Institutionen för språk och litteraturer Ulla Åkerström

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Institutionen för språk och litteraturer Ulla Åkerström
Institutionen för språk och litteraturer
Ulla Åkerström
Arbetsseminarium om publicering av brev och intervjumaterial
7 oktober 2010 kl. 15.15-17
1.) Utgivningen av brevväxlingen mellan Ellen Key och den italienska
författaren Sibilla Aleramo (1876-1960) med kommentarer.
Frågeställningar att diskutera:
- Hur skall man förhålla sig till Ellen Keys brev, som alla är skrivna på en
italienska som är allt annat än grammatiskt korrekt?
- Hur mycket bör man kommentera och förklara i noter till breven?
- Upphovsrättsliga frågeställningar.
etc.
2.) En sammanställning av de intervjuer jag gjorde med den italienska
författaren Alba de Céspedes (1911-1997) under tre olika besök hos henne
1989-1991.
Frågeställningar att diskutera:
- Hur skall man redigera materialet på bästa sätt? Kronologiskt, tematiskt?
- Hur mycket kan man stryka, stuva om i materialet?
- Hur mycket bör man kommentera och förklara i noter? I inledning/efterord?
Mellan olika stycken?
etc.
På de följande sidorna finns utdrag ur en artikel jag skrivit om brevväxlingen
mellan Key och Aleramo, med exempel på hur deras brev kan se ut.
Därefter följer två sidor med transkription av en intervju inspelad på band med
de Céspedes.
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narratore avrebbe dovuto spiegarlo meglio per rendere la fuga “psicologicamente vera”:
E questo motivo forte era in l’anima della “donna” — ma non chiaro per ella
stessa che dopo la fuga! Questo motivo era il presentimento cupo, mistico
della “donna” di diventare come la mamma: senza forza, senza volunta, senza
anima! Ma questo presentimento non a l’importanza necessaria nell’ libro.
Soltanto depingendo questo sentimento con forza, la fuga — quella se fa
adesso — sara psicologicamente vera!”
Ellen Key sottolinea con energia, in vari punti nella sua lettera, che
la “donna” non aveva tentato abbastanza, e soprattutto aveva errato
non assicurandosi del futuro contatto con l’amato figlio, lasciandolo
con un padre descritto in modo così negativo:
Come, invece, questo motivo e molto poco importante nella risoluzione della
donna, se voleva almeno che ella avrebbe tentato tutto possibile (=la separazione, il patto privato etc.) prima di lasciare il figlio con questo padre, e ancora senza nessuna sicurita di rimanere in contatto con il figlio! Io parlo sempre
psicologicamente! Soltanto il presentimento mistico spiega sua fuga senza
niente sicuro sull’futuro; senza nessuno tentativa seria di liberar si dell’marito
rimanando col figlio!
La donna, che era così “sviluppata” e “superiore” avrebbe dovuto
evitare un’azione così impulsiva:
E questa donna e troppo sviluppata, troppo superiore per un azione tanto
impulsiva, si non fosse spinta per questa angoscia di salvare l’anima sua quando era ancora tempo!
Però, alla fine della lettera, Ellen Key sottolinea ancora di avere
capito tutto, e cerca di confortare la giovane amica:
Ma anche nell questa  parte sono con te — io capisco tutto. Ma parlo per
il teso, per l’argomento dell’ tuo libro e anche per la verita psicologica! Io
ammiro troppo tuo libro per non essere sincera in questo che me pare il lato
debole (= dell’argomento!)
Si possono fare delle ipotesi sulla reazione di Ellen Key, che mette
in discussione così chiaramente le teorie che ella stessa aveva propo-
Sibilla Aleramo, Ellen Key e Una donna
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sto nei suoi scritti. Evidentemente, avendo trovato un caso preso dalla vera vita, aveva parzialmente dovuto rivedere la sua posizione per
quanto riguardava il matrimonio in cui vi era anche un figlio innocente, chiaramente vittima di una situazione fuori controllo. Tra le righe
si può intuire una critica non dissimile da quella di tante altre donne,
che trovavano che la vera vittima nel libro fosse proprio il bambino abbandonato, e per questo avevano denunciato il comportamento
della protagonista del libro, e indirettamente allora anche il comportamento di Sibilla Aleramo stessa. Ellen Key non arriva però mai a
una denuncia contro la sua amica, sia perché non vuole offenderla,
sia perché sicuramente non vuole neanche negare la propria teoria sul
matrimonio.
Pochi giorni dopo Sibilla Aleramo risponde alla lettera. La sua reazione, che qui si pubblica interamente, è piena di gratitudine ed accettazione del giudizio della Key. Se l’Aleramo è rimasta male per le
critiche, non lo lascia vedere. Al contrario, dichiara di esserne contenta, anche se la lettera può essere interpretata anche come una specie
di apologia, o almeno come un tentativo di difesa del proprio libro e
una spiegazione dei motivi che avevano spinto “la donna” ad agire in
quel modo:
Roma, //
Cara e buona,
grazie con tutta l’anima per avermi scritto sinceramente la tua impressione e
il tuo giudizio, che mi sono perciò ancor più preziosi. Tu hai ragione. Il mio
libro deve veramente difettare di evidenza psicologica: io speravo, quando mi
decisi a pubblicarlo, che sarebbe stato capito ugualmente, che avrebbe agito
sopratutto per suggestione, senza necessità che tutto fosse matematicamente
determinato e spiegato. Ma mi sono convinta che m’ingannavo; qualche raro
spirito m’ha detto, come mi dici tu: «Io capisco tutto, ma il pubblico non
può, e resta sconcertato». Ed il libro è scritto anche pel pubblico.
Per ciò che riguarda la questione materiale, credevo aver abbastanza dimostrato che la donna s’era in precedenza convinta che non sarebbe stata possibile la convivenza sotto lo stesso tetto senza rapporti intimi con quell’uomo, il
quale perfino durante le crisi di gelosia non dominava il proprio sensualismo.
Per la questione legale il fatto è che gli avvocati dichiaravano che neppure
la malattia era un motivo sufficiente, poiché un articolo del nostro codice
stabilisce che la moglie non può chieder separazione se l’adulterio del marito
non fu commesso nella casa coniugale. La donna poi ripugnava, per un certo
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istinto anarchico, dall’affidare alla «legge» una questione che le pareva d’aver
sola il diritto di risolvere. Tutto questo è detto nel libro, ma troppo fuggevolmente, me ne persuado, senza sufficienti esplicazioni. Così, il presentimento
mistico, come tu dici benissimo, che fu davvero la spinta suprema all’atto
di liberazione, io credevo che percorresse intero il libro, sebbene non vi si
accenni mai a lungo e di proposito: ma pareva che l’ombra cupa della follia
materna dovesse esser sempre presente allo spirito del lettore e che nell’ultima parte tutti dovessero sentirne l’oppressione tragica… Ed ho visto invece
che moltissimi non l’hanno neppure avvertita.
Ma forse perché questo sentimento acquisti anche agli occhi del lettore comune l’importanza necessaria per la verità psicologica, basterà fare qualche
breve aggiunta qua e là di parole più significative e vibranti. Ci penserò per
una nuova edizione italiana e per le edizioni straniere. Questo povero libro
nonostante dia l’impressione d’esser stato scritto di getto, sapessi quante volte l’ho ripreso, appunto perché non riuscivo a dar una limpida espressione
della realtà dolorosa ch’io avevo vissuto! Infine mi parve che non avrei potuto più modificar nulla, ero esausta… È una cosa terribile cambiare in parole
la luce di verità che splende silenziosa dentro di noi! Ma dovevo farlo. E
anche sentendo di non esser riuscita che a mezzo non ho rammarichi. Qualcosa s’è agitato dentro qualche anima dopo il mio libro, quindi tutto non è
stato vano.
E che tu, caro grande spirito, conoscendomi attraverso il mio strazio e il mio
sforzo, possa ora amarmi, ecco una consolazione profonda, che mi richiama
agli occhi lagrime di dolcezza, e che vorrei potesse, un giorno esser provata,
sotto altre forma, da mio figlio!
Ti abbraccio con devota tenerezza.
per sempre tua
Sibilla A.
Il primo agosto  Ellen Key, che adesso si trova a Volterra, risponde con una lettera in cui dimostra la sua soddisfazione che Sibilla
abbia accolto bene le sue critiche su Una donna. La Key ripete la sua
convinzione riguardante la sincerità e la verità della giovane amica:
“Si io avessi avuto bisogno di prove su ciò di cui sono profondamente
convinta: la sincerità e la verità della tua anima — le avrei trovate tutte
nella tua lettera che mi ha tanto commossa!” — e si pronuncia soddisfatta della sua reazione:
Tu hai risposto in modo da provarmi che tu hai capito ciò che voleva essere
per te la mia critica: un incoraggamento a meglior esplicare la ragioni del tuo
agire e cosi renderti in istato di persuadere anche le anime piu timorose del
diritto tuo di liberarti, diritto comprato a prezzo di tanti dolori!
Sibilla Aleramo, Ellen Key e Una donna
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E conclude, ancora con qualche parola di incoraggiamento:
Credo che tu devi render conto dello stato della legge — per esempio facendolo risoltatatare [?] d’una comunicazione con tuo avocato — riguardo alla
separazione legale. E anche, come tu dici, accentuare molti piu alcuni tratti
del tuo presentimento in modo da renderlo un vero incubo, e mettere questo
in combinazione intima con l’ultimo decisione! Cosi credo che, senza grandi
cambiamenti, tu potrai raggiungere lo scopo.
Con questa lettera si conclude la discussione diretta sul contenuto
di Una donna, ma l’argomento del matrimonio continua in altre forme. Il  settembre , Sibilla scrive una lettera a Ellen Key in cui
annuncia che sta redigendo il libro per alcune edizioni estere — “In
questi giorni mi accingerò a fare le aggiunte per la terza parte di Una
donna, che serviranno per le traduzioni inglese e tedesca.” — e poi
sposta il discorso su un dibattito tra Sofia Bisi Albini e la letterata
danese Rosalia Jacobsen:
Hai visto il feroce articolo della sig.ra Bisi in risposta a quello della Jacobsen?
La colpa è dell’educazione cattolica, che insegna esser virtù il rassegnarsi al
possesso sensuale del marito, e proibisce alla donna il desiderio della felicità.
E così la signora Bisi accusa addirittura di sensualità la mia protagonista!!
L’articolo su Una donna della letterata danese Rosalia Jacobsen,
attiva in Italia, fu pubblicato con il titolo “La donna e il problema
matrimoniale” in Vita femminile italiana, luglio–agosto , la rivista
diretta da Sofia Bisi Albini. Nell’articolo su Una donna la Jacobsen dà
una lettura, secondo Emma Scaramuzza “originale”, che non mette
al centro la maternità, come avevano fatto tanti altri critici di Una
donna, ma si concentra sul rapporto fra donna e uomo e sui loro atteggiamenti totalmente diversi nei confronti del rapporto sessuale. La
Bisi Albini risponde e la polemica porterà a una grande inchiesta in
. Sofia Bisi Albini (–), milanese, scrittrice e collaboratrice di L’Illustrazione italiana, Nuova Antologia e Il Corriere della Sera, fondatrice e direttrice della rivista mensile Vita
femminile italiana (–).
. E. Scaramuzza, cit., p. .
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“buttata via” e vede anche messe in pericolo le possibilità dell’Aleramo di lavorare per la liberazione (“liberta”) della donna temendo per
l’integrità dell’amica:
Mia Sibilla! No, non sono perduta per te ma tuo destino me fa un dolore
molto profondo! E cosï non puo mai cambiare mio cuor: l’amo[re] maternale sta lo stesso! Ma tu, cara, cara, ha cambiato tuo destino per il peggior — e
me duole per te! Io non cognosco tuo amico. Spero che lui te da un amore
che vale quello di Cena! Ma Cena — questo uomo bono e tanto buono per
te; Cena, felica per te ed adesso tanto infelice; tua opera Una donna buttata via adesso come un “scriptamo [?] di frivolita nelle dovere d’una madre
e moglie”; tua relazione con Cena, quasi ligittima per vostro amore serio,
vostra vita degna, adesso abassato comme “una aventura amorosa” — “una
aventure dans une serie d’aventures” — o mia Cara, cara Sibilla, come tu te
fa male à te stesso ed a Cena per questo amore nuovo, anche se il giovane sia
degno di tutti questi sagrifizi dell’Tuo nome come scrittrice. Tua possibilita di
lavorare per la liberta della donna; tua integrita con te stesso; tuo matrimonio
con un uomo come Cena — tutto persone senza prejudici consideravano
vostro unione come matrimonio!!
Cara anima mia, me duole, duole per te e per Cena ed anche, si tuo amico
e un giovane bueno, per lui! Vostro sogno di felicita passato tu avra il sentimento di legare suo destino con tuo destino, quando tu non e giovane piu
e lui sta ancora nella gioventu! L’allora — o carissima, mi duole per te. Ho
tanto visto di tragedie! Con Cena era salva per la vita, suo amore era l’amore
forte come la morte! Mia Sibilla, mia figlia, mia madonna, doloroso questo
cambiamento nella vita e nell’anima di mia Sibilla. Io sono molto felice in mia
casa nuova, bella e semplica; la natura e bellissima. Ma quando ti vedrai? E
come? Mia fantasia fa la pittura tristi dell’avenire! Spero che non sara cosi,
che anche adesso tu ama un uomo bono!
Tua Ellen con tutta mia anima te vuole bene, ma sono trista!
Negli archivi non si trova alcuna risposta di Sibilla Aleramo. Il carteggio si interrompe nel  per essere ripreso con poche lettere nel
. In una di queste, datata il  maggio  e mandata dall’Hôtel
Manin a Milano, Sibilla parla del suo nuovo libro, Il passaggio, che ha
spedito alla Key. Spera in una traduzione in svedese, e non nasconde i
suoi problemi economici:
Ti piacerà? È così diverso da “Una donna”, che tu ricordi. Ma lo leggerai con
attento animo, vero Ellen? E poi me ne scriverai, con la tua bella schiettezza.
C’è dentro tutto quello che non ho potuto dirti in questi anni di lontananza.
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13 dicembre 1989.
Första sidan.
“Small talk” all’inizio del nastro:
A: [A proposito di viaggi lunghi] Oggi è formidabile, sette ore e mezzo da Cuba, e se pensa ai
viaggi miei. Che cos’era. Un mese ci voleva. Ma poi non c’erano gli aerei. Si andava sempre
con grandi transatlantici. Io sono andata con il Rex una volta fino a New York ...
la volta in cui Rex ha avuto un incidente e dissero “si salvi chi può”. Ogni due o tre giorni mi
ripassa in testa, perché, quando si arriva a una nave a “si salvi chi può”...
U: Però è andato bene.
A: È andato bene.
***
U: I libri si svolgono piú o meno nel tempo in cui sono stati scritti e cosí dipingono un
periodo che comincia alla fine degli anni Trenta fino all’inizio degli anni Settanta, piú o meno.
Questa è stata un scelta consapevole?
A: No. Quello che volevo scrivere, che sentivo di scrivere, non ho pensato affatto a questo,
me lo fa pensare lei. Naturalmente se voglio scrivere una storia contemporanea naturalmente è
quella che vivo anch’io.
U: Non ha mai pensato di scrivere un romanzo storico?
A. No. Il solo libro che avrà qualche cosa, anzi parecchio nel tempo indietro, e quello sto
scrivendo adesso, perché parla della mia famiglia. E quindi parla della mia famiglia quando io
non ero ancora nata, perché mio nonno è morto molti anni prima che io nascessi, è morto nel
’74 e io sono nata nell’11. Ma questo era naturalmente come storia contemporanea per noi,
perché era la storia che vivevano i miei genitori e si seguitava a vivere in un certo senso. Però
non ho mai pensato a un libro storico. Questo è l’unico che ha qualche cosa.
U: Può raccontare un po’ di questo ultimo libro?
A: Si chiama Con un grande amore. Le ho detto forse perché si chiama cosí? Perché Fidel ha
fatto veramente delle cose talmente straordinarie. Cuba è diventata talmente diversa. Eravamo
veramente schiavi di altre società straniere. Eravamo veramente in una condizione terribile.
Allora io un giorno ero con Fidel e gli ho domandato “Fidel, come hai fatto a fare tante cose
grandi belle e importanti in cosí poco tempo?” E lui, che è molto timido, non sembra, mi ha
risposto: “Bueno, con un gran amor”. Insomma, con un grande amore. E cosí, senza volerlo,
mi ha dato il titolo del libro. Perché, effettivamente, non solo quello ha fatto Fidel o quello
che fanno, ma qualunque cosa, se non si fa con un gran amor, a cominciare dal lavoro, non
serve. Persone che fanno un lavoro perché sono obbligate a farlo, forzatamente non sarà mai
come quello che sente di farlo. È sempre l’amore che salva tutto, io penso.
U: Ha scritto quasi tutti i libri in italiano.
A: Perché io sono stata quasi sempre in Italia, voglio dire, perché mi sono sposata
giovanissima in Francia, mi sono sposata a ____________ vicino a Parigi, però dopo siamo
partiti per, mio padre allora era ministro di Cuba, ambasciatore di Cuba a Parigi. Allora io
abitavo con i miei genitori a Parigi. Ci siamo sposati e poi dopo siamo andati in Italia. Mio
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figlio è nato in Italia. Mi sono sposata nel ’26 e mio figlio è nato nel 1928 in Italia a Roma.
Poi ho molto abitato a Roma. Quasi sempre, salvo grandi viaggi a Cuba. Questi sono stati
sempre. E poi io a Parigi sto molto bene, forse gliel’ho già detto, perché c’è molta privacy. Si
può essere tranquilli. Nessuno arriva senza telefonare. Non ci sono tanti inviti. Perché, uno
dice “sto lavorando”, c’è un grande rispetto del lavoro. Invece in Italia ... ma anche queste
sono cose affettuose, voglio dire, però, chi vuole lavorare deve stare un po’ isolato (?) non può
fare nel medesimo tempo la vita mondana e scrivere. Io per lo meno non lo posso fare.
U: È per questo che gli ultimi due libri sono stati scritti in francese?
A: Sí, ma questo anche perché parlare di Parigi in italiano mi pare molto difficile. Sono però
tradotti in italiano da me! Da me stessa. Però non lo farò mai piú.
U: Volevo chiedere di queste traduzioni. È stato come riscrivere il libro?
A: No. Traduzioni. Ho cercato, naturalmente, molto spesso, Lei lo sa bene, per dare una stessa
impressione deve dire un’altra cosa. Perché le lingue sono diverse. Quindi è logico che ci sono
molte cose diverse ma non nei fatti, non in questo, soltanto nello stile che bisogna girare
diversamente. È molto interessante, io sono appassionata dello stile. Proprio per quello che la
lingua contiene. Perché la lingua non è un caso. È vero? Perché nasce da un popolo o da un
altro. Effettivamente io non mi stancherei mai di imparare le lingue. Soltanto che bisogna
limitarsi.
U: Quando guardavo queste poesie del maggio francese ...
A: Sí , quelle le ho scritte in francese e poi le ho tradotte in italiano.
U: C’è una poesia che si chiama “Son prénom”. “Il nome” in italiano. E nella versione italiana
Lei ha aggiunto una riga che mi pare non c’è nella versione francese.
A: Perché, anche per dare la fine. Ci vuole una bocca (?) che si chiude, certe volte la frase
francese tradotta ... Perché sono molto diverse le lingue. Anche le piú vicine. Perché per
esempio lo spagnolo si dice simile all’italiano. Per carità! Non è affatto simile. E cosí il
francese. Penso, Lei lo sa questo insomma, penso per tutte le lingue. Per dire la stessa cosa
spesso bisogna dire un’altra.
[...]
Questo qui io lo sto scrivendo in italiano, lo stanno traducendo già, grande parte già tradotto
di quello che ho fatto in spagnolo, ho un’ottima traduttrice che è un’italiana che però si è
sposata con un cubano venti anni fa e abita a Cuba. E perciò è bilingue.
U: Lei non ha mai tradotto in spagnolo o scritto in spagnolo?
A: No. Ho scritto qualche volta ma cose che non ho pubblicato. No, non voglio piú tradurre
niente. È una perdita di tempo. Perché poi soprattutto, quando si è piú giovani è diverso, ma
alla mia età non posso mettermi a fare una traduzione. È impossibile.
U: Ma lo spagnolo si parlava a casa Sua?