inquinamento in abruzzo: rinviato a giudizio gianni chiodi

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inquinamento in abruzzo: rinviato a giudizio gianni chiodi
INQUINAMENTO IN ABRUZZO: RINVIATO A GIUDIZIO GIANNI CHIODI
Martedì 03 Marzo 2009 01:05
di Mariavittoria Orsolato
La notizia è datata 29 settembre 2008, ma grazie alla nostra cosiddetta informazione lo
veniamo a sapere solo ora. Il protagonista è Gianni Chiodi, neopresidente della Regione
Abruzzo, in quota Pdl. Lo scenario è Poggio Cono, brulla località di Teramo, dove il 17 febbraio
del 2006 la discarica comunale “La Torre” è rovinosamente franata su stessa, rovesciando nel
sottostante fiume Vomano tonnellate di rifiuti non trattati ed inquinando così la falda acquifera
irrimediabilmente. Già da tempo le associazioni ambientaliste avevano denunciato le irregolarità
che si perpetravano nel sito di raccolta rifiuti, una su tutte l’instabilità dell’area scelta per la
discarica: secondo il “Piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico” ordinato dalla Regione
Abruzzo, il luogo deputato all’insediamento era etichettato come P3, ovvero a pericolosità molto
elevata e già nel 2004 la capienza limite del sito era stata superata. Gli esposti dei cittadini e
dei comitati non hanno tardato a pervenire alla Procura e, dopo due anni di accertamenti, la
lista degli indagati prodotta ha fatto sobbalzare più di una poltrona: oltre all’illustre Gianni
Chiodi, ancora in veste di semplice sindaco di Teramo, e ad Erminio D’Agostino - ex presidente
della provincia in quota Pd ed ex sindaco di Teramo - sono finiti nell’elenco anche l'ex
assessore comunale e oggi consigliere regionale Pdl Berardo Rabuffo, l'ex sindaco teramano
Angelo Sperandio (Pd), l'ex presidente della provincia e oggi consigliere regionale Pd Claudio
Ruffini e altri sei tra dirigenti comunali, dell'Arta, della Provincia, nonché l'ex dirigente della
direzione regionale Rifiuti, Franco Gerardini.
Una compagine politica che dovrebbe sembrar variegata ma che finisce per omologarsi
(purtroppo) solo dinanzi alla giustizia. I capi d’imputazioni mossi contro i 12 indagati vanno dalla
gestione dei rifiuti non autorizzata all’inquinamento dell'aria, da crollo colposo e falso materiale
per finire al disastro ambientale: secondo le conclusioni degli inquirenti, i dirigenti di Provincia e
Comune non potevano non sapere della gestione irregolare della discarica e soprattutto
dovevano necessariamente essersi resi conto che il sito non era più idoneo a ricevere rifiuti.
L’udienza preliminare era stata fissata per lo scorso 27 novembre ma gli impegni elettorali di
Chiodi hanno fatto slittare l’udienza preliminare al 26 febbraio, quando il Gup Marco Billi ha
ufficialmente rinviato a giudizio 11 persone, tra cui lo stesso Chiodi e il democratico Erminio
D’Agostino.
Il processo si terrà il prossimo 20 aprile e c’è da scommettere che in aula ne sentiremo delle
belle: dati i precedenti a firma Del Turco, assisteremo probabilmente alla prossima bufera
giudiziaria mediatica, se non altro perché, oltre ai Pdl Chiodi e Rabbuffo, ci sono immischiati
anche un paio di esponenti del Pd! Ora, se il primo pensiero che viene in mente dinanzi a questi
fatti potrebbe essere una spaventosa ipotesi di allargamento del Lodo Alfano alle cariche
regionali, il secondo sconfortante assunto che si evince da questo stralcio di provincia è
l’incuranza criminale con cui le istituzioni locali gestiscono risorse vitali per il cittadino, come i
rifiuti e l’ambiente appunto. Ma la cosa che ancor più dovrebbe urticare è il fatto che la nostra
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filiera politica brulichi di personaggi su cui pendono accuse di reati lesivi del cittadino e dello
Stato.
Berlusconi, nell’onanistica campagna elettorale abruzzese, c’aveva anche provato: sull’onda
dello scandalo Del Turco, aveva promesso di candidare esclusivamente persone della fedina
penale linda ma, più fedele alla linea che mai, ha proposto un uomo sotto inchiesta per
malaffare che sta letteralmente rovinando l’Abruzzo. Sono anni che Legambiente, il Wwf e i
comitati locali sorti spontaneamente denunciano la situazione disastrosa in cui versa
l’ecosistema abruzzese: la vicenda della discarica di Teramo è solo una delle tante piaghe, ad
essa si aggiungono l’inquinamento delle falde acquifere della Val Pescara - zona in cui
risiedono 500.000 cittadini - e l’annoso problema dei centri di raffinamento petrolifero, che
stanno devastando le coltivazioni e regalando tumori agli abitanti.
L’80% della popolazione abruzzese è a rischio contaminazione, che siano metalli pesanti o
emissioni di idrogeni solforati poco importa, e ad oggi i malati di cancro nella Regione sono
circa 20.000, con una media di dieci casi riscontrati al giorno: una cifra impressionante, se si
pensa che nell’industrialissimo e molto più popoloso Veneto, i casi aggiornati al 2008 sono circa
17.000. Rimane perciò un interrogativo, forse retorico: se gli abruzzesi avessero saputo in
anticipo, cosa probabile dati gli esposti in procura dei cittadini e la mobilitazione di Legambiente
e Wwf, avrebbero forse modificato il loro voto? Il jocker vince sempre.
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