto Maniero. All’interno del capannone, oltre ai cumuli di macerie ed i resti dell’incendio, c’erano dei pannelli in polistirolo con scritte tracciate con lo spray: «Mafia siamo noi k quardano loro, sono loro k quardano noi...?». Segno che qualcuno nelle ore precedenti aveva bivaccato in quel luogo, forse non global in attesa di partecipare alle manifestazioni contro il G8 agricolo di Cison (oggi è prevista un presidio organizzato da frange anarchiche a Vittorio Veneto). Vicino ai detriti a cui è stato dato fuoco una scritta ingiuriosa anche contro il sindaco di Conegliano Alberto Maniero. Così come scritte con simboli anarchici ci sono nel cancello d’ingresso al cantiere lungo via Battisti. E’ stato un dipendente del Comune ad accorgersi dell’incendio (gli uffici dell’anagrafe si trovano vicino all’area in cui sono scoppiate le fiamme) e subito è stato chiesto l’intervento del 115. Sul luogo due squadre dei vigili del fuoco di Conegliano sono intervenute domando l’incendio, utilizzando anche l’acqua degli idranti posti nell’altro lato della strada nel borgo delle due Torri verdi di Setteborghi. I pompieri hanno dovuto lavorare fino alle 13, sul posto anche la polizia municipale per regolare la viabilità, mentre gli agenti del commissariato di polizia hanno effettuato degli accertamenti. E’ caccia ai responsabili. Potrebbe trattarsi di frange estremiste che hanno sostato la notte in quella zona, una protesta contro il nuovo quartiere di Conegliano e un atto intimidatorio, o abusivi che hanno fatto di quei capannoni dismessi il tetto sotto quale dormire. Dovranno essere gli investigatori a fare chiarezza su quanto avvenuto ieri mattina in via Battisti. L’area è quella dell’impresa che sta realizzando i lavori per la bonifica e la ristrutturazione dell’ex stabilimento Zanussi. In teoria una zona off-limits, ma qualcuno è riuscito a penetrarvi. Nessun danno perché si trattava di materiale di scarto, ma se le fiamme si fossero propagate avrebbero potuto intaccare le proprietà del Comune di Conegliano. Sul posto sono intervenuti anche il sindaco di Conegliano Alberto Maniero e l’assessore Fabio Chies: «Un nostro dipendente ha allertato i vigili del fuoco che con la consueta destrezza ed efficienza hanno domato l’incendio - ha affermato il sindaco Maniero - hanno preso fuoco dei materiali di risulta di cantiere sulla proprietà limitrofa a quella comunale. Per questo ho richiamato i proprietari ad una maggiore attenzione, onde evitare disagi ulteriori ed il ripetersi di analoghi incidenti». Diego Bortolotto Sabato 18 aprile, pag. 5 Zaia ironizza su Gentilini: è un no-global CISON. «Gentilini? Se ha parlato così vuol dire che nella Lega c’è ancora qualche No Global». Così Luca Zaia, davanti ai giornalisti italiani e stranieri convocati ieri a Castelbrando per il G8. Zaia non ha problemi a rispondere, anzi, ringrazia per la domanda. «Genty - afferma - ha le mie stesse perplessità. Ha ragione quando afferma che questo non è il G8 di Genova. Abbiamo fatto di tutto perché non lo sia». Nessuna blindatura, a Cison, per la vigilia. Ed il clima è quello della festa. Zaia dà conto anche delle spese affrontate. «Nei giorni scorsi avevo parlato, in tv, di 200 mila euro. Mi ero sbagliato. Sono di meno 170 mila, soltanto. Gran parte per l’accoglienza». Spesa di carabinieri, poliziotti, forestale a parte, naturalmente. «Ci vorrebbe un G8 all’anno per rilanciare il nostro territorio» commenta Cristina Pin, sindaco di Cison Davanti ai giornalisti compare anche il presidente della Provincia, Muraro. E’ raggiante. Anzi, è lui all’ingresso che riceve gli ospiti. Poco distante la bottiglia di prosecco da guiness dei primati, installata in una scultura di Balliana, anche lui presente. Muraro, per la verità, raccomanda ai giornalisti di non mancare agli itinerari di visita ai luoghi più caratteristici della Marca. I colleghi si preoccupano di conoscere in anticipo dove si pranza o si cena al meglio. Zaia addita l’esempio dei ministri: «Saranno cene di gala, nominalmente, ma in realtà solo di lavoro. Ho detto ai ristoranti che non trattengano gli ospiti - i ministri s’intende - più di un’ora». Zaia è ospite di Massimo Colomban, il «padrone» del castello. «Non è vero che gli ho passato il mio alloggio, ma una residenza senz’altro di riguardo». Solo da ieri sera il castello è inaccessibile. A vigilare nel bosco ci sono i forestali, anche a cavallo. «Nessuna preoccupazione che scenda l’orso dal Bellunese» tranquillizza Alberto Piccin, una vita dedicata al Corpo forestale dello Stato. Francesco Dal Mas Sabato 18 aprile, pag. 29 Zero Branco. La commissione d’impatto ambientale smonta le tesi degli abitanti, allarmati per la viabilità e l’inquinamento dei rifiuti speciali Mestrinaro, trecento «no» ai cittadini La Regione stronca residenti, Comune, consorzio del radicchio e Coldiretti ZERO BRANCO. Più di trecento osservazioni presentate alla commissione di Valutazione di impatto ambientale in Regione per bloccare l’ampliamento della ditta Mestrinaro controdedotte dai commissari. In campo sono scesi non solo i residenti della zona della Bertoneria, ma anche il Comune di Zero, il consorzio di tutela del radicchio e la Coldiretti di Treviso. Tutti in allarme per le ricadute sulla viabilità locale e sul possibile inquinamento legato all’apertura dell’impianto per rifiuti speciali. Dalle osservazioni presentate sono scaturite una serie di prescrizioni imposte dalla Regione alla ditta come condizione per l’avvio dei lavori. Oltre 300 i documenti arrivati a Venezia contro l’ampliamento della ditta di Sant’Alberto, che dopo il pronunciamento positivo della giunta regionale potrà estendersi così da riuscire a trattare altre tipologie di inerti e rifiuti speciali. Tantissimi i cittadini che hanno voluto far sentire la loro voce già a partire dal 2005, anno in cui la ditta ha presentato la prima richiesta di ampliamento. A fianco della gente si sono mobilitate anche la Coldiretti e il consorzio di tutela del radicchio. Proprio la zona di Sant’Alberto è la «culla» del fiore d’inverno e uno tra i siti di maggiore coltivazione. Nella lunga relazione redatta dalla commissione Via, sulla quale si è basata la decisione della giunta regionale del 7 aprile scorso, tutte le osservazioni presentate (molte tuttavia oltre il termine previsto dalla legge) sono state controdedotte, ossia sono state analizzate dai commissari che hanno dovuto anche indicare eventuali prescrizioni a riguardo. La preoccupazione maggiore dei residenti della Bertoneria riguarda il traffico legato all’ampliamento della ditta. Via Bertoneria, via Onaro, via Albera, via Moro e via Scandolara sono strette, con curve secche, percorse da ciclisti e pedoni. Impossibile, secondo i firmatari delle osservazioni, che queste stradine di campagna possano sopportare il viavai dei camion. La situazione nella zona, peraltro, è già critica. Secondo la Regione, agli attuali 110 camion in entrata e 110 in uscita al giorno, con l’ampliamento se ne aggiungeranno almeno altri 25 da e per la fabbrica, ossia 14 ogni ora. Preoccupazione da parte dei cittadini anche per le ricadute sull’inquinamento della zona della Bertoneria. Il sito rientra infatti nella zona delle risorgive e, secondo i firmatari, potrebbero esserci infiltrazioni di sostanze nocive nel sottosuolo. E ancora il passaggio dei mezzi pesanti potrebbe sollevare polveri inquinanti che, una volta depositate, potrebbero essere potenzialmente dannose per le coltivazioni e per i cittadini con problemi respiratori. Tra le osservazioni anche una richiesta di controllo da parte dell’autorità regionale perché l’ampliamento della Mestrinaro non provochi un deciso incremento del rumore nell’area residenziale e perché il viavai dei camion non causi vibrazioni e lesioni sugli edifici vicino alla strada. Alle osservazioni dei cittadini, la Regione ha risposto con una serie di prescrizioni. Mestrinaro dovrà realizzare una barriera a bosco per ridurre polveri e rumori, e sarà chiamata a predisporre un sistema di monitoraggio della falda e delle polveri (in collaborazione con l’Arpav). I camion dovranno viaggiare con i cassoni coperti e le lavorazioni avverranno all’interno dei tre nuovi capannoni che verranno costruiti. La viabilità della zona dovrà essere adeguata in accordo con il Comune. In caso di chiusura definitiva dell’impianto, sarà necessario smaltire i rifiuti ancora stoccati e la struttura andrà bonificata. Tre nuovi capannoni in un’area di 6 ettari Un deposito temporaneo, due impianti per inerti e metalli ZERO BRANCO. Tre nuovi capannoni in un’area di 6 ettari a ridosso della sede della Mestrinaro per, come riporta la relazione della Via che ha recepito le indicazioni della ditta, «integrare l’attuale impianto di lavorazioni inerti con nuovi processi di trattamento che prevedono il recupero di altre tipologie di rifiuti speciali per ampliare il quantitativo di prodotti utilizzabili per costruzioni stradali ed edilizia». All’interno della ditta verrà creato un deposito temporaneo di rifiuti che dovranno essere smaltiti o recuperati. Ci sarà poi un impianto per il recupero di rifiuti inerti tramite operazioni di frantumazione, un’attività di recupero dei metalli attraverso operazioni di selezione e cernita, un impianto di lavaggio di materiali contaminati (tecnicamente «soil washing») per recuperare la parte grossolana, con annesso impianto di trattamento e di ricircolo delle acque di lavaggio, e un impianto per la stabilizzazione con calce e cemento della parte fine recuperata. Il progetto prevede la riorganizzazione degli spazi della ditta, con un nuovo accesso da via Bertoneria, di tre nuovi capannoni, di un parcheggio. Prevista anche la risagomatura degli argini perimetrali e la realizzazione di opere accessorie, quali la pesa per i camion e l’area per il lavaggio. (ru.b.) Sabato 18 aprile, pag. 27 Silea. I sindaci dell’hinterland e del moglianese in consorzio contro il progetto di Unindustria. «E’ necessario un piano regionale dei rifiuti» Dieci Comuni contro l’inceneritore Tavolo unico per difendere il territorio e cercare risorse. Treviso assente SILEA. Un tavolo unico per fermare gli inceneritori di Unindustria. E’ l’iniziativa che ha preso il via ieri su iniziativa del sindaco di Silea, Silvano piazza. L’obiettivo è presentare un’unica corposa difesa in sede di commissione Via regionale, e anche di mettere in campo risorse economiche comuni. Unici assenti al tavolo, i comuni di Mogliano (commissariato) e Treviso. Un tentativo di concertazione tra comuni era già stato tentato da San Biagio ormai tre anni e mezzo fa. L’iniziativa però era caduta nel vuoto. Questa volta il tavolo dei sindaci anti-inceneritore è diventato cosa certa. Vi parteciperanno San Biagio, Carbonera, Roncade, Casale, Casier, Quarto d’Altino, Preganziol e Marcon, oltre a Silea comune capofila e in attesa di Mogliano. Il tavolo servirà a creare un’unica difesa comune, a organizzare nuove iniziative di sensibilizzazione. Ciò si tradurrà nel concreto in una relazione che verrà redatta dai tecnici già incaricati dal Comune di Silea, che servirà a controbattere lo studio presentato da Unindustria alla Via regionale. Con il contributo dei comuni vicini sarà più facile reperire le risorse necessarie a pagare il lavoro dei tecnici (tra cui c’è Stefano Montanari, collaboratore di Beppe Grillo), ma anche ad allargare la task force anti inceneritore. E’ probabile che verrà effettuato anche uno studio complessivo sulle ricadute del traffico derivante dal trasporto dei rifiuti. «Sono soddisfatto - commenta Piazza - perché gli assessori e i sindaci mi hanno dimostrato grande disponibilità per osteggiare la realizzazione dell’inceneritore». Unici assenti Mogliano e Treviso. Se nel primo caso è dettata dalla presenza governativa del commissario prefettizio, nella mancanza al vertice di qualsiasi rappresentante di Treviso si possono leggere altre interpretazioni, anche se Piazza si dichiara fiducioso: «Sono sicuro che poi si uniranno a noi, perchè anche a Fiera e Sant’antonino avranno ricadute derivanti dall’installazione dei due inceneritori. Con Mogliano vedremo di coinvolgere i candidati a sindaco, cosicchè dal 7 giugno chiunque si insedierà sarà pronto a darci man forte». La reazione è corale: «I dati tecnici - hanno commentato gli assessori presenti - parlano da soli. L’impianto emetterà 13 milioni di metri cubi di fumi al giorno. L’inceneritore occuperà un’area equivalente a 5 campi da calcio, avrà un camino di 110 metri, e produrrà 250 tonnellate di scorie ogni anno. Nel territorio passeranno quotidianamente 70 camion, immaginiamo che impatto potranno avere nella qualità della vita e nella salute dei cittadini. Serve un progetto di strategia comune per coordinare l’azione contro questo impianto. Abbiamo deciso di insistere con la Regione affinché venga fatto un piano dei rifiuti». (Federico Cipolla) Sabato 18 aprile, pag. 37 Torchiato e cioccolato, apre la trentacinquesima mostra Gli stand del pregiato vino di Fregona quest’anno frequentati anche dai più golosi FREGONA. Per la prima volta l’abbinamento sarà torchiato e cioccolato: un connubio che farà piacere ai palati più raffinati. Decolla oggi alle 19 la 35esima mostra del torchiato di Fregona con l’apertura degli stand al campo sportivo di via Concia. Il cioccolato, accanto al celebre vino fregonese, è previsto per venerdì 24 alle 20.30, con una degustazione guidata da parte del maestro cioccolatiere Giuseppe Faggiotto. L’iniziativa, che termina il 3 maggio, è organizzata dal Consorzio Torchiato di Fregona, Pro Loco e comitato asilo di Fregona, che cura lo stand enogastronomico. Oggi alle 21 il programma prevede musica dal vivo con i Trifase, domenica dalle 10 alle 24 una serie di appuntamenti, con alle 15 lettura di fiabe per bambini alla sede della Pro Loco, quindi alle 16 concerto di musica rinascimentale in piazza 2 Giugno e alle 21 serata danzante con l’orchestra Gli Amici. Lunedì, martedì, mercoledì e giovedì prossimi dalle 18 alle 22 degustazioni guidate di torchiato accompagnate da dolci tipici. Sabato 25 aprile alle 9 parte invece dal campo sportivo la 6 marcia del torchiato, con percorsi di 6 e 12 chilometri tra le vigne e i borghi. Il programma del 1 maggio vede, tra l’altro, un recital di chitarra classica alle 16 in piazza del Municipio, quindi alle 21 una serata pop rock con la Citter’s Band. Il 2 maggio verso le 21 si terrà l’estrazione dei premi della lotteria. Da oggi e fino alla fine della manifestazione è anche possibile visitare una mostra fotografica sulle erbe spontanee, con orario festivo 10-24 e feriale 18-22. (s.r.) Sabato 18 aprile, pag. 42 speciale Vinitaly Il Vinitaly dei grandi successi Numeri record per la rassegna più importante nel mondo del vino Un Vinitaly con risultati da record, contrassegnato dalla passione e dall’amore per il vino, che quest’anno a Verona si è presentato con lo slogan «il mondo che amiamo»: il vino prima di tutto, ma anche la qualità, il territorio, l’ambiente e la sua tutela, gli uomini e le loro sfide, i borghi e la loro storia... Vinitaly è tutto questo: il luogo dove ogni anno chi ama questo mondo si incontra. Dal 43º Vinitaly sono arrivati importanti segnali positivi per il settore. Il primo dato è quello dell’aumento del 50% rispetto al 2008 delle adesioni degli operatori esteri specializzati e del 20% quelle degli italiani. Il secondo, è del Centro Studi Veronafiere-Vinitaly che ha presentato giovedì 2 aprile lo scenario ‘La Crescita Continua’, frutto di più ricerche che hanno coinvolto alcune migliaia di testimonial, i quali rappresentano il più completo osservatorio realizzato sul settore vino. Si tratta del ‘Vino, il mercato che verrà’ (Università Federico II - Edizioni L’Informatore Agrario), con la prima’autoanalisi’ realizzata coinvolgendo direttamente i produttori; ‘Il mercato del vino nella GDO’ (IRI Infoscan), con il monitoraggio delle vendite nella grande distribuzione; ‘Il vino nei locali italiani di qualità’ che presenta il trend dei consumi di vino nei locali top della ristorazione italiana e, per la prima volta, nei winebar/enoteche trend setter in Italia (Unicab-Axiter); ‘Gli italiani e il vino’ (Bocconi Trovato & Partners), che identifica le varie categorie di consumatori. Ciò permette a Vinitaly di proporre ad aziende e operatori della filiera spunti di riflessione e indicazioni utili per l’impostazione delle strategie commerciali e di marketing. Dalle prime anticipazione, ad esempio, in una prospettiva di breve-medio termine emerge che Cina, Messico, Brasile, Germania e Regno Uniti sono i Paesi più promettenti per i vini basic, con Germania e Brasile interessanti anche nella fascia ‘popular premium’ assieme a Norvegia, Canada e Paesi Bassi. Questo può aiutare le aziende export-oriented a riflettere sul fatto che molti mercati sono interessanti, ma che non tutti sono uguali. Inoltre, Vinitaly può affermare anche che, al di là del momento contingente, la Russia è fra le realtà più interessanti nella fascia ‘premium’ dopo Hong Kong, India, Singapore e Stati Uniti. In quest’ultimo Paese, alta è l’attenzione anche per i ‘super premium’, come pure in Russia, ad Hong Kong, in Cina e Svizzera. «Sul mercato interno le ricerche evidenziano come gli italiani siano più sensibili alla qualità più che alla quantità - sottolinea il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani - Nel 2008 è aumentata la propensione all’acquisto di vini D.O.C. anche nella distribuzione organizzata, con una crescita sensibile della fascia di vini con prezzo superiore ai 5 euro. A differenza di quanto immaginato, poi, quello italiano non è un mercato maturo. Vari gli indicatori raccolti dagli studi di Vinitaly a conferma di questa tesi: per gli italiani il vino non è fuori moda e chi beve non lo fa perché è trendy, ma, soprattutto, a fronte di un consumo pro capite in calo ci sono 7 italiani su 10 che dichiarano di non essere ferrati in materia, mentre 1 su 4 chiede corsi gratuiti di avvicinamento alla conoscenza del vino, 1 su 2 ritiene indispensabile un’educazione corretta al consumo e più di 2 su 3 chiedono campagne a favore del consumo di qualità». Il consumo di vino nei ristoranti e nei winebar ha registrato una contrazione nel 2008 più per effetto delle misure contro l’abuso di alcol che per la crisi economica. Ciò deve far riflettere, nell’impostazione delle strategie aziendali, come il rispetto delle regole stia facendo emergere nuove abitudini. Sabato 18 aprile, pag. 42 speciale Vinitaly Gran Medaglia d’oro alla Barazza Camp del Merlo Gran Medaglia d’Oro all’azienda vitivinicola Barazza Giovanni di Cappella Maggiore: il massimo riconoscimento nella categoria vini e spumanti al concorso enologico internazionale tenutosi all’interno del Vinitaly 2009. Lo spumante vincitore è stato ottenuto con il metodo charmat (fermentazione in autoclave) con il vino prosecco spumante extra dry millesimato «Camp del Merlo». Ne parliamo riportando il comunciato diffuso da Trevisopress. L’azienda Barazza Giovanni ha inoltre conseguito, con altre due varietà di prosecco, la gran menzione nella medesima categoria. «Questa vittoria è il frutto della costante ricerca dell’eccellenza nei miei vini attraverso metodi di vinificazione innovativi e la massima attenzione e cura alla qualità delle uve utilizzate - afferma Giovanni Barazza - Ma sono molto importanti anche le caratteristiche di un territorio, quello delle colline di Cappella Maggiore e dintorni, che è particolarmente vocato alla coltura del prosecco». I riconoscimenti ottenuti al Vinitaly 2009 seguono altre due importanti affermazioni conseguite dall’azienda di Cappella Maggiore nella categoria vini spumanti rispettivamente nel 2006 (gran medaglia d’oro) e nel 2007 (medaglia di bronzo). Al concorso enologico 2009 sono state attribuite, nelle varie categorie di vini, 25 gran medaglie d’oro, di cui 15 ad aziende italiane e 10 ad aziende di altri paesi del mondo. L’azienda si trova a Cappella Maggiore: è gestita direttamente dal titolare Giovanni Barazza, giovane imprenditore agricolo, che in pochi anni ha saputo creare un prodotto di primo livello. Oltre al prosecco per il quale è stata premiata, l’azienda produce altri vini bianchi (pinot grigio, chardonnay, manzoni, verdiso, rosé) e rossi (cabernet franc e souvignon, merlot) nonché il torchiato d.o.c. di Fregona. Cantina Bernardi Medaglia d’Oro Arnere vincente Medaglia d’Oro al Prosecco Doc Spumante «Arnere» 2008 della Cantina Bernardi di Refrontolo. Al Vinitaly, la Cantina Bernardi ha conseguito anche le Gran menzioni per il Prosecco Doc spumante Millesimato 2008, per l’Extra Dry 2008, per il Prosecco di Conegliano Valdobbiadene Doc spumante extra dry Millesimato 2008 e per il Prosecco di COnegliano Valdobbiadene spumante extra dry 2008. Percorrendo la «Strada del Prosecco» che si snoda attraverso le colline tra Conegliano e Valdobbiadene, si arriva a Refrontolo, incantevole paese noto per la salubrità del clima e la dolcezza dei suoi colli che offrono da ogni lato pittoreschi panorami. In quest’angolo di terra, nel cuore della zona del Prosecco doc, sorge la Cantina Bernardi dei fratelli Adriano e Pierluigi, nata nel 1960 dalla caparbietà del padre Mansueto. Oggi, grazie alla conduzione familiare, nell’azienda si svolgono con cura e passione tutte le fasi della produzione: dalla selezione e raccolta delle uve, alla vinificazione, alla spumantizzazione, all’invecchiamento in piccole botti, alla fase finale dell’imbottigliamento. l vini prodotti sono quelli tipici della zona, come il Prosecco doc nelle versioni spumante, frizzante e leggermente vivace, il Manzoni Bianco, il Verdiso, il Marzemino, il Cabernet, il Colli di Conegliano rosso doc Riva del Roro e Proserpina, il Molìn Passito e infine il Refrontolo Passito doc decantato da Mozart nel suo ‘don Giovanni’. Ed eco la scheda della Medaglia d’Oro: Il Prosecco Doc Conegliano - Valdobbiadene spumante «Arnere» Prosecco doc è ottenuto da una particolare selezione di uve coltivate in una riva detta delle ‘arnere’ che per la felice esposizione al sole e per la composizione del terreno dà un vino di grande qualità dal profumo fruttato e dal sapore fresco e morbido. Sabato 18 aprile, pag. 43 speciale Vinitaly Il tris Viticoltori Ponte Tre prestigiosi riconoscimenti alla storica azienda In occasione del Vinitaly, la manifestazione di riferimento dell’universo enologico nazionale e internazionale, Viticoltori Ponte raccoglie tre prestigiosi riconoscimenti che confermano la qualità dei suoi vini e l’alta professionalità. Si tratta del Diploma di Gran Menzione assegnato dal Concorso Enologico Internazionale del Vinitaly 2009 nella categoria ‘Altri vini spumanti, Gruppo 1 - Vini Spumanti prodotti con fermentazione in autoclave (met. Charmat)’ al Prosecco Pinot Nero Spumante Extra Dry Aurora Rosè e al Prosecco Spumante Extra Dry e nella categoria ‘Vini Frizzanti designati con indicazione geografica, Gruppo 1 - Vini frizzanti bianchi e rosati secchi con residuo zuccherino fino a 15 g/l’ al Prosecco Frizzante Marca Trevigiana IGT. L’Aurora Rosè è ottenuto, con il metodo Charmat, da un sapiente uvaggio di uve Prosecco (80%) e Pinot Nero (20%). Inconfondibile per il colore lievemente rosato con riflessi violacei, eppure si riconosce anche per un profumo fresco con un delicato sentore di piccoli frutti rossi, perfettamente bilanciato con il sapore equilibrato e armonico. Ideale per gli aperitivi, Aurora Rosè è perfetto con gli antipasti, in particolare con salumi nobili come il culatello, nei primi piatti di pasta e riso e nei secondi di pesce in umido. Anche il Prosecco Spumante Extra Dry si contraddistingue per l’eccellenza. Questo vino spumante si caratterizza per il colore giallo tenue, il profumo delicatamente fruttato e floreale, il sapore fresco, vivace e vellutato. prodotto infine da vigneti situati nella splendida provincia di Treviso il Prosecco Frizzante Marca Trevigiana IGT, un vino dal colore giallo citrino con qualche riflesso verdognolo. Dal profumo fruttato, fresco e floreale con sentori di erba verde, ha un sapore morbido e piacevole. I tre prodotti sono stati valorizzati, insieme agli altri vini, nello stand di Viticoltori Ponte al Vinitaly. Uno spazio inedito, studiato per garantire il massimo del comfort e dell’ospitalità e distribuito su due piani. Quello inferiore è stato dedicato all’accoglienza e alle degustazioni, per accompagnare gli ospiti alla scoperta dell’alta qualità dei prodotti Viticoltori Ponte, mentre il piano superiore, uno spazio più intimo, si è rivelato prezioso per coltivare nuove relazioni commerciali. E l’affluenza durante i giorni della manifestazione è stata sempre massiccia. Quelli ottenuti al Vinitaly non sono che gli ultimi premi entrati nel ricco ‘palmares’ di Viticoltori Ponte, che vede questi riconoscimenti solo come punto di partenza in direzione di un continuo upgrade della qualità dei propri vini, accanto all’immancabile esperienza e all’amore per la tradizione. Fondata nel 1948 da 14 viticoltori, si è costantemente allargata fino a contare attualmente circa 1500 soci produttori e 1900 ettari di vigneti che si estendono da nord di Venezia fino alle colline di Treviso. La cooperativa possiede quattro punti di raccolta e vinificazione: la Cantina di Villorba (Treviso), la Cantina di Eraclea (Venezia) e la Cantina di Caposile (Venezia), nonché la sede storica di Ponte di Piave (Treviso), dove si trova anche l’impianto d’imbottigliamento. Lo staff aziendale conta esperti enologi ed enotecnici che seguono con attenzione e cura tutte le fasi della filiera produttiva, con un unico imperativo categorico: garantire qualità e genuinità al consumatore. Per ottimizzare la gestione dei prodotti, a fine vendemmia i vini vengono trasferiti nella Cantina principale di Ponte di Piave, dove avvengono le diverse lavorazioni, dalla stabilizzazione fino all’invecchiamento, dall’elaborazione dei vini spumanti alla messa in bottiglia. Ampia e pregiata la gamma di vini, tutti realizzati con l’ausilio delle moderne tecnologie e la ricerca costante della qualità: dai tradizionali delle denominazioni DOC Piave, Veneto IGT, Venezie e Marca Trevigiana fino al tipico Prosecco, per arrivare ai più internazionali Pinot Grigio, Chardonnay, Cabernet e Merlot. Nella produzione non manca l’attenzione per gli autoctoni Verduzzo e Raboso. L’esperienza e la serietà che caratterizzano l’Azienda costituiscono una certezza per consumatori e distributori. Così come rappresentano una garanzia le certificazioni ottenute, con in primis la Uni-Iso 9001:2000 fino alle più recenti sul biologico con l’ente di controllo e certificazione ‘Suolo e salute’. Sabato 18 aprile, pag. 43 speciale Vinitaly Nel cuore degli italiani Il vino rimane al vertice dei consumi di qualità Il vino, soprattutto se di buona qualità, rimane nel cuore degli italiani. Lo ha raccontato anche l’ultimo Vinitaly. Continua, infatti, l’idillio tra italiani e il nettare di Bacco: oltre sette su dieci (76,3%), infatti, dicono di apprezzare il vino, che per il 42,7% è e rimane un’abitudine quotidiana. Al fianco degli abitudinari, soprattutto tra gli under 30, prevalgono quelli che a un buon bicchiere di vino, non ci rinuncia almeno 2 o 3 volte alla settimana (17,3%). Non mancano naturalmente i veri intenditori, presenti in ogni fascia di età, ma per il 61,8% la conoscenza si limita a 5 etichette. Per tutti la scelta di cosa bere si basa sul gusto personale (68,8%). Ad essere conosciuti sono i vini del proprio territorio (36,3%), non a caso il primo ‘luogo di acquisto’ sono proprio le cantine vicine a casa (40,2%), seguite naturalmente dalla grande distribuzione. In generale il prezzo influisce sulla scelta del 24% degli intervistati e per il normale consumo domestico il 53,1% non vorrebbe spendere più di 4 Euro a bottiglia. Ma cosa rappresenta il vino per gli Italiani? Per il 56,7% è soprattutto un piacere e un modo perfetto per stare bene insieme agli altri (47,2%). Non solo, è indissolubilmente legato alle occasioni speciali tanto che per il 76,9% non può mai mancare. quanto emerge da uno studio promosso dal Centro Studi Veronafiere-Vinitaly e condotto dalla BocconiTrovato&Partners su 1000 italiani (uomini e donne) dai 18 anni in su, intervistati sul loro ‘rapporto’ con il vino, sulla loro conoscenza, sulle motivazioni e sulle abitudini di acquisto e di consumo. Per tutti il vino è sinonimo di socialità e per la quasi totalità si associa al cibo. Il 76,3% degli intervistati ama il vino e per quanto riguarda le abitudini di consumo emergono tre macro atteggiamenti: gli abitudinari, per i quali il vino è un elemento imprescindibile dal quotidiano (il 42,7% dei consumatori di vino), quelli per i quali il vino si ricollega al divertimento, alla socialità e alle uscite con gli amici, che lo bevono 2 o 3 volte alla settimana (17,3%), per arrivare a quelli che lo bevono una volta alla settimana (14,3%) o due o tre volte al mese (8,7%). In questa tipologia di consumo prevalgono sicuramente gli under 30. Ci sono poi i’bevitori da anniversario’, ovvero coloro che limitano il consumo di vino ad occasioni particolari, feste comandate, ecc., gruppo in cui rientrano coloro che lo bevono una volta al mese (4,2%), o addirittura tre o quattro volte all’anno (12,8%). Chi è che sceglie la tipologia di vino? Il vino si sceglie in’prima persona’ (51,1%) e la scelta del tipo è ancora ‘prettamente maschile’ (67,8% contro il 30,2% di donne) o la si delega agli amici (10,7%, cosa che accade soprattutto gli under 30, con il 25%). Sabato 18 aprile, pag. 43 speciale Vinitaly Gran Menzione al rosato Sandre di Campodipietra Tutti i profumi del Rosèr La qualità in primo piano premia sempre, soprattutto se affiancata alla ricerca costante e al rispetto della tradizione. Questo potrebbe essere il motto dell’azienda Sandre di Campodipietra che all’ultimo Vinitaly ha ricevuto la bella soddisfazione di ricevere la Gran Menzione per un prodotto d’eccellenza come il «Roser» Spumante Extra Dry. Un premio che si somma ai numerosi riconsocimenti che fanno già bella mostra nella bacheca a Campodipietra. Il radicamento dell’azienda del territorio locale si è affiancato, infatti, all’oltrepassamento dei confini di casa, «per tenersi al passo dei tempi e nel contempo confrontarsi con altre realtà produttive del settore vinicolo». La storia e la passione Sono passati più di otto decenni, quando, nell’ormai lontano 1926, Angelo Sandre, già viticoltore in Oderzo si trasferì nelle verdi e fertili campagne di Campodipietra dove decise di acquistare alcuni vigneti e diede così inizio alla lunga tradizione vinicola giunta fino ai giorni nostri attraverso il figlio Luigi e i nipoti Lino, Angelo e il pronipote Marco. L’azienda da allora ha sempre saputo rinnovarsi, senza mai perdere di vista il filo conduttore che unisce l’iniziativa del pioniere con l’attuale struttura moderna, proiettata verso il futuro, nel rispetto della tradizione, con la «mission» di produrre vini di alta qualità. L’azienda è situata nel cuore di Campodipietra, un territorio ad alta vocazione vinicola a due passi dal Piave, il fiume che nel corso dei secoli ha formato, con le sue esondazioni, un terreno ricco di argilla e caranto, ideale con il clima, per produrre vini di grande personalità. I nostri vini raccontano una storia di passione, tenacia e scrupolosa ricerca della qualità grazie ad un lavoro eseguito sempre con cura ed entusiasmo sia in vigna sia in cantina, dove vengono custodite le tradizioni aziendali tramandate da padre in figlio. Lo sviluppo della nuova Cantina è stato il frutto di un impegno costante, fatto di scelte delicate e di investimenti importanti, per la crescita dell’azienda e il miglioramento della qualità. Tutte le attrezzature ed i metodi di lavorazione permettono di operare secondo i criteri più moderni e nel rispetto delle normative vigenti nazionali e comunitarie. Sandre al Vinitaly Oltre all’eccellente Vino spumante Extra Dry rosato «Rosèr», al concorso del Vinitaly 2009 l’Azienda Sandre di Campodipietra ha presentato il decorato Merlot Doc 2007 (si tratta, infatti, del vino che ha vinto il Mondiale ‘du Merlot’ a Lugano), il Traminer Acini Bianchi e l’ottimo barrique Cuore di Vigna. Sabato 18 aprile, pag. 44 speciale Vinitaly Ecco tutti i numeri del Vinitaly Il bilancio della manifestazione con il record dei visitatori esteri Un altro record di visitatori esteri a Vinitaly. Tanto che la 43ª edizione è stata definita dagli espositori la più sorprendente e importante di sempre. A chiusura del più importante Salone internazionale del vino, gli operatori esteri, infatti, sono stati 45.000 (record assoluto della manifestazione) contro i 43.000 dello scorso anno. Confermata la provenienza da oltre 110 Paesi e alla chiusura dei battenti il totale complessivo delle presenze ha superato i 150.000 visitatori; gli espositori sono stati oltre 4.200 provenienti da una trentina di Paesi su una superficie di 91.000 metri quadrati netti. Riconfermato il numero dei giornalisti, che sono stati oltre 2.400 da una cinquantina di Paesi. «Veronafiere e Vinitaly - ha dichiarato Luigi Castelletti, presidente di Veronafiere - esprimono la loro più profonda solidarietà ai produttori abruzzesi presenti e a tutta la Regione Abruzzo per il drammatico sisma che ha colpito la loro terra. A loro confermiamo la nostra disponibilità a farci promotori di azioni concrete a sostegno delle popolazioni così duramente colpite». Facendo un bilancio della manifestazione, Piero Antinori - presidente della Marchesi Antinori e dell’Istituto vino italiano di qualità Grandi Marchi - ha affermato che ‘c’è stata un’ottima affluenza e molto interesse da parte degli operatori. Si può sicuramente affermare che abbiamo respirato un’atmosfera che si è rivelata migliore del previsto, con la sensazione che Vinitaly 2009 potrebbe rappresentare davvero un mutamento di rotta della situazione attuale’. ‘Vinitaly - secondo Gianni Zonin - si sta sempre più affermando come punto di incontro mondiale per il vino e sono molto soddisfatto di questa edizione del salone. Importante anche il ruolo che Vinitaly World Tour svolge sia per l’internazionalizzazione della rassegna sia per far incontrare ai vitivinicoltori italiani sempre nuove nicchie di mercato’. ‘Con la situazione attuale - afferma Antonio Virando, export manager di Tasca d’Almerita - era naturale aspettarsi un Vinitaly sotto tono invece si è confermata una fiera di business. Ho visto molti operatori esteri interessati a continuare ad investire per essere così pronti a ripartire nel momento della ripresa economica. Per quanto ci riguarda è stato il miglior Vinitaly di sempre’. Ottimo il consuntivo per Michele Bernetti dell’Umani Ronchi, con ‘affluenza molto buona di operatori esteri, in particolare da Sud America, Australia, Canada, Taiwan, Hong Kong, Seul e Giappone’. La rassegna è stata positiva anche per Castello Banfi con Enrico Viglierchio che ha evidenziato ‘l’ottima affluenza di operatori sia nazionali che esteri, questi ultimi in particolare provenienti da Europa e Asia. In calo, come era abbastanza prevedibile, gli Usa, anche se i nostri principali partner non sono mancati all’appuntamento’. Contatti importanti, qualificati e seri in particolare con Paesi Scandinavi, Cina e addirittura Aruba per Anna Abbona della Marchesi di Barolo. ‘Abbiamo registrato non solo entusiasmo, ma anche nessuna richiesta di abbassare prezzi e praticare sconti: segno di un mercato sano’. . Sabato 18 aprile, pag. 44 speciale Vinitaly La tradizione del vino di qualità Gran Menzioni all’agricola Molon Luigino di San Donà di Piave Il Veneto è una delle regioni maggiormente premiate all’ultimo Vinitaly che si è svolto a Verona. Un risultato che sottolinea l’impegno dei viticoltori veneti, impegnati da anni nella produzione di qualità. Tra le aziende premiate a Verona segnaliamo con soddisfazione l’Azienda Agricola Luigino Molon, perchè si tratta di un’impresa a conduzione familiare improntata sulla qualità dei propri prodotti creando il giusto connubio tra tradizione ed innovazione. Fondata nel 1949 da Pietro Mario Molon, l’azienda è oggi gestita dal Cav. Luigino Molon, dalla moglie Elide e dai figli Matteo e Chiara che seguono personalmente ogni fase della produzione. Dalla coltivazione dell’uva, alla vinificazione e al rapporto con il cliente, nulla è lasciato al caso ma curato con la passione e l’amore che può trasmettere solo chi è vissuto sempre lavorando la terra. Oggi la cantina è dotata di avanzate e moderne tecnologie che permettono l’ottenimento di vini di sempre più alta qualità. Premiata a Verona Proprio quest’anno, nella ricorrenza del 60º anno di attività, l’azienda è stata premiata al Concorso Enologico Internazionale Vinitaly di Verona con due «Gran Menzioni». Una con il vino Chardonnay I.g.t. Veneto, un vino che da anni rappresenta un grande successo e che porta grandi consensi all’azienda. L’altra Gran Menzione è stata ottenuta da uno spumante dolce rosato: il Manzoni Moscato 13.0.25. Questo è un vino di nuova produzione per l’azienda Luigino Molon, creato proprio quest’anno per celebrare la ricorrenza di questi 60 anni di attività. Negli ultimi 10 anni, unendo esperienza, sapienza e tecnologia, l’azienda ha ricevuto molteplici riconoscimenti sia a livello nazionale che locale; dal Concorso Nazionale di Pramaggiore dove da molti anni le medaglie e i diplomi per la nostra azienda non mancano mai, e concorsi come la Douja d’Or di Asti (Premio: Douja d’Or) e L’Enoconegliano (Premi: Dama d’oro e Sigillo di bronzo) ricchi anch’essi di riconoscimenti per i nostri prodotti, a molti altri concorsi che si svolgono a livello locale: «Per un’azienda piccola come la nostra, a conduzione famigliare - scrivono i gestori - ricevere questi riconoscimenti e di questo livello, è una soddisfazione grandissima, che ci ripaga di gran lunga per tutto l’impegno e la dedizione che dedichiamo al nostro lavoro». Il premio Vinitaly I vini che ottengono il miglior punteggio, purché raggiunto il minimo di 80 centesimi, secondo il metodo di valutazione ‘Union Internationale des Oenologues’, vengono premiati ex-aequo con il diploma di Gran Menzione. Tra i migliori vini di ogni categoria e gruppo che hanno conseguito la Gran Menzione, vengono premiati con Gran Medaglia d’Oro, Medaglia d’Oro, Medaglia d’Argento e Medaglia di Bronzo rispettivamente quelli che registrano i punteggi più alti. Sabato 18 aprile, pag. 44 speciale Vinitaly Il millesimato Gran Menzione alla Pederiva Gran Menzione all’ottimo Valdobbiadene Doc Prosecco Spumante Dry Millesimato 2007 della Pederiva Walter e Mariangela a Guia di Valdobbiadene. L’azienda si trova nel cuore del Prosecco Valdobbiadene, tra le colline ad una altezza di circa 200/300 metri di altitudine, circondata da colline tutte ad uso di produzione ad uve selezionate, per produrre i miglior vini dai tranquilli ai spumanti e frizzanti. E’ a conduzione prevalentemente familiare, maggior ragione si ha un’attenzione che va dai vigneti di produzione propria, a l’acquisto di uve sul posto, infatti prima della raccolta, viene controllata la maturazione, che e’ la partenza principale,oltre la tipologia d’uva e il vingneto dove si trova, per la selezione dei vini, da destinarsi alle varie tipologie che il Prosecco Valdobbiadene si appresta. Tra i vini di produzione della Pederiva Walter e Mariangela segnaliamo i seguenti: Prosecco Doc di Valdobbiadene Spumante superiore di Cartizze. L’uva viene prodotta in una piccola area di vigneto, chiamato Cartizze, metodo Charmat, riposa per la sua fermentazione in autoclave circa dai 2/3 mesi, gusto fruttato con profumi in- tensi, si accompagna con dessert, ma essendo un vino pregiato, va degustato da solo sia fine pasto che come brindisi di occasioni speciali. Prosecco Doc di Valdobbiadene spumante Brut. Prodotto di primo fiore nella selezione della pigiatura, metodo Charmat, fermentazione in autoclave Circa 50/60 giorni, e’ un spumante ideale sia per la preparazione di Cocktail, ma soprattutto e’ un accompagnatore ideale per piatti di pesce, (fortemente impiegato dai nostri clienti di Venezia) cacciagione e formaggi stagionati, servito ad una temperatura circa 7/9 gradi. Prosecco Doc di Valdobbiadene spumante extra dry. Come per lo spumante Brut, sia la base che la fermentazione e’ la stessa, ma il grado zuccherino e’ superiore, idale con il dolce, carni bianche e formaggi freschi. Servire a 8/10 gradi. Sabato 18 aprile, pag. 44 speciale Vinitaly Premi a Guia di Valdobbiadene Classe Marsuret Gran Menzioni al Vinitaly per l’Azienda Agricola «Marsuret», vignaioli in Valdobbiadene, per il Prosecco di Valdobbiadene Doc Superiore di Cartizze Spumante Dry 2008 e per il Prosecco di Valdobbiadene Doc Spumante Dry «Cuvee Agostino» 2007. E da ricordare che il Prosecco Doc Extradry Marsuret vinse la Gran Medaglia d’Oro al Vinitaly 2007. Vini che derivano esclusivamente da vigneti di proprietà. La storia di Marsuret è quella di una famiglia da sempre radicata nella produzione vitivinicola a Valdobbiadene, nella quale ogni progetto ed azione derivano da un’ampio rispetto per la natura e la tradizione. Nata tra le due guerre, quando nonno Agostino Marsura acquista un vigneto sito in località Val de Cune a Guia di Valdobbiadene e comincia a produrre il primo vino frizzante a fermentazione naturale in bottiglia, l’azienda è andata sempre crescendo passando le redini a Giovanni che proseguendo la strada della produzione di qualità si dedica, e lo fa tutt’ora, alla cura dei vigneti con raccolta manuale e nella selezione delle uve utilizzate per la preparazione dei vini. Nel 1980 entrano i figli di Giovanni, Valter ed Ermes: l’evoluzione continua con la nuova generazione attraverso l’adozione di nuove tecniche di produzione e ricerca per garantire ai propri consumatori un prodotto ineccepibile sotto tutti gli aspetti. La Marsuret è insignita da numerosi riconoscimenti ai propri vini, specialmente nella categoria degli Spumanti Prosecco e Superiore di Cartizze. Sabato 18 aprile, pag. 45 speciale Vinitaly Le bollicine e i rossi di casa nostra anche in Russia Il brindisi è sempre italiano Oltre un miliardo di litri di vino consumati nel 2007, una crescita del 70% in dieci anni, un consumo medio pro capite di 7 litri l’anno in costante ascesa. Ce n’è abbastanza per considerare la Russia un mercato di primaria importanza per il successo del ‘made in Italy’ enologico all’estero e dove il Vinitaly farà tappa il 25 e 26 maggio 2009. Secondo la Research Agency for Federal and Regional Alcohol Markets, il consumo di vino in Russia crescerà a ritmi tali da raggiungere in pochi anni i livelli dell’Europa occidentale, lasciandosi per sempre alle spalle l’idea stereotipata del russo bevitore di vodka. E anche Wine Intelligence, l’agenzia di ricerca che si dedica all’analisi del trend del consumatore, pronostica che il segmento dei bevitori abituali di vino raddoppierà entro il 2010. Ed è in costante crescita una nuova élite sempre più attenta alla qualità, capace di apprezzare il mangiar bene, ma che si mostra anche sensibile al fascino dei prodotti ‘status symbol’, attraverso i quali manifestare il grado di benessere raggiunto. Ma accanto a questa fascia privilegiata di consumatori, si fa largo il ceto medio delle metropoli (a Mosca le retribuzioni sono almeno 3,2 volte la media nazionale), con redditi in ascesa e alla ricerca di nuove soluzioni per i propri consumi. Secondo il Ministro per lo Sviluppo economico russo, la classe media passerà, entro il 2010, dal 21% al 30% della popolazione, per arrivare al 50% del totale nel 2020. Ma cosa beve il consumatore russo? Secondo i dati del Centro Studi Vinitaly di VeronaFiere, la maggior parte delle vendite riguarda i vini più economici (meno di 5 euro a bottiglia), in gran parte di provenienza locale (Ucraina), che rappresentano il 60% del mercato. L’altro segmento è costituito dai vini ‘standard’ (tra i 5 ed i 10 euro), soprattutto del Nuovo Mondo e in parte francesi, spagnoli ed italiani (34% dei consumi). Infine c’è la fascia ‘premium’ (oltre i 10 euro a bottiglia), dove si colloca la maggior parte della produzione enologica europea di qualità, che rappresenta al momento solo il 6% del mercato, ma che si mostra in costante crescita da almeno 10 anni. L’80% dei volumi venduti è inoltre costituito da vini rossi, capaci di accompagnare le pietanze locali. Infine il consumatore russo si mostra sensibile all’habillage del prodotto (marchio, forma della bottiglia, etichetta, collarino), che gioca un ruolo importante nella scelta. Per i collezionisti con reddito elevato, le denominazioni italiane più conosciute e ricercate sono il Brunello di Montalcino, il Barolo, l’Amarone. Tra i vini bianchi, le regione più richieste sono il Friuli Venezia Giulia e il Piemonte (Gavi e Asti spumante), mentre per quanto riguarda il Sud è la Sicilia in testa alle preferenze. Sabato 18 aprile, pag. 45 speciale Vinitaly La Medaglia di Bronzo al prosecco frizzante Salatin Il cuore dei colli trevigiani «Vino di qualità dal cuore dei colli trevigiani», il motto dell’azienda Salatin di Cordignano, che trova piena conferma nella Medaglai di Bronzo per il Colli Trevigiani Igt Prosecco frizzante 2008. Questione di storia e tradizione. Per comprendere l’origine del vino è necessario conoscere la pianta da cui esso ha origine: la vite. Il suo nome deriva dal latino ‘vite’, derivato a sua volta dall’indoeuropeo «viere», cioè «curvare, intrecciare». Questa pianta, da milioni di anni è presente nelle zone temperate del pianeta; solo da qualche migliaio di anni però si è cominciato a produrre vino. Dalla centuriazione romana alle cantine dogali, si sono visti questi nostri fazzoletti di terra impegnati a produrre il prezioso succo di spremitura, che oggi, assieme al resto della produzione nazionale vede l’Italia quale primo paese viticolo del mondo. L’azienda Salatin è il risultato dell’unione tra i valori dell’antica tradizione e la modernità dei più recenti ritrovati della tecnologia del settore. Tale connubio tra esperienza ed efficienza permette di far nascere un vino che contiene tutte le qualità dei vitigni tipici di questa accogliente zona collinare caraterizzata da un microclima ideale per la viticoltura. Un’antica pietra datata 1528 testimonia la presenza in loco della famiglia Salatin. L’attuale attività è nata nel secondo dopoguerra ad opera dei Fratelli Cav. Antonio ed Ercole, in luoghi già scelti dai Dogi dell’Antica Repubblica della Serenissima per i loro soggiorni autunnali, ammaliati dalle vivaci tinte e dai morbidi profumi che da sempre regalano queste spledide colline. Tutt’ora l’azienda viene condotta con la stessa competenza dai figli e dai nipoti dei fondatori, con il filo conduttore della passione per la coltura delle vite, per l’arte della vinificazione e la scrupolosità nel curare ogni minimo dettaglio. L’azienda con i suoi 34 ettari sorge in una zona collinare abbracciata dalle dolci prealpi trevigiane, vocata alla viticoltura già dal XV secolo, è situata in un area ricca di siti vinicoli di grande qualità e notorietà quali Conegliano, Valdobbiadene, le Grave del Friuli ed il Bacino del Piave. La tradizione italiana per la coltura della vite, trova in queste zone la massima espressione e l’azienda Salatin si inserisce di diritto in questo novero grazie alla bontà di queste terre e all’abilità nel curarle con estrema attenzione. Ecco la scheda del Prosecco I.G.T. Colli Trevigiani. E’un frizzante ottenuto da uve Prosecco dei Colli Trevigiani a Indicazione Geografica Tipica. E’ un vino snello, allegro e invitante. Con il suo giallo paglierino e il brioso perlage, è un vino facile da bere. All’olfatto ricorda la pesca, la mela e il limone, al gusto è moderatamente acidulo, secco ma anche morbido. Si abbina agli antipasti in genere e ai primi piatti. Sabato 18 aprile, pag. 45 speciale Vinitaly L’oro a Villa Castalda Il riconoscimento al brut di Gorgo al Monticano Debutto con Gran Medaglia d’oro per il Brut Castalda Spumante Millesimato 2007. Il 17º Concorso Enologico Internazionale Vinitaly 2009 ha premiato con la più alta riconoscenza nella sua categoria il Brut Millesimato 2007 Villa Castalda, alla sua prima uscita ufficiale in occasione della manifestazione. Il nome Villa Castalda rievoca antichi sapori legati ad un gusto raffinato ed esclusivo. E’ proprio con questo nome che la famiglia Gaggiato, vantando un’ esperienza di tre generazioni in cantina ha caratterizzato, nei primi anni 70, la propria collocazione nel panorana enologico del Veneto e del Friuli, selezionando le sole uve migliori nei comprensori a Denominazione d’Origine Controllata ‘Lison Pramaggiore’ e ‘Piave’. Nel cuore del Veneto Orientale, sulle sponde di un corso fluviale che ha costituito fin dall’antichità la via di comunicazione che collegava l’Entroterra Opitergino alla Laguna di Venezia, sorge la sede di Villa Castalda, ex Casa de Carli costruita intorno alla metà del 700, che rimanda alla tipologia della villa veneta. La storia della famiglia Gaggiato è diventata oggi la storia di Villa Castalda, nella quale si concentrano impegno e capacità di tre generazioni caratterizzate da una professionalità specifica piche documentata, che alla produzione e diffusione del vino di qualità hanno dedicato le loro migliori energie Grazie a queste premesse e in particolare ad una tradizione produttiva ancorata alla storia produttiva di questa terra, arricchita dal prezioso apporto delle tecnologie più avanzate, i vini di Villa Castalda sono oggi presenti a livello nazionale, apprezzati e richiesti dalla ristorazione più qualificata. Presenti nelle massime manifestazioni enologiche in italia e all’estaro, hanno già ottenuto numerosi e lusinghieri riconoscimenti, come la Gran Medagia d’Oro assegnata al Cabernet Franc Lison Pramaggiore DOC 1994 in occasione del 4º Concorso Internazionale - 30º Vinitaly 1996. Nelle cantine convivono infatti rispetto della tradizione e visione globale del mercato, da cui maturano la continua sperimentazione, la reinventazione di esclusivi palati, la riscoperta di vecchi sapori. Da ciò deriva l’alto pregio, il segno distintivo dei nostri ‘Vini Guida’: vini che per proprietà e caratteristiche organolettiche sono da considerarsi dei capostipiti e, come tali, diventano esempi da imitare. Ecco la scheda del Brut Castalda Spumante Millesimato 2007, Gran Medaglia d’Oro al Vinitaly 2009. La vendemmia manuale delle uve appositamente selezionate, a raggiungimento del più elevato livello di maturazione, garantisce una qualità superiore. La pressatura soffice con breve macerazione a freddo, ne esalta le caratteristiche aromatiche e fruttate originarie e tipiche delle uve impiegate. Gradazione alcolica: 12,5%. Affinamento: la presa di spuma, avviene con il metodo Charmat lungo, che prevede la fermentazione del mosto a 16º C in autoclave a contatto con i lieviti per una durata che varia dai 5 ai 7 mesi. Si arricchisce così la finezza e la fragranza del bouquet. Ideale come aperitivo; ottimo con antipasti a base di crostacei, primi e secondi piatti soprattutto se a base di pesce. Sabato 18 aprile, pag. 49 Asparago di Badoere Cento eventi in piazza La Rotonda di Badoere ospiterà la 42ª Mostra dell’Asparago di Badoere Igp, dal 24 aprile al 3 maggio. La rassegna tra gli archi della piazza vedrà un insieme di artigianato, musica, folklore, spettacoli e sport, eventi organizzati da Pro Loco e Amministrazione comunale. Si comincia sabato 24 aprile alle 20 con l’apertura dello stand gastronomico e della XIII Arte Artigiana. Il 25 aprile si entra nel vivo con la XVII Pedalata ecologica «Drio el Sil», il torneo degli Arcieri di Villa Guidini, l’accampamento medioevale della «Compagnia Callis Maior», mentre in serata la chiesetta di Sant’Antonio accoglie una lettura musicata dai Sillabari di Parise. Domenica 26 appuntamento con il Mercatino dell’artigianato e della creatività e con le escursioni «In sella con la Pro Loco». Mercoledì 29 aprile sarà la volta del gemellaggio a tavola tra asparago di Badoere e quello di Cimadolmo all’Enoteca Mediterraneo. Giovedì 30 tocca al cabaret con Paolo Migoni da Zelig. E ancora molti altri sono gli eventi fino alla giornata clou del 1º maggio. Sabato 18 aprile, pag. 2 Zaia replica a Gentilini: «Anche nella Lega c’è qualche no global» Assalto dei Disobbedienti ai laboratori sugli ogm di Ca’ Tron Danni a recinzione e vetrate, quattro già identificati dalla polizia Luca Zaia ha appena lasciato taccuini e telecamere dal teatro Sansovino di Castelbrando, nella cui sala, da oggi fino a lunedì, i potenti dell’agricoltura cercheranno di dare un calcio alla fame nel mondo. E si concede ad alcune battute a microfoni spenti, in libertà. Estrae da una tasca della giacca il cellulare, e ne scruta il display, concentrandosi nella lettura di uno dei tanti sms ricevuti: «Ah... Hanno preso di mira Ca’ Tron...». Così il ministro ha preso atto che i "disobbedienti", dai proclami annunciati in vista del G8 agricolo di Cison erano passati ai fatti. Proclami che avevano messo in guardia non solo le forze dell’ordine, mobilitate ad evitare disordini (senza peraltro blindare Cison e dintorni come sottolineato, con ringraziamenti al questore, dal sindaco Cristina Pin), ma che avevano oliato la proverbiale dialettica di Giancarlo Gentilini, maestro dei pensieri a voce alta. «Sarà un summit utile solamente a ripulire i tombini... Doveva essere una festa tra i popoli ed invece ci troviamo in uno stato d’assedio». Frasi girate a Zaia per un suo commento, alquanto lapidario: «Forse Gentilini ha ancora nella mente il G8 di Genova, ma anche nella Lega c’è qualche no global...». Commento rilasciato durante la conferenza stampa delle 15, un’ora prima aver preso conoscenza dei fatti di Ca’ Tron, che il questore Damiano, da Castelbrando, ha confermato, chiarendo: «Sappiamo chi sono, ma per sorvegliare mille ettari di tenuta avremmo avuto bisogno di una brigata». Gian Paolo Gobbo si dice convinto della rilevanza del summit mondiale sull’agricoltura: «Il G8 è un evento molto importante». Il sindaco non entra nella polemiche innescate dal suo vice Giancarlo Gentilini, che aveva anche contestato i troppi disagi causati ai residenti, costretti in «uno stato d’assedio». «Gentilini è libero di esprimere le sue opinioni - nota Gobbo -, come ha sempre fatto». Le contestazioni Il blitz dei No global contro i laboratori della tenuta di Ca’ Tron è scattato verso le 15,30 di ieri. Una trentina di persone col viso coperto è arrivata in auto, proveniendo da varie direzioni, col chiaro intento di mettere in atto un eclatante gesto di protesta. In quattro sono quindi entrato imbrattando i muri del laboratorio dove si studiano gli Ogm con scritto nel tipo "No g8" e "No Ogm". Hanno anche rotto le telecamere di videocontrollo, due vetrate e la centralina dei filitri del laboratorio. L’intervento della Polizia li ha poi dispersi. I contestatori si sono dati alla fuga attraverso i campi, ma gli agenti hanno già identificato i quattro entrati e stanno individuando tutti gli altri. «La tenuta di Ca’ Tron, distante quindici chilometri da Treviso e con un’area di mille ettari, è considerata un obiettivo sensibile e quindi tenuta sotto controllo - afferma il questore Carmine Damiano - ieri pomeriggio il personale di guardia ha individuato i contestatori ben prima che arrivassero in prossimità della tenuta. L’allarme è stato immediato: da Treviso è subito partito un gruppo di pronto intervento mentre ai custodi veniva detto di chiudere il laboratorio per evitare danni. Quando gli agenti sono arrivati sul posto solo quattro manifestanti si trovavano all’interno di Ca’ Tron, il resto era ancora fuori. La loro intenzione era di occupare la tenuta, ma dopo aver visto la Polizia si sono dati alla fuga attraverso i campi». I centri sociali hanno rivendicato il gesto con un comunicato, mentre il sindaco di Roncade Simonetta Rubinato ha criticato il piano sicurezza predisposto dal governo che, a suo dire, non avrebbe previsto misure per tutelare proprio Ca’ Tron. Sabato 18 aprile, pag. 9 NERVESA Vino in mostra con "Le gemme del Montello" Nervesa della Battaglia (L.Bel.) Giunge alla seconda edizione la manifestazione denominata "Le gemme del Montello" la mostra del vino dedicata alla Doc Montello e Colli Asolani organizzata dal comitato Santa Croce del Montello in collaborazione con "La strada del vino Montello e dei Colli Asolani" che ha propria sede e punto di riferimento a Maser. La mostra si svolgerà in concomitanza con la tradizionale sagra del vino di Santa Croce e sarà inaugurata domani alle 19 dal sindaco di Nervesa della Battaglia Fiorenzo Berton. A mettersi in mostra nello splendido scenario collinare del Montello saranno i grandi vini di sedici cantine impegnate in una produzione di qualità sul territorio montelliano e dei colli asolani. Ad accompagnare i vini ovviamente una gustosa selezione di prodotti locali e l'immancabile griglia storicamente legata alla sagra del vino prevista per il 1. maggio. Il ricco calendario della manifestazione che si chiuderà il 3 maggio include tra gli appuntamenti da non perdere un'escursione guidata e gratuita di nordic walking sul Montello domenica 19 aprile (gli interessati possono rivolgersi a Fernanda Rasera al 333/5374408 e una serata di degustazione con lo storico sommelier Eddy Furlan dal titolo "Analisi e storia dei vini rossi tradizionali del Montello e dei Colli Asolani" martedì 21 aprile. La serata è a numero chiuso con l'obbligo di prenotazioni. Per informazioni telefonare al 348/9530448) al più presto. Sabato 18 aprile, pag. 9 CORNUDA Sportello energia aperto all’Informagiovani Cornuda (L.Bel.) Da ieri è attivo in paese un nuovo servizio, lo Sportello Energia che resterà attivo ogni venerdì dalle 17.30 alle 19.30. Per illustrare il nuovo servizio nei giorni scorsi nella sala consiliare del Municipio si è tenuta una serata informativa dove i cittadini hanno ascoltato gli interventi degli esperti e fatto alcune domande. Lo Sportello Energia resterà aperto a disposizione dei cittadini per sei mesi all'informagiovani dalle 17.30 alle 19.30 per informazioni sulle energie alternative e di risparmio energetico. "Coinvolti in questa iniziativa - spiega il sindaco di Cornuda Bruno Comazzetto - sono sette comuni per un totale di circa 100 mila abitanti e l'obiettivo prefissato e patrocinato da Veneto Banca è quello di informare e supportare i cittadini per l'acquisto degli strumenti utili a poter risparmiare energia. Lo sportello Energia darà informazioni sulle normative più recenti relative al risparmio energetico e alle energie rinnovabili; distribuirà materiali divulgativi ed informativi e sgravi fiscali, indirizzi e recapiti di istituzioni, aziende, professionisti del mondo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico". Sabato 18 aprile, pag. 14 «Il turismo enogastronimico la nostra ricchezza» San Polo di Piave E’ stato un convegno interessante e molto seguito quello dell’altra sera a San Polo di Piave sul tema “Come promuovere il territorio ed i suoi prodotti”. Il filo conduttore della serata trasmesso dagli ospiti in sala è stato quello di stimolare la filiera produttiva creando cooperazione attive per far fronte ai mercati esteri in continua crescita ed espansione. Non da meno la necessità di aumentare decisamente la quantità di Piave Doc che attualmente è solo ferma al 5% in pianura contro il 67% delle nostre colline. Un segno questo che è lo specchio del nostro territorio non identificato in un’area Doc come invece lo è quello di Valdobbiadene Conegliano, che si presenta Doc anche visivamente. L’ambizione è quella di convogliare sulle tavole, prodotti e vino quasi come un’imposizione delle nostre zone in modo che la terra acquisti maggiore prestigio eno-gastronomico. Senza dimenticare che il turismo eno-gastronomico, secondo le ultime stime e grazie anche all’apertura del passante autostradale, ha portato e porterà una nuova fetta di turismo nelle nostre zone. Unanime l’ideologia degli illustri ospiti: il direttore del Consorzio del Prosecco Vettorello, il Presidente del Consorzio Doc Piave Bonotto, il presidente Coldiretti Treviso Brunetta, il vice presidente provinciale e assessore al turismo Zambon ed il consigliere regionale e componente della Commissione agricoltura in regione Gerolimetto. Provocatoria ma al contempo molto veritiera la chiusura dell’assessore regionale alle politiche dell’economia, il sanpolese Vendemiano Sartor. «I problemi attuali del settore agricolo non sono certo da imputare al momento economico; se il settore agricolo è un settore economico importante per il paese, che questo venga trattato come tale. Invece manca la cooperazione e ognuno di noi guarda al dividendo finale piuttosto Remo Primatel che guardare in maniera lungimirante all’aumento di questo». Sabato 18 aprile, pag. 3 edizione NAZIONALE Zaia ribadisce il no agli Ogm: «Cibo solo genuino» Il ministro dell’Agricoltura apre il G8: «Il governo ha posizioni diverse ma io continuerò questa battaglia» Cison di Valmarino «Non vogliamo che tornino a casa semplicemente con due cene...». Il ministro Luca Zaia chiude con una battuta la presentazione ufficiale del G8 agricolo, in attesa di accogliere oggi, a Castelbrando, i colleghi di Canada, Russia, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, e quelli del G5 di Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa e Argentina. Perché intento del primo forum mondiale dell’agricoltura, è quello di dichiarare guerra alla fame. Innanzitutto. E far sì che cereali e acqua diventino armi genuine e insostituibili, e a buon mercato. Impresa titanica, che dovrà fare i conti con una globalizzazione incontrollata del mercato mondiale, e fare in modo, tanto per citare un esempio portato ieri dallo stesso Zaia, che anche la Cina stia alle regole che i "potenti" dell’agricoltura cercheranno di dettare a Cison. «L’8 maggio dello scorso anno, quando mi insediai al Ministero, dissi che il mio primo impegno sarebbe stato quello di sporcarmi le scarpe di terra. Credo di averlo mantenuto. E sono ben felice di accompagnare i miei colleghi fra le nostre colline. Pensando tutti in un’unica direzione: raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati». Zaia, speaker e presidente del forum, richiama così un titolo del Financial Times che ieri si era interessato al G8 di Castelbrando interrogando i suoi partecipanti: "Sarete all’altezza?". «So solo una cosa: non siamo qui limitandoci alle chiacchiere ma per raggiungere fatti concreti». Riassumibili in quattro punti: combattere la fame nel mondo, rivalutare e difendere le identità produttive, preservare le risorse idriche e sostenere la cooperazione. Il tutto all’insegna del "no smoking", inteso come abito da gala, «perché le due cene in programma saranno brevi e di lavoro», ha avvertito il ministro trevigiano, ringraziando chi ha reso possibile questo appuntamento, dal suo staff al sindaco Cristina Pin, padrona di casa, al presidente della Provincia Muraro; chiudendo sul nascere la polemica innescata da Gentilini sulla effettiva utilità del G8 foriero di disordini: «Anche la Lega ha i suoi no global». E se la fame di cui soffrono 850 milioni di persone va combattuta smascherando chi specula per raddoppiare la produzione agricola, la tutela della tipicità pone Zaia a braccetto con chi combatte gli Ogm: «È chiara la mia posizione, che non è quella del Governo, e che ha giustificazioni di natura scientifica, ancora spaccata sulle possibili conseguenze, ma anche sul fatto che chi coltiva Ogm non guadagna più di prima. E non mi si dica che così non aiutiamo la fame nel mondo. Io sono dalla parte della genuinità e tipicità dei nostri prodotti, e farò in modo che il seme da polenta di Marano Vicentino non sparisca dalla circolazione. Io condivido la filosofia di Rousseau: il politico deve stare dalla parte del popolo, e se tre cittadini su quattro non vogliono Ogm, io dò loro ascolto». Dunque niente prodotti a basso costo, quelli ogm, per i meno abbienti, a dispetto dell’organic food alla portata delle tasche dei più ricchi. Zaia apre quindi la grande sala del maniero di Castelbrando dove oggi inizierà la tre-giorni del G8, lanciando una sfida: «Se il mondo ha boicottato le t-shirt prodotte con lo sfruttamento minorile, è giunto il momento di combattere i prodotti che favoriscono le speculazioni finanziarie». «I retroscena? Sarò io a svelarveli...». Zaia crede di sapere come bruciare la curiosità dei 452 giornalisti accreditati, depistandoli dalla caccia alla notizia ad effetto: «Intanto, chiarisco che dormirò nella mia casa di Codognè, e non avrò qui a disposizione nessuna suite. E poi vi chiedo solo un favore: fateci fare bella figura». Una figura che costerà al contribuente poco meno di 200mila euro, parola di ministro. Giancarlo D’Agostino Sabato 18 aprile, pag. 15 edizione di VENEZIA SAN STINO Fine settimana ricco tra fiori, uccelli e stand gastronomici San Stino di Livenza (gip) Fine settimana ricco di appuntamenti con la ventiseiesima edizione della Fiera dei fiori. Quest'anno la manifestazione apre le porte alla "Fiera dei osei", iniziativa ornitologica con gara canora, concorso degli uccelli da gabbia e voliera ed esposizione di animali da cortile. L'evento si svolgerà domani nel parco di Villa Rubin. «Anche se è la prima edizione - sottolineano gli organizzatori - sono attesi trenta espositori ed oltre trecento uccelli e una ventina di gruppi tra esotici, ibridi e canarini». Un'altra novità è la prima "Fiera dell'agricoltura e del giardinaggio". Altra iniziativa, in collaborazione con l'ufficio Poste sanstinese, sarà l'annullo speciale su cartoline numerate. Le novità della festa continuano con gli stand enogastronomici con i prelibati asparagi bianchi. Per i bambini ci sono laboratori di disegno, di pasta e di fiori di carta e di lavorazione dell'argilla "a colombino". Nella festa s'inserisce anche la ventesima edizione della "Bicinfiore", pedalata ecologica tra i luoghi più suggestivi. In piazza ci sarà un momento dedicato alla solidarietà. L'Avis raccoglierà fondi per i terremotati d'Abruzzo. "Regala un fiore, regala una speranza all'Abruzzo" è, invece, l'iniziativa dell'associazione "Punto Fermo". Il prologo della fiera è domani, sabato. Alle 20.30 nello stand dietro al Municipio la musica rock degli Zero4dueuno è riservata ai giovani. Sabato 18 aprile, pag. 5 Sabato 18 aprile, pag. 5 Sabato 18 aprile, pag. 8 Sabato 18 aprile, pag. 4