anno diciottesimo volumei giugno mmvi
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ANNO DICIOTTESIMO V O L U M E I GIUGNO MMVI RIVISTA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI semestrale Epoca di pubblicazione giugno - dicembre. Abbonamenti: annuale (due numeri) Euro 26,00, biennale (quattro numeri) Euro 52,00. Partono dal primo numero successivo alla data del versamento. Il saldo deve essere versato a mezzo vaglia postale o assegno bancario intestato a: S.M.I.P.I. Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Via Porrettana 466 40033 Casalecchio di Reno BO RIVISTA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI ANNO DICIOTTESIMO VOLUME I GIUGNO 2006 Direttore Responsabile Flavia Ciacci Direttore Scientifico Riccardo Arone di Bertolino Segretaria di Redazione Elisabetta Zauli Comitato Scientifico Patrizio Bellini (Olgiate Olona, Varese) Daniela Carissimi (Bologna) Alessio Fagugli (Perugia) Gian Carlo Gianasi (Bologna) Nino Giangregorio (Terlizzi, Bari) Pietro Malandra (Chieti) Maurizio Massarini (Castel San Giovanni, Piacenza) Nadia Menghi (Montiano, Forlì) Oriano Mercante (Camerano, Ancona) Daniela Orifiammi (Fidenza, Parma) Marina Pantaleoni (Bologna) Alberto Petrignani (Bologna) Mara Simoncini (Torino) Giovanni Sverzellati (San Bassano, Cremona) Maria Terni (Firenze) Giovanni Vallania (Bologna) Maurizio Zomparelli (Roma) Consulenza giuridica - Ufficio Legale Spiridula Krokidi (Ancona) INTERNET - Responsabile Oriano Mercante Sito - www.smipi.it. Mail box: [email protected] - [email protected] Proprietà della Testata: Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Via Porrettana 466, 40033 Casalecchio di Reno (BO) tel. 051.573046, fax 051.932309. Autorizzazione del Tribunale Civile di Bologna n.5712 del 17/3/1989. Periodicità semestrale. Fotocomposizione e Stampa: Visual Project- Zola Predosa (BO) ISSN 1120 - 2750 ISTRUZIONI AGLI AUTORI I lavori dovranno essere inviati alla Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi a mezzo raccomandata o assicurata convenzionale. L’invio stesso sottintende la dichiarazione degli Autori, sotto la propria responsabilità, che si tratta di lavori originali, non pubblicati né sottoposti per la pubblicazione altrove e che non ledono diritti altrui. In ogni lavoro devono essere indicati i nomi completi, i titoli, le qualifiche e l’indirizzo degli Autori. 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In questo caso agli Autori saranno addebitate le spese di trascrizione su base magnetica. Devono essere completati dal riassunto e da una lista di parole chiave, ambedue in italiano ed in inglese. Illustrazioni: le riproduzioni fotografiche dovranno essere di buona qualità e saranno riprodotte esclusivamente in monocromia. Disegni, diagrammi e tabelle, devono essere forniti nella forma definitiva. I riferimenti bibliografici dovranno contenere nell’ordine: cognome e nome dell’Autore, anno della pubblicazione, - se libro: titolo, editore, sigla internazionale della nazione, - se rivista: titolo del lavoro, testata della Rivista, volume e pagine. Gli Autori dovranno inviare i lavori su diskette, insieme a due copie stampate, in buste che proteggano la base magnetica, impegnandosi ad una sollecita esecuzione delle eventuali correzioni richieste. Agli Autori Soci S.M.I.P.I. è richiesto un rimborso spese di Euro 19,00 a pagina di stampa. 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Sommario Sezioni 1 Editoriale. 2 Contributi Teorici. 3 Lavori Originali. 4 Casi Clinici. 5 Revisioni della Letteratura. 6 Prime Comunicazioni. 7 Applicazioni Extramediche. Rubriche 1 Lessico. 2 Rapporti. 3 Lettere alla Redazione. 4 Temi di Ricerca. 5 Libri e Riviste. 6 Leggi e Decreti. 7 Corsi e Congressi. RIVISTA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI ANNO DICIOTTESIMO VOLUME I GIUGNO 2006 INDICE Sezioni Editoriale - Il suicidio. pag 11. Riccardo Arone di Bertolino, Federica Panzanini - Matematica e ipnosi: la crisi del metodo scientifico. “ 25 Vito Veccia - L’ambito legale d’applicazione dei principi psicoterapeutici e “ 33 dell’ipnosi per il laureato in odontoiatria. Massimo Della Siega Contributi Teorici - Adolescenza e difese psichiche. Alessio Fagugli Lavori Originali La “parolaccia” in psicoterapia. Pasquale Lupo - Stimolazione neurosensoriale polimodale: evoluzione delle tecniche ipnotiche in odontoiatria. Umberto Montecorboli, Gloria Montecorboli Casi Clinici - Un’ipnosi colorata Thomas Koehring - Vomito come espressione simbolica di un disagio interiore. Roberto Magnani - Un caso di alopecia femminile trattato con l’integrazione di agopuntura e ipnosi Mauro Gallina - Sedazione ipnotica nella chirurgia stereotassica: case report. Anna Rossi “ 45 “ 59 “ 65 “ 83 “ 91 “ 101 “ 111 “ 119 “ 123 Rubriche Rapporti - L’ipnosi e la visualizzazione nella malattia. Francesca Baiardi, Redina Gega, Antonella Mariani, Lanfranco Mariottini, Nadia Menghi - La qualità didattica. Viaggio nelle scuole di psicoterapia ita- liane. Maurizio Zomparelli Libri e Riviste “ 127 - Recensioni di P. Bellini - Rassegna dalla letteratura internazionale sull’ipnosi “ 133 di O. Mercante Corsi e Congressi “ 139 Tavole di Francesco Sforza pagg. 44, 58, 82, 118, 126, 138 EDITORIALE Vol. I - 2006 Editoriale 11 Riccardo Arone di Bertolino, Federica Panzanini IL SUICIDIO Libertà vo’ cercando ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta DANTE ALIGHIERI Parole chiave: suicidio. Cenni storici e culturali Nella storia dell’uomo il suicidio è sempre stato presente, come dimostrano testimonianze storiche e racconti mitologici. Ai tempi dei Faraoni in Egitto chi era riconosciuto colpevole di un reato tale da comportare la pena di morte, se apparteneva ad una classe sociale elevata, poteva scegliere il suicidarsi per evitare una morte disonorevole: il suicidio era dunque un mezzo per preservare la propria dignità e l’onore. Nella leggenda della regina Cleopatra troviamo una forma di suicidio rituale: prigioniera di Ottaviano, per sfuggire alla propria condizione si fece mordere da un aspide (tramite divino) diventando così divinità. Nella mitologia nordica il suicidio è considerato un gesto degno di ammirazione, al pari delle altre morti violente, quelle dei guerrieri. Presso alcune città dei Maya il suicidio conferiva “sacralità” a chi lo commetteva, garantendogli l’accesso ad un paradiso particolare, proprio solo dei morti suicidi. Vi era persino una divinità dei suicidi, detta “La Signora della corda”, in quanto appesa ad un cape- 12 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi stro nelle raffigurazioni. Nella Grecia antica inizialmente il suicidio era considerato un atto riprovevole e disprezzabile, paragonabile all’omicidio di familiari, al punto che i cadaveri dei morti suicidi venivano seppelliti fuori delle mura della polis e privati della mano destra, sepolta altrove. Secondo Pitagora, riporta Cicerone nel “Cato major de senectute”, “…non si deve disertare dal posto di guardia che ci è assegnato nella vita.” Nel Fedone Platone attribuisce a Socrate una posizione analoga. Tuttavia anche presso i Greci il suicidio non era considerato un’offesa agli dei, per quanto gli fosse riconosciuta una notevole importanza e gravità. A volte era un atto socialmente approvato solo se motivato da fini nobili e gloriosi. In alcuni casi le leggi stabilivano come doveva essere compiuto affinché fosse un gesto dignitoso ed il funerale poteva essere eseguito a spese dello Stato se chi intendeva suicidarsi era in grado di fornire ragioni tali da giustificare la sua scelta. Per i Romani il suicidio non era in alcun modo condannabile e soggetto a giudizi negativi: non c’era nulla che impedisse all’individuo di mettere in atto questa sua libera scelta e la morte volontaria non aveva alcuna connotazione spregiativa, anzi in alcuni casi poteva essere considerata una dimostrazione di coraggio o di “virtus”. Nel Vecchio Testamento il suicidio non viene condannato, ma solo il sacrificio umano. La religione cristiana invece condannò esplicitamente il suicidio, dapprima con Sant’Agostino e con San Tommaso, in seguito il suicidio diventava un peccato in quanto trasgressione al divieto divino di non uccidere. Il suicida meritava una doppia condanna, perché uccisore di se stesso e nello stesso tempo perché rifiutava il dono divino della vita, compiendo un atto contro natura, un vero e proprio crimine. Ai suicidi venne negato il diritto di sepoltura in terra consacrata, inoltre ai suicidi e ai tentati suicidi fu frequentemente comminata la scomunica. Il “Catechismo della Chiesa Cattolica” del 1992 contiene le principali argomentazioni etiche contro il suicidio: “Ciascuno è respon- sabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. È lui che ne rimane il sovrano Padrone… Siamo gli amministratori, non i proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo.” Vol. I - 2006 Editoriale 13 Non si può fare a mano di notare come questa prospettiva angosciante della morte volontaria come affronto alla divinità contrasti fortemente con la visione pacata e serena propria del mondo antico, in cui veniva riconosciuta all’individuo la libertà di scelta. È significativo il fatto che nel Medioevo non ci fosse un termine corrispondente a “suicidio”, ma un’espressione equivalente a “omicidio di sé”, dalla evidente connotazione morale negativa. Questa connotazione si ritrova anche in epoca più recente (nel 1737 l’abate Des Fontaines definiva ancora il suicidio “assassinio di sé”) ed è rintracciabile in una qualche misura anche nell’attuale cultura occidentale. Vediamo dunque come il tema del suicidio si colleghi al problema del significato della vita: come un dono e un “compito” affidato da Dio all’uomo o, all’opposto, come un bene di cui l’uomo è autore e padrone. La riflessione filosofica ha messo in rilievo come presupposto alla base dell’atto suicida il rifiuto dell’ipotesi creazionista a favore di un’affermazione della libertà assoluta dell’individuo (anche se raramente vi è consapevolezza di ciò in chi commette tale gesto). Nel suo attacco al cristianesimo, Nietzsche esalta la volontà umana e, con essa, la “libera morte, che viene a me, perché io voglio” (“Così parlò Zarathustra”). In alcuni Paesi fino a non molti anni fa il tentato suicidio era punito come reato. In Italia non è mai stato contemplato dal codice penale, ma la legge sui manicomi del 1904, rimasta in vigore fino al 1978, prevedeva il ricovero coatto per le persone ritenute pericolose per se stesse o per gli altri, quindi anche per chi dimostrava o si presumeva che presentasse tendenza al suicidio. Con l’avvento della moderna psichiatria (tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX) suicidio e tentato suicidio vennero sempre più considerati sintomi di psicosi, solitamente di psicosi maniaco-depressiva, o sintomi associati a stati mentali deliranti. Questa visione del problema è sopravvissuta nella nostra cultura fino all’inizio del ‘900, quando si affermarono le prime concezioni sociologiche. Famosissimo è lo studio del sociologo francese Emile Durkheim, che mette il suicidio in correlazione con la disgregazione sociale o, all’opposto, con un’eccessiva adesione del singolo agli ideali del gruppo. Ogni società, secondo lui, in ogni momento 14 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi della sua storia presenta una determinata tendenza al suicidio. Tale tendenza non andrebbe dunque studiata come la somma di stati individuali, ma come una sorta di predisposizione di una società nel suo complesso. Individua anche cause extrasociali, tra cui naturalmente la costituzione individuale, cioè la disposizione organico-psichica del soggetto, tuttavia ritiene che non necessariamente vi debba essere una connessione tra la malattia mentale e il suicidio. Classifica il suicidio degli alienati in quattro tipologie: maniacale (dovuto ad allucinazioni o idee deliranti), melanconico (legato ad uno stato di profonda depressione), ossessivo (dovuto all’idea fissa della morte), impulsivo o automatico (immotivato e improvviso). Tre sarebbero invece le principali tipologie del suicidio legato a cause sociali: il suicidio egoistico (per un’eccessiva affermazione dell’io individuale a scapito dell’io sociale, cioè per eccesso di individualismo), altruistico (per l’eccesso di adesione a quella morale che ritiene irrilevante ciò che interessa solamente l’individuo) e il suicidio anomico (legato al disordine della società, alle fasi di trasformazione e di frantumazione dell’equilibrio sociale). Fu con Freud che l’attenzione si spostò ai processi mentali da cui scaturisce il gesto, quindi alle dinamiche psichiche antecedenti l’atto. Secondo Freud i propositi suicidi deriverebbero da impulsi omicidi diretti ad un’altra persona e “… l’Io può uccidersi solo quando… riesce a trattare se stesso come oggetto, quando può dirigere contro di sé l’ostilità che riguarda un oggetto.” Freud studiò il suicidio anche mettendolo in relazione con le concezioni e le rappresentazioni dell’uomo riguardo alla morte: “…nel suo inconscio ognuno di noi è convinto della propria immortalità.” Questa convinzione inconscia accomunerebbe l’adulto e il bambino; la differenza fra i due starebbe nel fatto che il bambino sembra non avere le concettualità e la capacità di “pensare” la morte caratteristiche dell’età adulta. Del resto la fuga nel mondo della fantasia e dell’immaginazione, di cui sono espressione la letteratura, il teatro e tutto ciò che è finzione, sarebbe, secondo Freud, un modo per negare, raggirare, eludere o sconfiggere l’idea della morte e della sua ineluttabilità. In “Lutto e melanconia” l’Autore sostiene che chi è colpito da un lutto, nel tentativo di lenire la sofferenza per la perdita subita, cerca di conservare e rivivere tutti i ricordi che ri- Vol. I - 2006 Editoriale 15 guardano la persona scomparsa, di appropriarsi mentalmente di tutto ciò che la caratterizzava, nell’intento di farla rivivere dentro di sé. Sotto forma di fantasia inconscia, l’adulto ricostruisce internamente una presenza, come in un’illusione di reversibilità dell’evento. Da queste osservazioni si può trarre una conclusione: difficilmente nella nostra civiltà viene accettata l’idea della morte come evento naturale, parte essa stessa della vita, come avviene invece in altre civiltà, dove il tema della morte non costituisce un tabù. A partire da Freud ebbe inizio lo studio delle dinamiche intrapsichiche del soggetto nell’ambito delle sue relazioni interpersonali e venne dato maggior rilievo ai tentativi di suicidio e ad altre condotte autodistruttive. Anche in campo psichiatrico si affermò un approccio al problema che tenesse conto della correlazione tra fattori individuali e sociali e si spostò l’attenzione sul tema della prevenzione. In campo psichiatrico, significativo è il contributo dello psichiatra austriaco Erwin Ringel, che ha identificato tre componenti che portano alla scelta suicida: la chiusura esistenziale (intesa come l’aver riposto tutta la propria sicurezza esistenziale su qualcosa che è venuto meno), l’autoaggressività repressa e le fantasie suicide (in sostanza una progressiva familiarizzazione con l’idea della propria morte, a cui può contribuire a volte la banalizzazione e l’enfatizzazione dell’atto suicida ad opera dei mass media). È importante sottolineare come l’Autore parli di un “processo” antecedente l’atto, che si differenzia dunque da uno stato, una condizione mentale irreversibile e definitiva: fino all’ultimo momento la scelta suicida può non tradursi nel gesto e non essere portata alla realizzazione. Recentemente lo studio del suicidio e del tentato suicidio è stato ampliato anche all’infanzia e all’adolescenza. Philippe Jeammet ha studiato in particolare il tentato suicidio in adolescenza. Sulla base delle proprie ricerche, l’Autore sostiene che, tra la grande variabilità di condizioni psicologiche che caratterizzano i tentativi di suicidio, ciò che li accomuna è il fenomeno del “passaggio all’atto”, inteso come un mezzo di controllo sulla realtà esterna che compenserebbe l’impossibilità da parte del soggetto di controllare con mezzi psichici la propria realtà interna. 16 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Particolarmente significativa è una ricerca condotta da Jeammet su 250 soggetti di età compresa fra i 15 e i 23 anni divisi in tre gruppi: soggetti con esperienza di tentati suicidi, con idee suicidarie e gruppo di controllo. Contrariamente alle aspettative, i soggetti con idee suicidarie sono risultati quelli che più si discostavano, a livello di funzionamento psichico, dal gruppo dei tentati suicidi. Inoltre sembrerebbe che i soggetti con patologie più articolate nelle manifestazioni sintomatiche, numerose o diverse nel tempo, siano quelli meno a rischio di passaggi all’atto, per la maggiore elasticità della struttura mentale. Attualmente il suicidio viene considerato e studiato o come strettamente correlato ad una diagnosi psichiatrica, o, in un’ottica sociologica, come conseguenza del fenomeno della disgregazione sociale, oppure come un problema in cui intervengono sia fattori sociali, sia fattori psichici e inerenti alla storia della persona. Premessa Togliersi volontariamente la vita oggi è incomprensibile ai più, giustamente attaccati a questa esistenza o, forse meno giustamente, terrorizzati dalla sconosciuta realtà che chiamiamo morte, per cui il suicidio sconcerta e fa paura. Paura probabilmente perché non conoscendo i meccanismi profondi che possono determinarne l’esecuzione, non sappiamo se potrà accadere anche a noi, in un qualche modo e in un qualche tempo, di compiere “l’insano gesto”. 1 Spesso i mass media riferiscono il suicidio come dovuto, quasi sempre e comunque, ad un raptus, ovverosia attacco di follia improvviso ed inspiegabile, qualcosa che inaspettatamente potrebbe succedere a chiunque. Giustificazione sempre buona per tutti i tragici ed incomprensibili episodi che leggiamo ogni giorno sulle pagine dei giornali. Invece, quando vi sia, il fatto scatenante è solo l’ultimo evento di una storia già maturata negativamente negli anni. Spesso il suicidio è lo sbocciare di un seme da tempo coltivato su un particolare terreno. 1 In effetti, puramente da un punto di vista corporeo, non si può dire sano. Vol. I - 2006 Editoriale 17 Più una scelta è importante più deve essere maturata profondamente. La decisione di suicidarsi è tanto fondamentale che quasi sempre è stata presa e consolidata molto prima di compiere l’atto ed il motivo contingente che ne determina la realizzazione, in alcuni casi individuabile anche da un osservatore esterno, è solo l’ultima goccia che fa traboccare il vaso. Ad una intervista superficiale 2 nove persone su dieci negano decisamente di aver mai pensato, neppure ipoteticamente, alla possibilità di suicidarsi; questo perché non si racconta ad un intervistatore 3 qualcosa di cui ci possiamo profondamente vergognare o il cui livello di critica potenziale da parte degli esaminatori superi una certa soglia. Invece proprio nove persone su dieci (se non di più), sane di mente e di corpo, hanno vissuto momenti e situazioni in cui hanno preso seriamente in considerazione questa eventualità, questa “soluzione” a dolori di difficilissima elaborazione e a problemi di altrettanto difficile maturazione e soluzione. 4 Questa percentuale di nove su dieci riguarda persone entro i vent’anni, con un picco nell’adolescenza e nella prima giovinezza. Queste considerazioni riguardano in linea di massima soprattutto le persone “normali” ed i cosiddetti nevrotici, non tanto gli psicotici, in cui spesso il problema è più complesso, tanto che in molti casi questa morte non è il risultato di una scelta volontaria ma deriva da un rapporto tanto errato con la realtà oggettiva da ottenere questo tragico effetto. 2 Mi scuso del termine con chi fa indagini statistiche, utili ed efficaci nei campi in cui gli intervistati non debbano svelare le proprie complesse profondità, ma solo le proprie scelte (e meno queste sono importanti più le risposte sono sincere). In confronto al colloquio psicoterapeutico un’intervista è sempre superficiale e limitata. 3 Mentre oggi un’indagine sull’omosessualità (socialmente e moralmente accettata) ottiene un alto indice di sincerità e di veridicità, un’indagine sulla pedofilia (socialmente riprovata e moralmente schifosa) porterebbe solo alla conclusione che questa non esiste. Un po’ come un’indagine sulla mafia fra i mafiosi, 4 Naturalmente quando mi esprimo genericamente mi riferisco all’aretè ed alla morale della nostra cultura italiana, europea ed occidentale. 18 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi I valori Gli esseri umani nascono uguali in tutto il mondo. Respirano, hanno fame e sete, hanno tutti le stesse caratteristiche e necessità corporali, a prescindere da particolari di minima importanza come i gusti alimentari e la quantità di melanina della pelle o le variazioni relativamente piccole di aspetto e struttura del corpo. Ma ideologia, concettualità, scale di valori delle diverse culture in cui vengono allevati, educati e cresciuti ne fanno persone con formazione mentale ed emotiva, con motivazioni e scopi talmente dissimili da poter diventare completamente alieni ed incomprensibili per chi faccia parte di un’altra aretè. 5 Le convinzioni profonde di cui siamo permeati non solo ci fanno interpretare, fino a distorcerla, la realtà che ci circonda, ma addirittura creano in noi e per noi un’altra e diversa realtà da quella puramente oggettiva. Le allucinazioni psicotiche non sono altro che l’esasperazione parossistica e patologica di questa situazione. Ciascuno misura gli altri con il proprio metro: normalmente è difficile rendersi conto che nell’illimitata variabilità individuale, anche nello stesso ambiente e nella stessa cultura, motivazioni e scelte possono essere tanto abissalmente diverse da risultare assolutamente incomprensibili ed inspiegabili. 6 Spesso, anche se potessimo veramente leggere il pensiero e conoscere gli elementi di scelta e decisione del nostro prossimo, non potremmo riuscire a capirne le scelte fondamentali. Ad esempio il seppuku, il suicido rituale giapponese, è per noi in fondo totalmente incomprensibile nei motivi e nei modi di effettuarlo. Fa parte della nostra storia, anche molto recente, il togliersi la vita come autopunizione/espiazione o fuga da una realtà non più degna di essere vissuta perché si è perso l’onore. 7 Comportamento che ancora oggi può essere considerato un atto eroico. 8 5 Aretè: scala di valori di una popolazione. Probabilmente questa è una ragione del successo di alcune filosofie psicologiche: scuole di pensiero che danno la confortevole ma errata impressione di poter capire e spiegare tutto. 7 Onore: concetto purtroppo molto desueto. 8 Anche se oggi dalla cultura di massa è fondamentalmente considerato una fesseria. 6 Vol. I - 2006 Editoriale 19 Ognuno di noi dà a qualsiasi cosa una propria valutazione. Fondamentalmente le valutazioni scaturiscono da bisogni naturali (fame, sete, sonno, parametri ambientali adeguati, ricerca del piacere e, se vi è, eliminazione del dolore), poi nell’evoluzione individuale le cose si complicano fino a raggiungere livelli di complessità spesso pazzeschi o contronatura. 9 Si possono amplificare, stravolgere o ridurre ai minimi termini necessità naturali, creare bisogni artificiali più gratificanti e indispensabili, per il corpo e/o per la mente, di quelli fondamentali. Alcuni bisogni hanno componenti psichiche e somatiche artificiali e francamente patologiche in sé (droghe eccetera), altri sono l’amplificazione esasperata di un comportamento naturale (come la bulimia), altri creati nella singola personalità dalla mente su parametri artificiali sociali, educativi ed individuali e diventano patologia per ragioni sia qualitative sia quantitative. Non dovrebbe esserci cosa più innocente di una collezione di francobolli, ma se questa diventa un’ossessione può evolvere in una vera e propria psicosi, se poi il collezionista, per soddisfare i suoi desideri è disposto a tutto (a rovinarsi, a ridurre sul lastrico la propria famiglia, a rubare o ad uccidere) qualcosa di piacevole e generalmente innocuo diventa una tragedia personale, familiare e sociale. Per uno scopo per cui la massima parte della gente non rinuncerebbe a un caffè. Nella scala di valori di un eroinomane l’eroina è in assoluto al primo posto; rovinarsi o rischiare di morire per un’overdose non ha nessuna importanza. 10 9 Basti pensare all’anoressia, in cui una necessità primaria e fondamentale come la fame viene dominata e distorta, fino ad essere quasi completamente abolita, in diversi casi per ragioni essenzialmente stupide come la moda. 10 Quando, tanti anni fa, ho sperimentato inutilmente se vi era la possibilità, con l’ipnosi e la psicoterapia, di curare gli eroinomani, mi capitò spesso che sottoponessero alla mia ammirazione la loro bustina di polvere bianca. Quello che mi colpiva era la bramosia con cui la guardavano che cozzava quasi fisicamente con la mia assoluta indifferenza. (In effetti l’unica polverina bianca che in certe circostanze difficoltose può stimolare il mio desiderio è il bicarbonato). 20 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Motivazioni In linea di massima possiamo dividere le motivazioni al suicidio in tre classi: 1) personali: via d’uscita e fuga da una situazione che, nell’ambito della mentalità personale, non permetta più di vivere. Per malattia e sofferenza interminabili e irrisolvibili 11: a) malattia organica inguaribile che comporti sofferenza e perdita di autonomia e dignità, 12 b) malattia psichica, che solitamente non è la causa del suicidio, ma la ragione che lo determina. 13 Per ragioni concettuali: a) perdita dell’onore, b) perdita di ciò che si considera essenziale per vivere (potere, ricchezza, l’oggetto amato, eccetera), c) punizione di sé. 2) Relazionali: 3) Sociali: a) protesta, b) manipolazione e ricatto (tentati suicidi), C) punizione di altri. a) azione stimata ed esaltata dalla propria cultura, b) protesta e dimostrazione estrema. Questa divisione non sempre è netta: ad esempio l’attentatore islamico o il kamikaze giapponese, possono avere sia motivi personali (l’accesso al paradiso) sia motivi sociali e patriottici (portare vantaggi al proprio gruppo e danni al nemico). Non finché c’è vita c’è speranza ma finché c’è speranza ci si mantiene aggrappati alla vita. 11 12 Penso che i suicidi dei malati di Alzheimer avvengano in un momento di lucidità, come le loro crisi di disperazione. E che in molte malattie totalmente invalidanti l’impossibilità di suicidarsi sia la vera tragedia. 13 Cioè non ci si suicida per la pazzia ma per fuggire dalla pazzia (depressione, paranoia eccetera). Nella maggior parte dei casi l’atto viene compiuto non in momento di acuzie, ma in un momento di lucidità. Vol. I - 2006 Editoriale 21 E le modalità: a) rapide e violente, b) lente, c) dolorose, d) indolori. Alcune con una potenziale via di fuga e di ripensamento, altre, in particolare quelle rapide e violente, come buttarsi da un ponte, assolutamente irreparabili. Può essere realizzato in modo palese ed indubitabile o dissimulato. Nel secondo caso per ragioni religiose (la religione cattolica vieta il seppellimento di un suicida in terra consacrata) od economiche (le assicurazioni non pagano ai superstiti). Oppure può essere dovuta anche alle mode del periodo. Negli anni cinquanta in certi ambienti erano di moda i barbiturici, dal sonno si scivolava dolcemente nella morte. Tecnica che oggi con psicofarmaci mortali solo a quantità difficilmente assumibili è inattuabile. Identificazione e prevenzione Chi ne parla non lo fa, 14 ed effettivamente chi lo ha fatto non ne ha mai potuto parlare con nessuno (almeno in questo piano dell’esistenza). Questo che può sembrare un vecchio adagio non è frutto di preconcetti ma dell’esperienza. Chi abbia, come me, una certa esperienza di vita ed una lunga pratica medica, psicoterapeutica o psichiatrica non è improbabile abbia avuto suicidi fra i propri conoscenti, pazienti ed ex pazienti: sicuramente ogni volta si è stupito, perché non avrebbe mai potuto pensare che quella data persona si sarebbe potuta suicidare. Questo riguarda persino pazienti in psicoterapia, situazione in cui di solito si aboliscono le barriere e ci si confida globalmente. Quindi è impossibile prevenire il suicidio “vero” visto che chi lo commette raramente sbaglia. Ammesso e non concesso che possa esistere un metodo, come ad esempio una batteria di tests, per identificare con sicurezza il caso 14 Se escludiamo i tentati suicidi, manipolatori e ricattatori, accuratamente calibrati per rimanere solo tentati. 22 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi di un possibile suicida, questo potrebbe solo far emergere una disponibilità ideologica e teorica a compierlo (naturalmente in certe ben determinate situazioni assolutamente personali). 15 15 Io, ad esempio, in condizioni invivibili e senza nessun’altra via di fuga non sarei alieno a questa scelta. Ma questo lo scrivo ora, quando questa vitaccia, seppur problematica ed incasinata, è vivibile. Non mi sentirei di escludere, data la mia testa dura e il mio carattere, che, nonostante abbia una certa sicurezza di non aver paura della morte, potrei lottare fino all’ultimo respiro. (R. A. di B.) Vol. I - 2006 Editoriale 23 BIBLIOGRAFIA Arone di Bertolino R. - L’elaborazione del lutto. (Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Vol.2-1998, S.M.I.P.I. Casalecchio di Reno BO) Battacchi M. - Trattato enciclopedico di Psicologia dell’età evolutiva. (Padova: Piccin 1989) Cantoni. L. -“Il suicidio” (da “Voci per un Dizionario del Pensiero Forte”, a cura di I.D.I.S.) Durkheim E. (1897) - Le suicide. (Paris: P.U.F., 1960) Durkheim E. - Sociologia del suicidio. (Roma. Newton Compton, 1974) Freud S. (1915) - Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte. (Opere, vol. VIII, Torino: Boringhieri, 1976) Freud S. (1917) - Lutto e melanconia. (Opere, vol. VIII, Torino: Boringhieri, 1976) Lodi M. - Suicidio. (dalla rivista “Attualità in Psicologia”, vol. 6, n.4, 1991, EUR editore) Rigon G. e Poggioli D.G. -Suicidio e tentato suicidio nell’infanzia e nell’adolescenza. Commenti alla più recente letteratura. (dalla rivista “Imago”, II, 141-166, 1997) 24 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Riccardo Arone di Bertolino, Federica Panzanini IL SUICIDIO Parole chiave: suicidio. RIASSUNTO Gli autori, dopo un breve excursus storico e sociale, propongono alcune considerazioni sul suicidio, soprattutto per sfatare il concetto che questo sia dovuto ad un raptus improvviso ed immotivato, spiegazione erroneamente molto diffusa. Prendono in considerazione in particolare le persone cosiddette normali e le nevrosi. Concludono come non vi siano possibilità certe di identificazione e quindi di prevenzione. Riccardo Arone di Bertolino, Federica Panzanini THE SUICIDE Key words: suicide. SUMMARY The Authors, after a short historical and social excursus, suggest some remarks about suicide, especially for exploding the concept that suicide is caused by a sudden and unjustified raptus, which is a wrongly widespread explanation. They especially take into consideration so called normal and nevrotic people. They conclude that it is impossible to prevent suicide because there are not sure possibilities of identification. Gli Autori Dr. Riccardo Arone di Bertolino Presidente della Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Via Porrettana 466 40033 CASALECCHIO di RENO BO Dr.ssa Federica Panzanini, S.M.I.P.I. psicologa, Specialista in Formazione in Psicoterapia Via Vasari 32 40128 BOLOGNA BO tel. 051.357355 - 328.6848503 Vol. I - 2006 Editoriale 25 Vito Veccia MATEMATICA E IPNOSI: LA CRISI DEL METODO SCIENTIFICO Ovvero: la forma delle piramidi nell’antico Egitto insegna che fin dall’antichità gli uomini avevano la tendenza a lavorare man mano sempre meno... Parole chiave: matematica, ipnosi, religione, metodo scientifico. Difficile trovare un sodalizio tanto variegato! In realtà materie così diverse trovano analogie sorprendenti se analizzate su prospettive solo in apparenza speculative. L’una cardine del cosiddetto “metodo scientifico” e l’altra apparentemente del tutto fuori dall’ambito di applicabilità di questo metodo. Ma non è così. In medicina esiste tutta una serie di pubblicazioni e lavori basati su procedure complesse, vari livelli di sperimentazione ormai codificati e procedure “standardizzate” che di fatto “ingessano” la ricerca ed evitano che il sistema possa in qualche modo produrre procedure, scoperte, farmaci eccetera non sperimentati secondo le regole del “metodo scientifico”. Una prima osservazione è che i costi e la durata dei vari protocolli sperimentali appaiono in prima battuta come un argine insuperabile per alcune ipotesi di ricerca e si appalesa una funzione di rallentamento utile a preservare gli interessi di coloro che in precedenza vi hanno investito. C’è anche un aspetto morale nelle sperimentazioni, per esempio nei protocolli “in cieco” e “doppio cieco”: se da un lato si esaltano le proprietà del placebo versus “nuo- 26 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi vo farmaco”, dall’altro si dimentica come ad una richiesta di terapia da un lato si dà un nuovo farmaco (che proprio perché in sperimentazione non dà garanzie di funzionamento) e dall’altra semplicemente uno “zuccherino” per misurare i supposti “effetti psicologici” legati alla semplice somministrazione. In caso di patologie di un certo impegno la cosa certamente diventa di interesse deontologico e forse penale. Ma in nome della scienza, si sa, tutto è possibile. Così diventa possibile anche il non confrontare farmaci diversi nei protocolli sperimentali per stabilire quale sia il migliore in quello specifico ambito. Soprattutto sarebbe interessante scoprire che razza di contenzioso (non legale, ma “scientifico”) si aprirebbe tra le varie case farmaceutiche, ricercatori di fama, Istituti di ricerca, eccetera. La matematica e la statistica sono certamente i cardini di questa impalcatura, i nuovi Dei, o meglio i mezzi che consentono di stabilire verità “immutabili” o presunte tali e di escludere “a priori” tutto quello che non rientra nei “modelli” (oggi così in voga) dichiarando spesso “inaccettabili” o “non significative” osservazioni attendibili, ma in contrasto con essi. Spesso tali modelli vengono considerati talmente validi da porre alcuni ricercatori, matematici e filosofi di fronte al problema (dei problemi) delle motivazioni alla base della correttezza delle osservazioni qualora in linea con le previsioni dei modelli. Ma il “metodo scientifico” così come viene proposto ed interpretato è l’unica strada percorribile (e poi che c’entra la matematica con l’ipnosi...)? Esistono altre metodiche “assolutamente scientifiche” ma con il difetto di costare meno e di permettere “un controllo” sulle prestazioni che in ultima analisi nessuno vuole? La risposta è controversa, anche se lo scrivente è del parere che tali metodiche, non nuove per la verità, esistano. Per esempio: mettere la curva di sopravvivenza (o di mortalità) in funzione di un’unica variabile (come qualcuno ha già fatto) potrebbe, solo ai fini della sopravvivenza, costituire una traccia su cui confrontare i risultati di vari interventi, terapie eccetera ai soli fini della sopravvivenza (ovvero: di quanto aumenta la sopravvivenza il tuo intervento, farmaco eccetera? Risposta: per esempio 2%. Si fa x + 2% = e si traccia la curva “attesa” ovvero il metro di misura dei risultati. Figuriamoci se poi qualcuno Vol. I - 2006 Editoriale 27 con un approccio analogico fosse così ardimentoso di passare anche ad altri parametri… roba da rabbrividire)! La stessa matematica ad una critica non superficiale appare inoltre come un modello “non scientifico” e basata su aspetti convenzionali e discutibili (le cui basi sono fonte di impegnative discussioni e “strappi traumatici”, vedi Kant, Goedel, Penrose eccetera). Comunque dopo circa 4000 anni (!) finalmente abbiamo la pretesa di aver compreso il perché di tutti i postulati euclidei. Gli stessi naturalmente hanno una validità limitata alle sole geometrie dette euclidee. Ma tutti i postulati geometrici non tengono conto della loro origine: ovvero la necessità a fini concreti di misurare. Questo va bene per misurare un campo o una tovaglia, ma siamo in grave difficoltà quando cerchiamo di misurare con estrema precisione la lunghezza, per esempio di un foglio di carta. Tralasciando le teorie degli errori (supponendo quindi di non commetterne) ci accorgiamo che mano a mano ci si sposta nei decimali tanto più diventa imprecisa la nostra misura fino a dover utilizzare funzioni probabilistiche per descrivere una realtà apparentemente deterministica (si pensi al moto dell’ultimo elettrone degli atomi estremi del foglio e della sua posizione diversa (semplificando e banalizzando ovviamente!) istante per istante. Questo effetto, trascurato ovviamente nelle varie geometrie e nelle varie definizioni (come quelle derivate ed integrali), semplicemente introduce una discrepanza tra geometrie, matematiche e realtà. Per questo la non applicabilità del metodo scientifico a pratiche “psicologiche” (fatto salvo naturalmente la “psicologia sperimentale”) non è che sia poi così deleteria, in fondo. Comunque “apparentemente” essenziale è la relazione fra materia e mente. Da un punto di vista ontologico, si possono distinguere almeno tre diverse posizioni: 1) il materialismo che nega l’esistenza della mente a qualunque livello; 2) il mentalismo che ne ammette l’esistenza a qualche livello; 3) il panpsichismo che assegna proprietà mentali a ogni entità fisica. Da un punto di vista epistemologico le possibilità sono invece molteplici, a seconda che si considerino le due categorie riducibili o 28 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi irriducibili. La riducibilità delle categorie si chiama monismo e può essere almeno di tre tipi: - materialista se la mente è riducibile alla materia; - idealista se la materia è riducibile alla mente; - neutro se mente e materia sono riducibili a qualcosa di più fondamentale. L’irriducibilità delle due categorie si chiama invece dualismo e può essere di quattro tipi: - fisico se la materia guida la mente; - animista se la mente guida la materia; - interazionista se le due categorie si influenzano reciprocamente; - indipendente se le due categorie procedono parallelamente senza influenzarsi. Come noto le grandi religioni non adottano posizioni univoche sull’argomento, per esempio il buddismo afferma che la mente è un’illusione da cui bisogna liberarsi. L’induismo, al contrario, vede la materia come un’illusione da cui bisogna liberarsi. Il taoismo riduce sia la materia che la mente al Tao. Il cristianesimo, infine, vede la materia mortale, e la mente immortale e immateriale. A dire il vero il concetto di anima nasce dopo Gesù. In Grecia con la necessità di ammettere una sopravvivenza dopo la morte materiale visibile a tutti: questo dualismo, insieme alla visione pessimistica dell’epoca, ha portato alle varie pratiche masochistiche di afflizione del corpo per far emergere un’anima in qualche modo “prigioniera”. D’altra parte neppure la scienza adotta posizioni univoche: per la neurobiologia la mente è descrivibile in termini puramente fisiologici (il cervello produce pensieri come il rene produce urina); per la teoria dei sistemi la mente è un epifenomeno di sistemi biologici sufficientemente complessi; per l’intelligenza artificiale mente e materia sono paragonabili al software e al hardware dei computer ed infine la matematica moderna “tende” a ridurre sia la materia che la mente agli insiemi. Fino a quando la fisica ha mantenuto l’indirizzo materialistico e deterministico è stato impossibile far rientrare in essa i fenomeni Vol. I - 2006 Editoriale 29 mentali, a causa di alcune loro caratteristiche ritenute peculiari quali l’immaterialità e il non determinismo (libertà e libero arbitrio: basti pensare alle difficoltà, ancora oggi anche in ambito psichiatrico nel trovare una convergenza sufficientemente condivisa). L’avvento della meccanica quantistica, e la descrizione probabilistica degli eventi (vedi sopra) sembra però aver aperto la possibilità di coerenti descrizioni fisiche della mente, sia moniste che dualiste. Potrebbe ritenersi ormai prossimo il superamento dell’attuale situazione paradossale, in cui si possiedono precise teorie scientifiche dei fenomeni materiali che si conoscono indirettamente attraverso i sensi, ma solo vaghe teorie filosofiche dei fenomeni mentali e dei loro effetti che si conoscono invece direttamente attraverso l’introspezione. Non esiste allo stato attuale una soddisfacente teoria quantistica della mente anche se molti fisici autorevoli e titolati si sono avventurati su terreni speculativi senza risultati ad oggi convincenti. Conclusioni In definitiva, neppure le scienze “esatte” ci aiutano a comprendere un mistero come quello della mente e della nostra esistenza. Parafrasando il Vangelo si scopre che anche nella S.M.I.P.I. l’Uomo (con la U maiuscola - non a scapito delle donne naturalmente!) va messo al primo posto insieme all’affermazione che è “buono e giusto” tutto quello che fa bene all’uomo ed è “sbagliato” tutto quello che gli fa male. Gesù anche per aver detto questa semplice verità è finito sulla croce per mezzo dei romani su condanna della Chiesa del tempo perché bestemmiatore: la speranza dello scrivente è che Riccardo non faccia la stessa fine per aver scoperto e messo in pratica le stesse semplici cose! 30 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Bibliografia Jean-Pierre Luminet - La segreta geometria del cosmo. (www.raffaellocortina.it ) Carl B. Boiler - Storia della matematica. (Mondadori) J. Gribbin - Q come Quanto. (Macro Edizioni) Scritti di Padre A. Maggi (http://www.studibiblici.it/) J. Satinover - Il Cervello Quantico. (Macro Edizioni) Brian Greene - L’Universo elegante. (Einaudi) V. Veccia - Relationship between aging and cancer. (Gerontologija 1/2000) A. Basso, V. Veccia, N.Masera, L. Piantanelli - Delayed recovery of Lymphocite B-Adrenoceptors in Thyroidectomized Aging patients. (Gerontology 1993;39:327-333) L. Piantanelli - A mathematical model of survival kinetics... (Arch. Gerontol. Geriatr., 5 (1986) AGG00142) Schettwein-Gsell D. (1970) - Survival curves of an old age rat colony. (Gerontologia, 16, 111-115) Snedecor G.W. and Cochran W.G. (1972) - Statistical Methods (The Iowa State University Press, Ames, Iowa, USA) · Brown K.S., Forbes W.F. (1974) - A mathematical model of aging processes. (J. Gerontol., 29, 46-51) Brown K.S. and Forbes W.F. (1974b) - A mathematical model of aging processes. (II. J. Gerontol., 29,401-409) Vol. I - 2006 Editoriale 31 Calden W.A. (1982) - The relationship of the Gompertz constant and maximum potential lifespan to body mass. (Exp. Gerontol., 17, 383-385) Donato H.Jr., Hoselton M.A.. Sohal R.S. (1979) - An Analysis of the effects of individual variation and selective mortality on population averages in aging populations. (Exp. Gerontol., 14, 133-140) Gompertz, B. (1825) - On the nature of the function expressive of the law of human mortality, and on a new mode of determining the value of life contingencies. (Philos. Trans. Roy. Soc. London, 252-253) Mode C.J., Ashleigh R.D., Zawodniak A., Baker G.T. (1984) - On statistical tests of significance in studies of survivorship in laboratory animals. (J. Gerontol., 39, 36-42) Pakin Y.V., Hrisanov S.M. (1984) - Critical analysis of the applicability of the Gompertz-Makeham law in human populations. (Gerontol., 30, 8-12) Barabaschi S., Tasselli R. - Elementi di servomeccanismi e controlli. (Zanichelli Bologna, 1974) 32 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Vito Veccia MATEMATICA E IPNOSI: LA CRISI DEL METODO SCIENTIFICO Parole chiave: matematica, ipnosi, religione, metodo scientifico. RIASSUNTO L’Autore tenta un approccio “impossibile” per dimostrare un parallelismo (non dimostrabile) tra metodiche “scientifiche” e metodiche “non scientifiche”. L’abisso del vuoto filosofico sembra avvolgere irrimediabilmente e senza speranza ogni tentativo, proprio dell’uomo, di ridurre per forza ogni cosa ad “una causa”, ovviamente all’interno di un ben “determinato modello” o legge fisica. Il rischio, dopo un’attenta lettura, è che il riferimento alle piramidi possa apparire “scientificamente corretto”. Il problema vero dell’ipnosi è che, in fondo, funziona! Vito Veccia MATHEMATICS AND HYPNOSIS THE CRISIS OF SCIENTIFICS METHOD Key words: mathematics, hypnosis, religion, scintific method. SUMMARY The autor tries a kind of “impossible” approach in order to demonstrate a parallelism (undemostrable) between “scientific” and “non scientific” methods. The phylosophic vacuum seems to wrap without any kind of hope and/or remedy, all the temptatives to refer everything to a “cause”, obviously included within a well know “determined model”. The risk is, following a deep reading, that the reference to the piramyds could appear “scientifically correct”. The hypnosis real problem is... that finally it works! L’Autore Dr. Vito Veccia, Terapeuta S.M.I.P.I. medico, specialista Psichiatria, Tenente Colonnello E.I. Via Scandali 20 - 60122 ANCONA AN - tel. 347.4961351 Vol. I - 2006 Editoriale 33 Massimo Della Siega L’AMBITO LEGALE DI APPLICAZIONE DEI PRINCIPI PSICOTERAPEUTICI E DELL’IPNOSI PER IL LAUREATO IN ODONTOIATRIA “Si tratta di profondissime differenze psicologiche, che è necessario riconoscere e tenere presenti. Supporre che esista una sola psicologia, un solo principio psicologico fondamentale, significa accettare l’insopportabile tirannia del pregiudizio pseudoscientifico dell’uomo normale.” CARL GUSTAV JUNG - (TIPI PSICOLOGICI. 1920) “Aschenbach fu all’improvviso conscio di una strana dilatazione del suo animo, di una sorta di vaga irrequietudine, di un desiderio giovanile di terre lontane, un sentimento così vivo, così nuovo o almeno da tanto inconsueto e disappreso che, le mani dietro la schiena e lo sguardo a terra, si arrestò su due piedi, per indagare natura e scopo di quella sensazione.” THOMAS MANN – (LA MORTE A VENEZIA. 1912) Parole chiave: Ipnosi, Psicoterapia, Odontoiatria. Introduzione La nascita nel 1980 del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi dentaria, a seguito della necessità per il nostro Paese di adeguarsi alle risoluzioni della Comunità Europea e la conseguente istituzione della professione sanitaria di Odontoiatra, regolata da apposito Albo tenuto dagli Ordini provinciali dei Medici, hanno fatto nasce- 34 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi re una serie di ovvie ed annose disquisizioni sui limiti operativi legalmente riconoscibili per il laureato in Odontoiatria. Quest’ultimo è un operatore sanitario che agisce da specialista su un apparato che fa parte integrante (sotto tutti i punti di vista) di un organismo più complesso, necessariamente definito e considerato “essere umano”. La necessità di “gestione” terapeutica del singolo soggetto – paziente, in particolare per ragioni odontoiatriche, non può prescindere da una valutazione e da un’azione “psicologica” in senso assai ampio. Per non parlare della vasta patologia di pertinenza odontoiatrica la cui eziologia “psichica”, come causa o concausa, è di sempre più frequente riscontro clinico. Questo scritto vuole avere l’obiettivo di focalizzare i principi giuridici ed avanzare alcune logiche considerazioni nel merito dell’oggetto, con la presunzione magari di dare un’occasione di approfondimento in più a chi troppo spesso parla senza conoscere. Il substrato giuridico. A più riprese, per svariati motivi, la magistratura è dovuta intervenire per esprimere giudizi di merito sulla natura medica o “ipomedica“ del laureato in odontoiatria. La giurisprudenza, in ogni ambito espressa, ha ormai assunto caratteristica di univocità nel riconoscere il ruolo medico – specialistico dell’odontoiatra, considerando l’iter formativo, specifico e distinto, come un’esigenza di “super-specializzazione” e non come una prova di negazione della pienezza del ruolo di medico (cioè di “colui che cura”) del laureato in odontoiatria. L’attuale Codice di Deontologia Medica, carta fondamentale che dà spessore e caratterizzazione etica e pratica ai depositari della pubblica salute, non facendo distinzione di sorta, all’articolo 1 definisce testualmente: “Il codice di Deontologia Medica contiene principi e regole che il Medico Chirurgo e l’Odontoiatra, (…), di seguito indicati con il termine di MEDICO, devono osservare nell’esercizio della profes- Vol. I - 2006 Editoriale 35 sione.” La Legge 409/85 e successive modifiche, istitutiva della professione sanitaria di Odontoiatra, all’articolo 2 stabilisce l’ambito di attività medico - specialistica dell’odontoiatra: “Formano oggetto della professione di odontoiatra le attività inerenti alla diagnosi ed alla terapia delle malattie ed anomalie congenite ed acquisite dei denti, della bocca, delle mascelle e dei relativi tessuti, nonché alla prevenzione ed alla riabilitazione odontoiatriche. Gli odontoiatri possono prescrivere tutti i medicamenti necessari all’esercizio della loro professione.” . Per questo la giurisprudenza non può che essere univoca: l’affermazione del legislatore “ …le attività inerenti alla diagnosi ed alla terapia… nonché alla prevenzione…” non pone limiti alle modalità d’intervento che può quindi essere medico, chirurgico, farmacologico e – perché no – psicoterapeutico, allorquando l’obiettivo è la terapia di un’affezione che interessi l’apparato stomatognatico. Ma per “attività inerenti” di una prassi di prevenzione, diagnosi e terapia, sono oltremodo considerabili tutte quelle azioni indispensabili a far sì che l’azione medica possa e debba avvenire senza rischi o complicanze per il paziente. Quindi sono legalmente riconosciuti tutti quegli atti medici di richiesta di esami strumentali e di visite specialistiche, di somministrazione di farmaci non strettamente odontoiatrici (…tutti i medicamenti necessari…) o altro, purché finalizzati, direttamente o indirettamente, all’attività medico-chirurgica su “denti, bocca, ossa mascellari e relativi tessuti”. È quindi facilmente sostenibile anche la necessità, in alcuni casi, di agire sulla psicologia del soggetto per favorirne o permetterne l’accettazione di una terapia, quella odontoiatrica, spesso oggetto di veri e propri atteggiamenti fobici da parte dei pazienti. Tale obiettivo può essere perseguito con mezzi farmacologici (benzodiazepine, protossido d’azoto, eccetera) o con altri mezzi medici: quindi anche con interventi psicoterapeutici e l’ipnosi. Infatti il modello dei contenuti didattico – professionalizzanti dell’insegnamento universitario della materia “Anestesiologia e Rianimazione in Odontoiatria”, approvato dall’“European Federation for the advancement of anestesia and dentistry”, rispettoso delle norme europee e dell’ordinamento italiano, nella sezione “Seda- 36 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi zione non farmacologica” inserisce: “metodi psicologici e comportamentali; strategie interpersonali; tecniche di rilassamento; tender loving care; IPNOSI”. L’odontoiatra dovrà sempre agire con finalità odontostomatologiche e, come qualsiasi altro medico specialista, risponderà in caso di lesioni personali per colpa, se ha avuto una condotta imprudente, negligente, imperita o non rispettosa di codici o regolamenti. La preparazione universitaria Qualcuno, soprattutto all’inizio, obiettava che il laureato in odontoiatria non avesse la preparazione universitaria sufficiente a sostenere una funzione “estensiva” del ruolo conferitogli dalla legge; come se la laurea in Medicina e Chirurgia e l’abilitazione dessero di per sé ad ogni giovane medico, oltre che la possibilità legale, anche la capacità teorico - pratica di svolgere da subito ogni aspetto della professione di medico chirurgo. Anche i Corsi di Laurea in Odontoiatria sono inseriti nelle Facoltà di Medicina italiane e ne condividono vizi e virtù. Gli insegnamenti sono afferenti alle cliniche e agli istituti universitari ed i docenti sono il frutto della selezione per “titoli ed esami”, che nessuno può mettere in dubbio indiscriminatamente. I programmi sono vasti e se ben svolti, con la giusta dedizione, dai docenti e dai discenti, possono conferire ottime basi per iniziare la pratica clinica. Poi, come in qualsiasi tempo e luogo, “è la patologia a fare il medico” e quindi è il confronto quotidiano con la realtà del paziente e dei suoi problemi di salute, l’esperienza, il vissuto; è il “sofferto che arricchisce quando metabolizzato (Arone di Bertolino)”. Per quanto riguarda il piano di studi universitario, prima della riforma degli ordinamenti la preparazione strettamente psicologica e psichiatrica dell’odontoiatra avveniva attraverso le “Nozioni di sviluppo psicologico del bambino” nell’ambito della materia “Odontoiatria Pediatrica” e gli “Elementi di psichiatria” nel programma dell’esame di “ Neuropatologia e Psicopatologia”. Essendo attualmente in vigore la formula dei crediti formativi risul- Vol. I - 2006 Editoriale 37 tano più ampi i margini per le singole sedi di attivare insegnamenti attinenti ai vari ambiti ed in alcuni piani di studio possono essere comprese materie quali “ Psicologia” , “Sociologia generale”, “Bioetica”, eccetera. Forse ancora poco per il formarsi di una salda cultura “psicologica” ma, fatte le debite proporzioni, è la stessa carenza di base che molti lamentano nell’iter formativo del Medico Chirurgo. Ecco quindi l’importanza di favorire per i laureati in Odontoiatria l’accesso post - laurea ad occasioni di approfondimento di queste tematiche essenziali per un buon svolgimento della professione. Gli ambiti d’applicazione della psicoterapia in odontoiatria Abbiamo già visto quali possibilità d’intervento “psicoterapeutico” possano essere richieste nell’approccio odontoiatrico di routine. Facendo un esempio, le tecniche ipnotiche che permettano il controllo o la ristrutturazione dell’“odontoiatrofobia” o che agiscano con possibilità di anestesia o analgesia, sono considerabili come una grande opportunità per la qualità della prestazione odontoiatrica, a beneficio del paziente. Ma che dire di terapie della psiche che possano incidere sulle patologie dell’apparato orale che hanno una chiara origine psicosomatica o somatopsichica? Basta citare alcuni esempi eclatanti. · Disordini cranio mandibolari: è ormai accertata l’importanza del ruolo anche di fattori psicologici nella genesi della patologia delle articolazioni cranio mandibolari, in particolare per il danno causato dalla componente della discinesia muscolare; inoltre, nell’insorgenza e nell’intensità del dolore, articolare o muscolotensivo, la psiche del soggetto è un fattore primario. Anche la terapia di alcune di queste affezioni può essere positivamente influenzata da interventi psicoterapeutici, in particolare al momento della ricerca di un nuovo equilibrio neuromuscolare sul quale finalizzare protesicamente od ortodonticamente il caso. · Parafunzioni: serramento e bruxismo, trovano origine e mantenimento in meccanismi sui quali la psiche ha una funzione 38 · · · · · Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi determinante. Cefalea tensiva ad origine dai muscoli masticatori: muscolo temporale, muscolo massetere e muscoli pterigoidei possono dare origine a sindromi dolorose cefaliche o facciali, per le quali tecniche di rilassamento “centrale” possono essere validi coadiuvanti o risolventi. Odontalgie atipiche, sindromi del dente “fantasma”, eccetera: condizioni di disagio psichico che possono essere rappresentate con costruzioni di componenti algiche non sostenute da ragioni organiche obiettivabili. In questi casi la psicoterapia dovrà essere prevedibilmente articolata e quindi affidata a psicoterapeuti professionisti. L’importante comunque è saper ipotizzare o riconoscere la condizione anomala, per non aggiungere, al problema di base, lesioni da “over treatment” odontoiatrico. Herpes labiale o intraorale ricorrente: il virus dell’herpes simplex stazionante cronicamente nei gangli nervosi può determinare lesioni superficiali anche fortemente invalidanti in particolari stati di stress psico-fisico. Le tecniche ipnotiche possono essere risolutive (Arone di Bertolino). Condilomi della mucosa orale: anche in queste lesioni di probabile origine virale la psicoterapia ipnotica può avere un’applicazione determinante (Arone di Bertolino). Lichen Ruber Planus: una patologia che può colpire la mucosa orale e della lingua, per la quale l’ipnosi può trovare applicazione terapeutica (Arone di Bertolino). Afte: trattamento ipnotico come nell’herpes recidivante (Arone di Bertolino). Potenzialità di preparazione alla gestione professionale Una preparazione psicologica e psicoterapeutica può inoltre essere considerata una buona base per un ulteriore sviluppo delle capacità “gestionali” dell’odontoiatra. Il dentista libero professionista (la quasi totalità degli specialisti) oltre che un clinico deve saper essere anche buon amministratore della propria “mini” azienda sanitaria. Il rapporto con il personale, Vol. I - 2006 Editoriale 39 con i collaboratori, con i fornitori, con la pubblica amministrazione, eccetera esula dal classico rapporto medico – paziente ed assume invece caratteristiche più spiccatamente manageriali, di “comunicazione” in senso lato. Si sta da tempo affermando una branca specialistica, con tanto di riviste del settore, congressi nazionali ed internazionali, corsi specifici, che potremmo definire del “management odontoiatrico”. Una preparazione dell’odontoiatra che gli permetta di capire meglio l’essere umano e la sua unicità, sotto tutti gli aspetti, non può che favorirne la crescita professionale anche da questo ormai non secondario punto di vista. Conclusioni Appare quindi scontata l’importanza che anche il laureato in odontoiatria e protesi dentaria possa e debba formarsi una salda cultura “psicologica” per l’esercizio della propria professione medica, con la possibilità, se lo ritenesse opportuno, di abilitarsi all’uso diretto di principi e tecniche psicoterapeutiche, come l’ipnosi, al fine di poter direttamente rispondere ad alcune esigenze dei propri pazienti. Ovviamente, l’obbligo imposto dal codice di Deontologia e dalle leggi di operare sempre secondo scienza e coscienza, mette l’odontoiatra, come qualsiasi altro medico, nelle condizioni di dover in ogni caso agire forte di sicure conoscenze teoriche e di una sensibilità fatta di prudenza e perizia nell’azione pratica. 40 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Bibliografia 1) AA.VV. “Guida all’esercizio professionale per i Medici Chirurghi e gli Odontoiatri”. F.N.O.M.C.eO. (Edizioni Medico Scientifiche). 2) Arone di Bertolino R. (a cura di AA.VV.) “L’Ipnosi per un medico” (Edizioni Martina. 2003). 3) Appunti delle lezioni del Corso Master in Psicoterapia ed Ipnosi, S.M.I.P.I., Bologna, Anni Accademici 2001-02, 2002-03, 2003-04, 2004-05. 4) Appunti delle lezioni del Master in Diagnosi e Terapia dei disordini Cranio – Mandibolari. Università degli Studi di Udine. Anno Accademico 2001-02. 5) “Codice di Deontologia Medica”. Approvato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Roma. 6) De Michelis B., Modica R., Re G. “Trattato di Clinica Odontostomatologica”. (Edizioni Minerva Medica - Vol. I e II .) 7) Manani G. “Editoriale”. Journal of dental Anestesia n. 2/2003. 8) Montagna F., De Leo D., Carli P.O. “La responsabilità nella professione odontoiatrica”. (Edizioni Promoass.) Vol. I - 2006 Editoriale 41 Massimo Della Siega L’AMBITO LEGALE D’APPLICAZIONE DEI PRINCIPI PSICOTERAPEUTICI E DELL’IPNOSI PER IL LAUREATO IN ODONTOIATRIA Parole chiave: Ipnosi, Psicoterapia, Odontoiatria. RIASSUNTO L’Autore analizza le possibilità applicative dei principi e delle tecniche psicoterapeutiche, in particolare dell’ipnosi, per il laureato in Odontoiatria e protesi dentaria, nell’ambito della propria attività specialistica. L’analisi interessa aspetti giuridici e considerazioni di applicabilità pratica. Massimo Della Siega PSYCHOTHERAPY AND HYPNOSIS: LEGAL RANGE OF APPLICATION FOR DENTISTRY GRADUATES Key words: psychotherapy, hypnosis, dentistry. SUMMARY The author analyses how the dentistry graduate can use psychotherapy and hypnosis within his own activity as a specialist. The article deals with legal aspects and considerations of practical applicability. L’ Autore Dott. Massimo Della Siega, Socio esperto della S.M.I.P.I., Laurea Specialistica in Odontoiatria e protesi dentaria. Master in Fisiopatologia dell’apparato stomatognatico: Diagnosi e terapia dei Disordini Cranio - mandibolari. Iscritto all’elenco degli Esperti in Odontoiatria Legale della Associazione Nazionale Dentisti Italiani. “Cultore della materia” presso l’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Udine. Via Sabbionera, 145/a, 33053 Latisana UD tel. 043150791 – 333.4714882, E-mail [email protected] CONTRIBUTI TEORICI Vol. I - 2006 Contributi Teorici 45 Alessio Fagugli ADOLESCENZA E DIFESE PSICHICHE Parole chiave: adolescenza, crisi di identità, meccanismi di difesa dell’IO, ascetismo, intellettualismo, acting-out, splitting, conformismo, anticonformismo. La fase adolescenziale è notoriamente una delle tappe più delicate del processo di maturazione dell’individuo. Questo periodo della vita è particolarmente difficile da affrontare in quanto si svolge tipicamente all’interno di una contraddizione di fondo tra uno stato di necessaria dipendenza nell’ambito familiare ed un forte anelito al raggiungimento dell’autonomia. Il compito cui si trova di fronte l’adolescente è complicato in quanto egli si trova essenzialmente impegnato su tre fronti: quello interno delle pulsioni, che vengono riattivate dal repentino sviluppo biologico, quello delle esigenze superegoiche, che, da poco costituitesi, iniziano a reclamare il loro soddisfacimento, e quello esterno, rappresentato dall’ambiente e dal rapporto con gli altri. È chiaro che le modalità con cui è possibile affrontare il processo adolescenziale è condizionato inevitabilmente dal contesto socioculturale in cui esso ha luogo. Vi è quindi una gamma molto ampia di situazioni ai cui estremi si hanno, da una parte, le società a struttura tribale in cui il processo adolescenziale è pressoché atraumatico, essendo regolato da riti di passaggio rigidamente strutturati, come ci riporta ad esempio l’antropologa Margaret Mead a proposito delle isole Samoa (1), e dall’altro le società a struttura complessa, in cui l’adolescenza si configura come una vera e pro- 46 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi pria «terra di nessuno», in cui il conflitto adolescenziale si esplica gioco-forza faticosamente in un periglioso percorso di formazione dell’identità che E. Erikson ha puntigliosamente studiato e descritto sotto la nota denominazione di «crisi di identità» (2). Uno dei problemi più importanti cui l’adolescente deve far fronte è dato dalla improvvisa e celere modificazione somatica che comporta, oltre ad alterazioni dell’immagine corporea, anche la maturazione dell’apparato genitale e, conseguentemente, delle reazioni a livello psicologico, derivanti dalla riaccensione del complesso edipico che, a suo tempo più o meno risolto e comunque relegato in secondo piano durante il periodo di latenza, fa riesplodere fantasie incestuose con i relativi sensi di colpa, nonché determina atteggiamenti masturbatori sostenuti dalla pressione delle spinte sessuali istintuali, che non trovano ancora una direzione «matura», si potrebbe dire, in senso adulto, per carenza di esperienza e di adeguati canali di espressione. L’altro sesso, infatti, è ancora vissuto come pericoloso o quanto meno poco conosciuto, il che spiega le fisiologiche manifestazioni «omosessuali» di affetto che coinvolgono i ragazzi e, in particolar modo, le ragazze. Del resto è riconosciuto il ruolo benefico del gioco dei fantasmi sessuali nell’approccio ad una vita sessuale «sana», appagante e matura, per cui è senz’altro foriero di difficoltà psicologiche il salto netto del gioco di questi vissuti sessuali a livello fantasmaticoimmaginativo, ed un ingresso d’emblée, in maniera improvvisa e troppo precoce, nella esperienza sessuale reale e concreta. Oltre alle modificazioni fisiologiche e pulsionali che impegnano l’adolescente, un altro grande movimento intrapsichico è legato all’esperienza di separazione dalle figure autorevoli dell’infanzia. Le esigenze di autonomia, ancora ben lontane dal poter essere appagate, si scontrano infatti inevitabilmente con il pericolo di«perdita dell’oggetto», intesa in senso psicoanalitico. Ciò implica la necessità di un vero e proprio lavoro di «elaborazione del lutto». La «perdita d’oggetto» che l’adolescente si trova a dover elaborare è un fantasma che si pone su due piani: in primo luogo sul versante dell’«oggetto primario», quello proprio della relazione diadica, che concerne il narcisismo, e che permette di paragonare l’adolescenza alla prima infanzia, quando ad essere implicata è ap- Vol. I - 2006 Contributi Teorici 47 punto la fase di separazione dall’oggetto materno. Su questo aspetto si sono soffermati vari autori, tra cui Kestemberg (3), Meltzer e soprattutto Masterson (4). Per dirla con M. Mahler, siamo in questo senso di fronte ad una seconda fase del processo di «separazione-individuazione». In secondo luogo la «perdita d’oggetto» si configura anche come perdita dell’«oggetto edipico» investito d’amore, ma anche di odio, e, quindi, in definitiva, di ambivalenza. Come dice A. Haim, «per conquistare la propria indipendenza l’adolescente è indotto a liberarsi dell’ascendente che i genitori hanno su di lui e a liquidare la situazione edipica» (5). Vi è dunque una radicale rimessa in discussione dell’imago parentale idealizzata e della sensazione di poter realizzare qualsiasi cosa, cioè dell’ideale megalomanico infantile. Gedance, Ladame e Snakkers rilevano che «un adolescente che vada incontro ad uno sviluppo normale vive dei momenti di depressione che sono inerenti al processo evolutivo nel quale si trova impegnato» (6). È chiaro che l’emergenza più o meno burrascosa di questi conflitti obbliga l’adolescente ad una reazione difensiva, realizzata mediante l’attuazione di quelle difese dell’IO cui egli ha avuto la possibilità, relativa alle diverse modalità di svolgimento dell’iter evolutivo psico sessuale precedente, di accedere. La ancora incompleta maturazione di molti meccanismi di difesa, l’essere alle prime armi nel poterne disporre con duttilità, eventuali pre-organizzazioni dello psichismo in senso psicotico o nevrotico, l’urgenza di servirsi dei meccanismi di difesa stessi, sono tutti fattori che rendono ragione della scarsa capacità di utilizzazione proficua di questi ultimi, o quanto meno della loro repentina ed ambigua intercambiabilità, alla base del polimorfismo sintomatologico del disagio adolescenziale. Alcuni meccanismi di difesa, in ogni caso, sembrano possedere delle peculiarità che li rendono più specifici dell’età in questione, e comunque sono utilizzati più frequentemente durante l’adolescenza. Uno di questi è l’ascetismo, ben descritto da Anna Freud nel 1958 (7). L’ascetismo può essere definito come un meccanismo di difesa consistente nel rifiuto di ogni gratificazione libidica. 48 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi L’inquietante ritorno adolescenziale dell’ Edipo, infatti, fa rivivere angosce di castrazione e sentimenti di colpa legati alla masturbazione. Le incessanti cariche libidiche cui l’adolescente è sottoposto le rende pericolose ai suoi occhi, cosicché egli cerca di riappropriarsi del controllo delle pulsioni al livello del corpo. Ecco allora adolescenti che si impongono rigidi compiti o restrizioni fisiche drastiche con un atteggiamento compulsivo, simulante una nevrosi ossessivo-compulsiva : fare molti chilometri di corsa, vestirsi in modo poco confortevole, sfidare le intemperie, rifiutare qualsiasi soddisfazione o piacere legato al corpo, astenersi da un determinato alimento, fatti, questi ultimi, che possono fungere da volano per l’innesto o lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare (anoressia, bulimia, anoressia-bulimia), con tutte le problematiche interconnesse. A ben guardare, però, dietro questo ascetismo si percepisce con una certa facilità il penoso tentativo dell’adolescente di esercitare un controllo sulle proprie pulsioni sessuali. Un altro meccanismo, sempre evidenziato da Anna Freud, è quello noto come intellettualizzazione, indirizzato questa volta ad un miglior controllo pulsionale a livello del pensiero. Si pensi a quegli adolescenti che si impegnano profondamente in discussioni filosofiche su temi esistenziali, sociali, politici, religiosi, storici e via dicendo. La natura difensiva di queste condotte mentalizzate, tuttavia, traspare senza difficoltà dal carattere «eccessivo» che esse assumono, in termini di adesione massiccia, immediata ed incondizionata a certe teorie o modelli di pensiero. Più brutale dei due meccanismi di difesa finora discussi appare l’acting out, sistema difensivo meno organizzato ma certamente più immediato come modalità di protezione dell’adolescente dalla interiorizzazione del conflitto e dalla conseguente sofferenza psichica che scaturisce dalla necessità di trovarvi una soluzione. Se, sul piano «egoistico», questo meccanismo di difesa riesce a tenere lontane dall’IO le problematiche inerenti i vissuti fantasmatici traumatizzanti adolescenziali, esso tuttavia si rivela alla fine controproducente, in quanto ostacola qualsiasi possibilità di progressiva maturazione psicologica dell’individuo, al punto tale che, alla fine, come in un circolo vizioso, la ripetizione incessante di tali «passaggi all’atto» resta spesso come l’unica via di uscita dalle diffi- Vol. I - 2006 Contributi Teorici 49 coltà adolescenziali, avendo bloccato il libero accesso a modalità difensive più mature. Lo «sfruttamento» massiccio di questo meccanismo di difesa dell’IO predispone poi allo sviluppo di psicopatie di diverso tipo, aprendo la strada alla carriera delinquenziale. Luigi Frighi annovera tra i meccanismi di difesa dell’IO tipicamente adolescenziali lo splitting (8), vale a dire la «scissione radicale» tra ciò che si ritiene cattivo in quanto appartenente al passato (ideali, prescrizioni, ruoli parentali) e ciò che si reputa esclusivamente buono perché nuovo. Come si vede, è notevole la somiglianza di questo meccanismo di difesa dell’IO con quello sdoppiamento delle imago che J. Bergeret ha evidenziato rappresentare il meccanismo di difesa tipico su cui si incardina l’«organizzazione borderline» o «stato limite» (9). L’imago, termine con il quale si intende, in psicoanalisi, il prototipo inconscio di personaggi che orienta elettivamente il modo in cui il soggetto percepisce gli altri (10), è un campo relazionale che il borderline è costretto a sdoppiare, onde evitare il rischio di una scissione a livello dell’IO, o, peggio ancora, di una vera e propria esplosione psicotica dell’IO stesso. Il borderline, dunque, finisce con il distinguere due differenti settori del campo relazionale, l’uno adattativo, nei cui confronti l’IO conserva una valutazione corretta della realtà, l’altro anaclitico, funzionante secondo una modalità meno realistica, ma senz’altro più utilitaristica, con cui l’IO, «deformato», come dice S. Freud (11), ma non tuttavia frammentato, si limita a delle relazioni organizzate secondo la dialettica dipendenza/ dominio. Senza dover negare la realtà in questo ultimo settore, l’IO distingue nei confronti dello stesso oggetto ora un’immagine positiva e rassicurante, ora un’immagine negativa e terrificante, senza possibilità di conciliare nello stesso tempo le due imago contraddittorie (12). Questo ultimo aspetto accomuna il borderline all’adolescente, spiega l’instabilità estrema del comportamento e dei pensieri dell’uno e dell’altro, e giustifica la sorprendente mutevolezza delle loro relazioni interpersonali. Alla stessa maniera si comprende il bisogno, condiviso sia dai borderline che dagli adolescenti, di separare gli oggetti esterni in rassicuranti da un lato ed inquietanti dall’altro, e l’incapacità di percepire in maniera matura la contemporanea duplice natura positiva e negativa che l’esperienza inse- 50 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi gna essere sempre insita nell’oggetto esterno. Questa impossibilità di far convivere gli oggetti buoni e quelli cattivi nello stesso oggetto, meccanismo alla base del dispendioso mantenimento dello sdoppiamento delle imago da parte dell’IO per assicurare comunque un certo grado di funzionamento psichico, è volta a prevenire la generalizzazione dell’angoscia intensa che deriverebbe dall’eventuale introiezione del temuto oggetto cattivo, al fine di proteggere il nocciolo dell’IO costruito intorno alle introiezioni positive dell’oggetto buono. (13) L’attivazione alternata di questi stati contraddittori dell’IO, accuratamente tenuti costantemente separati, che nel caso del borderline, come spiega Kernberg (14), serve a prevenire l’angoscia da perdita d’oggetto, e quindi una ferita narcisistica, nel caso dell’adolescente, invece, serve a preservare l’integrità nascente, o a scongiurare il rischio di dissolvimento di quella identità la cui conquista è il difficile compito esistenziale dell’adolescente. Come ultimi meccanismi di difesa caratteristicamente adolescenziali, io sarei propenso a parlare del conformismo e del suo opposto, l’anticonformismo. Entrambi sono parimenti coesistenti nell’adolescenza, e questo non stupisce, dato che ben si accorda con il carattere contraddittorio di questa fase della vita. Nel caso del conformismo, che si caratterizza essenzialmente come una accettazione piena ed acritica di un modo di pensare o di una ideologia dominante, che si esplica nell’adesione incondizionata alla moda che al momento va per la maggiore, o nell’inserimento in un gruppo di pari, quello che è già costituito o che è prontamente a disposizione, o che comunque gode di un certo prestigio a livello sociale, questo meccanismo di difesa è evidentemente al servizio di una conquista «facile» ed «aproblematica» dell’identità che, riconosciuta ufficialmente dagli altri, dia garanzia al soggetto che egli «esiste», e quindi possiede un «ruolo», ove con questo termine si intenda, con Talcott Parsons, «il complesso o l’insieme di aspettative da parte di una determinata società nei confronti del comportamento di un individuo che occupa una certa posizione in una catena di rapporti interumani». In definitiva il conformismo, inducendo una facile accettazione di mode del momento e di ideali collettivi, nonché una pronta adesione alla formazione di gruppi, difende l’adolescente contro Vol. I - 2006 Contributi Teorici 51 l’angoscia di solitudine e gli permette, come dice Frighi, di conquistare «una specie di carta d’identità sociale» (16). Oltre che come relais dell’Ideale dell’IO, come intermediario o mediatore dei sistemi di identificazione e di identità, il ruolo del gruppo può anche essere quello di luogo di esternalizzazione delle diverse parti dell’adolescente. Meltzer osserva che «grazie alla distribuzione delle parti del sé sui membri del gruppo, i bisogni masturbatori possono attenuarsi e i processi sociali messi in moto favoriscono, tramite la realizzazione nel mondo reale, la graduale diminuzione della scissione, il declino dell’onnipotenza ed il ridursi dell’angoscia di persecuzione» (17). Ma il gruppo, come acutamente osserva Winnicott, può anche avere una funzione in ambito psicopatologico. Winnicott sottolinea infatti che «il gruppo può essere utilizzato dagli adolescenti anche per rendere reale la propria sintomatologia potenziale» (18) Ecco perché tante volte un gruppo finisce con l’identificarsi volentieri con il suo membro più malato o deviante: se in un gruppo c’è un adolescente depresso o delinquente, il gruppo intero manifesta un umore depressivo o si schiera subito al fianco del membro delinquente (19). A questo proposito, Winnicott continua scrivendo che «se nel gruppo ci sono uno, due o tre membri antisociali che vogliono commettere un atto antisociale, ciò crea una coesione di tutti gli altri membri, li fa sentire reali e struttura temporaneamente il gruppo. Ciascun individuo sarà leale e darà il proprio sostegno a colui il quale vuole agire per il gruppo, benché nessuno, preso individualmente, avrebbe approvato ciò che questo personaggio molto antisociale fa» (20) Al conformismo fa da pendant il suo opposto, l’anticonformismo, che gioca, solo in apparenza paradossalmente, le stesse funzioni difensive a livello di strutturazione dell’identità. Vi sono infatti adolescenti che vivono l’adesione incondizionata alle mode e ai gruppi costituiti come un assorbimento del SÉ da parte del mondo esterno al soggetto, e che avvertono di conseguenza con angoscia il rischio di una «dispersione» della propria identità ancora debole e comunque in fieri. L’unico modo che l’adolescente ha per riappropriarsi di questi «nuclei di identità in accrescimento», e per or- 52 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi ganizzarli in una maniera in certo senso «funzionale», rimane allora quello di andare contro-corrente a tutti i costi, di distinguersi per forza, così che il rimando che il soggetto riceve come inputs dagli altri, in termini dell’essere notato per la «stranezza» comportamentale, per la bizzarria del modo d’essere, insomma per la «sorpresa» destata negli altri, attesti che l’adolescente «c’è», pur se con il ruolo attribuitogli dello «stravagante». Anche in questo caso, tuttavia, il rischio è dato dal fatto che la messa in atto rigida e/o esclusiva di questo meccanismo di difesa dell’IO possa sfociare in un disturbo di personalità schizoide, o schizotipico, o narcisistico, o peggio ancora possa rappresentare l’incipit di una patologia psicotica di tipo schizofrenico. Come si vede da questa breve disamina dei principali meccanismi di difesa dell’IO caratteristici e tipici dell’adolescenza (ascetismo, intellettualizzazione, splitting, acting-out, conformismo ed anticonformismo), la loro qualità li rende in un certo senso più simili ai meccanismi di difesa arcaici degli psicotici e dei bordeline, che non a quelli, più elaborati e più maturi, propri dei soggetti nevrotici. Del resto, parlando del problema dell’uso della scissione e dei meccanismi ad essa associati (identificazione proiettiva, idealizzazione primitiva, proiezione di tipo paranoide), anche Masterson finisce con il paragonare la crisi dell’adolescenza ad una organizzazione di tipo borderline (21). Negli stati borderline, in effetti, si osserva la messa in atto di meccanismi difensivi del tutto simili, la cui attivazione, come nel caso dell’adolescente, è responsabile del peculiare e spesso bizzarro aspetto delle relazioni oggettuali che il soggetto riesce a stabilire con il proprio entourage. Del resto la rimozione, con tutti i suoi meccanismi di difesa «satelliti», sembra un «lusso» che all’adolescente non è ancora pienamente concesso, incalzato come egli è da una tempesta di pulsioni e penalizzato dalla ancora troppo scarsa funzionalità di difese più mature. Rimane allora la possibilità di accedere a meccanismi più primitivi della rimozione, più vicini al piano della negazione o addirittura del diniego, intendendosi con tali termini rispettivamente un meccanismo, la negazione, mediante il quale il rappresentante pulsionale può rimanere non rimosso nel conscio in quanto il soggetto se ne può difendere rifiutandosi di ammettere che si pos- Vol. I - 2006 Contributi Teorici 53 sa trattare di una pulsione che lo colpisce di persona, ed un meccanismo ancora più arcaico, il diniego, mediante il quale il soggetto riesce ad eliminare la rappresentazione «scomoda» non rifiutandosi di riconoscerla come riguardanteci (come nella negazione), ma negando addirittura la realtà stessa della percezione legata a questa rappresentazione (22). Se dunque il gioco preferenziale e spesso quasi obbligato di questi meccanismi di difesa primitiva rende ragione degli atteggiamenti di qualità «psicotica» che spesso si osservano negli adolescenti, e se è pur vero che spesso è difficilissimo distinguere una psicosi incipiente (la maggior parte delle volte schizofrenica) da quella che educatori e psicoanalisti come Erikson ed Anna Freud hanno a loro tempo definito nosologicamente come «sindrome adolescenziale» (23), bisogna anche ricordare che l’adolescenza è una fase della vita difficile sì da affrontare dal punto di vista psicologicoesistenziale, ma comunque fisiologica. Se bisogna riconoscere, parafrasando Frighi (24), che almeno nella nostra cultura «non esistono vie facili o scorciatoie alla soluzione dell’Edipo», che rappresenta uno dei principali problemi che l’adolescente è chiamato a liquidare, non si deve tuttavia cedere troppo facilmente all’idea che eventuali comportamenti adolescenziali «psicotici» costituiscano il preludio «inevitabile» di una psicosi, ma piuttosto bisogna tenere conto che spesso tali comportamenti sono solo temporanei e rappresentano uno dei modi dell’«essere - con» degli adolescenti, per dirla con il linguaggio tecnico dell’antropologia fenomenologica di Ludwig Binswanger, il quale, a proposito dell’intersoggettività, ricorda che Heidegger aveva definito il «dasein» originariamente come «Mitdasein» (25), e sicuramente rappresentano il modo, quasi obbligato, con cui gli adolescenti tipicamente tentano di gestire la crisi adolescenziale. Spetta allora agli adulti significativi in prima battuta, ma ancor più in generale ad una società «sana», nella sua interezza, il compito di «contenere», di «aiutare ad elaborare e ad incanalare nella direzione giusta ed accettabile» le pulsioni ed i conflitti propri di questa età, «accompagnando» l’adolescente nel suo pur difficile processo di maturazione. 54 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi NOTE BIBLIOGRAFICHE 1) Margaret Mead, L’adolescenza in Samoa, Giunti Barbera, Firenze 1980. 2) Erik H. Erikson, Gioventù e crisi d’identità, Armando editore, Roma 1974. 3) E. Kestemberg, L’identité et l’identification chez les adolescents, Psychiat. Enf. 1962. 4) J. F. Masterson, The psychiatric dilemma of adolescence, Little Brown Co., Boston 1967. 5) A. Haim, Les suicides d’adolescents, Payot, Parigi 1970. 6) L. Gedance, F. G. Ladame, J. Snakkers, La depression chez l’adolescent, Rev. Fr. Psychoanal. 1977, 41, 1-2, 257-259. 7) A. Freud, Adolescence, in : The psychoanalitic study of the child, 13, Int. Univ. Press, New York, 1958. 8) Luigi Frighi, Appunti di igiene mentale, Bulzoni editore, Roma, 1979 pag. 161. 9) J. Bergeret e coll., Psicologia patologica, Manuali economici di medicina, Masson Italia Editori, Milano 1982, II edizione; pag. 105,106; pp.201-218. 10) Laplanche-Pontalis, Enciclopedia della psicoanalisi, Editori Laterza, Bari 1987; pag. 224, 225. 11) S. Freud, Le problème économique du masochisme (1924), Rev. Fr. Psychanal., 2, n. 2, 1928 ; pp. 337-369. 12) J. Bergeret e coll., op. cit. in 9, pag 106. 13) Lemperiere – Féline, Psichiatria, Masson Italia Editori, Milano 1984; pag. 127. 14) O. Kernberg, Organisation de la personnalité des états-limites, J. Amer. Psychanal., juillet 1967, 15, pp. 641-685. 15) T. Parsons, The social system, Free Press, Glencoe Ill., 1951. 16) Luigi Frighi, op. cit. in 8, pag. 162. 17) D. Meltzer, Les structures sexuelles de la vie psychique. Trad. di J. e F. Begoin, Payot, Parigi 1977. 18) D. W. Winnicott, Jeu et realité. L’espace potentiel. Trad. di G. Monod e J. B. Pontalis, Gallimard, Parigi 1975. 19) Marcelli – Braconnier, Psicopatologia dell’adolescente, Manuali economici di medicina, Masson Italia Editori, Milano 1985, pag. 25. 20) D. W. Winnicott, op. cit. in 18. 21) J. F. Masterson, op. cit. in 4. 22) J. Bergeret e coll., op. cit. in 9, pp. 100-101. 23) F. Giberti, R. Rossi, Manuale di Psichiatria, Casa Editrice Vallardi, Milano 1980, II edizione; pag. 304. 24) L. Frighi, op. cit. in 8, pag. 162. 25) D. Cargnello, Alterità e alienità, Feltrinelli editore, Milano 1977, pag. 282. Vol. I - 2006 Contributi Teorici 55 Alessio Fagugli ADOLESCENZA E DIFESE PSICHICHE Parole chiave: adolescenza, crisi di identità, meccanismi di difesa dell’IO, ascetismo, intellettualismo, acting-out, splitting, conformismo, anticonformismo. RIASSUNTO In questo lavoro mi ripropongo di trattare alcuni meccanismi in difesa dell’IO che si possono considerare caratteristici dell’adolescenza. L’adolescenza è una fase della vita particolarmente difficile, complessa e delicata, paragonata addirittura ad una tempesta. Mi piace ricordare, a questo proposito, l’acuta intuizione di Eduard Spranger (1882 -1963), professore di psicologia all’Università di Berlino e uno dei massimi rappresentanti della psicologia ispirata alle «scienze dello spirito», che osservò la vicinanza della letteratura dell’epoca dello Sturm und Drang, alla natura psicologica dell’adolescente. Se è così, è allora intuitivo il bisogno, spesso disperato, che l’adolescente ha di attivare dei meccanismi di difesa, anche se in maniera caotica, esasperata, coercitiva e via dicendo, per fronteggiare le difficoltà intrinseche che gli si presentano. Io ho preso in considerazione l’ascetismo, l’intellettualizzazione, l’actingout, lo splitting, il conformismo e l’anticonformismo, non perché completino il quadro variegato dei meccanismi di difesa utilizzati in adolescenza, ma perché, essendo tipici di essa, illustrano la qualità piuttosto immatura, o meglio arcaica, delle difese ponendole più su un piano «psicotico» che «nevrotico». Ciò tuttavia spiega soltanto la traduzione sintomatologica del disagio adolescenziale in certi atteggiamenti «strani», «bizzarri», «stravaganti», «inaccettabili» quanto si vuole, al limite «psicotici», ma non deve assolutamente far equivocare ed indurre nella facile tentazione di operare l’assimilazione adolescenza=psicosi. È pur vero che molte patologie psichiatriche (schizofrenia e bordeline in primis) hanno il loro esordio preferenziale nella adolescenza, ma questo è uno sviluppo che sta a noi adulti, ed al contesto in cui l’adolescente vive, scongiurare. 56 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Alessio Fagugli ADOLESCENCE AND PSYCHICAL DEFENCES Key words: adolescence, identity youth and crisis, EGO’s defensive mechanisms, ascetism, intellectualism, acting-out, splitting, conformity, nonconformity. SUMMARY In this work I intend to deal with some EGO’s defensive mechanisms regarded as peculiar during the adolescence. Adolescence in an exceptionally difficult, complicated and weak period in the life and it is even compared to a storm. I like to remember, in this connection, the penetrating intuition of Eduard Spranger (1882-1963), professor of psychology at the University of Berlin and one of the most representative scientists of the psychology founded on «Geisteswissenschaften». He remarked the proximity between the literature of Sturm und Drang’s age and the psychological characteristics of adolescence. If that it so, then it is obvious the adolescential need, often desperate, in actuating some defensive mechanisms, even if in a chaotic, exasperated, compulsive and so on, manner, to contend with the inherent troubles he comes up against. I dealt, with ascetism, intellectualism, acting-out, splitting, conformity and non conformity, not because they finish the varied field of the adolescential defensive mechanisms, but because, as typical in the adolescence, they show the quiete immature, or better archaic nature, of those defences setting them more on a psychotic level then on a neurotic one. However, it explains only the symptomatological expression of adolescential trouble in the form of strange, eccentric, bizarre behaviour, also inadmissible or psychotic at the end, but it is strictly forbidden to fall into the easy temptation in advancing an assimilation between adolescence and psychosis. Many psychiatric pathologies (especially schizophrenia and borderline) preferentially start during adolescence: we know it for a fact, however this is a development we must avoid, as adults and as context where adolescents live. L’Autore Dott. Alessio Fagugli, Docente S.M.I.P.I. Medico Psichiatra Psicoterapeuta, Dottore in Pedagogia, Dottore in Materie Letterarie, Dottore in Lettere, Professore di Neuropsichiatria presso la Scuola di Specializzazione per insegnanti di sostegno alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia. Giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni dell’Umbria. Via del Larice 45/A, 06131 Perugia, Tel. 330/622229 LAVORI ORIGINALI Vol. I - 2006 Lavori Originali 59 Pasquale Lupo LA “PAROLACCIA” IN PSICOTERAPIA Parole chiave: psicoterapia, esperienza, strumenti verbali. Sono rimasto molto impressionato dall’efficacia che ha la “parolaccia” nel corso di più dialoghi tra “terapeuta” e “paziente” fino al punto di sentirmi in “dovere” nei confronti della pur esigua co- munità di colleghi in grado di accettare elementi non accreditati da un ipse dixit apodittico, di comunicare le mie riflessioni. Naturalmente intendo riferirmi alla “parolaccia”, non certo al turpiloquio gratuito, che ritengo essere espressione di assoluta e disturbante povertà di idee. Condanno “a spada tratta” l’uso che si fa oggi del turpiloquio per evocare un sorriso o, ancora peggio, l’interesse degli spettatori di programmi televisivi e film: lo ritengo essere sintomo di “desertificazione” intellettuale che, come quella che affligge i territori destinati alle colture, si sta estendendo pericolosamente alla cultura. Perché la “parolaccia”? Quale potrebbe esserne l’effetto nella comunicazione? Dal mio punto di vista la parolaccia è uno “stimolo verbale superliminale”. Quanti sono gli stimoli verbali cui ognuno di noi è sottoposto nel corso di poche ore di dialogo. Innumerevoli sono gli stimoli di tipo subliminale, enorme il numero di quelli “liminali” pochi, spero, 60 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi quelli superliminali. Ma, a questo punto, cosa significa “liminale”? Il termine deriva dal latino, limen, liminis che il Castiglioni – Mariotti fa corrispondere all’italiano: limitare, soglia, ingresso, confine, casa, dimora, traguardo. Dunque, subliminale e superliminale dovrebbero corrispondere all’effetto di uno stimolo rispettivamente, sottosoglia o soprasoglia. Ma, qual è la soglia, il “limen”, il “normoliminale”? Tutto ciò che il nostro “essere” in pieno possesso di tutte le facoltà mentali, riconosce diverso dallo stato “corrente”; capace cioè, di “stimolare” la sua propria e specifica situazione omeostatica (lo “status quo” psicologico ed attentivo). In questo discorso bisogna inserire anche il concetto di “adattamento”. È esperienza di molti, se non di tutti, che uno stimolo può, dopo un certo “tempo ripetitivo di applicazione”, non essere più riconosciuto come tale: è intervenuto l’adattamento allo stimolo (nell’adattamento gioca un ruolo determinante la “volontà”, le motivazioni e i bisogni); allora, per “rinnovare la sensazione” bisogna che lo stimolo venga allontanato per in certo tempo e poi riapplicato, però con minore efficacia, oppure aumentarne l’intensità o l’energia di applicazione. Da questo meccanismo potrebbe prendere origine “l’abitudine”. Ritorno al discorso. Noi, poveri mortali, sottoposti nostro malgrado a stimoli verbali (mi limito a questi), dobbiamo difenderci; la nostra intrinseca “natura” ci ha fornito della possibilità di “assuefarci” agli stimoli, per cui dopo tanti stimoli verbali, la nostra “attenzione” cala al punto di poterci “distrarre” dal contesto comunicativo. Cosa fare? Cambiare la forza di emissione della voce modulandone il volume, è un metodo. Si, ma se non sortisce effetto, uno stimolo inaspettato, soprattutto nella situazione psicoterapeutica, può essere la parolaccia. Una “parolaccia” può risolvere lo stallo comunicativo che sta annebbiando le menti. Equivalente alla parolaccia è un gesto non congruo al contesto. Si, va bene, ma quali i pericoli di un comportamento verbale o gestuale non congruo al contesto, nel corso di una comunicazione “messa su” a scopo terapeutico? Il pericolo di “mandare a monte” tutto è in agguato. Ci sono persone che si possono permettere di fare tutto, anche Vol. I - 2006 Lavori Originali 61 “somministrare” parolacce. 16 Come diventare una di queste ed a quale fine? Ci sono persone che con la loro bocca “possono dire ciò che vogliono”! (Ricordo le labbra della Lisi nella pubblicità del dentifricio). Certo, le labbra della Lisi non hanno mai articolato una parolaccia, ma qualche sciocchezza sì; era l’epoca in cui le parolacce non erano permesse. Si giustificava la sciocchezza facendo puntare l’attenzione dello spettatore alle labbra sensuali dell’attrice che da lì ad un momento e con altrettanta sensualità avrebbero mostrato una dentatura perfetta, obiettivo della pubblicità. Purtroppo Virna Lisi è unica (come ognuno di noi!) ed anche, oggi, più che matura... La parolaccia può essere considerata uno stimolo superliminale: una comunicazione verbale terapeutica può essere in qualche modo monotona (tende al “limen” del paziente) per quanto riguarda i contenuti (difficoltà, disagi, consigli, strategie…), può diventare, in qualche occasione, “noiosa” sia per il paziente che per il terapeuta. Questo è il punto adatto per inserire uno stimolo verbale o comportamentale; un “qualcosa” che permetta al terapeuta di ravvivare la comunicazione allo scopo di recuperare l’attenzione del “paziente” ed anche di procedere ad una “distrazione” e condurlo per mano la dove ritiene, allo scopo di “risolvere il suo problema”. Questo è il fine ultimo di una “psicoterapia” e non certo quello di risolvere i problemi del terapeuta siano essi affettivi o economici. Conclusioni e considerazioni finali Ritengo quindi la parolaccia uno vero e proprio “strumento terapeutico” e come tale deve essere usato con parsimonia ed avvedu- tezza. Ritengo che prima di usarlo debba essere saggiata la “sensibilità” del paziente percorrendo prima la strada della battuta di spirito e poi con molta cautela quella della parolaccia; se non dovesse sortire effetto, potrebbe essere utile tentare “l’ironia”; se poi anche questa risulta fallimentare, rinunciare all’impresa ed inviare il paziente dallo psicoterapeuta freudiano: vi “farete amico” alme16 Non deve esserci né volgarità né autocompiacimento, ma devono essere espresse come termini normali. La volgarità non è nelle parole, ma nello spirito con cui vengono dette. (R.A. di B.) 62 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi no lui! Bibliografia FARRELLY F., BRANDSMA J. - La terapia provocativa. (Astrolabio, 1984) FISCH R., WEAKLAND J.H., SEGAL L. - Change. Le tattiche del cambiamento. (Astrolabio, Roma) HALEY J. - Terapie non comuni. (Astrolabio, Roma,1976) - Strategie della Psicoterapia. (Sansoni, 1974) WATZLAWICK P., WEAKLAND J.H. - La prospettiva relazionale. (Astrolabio, 1978) WEEKS G.R., L’ABATE L. - Psicoterapia paradossale. (Astrolabio, 1984) Vol. I - 2006 Lavori Originali 63 Pasquale Lupo LA “PAROLACCIA” IN PSICOTERAPIA Parole chiave: psicoterapia, esperienza, strumenti verbali. RIASSUNTO La ricerca in psicoterapia è sempre attiva in ragione della mutevole realtà culturale e sociale che coinvolge entrambi gli attori della psicoterapia: “psicoterapeuta” e “paziente”; ragion per cui, qualunque strumento che ogni psicoterapeuta possa personalmente sperimentare nel corso del suo lavoro è da sperimentare da parte di altri operatori del settore prima di ricevere l’“imprimatur” della psicoterapia ufficiale che, d’altra parte, ha mostrato molto spesso la sua fallibilità nel proporre strumenti e metodi. Pasquale Lupo THE “SWEARWORD” IN PSICHOHERAPY Key words: psychotherapy, experience, verbal tools. SUMMARY Research in psychotherapy has always been active due to mutable cultural and social reality which involves both the actors of psychotherapy: “the psychotherapist” and “the patient”. Every tool that each psychotherapist can personally test on his work should be tested by others operators of the same field before receiving the “imprimatur” of official psychotherapy which, on the other hand, has often shown its fallibility in proposing tools and methods. L’Autore Dr. Pasquale Lupo, Specialista in Formazione in Psicoterapia S.M.I.P.I. medico, medicina generale Via C. L'Africano 35 84100 SALERNO SA Tel. 089.250969-253555 - 347.6337411 Vol. I - 2006 Lavori Originali 65 Umberto Montecorboli, Gloria Montecorboli STIMOLAZIONE NEUROSENSORIALE POLIMODALE: EVOLUZIONE DELLE TECNICHE IPNOTICHE IN ODONTOIATRIA Parole Chiave: Ipnosi, P.N.L., E.M.D.R., S.N.S.P. INTRODUZIONE Le conoscenze scientifiche dell'ultimo secolo hanno evidenziato come l'attività del Sistema Nervoso Centrale sia determinata in primo luogo dal patrimonio genetico, che definisce le strutture cerebrali, le loro possibili relazioni e la capacità di apprendere, e in secondo luogo dalle influenze ambientali che, recepite dalle strutture cerebrali, ne possono influenzare le attività ed in una qualche misura lo sviluppo. Riflettendo sui principi neuroanatomici e psicoterapeutici che sostengono le condizioni Ansia di Stato e di Tratto, si è ritenuto di valutare, con il presente lavoro, se tali condizioni potessero risultare modificate alle valutazioni psicometriche attraverso la Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale breve (S.N.S.P). STIMOLAZIONE NEUROSENSORIALE POLIMODALE (S.N.S.P.) La Stimolazione NeuroSensorialePolimodale (S.N.S.P.) si basa sull’utilizzo e sull’adeguata applicazione clinica di stimolazioni 66 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi neurosensoriali polimodali a modulazione di frequenza e di ampiezza di tipo visivo, acustico e tattile elementari, generate e monitorate da un dispositivo (Brain Synch), con treni di impulsi a ritmo costante o randomizzato, finalizzati alla sollecitazione delle aree sottocorticali, del corpo calloso e degli emisferi cerebrali. Il prototipo è stato realizzato in collaborazione con la “Luz Elettronica” ed attualmente non è ancora distribuito commercialmenPer poter comprendere i meccanismi d’azione della Stimolazione te. NeuroSensoriale Polimodale S.N.S.P. riteniamo utile riprendere le teorie neuroanatomiche (McLean) e le metodiche che ne hanno ispirato lo sviluppo: Ipnosi Ericksoniana, P.N.L., E.M.D.R. Le strutture del S.N.C. da cui dipendono le capacità fisiologiche ed i comportamenti, sono il prodotto di un lungo processo evolutivo durante il quale sono state selezionate per fornire i migliori adattamenti all'ambiente esterno. La predisposizione genetica si esplica mediante lo sviluppo delle strutture nervose encefaliche. Paul D. MacLean (1970/1990) ha elaborato un modello della struttura e dell’evoluzione dell’encefalo, descrivendolo come “Triune Brain” (cervello uno e trino) perché vi ha individuato tre formazioni anatomiche e funzionali principali che si sono sovrapposte ed integrate nel corso dell’evoluzione. A queste tre formazioni egli ha dato i nomi di cervello rettiliano (Protorettiliano, R-Complex), mammaliano antico (Paleomammaliano, Sistema Limbico) e mammaliano recente (Neomammaliano). Protorettiliano: secondo tale modello si ritiene che il cervello rettiliano rappresenti il centro fondamentale del sistema nervoso, essendo costituito dalla parte superiore del midollo spinale, da parti del mesencefalo, dal diencefalo e dai gangli della base dall’olfattostriato (tubercoli olfattori e nucleo accumbens) e da strutture definite come appartenenti al corpo striato (nucleo caudato, putamen, globo pallido e sostanza grigia associata). Paleomammaliano: a tali strutture si pone in stretta correlazione anatomica e funzionale il Sistema Limbico che comprende i bulbi olfattivi, il setto, il fornice, l’ippocampo, l’amigdala (in parte; la rimanente è “striata”, cioè rettiliana), il giro del cingolo, e i corpi mammillari. Il cervello paleomammaliano, o Sistema Limbico, rap- Vol. I - 2006 Lavori Originali 67 presenta un progresso dell’evoluzione del sistema nervoso poiché è un dispositivo che procura agli animali che ne dispongono mezzi migliori per affrontare l’ambiente. Parti di esso concernono attività primarie correlate col nutrimento ed il sesso; altre con le emozioni e i sentimenti; ed altre ancora collegano i messaggi provenienti dal mondo esterno con quelli endogeni. In base alle osservazioni sperimentali, Isaacson afferma che il sistema limbico svolga un’azione di regolazione dell’R-Complex soprattutto di natura inibitoria. Neomammaliano: il cervello neomammaliano consiste nel Neocortex e nelle strutture del tronco cerebrale con le quali è primariamente connesso, come i lemnischi, i tratti piramidali ed anche il neo-talamo. La neocorteccia è una delle strutture nervose più ampiamente studiate, ma allo stesso tempo una delle meno conosciute. Essa è, a livello umano, la sede del linguaggio ed, in generale, è la sede di quei comportamenti che permettono ad una persona di affrontare situazioni nuove ed inaspettate. L’abilità di prevedere il futuro risiede in essa. Noi dobbiamo il pensiero cosciente alla neocorteccia: è la sede dell’autocoscienza, delle concezioni dello spazio e del tempo, delle connessioni di causalità e di costanza. L’evidenza che l’attività del cervello neomammaliano sia mutualmente influenzata dal Sistema Limbico e dall’R-Complex porta a ritenere che i tre tipi di “cervello” non siano entità autonome o in alcun senso separati, anche se capaci di funzionare in qualche modo indipendentemente. Per quando riguarda la struttura, nell’Rcomplex i neuroni sono raggruppati in alcune masse (nuclei o gangli); nel Sistema Limbico accanto ai nuclei ci sono strutture palliali (o corticali), nelle quali i neuroni sono disposti in tre strati (allocortex). IPNOSI Con il termine Ipnosi si intende uno stato mentale naturale, diverso dagli stati di veglia e di sonno,in cui la recettività a stimoli estero e propriocettivi è dissimile nella elaborazione e nelle possibilità di realizzazione. Può svilupparsi in modo spontaneo, eterostimolato o autoprovocato. (Arone di Bertolino R., 1989). La teoria neurofisiologica che attualmente sembra essere la più at- 68 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi tendibile, postula che il rilassamento provocato durante l’induzione deprima il Sistema Reticolare Attivatore Ascendente provocando una riduzione dell’attività corticale. La ripetizione monotona (suggestione verbale o stimolazione ripetitiva) crea una inibizione corticale che si estende da zona a zona secondo il principio dei riflessi condizionati di Pavlov. La corteccia invia a sua volta influssi inibitori alla sostanza reticolare provocando rilassamento e ciò consente di comprendere che l’attività del sistema reticolare dipende dal grado di vigilanza del soggetto e dal suo tono muscolare. Il messaggio di distensione e di calma agisce sulla via affettivoemotiva a livello del sistema limbico e dell’ipotalamo determinando il miorilassamento e la depressione dell’attività reticolare. Il rilassamento e la suggestione verbale monotona contribuiscono alla riduzione delle stimolazioni reticolari e di conseguenza producono ipovigilanza e miorilassamento mediante il noto meccanismo del feed-back. Granone (1989) afferma come un’alterazione dello stato coscienza si possa avere per stimoli fisici ad azione meccanico-sensoriale, per stimoli chimici, per stimoli psichici emotivi o suggestionanti e che le alterazioni della vigilanza e della coscienza in ipnosi coinvolgano i centri diencefalici e mesencefalici, con conseguenze inibitorie sulle funzioni corticali di critica e controllo. La formazione reticolare si ritiene preposta alla regolazione di funzioni somatiche e vegetative fondamentali, e al meccanismo del sonno e della veglia. De Benedittis (1987) avrebbe dimostrato l’importanza del sistema limbico nel provocare lo stato di ipnosi successivamente confermata alla S.P.E.C.T. da Rainville P., Hofbauer R. K. (1999). Studi clinici controllati hanno dimostrato l’efficacia di tale metodica (Massarini M.,Montecorboli U. et Al.(2005). PROGRAMMAZIONE NEUROLINGUISTICA (P.N.L.) La P.N.L. è un “modello di quel particolare mondo di magia ed illusione costituito dal comportamento e dalla comunicazione umana” e ”lo studio delle componenti della percezione e del comportamento che rendono possibile la nostra esperienza”. Vol. I - 2006 Lavori Originali 69 L’espressione “Programmazione Neuro-Linguistica” vuole indicare il procedimento fondamentale usato da tutti gli esseri umani per codificare, trasferire, guidare e modificare il comportamento. Si sviluppa negli anni settanta ad opera principalmente di Richard Bandler (un matematico) e John Grinder (un linguista), che dopo esperienze di studio con Fritz Perls e della terapia gestaltica, furono affascinati dal metodo terapeutico di M.H. Erickson e della sua ipnositerapia. Per taluni aspetti questa metodologia è solamente la “lettura” di ciò che avviene in un rapporto terapeutico o comunque relazionale in stato di Ipnosi; per altri solo una lettura tecnicomatematica di reazioni neurofisiologiche. Entrambe le interpretazioni possono essere, seppur apparentemente distanti, corrette. Bandler e Grinder riferiscono che la P.N.L. è la lettura scientifica e semplificata, della rappresentazione umana ottenuta tramite l’interpretazione della realtà mediante i nostri sensi o “canali sensoriali”Auditivo,Visivo, Cenestesico. E.M.D.R. L’E.M.D.R. (Eye Movement Desensitization and Reprocessing - Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari) è una tecnica psicoterapeutica elaborata nel 1989 dalla dottoressa Francine Shapiro dell’Istituto di Ricerche Mentali di Palo Alto in California, inizialmente volta ad affrontare specificamente i disturbi insorti in seguito ad esperienze traumatiche, poi successivamente estesa ad altre patologie. Si tratta di una metodologia complessa che, partendo dalla osservazione degli effetti apparentemente desensibilizzanti dei movimenti oculari (E.M.D.) si è sviluppata e ben strutturata tanto da integrarsi in vari programmi terapeutici aumentandone l’efficacia. Il passaggio da E.M.D. a E.M.D.R. avvenne quando diventò evidente che la procedura oltre ad avere un semplice effetto terapeutico di desensibilizzazione comprendeva un meccanismo di elaborazione dell’informazione. Molte delle componenti di tale metodologia derivano da studi e da casi di P.T.D.S. (Post traumatic Stress Disorder - Disturbi Post Traumatici da Stress) nel campo della biochimica e nelle psicoterapie con orientamenti psicodinamici, cognitivi e 70 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi comportamentali. Considera tutti gli aspetti, sia quelli cognitivi ed emotivi che quelli comportamentali e neurofisiologici. Utilizza i movimenti oculari, per ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio, provocando così una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali. Si basa su un processo neurofisiologico naturale, legato all’elaborazione accelerata dell’informazione. Concepisce la patologia come informazione immagazzinata in modo non funzionale e si fonda sull’ipotesi che ci sia una componente fisiologica in ogni disturbo o disagio psicologico. In particolare quando si verifica un evento traumatico viene disturbato l’equilibrio eccitatorio/inibitorio necessario per l’elaborazione dell’informazione. Nel 1995 l’E.M.D.R. uscì dal campo sperimentale per diventare un metodo terapeutico standard strutturato in otto fasi (Shapiro e Silk Forrest, 1997). I numerosi studi in merito ed i risultati clinici hanno incuriosito vari autori, portandoli ad elaborare ipotesi sui meccanismi d’azione alla base di questa metodologia. Purtroppo si è ancora lontani dal comprendere come effettivamente tale metodica funzioni, anche se gli studi in merito offrono continui spunti stimolanti per il proseguire della ricerca. Shapiro stessa scrive (2000): “la desensibilizzazione dell’E.M.D.R. e la ristrutturazione cognitiva sono considerate come prodotti di una rielaborazione adattiva che avviene a livello neurofisiologico”. Marquis (1991) suggerisce che l’effetto decondizionante, rilevabile nella fase di desensibilizzazione dell’E.M.D.R., possa essere correlabile con le correnti di campo generate dai movimenti oculari, che interferirebbero con l’attività neuronale dei tratti che connettono lobi frontaliippocampo-amigdala-ipotalamo, indebolendo, in tal modo, il rapporto tra lo stimolo e la risposta emozionale. Nicosia (1994) ha rilevato, dopo l’E.M.D.R. in pazienti con D.P.T.S., una normalizzazione della sincronia dell’attività di onde cerebrali più lente in aree omologhe degli emisferi destro e sinistro. Questa sincronizzazione, quindi, determinerebbe l’aumento delle comunicazione interemisferica e faciliterebbe la rielaborazione dei ricordi traumatici. Sulla base di quanto sommariamente è stato sopra descritto, si è ritenuto di fondere il razionale di applicazione di tali procedure psicoterapeutiche e di integrarle con le attuali conoscenze in campo neurofisiologico. Il coinvolgimento del Sistema Reticolare Attivatore Ascendente (S.R.A.A.) e la mediazione del R-Complex infatti Vol. I - 2006 Lavori Originali 71 può essere considerato l’elemento comune a livello neurologico dell’effetto e della efficacia dell’ipnosi ericksoniana, della P.N.L. e dell’E.M.D.R.. Tali procedure, tuttavia, nella loro efficacia risentono dell’influenza di numerose variabili quali il rapporto empatico operatore - soggetto, il grado di competenze acquisite ed il livello di esperienza maturata dall’operatore tanto da condizionarne l’effetto e l’efficacia terapeutica. In ambito odontoiatrico, il pressante coinvolgimento da parte dell’operatore nelle procedure tecniche sottrae all’operatore risorse psico-emotive (il perseguimento ed il conseguimento del risultato) che in altro contesto potrebbero essere maggiormente disponibili al “Rapport”. Si è ritenuto quindi proporre una metodologia strumentale che permettesse di svincolare l’attivazione del S.R.A.A. dai sistemi di comunicazione verbale e non-verbale esistenti tra soggetto ed operatore. A tal fine è stato proposto un dispositivo ideato per stimolare in maniera polimodale i canali neurosensoriali auditivi, visivi e cenestesici mediante impulsi che favorissero l’attivazione e la modulazione del S.R.A.A. fino ad integrare l’eventuale elaborazione a livello cognitivo, comportamentale, affettivo e sensoriale. MATERIALI E METODI Stimolatore Neuro Sensoriale Polimodale (S.N.S.P) Lo Stimolatore Neurosensoriale Polimodale è costituito da un modulo elettronico, basato su un microprocessore programmabile, che gestisce tre stimolatori collegati esternamente: 1- Stimolatore ottico: è costituito da una batteria di LED (diodi emettitori di luce) di colore verde disposti su una linea orizzontale tale da coprire adeguatamente il campo visivo sulla linea destra/sinistra del paziente. Il numero preciso, la disposizione e la luminosità dei LED sono programmabili in funzione delle specifiche esigenze sperimentali. 2- Stimolatore acustico: è costituito da una normale cuffia audio comandata con toni a bassa frequenza separati sul canale destro e sul canale sinistro. Il modulo elettronico può variare l'intensità 72 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi (volume) e la frequenza dei toni. 3- Stimolatore tattile: è costituito da due vibratori simili a quelli usati nei telefoni portatili, adatti per essere afferrati con le mani o comunque essere disposti su varie parti del corpo del paziente. Il dispositivo utilizzato è basato su un modulo CORE-97 . Il modulo utilizza un microprocessore della famiglia MCS51 (Intel) e comprende tutti i circuiti base necessari per il funzionamento del dispositivo: alimentazione, circuito di RESET, memoria EPROM, memoria RAM, memoria E2PROM e dispositivi di I/O. Le capacità funzionali e la potenza di calcolo del modulo CORE-97 sono decisamente esuberanti rispetto alla effettiva necessità del dispositivo, tuttavia il suo uso ha permesso di risparmiare tempo e di minimizzare le possibilità di errore. È stato realizzato inoltre un software di programma per il modulo CORE-97, in linguaggio C, con la funzione e controllo della comunicazione seriale, degli algoritmi di calcolo e l’interfaccia con personal computer. Il modulo realizzato in questa fase non ha avuto uno scopo commerciale, ma bensì quello di valutare lo studio psiconeurofisiologico degli effetti delle stimolazioni e poter eventualmente estenderle ad un eventuale impiego clinico. Psicometria Lo State and Trait Anxiety Inventory (S.T.A.I.) di Spielberger, Gorsuch e Lushene (1968), lo strumento più diffuso nella letteratura scientifica anglosassone per la misura psicometrica dell’ansia, è sembrato soddisfare questi requisiti in modo particolarmente soddisfacente. La teoria dell’ansia di stato e di tratto, che distingue tra ansia attuale e disponibilità alla reazione ansiosa come caratteristica di personalità, appare oggi sostenuta sia dall’evidenza clinica che da numerosi studi sperimentali. Essa si è inoltre dimostrata operativamente utile per interpretare numerosi quadri di patologia nevrotica o psicosomatica e per effettuare previsioni sul comportamento normale o patologico. Vol. I - 2006 Lavori Originali 73 Il questionario di Ansia come Stato e come Tratto (S.T.A.I. 1-2) è composto da scale separate per misurare due distinti concetti di ansia: ansia come Stato (A-Stato / S.T.A.I.-1) ed ansia come Tratto (A-Tratto / S.T.A.I.-2). La scala dell’ansia come Tratto consiste in 20 affermazioni dove si chiede ai soggetti di descriversi come generalmente si sentono. La scala A-Tratto è stata utilizzata come strumento per la selezione di soggetti che variano nella loro disposizione nel rispondere allo stress psicologico con differenti livelli di intensità dell’A-Stato. L’ansia come stato (A-Stato) è definibile come uno stato transitorio emotivo o come condizione dell’organismo umano caratterizzata da sentimenti soggettivi percepiti a livello cosciente di tensione ed apprensione, e dalla aumentata attività del Sistema Nervoso Autonomo. L’ansia come Stato può variare in intensità e fluttuare nel tempo. L’ansia come tratto (A-Tratto) si riferisce a differenze individuali relativamente stabili nella disposizione verso l’ansia, cioè a differenze tra le persone nella tendenza a rispondere con elevazioni della intensità A-Stato a situazioni percepite come minaccianti. Come concetto psicologico, l’ansia come tratto ha le caratteristiche di quella classe di costrutti che Campbell (1963) chiama “disposizioni comportamentali acquisite”. Queste includono residui di esperienze passate che predispongono l’individuo sia a vedere il mondo in un particolare modo sia a manifestare tendenze di risposte fisiche o emotive. La ricerca è stata realizzata mediante uno studio condotto su un campione ramdomizzato di soggetti pervenuti spontaneamente alla osservazione ambulatoriale per la diagnosi e cura di problematiche odontoiatriche nel periodo aprile - settembre 2004. Si è deciso di impostare lo studio su di una popolazione eterogenea di soggetti ambulatoriali afferenti per problematiche sanitarie varie e non di soggetti con disturbi della sfera affettivo-emotiva, per l’evidente difficoltà a rendere omogeneo tale campione, ma soprattutto per esplorare la componente ansiosa “fisiologica” che, così come la letteratura ha ampiamente dimostrato nel corso degli anni, è finalizzata al superamento degli eventi stressogeni che la vita quotidianamente presenta. Il paziente ambulatoriale di tipo medico, odontoiatrico o gnatologico reca con se un bagaglio esperenziale carat- 74 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi terizzante lo Stato di Ansia legata al momento contingente ed il Tratto caratteriale che lo porta a vivere in maniera ansiogena una esperienza personale indipendentemente dalla condizione affettiva ed emotiva vigente. Lo studio ha riguardato un campione ramdomizzato di 14 soggetti, disponibili alla valutazione psicometrica (S.T.A.I. 1-2), di un gruppo di 96 pazienti pervenuti spontaneamente alla nostra osservazione per la problematiche odontoiatriche nel periodo aprile - settembre 2004 nell’ambulatorio di Piacenza. Ai soggetti è stato somministrato un trattamento di 5 minuti con il Brain Synch™ 1.01 dopo un accurato setting individuale dei parametri di stimolazione neurosensoriale (auditivo, visivo e cenestesico) quali frequenza di ciclo, volume e tonalità sonora, intensità luminosa e tattile mantenendo costanti gli altri parametri di programmazione. RISULTATI La prima fase dello studio (aprile - settembre 2004) ha riguardato un campione ramdomizzato di 14 soggetti, disponibili alla valutazione psicometrica (S.T.A.I. 1-2). STAI X - 1 PRIMA E DOPO S.N.S.P. con BRAIN SYNCH™ con set di 5 min. Cognome B. B. B. B. C. F. P. G. M. M. P. V. T. Z. Nome L. C. E. F. C. L. L. P. M. V. R. C. P. C. Sesso M F F M F F F F M F F F M F S.T.A.I. 1-1 47 56 61 39 49 51 49 47 52 51 46 47 61 57 S.T.A.I. 1-2 42 43 46 31 42 41 41 43 34 44 39 42 50 44 Variaz % 11,54 23,22 24,6 20,52 14,29 19,41 16,33 9,52 34,62 13,73 15,22 11,54 18,04 22,81 ESITO Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Vol. I - 2006 Lavori Originali 75 In questo caso essendo Z=3.29 superiore a Z=2.57 ,che corrisponde alla probabilità del 5%, si può affermare che il trattamento con il “Brain Synch” ha ridotto, in maniera altamente significativa l’ansia rilevata attraverso la somministrazione dello STAI 1 ai 14 soggetti. STAI X - 2 PRIMA E DOPO S.N.S.P. con BRAIN SYNCH™ con set di 5 min. Cognome Nome Sesso B. B. B. B. C. F. P. G. M. M. P. L. C. E. F. C. L. L. P. M. V. R. M F F M F F F F M F F S.T.A.I. 2- S.T.A.I. 2- Variaz % 1 2 43 38 11,63 62 55 7.12 63 53 21.07 37 34 8,11 47 37 21,28 50 40 20.00 43 38 11,63 42 39 7,15 42 36 14,29 48 42 12,5 45 45 0,0 V. T. Z. C. P. C. F M F 42 70 69 37 59 61 11,91 15,72 11,6 ESITO Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Positivo Non Positivo Positivo Positivo Positivo Per la correlazione statistica è stato utilizzato il test non parametrico di Wilcoxon e tutti gli incroci sono risultati significativi. Dall’analisi dei valori i campioni sono risultati omogenei. Il valore Z=1.96 corrisponde alla probabilità riferita solo su una parte della curva Gaussiana ed è di 0.025(2.5%). Questo valore moltiplicato per due ottiene 0.05, il 5% che è esattamente la probabilità convenzionale per la quale si può affermare che tra i due campioni esaminati vi è una differenza statisticamente significativa. L’altro valore importante della tavola del nonio corrisponde al valore Z=2.57. Questo indica una probabilità del 0.0051 (0.51%) che moltiplicato per due da una probabilità del 1%, che indica che tra i due campioni c’è una differenza altamente significativa. In questo caso essendo Z=2.41 superiore a Z=1.96 ,che corri- 76 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi sponde alla probabilità del 5%, si può affermare che il trattamento con il “Brain Synch” ha ridotto, in modo significativo l’ansia rilevata attraverso la somministrazione dello STAI 2 ai 14 soggetti. L'esito del trattamento è stato non positivo in 1 test (3,58%) e positivo in 27 test (96,42%). Per convenzione sono stati considerati positivi solo i test che evidenziassero variazioni superiori al 3% del valore basale. L’età dei soggetti esaminati (min 22 max 54) non è risultata significativa nelle modificazioni d’ansia. Da queste prime osservazioni si è potuto notare la costante diminuzione dei livelli d’ansia in tutti i soggetti pervenuti casualmente a visita ambulatoriale. Nella popolazione esaminata si è riscontrata una estrema variabilità di base dei valori di ansia di Stato e di Tratto, da situazioni assolutamente ascrivibili alla norma a situazioni francamente alterate. Pur tuttavia l’intero campione esaminato ha manifestato piena soddisfazione per lo stato di relax ottenuto dopo il test. Non si è voluto entrare nel dettaglio, seppur importante, delle diagnosi psicologiche, in quanto non abbiamo ritenuto di non finalizzare questa ricerca ad una cura selettiva per patologie, ma ad un diverso modo di approcciare il soggetto con modalità neutre: dandogli la sensazione e la oggettiva constatazione di poter modificare mediante i suoi naturali canali neurosensoriali la propria condizione emotiva riscontrando un migliore stato di comfort, che ci ha stimolato a ricercarne una evidenza strumentale oggettiva. Per fare ciò si è deciso di impostare una successiva ricerca, attualmente in fase di sviluppo, con l’utilizzo del C.S.M. - Danmeter, strumento utilizzato in ambiente anestesiologico per ottenere in modo rapido parametri il più possibile oggettivi, che vanno dallo stato di veglia (C.S.I. 100%) allo stato di anestesia profonda (C.S.I. 40% o meno) mediante la registrazione di parametri E.E.G. ed E.M.Grafici. Vol. I - 2006 Lavori Originali 77 CONCLUSIONI Le metodologie alla base della Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale, quali l’ipnosi ericksoniana, la P.N.L., l’E.M.D.R., sono state sviluppate nel corso di anni di sperimentazione e verifica e pertanto hanno potuto dimostrare ampliamente tutta la loro valenza terapeutica. Tuttavia tali terapie risentono enormemente del livello di simpatia-empatia nel rapporto medico-paziente, del livello di preparazione ed esperienza maturate e della disponibilità contestuale dell’operatore durante la seduta. Si rendeva necessario standardizzare una metodologia che svincolasse la terapia da queste variabili. Una metodica operatore indipendente nella quale il sanitario svolge soprattutto una funzione di supervisione del percorso di elaborazione intrapreso e sviluppato da parte del paziente si poneva in un ottica antropocentrica e non più iatrocentrica. La S.N.S.P. da noi proposta, individua nel setting individuale, la posologia e la tipologia di erogazione della prestazione rendendola assolutamente specifica soggetto per soggetto anche a parità di durata della stessa. Infatti, pur standardizzando la modalità e la durata di erogazione, le modificazioni soggettive, psicometriche ed elettrofisiologiche sono risultate particolarmente interessanti tanto da poter teorizzare procedure specifiche per un utilizzo clinico nelle varie situazioni disfunzionali o addirittura francamente patologiche. Il modello di Processo di Elaborazione Adattiva dell’Informazione [Adaptive Information Processing (A.I.P.)] su cui basa la sua azione la Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale, enfatizza il ruolo ed il contributo di certe esperienze della vita del soggetto finalizzate alla percezione ed alla elaborazione della Realtà. Alla luce di quanto emerso nel nostro studio, l’impiego della Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale (S.N.S.P.) apre alla ricerca ed alla clinica stimolanti orizzonti ed i risultati raccolti, pur limitati, sembrano incoraggianti. Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi 78 BIBLIOGRAFIA 1. R. E. Anderson, G. Barr, J. G. Jakobsson.(2005) - Cerebral State Index during anaesthetic induction: a comparative study with propofol or nitrous oxide. Acta Anaesthesiologica Scandinavica; 49(6): 750 2. Arone di Bertolino R. (1989) - Lo stato mentale di ipnosi (pp.2134). Rivista S.M.I.P.I.-Vol. I, Casalecchio di Reno, Bologna. 3. Bandler R., Grinder J. (1982) - Reframing; Neurolinguistic programming and transformation of meaning. Real People Press. 4. Baumgarten H. G., Göthert M. (1997) - Serotoninergic Neurons and 5-UT Receptors in the CNS. Berlin, Springer-Verlag. 5. De Benedittis G. (1987) - The nature of trance, neurophysiological and neuropsychological mechanism. Atti del Congresso internazionale d’ipnosi e terapia della famiglia. Napoli: L’antologia. 6. Granone F. (1989) - Trattato di ipnosi. Torino: UTET. 7. Erickson M. H. (1948/1980) - Hypnotic psychoterapy. In E. Rossi (Ed.), The collected papers of Milton H. Erickson on hypnosis: Vol. 4. Innovative hypnotherapy (pp. 35-48). New York: Irvington. 8. Erickson M. H. (1964d/1980) - The burden of responsibility in effective psychotherapy. In E. Rossi(Ed.), the collected papers of Milton H. Ericksonon hypnosis:IV. The nature of hypnosis and suggestion(pp.207-211). New York: Irvington. 9. Isaacson R. L. (1982) - The limbic System. Second edition. New York: Plenum Press. 10. MacLean P.D. (1970) - The triune brain, emotion, and scientific bias. In F.O. Schmitt (ed.), The neurosciences: Second study program, pp. 336-349. New York: Rockefeller University Press. 11. MacLean P.D. (1990) - The Triune Brain in Evolution. Role in Paleocerebral Functions. New York: Plenum Publishing Corporation. Vol. I - 2006 Lavori Originali 79 12. Marquis J.N. (1991) - A report on seventy-height cases treated by eye movement desensitization, Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry. 13. Massarini M., Montecorboli U. et Al.(2005) - Preoperative hypnosis. A controlled study to assess the effects on anxiety and pain in the postoperative period.The European Journal of Clinical Hypnosis,Vol.6, Issue 1. 14. Montecorboli U., Massarini M.;(2005) - Polymodal neurosensory stimulation: preliminary study: Neurological Sciences, Volume 26 - 2005. 15. Nicosia G. (1994) - A mechanism for dissociation suggested by the quantitative analysis of electroencephalography.Paper presented at the International EMDR Annual Conference, Sunnyvale, CA. In EMDR di Shapiro F. (2000) - McGraw Hill Libri Italia. 16. Rossi, E. (2002) - The Psychobiology of Gene Expression. Neuroscience and neurogenesis in hypnosis and the healing arts. New York: Norton. 17. Shapiro F. (1989) - Efficacy of eye movement desensitization procedure in the treatment for post-traumatic stress disorder. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry. 18. Shapiro F. (2000) - EMDR, McGraw Hill, Ed. Ital. 19. Pavlov I.P. e coll. a contribution to the Physiology of the Hypnotic State of Dogs, Character Person,vol. 2, 189, 1934 20. Rainville P., Hofbauer R. et AL. (1999) - Cerebral mechanism of hypnotic induction and suggestion. Journal of cognitive Neuroscience, 11(1),110-125. Da Rossi, E. (2002). The Psychobiology of Gene Expression. Neuroscience and neurogenesis in hypnosis and the healing arts. New York: Norton. 21. Spielberger, C.D., Gorush, R.L. & Lushene, R.E. (1970) - Manual for the State-Trait Anxiety Inventory. Palo Alto, Calif.: Consulting Psychologists Press. 80 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Umberto Montecorboli, Gloria Montecorboli STIMOLAZIONE NEUROSENSORIALE POLIMODALE: EVOLUZIONE DELLE TECNICHE IPNOTICHE IN ODONTOIATRIA Parole Chiave: Ipnosi, P.N.L., E.M.D.R., S.N.S.P. RIASSUNTO Dall’esperienza clinica maturata nell’ambito dell’ipnosi ericksoniana, la P.N.L. (programmazione neurolinguistica), l’E.M.D.R., e sulla base della filogenesi del Sistema Nervoso Centrale (S.N.C.), gli Autori, nell’ambito di una ricerca sperimentale, propongono la Riprogrammazione AffettivoSensoriale come metodica di Riabilitazione delle disfunzioni Neurologiche, Psichiche e Neuropsichiche. Il presente lavoro si basa sull’utilizzo della Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale (S.N.S.P.) breve che è risultata efficace nei disturbi della sfera affettiva documentati mediante test psicometrici somministrati ai soggetti esaminati. Umberto Montecorboli, Gloria Montecorboli AFFECTIVE-SENSORY REPROGRAMMING: AN EVOLUTION OF HYPNOTIC TECNIQUES IN DENTISTRY Key Words: Hypnosis, N.L.P., E.M.D.R., P.N.S.S. SUMMARY From the clinical experience gained within the field of Ericksonian hypnosis, NLP (neurolinguistic programming), EMDR, and on the basis of the phylogeny of the Central Nervous System (C.N.S.), the Authors propose Affective-Sensory Reprogramming, within the sphere of experimental research, as a methodology for Rehabilitation of Neurological, Psychic and Neuropsychic disorders. Our work is based on the use of brief Polymodal NeuroSensorial Stimulation (P.N.S.S.) which has proved to be effective for disorders of the affective sphere documented through psychometric tests and validated by the results of the patients examined. Dr. Umberto Montecorboli, Docente S.M.I.P.I., medico-chirurgo psicoterapeuta odontoiatra Via Poggi 1, 29100 PIACENZA PC, tel.0523.756569-711064 Dr.ssa Gloria Montecorboli, Laurea in Scienze del Comportamento e delle Relazioni Sociali. CASI CLINICI Vol. I - 2006 Casi Clinici 83 Thomas Koehring UN’IPNOSI COLORATA Parola chiave: epilessia, ipercontrollo, colori, ipnosi. Presentazione del caso Questa è una storia colorata di una ragazza di diciassette anni che chiamiamo Anna, affetta da dieci anni da una forma di “Epilessia generalizzata idiopatica”, che si presenta con crisi generalizzate miocloniche di uno o ambedue gli arti superiori, scatti alle palpebre e di assenze. È in terapia con Depakin Chrono 500 mg. , una alla mattina e una alla sera che non tollera molto bene. Per questo motivo è stata per un periodo sia a terapia ridotta che senza, ma in seguito a una forte crisi generalizzata ha dovuto riprenderla. Nell’E.E.G. “lievi anomalie theta puntute a proiezioni diffusa”. Tac e Rmn cerebrale normali. Durante le crisi non c’è perdita di coscienza e Anna riferisce di essere consapevole di quanto le accade ma che non riesce a tenere sotto controllo i sintomi. Questa è una sua prima grande preoccupazione in quanto lei avrebbe la tendenza in tutti i momenti della sua giornata a mantenere il controllo delle varie situazioni che si presentano. La malattia fino al momento del menarca a tredici anni si presentava soprattutto con lievi clonie ed assenze al mattino appena alzata. Le assenze si aggravano come frequenza dal menarca in poi, tanto da presentarsi varie volte nell’arco della giornata, con una durata da pochi minuti fino a due ore, in concomitanza o di 84 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi un ritardo mestruale al di sopra dei dieci giorni o quando Anna dorme poco ed è più stanca. Nel periodo di un eventuale ritardo mestruale le crisi cloniche generalizzate assumono anche aspetti tonici. Il ciclo è irregolare con periodi di amenorrea. Anna tende ad essere sempre molto controllata negli atteggiamenti, quanto circospetta rispetto alle reazioni dell’ambiente verso di lei e la sua seconda grande preoccupazione è che gli altri si accorgano della sua malattia. A questo si aggiunge che il farmaco le crea una notevole difficoltà di concentrazione, una forte tendenza a distrarsi in più di quanto le sarebbe naturale. Soffre anche di una forma emicranica che si localizza sulla parte destra del capo, con un’aura visiva di colori gialli e azzurri connessi, a quanto riferisce Anna, ad un forte senso di rabbia che precede lo scatenarsi del dolore. Nel colloquio è evidente in modo particolare un forte bisogno di controllo e di certezze legate alla sua persona come immagine, dipendenti dalla buona riuscita a scuola e dal sapere che sua madre è tranquilla. Non tollera gli imprevisti, i repentini cambiamenti di programma, ha paura del giudizio della nonna materna con la quale si trova a disagio. Questo disagio è legato alla sofferenza che vive la madre di Anna verso le propria madre, che non la considera come figlia né riconosce quanto fa per lei. Anna è inoltre molto selettiva nelle amicizie e severa con se stessa e gli altri. Mi racconta che a volte vorrebbe sbattere le porte, scalciare, rompere qualcosa ed essere figlia unica (ha una sorella minore). Trattamento Per attenuare gli effetti collaterali del Depakin Chrono e per regolarizzare a lungo termine il ciclo prescrivo una terapia omeopatica. Per le assenze decido di intraprendere un ciclo di sedute di ipnosi per cercare soprattutto di eliminare le tensioni psicologiche, il bisogno di riconoscimento e ridurre il controllo e il giudizio severo che ha nei propri confronti e verso il mondo esterno. Anna arriva come sempre in studio accompagnata dalla madre la quale esprime il desiderio di assistere alla seduta per tranquillità Vol. I - 2006 Casi Clinici 85 sua e della figlia. Acconsento volentieri sperando che così anche la madre cada in parte in trance e ne tragga vantaggio. I Seduta Pur essendo Anna un po’ tesa, mani sudate, volto pallido si affida abbastanza velocemente alla respirazione e cade in un buon stato di trance, tanto da lasciare andare le spalle, le braccia ed il volto assume più colorito. Io tendo spesso nella induzione ipnotica ad associare ogni respiro a un colore e difatti questo ha avuto su di lei un ottimo effetto, tanto che le si è aperto un mondo di colori! Autonomamente dalle mie suggestioni Anna ha visualizzato un ambiente marino, a lei molto congeniale, con una spiaggia a sabbia fine quasi rosa, un mare verde chiaro ed il cielo azzurro, dove lei poteva permettersi di lasciarsi andare. Mi racconta dei colori che le escono dalle mani e dai piedi e fa, spontaneamente o su mia richiesta, una descrizione accurata dei colori di alcuni suoi organi. Stranamente manca il cervello e le chiedo direttamente quali colori hanno i suoi neuroni. Siamo arrivati a un punto fermo. Fino a poco prima Anna ha descritto colori intensi e vitali dai rossi ai gialli, ai verdi e in particolare il rosa (nel suo vestire c’è spesso del rosa) ma ora è in difficoltà nel descrivere il colore dei suoi neuroni. La situazione si presenta critica, il colorito del suo volto torna pallido ed è molto tirata. Cerco di riportarla in un respiro tranquillo chiedendole cosa vede e prova in questo istante. Le metto una mano sulla sua mano. Racconta con forte disagio l’immagine del nonno chiuso nella bara marrone (morto tre anni fa) e lei non ha avuto il coraggio di salutarlo. Una parte dei suoi neuroni hanno lo stesso colore marrone. Approfitto di questa informazione e incomincio a descrivere ad Anna i colori dei neuroni nelle varie parti del cervello circoscrivendo in questo modo in un’area anteriore frontale i neuroni marroni. A un certo punto mi dice che manca il rosa e le chiedo quali neuroni vorrebbe che fossero rosa: “tutti quelli che stanno vicino ai neuroni marroni!”. Così visualizziamo tutto questo cerchio di rosa attorno che lei, ormai molto più rilassata, definisce “neuroni della felicità”. A questo punto finisco la seduta facendola uscire dallo stato di trance. È più tranquilla ed ha un’espressione sollevata (anche la 86 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi madre è andata in trance a sua volta e ha pianto silenziosamente a lungo). II Seduta Rivedo Anna a distanza di dieci giorni. Riscontro uno stato più tranquillo, come riferito anche dalla madre, e una diminuzione delle assenze: su dieci giorni tre sono stati completamente liberi e gli altri sette con una frequenza e una durata minore. La riporto in trance, che è molto più profonda e veloce della prima volta, per ritrovarci subito sulla spiaggia. La conduco a visualizzare il suo corpo ed a camminare partendo dalle gambe verso la testa descrivendo i colori degli organi che man mano percepisce. Arrivati al cervello Anna elenca i suoi neuroni in quantità e colori ben definiti, fra questi i marroni sono dodici, sempre circondati dai neuroni rosa. Cerco quindi di portarla a ridurre il numero dei neuroni marroni colorandoli lentamente dall’esterno verso l’interno di rosso, poi di giallo, verde e azzurro e ogni tanto qualche chiazzetta di rosa. Finisco la seduta dandole il compito di visualizzare tutte le sere i suoi neuroni e di aumentare le chiazze rosa dentro quelli marroni. Uscita dalla trance è molto rilassata, volto disteso e mi racconta un sogno fatto due notti prima: “Un’aquila vola alta nel cielo azzurro. Si guardano profondamente negli occhi e Anna decide di accamparsi fra le montagne. Sempre nel sogno mentre dorme fra le montagne ha parlato con il nonno e lo ha salutato affettuosamente. Si sveglia nel sogno e intravede un sentiero di pietre rosse, le segue e man mano che scende a valle queste pietre cambiano colore dall’azzurro al viola per arrivare a giungere su una spiaggia accesa da un tramonto rosa”. III Seduta: Rivedo Anna dopo quindici giorni. Le assenze sono quasi del tutto impercettibili come durata, una ogni sette-otto giorni, tanto che spesso solo lei e la madre se ne rendono conto. Il mestruo è arrivato dopo trentatré giorni senza particolari manifestazioni tonico-cloniche. Entra subito in trance e mi racconta che ora ha solo due neuroni di colore marrone e tutto intorno c’è il rosa e l’azzurro. Inoltre tut- Vol. I - 2006 Casi Clinici 87 te le sere ha fatto l’esercizio immaginandosi di impregnare i neuroni marroni di rosa. Le suggerisco di continuare così inducendo inoltre ulteriori consigli di benessere, che portano a macchiare di rosa anche gli ultimi due neuroni. Uscita dalla trance le ricordo il compito serale e siamo d’accordo di rivederci, salvo complicazioni. dopo due mesi. Risultati A distanza di due mesi il mestruo si è presentato ogni 30-32 giorni senza crisi. Le assenze sono minime e collegate a momenti di forte stanchezza mentale. Da notare inoltre che da due mesi Anna assume solamente un Depakin Chrono alla sera. Non ha più avuto crisi di emicrania. Ha superato in gran parte il disagio verso la nonna e si preoccupa molto meno della conflittualità fra la madre e la nonna. A scuola va molto bene. Dopo altri sei mesi Anna sta bene pur avendo avuto un ritardo mestruale di quaranta giorni. Conclusione L’utilizzo dell’ipnosi ha ottenuto un netto miglioramento clinico di Anna, tale da ridurre il dosaggio farmacologico, e ha sbloccato profondamente vari disagi psicologici. Ovviamente non si può considerare completamente guarita, ma un caso come questo dimostra quanto il benessere interiore ed una buona armonia psichica possano portare notevoli benefici anche in una patologia come quella epilettica. 88 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi BIBLIOGRAFIA Arone di Bertolino R. - L’ipnosi per un medico. (Ed. Martina, Bologna 2003) Barker P. - L’uso della metafora in psicoterapia. (Astrolabio, Roma, 1987) Bandler R. Grinder J. - Ipnosi e trasformazione. (Astrolabio, Roma 1983) - La metamorfosi terapeutica (Astrolabio, Roma 1980) Milton H. Erickson - Le nuove vie dell’ipnosi. a cura di Jay Haley (Astrolabio, Roma, 1978) - La mia voce ti accompagnerà. a cura di Sidney Rosen (Astrolabio, Roma, 1983) Haley J. - Terapie non comuni. (Astrolabio, Roma, 1976) Watzlawick P. - La realtà della realtà. (Astrolabio, Roma 1976) Vol. I - 2006 Casi Clinici 89 Thomas Koehring UN’IPNOSI COLORATA Parole chiave: Epilessia, ipercontrollo, colori, ipnosi. RIASSUNTO Il lavoro clinico illustra come attraverso l’utilizzo dell’ipnosi è stato possibile creare un distacco dal modello di ipercontrollo e tramite l’induzione ipnotica con la visualizzazione di colori un miglioramento clinico di una patologia epilettica che si considera curabile solo con la medicina classica. Thomas Koehring A COULORED HYPNOSIS Key words: Epilepsy, hypercontrol, colours, hypnosis. SUMMARY The clinical work illustrates how it is possible through the use of hypnosis to create a distance from the behavioural model of hypercontrol. Moreover it shows how the hypnotic induction by means of colours vizualization improves the epileptic pathology that is considered curable only with classical medicine. L’Autore Dr. Thomas Koehring, Terapeuta S. M. I. P. I. medico chirurgo omeopata Frazione Lanzino 49 38046 LAVARONE TN tel. fax 0445. 527173 - e-mail thko@libero. it Vol. I - 2006 Casi Clinici 91 Roberto Magnani VOMITO COME ESPRESSIONE SIMBOLICA DI UN DISAGIO INTERIORE Parole chiave: olismo, vomito, ipnosi, rilassamento, conflitto, empatia, metafora. Introduzione Nell’aprile del 2002 mi trovavo a Gradara per un corso di odontoiatria super specialistico in cui si parlava di uso del microscopio elettronico per la cura dei canali radicolari. Annoiato alquanto per l’inutilità di questa procedura e del suo possibile uso quotidiano nel mio studio professionale, durante la pausa pranzo mi ritrovai a scambiare le mie opinioni con un giovane collega odontoiatra. Il piacere, nel constatare che una persona molto più giovane di me condividesse lo stesso modo di concepire la professione, fu immenso. Sentire che un collega fresco di studi aveva una visione più ampia della professione e non limitata alla solita superspecializzazione che frammenta il corpo umano, tipico atteggiamento ormai consolidato nella prassi quotidiana della medicina moderna, che sempre più di rado considera il malato come una persona, ed ignora una visione più ampia che abbraccia l’essere umano nella sua interezza, senza separazione degli organi dalla persona, con la concezione della totalità dell’essere umano, mi rese più piacevole il resto della 92 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi giornata. Questa visione che viene definita col termine oggi anche troppo sfruttato di “olistico” è ormai da parecchio presente nel mio modo di approcciarmi ai pazienti, fin dai primi anni di università e di professione, probabilmente grazie ad insegnanti che ancora spaziavano a tutto campo l’interezza del malato, considerandone anche gli aspetti psicologici ed umani. O forse tutto questo è dovuto ad un mio modo di sentire il paziente in tutte le sue problematiche, che è maturato in me nel corso degli anni grazie alle varie esperienze legate ad un percorso di vita e di professione abbastanza vario. Premetto che professionalmente nasco medico-chirurgo, per divenire poi ostetrico e ginecologo, con un successivo passaggio alla odontoiatria. Negli ultimi anni, poi, sono approdato nel campo della cosiddetta ”Medicina alternativa”: medicina naturale, medicina cinese ed agopuntura, psicosomatica, filosofie e tecniche orientali, yoga, ginnastica cinese, Tai ji Quan, Qi gong, tecniche di respirazione. Fatto questo preambolo ritorno all’incontro di quel giorno. Quel giovane collega dopo una meravigliosa discussione in cui ci fu condivisione su tantissime idee, mi esce con questa frase: “Tu dovresti conoscere la S. M. I. P. I. e Riccardo 17, vedrai quante cose ti cambieranno nel trattare i pazienti ed anche nella tua vita personale. ” Posso veramente dire usando una frase scontata che da quel giorno “la mia vita è cambiata dal giorno alla notte, o meglio dalla notte al giorno”. L’indomani telefonai e per la prima volta conobbi Riccardo al telefono. Mi iscrissi con enorme curiosità subito al primo corso, ed ora eccomi qua al quarto. Sento un piacere immenso ad ogni rifrequentazione ed avverto in me l’entusiasmo di un ragazzino nel constatare come si riesce a mettere in pratica, nella routine quotidiana ciò che Riccardo, Maria e gli altri collaboratori con così grande semplicità ci insegnano, riuscendo sempre ad essere incisivi e concreti nelle loro lezioni. Gli incontri di questi anni mi hanno arricchito di ulteriori mezzi 17 Per la S.M.I.P.I. confermo ma su Riccardo ho i miei dubbi. (Riccardo) Vol. I - 2006 Casi Clinici 93 per ampliare questo modo globale di vedere il paziente, come persona, individuo e non solo come portatore di un sintomo espressione di una patologia. Pur non considerandomi uno psicoterapeuta, con orgoglio posso affermare che nella professione tante cose sono migliorate per i miei pazienti e per me. Riuscire a rilassare anche in pochi attimi un paziente ansioso, spesso con poche frasi, ridurgli la salivazione, impedire il riflesso del vomito, migliorare la sensazione di bruciore del cavo orale nell’anziano e nel diabetico, guarire afte recidivanti ai comuni chemioterapici, herpes labialis recidivante, sono solo alcune delle “magie” che avvengono quasi quotidianamente nel mio studio, soprattutto cercando di trovare nel sintomo il simbolo di un disagio interno che il corpo esprime con una patologia. Questa è la scienza magica che lo stregone di Marzabotto è riuscito a farmi percepire ed a trasmettermi. Tanto tempo ancora dovrà trascorrere per raggiungere la sua disinvoltura che è unica come unico 18 è lui, “lo sciamano per eccellenza”. 19 Caso clinico. Vomito allo spazzolamento dei denti e al superficiale sfioramento della guancia con lo specchietto “Buon giorno dottore. Mi riconosce?” Seduta sulla poltrona davanti a me c’è una giovane ragazza sui 25 anni, che mi sorride. Guardo il nome sulla cartella e non posso trattenere un’espressione di stupore nel rivedere una mia piccola paziente di tanti anni precedenti: “ma sei proprio tu! La piccola Rosanna. Ri- cordo che quando eri bambina per quel maledetto vizio dello zucchero sul ciuccio ho dovuto curarti quasi tutti i denti da latte, ricordo anche però che tu eri così brava che non volevi che la mam18 Mi sento abbondantemente sopravvalutato. Se dopo più di trent’anni uno non è un po’ disinvolto in quello che fa sarebbe ora cambiasse mestiere. 19 Magari lo potessi essere. Roberto è un bel po’ esagerato. 94 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi ma ti accompagnasse ed eri sempre così tranquilla e rilassata che addirittura una volta mentre ti curavo una carie ti sei addormentata, forse per la noia di ascoltare le mie favole! Mi sembra passata una vita vedendoti ora diventata una donna”. - “Si sono proprio io, sono oramai passati molto più di dieci anni dall’ultima volta che ho messo piede in questo studio. Ora però la mia bocca e un disastro completo”. - “Non ci credo. Si dice sempre così prima di ricominciare. Apri pure la bocca e fammi dare una controllatina”. La giovane donna che ho davanti a me apre la bocca e non riesce a trattenere un conato di vomito mentre le sfioro la guancia con lo specchietto e subito la richiude. Trattengo a stento una espressione di stupore. Per quel poco che ho potuto intravedere sommariamente, dire apocalisse è forse poco: gengive ipertrofiche e sanguinanti, placca abbondantissima e tartaro soprattutto nelle parti posteriori delle arcate dentarie, tre o forse più cavità cariose enormi sui molari con polpa esposta, alitosi greve. - “Ha visto dottore che disastro! Tutto è iniziato con la gravidanza tre anni fa. Ho avuto vomito continuo dal primo al sesto mese, con ricoveri ripetuti e come non bastasse ho cominciato da quel momento a non riuscire più a spazzolarmi i denti perché vomitavo. Anche adesso non appena introduco lo spazzolino in bocca il semplice sfioramento mi causa nausea e conati di vomito. Per la vergogna non mi sono fatta più visitare né da lei né da altri. Vede in che stato mi trovo! Ma ora a parte la vergogna il disagio è talmente grande che non ce la faccio più. Mi aiuti a riacquistare la voglia di sorridere”. Ad una anamnesi sommaria scoprii che, sposata, aveva cambiato residenza e si era trasferita nella città del marito, nella stessa casa dove abitava la suocera anche se in appartamenti diversi. La suocera per altro era “tanto, tanto dolce” a detta di Rosanna e non le aveva fatto mancare nessuna attenzione, addirittura spesso e volentieri cucinava per la giovane coppia. La gravidanza desiderata era coincisa con il secondo anno di matrimonio, ma con questa era intervenuta una grave forma di iperemesi con due ricoveri di venti giorni in ospedale e da ultimo l’impossibilità di spazzolarsi i denti. Vol. I - 2006 Casi Clinici 95 Parlandomi della suocera, pur dicendo che era dolcissima, aggiunse: “un po’ troppo invadente nella mia vita privata e in quella di mio marito”. Il marito tutte le sere tornando dal lavoro passava e si tratteneva con la madre prima di rientrare in casa. Intuii che questo le dispiaceva, perché mentre raccontava la sua espressione si era fatta per un momento pensierosa, ma quasi subito ritornò sorridente. Mi tolsi la veste del medico specialista in malattie della bocca e dei denti e considerai che davanti a me non c’era solo una bocca da curare, ma una persona con tutte le proprie emozioni e situazioni. Cercai di capire quali problematiche erano sottintese in quella patologia e perché si manifestavano con quei sintomi . Vidi dietro a quelle gengive sanguinanti e maleodoranti una situazione di enorme malessere familiare e cercai di renderla consapevole di questi problemi non risolti a livello inconscio e manifestati esternamente con un vomito simbolo di disagio e di rifiuto. Con il vomito Rosanna rifiutava di inglobare dentro di sé qualche cosa che era accettato a livello cosciente ma rifiutato a livello inconscio ed emotivo. Le sorrisi dicendo che lei stessa senza volerlo mi aveva indicato la strada giusta per risolvere una parte dei suoi problemi. Le spiegai che il rapporto con la suocera era contraddittorio. Che la rispettava ma che al tempo stesso la rifiutava. Le dissi che capivo quanto le era accaduto e le accadeva, e che la risoluzione del problema poteva essere più semplice di quanto lei pensasse. Le spiegai che il significato del suo vomito era un messaggio rivolto alla madre del marito del tipo: “sono grande abbastanza per es- sere la moglie di suo figlio, si faccia i fatti suoi e mi lasci vivere e gestire la vita mia e quella di mio marito in maniera autonoma, sono adulta e so ciò che voglio fare!”. Sentivo che era giunto il momento di mettere in pratica le tante cose che ho imparato in questi anni. -“Senti, ti va se come prima seduta facciamo una bella chiacchiera- ta con argomenti rilassanti?” - “Certo perché no?” - “Allora trovati una posizione comoda, la più comoda che puoi... percepisci la sensazione del tuo corpo abbandonato... le braccia 96 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi abbandonate sui braccioli... se vuoi chiudi un attimo gli occhi e fai un bel respiro... e mentre ascolti le mie parole, il ritmo del tuo respiro si fa via via più lento... più calmo... più sereno, più tranquillo. e mentre l’aria entra... ed esce dai polmoni... lentamente... e mentre ad ogni respiro arriva ossigeno al tuo corpo e anche energia nuova alla tua mente... la tua mente puoi lasciarla andare dove vuole... e lasciarti andare... nel modo più piacevole. senti il fresco dell’aria che entra e che esce dalla tua bocca. Concediti qualche minuto da dedicare a te stessa, interamente a te stessa... Fa un nuovo respiro, bene molto bene... ora io inizierò a contare, fino a dieci… e quando avrò finito di contare la tua mente sarà completamente rilassata, un respiro profondo, molto bene Rosanna... un’altro... benissimo... è da tanto che non pensavi al tuo corpo... il tuo corpo ora è dolcemente abbandonato sulla poltrona... due... e mentre senti la mia voce il tuo respiro è sempre più calmo... tre... più tranquillo... più sereno... quattro... senti l’aria pura entrare nei tuoi polmoni, un’aria che porta energia, prana dicono gli indiani, Qi i cinesi... tanta voglia di vivere... cinque... tutte le cose più dolci che tu desideri... ti invadono ad ogni respiro... ed ad ogni respiro senti come vengono trascinate via tutte le impurità... tutte le sostanze tossiche per il tuo corpo... tossiche anche per la tua mente, per i tuoi pensieri... quanti pensieri ci saranno ora nella tua mente... sette... pensieri fastidiosi... nella tua mente... presenti chissà da quando otto... attimo dopo attimo... giorno dopo giorno... chissà forse fin da quando eri fidanzata... nove …e che ora hai voglia di buttare fuori con l’aria dai tuoi polmoni... bene molto bene... e mentre ascolti le mie parole la tua mente è rilassata... il tuo corpo è tutto rilassato e completamente tranquillo... calmo tranquillo... sereno... in pace... dieci... benissimo, molto bene Rosanna, e mentre ascolti le mie parole, continui a lasciar andare sempre più fuori i tuoi pensieri... assapora questa sensazione di benessere... senti che la tua mente ha iniziato questo viaggio, questo sogno... che non è un sogno... ma che è una realtà tua, solo tua, completamente tua. Ora chissà dove ti piace stare. forse sei su una spiaggia di sabbia bianca al mare in un’isola delle Antille... o chissà dove... in un bosco... su una montagna con la neve bianca… Non importa dove, l’importante è che tu ora sei tranquilla... e che stai bene... sei serena, e mentre mi ascolti…aria sempre più fresca, più nuova en- Vol. I - 2006 Casi Clinici 97 tra nei tuoi polmoni... mentre stanno uscendo anche le ultime impurità... i pensieri tossici... i pensieri fastidiosi... quelli più inutili con i quali hai vissuto, giorno dopo giorno... mese dopo mese... anno dopo anno... ma che oggi hai voglia di spazzare via... di buttare totalmente fuori... bravissima... molto bene... senti che respiro profondo... la tua mente è sempre più tranquilla... sempre più in pace... più serena... sempre più libera... rilassata e più tranquilla... libera da tutti quei pensieri fastidiosi, da tutti quei rancori che provi verso tua suocera... ti stai liberando completamente... completamente... e come ti senti bene... così non proverai più il bisogno di vomitare…di vomitare fuori tutto ciò che ti dà fastidio. Ti senti più leggera, sempre più leggera... rilassata... tranquilla... in pace... e non hai più niente da vomitare... perché hai gettato via tutto ciò che c’era di negativo dentro di te, con l’aria del respiro... respiro dopo respiro… lasciandoti una piacevole sensazione di pace... di tranquillità... di serenità, di benessere. Questo che provi è tutto tuo, solo tuo… completamente tuo… tutte le volte che lo vorrai e quando lo desidererai. Ora prenditi tutto il tempo che vuoi e riapri pure gli occhi con calma lentamente... solo quando lo vorrai...”. Rosanna aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno senza parlare, la sua mente era chissà dove. Disse di sentirsi totalmente rilassata e di stare bene e che non si rendeva conto di quanto tempo fosse passato. Ci salutammo. Due giorni dopo la rividi. Mi disse che era riuscita ad usare di nuovo lo spazzolino senza vomitare. Ricominciammo le terapie, l’igiene e tutte le cure senza più il minimo problema di nausea o di vomito per tutte le sedute successive. È ritornata a sorridere. Io sono riuscito a prestarle tutte le cure necessarie. Le ho preso anche un’impronta per applicazione di gel di sbiancamento, anche questo senza nessun problema, pur se di solito la presa di impronta può causare una sensazione di soffocamento in molti pazienti. Questo è un caso che in passato mi avrebbe sconvolto la vita, ora sento di avere in mano uno strumento di un’efficacia incredibile, 98 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi soprattutto perché ho capito quante infinite possibilità di soluzione dei problemi e quindi di guarigione sono presenti nella mente umana, non solo la possibilità di creare malattie. Aggiungo che Rosanna ora è al quarto mese di gravidanza ed il vomito non si è più ripetuto. Conclusioni In odontoiatria tantissime sono le opportunità di usare l’ipnosi, perché l’ipnosi ha molte indicazioni e possibilità; pur con limiti, ben usata, non ha nessuna controindicazione. Si può utilizzare in tutte quelle situazioni che possono essere influenzate positivamente da uno stato di rilassamento. Per poterla applicare in maniera sistematica occorre naturalmente, come per tutto, una preparazione adeguata che non può essere improvvisata. Per quanto riguarda le tecniche che si possono utilizzare in campo odontoiatrico, si va da semplici tecniche di rilassamento con controllo del respiro a rielaborazioni di stimoli cenestesici, uditivi, visivi. Non voglio fare un panegirico del mio maestro, ma devo per forza dire che grazie a lui la mia vita di medico e di uomo si è veramente trasformata, perché accostandomi ad una formazione psicoterapeutica, ho affinato le mie capacità di interagire positivamente con i pazienti, in uno stato di empatia, e mi sto accorgendo che il mio lavoro diviene giorno dopo giorno umanamente ed intellettualmente più stimolante. I casi per così dire difficili e le tensioni sono sempre più rari. Migliorare la comunicazione con il paziente per potergli trasmettere della soluzioni è ciò che rende più accettabile la routine quotidiana di una professione altrimenti troppo schematica. Vol. I - 2006 Casi Clinici Bibliografia Arone di Bertolino R. - Lo stato mentale di ipnosi. (Riv. Med. Ital. di Psicoterapia ed Ipnosi, vol I dicembre 1989) Bandler R. Grinder J. -Ipnosi e trasformazione (Astrolabio, 1983) Bondi C., Cavalli A., Arone di Bertolino R, Vallania G. -L’approccio psicologico al paziente odontoiatrico. (Il dentista moderno anno VI n. 9 novembre 1998) De Luca V. - Analgesia odontoiatrica in autoipnosi. (Riv, . Med. Ital. di Psicoterapia e Ipnosi, Vol.II 1999) Marini M. - Perché lavoro volentieri . Elementi di comportamento in odontoiatria. (Riv. Med. Ital. di Psicoterapia ed Ipnosi, Vol. II, 2001) Erickson M. H. - La ristrutturazione della vita con l’ipnosi. (Opere complete Vol II, Astrolabio, 1987) -La mia voce ti accompagnerà. (Astrolabio, Roma, 1983) 99 100 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Roberto Magnani VOMITO COME ESPRESSIONE SIMBOLICA DI UN DISAGIO INTERIORE Parole chiave: olismo, vomito, ipnosi, rilassamento, conflitto, empatia, metafora. RIASSUNTO Una donna di 26 anni con anamnesi di iperemesi gravidica, presenza di vomito ad ogni tentativo di pulizia dei denti, quindi impossibilità di cure odontoiatriche. Con una seduta di ipnosi imperniata sulla rielaborazione e liberazione da conflitti interni, si è riusciti a riportare la paziente ad una corretta igiene orale e si sono potute effettuare tutte le cure odontoiatriche del caso, Roberto Magnani VOMITING AS SYMBOLIC EXPRESSION OF INNER UNEASE Key words: olism, vomit, conflit, hypnosis, empathy SUMMARY The author presents a clinical case of a woman who presented vomiting when she brushed her teeth. With an hypnotic session based on solving the interior conflicts and their re-elaboration the author succeeded in rebalancing the patient and bring her back to a correct oral hygiene and possibility of starting again the complete dental treatment. L’Autore Dr. Roberto Magnani, Terapeuta S.M.I.P.I. medico chirurgo dentista Corso Matteotti 12 - 60035 JESI AN tel. 0731.59454 - [email protected] Vol. I - 2006 Casi Clinici 101 Mauro Gallina UN CASO DI ALOPECIA FEMMINILE TRATTATO CON L’INTEGRAZIONE DI AGOPUNTURA E IPNOSI Parole chiave: alopecia, agopuntura, ipnosi, metafora, psicoterapia. Premessa Da alcuni anni utilizzo nella mia pratica professionale tecniche derivate dalla medicina tradizionale cinese quali l’agopuntura, la fitoterapia, la dietetica, tecniche corporee e il massaggio. La concezione della salute in medicina tradizionale cinese è una visione olistica, nel senso che ogni patologia non colpisce solo quel dato organo, ma è il risultato di uno squilibrio funzionale che interessa tutta la persona, nella sua interezza fisica, psichica ed emozionale. Alla base della salute vi è il corretto funzionamento dello scorrere di un’energia chiamata Qi, che pervade l’intero cosmo e dà vita e mantiene in vita tutte le forme viventi, l’uomo è considerato un microcosmo nel macrocosmo. Tradotto a volte come soffio vitale, simile al pneuma degli antichi greci, il Qi scorre attraverso tutti gli organi e visceri in cui questa energia si può presentare in forme dense o fluide come il sangue, la linfa e gli altri liquidi organici, ed in forme più rarefatte simile al soffio del respiro o all’espressione del pensiero o dell’emozione. Riempie gli organi ed in essi viene tesaurizzato e utilizzato per tut- 102 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi te le funzioni vitali, rappresenta l’efficienza del sistema immunitario ed influenza questo attraverso la complessità del sistema nervoso, comprese le sue componenti psico emotive. Ogni cura quindi deve sempre tenere presente questo continuum di psiche e corpo, di pensieri ed emozioni, per cui solo dopo una accurata visita basata sulla raccolta anamnestica, sull’osservazione, l’ascolto, la palpazione e l’interrogatorio si potrà arrivare a formulare la cura più appropriata per l’individualità della persona, tenendone ben presente sia gli aspetti psichici ed emozionali, sia i contesti culturali e ambientali. Ritenendo l’ipnosi una tecnica molto armonica a questa visione dell’uomo, ed essendo l’alopecia come molte altre affezioni dermatologiche espressione anche di un disagio psichico, ho cercato di applicarla durante le sedute di agopuntura, sfruttandone le potenzialità. Definizione Alopecia: parziale o totale perdita di peli in aree pilifere diverse. Va distinta in androgenica o seborroica ed areata. La prima forma può risultare da fattori genetici, dal normale invecchiamento, da malattie sistemiche. La perdita ed il diradamento dei capelli è graduale. L’alopecia ippocratica o maschile è affezione molto comune, l’incidenza è spesso familiare ed alla sua base vi è una particolare sensibilità dei capelli delle aree fronto-parietotemporali agli androgeni circolanti. Nel sesso femminile è più rara, comunemente di tipo fronto-laterale, o con un diradamento generalizzato, si presenta di solito come forma che assume un carattere meno esteso. Con l’ipnosi, in psicoterapia, è possibile rallentare o bloccare la caduta (Arone di Bertolino), ma poiché comporta la perdita dei bulbi piliferi, la ricrescita dei capelli è impossibile. L’alopecia areata, ad eziologia fisica spesso non determinabile, non colpisce zone pilifere determinate, ma alcune di tutte le aree pilifere del corpo, a chiazze ben delimitate. La caduta è rapidissima a ciuffi. In alcuni casi vi è la perdita completa di tutti i peli. Non comporta, se non in tempi molto lunghi, la perdita dei bulbi piliferi, per cui la ricrescita dei capelli è possibile. Vol. I - 2006 Casi Clinici 103 Il caso clinico Viene nel mio studio Anna, una ragazza di 19 anni, affetta da una forma di alopecia comparsa all’età di 12 anni. Anna è una ragazza dall’aspetto mite, magra, timida, dall’apparenza fragile ma molto determinata a risolvere la sua problematica; osservarsi allo specchio e vedere quel diradamento subito sopra la fronte, che fa intravedere la pelle sottostante le sta incrinando l’autostima e le crea disagio nelle relazioni. Da qualche tempo ha problemi di concentrazione nello studio che limitano la sua resa scolastica, si sente insicura, stanca, sfiduciata e il pensiero di dover affrontare quest’anno l’esame di maturità le sembra un ostacolo insormontabile. Per cercare di risolvere il problema, riferisce di essere stata ricoverata due anni fa presso la divisione di endocrinologia dell’ospedale di Verona per una serie di indagini ormonali in cui si escludeva come causa l’iperproduzione di androgeni (5 alfa reduttasi nella norma) e si concludeva per una ipersensibilità periferica agli androgeni, per cui veniva indicata come cura la somministrazione di finasteride (farmaco antiandrogeno). Per evitare una possibile gravidanza nel corso di terapia con antiandrogeni si consigliava copertura contraccettiva. La diagnosi alla dimissione fu di Alopecia androgenetica. Al colloquio Anna dice di non voler assumere farmaci e di voler provare a curarsi tramite l’agopuntura. Anna si presenta come una ragazza minuta dall’aspetto anemico, sguardo vivace e temperamento volitivo. Dal colloquio rivela un animo dolce, sensibile e amante della natura; figlia unica, riferisce di aver risentito molto della separazione dei genitori, vive con la madre con cui ha un buon rapporto di comunicazione, mentre con il padre, pur passando periodicamente del tempo assieme, non è mai riuscita ad avere un buon rapporto confidenziale.. Alla prima visita viene accompagnata dalla madre che riporta con minuzia ogni problema di salute occorso alla figlia, dimostrando un attaccamento oltre misura e una preoccupazione esasperante per ogni dettaglio. Riferisce un episodio da lei ritenuto importante in cui Anna, all’età 104 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi di 10 anni, spinta accidentalmente da un compagno di classe è caduta a terra all’indietro battendo la testa, senza però perdere coscienza. L’EEG eseguito all’epoca dava un “rallentamento” dell’attività delle onde cerebrali e la sua preoccupazione è che questo possa aver dato origine all’alopecia di cui soffre. Impiego del tempo per rassicurarla che sicuramente non è stato il trauma fisico la causa e che da questo Anna si è completamente ristabilita, visto anche il periodo trascorso e la sua capacità nel proseguire normalmente la sua vita con buoni risultati anche in campo scolastico. Le ho chiesto di lasciare ad Anna l’opportunità di affidarsi con fiducia alle cure e di interferire il meno possibile con il proseguimento delle sedute cercando di allentare “la sua stretta presenza” anche durante la giornate. Altri dati anamnestici: menarca a 11 anni, mestruo ritardato e scarso, altezza 155 cm., peso corporeo 43 Kg., con BMI di 18, che conferma il sottopeso. La diagnosi energetica di Medicina tradizionale cinese: carnagione pallida, magrezza, polso debole, lingua pallida con sfumatura violacea, concludono per una stasi di Qi del fegato, deficit di sangue, debolezza dello “Shen” (aspetto mentale). Le propongo di affiancare, accanto al trattamento di agopuntura, l’ipnosi per intervenire sul rafforzamento dell’autostima, acquisire un maggior senso di sicurezza e attivare al meglio le sue risorse psichiche interiori per aiutarla nella risoluzione del problema. Trattamento Seleziono alcuni punti di agopuntura tra i seguenti, utilizzandone 5/6 per seduta, alternandoli di volta in volta: Lu-7, Ki-6 (per trattare il meridiano Ren mai): regola l’energia del sistema riproduttivo della donna e tonifica il sangue. Sp-4, Pc-6 (per trattare il meridiano Chong mai): regola il ciclo mestruale, nutre il sangue e ne regola la circolazione. Pc-6, Liv-3: mobilizzano il sangue, calmano lo Shen (il mentale). Du-20: punto riunione di tutti i meridiani alla sommità del capo, fa salire l’energia alla testa, solleva il tono dell’umore. Ren-6, St-36, Sp-6, Bl-20, Bl-23, Bl-17: Vol. I - 2006 Casi Clinici 105 tonificano l’energia e nutrono il sangue tonificando le funzioni dello stomaco, milza, rene. Dalla prima seduta invito Anna a stendersi sul lettino, mettersi comoda, in atteggiamento rilassato, subito dopo inserisco gli aghi e comincio l’induzione ipnotica. “Ora fai un profondo respiro e la- scia andare il tuo corpo a un piacevole sensazione di distensione… senti come sei comoda, così distesa… il tuo corpo completamente abbandonato, piacevolmente calmo… fai un bel respiro e lascia andare ogni tensione… porta l’attenzione ai tuoi piedi e senti come un’onda piacevole che comincia a salire proprio qui dai tuoi piedi… senti il contatto con la superficie del lettino… Potrai avvertire un leggero formicolio senti l’onda che sale e rilassa totalmente le tue gambe e sale, sale, sale fino all’addome, al torace... puoi sentire il tuo corpo sempre più rilassato, disteso, calmo; fai un bel respiro profondo e ti sentirai serena, tranquilla... e puoi ora abbandonarti con fiducia a questo rilassamento sempre più profondo, senti le tue spalle, i muscoli del collo che si distendono… molto bene Anna…. l’onda si diffonde piacevolmente al viso, alla fronte fino alla sommità della testa, dove la circolazione del sangue nutre ogni cellula, ogni fibra del tuo corpo, ti senti bene, respiri tranquilla, senti l’aria che entra ed esce puoi Ora senzalasciare sforzo dalle andare tueinarici… pensieri... osservali senza afferrarli, lascia che si sfiocchino come delle nubi bianche in un cielo azzurro... bene, molto bene Anna Ti piace l’ambiente naturale, ti piacciono le vallate, le montagne, vero? (annuisce)... Ora… immagina di camminare verso un bel sentiero in montagna, in mezzo a piante rigogliose, costeggiato da alberi meravigliosi che ti avvolgono col loro colore verde, avviati serena lungo questo sentiero, verso quello spiazzo che vedi laggiù in fondo dove puoi intravedere dei meravigliosi fiori dai diversi colori... raggiungi quel bellissimo prato e siediti comoda… ammira quelli rossi, gialli... quei fiori bellissimi, ne puoi sentire il profumo nell’aria fresca, la fragranza..., puoi osservare le diverse forme di quei bellissimi petali e vedere come si staccano col loro stelo dalla terra, la terra che li nutre attraverso la linfa che sale e ogni parte riceve il suo nutrimento dando vita alle corolle, ai petali, irradiando il profumo 106 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi nell’aria… puoi percepirlo nitidamente... lasciati avvolgere… totalmente. Vedi Anna… come i fiori crescono sani, belli, rigogliosi?… e come sia la terra a nutrirli portando la linfa fino in cima... proprio come nel nostro corpo, quando ci nutriamo con un buon cibo e il nutrimento entra nel nostro sangue che circola attraverso i vasi fino ai più piccoli capillari, fino alle estremità e il sangue giunge senza ostacoli… fino alla testa e nutre quei piccolissimi bulbi sotto la pelle, quelle piccole ghiandole che danno vita ai capelli... la tua bellissima chioma, proprio come i fiori che tu puoi ammirare… anche i capelli ricevono il loro nutrimento… dal tuo sangue che circola senza ostacoli raggiungendo ogni cellula, ogni fibra, giorno dopo giorno… ogni giorno con costanza, senza ostacoli, con la tua mente serena fiduciosa, come i fiori che si affidano alla terra con fiducia e crescono sani… forti… rigogliosi, lucenti nei loro colori… Molto bene Anna... ogni volta che raggiungerai, che sognerai questo bellissimo posto che tu stessa hai scelto, sarà un momento per rigenerarti, per sentirti bene, per trarre forza per dare sostegno alla tua vita e lo potrai fare ricavando uno spazio dalla tua giornata, uno spazio tutto per te, un’oasi dove attingere nuova e sempre più rivitalizzante energia e così la tua vita si arricchirà ogni giorno di fiducia, di serenità per raffrontare ogni prova che ti si presenta. Ora potrai ritornare lungo il sentiero costeggiato dagli alberi sentendo dentro di te una fresca vitalità… Ed ora toglierò gli aghi che ti hanno accompagnato in questo piccolo viaggio riequilibrando l’energia nel tuo corpo e facilitato la tua esperienza anche oggi… potrai avvertire una leggera vibrazione o un formicolio molto lieve… quando ti sentirai pronta potrai riaprire gli occhi e ti sentirai serena e ben riposata”. Ho eseguito 10 sedute settimanali seguendo la sequenza esposta, prima applicavo gli aghi dopodiché cominciavo l’induzione ipnotica e utilizzavo la metafora scelta, i suoi sistemi rappresentazionali visivo/cenestesico preferenziali e scegliendo immagini molto vicine alle sue preferenze ed ai suoi vissuti positivi, amante dell’ambiente naturale, per recuperare e attivare le sue risorse psichiche interiori. Già dopo la prima seduta si sentiva molto rilassata e ben disposta; Vol. I - 2006 Casi Clinici 107 le dissi di ritagliarsi uno spazio ogni giorno per riprovare da sola a rilassarsi e visualizzare, rivivere l’esperienza della seduta, ma con calma, senza troppa precisione per i dettagli. Questo le riusciva soprattutto alla sera, qualche volta addormentandosi prima, favorendole comunque un buon sonno ristoratore. Di seduta in seduta dimostrava meno preoccupazione per i suoi capelli e una sensazione di maggior sicurezza nell’espressione di sé, maggior efficienza nello studio e più aperta nelle relazioni. Stabilimmo che non doveva comunque controllarne quotidianamente i risultati, e che la cosa essenziale era sentirsi meglio con se stessa, meno ansiosa, e più sicura interiormente. Anche se poi, da sola non riusciva a percepire la stessa intensità della seduta guidata settimanale, definimmo che la cosa fondamentale era il percorso che stava facendo per se stessa, la riscoperta del suo benessere interiore, la fiducia nelle sue capacità, il saper apprezzare i suoi piccoli successi quotidiani e con il tempo questo sicuramente avrebbe favorito anche il miglioramento dell’aspetto prettamente fisico. Cominciava a mangiare con più appetito e alla fine delle sedute, nell’arco dei tre mesi, era aumentata anche di peso. Nell’area dell’alopecia i capelli apparivano meno radi, anche se non era risolta completamente. L’aspetto importante era comunque il senso di benessere, il miglioramento dell’autostima e la capacità di relazionarsi meglio con i coetanei, questo dava ad Anna maggior fiducia per il futuro. Prima degli esami di maturità decidemmo di sospendere la continuità settimanale delle sedute ed eventualmente di risentirci, se ne sentiva la necessità, per delle sedute di richiamo. Conclusioni Pur essendo l’alopecia nella maggioranza dei casi prerogativa del sesso maschile avendo come base organica una componente di sensibilità ormonale oltre che genetica, in questo caso in cui è colpita una persona di sesso femminile, si rivela in tutta la sua importanza l’aspetto psichico, che, oltre a sostenere la malattia, si presenta come il versante dove intervenire per avviare il processo di 108 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi guarigione coinvolgendo tutta la componente psico affettiva della persona. Basilare l’instaurarsi di un buon rapport con il terapeuta attraverso una buona comunicazione, che permetta di esprimere apertamente il disagio e di aiutare la persona a entrare nei livelli interiori più profondi, seduta dopo seduta, attraverso il rilassamento guidato e l’induzione ipnotica con l’uso della metafora. Ne consegue il miglioramento dell’autostima, del senso di fiducia e degli aspetti relazionali della vita quotidiana. L’aver migliorato rapidamente anche aspetti fisici quali l’appetito, l’anemia, il peso corporeo utilizzando in associazione all’ipnosi l’agopuntura, denota l’efficacia di queste due tecniche che si integrano vicendevolmente, sostenendo e convalidando l’ipotesi di partenza. Vol. I - 2006 Casi Clinici Riferimenti bibliografici Arone di Bertolino R. - L’ipnosi per un medico. Edizioni Martina, Bologna 2003 Erickson M. H. - La mia voce ti accompagnerà. Astrolabio, Roma 1983 Erickson M. H. , Rossi E. L. - Ipnoterapia. Astrolabio, Roma 1982 Lankton S., Lankton C. M. - La risposta dall’interno. Astrolabio, Roma 1984 Bandler R. Grindler J. - Ipnosi e trasformazione. Astrolabio, Roma 1983 - La metamorfosi Terapeutica. Astrolabio, Roma 1980 Barker P. -L’uso della metafora in Psicoterapia. Astrolabio, Roma 1987 Watzlawick P. - Il linguaggio del cambiamento. Feltrinelli, Milano 1980 Watzlawick P. Weakland J. Fish R. - Change. La formazione e la soluzione dei problemi. Astrolabio, Roma 1981 Maciocia G. - The foundation of Chinese Medicine. Churchill Livingstone, London 1989 Auteroche B. Navailh P. - La diagnosi in medicina cinese. Edi- Ermes, Milano 1986 109 110 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Mauro Gallina UN CASO DI ALOPECIA FEMMINILE TRATTATO CON L’INTEGRAZIONE DI AGOPUNTURA E IPNOSI Parole chiave: alopecia, agopuntura, ipnosi, metafora, psicoterapia. RIASSUNTO L’autore descrive un caso di alopecia trattato integrando agopuntura e ipnosi. Stabilito un buon rapporto con la paziente e raccolto i dati anamnestici e clinici, stabilita la diagnosi energetica di medicina tradizionale cinese, viene impostata la terapia. Ad ogni seduta, viene applicata una combinazione di aghi, e si procede all’induzione ipnotica con l’utilizzo della metafora per attivare le risorse psichiche interiori della paziente al fine di ristrutturarne la visione di sé, l’autostima e favorire la guarigione della patologia. Si mette in evidenza come l’integrazione tra le due modalità terapeutiche possa essere di valido aiuto, essendo entrambe rispettose dell’unità psico fisica dell’individuo. Mauro Gallina A CASE OF ALOPECIA TREATED WITH ACUPUNCTURE AND HYPNOSIS Key words: alopecia, acupuncture, hypnosys, metaphor, psycotherapy. SUMMARY The Author describes a case of alopecia using an integration of acupuncture and hypnosis. After having established a good rapport with the patient and collected the clinical history, the energetic Chinese traditional medicine diagnosis is made and the therapy is set up. During each session a combination of needles is applied; hypnotic induction is associated, with the use of metaphors, in order to activate the inner physical resources of the patient with the aim of restructuring self-confidence, self-esteem and promoting recovery. The integration between the two therapeuthic modalities is effective, being both respectful of the psychosomatic vision of the person. L’Autore Dr. Mauro Gallina, Terapeuta S. M. I. P. I. medico chirurgo, specialista in Scienza dell’alimentazione. Agopuntura e fitoterapia. Via Pescheria vecchia 26, 30174 Mestre (Venezia) tel 041 982137 - e-mail: mauro.gallina@tiscali. it Vol. I - 2006 Casi Clinici 111 AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SAN MARTINO DI GENOVA U.O. ANESTESIA E TERAPIA INTENSIVA POST-OPERATORIA DIRETTORE PROF. C. LAUNO Anna Rossi SEDAZIONE IPNOTICA NELLA CHIRURGIA STEREOTASSICA: CASE REPORT Parole chiave: biopsia stereotassica, sedazione, remifentanil, ipnosi. Introduzione La chirurgia stereotassica è una tecnica mininvasiva con una morbilità non significativa se paragonata a quella di procedimenti craniotomici. Viene impiegata in tutti i processi intracranici non chiaramente definiti dalla diagnostica neuroradiologica, che non si prestano ad un approccio chirurgico diretto, per i quali sia indispensabile l’inquadramento istopatologico ai fini del trattamento. Appare particolarmente appropriata in presenza di lesioni multiple o profonde in concomitanza a scadute condizioni generali o età avanzata del paziente. Tecnica Questa tecnica è estremamente efficace dal punto di vista diagno- 112 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi stico: il tessuto rimosso con il prelievo corrisponde in modo straordinariamente preciso al target selezionato (i margini di errore sono inferiori al millimetro). L’attrezzatura comprende un casco all’interno del quale è possibile localizzare un punto mediante tre coordinate cartesiane (X frontale, Y sagittale, Z assiale) e da un arco circolare mobile, su cui scorre il supporto per le sonde bioptiche. Una volta che l’anello base del casco sia stato fissato al capo del paziente con 4 perni, in anestesia locale, su di esso viene montato l’indicatore di coordinata: ciò consente l’esecuzione della TC in condizioni stereotassiche, in modo che lo spazio delimitato dal volume del casco sia perfettamente definito e totalmente descrivibile in termini matematici. I dati numerici vengono elaborati, per mezzo di un computer dedicato, in angoli di rotazione dell’arco mobile le cui traiettorie definiscono il raggiungimento del target. L’ultima fase della procedura è rappresentata dal prelievo bioptico vero e proprio, che viene eseguito nella maggioranza dei casi in anestesia locale con prelievi seriati su traiettorie multiple al fine di aumentare l’attendibilità diagnostica dei prelievi, anche se ciò aumenta il rischio di complicanze di sanguinamento e di edema cerebrale (0.5 - 2%). Caso Clinico Giulio, 74 anni, diabetico, iperteso, bronchitico cronico, da circa un anno presenta, a detta dei familiari, modificazioni del carattere con manie di persecuzione e aggressività. A tali variazioni del carattere segue una ipostenia dell’arto inferiore sinistro con turbe della deambulazione che provocano una caduta a terra con perdita di coscienza. Viene quindi sottoposto ad una TC cerebrale che mostra una voluminosa lesione fronto-parietale destra con centro necrotico ed intenso edema perilesionale, determinante effetto massa sul ventricolo laterale destro. Le caratteristiche radiologiche depongono per una neoplasia gliale. Si decide quindi di sottoporre il paziente a biopsia stereotassica Vol. I - 2006 Casi Clinici 113 per la definizione della diagnosi istologica, del grading del tumore e per la programmazione di una radioterapia. Giulio è vigile, orientato e collaborante per cui si decide di eseguire l’intervento in anestesia locale con un’eventuale sedazione farmacologica. Durante il posizionamento dell’anello stereotassico, procedimento che viene eseguito generalmente senza la presenza dell’anestesista, Giulio presenta una reazione vaso-vagale con lipotimia, sudorazione profusa e senso di nausea. Chiamata, mi avvicino a Giulio, che era stato prontamente disteso sulla barella con gli arti inferiori sollevati assistito da un’infermiera. Gli tasto il polso e gli sorrido, faccio preparare una infusione endovenosa con atropina e metaclopramide, gli dico scherzosamente che è normale svenire di fronte a una bella ragazza rivolgendo lo sguardo verso l’infermiera che l’aveva soccorso e che con un “farmaco portentoso” messo nella flebo “tutto sarebbe andato me- glio… avrebbe potuto sentire una sensazione di fresco… come se fosse in una spiaggia tropicale, mentre si dondolava piacevolmente su un’amaca, mentre il vento muove i rami di una palma e poi… se avesse voluto avrebbe potuto fare il bagno immergendosi in acque trasparenti dove nuotavano piccoli pesciolini”. A questo punto chiedo a Giulio di dirmi che colore sono i pesci e lui risponde: “gialli e blu”. L’infermiera piacevolmente stupita fa spallucce e con la mano davanti alla bocca trattiene una risata e il chirurgo mi fa segno scherzosamente che anche lui vorrebbe che gli fosse iniettato “quel farmaco miracoloso”. Suggerisco inoltre a Giulio di darmi un segnale quando le cose vanno per il meglio e lui risponde sollevando lentamente il pollice sinistro. Giulio tranquillo e stabile dal punto di vista cardiocircolatorio viene quindi avviato alla TC per il centraggio. Al ritorno in sala operatoria dove la temperatura era decisamente più bassa, non era più possibile continuare le suggestioni date in precedenza. Mi rivolgo allora a Giulio e gli chiedo, visto che è andato al mare, se vuol pensare ad una bella vacanza da fare in montagna magari “sulle Dolomiti”. Intanto incomincia la disinfezione del cranio e la preparazione del campo operatorio. Avvio un’infusione lenta di Remifentanil (0.05 114 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi mcg/kg/min), Giulio respira spontaneamente in aria ambiente, i parametri vitali sono monitorati in continuo. Incomincio così a descrivere posti che amo molto: piste da sci, passeggiate e paesaggi… Giulio ascolta con gli occhi chiusi, intanto viene eseguita l’anestesia locale sottocutanea, seguita da un’incisione di pochi centimetri che espone la teca cranica dove viene praticato un foro di trapano, che mette in evidenza rispettivamente la dura madre e la corteccia cerebrale per consentire alla pinza bioptica di non danneggiare seni venosi e grosse vene di scarico cerebrali. L’ambiente è tranquillo, il chirurgo è sicuro e silenzioso mentre esegue i prelievi bioptici seriati. Chiedo allora a Giulio: “Dove sei?” mi risponde: “in Val D’Aosta” “dove esattamente?”… “sono nel bosco… sto raccogliendo i funghi…” gli dico di segnalarmi ogni volta che ne raccoglie uno. Ecco che allora ogni tanto vedo il suo pollice alzarsi, capisco così che alla fine dell’intervento il suo cestino sarà colmo di porcini. Conclusioni In apparenza in modo casuale l’empatia e la svalutazione scherzosa della situazione hanno creato le premesse per lo sviluppo di una trance ipnotica: ciò ha consentito di poter continuare la procedura di centraggio con grande serenità e senza ulteriori effetti avversi. Alla TC il paziente appariva sedato e dopo l’iniezione di mezzo di contrasto era completamente sveglio. Arrivato in sala operatoria il paziente era pronto a riprendere l’esperienza piacevole che aveva provato in precedenza. L’ausilio di minime dosi di oppioide durante l’esecuzione dell’esame ha favorito il mantenimento della trance ipnotica indotta senza bisogno di dare continue suggestioni. Vol. I - 2006 Casi Clinici Bibliografia Papo R., Villani M., Giovannelli Basilari S., Gaini M. - Neurochirurgia Clinica. (C.G. Edizioni Medico Scientifiche) Cucchiara R. F., Black S., Michefelder J D. - Clinical Neuroanestesia. (Churcill Linvigston) Arone di Bertolino R., Rossi G. - Corso di Psicoterapia e Ipnosi Medica di II livello. (S.M.I.P.I. Bologna 2002) 115 116 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SAN MARTINO DI GENOVA U.O. ANESTESIA E TERAPIA INTENSIVA POST-OPERATORIA DIRETTORE PROF. C. LAUNO Anna Rossi SEDAZIONE IPNOTICA NELLA CHIRURGIA STEREOTASSICA CASE REPORT Parole chiave: biopsia stereotassica, sedazione, remifentanil, ipnosi. RIASSUNTO L’autrice descrive un caso di sedazione ipnotica durante un intervento neurochirurgico bioptico. Il paziente dopo un malessere provocato dall’inserimento di perni nel cuoio capelluto si è affidato alle cure dell’anestesista e ha seguito le sue suggestioni elaborandole in modo spontaneo; la situazione ambientale e la blanda sedazione farmacologica hanno favorito il mantenimento dello stato ipnotico. Anna Rossi HYPNOTIC SEDATION IN STEREOTACTIC SURGERY CASE REPORT Key words: stereotactic biopsy, sedation, remifentanil, hypnosis. SUMMARY The author describes a case of hypnotic sedation during a stereotactic biopsy. The patient, after a vagal reaction occurring during the positioning of the headframe, was assisted by the anaesthesiologist. She induced in the patient a hypnotic trance, generating a variety of suggestions which made possible to perform the whole bioptic procedure with a light pharmacologic sedation. L’Autrice Dr.ssa Anna Rossi, Terapeuta S.M.I.P.I., specialista in formazione in Psicoterapia Scuola S.M.I.P.I., specialista in Anestesia e Rianimazione, professore contratto Università di Genova. Via Belsito 7 - 16167 GENOVA GE tel. 347.2658001 - 010.322367 - [email protected] RUBRICHE Vol. I - 2006 Rapporti 119 S.M.I.P.I Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Sezione Romagna Dirigente Dottoressa Nadia Menghi Francesca Baiardi, Redina Gega, Antonella Mariani Lanfranco Mariottini, Nadia Menghi L’IPNOSI E LA VISUALIZZAZIONE NELLA MALATTIA Percorso di apprendimento delle risorse interiori e della riscoperta del significato della malattia come motivo di cambiamento. C’è già ormai un’esperienza di oltre vent’anni che dimostra come l’intervento psicoterapeutico, con in più l’utilizzo dell’ipnosi, siano di aiuto per coloro che hanno avuto una diagnosi di malattia grave, sia essa cancro, HIV e altro, che comunque mette a rischio la propria vita. Ammesso che tutti siamo creati uguali, ognuno di noi reagisce diversamente al mondo che ci circonda. A ciascun tipo di personalità si ritiene corrisponda un particolare modello fisiologico. Si può ipotizzare che ci siano anche persone eccezionalmente rispondenti alle componenti dello stato d’ipnosi, comunque rimane la centralità dell’intervento psicoterapeutico che è indirizzato solo ed unicamente non a ricercare l’eccezione, ma a: “fare sentire meno sole e quindi più forti le persone che vivono questa condizione”. L’approccio è quindi esclusivamente orientato verso quello che si ama definire approccio di terapia di gruppo di tipo supportivo espressivo, con utilizzo dell’ipnosi intesa non come tecnica ma come relazione terapeutica. Contesto dello studio Nel progetto si è ipotizzato di avere due gruppi di terapia. Uno rivolto a persone che, con patologie diverse e stadi anche diversi, facessero spontaneamente richiesta del supporto, e l’altro indirizzato a donne con carcinoma al seno in stato iniziale della malattia e non in fase metastatica. Si vuole sottolineare che il lavoro è frutto di un’esperienza di puro 120 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi volontariato da parte di professionisti in psicoterapia e in ipnosi. Pertanto tutte le valutazioni devono essere osservate rivalutando questo elemento: non abbiamo avuto nessuna sovvenzione o contributo al tempo dedicato allo studio e alla terapia. Questo può forse essere da una parte elemento di limite per gli elementi standard di una ricerca, dall’altra la ricchezza di un patrimonio intellettivo e culturale che può lavorare ed esprimersi benissimo anche al di fuori delle strutture ospedaliere. Progetto dello studio Si sono progettati quattro gruppi di terapia all’anno, ruotanti, in modo che tutto il corso dell’anno fosse coperto. Per ora si è partiti con un primo approccio di solo sei giornate con terapia di gruppo della durata di un’ora e mezza con incontri settimanali. Non si sono stabiliti rapporti preferenziali con strutture oncologiche, se non l’informazione della nostra iniziativa. Ciò nonostante, con semplice diffusione, anche poca, di materiale, qualche locandina e brossura, i seminari sono stati compiuti. Sono state ammesse sei pazienti per il gruppo con le donne con cancro al seno e sei per l’altro gruppo. Per il gruppo con donne con cancro al seno tutte sono risultate rientranti nel progetto: cioè la condizione di malattia non in fase metastatica. L’altro gruppo ha avuto sei partecipanti, di cui una deceduta durante il percorso, con malattia oncologica a prevalenza neurologica. Criteri di valutazione Per la validazione dei risultati il progetto è all’inizio. Ci riserviamo di mettere a fuoco future misurazioni dello stato d’ansia, del coping all’inizio e alla fine, della validità della durata dell’approccio e di altre caratteristiche. Risultati Al momento della stesura di questo scritto si può affermare quanto segue: il gruppo di terapia con le pazienti con cancro al seno è completo, nelle date e nei tempi definiti. Il gruppo ospedaliero, che ha già espresso la sua prima esperienza, Vol. I - 2006 Rapporti 121 ha ottenuto un ottimo risultato come accettazione, motivazione e senso di beneficio psicofisico da parte delle pazienti. Poca accettazione da parte dei medici al punto tale che è stato richiesto che il seminario si svolga al di fuori dell’ospedale. Riteniamo questo un insuccesso poiché si è evidentemente sbagliato il modo di porsi nella comunicazione rispetto ai colleghi. Infatti ormai i tempi perché questo tipo di aiuto e di approccio al paziente oncologico sia accettato dovrebbero essere maturi. Ovvero non siamo in anticipo rispetto alle possibilità cliniche e culturali di riconoscimento da parte di colleghi medici su questo tipo di terapia, si ripropone pertanto il problema della formazione. Abbiamo la speranza di poter proseguire. Concludiamo con David Spiegel: “Qualunque dato futuro supporti l’effetto della psicoterapia di gruppo nella sopravvivenza, in ogni gruppo non vi sarà la garanzia che l’intervento impiegato in quel contesto allungherà la vita al paziente. L’elemento chiave del gruppo dev’essere sul “come”, piuttosto che sul quanto a lungo il paziente vivrà. Indubbiamente sono necessari ulteriori studi per chiarire domande quali: Quali sono gli aspetti più significativi del trattamento? Quali pazienti traggono più probabilmente beneficio? Quale tipo di training è maggiormente efficace per i terapeuti e quali sono gli effetti delle terapie supportive-espressive di gruppo? Questo tipo di trattamento associa quanto conosciamo della psicoterapia al potere salutare del supporto sociale. È l’esempio necessario di come la scienza medica deve riacquistare l’equilibrio fra competenza e compassione. Vi è una forza comune sia nei numeri, sia in quelli usati nella ricerca, che spingono persone con problemi analoghi ad aiutarsi reciprocamente. Dottoressa Francesca Baiardi Psicologa, specialista in formazione in Psicoterapia e Ipnosi presso la Scuola S.M.I.P.I., dal 1998 attività di libera professione e consulente nell’ambito di studi sulla qualità di vita correlata alla salute. 122 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Dottoressa Redina Gega. Psicologa. Specialista in formazione in Psicoterapia e Ipnosi presso la Scuola S.M.I.P.I., coordinatrice dei servizi informativi e di orientamento presso il Centro per l’Impiego di Forlì. Svolge libera professione a Cesena. Dottoressa Antonella Mariani Psicologa, iscritta all’Ordine degli Psicologi, svolge attività di libera professione. Laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Bologna nel maggio 1981. Laurea in Psicologia, indirizzo sperimentale conseguita presso la medesima Università nel novembre 1996. Specialista in formazione in Psicoterapia e Ipnosi presso la Scuola S.M.I.P.I. Dottor Lanfranco Mariottini. Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1976, specialista in Anestesia e Rianimazione, specialista in Radiologia, specialista in formazione in Psicoterapia e Ipnosi presso la Scuola S.M.I.P.I.. Lavora come neuroradiologo presso il servizio di Neuroradiologia dell’Ospedale Bufalini di Cesena. Dottoressa Nadia Menghi Medico psicoterapeuta, specialista in Oncologia, svolge attività di libera professione come psicoterapeuta a Cesena, dal 1990. Docente S.M.I.P.I. dal 1993, Dirigente Sezione Romagna dal 2004. Vol. I - 2006 Rapporti 123 Maurizio Zomparelli La qualità didattica. Viaggio nelle scuole di psicoterapia italiane La S.M.I.P.I. è una tra le scuole italiane di psicoterapia accreditate per la formazione specialistica di terapeuti psicologi e medici, ma da quando il nuovo ordinamento o meglio la nuova legge di accreditamento delle scuole di formazione è in vigore, molte altre sono state riconosciute dal Ministero dell’Università e della RicerParadossalmente nello storico antecedente alla legge in vigore ne ca. erano riconosciute una ventina, oggi siamo arrivati ad oltre cento scuole, in rapporto ad altre specialità, il numero è veramente elevato e considerevole. Sorge spontaneo domandarsi come l’intervento di una normativa abbia accellerato questa crescita anziché limitarla, visti i controlli ed i requisiti richiesti dal Ministero per l’accreditamento. Evidentemente esisteva una grande richiesta degli utenti laureati anche in considerazione di due importanti fattori: il primo riservato all’esercizio degli psicologi che con la specializzazione possono amplificare la loro professione, il secondo, non trascurabile, per il lungo parcheggio riservato ai medici per accedere ad una specializzazione post-laurea, fondamentale e necessaria per l’inserimento nell’attività professionale pubblica e per una maggiore qualifica professionale. La nostra Scuola ha sposato in parte lo spirito scientifico e culturale di Milton H. Erickson, noto ed innovativo psicoterapeuta americano, ma altri scienziati hanno creato altri modelli professionali d’intervento sul paziente ed altre scuole ne sono nate e derivate. In questo panorama nazionale dove vengono rappresentate scuole di ispirazione internazionale, gli utenti, medici e psicologi, cercano, in base alle proprie tendenze culturali, le relative scuole a cui iscriversi, non trascurando il fattore logistico delle sedi per ridurre spese e tempo da dedicare. Questi titoli di specializzazione sono gli unici, rilasciati da Scuole a carattere privato, che vengono pubblicamente riconosciuti e validati come equipollenti ad una specializzazione universitaria. Il rischio è che a danno degli utenti possano verificarsi incon- 124 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi gruenze sulla qualità del servizio offerto o meglio in alcuni casi una carente e dissimile formazione da quella che viene proposta all’inizio e che differenzia le scuole stesse nel proprio modello educativo. Come Tutor Manager della S.M.I.P.I., incaricato dal presidente, ho verificato personalmente se in altre scuole, presenti sul nostro territorio e della stessa matrice culturale, ovvero di tipo relazionale ispirata al modello ericksoniano, ci fossero divergenze sia sull’impostazione didattica, sia sulla stessa organizzazione interna, quella del gruppo docenti e quella teorico-pratica dell’anno accademico. La sorpresa è stata quella di non riscontrare significative divergenze, sia sull’impostazione che sulla stessa organizzazione, sia sul modello didattico-educativo che teorico-pratico. Evidentemente il modello ericksoniano è quello che uniforma molta cultura degli psicoterapeuti moderni e che meglio si adatta alle esigenze della società odierna. Lo sviluppo della psicoterapia in Italia , da Granone in poi, non sempre ha seguito strade omogenee. Sulla sua applicazione professionale, in particolare all’uso di alcune tecniche come l’ipnosi, è stato fatto un uso ed una informazione non coerente all’argomento, spesso risibili e poco scientifici, sino alla demonizzazione della stessa ipnosi. La rivalutazione nell’ambito psicoterapeutico è avvenuta grazie alla affermazione delle scuole scientifiche, soprattutto di quelle ericksoniane, come la nostra, che ne hanno declarato l’utilità, l’efficacia e la proprietà dell’uso in molti casi clinici. Inoltre vorrei che l’attenzione dei nostri iscritti fosse indirizzata sul fondatore della nostra scuola perché deve essere valutata la natura profonda dell’mpostazione scientifico-culturale che ha voluto dare proprio alla S.M.I.P.I. ed ai suoi soci. In tempi non sospetti, in cui ancora esisteva una certa classe medica, spesso ad estrazione di baronia, Arone di Bertolino avvertiva l’esigenza di creare una nuova forma di comunicazione con il paziente, non solo per l’aspetto medico, rivolto alle patologie, ma per quello soprattutto umano, rivolto all’io come universo unico ed inimitabile. Vol. I - 2006 Rapporti 125 Soffermarsi sull’io a prescindere dalle patologie è fondamentale per trovare la chiave di lettura per trovare in tempi brevi, ove possibile, una soluzione terapeutica. Insieme, medico e paziente affrontano il dramma della malattia per curarla. Questa nuova impostazione professionale è considerata oramai imprescindibile nella cultura medica di oggi ed è necessaria per risolvere il difficile e sensibile rapporto di fiducia tra medico e paziente, anche per evitare contenziosi legali, in caso di insuccesso. Ha il merito di avere compreso subito questa esigenza e dato il via ad una scuola unica nel suo genere, fuori dalle pomposità e pubblicità, ma efficace e profondamente incisiva nella formazione dei suoi allievi. Oltre alle teorie e alle nozioni fondamentali, che possono essere apprese su qualunque testo, la nostra scuola, così impostata, seguendo anche il modello ericksoniano, consiglia di abbandonare i dogmi teorico-ideologici per ricorrere a qualsiasi tecnica volta ad aiutare i nostri pazienti. Per fare questo è necessario avere una duttilità mentale e culturale che non deve compredere qualsiasi forma di narcisismo, che, nella nostra delicata professione, rappresenta il limite comunicativo più evidente e penalizzante. Arone di Bertolino ha sposato questa filosofia professionale; nella sua scuola sono presenti e chiari gli orientamenti e le impostazione didattiche. Non si può pensare di potere aiutare gli altri se non siamo in grado di lavorare sul nostro io, in modo da rendere comprensibile il loro mondo alla nostra mente, fuori da pregiudizi e rispettandoli. Il cuore della S.M.I.P.I. è la filosofia e lo spirito che la alimenta ed i suoi iscritti ne sono i validi rappresentanti. Mi sento di rivolgere con segno di gratitudine a nome di tutti noi, questo encomio al nostro amico ed ispiratore il cui nome e cognome è ben noto. Dr. Maurizio Zomparelli Docente S.M.I.P.I., medico psicoterapeuta, Spec. Cardiologia Via Laurentina 501/c - 00142 ROMA RM tel.06.5924646-7021746 Vol. I - 2006 Libri e Riviste 127 Recensioni RIVISTA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI Volume II - dicembre 2005 Cenni riassuntivi e recensioni di Patrizio Bellini Nell’EDITORIALE: - Il tempo della Psicoterapia (elementi e criteri per la prognosi di durata) di Riccardo Arone di Bertolino. Un lavoro per aggiornare quanto d’importante riguarda l’esercizio della Psicoterapia. Arone ci descrive il proprio stile su come impostare l’approccio Psicoterapeutico con il paziente. Illustra quegli assunti operativi da lui accuratamente sperimentati. Penso che il lettore/terapeuta trovi nelle asserzioni fatte un valido aiuto per orientare meglio il proprio esercizio dell’Arte Psicoterapeutica. Mi auspico (d’altra parte) che anche “il lettore in qualità di paziente”, possa a sua volta comprendere meglio come questo genere di Terapia meriti (nei termini spiegati dall’autore) a pieno titolo quegli attributi di professionalità che i Tempi (di studio e d’esercizio relazionale) le hanno conferito. L’autore ci offre le proprie osservazioni sulla Durata della psicoterapia e sulla sua Prognosi di durata. Analizza poi ELEMENTI DI VALUTAZIONE come: la diagnosi, l’età ed elasticità mentale del paziente, la reattività mentale ed emotiva, l’età della patologia o del comportamento, le motivazioni e scopi, le risorse, portandoci così a comprendere quanto afferma nelle CONCLUSIONI: “Gli elementi che ho indicato sono abbastanza utili da formulare una previsione ragionevole, che spesso si rivela inesatta, ma che è sempre terapeuticamente utile comunicare al paziente per confermargli che la Psicoterapia, oltre che uno o più scopi deve avere un termine. Più utile e percentualmente meno erronea è la capacità d’intuizione che si sviluppa con l’esperienza, anche se è impossibile leggere il futuro”. NOTA PERSONALE: è importante e piacevole leggere quanto l’autore ci rivela in questo suo lavoro. Consideriamo anche che quanto da noi posto in essere e condiviso (come terapeuti), possa efficacemente trovare quegli stessi riferimenti pratici che Riccardo ci ha costantemente invitato ad applicare di persona. Importante è individuare quel “piacevole ritorno d’empatia” (quale feed-back 128 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi spontaneo). Ancora, “il ritorno d’empatia” in questione mi offre l’occasione di osservare diversamente e modulare quella realtà costituita dalle sofferenze del paziente. Realtà o meglio: percorso di Realtà che spesso individua quale itinerario “seguire” nelle sue reazioni alla sofferenza e che quasi sempre ci “illumina” e ci aiuta nel riportarlo alla serenità ed al benessere durante. Infine: caro collega terapeuta ricordati sempre che, anche nella più nera nostra titubanza di fronte al paziente più negativo, tu (noi) rappresenti (rappresentiamo) per lui la sua più intima speranza di salute! Nella SEZIONE LAVORI ORIGINALI leggiamo: - Il modello complesso della salute mentale nell’Esperienza Toscana di Ugo Corrieri. L’autore ci offre una stupenda esposizione della missione sul territorio toscano del “Servizio di Salute Mentale di Comunità”. Le conoscenze nonché l’esperienza personale sul campo, da lui maturate, lo hanno portato ad offrire alla nostra Rivista un “distillato” d’informazioni utili a formare quella coscienza di terapeuta del territorio che dovrebbe (almeno come mio personale auspicio) “contagiare” noi terapeuti della relazione psico-sociale . NOTA PERSONALE: due osservazioni mi sono piacevolmente nate. La prima riguarda un mio ricorrente pensare alla terra di Toscana, come ambiente di vita salubre e ricco di relazioni corrette nella chiarezza e spontaneità dei suoi abitanti. La seconda osservazione, più accuratamente professionale, è l’aver notato, di Corrieri, la citazione bibliografica su Maturana Humberto, biologo e neurofisiologo cileno, le cui opere ci aprono ad un comunicare tra parentesi e senza parentesi, ricorsivamente impegnato e ricco quanto appunto è il nostro agire ricorsivo linguistico nella prassi del nostro vissuto. Vissuto che, sempre come afferma Humberto, nasce nel linguaggio, nel discorrere intesi come meta di ogni nostro agire ricorsivo linguistico in accoppiamento con il medium che abitiamo e nella nicchia che scaviamo appunto agendo ricorsivamente e linguisticamente nella nostra prassi. - Ipnosi: le immagini del cambiamento di Daniela Carissimi. In questo lavoro incontro, grazie all’autrice, stupende emozioni. Innanzi tutto ne consiglio la rilettura, poiché penso che il rileggere Vol. I - 2006 Libri e Riviste 129 queste affermazioni chiare, ordinate, induttrici di quello stato di trance cognitiva che solo un fine prodigarsi nell’impegno della Psicoterapia con l’Ipnosi può suscitare in coloro che vi s’impegnano ed in coloro che vi sperano. Quella che leggo è (mi si conceda l’espressione), una “nuova Daniela”, divenuta Terapeuta, lavorando nella comprensione e nello sviluppo relazionale e di linguaggio che, solo una costante dedizione personale all’Ipnosi quale stato mentale di trasformazione della Realtà personale ha saputo trasfondere in lei. NOTA PERSONALE: cara lettrice o lettore, leggi e rileggi questo bellissimo lavoro ed anche tu capirai, come afferma l’autrice, le immagini del cambiamento! - Il disturbo ossessivo-compulsivo di Federica Panzanini. Eccoci ad un capitolo classico e ricorrente (nelle più differenti sfumature cliniche). Capitolo che l’autrice ci propone nei suoi termini essenziali di contenuto e di terapia per offrirci una chiave di lettura puntuale, sintetica e chiara. È difficile non perdersi, non seguire i sensi coinvolgenti descritti sin dalle prime pagine. Difficile penso risulti procedere “indenni” sino alla lettura dei “Cenni di psicoterapia”… e qui mi viene da pensare: “E se leggendo… poi guarissi veramente?”. Dopo un istante di forte titubanza a lasciare questo “Paradiso d’informazioni e chiarimenti” mi lascio spingere dalla razionalità della vostra pazienza a leggermi e comincio a lasciarmi curare, appunto, dai “cenni di psicoterapia” dell’autrice. Così, dopo numerosi “concetti e consigli”, mi lascio “disidentificare” da questi pensieri e proseguo nel “divenire dei processi mentali per loro natura mutevoli e transitori”. Eccomi giunto, dopo la ormai storica immagine dello scultore Glauco Fiorini, con il suo cane attento… a risvegliare in me antichi timori… già motivo di partecipazione ipnotica all’antico Master della S.M.I.P.I. con Riccardo… eccomi giunto a leggere: - L’Ipnosi nella Comunicazione di Patrizio Bellini (in altre parole, me medesimo)… Che cosa scrivere ancora? Permettetemi qualche riga postuma… Tutto arrivò per la costanza, lungimiranza ed amicizia con il dottor “amico di corvée” Gilberto Gamberini. Noi, forse ancora illusi dai 130 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi rapporti personali e professionali che non tramontano, siamo sempre alla ricerca del sole che sorge. E questo per due motivi: il primo è senz’altro perché ogni nuovo sorgere del sole è per noi momento di vita, di apprezzamento per sentirci vivi, su questo pianeta cognitivo professionale. Il secondo penso sia perché ci sentiamo nostalgicamente “compagni di sventura” nel percorso di curiosità cognitiva che la S.M.I.P.I. ha saputo stimolare in noi nell’alba del nostro “perlustrare la savana della Psicoterapia”. INSOMMA, se tanto me la tiro per aver scritto quelle poche righe, vi confesso che fu perché, nel mio agire ricorsivo linguistico (nella prassi di questo mio vissuto), era ora che scrivessi (di mio) qualche riga… affinché potessi un giorno (vale a dire oggi) anche “riassumermi”. NOTA PERSONALE: ringrazio Martin Heidegger, Humberto Maturana, Ferdinando Pessoa, Richard Dawkins e la simpatica Susan Blackmore per essere stati miei “consiglieri” in questo divenire d’autore per la S.M.I.P.I.. Siamo così giunti agli ATTI DEL CONVEGNO NAZIONALE sulla PSICOTERAPIA E COMUNICAZIONE NELLO STUDIO ODONTOIATRICO tenutosi a Cattolica nel maggio2005. - Il mio amico dentista. Rapporto bambino-Odontoiatra di Roberto Olivi e Francesca Olivi. Un bel lavoro, dove gli autori (padre e figlia) ci regalano il loro professionale avvicendarsi nella terapia del paziente di oggi ed “odonto-cliente” … di domani: il bambino dal dentista. Quanto descritto permette di comprendere come sia cambiato il contatto odonto-terapeutico col bambino che, a tutto diritto oggi (più di ieri) può dirsi fruitore di quella moderna odontoiatria che cura piacevolmente la salute dei denti. NOTA PERSONALE: le stagioni della Vita sono costanti e veloci nello stesso tempo (veloci per lo meno per noi genitori). Un tempo allora in divenire, tra le emozioni umane di sempre, che comunque svela il senso del credere nella Professione. (Sono queste due ultime mie righe, spiccatamente dedicate agli “autori” per la piacevole emozione in me sorta dal leggerli insieme in un loro primo lavoro sulla nostra Rivista). Vol. I - 2006 Libri e Riviste 131 - La Comunicazione efficace di Maurizio Zomparelli. Tre pagine di lettura veloce, sintetica e snella dove Zomparelli ci risveglia al senso di comunicare efficacemente, motivando in noi la Riflessione: motore primario d’ogni nostro più attento interagire. Seguono ancora: - Curare gli anziani di Mara Simoncini, Luigi Maria Pernigotti. - L’Ipnosi preoperatoria. Studio controllato su pazienti in fase pre e post chirurgica di Maurizio Massarini, Francesco Rovetto, Claudio Tagliaferri ed il Gruppo di Studio “Ipnosi Preoperatoria”. - Il ruolo dell’Assistente alla poltrona nello studio Odontoiatrico: il puno di vista del Medico e del Paziente di Alessandro Corretti e Giorgio Corretti. Leggendo questi tre lavori, il lettore avrà senz’altro notato la completezza di quanto riferitoci dagli autori e questo, sempre nello sforzo della S.M.I.P.I. di “compilare” Convegni a contenuto cognitivo e di attenzione professionale ricchi e coinvolgenti. Chiudono detto Convegno due lavori veloci e curiosi, sì: curiosi! - Odontoiatria Analogica di Enrico Morari. Ebbene, cari lettori, ogni tanto Enrico appare e, quando appare Enrico i suoi lavori ci raccontano nello stile “sintetico” che l’autore ha rivelazioni simpatiche ed interessanti che potrebbero sfuggire al lettore veloce, ma non a me che, avendo avuto il piacere di incontrarlo alla S.M.I.P.I., leggo sempre con gioia questo suo pubblicare e, cari lettori (anche se stanchi ed assonnati) vi consiglio di leggerlo e rileggerlo con attento interesse. La semplicità espositiva di Enrico senz’altro arricchirà anche voi. - Suggestioni positive e non-sense nella comunicazione col paziente odontoiatrico di Bruno Camplese. Chiude la sezione della Rivista dedicata al Convegno questo lavoro. Qualche nota mi sembra opportuna poiché, nella sintesi di quanto esposto, dall’autore emerge l’entusiasmo che “avvolge” la sua professione e che piacevolmente “coinvolge” il paziente “fa- cendolo sentire a proprio agio e consentendogli una migliore sintonia”. “Il gioco del non-sense nasce dall’affiatamento che ho con il paziente soprattutto se sono in buoni rapporti con lui da parecchio tempo”, …”devo dire che vedere che il rapporto Operatore- 132 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Paziente è arrivato a questo punto (non vedere il paziente affogare, non fraintendetemi) è di molta soddisfazione professionale”. Infine, riporto anche la sua citazione conclusiva: “Il mondo appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni”. Siamo così giunti alla SEZIONE RUBRICHE. Non mi soffermo nei lavori specifici ivi raccolti, ma invito il lettore a notare come nel tempo, in tale SEZIONE, abbiano preso spazio interventi che dimostrano la vitalità della “famiglia S.M.I.P.I.”: una famiglia aperta a chiunque voglia soggiornare e condividere il proprio “bagaglio culturale e d’esperienza” e “ripartire” con una visione del Mondo migliore, come di solito succede dopo un piacevole incontro con nuovi e vecchi amici. Dott. Patrizio Bellini, Docente S.M.I.P.I. Medico Psicoterapeuta Via Dante, 9 – 21057 OLGIATE OLONA (VA) Tel. 0331.649796 – E-mail: [email protected] Vol. I - 2006 Libri e Riviste 133 Rassegna della letteratura internazionale sull’ipnosi di Oriano Mercante In questo numero esaminiamo alcuni lavori sulla sindrome del colon irritabile, patologia discretamente diffusa e disturbante. Vengono presentati alcuni protocolli terapeutici che potrebbero interessare quanti si dedicano a tale patologia. Premettiamo due lavori: uno sulla modifica dell’effetto Stroop 20 sotto ipnosi ed uno sulla visione blue di alcuni soggetti sottoposti ad ipnosi. Che l’ipnosi sia una sorta di Viagra naturale? Raz A., Kirsch I., Pollard J., Nitkin-Kaner Y. - Suggestion reduces the stroop effect. Psychol Sci. 2006 Feb;17(2):91-5. Abbiamo esaminato gli effetti della suggestione sull’effetto Stroop in individui altamente suggestionabili. I partecipanti hanno completato il test di Stroop con e senza una suggestione di percepire le parole del test come simboli insignificanti. Alla metà dei partecipanti è stata somministrata questa suggestione in ipnosi e agli altri senza. La suggestione ha prodotto una riduzione significativa dell’effetto Stroop, indipendentemente dall’uso dell’ipnosi. Questi risultati indicano che la suggestione può parzialmente sormontare l’automaticità connessa con l’effetto Stroop. Anbar R.D., Savedoff A.D. - Hypnosis-associated blue-tinted vision: a case report. BMC Ophthalmol. 2005 Dec 1;5:28. L’autoipnosi è stata ordinariamente usata all’università medica di SUNY Upstate per il trattamento dei sintomi respiratori che si riteneva potessero essere favorevolmente influenzati dalla terapia psicologica. Durante l’ipnosi per il rilassamento, quattro individui, compreso un paziente con fibrosi cistica, hanno segnalato lo sviluppo della visione blu. Sulla base di una ricerca della letteratura, crediamo che questo sia il primo rapporto pubblicato della visione blu ipnosi collegata. PRESENTAZIONE DEL CASO: Il paziente ha 20 Effetto stroop: vedendo il nome di un colore stampato in un altro colore si ha la tendenza a nominare il colore con cui è stampato e non quello scritto. 134 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi segnalato la visione blu quando ha usato l’ipnosi su base quasi quotidiana per sette anni. Il cambiamento visivo è accaduto tipicamente quando si metteva disteso. Inoltre, una erezione simultanea in assenza dei pensieri sessuali era solitamente presente. Gli altri tre individui hanno segnalato la visione blu dopo avere imparato come usare l’ipnosi per rilassamento come componente di un’istruzione di ipnosi del gruppo. CONCLUSIONE: La visione blu sperimentata dagli individui in questo rapporto può essere il risultato di un cambiamento primario ipnosi-indotto nell’elaborazione conoscitiva. Ulteriormente, mentre l’effetto di rilassamento dell’ipnosi può essere associato ad una riduzione della pressione sanguigna ed aumento del flusso ematico, la visione blu ipnosicollegata anche può essere collegata con vasodilatazione retinica. Barabasz A, Barabasz M. - Effects of tailored and manualized hypnotic inductions for complicated irritable bowel syndrome patients. Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):100-12. Questo studio pilota clinico è stato fatto per fornire dati preliminari sugli effetti dell’induzione ipnotica a pazienti con colon irritabile confrontata con il protocollo di Palsson. Otto pazienti che precedentemente non avevano risposto ad alcuna forma di trattamento sono stati assegnati a caso ad un’induzione personalizzata o standard. Tranne il pretest di ipnotizzabilità, la procedura seguita per il gruppo standard (n = 4) era esattamente come prescritta da O. Palsson (1998). La procedura identica è stata seguita per gli altri 4 pazienti salvo che le induzioni sono state individualizzate. Tutti hanno mostrato immediatamente risposte favorevoli persistenti al controllo a 10 mesi. Il gruppo con ipnosi individualizzata ha continuato a migliorare rispetto all’altro e lo stress post trattamento è stato attenuato significativamente. Vol. I - 2006 Libri e Riviste 135 Palsson O.S., Turner M.J., Whitehead W.E. - Hypnosis home treatment for irritable bowel syndrome: a pilot study. Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):85-99. Il trattamento ipnotico migliora spesso la sindrome del colon irritabile (IBS), ma i costi ed il ricorso ai terapeuti specializzati limita la disponibilità dei pazienti. Un metodo di tre mesi di trattamento domiciliare con un protocollo di ipnosi precedentemente studiato per migliorare tutti i sintomi centrali del IBS è stata completato con 19 pazienti. I risultati sono stati confrontati a quelli di 57 pazienti di uno studio separato che ricevevano soltanto la cura medica standard. Dieci dei soggetti in ipnosi (53%) hanno reagito al trattamento al controllo a tre mesi (risposta definita come miglioramento di più del 50% della severità del IBS) contro 15 (26%) dei controlli. I risultati si mantenevano al controllo a 6 mesi. Anche se il tasso di risposta era più alto rispetto al trattamento individuale con ipnoterapia, il trattamento domiciliare con l’ipnosi può raddoppiare la percentuale di pazienti con IBS che migliorano significativamente a 6 mesi. Simren M. - Hypnosis for irritable bowel syndrome: the quest for the mechanism of action. Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):65-84. La sindrome del colon irritabile (IBS) è molto comune nella parte occidentale del mondo e rappresenta gran parte del lavoro di un gastroenterologo. Purtroppo, la patogenesi e la patofisiologia della sindrome sono note in modo incompleto e le opzioni di trattamento sono limitate. Tuttavia l’ipnosi è un’opzione di trattamento che è risultato essere molto utile nel IBS. I meccanismi di azione che spiegano perché l’ipnosi è efficace per IBS complessivamente non sono conosciuti, ma studi recenti hanno fatto una certa luce su questo problema. Questi studi e gli insegnamenti che se ne possono trarre sul trattamento dell’IBS, sono rivisti in questo articolo. L’ipnosi può influenzare parzialmente IBS con i cambiamenti nella sensibilità colonrettale ed un miglioramento dei fattori psicologici. Gli effetti su motilità GI e sul sistema nervoso autonomo sono meno chiari. 136 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Palsson O.S. - Standardized hypnosis treatment for irritable bowel syndrome: the North Carolina protocol. Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):51-64. Il protocollo del North Carolina è un metodo di ipnosi-trattamento di sette-sessione per la sindrome del colon irritabile. Il protocollo è stato esaminato in due studi pubblicati di ricerca ed è stato riscontrato un vantaggio per oltre l’80% dei pazienti. Questo articolo descrive lo sviluppo, il contenuto e la somministrazione del protocollo e come è usato nella pratica clinica. Gonsalkorale W.M. - Gut-directed hypnotherapy: the Manchester approach for treatment of irritable bowel syndrome. Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):27-50. Questo articolo descrive il metodo particolare di uso dell’ipnosi nella sindrome del colon irritabile, sviluppato all’interno del reparto di medicina all’ospedale dell’università di Manchester del sud, Regno Unito, sin dagli anni 80. I pazienti ricevono fino a 12 sedute su un periodo di tre mesi e la maggior parte realizza un miglioramento notevole nei sintomi e nella qualità di vita, un effetto che è solitamente mantenuto nel tempo. La terapia ha una struttura “intestino-diretta” che mira ad insegnare a pazienti le tecniche ipnotica necessarie per controllare la funzione dell’intestino e per ridurre i sintomi, quale calore della mano sull’addome e linguaggio figurato. Altri interventi basati su stili di vita particolari e su fattori psicologici riscontrati comunemente sono inclusi come adattamenti per il paziente specifico. Whorwell P.J. - Effective management of irritable bowel syndrome--the Manchester Model. Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):21-6. Nel corso degli anni, i ricercatori hanno indicato che l’ipnosi può essere particolarmente utile nel trattamento della sindrome del colon irritabile. Tuttavia è una modalità di lavoro intensa con un tasso limitato di successo e non è adatta a tutti. Quindi l’ipnosi è in- Vol. I - 2006 Libri e Riviste 137 corporata in un programma di cura graduale che prevede più tipi di trattamento. Questo articolo descrive quanto l’ipnosi è stata integrata con successo nel servizio funzionale di gastroenterologia a Manchester. Whitehead W.E. - Hypnosis for irritable bowel syndrome: the empirical evidence of therapeutic effects. Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):7-20. La sindrome del colon irritabile (IBS) è un disordine gastrointestinale funzionale complesso e frequente che è trattato con efficacia limitata dalla terapia medica standard. Il trattamento di ipnosi è, con la terapia conoscitivo-comportamentale, la terapia psicologica più ricercata come intervento per IBS. Undici studi, compreso 5 studi controllati, hanno valutato gli effetti terapeutici dell’ipnosi per IBS. Anche se questa letteratura presenta delle limitazioni significative, quali le piccole dimensioni del campione e mancanza di confronti paralleli con altri trattamenti, questo corpo di ricerca mostra come costantemente l’ipnosi abbia un effetto terapeutico notevole su IBS, anche per i pazienti insensibili a interventi medici standard. Il tasso di risposta medio al trattamento di ipnosi è l’87%, i sintomi viscerali migliorano generalmente nella metà dei casi, i sintomi ed il funzionamento psicologici migliorano dopo il trattamento ed i guadagni terapeutici sono efficaci per la maggior parte dei pazienti per anni dopo la conclusione del trattamento. Whorwell P.J. - Review article: The history of hypnotherapy and its role in the irritable bowel syndrome. Aliment Pharmacol Ther. 2005 Dec;22(11-12):1061-7. L’ipnosi è una tecnica da cui un individuo può acquisire un grado di controllo su funzioni sia fisiologiche che psicologiche. Rivede la storia del fenomeno e l’evidenza dell’efficacia nell’alleviamento dei sintomi della sindrome del colon irritabile e nel migliorare la qualità di vita dei pazienti. Gli effetti fisiologici dell’ipnosi inoltre sono discussi insieme al possibile profilo di come un servizio di ipnoterapia potrebbe essere fornito. Vol. I - 2006 Corsi e Congressi 139 SCUOLA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI LA PSICOTERAPIA La Psicoterapia è un intervento condotto con mezzi verbali e relazionali, finalizzato a ottenere modificazioni positive e stabili nella salute, nella personalità e nella vita di relazione di persone sofferenti per alterazioni, problemi e disturbi psichici, psicosomatici, somatopsichici, somatici e comportamentali. Non esiste una psicoterapia, ma la Psicoterapia. Alla perenne ricerca, come qualsiasi altra scienza, umanistica o tecnica, di estendere le proprie frontiere e di migliorare le proprie possibilità. La complessità dell’essere umano e l’unicità assoluta di ogni individuo rendono impossibile elaborare teorie e codificare metodiche di intervento sempre ed universalmente valide. Poiché si tratta di terapia ogni metodologia deve essere valutata non per i suoi contenuti filosofici né per il suo corpus teorico, più o meno colti ed affascinanti, ma per i concreti risultati clinici che è in grado di ottenere, allo stesso modo con cui si valuta l’efficacia e la pericolosità di un farmaco. Sono state contate più di trecento metodiche psicoterapeutiche. Ma poiché molte risultano simili per teorie e prassi, si può valutare vi siano, ridotti all’essenziale, più di venti modi diversi, a volte totalmente antitetici, di considerare e trattare la mente e la sua patologia. In quasi tutte le metodiche esistenti vi sono elementi positivi, se usati bene, nei casi e nei contesti giusti, che possono però divenire dannosi se applicati fuori luogo. Non esiste, né potrà mai esistere, una definita, rigida, immutabile e indiscutibile metodologia di intervento. Vi sono innumerevoli tecniche e possibilità di operare che, caso per caso, situazione per situazione, hanno diverse potenzialità operative. L’IPNOSI L’applicazione terapeutica corretta di uno stato mentale naturale eteroindotto, cioè lo stato di ipnosi, si è sempre rivelata clinicamente utile in medicina, in chirurgia e in psicologia, per le variazioni intrapsichiche, fisiologiche e biologiche che si instaurano nei 140 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi rapporti fra mente e corpo, parte conscia e parti inconsce, livello mentale razionale e livello emotivo. Variazioni di rapporti e di capacità di elaborazione che il terapeuta può usare e modellare per necessità operative e terapeutiche, nell’ambito della disponibilità, dei desideri e dei bisogni del paziente. È fondamentalmente un atto medico, integra la psicoterapia, ma la trascende: è metodica efficace nella terapia del dolore, nel parto, in anestesiologia, in oncologia, in ortopedia, in odontoiatria e in molte altre applicazioni cliniche, perché la vastità delle applicazioni dell’ipnosi è data dalla vastità delle potenziali interazioni intrapsichiche e psicofisiche, la maggior parte delle quali è ancora sconosciuta. L’ipnologia non è un rigido e determinato corpus teorico: nello stato di ipnosi possono essere applicate tutte le tecniche psicoterapeutiche. L’eventuale insuccesso clinico delle prassi usate non è dovuto ai limiti dell’ipnosi, ma quasi sempre all’uso di teorie e di metodologie inadeguate o errate, sia generalmente che per lo specifico caso in trattamento. L’ipnologia contemporanea più avanzata non è quindi una determinata tecnica o un insieme di metodiche, ma una formazione ed un allenamento personale dello psicoterapeuta perché possa intervenire, a livello conscio, inconscio ed emotivo, efficacemente nell’ambito relazionale ed intrapsichico del paziente. L’induzione di ipnosi è definibile precipuamente come un processo di apprendimento a manifestare, ampliare e usare finalisticamente potenzialità psichiche, psicosomatiche e biologiche inespresse. L’Ipnositerapia può essere considerata essenzialmente comunicazione, rivolta al paziente, di stimoli, idee e concezioni, in modo tale che egli possa essere sì ricettivo, ma liberamente critico e non passivo, alle idee presentate e quindi motivato ad esplorare e mettere in atto tutte le potenzialità di controllo delle risposte e del comportamento psicologico e fisico del proprio corpo. LO PSICOTERAPEUTA Lo psicoterapeuta è un operatore sanitario in grado, nello studio del caso, di formulare una diagnosi somatica e psichica operativa- Vol. I - 2006 Corsi e Congressi 141 mente esatta, una prognosi realistica sui risultati richiesti e ottenibili ed una prognosi (necessariamente ipotetica ma potenzialmente realizzabile) sulla durata del trattamento. Nell’ambito della cura deve essere in grado di instaurare un rapporto terapeutico positivo, di interagire consciamente, inconsciamente ed emotivamente con il paziente, in modo efficace e finalizzato agli scopi proposti, per stimolare le risorse psichiche e fisiche al fine di elaborare e risolvere le problematiche e ottenere, quando possibile, la guarigione od un significativo miglioramento della qualità della vita. È indispensabile per lo psicoterapeuta una preparazione ipnologica completa, strumento essenziale non solo per curare ma anche per identificare ed elaborare le variazioni spontanee dello stato mentale del paziente in terapia. Come un medico ha possibilità di scelta fra un numero enorme di farmaci e di modalità di intervento, uno psicoterapeuta, pur rimanendo nell’ambito della propria personalità e delle proprie caratteristiche interattive, deve avere non solo una altrettanto grande possibilità di scelta fra tecniche e metodologie, ma deve sviluppare anche la creatività e l’intuizione necessarie per elaborare, quando è il caso, modalità di intervento originali. LA SCUOLA È pragmatica e operativa: in essa si insegna, si usa ed elabora solo quanto, ad un riscontro clinico, è stato dimostrato valido per ottenere i risultati richiesti. Uno dei concetti innovativi di fondo è che operativamente non è necessario soffermarsi tanto sull’analisi storica delle problematiche, quanto invece nella pratica è utile elaborare e modificare le strutture presenti della patologia e della psicopatologia, operando anche sullo stimolo e la mobilitazione delle risorse psicofisiche consce, inconsce ed emotive, per ottenere una stabile soluzione delle problematiche disturbanti e la guarigione della patologia psichica, comportamentale, psicosomatica e somatopsichica, nel modo ottimale e nel tempo più breve possibile. Questi concetti si riflettono anche nelle metodiche di insegnamento e di formazione, che viene raggiunta in tempi significativamente 142 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi brevi. I contenuti scientifici, operativi e culturali della Scuola sono un’evoluzione dell’opera di M.H.Erickson e di Franco Granone: si riallacciano quindi alle più avanzate correnti della psicologia e della psicoterapia moderna, quali, fra le altre, quelle del Mental Research Institute di Palo Alto, alcune dinamiche, clinicamente comprovate, della Programmazione Neurolinguistica, la psicoterapia paradossale, la terapia sistemica e familiare, la psicoterapia cognitivo-comportamentale. La Scuola organizza due tipi di corsi: - IL CORSO DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA, che rilascia il Diploma di Specializzazione in Psicoterapia, a valore legale. L’anno accademico inizia a settembre. - I CORSI TRADIZIONALI PER LA FORMAZIONE CONTINUA ED IL MASTER IN PSICOTERAPIA ED IPNOSI MEDICA, che rilasciano crediti formativi ECM. Vol. I - 2006 Corsi e Congressi 143 IL CORSO DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (serie generale n.142 del 19/6/2002) è pubblicato: “Abilitazione dell’Istituto “S.M.I.P.I. - Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi” ad istituire ed attivare... corsi di specializzazione in psicoterapia ai sensi del regolamento adottato con decreto dell’11 dicembre 1998, n.509”. Il numero massimo degli allievi per ogni anno di corso è di 20, pari a 80 per l’intero ciclo. Per legge l’iscrizione è riservata a laureati in medicina ed a laureati in psicologia, iscritti o in corso di iscrizione ai rispettivi Ordini. Il Corso fornisce una preparazione completa: tutte le conoscenze teoriche e la formazione pratica e clinica necessarie per la professione di Psicoterapeuta. Nella parte generale all’Allievo vengono fornite la conoscenza di base (storica, culturale e scientifica) e le competenze necessarie per una corretta diagnosi differenziale fra somatico, somatopsichico, psicosomatico, psicopatologico; nella parte specifica si insegna, si usa ed elabora quanto, ad un riscontro oggettivo, è stato dimostrato utile per ottenere risultati clinici validi, con approfondimenti per intervenire efficacemente in tutti i campi della medicina. Il Corso è quindi strutturato in modo da fornire le competenze mediche, psichiatriche, psicologiche e gli strumenti operativi indispensabili, come quelli derivati dall’ipnositerapia ericksoniana. Consta di quattro anni per 500 ore all’anno, suddivise in 350 di lezioni, 50 di supervisioni e 100 di tirocinio pratico. Il tirocinio, di cui al comma 2 dell’art. 8 del Decreto Ministero dell’Università e della ricerca Scientifica e Tecnologica del 11 dicembre 1998, n. 509, è svolto in strutture del Servizio Sanitario Nazionale, delle Università o di Strutture private accreditate. Al completamento del Corso quadriennale, la Scuola rilascia il Diploma di Specializzazione in Psicoterapia per il titolo di Specialista in Psicoterapia, legalmente valido a tutti gli effetti. Note Il costo totale per anno di corso è di 4.000 euro versabile in due rate, all’inizio di ogni semestre. Non è obbligatoria nessuna psicoterapia didattica individuale. 144 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi L’anno accademico va da settembre a giugno. Le lezioni iniziano a settembre e occupano circa dodici week end e due settimane intensive all'anno. La sede del Corso è a Bologna. Le sedi con cui siamo convenzionati per il tirocinio sono diverse in Italia, ma ogni allievo potrà farci accendere una convenzione in una sede accreditata per lui più comoda. Per iscriversi alla Scuola è necessario un colloquio di ammissione. Durante la frequenza di un Corso di specializzazione non è necessario acquisire crediti ECM, e per questo tipo di Specializzazione si può continuare la propria attività professionale. PROGRAMMA I ANNO Parte Generale: Psicologia Generale. Psicologia dello sviluppo. Epistemologia e metodologia nella ricerca in psicologia clinica. Psicopatologia e diagnostica clinica. Neurofisiologia clinica. Psiconeuro-endocrino-immunologia. Psicopatologia dell’età evolutiva. Diagnostica differenziale. Diagnostica psichiatrica. I principali indirizzi psicoterapeutici. Teoria della psicoterapia. Storia della psicoterapia. Teorie psicoanalitiche. Teorie cognitivo-comportamentali. Legislazione e Diritto Sanitario. Etica e deontologia professionale. Parte Speciale: Psicoterapia psicoagogica e relazionale. Ipnologia. Pratica della psicoterapia. Psicologia della comunicazione. Psicologia dei gruppi. La comunicazione in medicina generale. Evidence based medicine. II ANNO Parte Generale: Psicologia generale II. Psicologia dello sviluppo II. Psicopatologia e diagnostica clinica II. Psicopatologia dell’età evolutiva II. Epistemologia e metodologia nella ricerca in psicologia clinica II. Psicologia del colloquio. Metodologia clinica. Diagnostica psichiatrica II. Diagnostica differenziale II. Neurofisiopatologia clinica. Neurofarmacologia. Psicofarmacologia. Diagnostica cardiologica differenziale. Parte Speciale: Psicoterapia psicoagogica e relazionale. Tecniche di induzione ipnotica. Anestesiologia ipnotica. Psicoterapia familiare. Psicodramma. Tecniche di regressione ipnotica. Formazione all’accoglimento del malato. Pratica della psicoterapia II. Musicoterapia. Evidence based medicine avanzata. Vol. I - 2006 Corsi e Congressi 145 III ANNO Parte Generale: Psicologia generale III. Psicopatologia e diagnostica clinica III. Psicofarmacologia applicata. Neuropsicologia. Nosologia psichiatrica. Fisiopatologia del dolore. Teorie e tecniche dei tests. Emergenze psichiatriche. Basi relazionali della medicina. Rapporto medico-paziente. Parte Speciale: Psicoterapia psicoagogica e relazionale. Ipnositerapia. Psicoterapia familiare. Psicodramma. Tecniche di regressione ipnotica II. Terapie corporee. Pratica della psicoterapia III. Seminario di ipnologia applicata. Seminario di psicodiagnostica. Psicoterapia Geriatrica. IV ANNO Parte Generale: Psicofarmacologia applicata. Psicologia forense. Teorie e tecniche dei tests. Emergenze mediche. Basi relazionali delle medicine alternative. Parte Speciale: Psicoterapia psicoagogica e relazionale. Ipnositerapia. Pratica della psicoterapia IV. Tecniche di comunicazione metaforica. Tecniche immaginative. Psicoterapia della coppia. L’ipnosi in medicina generale. L’ipnosi in ostetricia e ginecologia. L’ipnosi in pediatria. L’ipnosi in geriatria. L’ipnosi in odontostomatologia. L’ipnosi in odontostomatologia pediatrica. L’ipnosi in dermatologia. L’ipnosi in gastroenterologia. Ipnosi e dolore. L’ipnosi in oncologia. Ipnosi ed alterazioni della coscienza. Eyes movements desensitization and reprocessing. Il programma di ogni anno è completato dalla partecipazione ai Convegni S.M.I.P.I., dalla formazione e supervisione personale (50 ore) e dal Tirocinio (100 ore). Informazioni ed iscrizioni S.M.I.P.I., Via Porrettana 466, 40033 Casalecchio di Reno BO, tel. 051.573046, fax 051.932309, e-mail [email protected]. 146 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi I CORSI TRADIZIONALI PER LA FORMAZIONE CONTINUA ED IL MASTER IN PSICOTERAPIA ED IPNOSI MEDICA L’iscrizione ai Corsi è riservata a medici, odontoiatri e psicologi, senza alcun obbligo di completare i quattro anni di formazione. Qui si acquisiscono conoscenze e capacità di intervento psicoterapeutiche ed ipnologiche adeguate per un’interazione terapeutica ottimale con i propri pazienti. Hanno valore anche di perfezionamento per psicoterapeuti provenienti da altre scuole. I Corsi di base sono affiancati da Seminari di approfondimento di particolari tematiche il cui programma è stabilito anno per anno. L’iter si svolge in quattro livelli al compimento dei quali viene rilasciato il Master di Psicoterapia ed Ipnosi Medica. Per tutti i Corsi, i Seminari ed i Convegni viene richiesta al Ministero della Salute l’attribuzione di crediti formativi ECM (Educazione Continua in Medicina). La Scuola Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi ha istituito annualmente due edizioni (Ancona e Bologna) del CORSO DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI MEDICA PRIMO LIVELLO Struttura: Ciclo di tre Seminari di due giorni ciascuno. Primo Seminario: 1) Indicazioni, possibilità e limiti nella applicazione di tecniche di intervento psicologico e dell’ipnosi. 2) Psicoterapia ed ipnosi: preparazione formativa. 3) Organizzazione del lavoro terapeutico: valutazione delle richieste del paziente e formulazione di un obiettivo. 4) Lo stato mentale di ipnosi. 5) Struttura formale ed informale dell’induzione di ipnosi. 6) Bibliografia: indicazioni e critica. Secondo Seminario: 1) Colloquio, induzione diretta ed indiretta dello stato di ipnosi, utilizzazione dello stato di trance e delle risposte inconsce. 2) Elementi base di Programmazione Neurolinguistica. 3) Condizionamento e decondizionamento, ristrutturazione, tecniche di modificazione del comportamento, creazione ed uso dell’atteggiamento responsivo. 4) Esercitazioni pratiche: induzione dello stato di trance ed interventi terapeutici. 5) Supervisione e commento critico di alcuni casi clinici. Vol. I - 2006 Corsi e Congressi 147 Terzo Seminario: 1) Somatizzazioni primarie, secondarie e sindromi da conversione. 2) Malattie e disturbi di interesse psicoterapeutico: disturbi comportamentali, psiconevrosi, psicosi, malattie psicosomatiche, somatopsichiche, somatiche. 3) Esercitazioni pratiche: induzione dello stato di trance ed interventi terapeutici. 4) Supervisione e commento critico di alcuni casi clinici. Il Corso è formativo e pratico: è esaustivo per parte delle applicazioni di queste metodiche in diverse specialità mediche (medicina interna, odontoiatria, anestesiologia, dermatologia, ginecologia ed altre); è di base per una formazione psicoterapeutica medica, che viene completata in quattro anni. SEDI e DATE BOLOGNA Primo seminario: - sabato 7 e domenica 8 ottobre 2006 Secondo Seminario: - sabato 21 e domenica 22 ottobre 2006 Terzo Seminario: - sabato 4 e domenica 5 novembre 2006 Sede: Starhotel Excelsior, Via Pietramellara 51 (Piazza della Stazione) Bologna, tel.051.246178. Docenti: Dr. Riccardo Arone di Bertolino, Dr.ssa Maria Terni. ANCONA Primo seminario: - sabato 17 e domenica 18 marzo 2007 Secondo seminario: - sabato 31 marzo e domenica 1 aprile 2007 Terzo seminario: - sabato 14 e domenica 15 aprile 2007 Sede del Corso: Hotel Passetto, Via Thaon de Revel 1, Ancona, tel.071.31307 Docenti: Dr. Riccardo Arone di Bertolino, Dr. Oriano Mercante. Numero massimo di partecipanti: 25. Informazioni ed iscrizioni Presso la Sede per il Corso di Bologna (S.M.I.P.I., Via Porrettana 466, 40033 Casalecchio di Reno BO, tel. 051.573046, fax 051.932309, e-mail [email protected]). Presso la Sezione Marche per il Corso di Ancona (Dr. Oriano Mercante, Via Loretana 190, 60021 CAMERANO (AN) tel.071.732050 0336.631167, [email protected]). 148 Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi S.M.I.P.I. SOCIETÀ MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI Presidente Dr. Riccardo Arone di Bertolino VI CONVEGNO NAZIONALE PSICOTERAPIA E COMUNICAZIONE NELLO STUDIO ODONTOIATRICO SABATO 19 MAGGIO 2007 HOTEL KURSAAL, PIAZZA I MAGGIO 2, CATTOLICA RN COMITATO SCIENTIFICO Dr. Riccardo Arone di Bertolino, Prof. Gian Carlo Gianasi, Dr. Piercarlo Fuscà, Dr. Roberto Olivi SEGRETERIA ORGANIZZATIVA S.M.I.P.I. Via Porrettana 466, 40033 Casalecchio di Reno (BO) Tel.051.573046 Fax 051.932309 INVIO ADESIONI MEDICINA VIVA - Servizio Congressi srl Viale dei Mille 140 - 43100 Parma Tel. 0521-290191 Fax. 0521-291314 e-mail: [email protected] http://www.mvcongressi.it Vol. I - 2006 Corsi e Congressi Inserzioni Lorenza Cavalli pag 42 Glauco Fiorini pagg. 10, 90 149