anno diciottesimo volumei giugno mmvi

Transcript

anno diciottesimo volumei giugno mmvi
ANNO DICIOTTESIMO
V O L U M E
I
GIUGNO MMVI
RIVISTA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI
semestrale
Epoca di pubblicazione giugno - dicembre.
Abbonamenti: annuale (due numeri) Euro 26,00, biennale (quattro numeri)
Euro 52,00. Partono dal primo numero successivo alla data del versamento.
Il saldo deve essere versato a mezzo vaglia postale o assegno bancario intestato
a:
S.M.I.P.I.
Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Via Porrettana 466
40033 Casalecchio di Reno BO
RIVISTA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI
ANNO DICIOTTESIMO VOLUME I GIUGNO 2006
Direttore Responsabile Flavia Ciacci
Direttore Scientifico Riccardo Arone di Bertolino
Segretaria di Redazione Elisabetta Zauli
Comitato Scientifico
Patrizio Bellini (Olgiate Olona, Varese)
Daniela Carissimi (Bologna)
Alessio Fagugli (Perugia)
Gian Carlo Gianasi (Bologna)
Nino Giangregorio (Terlizzi, Bari)
Pietro Malandra (Chieti)
Maurizio Massarini (Castel San Giovanni, Piacenza)
Nadia Menghi (Montiano, Forlì)
Oriano Mercante (Camerano, Ancona)
Daniela Orifiammi (Fidenza, Parma)
Marina Pantaleoni (Bologna)
Alberto Petrignani (Bologna)
Mara Simoncini (Torino)
Giovanni Sverzellati (San Bassano, Cremona)
Maria Terni (Firenze)
Giovanni Vallania (Bologna)
Maurizio Zomparelli (Roma)
Consulenza giuridica - Ufficio Legale
Spiridula Krokidi (Ancona)
INTERNET - Responsabile Oriano Mercante
Sito - www.smipi.it.
Mail box: [email protected] - [email protected]
Proprietà della Testata: Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Via Porrettana 466, 40033 Casalecchio di Reno (BO)
tel. 051.573046, fax 051.932309.
Autorizzazione del Tribunale Civile di Bologna n.5712 del 17/3/1989.
Periodicità semestrale.
Fotocomposizione e Stampa: Visual Project- Zola Predosa (BO)
ISSN 1120 - 2750
ISTRUZIONI AGLI AUTORI
I lavori dovranno essere inviati alla Società Medica Italiana di Psicoterapia
ed Ipnosi a mezzo raccomandata o assicurata convenzionale. L’invio stesso
sottintende la dichiarazione degli Autori, sotto la propria responsabilità,
che si tratta di lavori originali, non pubblicati né sottoposti per la pubblicazione altrove e che non ledono diritti altrui. In ogni lavoro devono essere indicati i nomi completi, i titoli, le qualifiche e l’indirizzo degli Autori.
Se compiuti nell’ambito di un Istituto, di una Divisione o di un Ente dovranno riportarne il nome e l’indirizzo, ed una copia, stampata o dattiloscritta, dovrà portare la firma di autorizzazione alla stampa del Direttore
dell’Istituto, del Primario Ospedaliero o del responsabile dell’Ente. Se già
presentati, o ne sia programmata la presentazione, in Congressi dovranno
indicarne i dati e contenere la dicitura, controfirmata dall’Autore: “Non ne
è prevista la pubblicazione integrale sugli Atti”. I lavori non conformi alle
istruzioni agli Autori non potranno essere accettati. Sono vagliati dal comitato di redazione che potrà proporre correzioni o modifiche. Gli articoli
vanno consegnati su diskette 3,5” 1,4 mb, S.O. Ms/dos, in qualsiasi programma di videoscrittura con copia del file in formato .TXT contenenti la
versione definitiva. Sono accettati anche scritti in duplice copia dattiloscritta, con pagine numerate. In questo caso agli Autori saranno addebitate le spese di trascrizione su base magnetica. Devono essere completati dal
riassunto e da una lista di parole chiave, ambedue in italiano ed in inglese.
Illustrazioni: le riproduzioni fotografiche dovranno essere di buona qualità e saranno riprodotte esclusivamente in monocromia. Disegni, diagrammi e tabelle, devono essere forniti nella forma definitiva. I riferimenti
bibliografici dovranno contenere nell’ordine: cognome e nome
dell’Autore, anno della pubblicazione, - se libro: titolo, editore, sigla internazionale della nazione, - se rivista: titolo del lavoro, testata della
Rivista, volume e pagine.
Gli Autori dovranno inviare i lavori su diskette, insieme a due copie stampate, in buste che proteggano la base magnetica, impegnandosi ad una
sollecita esecuzione delle eventuali correzioni richieste. Agli Autori Soci
S.M.I.P.I. è richiesto un rimborso spese di Euro 19,00 a pagina di stampa.
Il contributo degli Autori non Soci e di Enti è di Euro 25,00 + IVA 20% a
pagina. Il costo degli estratti (dieci copie per i lavori di un solo Autore,
venti copie per i lavori di più Autori) è conteggiato a parte. I costi delle
illustrazioni, delle traduzioni in inglese dei riassunti e delle parole chiave
ed il trasferimento su base magnetica dei lavori forniti in solo dattiloscritto
sono addebitati agli Autori. Per gli scritti pubblicati nelle Rubriche non è
richiesto alcun contributo, né sono previsti estratti.
La Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi è proprietaria dei diritti
d’Autore di quanto in essa pubblicato: i diritti di pubblicazione, riproduzione, trasmissione e memorizzazione in qualsiasi forma e con qualunque
mezzo sono riservati. I lavori pubblicati possono essere ripresi, in tutto o
in parte, sempre specificandone la fonte, solo con l’autorizzazione scritta
della S.M.I.P.I., proprietaria della Testata.
Sommario
Sezioni
1
Editoriale.
2
Contributi Teorici.
3
Lavori Originali.
4
Casi Clinici.
5
Revisioni della Letteratura.
6
Prime Comunicazioni.
7
Applicazioni Extramediche.
Rubriche
1
Lessico.
2
Rapporti.
3
Lettere alla Redazione.
4
Temi di Ricerca.
5
Libri e Riviste.
6
Leggi e Decreti.
7
Corsi e Congressi.
RIVISTA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI
ANNO DICIOTTESIMO VOLUME I GIUGNO 2006
INDICE
Sezioni
Editoriale
- Il suicidio.
pag 11.
Riccardo Arone di Bertolino, Federica Panzanini
- Matematica e ipnosi: la crisi del metodo scientifico.
“ 25
Vito Veccia
- L’ambito legale d’applicazione dei principi psicoterapeutici e “ 33
dell’ipnosi per il laureato in odontoiatria.
Massimo Della Siega
Contributi Teorici
- Adolescenza e difese psichiche.
Alessio Fagugli
Lavori Originali
La “parolaccia” in psicoterapia.
Pasquale Lupo
- Stimolazione neurosensoriale polimodale: evoluzione delle
tecniche ipnotiche in odontoiatria.
Umberto Montecorboli, Gloria Montecorboli
Casi Clinici
- Un’ipnosi colorata
Thomas Koehring
- Vomito come espressione simbolica di un disagio interiore.
Roberto Magnani
- Un caso di alopecia femminile trattato con l’integrazione di
agopuntura e ipnosi
Mauro Gallina
- Sedazione ipnotica nella chirurgia stereotassica: case report.
Anna Rossi
“
45
“
59
“
65
“
83
“
91
“
101
“
111
“
119
“
123
Rubriche
Rapporti
- L’ipnosi e la visualizzazione nella malattia.
Francesca Baiardi, Redina Gega, Antonella Mariani,
Lanfranco Mariottini, Nadia Menghi
- La qualità didattica. Viaggio nelle scuole di psicoterapia ita-
liane.
Maurizio Zomparelli
Libri e Riviste
“ 127
- Recensioni
di P. Bellini
- Rassegna dalla letteratura internazionale sull’ipnosi
“ 133
di O. Mercante
Corsi e Congressi
“ 139
Tavole di Francesco Sforza
pagg. 44, 58, 82, 118, 126, 138
EDITORIALE
Vol. I - 2006
Editoriale
11
Riccardo Arone di Bertolino, Federica Panzanini
IL SUICIDIO
Libertà vo’ cercando ch’è sì cara
come sa chi per lei vita rifiuta
DANTE ALIGHIERI
Parole chiave: suicidio.
Cenni storici e culturali
Nella storia dell’uomo il suicidio è sempre stato presente, come
dimostrano testimonianze storiche e racconti mitologici.
Ai tempi dei Faraoni in Egitto chi era riconosciuto colpevole di un
reato tale da comportare la pena di morte, se apparteneva ad una
classe sociale elevata, poteva scegliere il suicidarsi per evitare una
morte disonorevole: il suicidio era dunque un mezzo per preservare la propria dignità e l’onore. Nella leggenda della regina Cleopatra troviamo una forma di suicidio rituale: prigioniera di Ottaviano,
per sfuggire alla propria condizione si fece mordere da un aspide
(tramite divino) diventando così divinità.
Nella mitologia nordica il suicidio è considerato un gesto degno di
ammirazione, al pari delle altre morti violente, quelle dei guerrieri.
Presso alcune città dei Maya il suicidio conferiva “sacralità” a chi lo
commetteva, garantendogli l’accesso ad un paradiso particolare,
proprio solo dei morti suicidi. Vi era persino una divinità dei suicidi, detta “La Signora della corda”, in quanto appesa ad un cape-
12
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
stro nelle raffigurazioni.
Nella Grecia antica inizialmente il suicidio era considerato un atto
riprovevole e disprezzabile, paragonabile all’omicidio di familiari,
al punto che i cadaveri dei morti suicidi venivano seppelliti fuori
delle mura della polis e privati della mano destra, sepolta altrove.
Secondo Pitagora, riporta Cicerone nel “Cato major de senectute”,
“…non si deve disertare dal posto di guardia che ci è assegnato
nella vita.” Nel Fedone Platone attribuisce a Socrate una posizione
analoga.
Tuttavia anche presso i Greci il suicidio non era considerato
un’offesa agli dei, per quanto gli fosse riconosciuta una notevole
importanza e gravità. A volte era un atto socialmente approvato solo se motivato da fini nobili e gloriosi. In alcuni casi le leggi stabilivano come doveva essere compiuto affinché fosse un gesto dignitoso ed il funerale poteva essere eseguito a spese dello Stato se chi
intendeva suicidarsi era in grado di fornire ragioni tali da giustificare la sua scelta.
Per i Romani il suicidio non era in alcun modo condannabile e
soggetto a giudizi negativi: non c’era nulla che impedisse
all’individuo di mettere in atto questa sua libera scelta e la morte
volontaria non aveva alcuna connotazione spregiativa, anzi in alcuni casi poteva essere considerata una dimostrazione di coraggio
o di “virtus”.
Nel Vecchio Testamento il suicidio non viene condannato, ma solo
il sacrificio umano. La religione cristiana invece condannò esplicitamente il suicidio, dapprima con Sant’Agostino e con San Tommaso, in seguito il suicidio diventava un peccato in quanto
trasgressione al divieto divino di non uccidere. Il suicida meritava
una doppia condanna, perché uccisore di se stesso e nello stesso
tempo perché rifiutava il dono divino della vita, compiendo un
atto contro natura, un vero e proprio crimine. Ai suicidi venne
negato il diritto di sepoltura in terra consacrata, inoltre ai suicidi e
ai tentati suicidi fu frequentemente comminata la scomunica.
Il “Catechismo della Chiesa Cattolica” del 1992 contiene le principali argomentazioni etiche contro il suicidio: “Ciascuno è respon-
sabile della propria vita davanti a Dio che gliel’ha donata. È lui che
ne rimane il sovrano Padrone… Siamo gli amministratori, non i
proprietari della vita che Dio ci ha affidato. Non ne disponiamo.”
Vol. I - 2006
Editoriale
13
Non si può fare a mano di notare come questa prospettiva angosciante della morte volontaria come affronto alla divinità contrasti
fortemente con la visione pacata e serena propria del mondo antico, in cui veniva riconosciuta all’individuo la libertà di scelta.
È significativo il fatto che nel Medioevo non ci fosse un termine
corrispondente a “suicidio”, ma un’espressione equivalente a “omicidio di sé”, dalla evidente connotazione morale negativa. Questa connotazione si ritrova anche in epoca più recente (nel 1737
l’abate Des Fontaines definiva ancora il suicidio “assassinio di sé”)
ed è rintracciabile in una qualche misura anche nell’attuale cultura
occidentale.
Vediamo dunque come il tema del suicidio si colleghi al problema
del significato della vita: come un dono e un “compito” affidato da
Dio all’uomo o, all’opposto, come un bene di cui l’uomo è autore
e padrone. La riflessione filosofica ha messo in rilievo come presupposto alla base dell’atto suicida il rifiuto dell’ipotesi creazionista a favore di un’affermazione della libertà assoluta dell’individuo
(anche se raramente vi è consapevolezza di ciò in chi commette
tale gesto).
Nel suo attacco al cristianesimo, Nietzsche esalta la volontà umana
e, con essa, la “libera morte, che viene a me, perché io voglio”
(“Così parlò Zarathustra”).
In alcuni Paesi fino a non molti anni fa il tentato suicidio era punito come reato. In Italia non è mai stato contemplato dal codice
penale, ma la legge sui manicomi del 1904, rimasta in vigore fino
al 1978, prevedeva il ricovero coatto per le persone ritenute pericolose per se stesse o per gli altri, quindi anche per chi dimostrava
o si presumeva che presentasse tendenza al suicidio. Con l’avvento
della moderna psichiatria (tra la fine del XVIII secolo e l’inizio del
XIX) suicidio e tentato suicidio vennero sempre più considerati
sintomi di psicosi, solitamente di psicosi maniaco-depressiva, o sintomi associati a stati mentali deliranti.
Questa visione del problema è sopravvissuta nella nostra cultura
fino all’inizio del ‘900, quando si affermarono le prime concezioni
sociologiche. Famosissimo è lo studio del sociologo francese Emile
Durkheim, che mette il suicidio in correlazione con la disgregazione sociale o, all’opposto, con un’eccessiva adesione del singolo
agli ideali del gruppo. Ogni società, secondo lui, in ogni momento
14
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
della sua storia presenta una determinata tendenza al suicidio. Tale tendenza non andrebbe dunque studiata come la somma di stati
individuali, ma come una sorta di predisposizione di una società
nel suo complesso. Individua anche cause extrasociali, tra cui naturalmente la costituzione individuale, cioè la disposizione organico-psichica del soggetto, tuttavia ritiene che non necessariamente
vi debba essere una connessione tra la malattia mentale e il suicidio. Classifica il suicidio degli alienati in quattro tipologie: maniacale (dovuto ad allucinazioni o idee deliranti), melanconico (legato ad uno stato di profonda depressione), ossessivo (dovuto
all’idea fissa della morte), impulsivo o automatico (immotivato e
improvviso). Tre sarebbero invece le principali tipologie del suicidio legato a cause sociali: il suicidio egoistico (per un’eccessiva affermazione dell’io individuale a scapito dell’io sociale, cioè per eccesso di individualismo), altruistico (per l’eccesso di adesione a
quella morale che ritiene irrilevante ciò che interessa solamente
l’individuo) e il suicidio anomico (legato al disordine della società,
alle fasi di trasformazione e di frantumazione dell’equilibrio sociale).
Fu con Freud che l’attenzione si spostò ai processi mentali da cui
scaturisce il gesto, quindi alle dinamiche psichiche antecedenti
l’atto. Secondo Freud i propositi suicidi deriverebbero da impulsi
omicidi diretti ad un’altra persona e “… l’Io può uccidersi solo
quando… riesce a trattare se stesso come oggetto, quando può dirigere contro di sé l’ostilità che riguarda un oggetto.” Freud studiò
il suicidio anche mettendolo in relazione con le concezioni e le
rappresentazioni dell’uomo riguardo alla morte: “…nel suo inconscio ognuno di noi è convinto della propria immortalità.” Questa
convinzione inconscia accomunerebbe l’adulto e il bambino; la differenza fra i due starebbe nel fatto che il bambino sembra non avere le concettualità e la capacità di “pensare” la morte caratteristiche dell’età adulta. Del resto la fuga nel mondo della fantasia e
dell’immaginazione, di cui sono espressione la letteratura, il teatro
e tutto ciò che è finzione, sarebbe, secondo Freud, un modo per
negare, raggirare, eludere o sconfiggere l’idea della morte e della
sua ineluttabilità. In “Lutto e melanconia” l’Autore sostiene che chi
è colpito da un lutto, nel tentativo di lenire la sofferenza per la
perdita subita, cerca di conservare e rivivere tutti i ricordi che ri-
Vol. I - 2006
Editoriale
15
guardano la persona scomparsa, di appropriarsi mentalmente di
tutto ciò che la caratterizzava, nell’intento di farla rivivere dentro
di sé. Sotto forma di fantasia inconscia, l’adulto ricostruisce internamente una presenza, come in un’illusione di reversibilità
dell’evento.
Da queste osservazioni si può trarre una conclusione: difficilmente
nella nostra civiltà viene accettata l’idea della morte come evento
naturale, parte essa stessa della vita, come avviene invece in altre
civiltà, dove il tema della morte non costituisce un tabù.
A partire da Freud ebbe inizio lo studio delle dinamiche intrapsichiche del soggetto nell’ambito delle sue relazioni interpersonali e
venne dato maggior rilievo ai tentativi di suicidio e ad altre condotte autodistruttive. Anche in campo psichiatrico si affermò un approccio al problema che tenesse conto della correlazione tra fattori
individuali e sociali e si spostò l’attenzione sul tema della prevenzione.
In campo psichiatrico, significativo è il contributo dello psichiatra
austriaco Erwin Ringel, che ha identificato tre componenti che portano alla scelta suicida: la chiusura esistenziale (intesa come l’aver
riposto tutta la propria sicurezza esistenziale su qualcosa che è venuto meno), l’autoaggressività repressa e le fantasie suicide (in sostanza una progressiva familiarizzazione con l’idea della propria
morte, a cui può contribuire a volte la banalizzazione e
l’enfatizzazione dell’atto suicida ad opera dei mass media). È importante sottolineare come l’Autore parli di un “processo” antecedente l’atto, che si differenzia dunque da uno stato, una condizione mentale irreversibile e definitiva: fino all’ultimo momento la
scelta suicida può non tradursi nel gesto e non essere portata alla
realizzazione.
Recentemente lo studio del suicidio e del tentato suicidio è stato
ampliato anche all’infanzia e all’adolescenza.
Philippe Jeammet ha studiato in particolare il tentato suicidio in
adolescenza. Sulla base delle proprie ricerche, l’Autore sostiene
che, tra la grande variabilità di condizioni psicologiche che caratterizzano i tentativi di suicidio, ciò che li accomuna è il fenomeno
del “passaggio all’atto”, inteso come un mezzo di controllo sulla
realtà esterna che compenserebbe l’impossibilità da parte del soggetto di controllare con mezzi psichici la propria realtà interna.
16
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Particolarmente significativa è una ricerca condotta da Jeammet su
250 soggetti di età compresa fra i 15 e i 23 anni divisi in tre gruppi:
soggetti con esperienza di tentati suicidi, con idee suicidarie e
gruppo di controllo. Contrariamente alle aspettative, i soggetti con
idee suicidarie sono risultati quelli che più si discostavano, a livello
di funzionamento psichico, dal gruppo dei tentati suicidi. Inoltre
sembrerebbe che i soggetti con patologie più articolate nelle manifestazioni sintomatiche, numerose o diverse nel tempo, siano quelli meno a rischio di passaggi all’atto, per la maggiore elasticità della struttura mentale.
Attualmente il suicidio viene considerato e studiato o come strettamente correlato ad una diagnosi psichiatrica, o, in un’ottica sociologica, come conseguenza del fenomeno della disgregazione
sociale, oppure come un problema in cui intervengono sia fattori
sociali, sia fattori psichici e inerenti alla storia della persona.
Premessa
Togliersi volontariamente la vita oggi è incomprensibile ai più, giustamente attaccati a questa esistenza o, forse meno giustamente,
terrorizzati dalla sconosciuta realtà che chiamiamo morte, per cui
il suicidio sconcerta e fa paura.
Paura probabilmente perché non conoscendo i meccanismi profondi che possono determinarne l’esecuzione, non sappiamo se
potrà accadere anche a noi, in un qualche modo e in un qualche
tempo, di compiere “l’insano gesto”. 1
Spesso i mass media riferiscono il suicidio come dovuto, quasi
sempre e comunque, ad un raptus, ovverosia attacco di follia improvviso ed inspiegabile, qualcosa che inaspettatamente potrebbe
succedere a chiunque.
Giustificazione sempre buona per tutti i tragici ed incomprensibili
episodi che leggiamo ogni giorno sulle pagine dei giornali. Invece,
quando vi sia, il fatto scatenante è solo l’ultimo evento di una storia già maturata negativamente negli anni. Spesso il suicidio è lo
sbocciare di un seme da tempo coltivato su un particolare terreno.
1
In effetti, puramente da un punto di vista corporeo, non si può dire sano.
Vol. I - 2006
Editoriale
17
Più una scelta è importante più deve essere maturata profondamente. La decisione di suicidarsi è tanto fondamentale che quasi
sempre è stata presa e consolidata molto prima di compiere l’atto
ed il motivo contingente che ne determina la realizzazione, in alcuni casi individuabile anche da un osservatore esterno, è solo
l’ultima goccia che fa traboccare il vaso.
Ad una intervista superficiale 2 nove persone su dieci negano decisamente di aver mai pensato, neppure ipoteticamente, alla possibilità di suicidarsi; questo perché non si racconta ad un intervistatore 3 qualcosa di cui ci possiamo profondamente vergognare o il cui
livello di critica potenziale da parte degli esaminatori superi una
certa soglia.
Invece proprio nove persone su dieci (se non di più), sane di mente e di corpo, hanno vissuto momenti e situazioni in cui hanno
preso seriamente in considerazione questa eventualità, questa “soluzione” a dolori di difficilissima elaborazione e a problemi di altrettanto difficile maturazione e soluzione. 4
Questa percentuale di nove su dieci riguarda persone entro i
vent’anni, con un picco nell’adolescenza e nella prima giovinezza.
Queste considerazioni riguardano in linea di massima soprattutto
le persone “normali” ed i cosiddetti nevrotici, non tanto gli psicotici, in cui spesso il problema è più complesso, tanto che in molti
casi questa morte non è il risultato di una scelta volontaria ma deriva da un rapporto tanto errato con la realtà oggettiva da ottenere
questo tragico effetto.
2
Mi scuso del termine con chi fa indagini statistiche, utili ed efficaci nei
campi in cui gli intervistati non debbano svelare le proprie complesse profondità, ma solo le proprie scelte (e meno queste sono importanti più le
risposte sono sincere). In confronto al colloquio psicoterapeutico
un’intervista è sempre superficiale e limitata.
3
Mentre oggi un’indagine sull’omosessualità (socialmente e moralmente
accettata) ottiene un alto indice di sincerità e di veridicità, un’indagine sulla pedofilia (socialmente riprovata e moralmente schifosa) porterebbe solo
alla conclusione che questa non esiste. Un po’ come un’indagine sulla mafia fra i mafiosi,
4
Naturalmente quando mi esprimo genericamente mi riferisco all’aretè ed
alla morale della nostra cultura italiana, europea ed occidentale.
18
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
I valori
Gli esseri umani nascono uguali in tutto il mondo. Respirano, hanno fame e sete, hanno tutti le stesse caratteristiche e necessità corporali, a prescindere da particolari di minima importanza come i
gusti alimentari e la quantità di melanina della pelle o le variazioni
relativamente piccole di aspetto e struttura del corpo. Ma ideologia, concettualità, scale di valori delle diverse culture in cui vengono allevati, educati e cresciuti ne fanno persone con formazione
mentale ed emotiva, con motivazioni e scopi talmente dissimili da
poter diventare completamente alieni ed incomprensibili per chi
faccia parte di un’altra aretè. 5
Le convinzioni profonde di cui siamo permeati non solo ci fanno
interpretare, fino a distorcerla, la realtà che ci circonda, ma addirittura creano in noi e per noi un’altra e diversa realtà da quella puramente oggettiva. Le allucinazioni psicotiche non sono altro che
l’esasperazione parossistica e patologica di questa situazione.
Ciascuno misura gli altri con il proprio metro: normalmente è difficile rendersi conto che nell’illimitata variabilità individuale, anche
nello stesso ambiente e nella stessa cultura, motivazioni e scelte
possono essere tanto abissalmente diverse da risultare assolutamente incomprensibili ed inspiegabili. 6
Spesso, anche se potessimo veramente leggere il pensiero e conoscere gli elementi di scelta e decisione del nostro prossimo, non
potremmo riuscire a capirne le scelte fondamentali.
Ad esempio il seppuku, il suicido rituale giapponese, è per noi in
fondo totalmente incomprensibile nei motivi e nei modi di effettuarlo. Fa parte della nostra storia, anche molto recente, il togliersi
la vita come autopunizione/espiazione o fuga da una realtà non
più degna di essere vissuta perché si è perso l’onore. 7 Comportamento che ancora oggi può essere considerato un atto eroico. 8
5
Aretè: scala di valori di una popolazione.
Probabilmente questa è una ragione del successo di alcune filosofie psicologiche: scuole di pensiero che danno la confortevole ma errata impressione di poter capire e spiegare tutto.
7
Onore: concetto purtroppo molto desueto.
8
Anche se oggi dalla cultura di massa è fondamentalmente considerato
una fesseria.
6
Vol. I - 2006
Editoriale
19
Ognuno di noi dà a qualsiasi cosa una propria valutazione.
Fondamentalmente le valutazioni scaturiscono da bisogni naturali
(fame, sete, sonno, parametri ambientali adeguati, ricerca del piacere e, se vi è, eliminazione del dolore), poi nell’evoluzione individuale le cose si complicano fino a raggiungere livelli di complessità spesso pazzeschi o contronatura. 9
Si possono amplificare, stravolgere o ridurre ai minimi termini necessità naturali, creare bisogni artificiali più gratificanti e indispensabili, per il corpo e/o per la mente, di quelli fondamentali. Alcuni
bisogni hanno componenti psichiche e somatiche artificiali e francamente patologiche in sé (droghe eccetera), altri sono
l’amplificazione esasperata di un comportamento naturale (come
la bulimia), altri creati nella singola personalità dalla mente su parametri artificiali sociali, educativi ed individuali e diventano patologia per ragioni sia qualitative sia quantitative.
Non dovrebbe esserci cosa più innocente di una collezione di francobolli, ma se questa diventa un’ossessione può evolvere in una
vera e propria psicosi, se poi il collezionista, per soddisfare i suoi
desideri è disposto a tutto (a rovinarsi, a ridurre sul lastrico la propria famiglia, a rubare o ad uccidere) qualcosa di piacevole e generalmente innocuo diventa una tragedia personale, familiare e sociale. Per uno scopo per cui la massima parte della gente non rinuncerebbe a un caffè.
Nella scala di valori di un eroinomane l’eroina è in assoluto al primo posto; rovinarsi o rischiare di morire per un’overdose non ha
nessuna importanza. 10
9
Basti pensare all’anoressia, in cui una necessità primaria e fondamentale
come la fame viene dominata e distorta, fino ad essere quasi completamente abolita, in diversi casi per ragioni essenzialmente stupide come la
moda.
10
Quando, tanti anni fa, ho sperimentato inutilmente se vi era la possibilità, con l’ipnosi e la psicoterapia, di curare gli eroinomani, mi capitò spesso che sottoponessero alla mia ammirazione la loro bustina di polvere
bianca. Quello che mi colpiva era la bramosia con cui la guardavano che
cozzava quasi fisicamente con la mia assoluta indifferenza. (In effetti
l’unica polverina bianca che in certe circostanze difficoltose può stimolare
il mio desiderio è il bicarbonato).
20
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Motivazioni
In linea di massima possiamo dividere le motivazioni al suicidio in
tre classi:
1) personali: via d’uscita e fuga da una situazione che, nell’ambito
della mentalità personale, non permetta più di vivere.
Per malattia e sofferenza interminabili e irrisolvibili 11:
a) malattia organica inguaribile che comporti sofferenza e perdita di autonomia e dignità, 12
b) malattia psichica, che solitamente non è la causa
del suicidio, ma la ragione che lo determina. 13
Per ragioni concettuali:
a) perdita dell’onore,
b) perdita di ciò che si considera essenziale per vivere (potere, ricchezza, l’oggetto amato, eccetera),
c) punizione di sé.
2) Relazionali:
3) Sociali:
a) protesta,
b) manipolazione e ricatto (tentati suicidi),
C) punizione di altri.
a) azione stimata ed esaltata dalla propria cultura,
b) protesta e dimostrazione estrema.
Questa divisione non sempre è netta: ad esempio l’attentatore islamico o il kamikaze giapponese, possono avere sia motivi personali (l’accesso al paradiso) sia motivi sociali e patriottici (portare
vantaggi al proprio gruppo e danni al nemico).
Non finché c’è vita c’è speranza ma finché c’è speranza ci si mantiene
aggrappati alla vita.
11
12
Penso che i suicidi dei malati di Alzheimer avvengano in un momento di
lucidità, come le loro crisi di disperazione. E che in molte malattie totalmente invalidanti l’impossibilità di suicidarsi sia la vera tragedia.
13
Cioè non ci si suicida per la pazzia ma per fuggire dalla pazzia (depressione, paranoia eccetera). Nella maggior parte dei casi l’atto viene compiuto non in momento di acuzie, ma in un momento di lucidità.
Vol. I - 2006
Editoriale
21
E le modalità:
a) rapide e violente,
b) lente,
c) dolorose,
d) indolori.
Alcune con una potenziale via di fuga e di ripensamento, altre, in
particolare quelle rapide e violente, come buttarsi da un ponte,
assolutamente irreparabili.
Può essere realizzato in modo palese ed indubitabile o dissimulato. Nel secondo caso per ragioni religiose (la religione cattolica vieta il seppellimento di un suicida in terra consacrata) od economiche (le assicurazioni non pagano ai superstiti).
Oppure può essere dovuta anche alle mode del periodo.
Negli anni cinquanta in certi ambienti erano di moda i barbiturici,
dal sonno si scivolava dolcemente nella morte. Tecnica che oggi
con psicofarmaci mortali solo a quantità difficilmente assumibili è
inattuabile.
Identificazione e prevenzione
Chi ne parla non lo fa, 14 ed effettivamente chi lo ha fatto non ne
ha mai potuto parlare con nessuno (almeno in questo piano
dell’esistenza). Questo che può sembrare un vecchio adagio non è
frutto di preconcetti ma dell’esperienza.
Chi abbia, come me, una certa esperienza di vita ed una lunga pratica medica, psicoterapeutica o psichiatrica non è improbabile abbia avuto suicidi fra i propri conoscenti, pazienti ed ex pazienti:
sicuramente ogni volta si è stupito, perché non avrebbe mai potuto pensare che quella data persona si sarebbe potuta suicidare.
Questo riguarda persino pazienti in psicoterapia, situazione in cui
di solito si aboliscono le barriere e ci si confida globalmente.
Quindi è impossibile prevenire il suicidio “vero” visto che chi lo
commette raramente sbaglia.
Ammesso e non concesso che possa esistere un metodo, come ad
esempio una batteria di tests, per identificare con sicurezza il caso
14
Se escludiamo i tentati suicidi, manipolatori e ricattatori, accuratamente
calibrati per rimanere solo tentati.
22
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
di un possibile suicida, questo potrebbe solo far emergere una disponibilità ideologica e teorica a compierlo (naturalmente in certe
ben determinate situazioni assolutamente personali). 15
15
Io, ad esempio, in condizioni invivibili e senza nessun’altra via di fuga
non sarei alieno a questa scelta. Ma questo lo scrivo ora, quando questa
vitaccia, seppur problematica ed incasinata, è vivibile. Non mi sentirei di
escludere, data la mia testa dura e il mio carattere, che, nonostante abbia
una certa sicurezza di non aver paura della morte, potrei lottare fino
all’ultimo respiro. (R. A. di B.)
Vol. I - 2006
Editoriale
23
BIBLIOGRAFIA
Arone di Bertolino R.
- L’elaborazione del lutto.
(Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi Vol.2-1998, S.M.I.P.I. Casalecchio di Reno BO)
Battacchi M.
- Trattato enciclopedico di Psicologia dell’età evolutiva.
(Padova: Piccin 1989)
Cantoni. L.
-“Il suicidio”
(da “Voci per un Dizionario del Pensiero Forte”, a cura di I.D.I.S.)
Durkheim E. (1897)
- Le suicide.
(Paris: P.U.F., 1960)
Durkheim E.
- Sociologia del suicidio.
(Roma. Newton Compton, 1974)
Freud S. (1915)
- Considerazioni attuali sulla guerra e sulla morte.
(Opere, vol. VIII, Torino: Boringhieri, 1976)
Freud S. (1917)
- Lutto e melanconia.
(Opere, vol. VIII, Torino: Boringhieri, 1976)
Lodi M.
- Suicidio.
(dalla rivista “Attualità in Psicologia”, vol. 6, n.4, 1991, EUR editore)
Rigon G. e Poggioli D.G.
-Suicidio e tentato suicidio nell’infanzia e nell’adolescenza. Commenti alla
più recente letteratura.
(dalla rivista “Imago”, II, 141-166, 1997)
24
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Riccardo Arone di Bertolino, Federica Panzanini
IL SUICIDIO
Parole chiave: suicidio.
RIASSUNTO
Gli autori, dopo un breve excursus storico e sociale, propongono alcune
considerazioni sul suicidio, soprattutto per sfatare il concetto che questo
sia dovuto ad un raptus improvviso ed immotivato, spiegazione erroneamente molto diffusa. Prendono in considerazione in particolare le persone
cosiddette normali e le nevrosi.
Concludono come non vi siano possibilità certe di identificazione e quindi
di prevenzione.
Riccardo Arone di Bertolino, Federica Panzanini
THE SUICIDE
Key words: suicide.
SUMMARY
The Authors, after a short historical and social excursus, suggest some remarks about suicide, especially for exploding the concept that suicide is
caused by a sudden and unjustified raptus, which is a wrongly widespread
explanation.
They especially take into consideration so called normal and nevrotic people. They conclude that it is impossible to prevent suicide because there
are not sure possibilities of identification.
Gli Autori
Dr. Riccardo Arone di Bertolino
Presidente della Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Via Porrettana 466
40033 CASALECCHIO di RENO BO
Dr.ssa Federica Panzanini, S.M.I.P.I.
psicologa, Specialista in Formazione in Psicoterapia
Via Vasari 32
40128 BOLOGNA BO
tel. 051.357355 - 328.6848503
Vol. I - 2006
Editoriale
25
Vito Veccia
MATEMATICA E IPNOSI:
LA CRISI DEL METODO SCIENTIFICO
Ovvero: la forma delle piramidi nell’antico Egitto insegna che fin dall’antichità gli uomini avevano la tendenza a lavorare man mano sempre meno...
Parole chiave: matematica, ipnosi, religione, metodo scientifico.
Difficile trovare un sodalizio tanto variegato! In realtà materie così
diverse trovano analogie sorprendenti se analizzate su prospettive
solo in apparenza speculative. L’una cardine del cosiddetto “metodo scientifico” e l’altra apparentemente del tutto fuori dall’ambito
di applicabilità di questo metodo. Ma non è così. In medicina esiste tutta una serie di pubblicazioni e lavori basati su procedure
complesse, vari livelli di sperimentazione ormai codificati e procedure “standardizzate” che di fatto “ingessano” la ricerca ed evitano
che il sistema possa in qualche modo produrre procedure, scoperte, farmaci eccetera non sperimentati secondo le regole del “metodo scientifico”.
Una prima osservazione è che i costi e la durata dei vari protocolli
sperimentali appaiono in prima battuta come un argine insuperabile per alcune ipotesi di ricerca e si appalesa una funzione di rallentamento utile a preservare gli interessi di coloro che in precedenza vi hanno investito. C’è anche un aspetto morale nelle sperimentazioni, per esempio nei protocolli “in cieco” e “doppio cieco”: se da un lato si esaltano le proprietà del placebo versus “nuo-
26
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
vo farmaco”, dall’altro si dimentica come ad una richiesta di terapia da un lato si dà un nuovo farmaco (che proprio perché in sperimentazione non dà garanzie di funzionamento) e dall’altra semplicemente uno “zuccherino” per misurare i supposti “effetti psicologici” legati alla semplice somministrazione.
In caso di patologie di un certo impegno la cosa certamente diventa di interesse deontologico e forse penale. Ma in nome della
scienza, si sa, tutto è possibile. Così diventa possibile anche il non
confrontare farmaci diversi nei protocolli sperimentali per stabilire
quale sia il migliore in quello specifico ambito. Soprattutto sarebbe
interessante scoprire che razza di contenzioso (non legale, ma
“scientifico”) si aprirebbe tra le varie case farmaceutiche, ricercatori di fama, Istituti di ricerca, eccetera.
La matematica e la statistica sono certamente i cardini di questa
impalcatura, i nuovi Dei, o meglio i mezzi che consentono di stabilire verità “immutabili” o presunte tali e di escludere “a priori” tutto quello che non rientra nei “modelli” (oggi così in voga) dichiarando spesso “inaccettabili” o “non significative” osservazioni attendibili, ma in contrasto con essi. Spesso tali modelli vengono
considerati talmente validi da porre alcuni ricercatori, matematici e
filosofi di fronte al problema (dei problemi) delle motivazioni alla
base della correttezza delle osservazioni qualora in linea con le
previsioni dei modelli.
Ma il “metodo scientifico” così come viene proposto ed interpretato è l’unica strada percorribile (e poi che c’entra la matematica con
l’ipnosi...)?
Esistono altre metodiche “assolutamente scientifiche” ma con il difetto di costare meno e di permettere “un controllo” sulle prestazioni che in ultima analisi nessuno vuole? La risposta è controversa, anche se lo scrivente è del parere che tali metodiche, non nuove per la verità, esistano. Per esempio: mettere la curva di sopravvivenza (o di mortalità) in funzione di un’unica variabile (come
qualcuno ha già fatto) potrebbe, solo ai fini della sopravvivenza,
costituire una traccia su cui confrontare i risultati di vari interventi,
terapie eccetera ai soli fini della sopravvivenza (ovvero: di quanto
aumenta la sopravvivenza il tuo intervento, farmaco eccetera? Risposta: per esempio 2%. Si fa x + 2% = e si traccia la curva “attesa”
ovvero il metro di misura dei risultati. Figuriamoci se poi qualcuno
Vol. I - 2006
Editoriale
27
con un approccio analogico fosse così ardimentoso di passare anche ad altri parametri… roba da rabbrividire)!
La stessa matematica ad una critica non superficiale appare inoltre
come un modello “non scientifico” e basata su aspetti convenzionali e discutibili (le cui basi sono fonte di impegnative discussioni
e “strappi traumatici”, vedi Kant, Goedel, Penrose eccetera). Comunque dopo circa 4000 anni (!) finalmente abbiamo la pretesa di
aver compreso il perché di tutti i postulati euclidei. Gli stessi naturalmente hanno una validità limitata alle sole geometrie dette euclidee. Ma tutti i postulati geometrici non tengono conto della loro
origine: ovvero la necessità a fini concreti di misurare. Questo va
bene per misurare un campo o una tovaglia, ma siamo in grave difficoltà quando cerchiamo di misurare con estrema precisione la
lunghezza, per esempio di un foglio di carta. Tralasciando le teorie
degli errori (supponendo quindi di non commetterne) ci accorgiamo che mano a mano ci si sposta nei decimali tanto più diventa
imprecisa la nostra misura fino a dover utilizzare funzioni probabilistiche per descrivere una realtà apparentemente deterministica
(si pensi al moto dell’ultimo elettrone degli atomi estremi del foglio e della sua posizione diversa (semplificando e banalizzando
ovviamente!) istante per istante. Questo effetto, trascurato ovviamente nelle varie geometrie e nelle varie definizioni (come quelle
derivate ed integrali), semplicemente introduce una discrepanza
tra geometrie, matematiche e realtà. Per questo la non applicabilità
del metodo scientifico a pratiche “psicologiche” (fatto salvo naturalmente la “psicologia sperimentale”) non è che sia poi così deleteria, in fondo.
Comunque “apparentemente” essenziale è la relazione fra materia
e mente. Da un punto di vista ontologico, si possono distinguere
almeno tre diverse posizioni:
1)
il materialismo che nega l’esistenza della mente a qualunque livello;
2)
il mentalismo che ne ammette l’esistenza a qualche livello;
3)
il panpsichismo che assegna proprietà mentali a ogni entità fisica.
Da un punto di vista epistemologico le possibilità sono invece molteplici, a seconda che si considerino le due categorie riducibili o
28
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
irriducibili.
La riducibilità delle categorie si chiama monismo e può essere almeno di tre tipi:
- materialista se la mente è riducibile alla materia;
- idealista se la materia è riducibile alla mente;
- neutro se mente e materia sono riducibili a qualcosa di più
fondamentale.
L’irriducibilità delle due categorie si chiama invece dualismo e può
essere di quattro tipi:
- fisico se la materia guida la mente;
- animista se la mente guida la materia;
- interazionista se le due categorie si influenzano reciprocamente;
- indipendente se le due categorie procedono parallelamente
senza influenzarsi.
Come noto le grandi religioni non adottano posizioni univoche
sull’argomento, per esempio il buddismo afferma che la mente è
un’illusione da cui bisogna liberarsi. L’induismo, al contrario, vede
la materia come un’illusione da cui bisogna liberarsi. Il taoismo riduce sia la materia che la mente al Tao. Il cristianesimo, infine, vede la materia mortale, e la mente immortale e immateriale. A dire
il vero il concetto di anima nasce dopo Gesù. In Grecia con la necessità di ammettere una sopravvivenza dopo la morte materiale
visibile a tutti: questo dualismo, insieme alla visione pessimistica
dell’epoca, ha portato alle varie pratiche masochistiche di afflizione del corpo per far emergere un’anima in qualche modo “prigioniera”.
D’altra parte neppure la scienza adotta posizioni univoche: per la
neurobiologia la mente è descrivibile in termini puramente fisiologici (il cervello produce pensieri come il rene produce urina); per
la teoria dei sistemi la mente è un epifenomeno di sistemi biologici
sufficientemente complessi; per l’intelligenza artificiale mente e
materia sono paragonabili al software e al hardware dei computer
ed infine la matematica moderna “tende” a ridurre sia la materia
che la mente agli insiemi.
Fino a quando la fisica ha mantenuto l’indirizzo materialistico e
deterministico è stato impossibile far rientrare in essa i fenomeni
Vol. I - 2006
Editoriale
29
mentali, a causa di alcune loro caratteristiche ritenute peculiari
quali l’immaterialità e il non determinismo (libertà e libero arbitrio: basti pensare alle difficoltà, ancora oggi anche in ambito psichiatrico nel trovare una convergenza sufficientemente condivisa).
L’avvento della meccanica quantistica, e la descrizione probabilistica degli eventi (vedi sopra) sembra però aver aperto la possibilità
di coerenti descrizioni fisiche della mente, sia moniste che dualiste. Potrebbe ritenersi ormai prossimo il superamento dell’attuale
situazione paradossale, in cui si possiedono precise teorie scientifiche dei fenomeni materiali che si conoscono indirettamente attraverso i sensi, ma solo vaghe teorie filosofiche dei fenomeni
mentali e dei loro effetti che si conoscono invece direttamente attraverso l’introspezione.
Non esiste allo stato attuale una soddisfacente teoria quantistica
della mente anche se molti fisici autorevoli e titolati si sono avventurati su terreni speculativi senza risultati ad oggi convincenti.
Conclusioni
In definitiva, neppure le scienze “esatte” ci aiutano a comprendere
un mistero come quello della mente e della nostra esistenza. Parafrasando il Vangelo si scopre che anche nella S.M.I.P.I. l’Uomo
(con la U maiuscola - non a scapito delle donne naturalmente!) va
messo al primo posto insieme all’affermazione che è “buono e giusto” tutto quello che fa bene all’uomo ed è “sbagliato” tutto quello
che gli fa male. Gesù anche per aver detto questa semplice verità è
finito sulla croce per mezzo dei romani su condanna della Chiesa
del tempo perché bestemmiatore: la speranza dello scrivente è che
Riccardo non faccia la stessa fine per aver scoperto e messo in pratica le stesse semplici cose!
30
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Bibliografia
Jean-Pierre Luminet
- La segreta geometria del cosmo. (www.raffaellocortina.it )
Carl B. Boiler
- Storia della matematica. (Mondadori)
J. Gribbin
- Q come Quanto. (Macro Edizioni)
Scritti di Padre A. Maggi (http://www.studibiblici.it/)
J. Satinover
- Il Cervello Quantico. (Macro Edizioni)
Brian Greene
- L’Universo elegante. (Einaudi)
V. Veccia
- Relationship between aging and cancer. (Gerontologija 1/2000)
A. Basso, V. Veccia, N.Masera, L. Piantanelli
- Delayed recovery of Lymphocite B-Adrenoceptors in Thyroidectomized
Aging patients. (Gerontology 1993;39:327-333)
L. Piantanelli
- A mathematical model of survival kinetics... (Arch. Gerontol. Geriatr., 5
(1986) AGG00142)
Schettwein-Gsell D. (1970)
- Survival curves of an old age rat colony. (Gerontologia, 16, 111-115)
Snedecor G.W. and Cochran W.G. (1972)
- Statistical Methods (The Iowa State University Press, Ames, Iowa, USA)
·
Brown K.S., Forbes W.F. (1974)
- A mathematical model of aging processes. (J. Gerontol., 29, 46-51)
Brown K.S. and Forbes W.F. (1974b)
- A mathematical model of aging processes. (II. J. Gerontol., 29,401-409)
Vol. I - 2006
Editoriale
31
Calden W.A. (1982)
- The relationship of the Gompertz constant and maximum potential lifespan to body mass. (Exp. Gerontol., 17, 383-385)
Donato H.Jr., Hoselton M.A.. Sohal R.S. (1979)
- An Analysis of the effects of individual variation and selective mortality on
population averages in aging populations. (Exp. Gerontol., 14, 133-140)
Gompertz, B. (1825)
- On the nature of the function expressive of the law of human mortality,
and on a new mode of determining the value of life contingencies. (Philos.
Trans. Roy. Soc. London, 252-253)
Mode C.J., Ashleigh R.D., Zawodniak A., Baker G.T. (1984)
- On statistical tests of significance in studies of survivorship in laboratory
animals. (J. Gerontol., 39, 36-42)
Pakin Y.V., Hrisanov S.M. (1984)
- Critical analysis of the applicability of the Gompertz-Makeham law in
human populations. (Gerontol., 30, 8-12)
Barabaschi S., Tasselli R.
- Elementi di servomeccanismi e controlli. (Zanichelli Bologna, 1974)
32
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Vito Veccia
MATEMATICA E IPNOSI: LA CRISI DEL METODO SCIENTIFICO
Parole chiave: matematica, ipnosi, religione, metodo scientifico.
RIASSUNTO
L’Autore tenta un approccio “impossibile” per dimostrare un parallelismo
(non dimostrabile) tra metodiche “scientifiche” e metodiche “non scientifiche”. L’abisso del vuoto filosofico sembra avvolgere irrimediabilmente e
senza speranza ogni tentativo, proprio dell’uomo, di ridurre per forza ogni cosa ad “una causa”, ovviamente all’interno di un ben “determinato
modello” o legge fisica. Il rischio, dopo un’attenta lettura, è che il riferimento alle piramidi possa apparire “scientificamente corretto”. Il problema vero dell’ipnosi è che, in fondo, funziona!
Vito Veccia
MATHEMATICS AND HYPNOSIS
THE CRISIS OF SCIENTIFICS METHOD
Key words: mathematics, hypnosis, religion, scintific method.
SUMMARY
The autor tries a kind of “impossible” approach in order to demonstrate a
parallelism (undemostrable) between “scientific” and “non scientific”
methods. The phylosophic vacuum seems to wrap without any kind of
hope and/or remedy, all the temptatives to refer everything to a “cause”,
obviously included within a well know “determined model”. The risk is,
following a deep reading, that the reference to the piramyds could appear
“scientifically correct”. The hypnosis real problem is... that finally it works!
L’Autore
Dr. Vito Veccia, Terapeuta S.M.I.P.I.
medico, specialista Psichiatria, Tenente Colonnello E.I.
Via Scandali 20 - 60122 ANCONA AN - tel. 347.4961351
Vol. I - 2006
Editoriale
33
Massimo Della Siega
L’AMBITO LEGALE DI APPLICAZIONE DEI PRINCIPI
PSICOTERAPEUTICI E DELL’IPNOSI
PER IL LAUREATO IN ODONTOIATRIA
“Si tratta di profondissime differenze psicologiche, che è necessario
riconoscere e tenere presenti. Supporre che esista una sola psicologia, un solo principio psicologico fondamentale, significa accettare l’insopportabile tirannia del pregiudizio pseudoscientifico
dell’uomo normale.”
CARL GUSTAV JUNG - (TIPI PSICOLOGICI. 1920)
“Aschenbach fu all’improvviso conscio di una strana dilatazione
del suo animo, di una sorta di vaga irrequietudine, di un desiderio giovanile di terre lontane, un sentimento così vivo, così
nuovo o almeno da tanto inconsueto e disappreso che, le mani
dietro la schiena e lo sguardo a terra, si arrestò su due piedi,
per indagare natura e scopo di quella sensazione.”
THOMAS MANN – (LA MORTE A VENEZIA. 1912)
Parole chiave: Ipnosi, Psicoterapia, Odontoiatria.
Introduzione
La nascita nel 1980 del Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi
dentaria, a seguito della necessità per il nostro Paese di adeguarsi
alle risoluzioni della Comunità Europea e la conseguente istituzione della professione sanitaria di Odontoiatra, regolata da apposito
Albo tenuto dagli Ordini provinciali dei Medici, hanno fatto nasce-
34
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
re una serie di ovvie ed annose disquisizioni sui limiti operativi legalmente riconoscibili per il laureato in Odontoiatria.
Quest’ultimo è un operatore sanitario che agisce da specialista su
un apparato che fa parte integrante (sotto tutti i punti di vista) di
un organismo più complesso, necessariamente definito e considerato “essere umano”.
La necessità di “gestione” terapeutica del singolo soggetto – paziente, in particolare per ragioni odontoiatriche, non può prescindere da una valutazione e da un’azione “psicologica” in senso assai
ampio.
Per non parlare della vasta patologia di pertinenza odontoiatrica la
cui eziologia “psichica”, come causa o concausa, è di sempre più
frequente riscontro clinico.
Questo scritto vuole avere l’obiettivo di focalizzare i principi giuridici ed avanzare alcune logiche considerazioni nel merito
dell’oggetto, con la presunzione magari di dare un’occasione di
approfondimento in più a chi troppo spesso parla senza conoscere.
Il substrato giuridico.
A più riprese, per svariati motivi, la magistratura è dovuta intervenire per esprimere giudizi di merito sulla natura medica o “ipomedica“ del laureato in odontoiatria. La giurisprudenza, in ogni
ambito espressa, ha ormai assunto caratteristica di univocità nel
riconoscere il ruolo medico – specialistico dell’odontoiatra, considerando l’iter formativo, specifico e distinto, come un’esigenza di
“super-specializzazione” e non come una prova di negazione della
pienezza del ruolo di medico (cioè di “colui che cura”) del laureato in odontoiatria.
L’attuale Codice di Deontologia Medica, carta fondamentale che dà
spessore e caratterizzazione etica e pratica ai depositari della pubblica salute, non facendo distinzione di sorta, all’articolo 1 definisce testualmente:
“Il codice di Deontologia Medica contiene principi e regole che il
Medico Chirurgo e l’Odontoiatra, (…), di seguito indicati con il
termine di MEDICO, devono osservare nell’esercizio della profes-
Vol. I - 2006
Editoriale
35
sione.”
La Legge 409/85 e successive modifiche, istitutiva della professione
sanitaria di Odontoiatra, all’articolo 2 stabilisce l’ambito di attività
medico - specialistica dell’odontoiatra:
“Formano oggetto della professione di odontoiatra le attività inerenti alla diagnosi ed alla terapia delle malattie ed anomalie congenite ed acquisite dei denti, della bocca, delle mascelle e dei relativi tessuti, nonché alla prevenzione ed alla riabilitazione
odontoiatriche. Gli odontoiatri possono prescrivere tutti i
medicamenti necessari all’esercizio della loro professione.” .
Per questo la giurisprudenza non può che essere univoca:
l’affermazione del legislatore “ …le attività inerenti alla diagnosi ed
alla terapia… nonché alla prevenzione…” non pone limiti alle modalità d’intervento che può quindi essere medico, chirurgico, farmacologico e – perché no – psicoterapeutico, allorquando
l’obiettivo è la terapia di un’affezione che interessi l’apparato stomatognatico. Ma per “attività inerenti” di una prassi di prevenzione, diagnosi e terapia, sono oltremodo considerabili tutte quelle
azioni indispensabili a far sì che l’azione medica possa e debba avvenire senza rischi o complicanze per il paziente. Quindi sono legalmente riconosciuti tutti quegli atti medici di richiesta di esami
strumentali e di visite specialistiche, di somministrazione di farmaci non strettamente odontoiatrici (…tutti i medicamenti necessari…) o altro, purché finalizzati, direttamente o indirettamente,
all’attività medico-chirurgica su “denti, bocca, ossa mascellari e relativi tessuti”.
È quindi facilmente sostenibile anche la necessità, in alcuni casi, di
agire sulla psicologia del soggetto per favorirne o permetterne
l’accettazione di una terapia, quella odontoiatrica, spesso oggetto
di veri e propri atteggiamenti fobici da parte dei pazienti. Tale obiettivo può essere perseguito con mezzi farmacologici (benzodiazepine, protossido d’azoto, eccetera) o con altri mezzi medici:
quindi anche con interventi psicoterapeutici e l’ipnosi.
Infatti il modello dei contenuti didattico – professionalizzanti
dell’insegnamento universitario della materia “Anestesiologia e Rianimazione in Odontoiatria”, approvato dall’“European Federation
for the advancement of anestesia and dentistry”, rispettoso delle
norme europee e dell’ordinamento italiano, nella sezione “Seda-
36
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
zione non farmacologica” inserisce: “metodi psicologici e comportamentali; strategie interpersonali; tecniche di rilassamento; tender
loving care; IPNOSI”.
L’odontoiatra dovrà sempre agire con finalità odontostomatologiche e, come qualsiasi altro medico specialista, risponderà in
caso di lesioni personali per colpa, se ha avuto una condotta imprudente, negligente, imperita o non rispettosa di codici o regolamenti.
La preparazione universitaria
Qualcuno, soprattutto all’inizio, obiettava che il laureato in odontoiatria non avesse la preparazione universitaria sufficiente a sostenere una funzione “estensiva” del ruolo conferitogli dalla legge;
come se la laurea in Medicina e Chirurgia e l’abilitazione dessero
di per sé ad ogni giovane medico, oltre che la possibilità legale,
anche la capacità teorico - pratica di svolgere da subito ogni aspetto della professione di medico chirurgo.
Anche i Corsi di Laurea in Odontoiatria sono inseriti nelle Facoltà
di Medicina italiane e ne condividono vizi e virtù. Gli insegnamenti
sono afferenti alle cliniche e agli istituti universitari ed i docenti
sono il frutto della selezione per “titoli ed esami”, che nessuno
può mettere in dubbio indiscriminatamente.
I programmi sono vasti e se ben svolti, con la giusta dedizione, dai
docenti e dai discenti, possono conferire ottime basi per iniziare la
pratica clinica.
Poi, come in qualsiasi tempo e luogo, “è la patologia a fare il medico” e quindi è il confronto quotidiano con la realtà del paziente e
dei suoi problemi di salute, l’esperienza, il vissuto; è il “sofferto
che arricchisce quando metabolizzato (Arone di Bertolino)”.
Per quanto riguarda il piano di studi universitario, prima della riforma degli ordinamenti la preparazione strettamente psicologica
e psichiatrica dell’odontoiatra avveniva attraverso le “Nozioni di
sviluppo psicologico del bambino” nell’ambito della materia “Odontoiatria Pediatrica” e gli “Elementi di psichiatria” nel programma dell’esame di “ Neuropatologia e Psicopatologia”.
Essendo attualmente in vigore la formula dei crediti formativi risul-
Vol. I - 2006
Editoriale
37
tano più ampi i margini per le singole sedi di attivare insegnamenti
attinenti ai vari ambiti ed in alcuni piani di studio possono essere
comprese materie quali “ Psicologia” , “Sociologia generale”, “Bioetica”, eccetera.
Forse ancora poco per il formarsi di una salda cultura “psicologica” ma, fatte le debite proporzioni, è la stessa carenza di base che
molti lamentano nell’iter formativo del Medico Chirurgo.
Ecco quindi l’importanza di favorire per i laureati in Odontoiatria
l’accesso post - laurea ad occasioni di approfondimento di queste
tematiche essenziali per un buon svolgimento della professione.
Gli ambiti d’applicazione della psicoterapia in odontoiatria
Abbiamo già visto quali possibilità d’intervento “psicoterapeutico”
possano essere richieste nell’approccio odontoiatrico di routine.
Facendo un esempio, le tecniche ipnotiche che permettano il controllo o la ristrutturazione dell’“odontoiatrofobia” o che agiscano
con possibilità di anestesia o analgesia, sono considerabili come
una grande opportunità per la qualità della prestazione odontoiatrica, a beneficio del paziente.
Ma che dire di terapie della psiche che possano incidere sulle patologie dell’apparato orale che hanno una chiara origine psicosomatica o somatopsichica?
Basta citare alcuni esempi eclatanti.
·
Disordini cranio mandibolari: è ormai accertata l’importanza
del ruolo anche di fattori psicologici nella genesi della patologia delle articolazioni cranio mandibolari, in particolare per il
danno causato dalla componente della discinesia muscolare;
inoltre, nell’insorgenza e nell’intensità del dolore, articolare o
muscolotensivo, la psiche del soggetto è un fattore primario.
Anche la terapia di alcune di queste affezioni può essere positivamente influenzata da interventi psicoterapeutici, in particolare al momento della ricerca di un nuovo equilibrio neuromuscolare sul quale finalizzare protesicamente od ortodonticamente il caso.
·
Parafunzioni: serramento e bruxismo, trovano origine e mantenimento in meccanismi sui quali la psiche ha una funzione
38
·
·
·
·
·
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
determinante.
Cefalea tensiva ad origine dai muscoli masticatori: muscolo
temporale, muscolo massetere e muscoli pterigoidei possono
dare origine a sindromi dolorose cefaliche o facciali, per le
quali tecniche di rilassamento “centrale” possono essere validi
coadiuvanti o risolventi.
Odontalgie atipiche, sindromi del dente “fantasma”, eccetera:
condizioni di disagio psichico che possono essere rappresentate con costruzioni di componenti algiche non sostenute da ragioni organiche obiettivabili. In questi casi la psicoterapia dovrà essere prevedibilmente articolata e quindi affidata a psicoterapeuti professionisti. L’importante comunque è saper ipotizzare o riconoscere la condizione anomala, per non aggiungere, al problema di base, lesioni da “over treatment” odontoiatrico.
Herpes labiale o intraorale ricorrente: il virus dell’herpes simplex stazionante cronicamente nei gangli nervosi può determinare lesioni superficiali anche fortemente invalidanti in
particolari stati di stress psico-fisico. Le tecniche ipnotiche
possono essere risolutive (Arone di Bertolino).
Condilomi della mucosa orale: anche in queste lesioni di probabile origine virale la psicoterapia ipnotica può avere
un’applicazione determinante (Arone di Bertolino).
Lichen Ruber Planus: una patologia che può colpire la mucosa
orale e della lingua, per la quale l’ipnosi può trovare applicazione terapeutica (Arone di Bertolino).
Afte: trattamento ipnotico come nell’herpes recidivante (Arone
di Bertolino).
Potenzialità di preparazione alla gestione professionale
Una preparazione psicologica e psicoterapeutica può inoltre essere
considerata una buona base per un ulteriore sviluppo delle capacità “gestionali” dell’odontoiatra.
Il dentista libero professionista (la quasi totalità degli specialisti)
oltre che un clinico deve saper essere anche buon amministratore
della propria “mini” azienda sanitaria. Il rapporto con il personale,
Vol. I - 2006
Editoriale
39
con i collaboratori, con i fornitori, con la pubblica amministrazione, eccetera esula dal classico rapporto medico – paziente ed assume invece caratteristiche più spiccatamente manageriali, di “comunicazione” in senso lato.
Si sta da tempo affermando una branca specialistica, con tanto di
riviste del settore, congressi nazionali ed internazionali, corsi specifici, che potremmo definire del “management odontoiatrico”.
Una preparazione dell’odontoiatra che gli permetta di capire meglio l’essere umano e la sua unicità, sotto tutti gli aspetti, non può
che favorirne la crescita professionale anche da questo ormai non
secondario punto di vista.
Conclusioni
Appare quindi scontata l’importanza che anche il laureato in odontoiatria e protesi dentaria possa e debba formarsi una salda cultura
“psicologica” per l’esercizio della propria professione medica, con
la possibilità, se lo ritenesse opportuno, di abilitarsi all’uso diretto
di principi e tecniche psicoterapeutiche, come l’ipnosi, al fine di
poter direttamente rispondere ad alcune esigenze dei propri pazienti. Ovviamente, l’obbligo imposto dal codice di Deontologia e
dalle leggi di operare sempre secondo scienza e coscienza, mette
l’odontoiatra, come qualsiasi altro medico, nelle condizioni di dover in ogni caso agire forte di sicure conoscenze teoriche e di una
sensibilità fatta di prudenza e perizia nell’azione pratica.
40
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Bibliografia
1)
AA.VV. “Guida all’esercizio professionale per i Medici Chirurghi e gli
Odontoiatri”. F.N.O.M.C.eO. (Edizioni Medico Scientifiche).
2)
Arone di Bertolino R. (a cura di AA.VV.) “L’Ipnosi per un medico”
(Edizioni Martina. 2003).
3)
Appunti delle lezioni del Corso Master in Psicoterapia ed Ipnosi,
S.M.I.P.I., Bologna, Anni Accademici 2001-02, 2002-03, 2003-04, 2004-05.
4)
Appunti delle lezioni del Master in Diagnosi e Terapia dei disordini
Cranio – Mandibolari. Università degli Studi di Udine. Anno Accademico
2001-02.
5)
“Codice di Deontologia Medica”. Approvato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Roma.
6)
De Michelis B., Modica R., Re G. “Trattato di Clinica Odontostomatologica”. (Edizioni Minerva Medica - Vol. I e II .)
7)
Manani G. “Editoriale”. Journal of dental Anestesia n. 2/2003.
8)
Montagna F., De Leo D., Carli P.O. “La responsabilità nella professione odontoiatrica”. (Edizioni Promoass.)
Vol. I - 2006
Editoriale
41
Massimo Della Siega
L’AMBITO LEGALE D’APPLICAZIONE DEI PRINCIPI
PSICOTERAPEUTICI E DELL’IPNOSI
PER IL LAUREATO IN ODONTOIATRIA
Parole chiave: Ipnosi, Psicoterapia, Odontoiatria.
RIASSUNTO
L’Autore analizza le possibilità applicative dei principi e delle tecniche psicoterapeutiche, in particolare dell’ipnosi, per il laureato in Odontoiatria e
protesi dentaria, nell’ambito della propria attività specialistica.
L’analisi interessa aspetti giuridici e considerazioni di applicabilità pratica.
Massimo Della Siega
PSYCHOTHERAPY AND HYPNOSIS:
LEGAL RANGE OF APPLICATION FOR DENTISTRY GRADUATES
Key words: psychotherapy, hypnosis, dentistry.
SUMMARY
The author analyses how the dentistry graduate can use psychotherapy
and hypnosis within his own activity as a specialist. The article deals with
legal aspects and considerations of practical applicability.
L’ Autore
Dott. Massimo Della Siega, Socio esperto della S.M.I.P.I.,
Laurea Specialistica in Odontoiatria e protesi dentaria. Master in Fisiopatologia dell’apparato stomatognatico: Diagnosi e terapia dei Disordini Cranio - mandibolari. Iscritto all’elenco degli Esperti in Odontoiatria Legale
della Associazione Nazionale Dentisti Italiani. “Cultore della materia” presso l’Istituto di Medicina Legale dell’Università di Udine.
Via Sabbionera, 145/a, 33053 Latisana UD
tel. 043150791 – 333.4714882, E-mail [email protected]
CONTRIBUTI TEORICI
Vol. I - 2006
Contributi Teorici
45
Alessio Fagugli
ADOLESCENZA E DIFESE PSICHICHE
Parole chiave: adolescenza, crisi di identità, meccanismi di difesa
dell’IO, ascetismo, intellettualismo, acting-out, splitting, conformismo, anticonformismo.
La fase adolescenziale è notoriamente una delle tappe più delicate
del processo di maturazione dell’individuo.
Questo periodo della vita è particolarmente difficile da affrontare
in quanto si svolge tipicamente all’interno di una contraddizione
di fondo tra uno stato di necessaria dipendenza nell’ambito familiare ed un forte anelito al raggiungimento dell’autonomia.
Il compito cui si trova di fronte l’adolescente è complicato in quanto egli si trova essenzialmente impegnato su tre fronti: quello interno delle pulsioni, che vengono riattivate dal repentino sviluppo
biologico, quello delle esigenze superegoiche, che, da poco costituitesi, iniziano a reclamare il loro soddisfacimento, e quello esterno, rappresentato dall’ambiente e dal rapporto con gli altri.
È chiaro che le modalità con cui è possibile affrontare il processo
adolescenziale è condizionato inevitabilmente dal contesto socioculturale in cui esso ha luogo. Vi è quindi una gamma molto ampia
di situazioni ai cui estremi si hanno, da una parte, le società a
struttura tribale in cui il processo adolescenziale è pressoché atraumatico, essendo regolato da riti di passaggio rigidamente strutturati, come ci riporta ad esempio l’antropologa Margaret Mead a
proposito delle isole Samoa (1), e dall’altro le società a struttura
complessa, in cui l’adolescenza si configura come una vera e pro-
46
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
pria «terra di nessuno», in cui il conflitto adolescenziale si esplica
gioco-forza faticosamente in un periglioso percorso di formazione
dell’identità che E. Erikson ha puntigliosamente studiato e descritto sotto la nota denominazione di «crisi di identità» (2).
Uno dei problemi più importanti cui l’adolescente deve far fronte
è dato dalla improvvisa e celere modificazione somatica che comporta, oltre ad alterazioni dell’immagine corporea, anche la maturazione dell’apparato genitale e, conseguentemente, delle reazioni
a livello psicologico, derivanti dalla riaccensione del complesso edipico che, a suo tempo più o meno risolto e comunque relegato
in secondo piano durante il periodo di latenza, fa riesplodere fantasie incestuose con i relativi sensi di colpa, nonché determina atteggiamenti masturbatori sostenuti dalla pressione delle spinte sessuali istintuali, che non trovano ancora una direzione «matura», si
potrebbe dire, in senso adulto, per carenza di esperienza e di adeguati canali di espressione.
L’altro sesso, infatti, è ancora vissuto come pericoloso o quanto
meno poco conosciuto, il che spiega le fisiologiche manifestazioni
«omosessuali» di affetto che coinvolgono i ragazzi e, in particolar
modo, le ragazze.
Del resto è riconosciuto il ruolo benefico del gioco dei fantasmi
sessuali nell’approccio ad una vita sessuale «sana», appagante e
matura, per cui è senz’altro foriero di difficoltà psicologiche il salto
netto del gioco di questi vissuti sessuali a livello fantasmaticoimmaginativo, ed un ingresso d’emblée, in maniera improvvisa e
troppo precoce, nella esperienza sessuale reale e concreta.
Oltre alle modificazioni fisiologiche e pulsionali che impegnano
l’adolescente, un altro grande movimento intrapsichico è legato
all’esperienza di separazione dalle figure autorevoli dell’infanzia.
Le esigenze di autonomia, ancora ben lontane dal poter essere appagate, si scontrano infatti inevitabilmente con il pericolo
di«perdita dell’oggetto», intesa in senso psicoanalitico. Ciò implica
la necessità di un vero e proprio lavoro di «elaborazione del lutto».
La «perdita d’oggetto» che l’adolescente si trova a dover elaborare
è un fantasma che si pone su due piani: in primo luogo sul versante dell’«oggetto primario», quello proprio della relazione diadica,
che concerne il narcisismo, e che permette di paragonare
l’adolescenza alla prima infanzia, quando ad essere implicata è ap-
Vol. I - 2006
Contributi Teorici
47
punto la fase di separazione dall’oggetto materno. Su questo aspetto si sono soffermati vari autori, tra cui Kestemberg (3), Meltzer e soprattutto Masterson (4).
Per dirla con M. Mahler, siamo in questo senso di fronte ad una
seconda fase del processo di «separazione-individuazione».
In secondo luogo la «perdita d’oggetto» si configura anche come
perdita dell’«oggetto edipico» investito d’amore, ma anche di odio,
e, quindi, in definitiva, di ambivalenza. Come dice A. Haim, «per
conquistare la propria indipendenza l’adolescente è indotto a liberarsi dell’ascendente che i genitori hanno su di lui e a liquidare la
situazione edipica» (5).
Vi è dunque una radicale rimessa in discussione dell’imago parentale idealizzata e della sensazione di poter realizzare qualsiasi cosa,
cioè dell’ideale megalomanico infantile. Gedance, Ladame e Snakkers rilevano che «un adolescente che vada incontro ad uno sviluppo normale vive dei momenti di depressione che sono inerenti
al processo evolutivo nel quale si trova impegnato» (6).
È chiaro che l’emergenza più o meno burrascosa di questi conflitti
obbliga l’adolescente ad una reazione difensiva, realizzata mediante l’attuazione di quelle difese dell’IO cui egli ha avuto la possibilità, relativa alle diverse modalità di svolgimento dell’iter evolutivo
psico sessuale precedente, di accedere.
La ancora incompleta maturazione di molti meccanismi di difesa,
l’essere alle prime armi nel poterne disporre con duttilità, eventuali pre-organizzazioni dello psichismo in senso psicotico o nevrotico, l’urgenza di servirsi dei meccanismi di difesa stessi, sono tutti
fattori che rendono ragione della scarsa capacità di utilizzazione
proficua di questi ultimi, o quanto meno della loro repentina ed
ambigua intercambiabilità, alla base del polimorfismo sintomatologico del disagio adolescenziale.
Alcuni meccanismi di difesa, in ogni caso, sembrano possedere delle peculiarità che li rendono più specifici dell’età in questione, e
comunque sono utilizzati più frequentemente durante
l’adolescenza.
Uno di questi è l’ascetismo, ben descritto da Anna Freud nel 1958
(7).
L’ascetismo può essere definito come un meccanismo di difesa
consistente nel rifiuto di ogni gratificazione libidica.
48
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
L’inquietante ritorno adolescenziale dell’ Edipo, infatti, fa rivivere
angosce di castrazione e sentimenti di colpa legati alla masturbazione. Le incessanti cariche libidiche cui l’adolescente è sottoposto
le rende pericolose ai suoi occhi, cosicché egli cerca di riappropriarsi del controllo delle pulsioni al livello del corpo. Ecco allora
adolescenti che si impongono rigidi compiti o restrizioni fisiche
drastiche con un atteggiamento compulsivo, simulante una nevrosi
ossessivo-compulsiva : fare molti chilometri di corsa, vestirsi in
modo poco confortevole, sfidare le intemperie, rifiutare qualsiasi
soddisfazione o piacere legato al corpo, astenersi da un determinato alimento, fatti, questi ultimi, che possono fungere da volano per
l’innesto o lo sviluppo di disturbi del comportamento alimentare
(anoressia, bulimia, anoressia-bulimia), con tutte le problematiche
interconnesse.
A ben guardare, però, dietro questo ascetismo si percepisce con
una certa facilità il penoso tentativo dell’adolescente di esercitare
un controllo sulle proprie pulsioni sessuali. Un altro meccanismo,
sempre evidenziato da Anna Freud, è quello noto come intellettualizzazione, indirizzato questa volta ad un miglior controllo pulsionale a livello del pensiero. Si pensi a quegli adolescenti che si impegnano profondamente in discussioni filosofiche su temi esistenziali, sociali, politici, religiosi, storici e via dicendo.
La natura difensiva di queste condotte mentalizzate, tuttavia, traspare senza difficoltà dal carattere «eccessivo» che esse assumono,
in termini di adesione massiccia, immediata ed incondizionata a
certe teorie o modelli di pensiero.
Più brutale dei due meccanismi di difesa finora discussi appare
l’acting out, sistema difensivo meno organizzato ma certamente
più immediato come modalità di protezione dell’adolescente dalla
interiorizzazione del conflitto e dalla conseguente sofferenza psichica che scaturisce dalla necessità di trovarvi una soluzione. Se,
sul piano «egoistico», questo meccanismo di difesa riesce a tenere
lontane dall’IO le problematiche inerenti i vissuti fantasmatici
traumatizzanti adolescenziali, esso tuttavia si rivela alla fine controproducente, in quanto ostacola qualsiasi possibilità di progressiva maturazione psicologica dell’individuo, al punto tale che, alla
fine, come in un circolo vizioso, la ripetizione incessante di tali
«passaggi all’atto» resta spesso come l’unica via di uscita dalle diffi-
Vol. I - 2006
Contributi Teorici
49
coltà adolescenziali, avendo bloccato il libero accesso a modalità
difensive più mature. Lo «sfruttamento» massiccio di questo meccanismo di difesa dell’IO predispone poi allo sviluppo di psicopatie di diverso tipo, aprendo la strada alla carriera delinquenziale.
Luigi Frighi annovera tra i meccanismi di difesa dell’IO tipicamente
adolescenziali lo splitting (8), vale a dire la «scissione radicale» tra
ciò che si ritiene cattivo in quanto appartenente al passato (ideali,
prescrizioni, ruoli parentali) e ciò che si reputa esclusivamente
buono perché nuovo.
Come si vede, è notevole la somiglianza di questo meccanismo di
difesa dell’IO con quello sdoppiamento delle imago che J. Bergeret ha evidenziato rappresentare il meccanismo di difesa tipico su
cui si incardina l’«organizzazione borderline» o «stato limite» (9).
L’imago, termine con il quale si intende, in psicoanalisi, il prototipo inconscio di personaggi che orienta elettivamente il modo in
cui il soggetto percepisce gli altri (10), è un campo relazionale che
il borderline è costretto a sdoppiare, onde evitare il rischio di una
scissione a livello dell’IO, o, peggio ancora, di una vera e propria
esplosione psicotica dell’IO stesso. Il borderline, dunque, finisce
con il distinguere due differenti settori del campo relazionale,
l’uno adattativo, nei cui confronti l’IO conserva una valutazione
corretta della realtà, l’altro anaclitico, funzionante secondo una
modalità meno realistica, ma senz’altro più utilitaristica, con cui
l’IO, «deformato», come dice S. Freud (11), ma non tuttavia frammentato, si limita a delle relazioni organizzate secondo la dialettica
dipendenza/ dominio. Senza dover negare la realtà in questo ultimo settore, l’IO distingue nei confronti dello stesso oggetto ora
un’immagine positiva e rassicurante, ora un’immagine negativa e
terrificante, senza possibilità di conciliare nello stesso tempo le
due imago contraddittorie (12).
Questo ultimo aspetto accomuna il borderline all’adolescente,
spiega l’instabilità estrema del comportamento e dei pensieri
dell’uno e dell’altro, e giustifica la sorprendente mutevolezza delle
loro relazioni interpersonali. Alla stessa maniera si comprende il
bisogno, condiviso sia dai borderline che dagli adolescenti, di separare gli oggetti esterni in rassicuranti da un lato ed inquietanti
dall’altro, e l’incapacità di percepire in maniera matura la contemporanea duplice natura positiva e negativa che l’esperienza inse-
50
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
gna essere sempre insita nell’oggetto esterno.
Questa impossibilità di far convivere gli oggetti buoni e quelli cattivi nello stesso oggetto, meccanismo alla base del dispendioso
mantenimento dello sdoppiamento delle imago da parte dell’IO
per assicurare comunque un certo grado di funzionamento psichico, è volta a prevenire la generalizzazione dell’angoscia intensa che
deriverebbe dall’eventuale introiezione del temuto oggetto cattivo,
al fine di proteggere il nocciolo dell’IO costruito intorno alle
introiezioni positive dell’oggetto buono. (13)
L’attivazione alternata di questi stati contraddittori dell’IO, accuratamente tenuti costantemente separati, che nel caso del borderline, come spiega Kernberg (14), serve a prevenire l’angoscia da
perdita d’oggetto, e quindi una ferita narcisistica, nel caso
dell’adolescente, invece, serve a preservare l’integrità nascente, o a
scongiurare il rischio di dissolvimento di quella identità la cui conquista è il difficile compito esistenziale dell’adolescente.
Come ultimi meccanismi di difesa caratteristicamente adolescenziali, io sarei propenso a parlare del conformismo e del suo opposto, l’anticonformismo.
Entrambi sono parimenti coesistenti nell’adolescenza, e questo
non stupisce, dato che ben si accorda con il carattere contraddittorio di questa fase della vita. Nel caso del conformismo, che si caratterizza essenzialmente come una accettazione piena ed acritica di
un modo di pensare o di una ideologia dominante, che si esplica
nell’adesione incondizionata alla moda che al momento va per la
maggiore, o nell’inserimento in un gruppo di pari, quello che è già
costituito o che è prontamente a disposizione, o che comunque
gode di un certo prestigio a livello sociale, questo meccanismo di
difesa è evidentemente al servizio di una conquista «facile» ed «aproblematica» dell’identità che, riconosciuta ufficialmente dagli altri, dia garanzia al soggetto che egli «esiste», e quindi possiede un
«ruolo», ove con questo termine si intenda, con Talcott Parsons, «il
complesso o l’insieme di aspettative da parte di una determinata
società nei confronti del comportamento di un individuo che occupa una certa posizione in una catena di rapporti interumani». In
definitiva il conformismo, inducendo una facile accettazione di
mode del momento e di ideali collettivi, nonché una pronta adesione alla formazione di gruppi, difende l’adolescente contro
Vol. I - 2006
Contributi Teorici
51
l’angoscia di solitudine e gli permette, come dice Frighi, di conquistare «una specie di carta d’identità sociale» (16).
Oltre che come relais dell’Ideale dell’IO, come intermediario o
mediatore dei sistemi di identificazione e di identità, il ruolo del
gruppo può anche essere quello di luogo di esternalizzazione delle
diverse parti dell’adolescente.
Meltzer osserva che «grazie alla distribuzione delle parti del sé sui
membri del gruppo, i bisogni masturbatori possono attenuarsi e i
processi sociali messi in moto favoriscono, tramite la realizzazione
nel mondo reale, la graduale diminuzione della scissione, il declino dell’onnipotenza ed il ridursi dell’angoscia di persecuzione»
(17).
Ma il gruppo, come acutamente osserva Winnicott, può anche avere una funzione in ambito psicopatologico. Winnicott sottolinea
infatti che «il gruppo può essere utilizzato dagli adolescenti anche
per rendere reale la propria sintomatologia potenziale» (18)
Ecco perché tante volte un gruppo finisce con l’identificarsi volentieri con il suo membro più malato o deviante: se in un gruppo c’è
un adolescente depresso o delinquente, il gruppo intero manifesta
un umore depressivo o si schiera subito al fianco del membro delinquente (19).
A questo proposito, Winnicott continua scrivendo che «se nel
gruppo ci sono uno, due o tre membri antisociali che vogliono
commettere un atto antisociale, ciò crea una coesione di tutti gli
altri membri, li fa sentire reali e struttura temporaneamente il
gruppo. Ciascun individuo sarà leale e darà il proprio sostegno a
colui il quale vuole agire per il gruppo, benché nessuno, preso individualmente, avrebbe approvato ciò che questo personaggio
molto antisociale fa» (20)
Al conformismo fa da pendant il suo opposto, l’anticonformismo,
che gioca, solo in apparenza paradossalmente, le stesse funzioni
difensive a livello di strutturazione dell’identità. Vi sono infatti adolescenti che vivono l’adesione incondizionata alle mode e ai
gruppi costituiti come un assorbimento del SÉ da parte del mondo
esterno al soggetto, e che avvertono di conseguenza con angoscia
il rischio di una «dispersione» della propria identità ancora debole
e comunque in fieri. L’unico modo che l’adolescente ha per riappropriarsi di questi «nuclei di identità in accrescimento», e per or-
52
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
ganizzarli in una maniera in certo senso «funzionale», rimane allora quello di andare contro-corrente a tutti i costi, di distinguersi
per forza, così che il rimando che il soggetto riceve come inputs
dagli altri, in termini dell’essere notato per la «stranezza» comportamentale, per la bizzarria del modo d’essere, insomma per la
«sorpresa» destata negli altri, attesti che l’adolescente «c’è», pur se
con il ruolo attribuitogli dello «stravagante».
Anche in questo caso, tuttavia, il rischio è dato dal fatto che la messa in atto rigida e/o esclusiva di questo meccanismo di difesa
dell’IO possa sfociare in un disturbo di personalità schizoide, o
schizotipico, o narcisistico, o peggio ancora possa rappresentare
l’incipit di una patologia psicotica di tipo schizofrenico.
Come si vede da questa breve disamina dei principali meccanismi
di difesa dell’IO caratteristici e tipici dell’adolescenza (ascetismo,
intellettualizzazione, splitting, acting-out, conformismo ed anticonformismo), la loro qualità li rende in un certo senso più simili ai
meccanismi di difesa arcaici degli psicotici e dei bordeline, che
non a quelli, più elaborati e più maturi, propri dei soggetti nevrotici. Del resto, parlando del problema dell’uso della scissione e dei
meccanismi ad essa associati (identificazione proiettiva, idealizzazione primitiva, proiezione di tipo paranoide), anche Masterson
finisce con il paragonare la crisi dell’adolescenza ad una organizzazione di tipo borderline (21).
Negli stati borderline, in effetti, si osserva la messa in atto di meccanismi difensivi del tutto simili, la cui attivazione, come nel caso
dell’adolescente, è responsabile del peculiare e spesso bizzarro aspetto delle relazioni oggettuali che il soggetto riesce a stabilire
con il proprio entourage.
Del resto la rimozione, con tutti i suoi meccanismi di difesa «satelliti», sembra un «lusso» che all’adolescente non è ancora pienamente concesso, incalzato come egli è da una tempesta di pulsioni
e penalizzato dalla ancora troppo scarsa funzionalità di difese più
mature. Rimane allora la possibilità di accedere a meccanismi più
primitivi della rimozione, più vicini al piano della negazione o addirittura del diniego, intendendosi con tali termini rispettivamente
un meccanismo, la negazione, mediante il quale il rappresentante
pulsionale può rimanere non rimosso nel conscio in quanto il
soggetto se ne può difendere rifiutandosi di ammettere che si pos-
Vol. I - 2006
Contributi Teorici
53
sa trattare di una pulsione che lo colpisce di persona, ed un meccanismo ancora più arcaico, il diniego, mediante il quale il soggetto riesce ad eliminare la rappresentazione «scomoda» non rifiutandosi di riconoscerla come riguardanteci (come nella negazione),
ma negando addirittura la realtà stessa della percezione legata a
questa rappresentazione (22).
Se dunque il gioco preferenziale e spesso quasi obbligato di questi
meccanismi di difesa primitiva rende ragione degli atteggiamenti di
qualità «psicotica» che spesso si osservano negli adolescenti, e se è
pur vero che spesso è difficilissimo distinguere una psicosi incipiente (la maggior parte delle volte schizofrenica) da quella che
educatori e psicoanalisti come Erikson ed Anna Freud hanno a loro tempo definito nosologicamente come «sindrome adolescenziale» (23), bisogna anche ricordare che l’adolescenza è una fase della
vita difficile sì da affrontare dal punto di vista psicologicoesistenziale, ma comunque fisiologica.
Se bisogna riconoscere, parafrasando Frighi (24), che almeno nella
nostra cultura «non esistono vie facili o scorciatoie alla soluzione
dell’Edipo», che rappresenta uno dei principali problemi che
l’adolescente è chiamato a liquidare, non si deve tuttavia cedere
troppo facilmente all’idea che eventuali comportamenti adolescenziali «psicotici» costituiscano il preludio «inevitabile» di una
psicosi, ma piuttosto bisogna tenere conto che spesso tali
comportamenti sono solo temporanei e rappresentano uno dei
modi dell’«essere - con» degli adolescenti, per dirla con il
linguaggio tecnico dell’antropologia fenomenologica di Ludwig
Binswanger, il quale, a proposito dell’intersoggettività, ricorda che
Heidegger aveva definito il «dasein» originariamente come
«Mitdasein» (25), e sicuramente rappresentano il modo, quasi
obbligato, con cui gli adolescenti tipicamente tentano di gestire la
crisi adolescenziale.
Spetta
allora agli adulti significativi in prima battuta, ma ancor più
in generale ad una società «sana», nella sua interezza, il compito di
«contenere», di «aiutare ad elaborare e ad incanalare nella direzione giusta ed accettabile» le pulsioni ed i conflitti propri di questa
età, «accompagnando» l’adolescente nel suo pur difficile processo
di maturazione.
54
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
NOTE BIBLIOGRAFICHE
1) Margaret Mead, L’adolescenza in Samoa, Giunti Barbera, Firenze 1980.
2) Erik H. Erikson, Gioventù e crisi d’identità, Armando editore, Roma 1974.
3) E. Kestemberg, L’identité et l’identification chez les adolescents, Psychiat. Enf. 1962.
4) J. F. Masterson, The psychiatric dilemma of adolescence, Little Brown
Co., Boston 1967.
5) A. Haim, Les suicides d’adolescents, Payot, Parigi 1970.
6) L. Gedance, F. G. Ladame, J. Snakkers, La depression chez l’adolescent,
Rev. Fr. Psychoanal. 1977, 41, 1-2, 257-259.
7) A. Freud, Adolescence, in : The psychoanalitic study of the child, 13,
Int. Univ. Press, New York, 1958.
8) Luigi Frighi, Appunti di igiene mentale, Bulzoni editore, Roma, 1979 pag.
161.
9) J. Bergeret e coll., Psicologia patologica, Manuali economici di medicina,
Masson Italia Editori, Milano 1982, II edizione; pag. 105,106; pp.201-218.
10) Laplanche-Pontalis, Enciclopedia della psicoanalisi, Editori Laterza,
Bari 1987; pag. 224, 225.
11) S. Freud, Le problème économique du masochisme (1924), Rev. Fr.
Psychanal., 2, n. 2, 1928 ; pp. 337-369.
12) J. Bergeret e coll., op. cit. in 9, pag 106.
13) Lemperiere – Féline, Psichiatria, Masson Italia Editori, Milano 1984;
pag. 127.
14) O. Kernberg, Organisation de la personnalité des états-limites, J. Amer.
Psychanal., juillet 1967, 15, pp. 641-685.
15) T. Parsons, The social system, Free Press, Glencoe Ill., 1951.
16) Luigi Frighi, op. cit. in 8, pag. 162.
17) D. Meltzer, Les structures sexuelles de la vie psychique. Trad. di J. e F.
Begoin, Payot, Parigi 1977.
18) D. W. Winnicott, Jeu et realité. L’espace potentiel. Trad. di G. Monod e
J. B. Pontalis, Gallimard, Parigi 1975.
19) Marcelli – Braconnier, Psicopatologia dell’adolescente, Manuali economici di medicina, Masson Italia Editori, Milano 1985, pag. 25.
20) D. W. Winnicott, op. cit. in 18.
21) J. F. Masterson, op. cit. in 4.
22) J. Bergeret e coll., op. cit. in 9, pp. 100-101.
23) F. Giberti, R. Rossi, Manuale di Psichiatria, Casa Editrice Vallardi, Milano 1980, II edizione; pag. 304.
24) L. Frighi, op. cit. in 8, pag. 162.
25) D. Cargnello, Alterità e alienità, Feltrinelli editore, Milano 1977, pag.
282.
Vol. I - 2006
Contributi Teorici
55
Alessio Fagugli
ADOLESCENZA E DIFESE PSICHICHE
Parole chiave: adolescenza, crisi di identità, meccanismi di difesa dell’IO,
ascetismo, intellettualismo, acting-out, splitting, conformismo, anticonformismo.
RIASSUNTO
In questo lavoro mi ripropongo di trattare alcuni meccanismi in difesa
dell’IO che si possono considerare caratteristici dell’adolescenza.
L’adolescenza è una fase della vita particolarmente difficile, complessa e
delicata, paragonata addirittura ad una tempesta. Mi piace ricordare, a
questo proposito, l’acuta intuizione di Eduard Spranger (1882 -1963), professore di psicologia all’Università di Berlino e uno dei massimi rappresentanti della psicologia ispirata alle «scienze dello spirito», che osservò la vicinanza della letteratura dell’epoca dello Sturm und Drang, alla natura psicologica dell’adolescente. Se è così, è allora intuitivo il bisogno, spesso
disperato, che l’adolescente ha di attivare dei meccanismi di difesa, anche
se in maniera caotica, esasperata, coercitiva e via dicendo, per fronteggiare
le difficoltà intrinseche che gli si presentano.
Io ho preso in considerazione l’ascetismo, l’intellettualizzazione, l’actingout, lo splitting, il conformismo e l’anticonformismo, non perché completino il quadro variegato dei meccanismi di difesa utilizzati in adolescenza,
ma perché, essendo tipici di essa, illustrano la qualità piuttosto immatura,
o meglio arcaica, delle difese ponendole più su un piano «psicotico» che
«nevrotico».
Ciò tuttavia spiega soltanto la traduzione sintomatologica del disagio adolescenziale in certi atteggiamenti «strani», «bizzarri», «stravaganti», «inaccettabili» quanto si vuole, al limite «psicotici», ma non deve assolutamente
far equivocare ed indurre nella facile tentazione di operare l’assimilazione
adolescenza=psicosi.
È pur vero che molte patologie psichiatriche (schizofrenia e bordeline in
primis) hanno il loro esordio preferenziale nella adolescenza, ma questo è
uno sviluppo che sta a noi adulti, ed al contesto in cui l’adolescente vive,
scongiurare.
56
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Alessio Fagugli
ADOLESCENCE AND PSYCHICAL DEFENCES
Key words: adolescence, identity youth and crisis, EGO’s defensive mechanisms, ascetism, intellectualism, acting-out, splitting, conformity, nonconformity.
SUMMARY
In this work I intend to deal with some EGO’s defensive mechanisms regarded as peculiar during the adolescence. Adolescence in an exceptionally difficult, complicated and weak period in the life and it is even compared to a storm. I like to remember, in this connection, the penetrating
intuition of Eduard Spranger (1882-1963), professor of psychology at the
University of Berlin and one of the most representative scientists of the
psychology founded on «Geisteswissenschaften». He remarked the proximity between the literature of Sturm und Drang’s age and the psychological characteristics of adolescence. If that it so, then it is obvious the adolescential need, often desperate, in actuating some defensive mechanisms,
even if in a chaotic, exasperated, compulsive and so on, manner, to contend with the inherent troubles he comes up against. I dealt, with ascetism, intellectualism, acting-out, splitting, conformity and non
conformity, not because they finish the varied field of the adolescential
defensive mechanisms, but because, as typical in the adolescence, they
show the quiete immature, or better archaic nature, of those defences
setting them more on a psychotic level then on a neurotic one.
However, it explains only the symptomatological expression of adolescential trouble in the form of strange, eccentric, bizarre behaviour, also inadmissible or psychotic at the end, but it is strictly forbidden to fall into the
easy temptation in advancing an assimilation between adolescence and
psychosis. Many psychiatric pathologies (especially schizophrenia and borderline) preferentially start during adolescence: we know it for a fact, however this is a development we must avoid, as adults and as context where
adolescents live.
L’Autore
Dott. Alessio Fagugli, Docente S.M.I.P.I.
Medico Psichiatra Psicoterapeuta, Dottore in Pedagogia, Dottore in Materie Letterarie, Dottore in Lettere, Professore di Neuropsichiatria presso la
Scuola di Specializzazione per insegnanti di sostegno alla Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università degli Studi di Perugia.
Giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni dell’Umbria.
Via del Larice 45/A, 06131 Perugia, Tel. 330/622229
LAVORI ORIGINALI
Vol. I - 2006
Lavori Originali
59
Pasquale Lupo
LA “PAROLACCIA” IN PSICOTERAPIA
Parole chiave: psicoterapia, esperienza, strumenti verbali.
Sono rimasto molto impressionato dall’efficacia che ha la “parolaccia” nel corso di più dialoghi tra “terapeuta” e “paziente” fino al
punto di sentirmi in “dovere” nei confronti della pur esigua co-
munità di colleghi in grado di accettare elementi non accreditati da
un ipse dixit apodittico, di comunicare le mie riflessioni.
Naturalmente intendo riferirmi alla “parolaccia”, non certo al turpiloquio gratuito, che ritengo essere espressione di assoluta e disturbante povertà di idee. Condanno “a spada tratta” l’uso che si fa
oggi del turpiloquio per evocare un sorriso o, ancora peggio,
l’interesse degli spettatori di programmi televisivi e film: lo ritengo
essere sintomo di “desertificazione” intellettuale che, come quella
che affligge i territori destinati alle colture, si sta estendendo pericolosamente alla cultura.
Perché la “parolaccia”? Quale potrebbe esserne l’effetto nella comunicazione?
Dal mio punto di vista la parolaccia è uno “stimolo verbale superliminale”.
Quanti sono gli stimoli verbali cui ognuno di noi è sottoposto nel
corso di poche ore di dialogo. Innumerevoli sono gli stimoli di tipo subliminale, enorme il numero di quelli “liminali” pochi, spero,
60
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
quelli superliminali. Ma, a questo punto, cosa significa “liminale”?
Il termine deriva dal latino, limen, liminis che il Castiglioni – Mariotti fa corrispondere all’italiano: limitare, soglia, ingresso, confine, casa, dimora, traguardo. Dunque, subliminale e superliminale
dovrebbero corrispondere all’effetto di uno stimolo rispettivamente, sottosoglia o soprasoglia. Ma, qual è la soglia, il “limen”, il
“normoliminale”? Tutto ciò che il nostro “essere” in pieno possesso di tutte le facoltà mentali, riconosce diverso dallo stato “corrente”; capace cioè, di “stimolare” la sua propria e specifica situazione
omeostatica (lo “status quo” psicologico ed attentivo). In questo
discorso bisogna inserire anche il concetto di “adattamento”. È esperienza di molti, se non di tutti, che uno stimolo può, dopo un
certo “tempo ripetitivo di applicazione”, non essere più riconosciuto come tale: è intervenuto l’adattamento allo stimolo
(nell’adattamento gioca un ruolo determinante la “volontà”, le motivazioni e i bisogni); allora, per “rinnovare la sensazione” bisogna
che lo stimolo venga allontanato per in certo tempo e poi riapplicato, però con minore efficacia, oppure aumentarne
l’intensità o l’energia di applicazione. Da questo meccanismo potrebbe prendere origine “l’abitudine”.
Ritorno al discorso.
Noi, poveri mortali, sottoposti nostro malgrado a stimoli verbali
(mi limito a questi), dobbiamo difenderci; la nostra intrinseca “natura” ci ha fornito della possibilità di “assuefarci” agli stimoli, per
cui dopo tanti stimoli verbali, la nostra “attenzione” cala al punto
di poterci “distrarre” dal contesto comunicativo. Cosa fare? Cambiare la forza di emissione della voce modulandone il volume, è un
metodo. Si, ma se non sortisce effetto, uno stimolo inaspettato,
soprattutto nella situazione psicoterapeutica, può essere la parolaccia.
Una “parolaccia” può risolvere lo stallo comunicativo che sta annebbiando le menti. Equivalente alla parolaccia è un gesto non
congruo al contesto.
Si, va bene, ma quali i pericoli di un comportamento verbale o gestuale non congruo al contesto, nel corso di una comunicazione
“messa su” a scopo terapeutico? Il pericolo di “mandare a monte”
tutto è in agguato.
Ci sono persone che si possono permettere di fare tutto, anche
Vol. I - 2006
Lavori Originali
61
“somministrare” parolacce. 16 Come diventare una di queste ed a
quale fine? Ci sono persone che con la loro bocca “possono dire
ciò che vogliono”! (Ricordo le labbra della Lisi nella pubblicità del
dentifricio). Certo, le labbra della Lisi non hanno mai articolato
una parolaccia, ma qualche sciocchezza sì; era l’epoca in cui le parolacce non erano permesse. Si giustificava la sciocchezza facendo
puntare l’attenzione dello spettatore alle labbra sensuali
dell’attrice che da lì ad un momento e con altrettanta sensualità
avrebbero mostrato una dentatura perfetta, obiettivo della pubblicità. Purtroppo Virna Lisi è unica (come ognuno di noi!) ed anche,
oggi, più che matura...
La parolaccia può essere considerata uno stimolo superliminale:
una comunicazione verbale terapeutica può essere in qualche modo monotona (tende al “limen” del paziente) per quanto riguarda i
contenuti (difficoltà, disagi, consigli, strategie…), può diventare, in
qualche occasione, “noiosa” sia per il paziente che per il terapeuta.
Questo è il punto adatto per inserire uno stimolo verbale o comportamentale; un “qualcosa” che permetta al terapeuta di ravvivare
la comunicazione allo scopo di recuperare l’attenzione del “paziente” ed anche di procedere ad una “distrazione” e condurlo per
mano la dove ritiene, allo scopo di “risolvere il suo problema”.
Questo è il fine ultimo di una “psicoterapia” e non certo quello di
risolvere i problemi del terapeuta siano essi affettivi o economici.
Conclusioni e considerazioni finali
Ritengo quindi la parolaccia uno vero e proprio “strumento terapeutico” e come tale deve essere usato con parsimonia ed avvedu-
tezza. Ritengo che prima di usarlo debba essere saggiata la “sensibilità” del paziente percorrendo prima la strada della battuta di
spirito e poi con molta cautela quella della parolaccia; se non dovesse sortire effetto, potrebbe essere utile tentare “l’ironia”; se poi
anche questa risulta fallimentare, rinunciare all’impresa ed inviare
il paziente dallo psicoterapeuta freudiano: vi “farete amico” alme16
Non deve esserci né volgarità né autocompiacimento, ma devono essere
espresse come termini normali. La volgarità non è nelle parole, ma nello
spirito con cui vengono dette. (R.A. di B.)
62
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
no lui!
Bibliografia
FARRELLY F., BRANDSMA J.
- La terapia provocativa.
(Astrolabio, 1984)
FISCH R., WEAKLAND J.H., SEGAL L.
- Change. Le tattiche del cambiamento.
(Astrolabio, Roma)
HALEY J.
- Terapie non comuni.
(Astrolabio, Roma,1976)
- Strategie della Psicoterapia.
(Sansoni, 1974)
WATZLAWICK P., WEAKLAND J.H.
- La prospettiva relazionale.
(Astrolabio, 1978)
WEEKS G.R., L’ABATE L.
- Psicoterapia paradossale.
(Astrolabio, 1984)
Vol. I - 2006
Lavori Originali
63
Pasquale Lupo
LA “PAROLACCIA” IN PSICOTERAPIA
Parole chiave: psicoterapia, esperienza, strumenti verbali.
RIASSUNTO
La ricerca in psicoterapia è sempre attiva in ragione della mutevole realtà
culturale e sociale che coinvolge entrambi gli attori della psicoterapia:
“psicoterapeuta” e “paziente”; ragion per cui, qualunque strumento che
ogni psicoterapeuta possa personalmente sperimentare nel corso del suo
lavoro è da sperimentare da parte di altri operatori del settore prima di
ricevere l’“imprimatur” della psicoterapia ufficiale che, d’altra parte, ha
mostrato molto spesso la sua fallibilità nel proporre strumenti e metodi.
Pasquale Lupo
THE “SWEARWORD” IN PSICHOHERAPY
Key words: psychotherapy, experience, verbal tools.
SUMMARY
Research in psychotherapy has always been active due to mutable cultural
and social reality which involves both the actors of psychotherapy: “the
psychotherapist” and “the patient”. Every tool that each psychotherapist
can personally test on his work should be tested by others operators of the
same field before receiving the “imprimatur” of official psychotherapy
which, on the other hand, has often shown its fallibility in proposing tools
and methods.
L’Autore
Dr. Pasquale Lupo, Specialista in Formazione in Psicoterapia S.M.I.P.I.
medico, medicina generale
Via C. L'Africano 35
84100 SALERNO SA
Tel. 089.250969-253555 - 347.6337411
Vol. I - 2006
Lavori Originali
65
Umberto Montecorboli, Gloria Montecorboli
STIMOLAZIONE NEUROSENSORIALE POLIMODALE:
EVOLUZIONE DELLE TECNICHE IPNOTICHE IN
ODONTOIATRIA
Parole Chiave: Ipnosi, P.N.L., E.M.D.R., S.N.S.P.
INTRODUZIONE
Le conoscenze scientifiche dell'ultimo secolo hanno evidenziato
come l'attività del Sistema Nervoso Centrale sia determinata in
primo luogo dal patrimonio genetico, che definisce le strutture cerebrali, le loro possibili relazioni e la capacità di apprendere, e in
secondo luogo dalle influenze ambientali che, recepite dalle strutture cerebrali, ne possono influenzare le attività ed in una qualche
misura lo sviluppo.
Riflettendo sui principi neuroanatomici e psicoterapeutici che sostengono le condizioni Ansia di Stato e di Tratto, si è ritenuto di
valutare, con il presente lavoro, se tali condizioni potessero risultare modificate alle valutazioni psicometriche attraverso la Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale breve (S.N.S.P).
STIMOLAZIONE NEUROSENSORIALE POLIMODALE (S.N.S.P.)
La Stimolazione NeuroSensorialePolimodale (S.N.S.P.) si basa
sull’utilizzo e sull’adeguata applicazione clinica di stimolazioni
66
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
neurosensoriali polimodali a modulazione di frequenza e di ampiezza di tipo visivo, acustico e tattile elementari, generate e monitorate da un dispositivo (Brain Synch), con treni di impulsi a ritmo
costante o randomizzato, finalizzati alla sollecitazione delle aree
sottocorticali, del corpo calloso e degli emisferi cerebrali.
Il prototipo è stato realizzato in collaborazione con la “Luz Elettronica” ed attualmente non è ancora distribuito commercialmenPer poter comprendere i meccanismi d’azione della Stimolazione
te.
NeuroSensoriale Polimodale S.N.S.P. riteniamo utile riprendere le
teorie neuroanatomiche (McLean) e le metodiche che ne hanno
ispirato lo sviluppo: Ipnosi Ericksoniana, P.N.L., E.M.D.R.
Le strutture del S.N.C. da cui dipendono le capacità fisiologiche ed
i comportamenti, sono il prodotto di un lungo processo evolutivo
durante il quale sono state selezionate per fornire i migliori adattamenti all'ambiente esterno.
La predisposizione genetica si esplica mediante lo sviluppo delle
strutture nervose encefaliche.
Paul D. MacLean (1970/1990) ha elaborato un modello della struttura e dell’evoluzione dell’encefalo, descrivendolo come “Triune
Brain” (cervello uno e trino) perché vi ha individuato tre formazioni anatomiche e funzionali principali che si sono sovrapposte
ed integrate nel corso dell’evoluzione. A queste tre formazioni egli
ha dato i nomi di cervello rettiliano (Protorettiliano, R-Complex),
mammaliano antico (Paleomammaliano, Sistema Limbico) e mammaliano recente (Neomammaliano).
Protorettiliano: secondo tale modello si ritiene che il cervello rettiliano rappresenti il centro fondamentale del sistema nervoso, essendo costituito dalla parte superiore del midollo spinale, da parti
del mesencefalo, dal diencefalo e dai gangli della base
dall’olfattostriato (tubercoli olfattori e nucleo accumbens) e da
strutture definite come appartenenti al corpo striato (nucleo caudato, putamen, globo pallido e sostanza grigia associata).
Paleomammaliano: a tali strutture si pone in stretta correlazione
anatomica e funzionale il Sistema Limbico che comprende i bulbi
olfattivi, il setto, il fornice, l’ippocampo, l’amigdala (in parte; la
rimanente è “striata”, cioè rettiliana), il giro del cingolo, e i corpi
mammillari. Il cervello paleomammaliano, o Sistema Limbico, rap-
Vol. I - 2006
Lavori Originali
67
presenta un progresso dell’evoluzione del sistema nervoso poiché
è un dispositivo che procura agli animali che ne dispongono mezzi
migliori per affrontare l’ambiente. Parti di esso concernono attività
primarie correlate col nutrimento ed il sesso; altre con le emozioni
e i sentimenti; ed altre ancora collegano i messaggi provenienti dal
mondo esterno con quelli endogeni. In base alle osservazioni sperimentali, Isaacson afferma che il sistema limbico svolga un’azione
di regolazione dell’R-Complex soprattutto di natura inibitoria.
Neomammaliano: il cervello neomammaliano consiste nel Neocortex e nelle strutture del tronco cerebrale con le quali è primariamente connesso, come i lemnischi, i tratti piramidali ed anche il
neo-talamo. La neocorteccia è una delle strutture nervose più ampiamente studiate, ma allo stesso tempo una delle meno conosciute. Essa è, a livello umano, la sede del linguaggio ed, in generale, è
la sede di quei comportamenti che permettono ad una persona di
affrontare situazioni nuove ed inaspettate. L’abilità di prevedere il
futuro risiede in essa. Noi dobbiamo il pensiero cosciente alla neocorteccia: è la sede dell’autocoscienza, delle concezioni dello spazio e del tempo, delle connessioni di causalità e di costanza.
L’evidenza che l’attività del cervello neomammaliano sia mutualmente influenzata dal Sistema Limbico e dall’R-Complex porta a
ritenere che i tre tipi di “cervello” non siano entità autonome o in
alcun senso separati, anche se capaci di funzionare in qualche modo indipendentemente. Per quando riguarda la struttura, nell’Rcomplex i neuroni sono raggruppati in alcune masse (nuclei o gangli); nel Sistema Limbico accanto ai nuclei ci sono strutture palliali
(o corticali), nelle quali i neuroni sono disposti in tre strati (allocortex).
IPNOSI
Con il termine Ipnosi si intende uno stato mentale naturale, diverso dagli stati di veglia e di sonno,in cui la recettività a stimoli estero e propriocettivi è dissimile nella elaborazione e nelle possibilità
di realizzazione. Può svilupparsi in modo spontaneo, eterostimolato o autoprovocato. (Arone di Bertolino R., 1989).
La teoria neurofisiologica che attualmente sembra essere la più at-
68
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
tendibile, postula che il rilassamento provocato durante
l’induzione deprima il Sistema Reticolare Attivatore Ascendente
provocando una riduzione dell’attività corticale. La ripetizione
monotona (suggestione verbale o stimolazione ripetitiva) crea una
inibizione corticale che si estende da zona a zona secondo il principio dei riflessi condizionati di Pavlov. La corteccia invia a sua volta influssi inibitori alla sostanza reticolare provocando rilassamento e ciò consente di comprendere che l’attività del sistema reticolare dipende dal grado di vigilanza del soggetto e dal suo tono muscolare.
Il messaggio di distensione e di calma agisce sulla via affettivoemotiva a livello del sistema limbico e dell’ipotalamo determinando il miorilassamento e la depressione dell’attività reticolare.
Il rilassamento e la suggestione verbale monotona contribuiscono
alla riduzione delle stimolazioni reticolari e di conseguenza producono ipovigilanza e miorilassamento mediante il noto meccanismo del feed-back.
Granone (1989) afferma come un’alterazione dello stato coscienza
si possa avere per stimoli fisici ad azione meccanico-sensoriale, per
stimoli chimici, per stimoli psichici emotivi o suggestionanti e che
le alterazioni della vigilanza e della coscienza in ipnosi coinvolgano
i centri diencefalici e mesencefalici, con conseguenze inibitorie sulle funzioni corticali di critica e controllo. La formazione reticolare
si ritiene preposta alla regolazione di funzioni somatiche e vegetative fondamentali, e al meccanismo del sonno e della veglia. De
Benedittis (1987) avrebbe dimostrato l’importanza del sistema limbico nel provocare lo stato di ipnosi successivamente confermata
alla S.P.E.C.T. da Rainville P., Hofbauer R. K. (1999). Studi clinici
controllati hanno dimostrato l’efficacia di tale metodica (Massarini
M.,Montecorboli U. et Al.(2005).
PROGRAMMAZIONE NEUROLINGUISTICA (P.N.L.)
La P.N.L. è un “modello di quel particolare mondo di magia ed illusione costituito dal comportamento e dalla comunicazione umana” e ”lo studio delle componenti della percezione e del comportamento che rendono possibile la nostra esperienza”.
Vol. I - 2006
Lavori Originali
69
L’espressione “Programmazione Neuro-Linguistica” vuole indicare
il procedimento fondamentale usato da tutti gli esseri umani per
codificare, trasferire, guidare e modificare il comportamento. Si
sviluppa negli anni settanta ad opera principalmente di Richard
Bandler (un matematico) e John Grinder (un linguista), che dopo
esperienze di studio con Fritz Perls e della terapia gestaltica, furono affascinati dal metodo terapeutico di M.H. Erickson e della sua
ipnositerapia. Per taluni aspetti questa metodologia è solamente la
“lettura” di ciò che avviene in un rapporto terapeutico o comunque relazionale in stato di Ipnosi; per altri solo una lettura tecnicomatematica di reazioni neurofisiologiche.
Entrambe le interpretazioni possono essere, seppur apparentemente distanti, corrette. Bandler e Grinder riferiscono che la
P.N.L. è la lettura scientifica e semplificata, della rappresentazione
umana ottenuta tramite l’interpretazione della realtà mediante i
nostri sensi o “canali sensoriali”Auditivo,Visivo, Cenestesico.
E.M.D.R.
L’E.M.D.R. (Eye Movement Desensitization and Reprocessing - Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari)
è una tecnica psicoterapeutica elaborata nel 1989 dalla dottoressa
Francine Shapiro dell’Istituto di Ricerche Mentali di Palo Alto in
California, inizialmente volta ad affrontare specificamente i disturbi
insorti in seguito ad esperienze traumatiche, poi successivamente
estesa ad altre patologie.
Si tratta di una metodologia complessa che, partendo dalla osservazione degli effetti apparentemente desensibilizzanti dei movimenti oculari (E.M.D.) si è sviluppata e ben strutturata tanto da integrarsi in vari programmi terapeutici aumentandone l’efficacia. Il
passaggio da E.M.D. a E.M.D.R. avvenne quando diventò evidente
che la procedura oltre ad avere un semplice effetto terapeutico di
desensibilizzazione comprendeva un meccanismo di elaborazione
dell’informazione. Molte delle componenti di tale metodologia derivano da studi e da casi di P.T.D.S. (Post traumatic Stress Disorder
- Disturbi Post Traumatici da Stress) nel campo della biochimica e
nelle psicoterapie con orientamenti psicodinamici, cognitivi e
70
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
comportamentali. Considera tutti gli aspetti, sia quelli cognitivi ed
emotivi che quelli comportamentali e neurofisiologici. Utilizza i
movimenti oculari, per ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio,
provocando così una migliore comunicazione tra gli emisferi cerebrali. Si basa su un processo neurofisiologico naturale, legato
all’elaborazione accelerata dell’informazione. Concepisce la patologia come informazione immagazzinata in modo non funzionale e
si fonda sull’ipotesi che ci sia una componente fisiologica in ogni
disturbo o disagio psicologico. In particolare quando si verifica un
evento traumatico viene disturbato l’equilibrio eccitatorio/inibitorio necessario per l’elaborazione dell’informazione. Nel
1995 l’E.M.D.R. uscì dal campo sperimentale per diventare un metodo terapeutico standard strutturato in otto fasi (Shapiro e Silk
Forrest, 1997). I numerosi studi in merito ed i risultati clinici hanno incuriosito vari autori, portandoli ad elaborare ipotesi sui meccanismi d’azione alla base di questa metodologia. Purtroppo si è
ancora lontani dal comprendere come effettivamente tale metodica funzioni, anche se gli studi in merito offrono continui spunti
stimolanti per il proseguire della ricerca. Shapiro stessa scrive
(2000): “la desensibilizzazione dell’E.M.D.R. e la ristrutturazione
cognitiva sono considerate come prodotti di una rielaborazione
adattiva che avviene a livello neurofisiologico”. Marquis (1991)
suggerisce che l’effetto decondizionante, rilevabile nella fase di desensibilizzazione dell’E.M.D.R., possa essere correlabile con le correnti di campo generate dai movimenti oculari, che interferirebbero con l’attività neuronale dei tratti che connettono lobi frontaliippocampo-amigdala-ipotalamo, indebolendo, in tal modo, il rapporto tra lo stimolo e la risposta emozionale. Nicosia (1994) ha rilevato, dopo l’E.M.D.R. in pazienti con D.P.T.S., una normalizzazione della sincronia dell’attività di onde cerebrali più lente in aree
omologhe degli emisferi destro e sinistro. Questa sincronizzazione,
quindi, determinerebbe l’aumento delle comunicazione interemisferica e faciliterebbe la rielaborazione dei ricordi traumatici.
Sulla base di quanto sommariamente è stato sopra descritto, si è
ritenuto di fondere il razionale di applicazione di tali procedure
psicoterapeutiche e di integrarle con le attuali conoscenze in campo neurofisiologico. Il coinvolgimento del Sistema Reticolare Attivatore Ascendente (S.R.A.A.) e la mediazione del R-Complex infatti
Vol. I - 2006
Lavori Originali
71
può essere considerato l’elemento comune a livello neurologico
dell’effetto e della efficacia dell’ipnosi ericksoniana, della P.N.L. e
dell’E.M.D.R..
Tali procedure, tuttavia, nella loro efficacia risentono
dell’influenza di numerose variabili quali il rapporto empatico operatore - soggetto, il grado di competenze acquisite ed il livello di
esperienza maturata dall’operatore tanto da condizionarne l’effetto
e l’efficacia terapeutica.
In ambito odontoiatrico, il pressante coinvolgimento da parte
dell’operatore nelle procedure tecniche sottrae all’operatore risorse psico-emotive (il perseguimento ed il conseguimento del risultato) che in altro contesto potrebbero essere maggiormente disponibili al “Rapport”. Si è ritenuto quindi proporre una metodologia
strumentale che permettesse di svincolare l’attivazione del S.R.A.A.
dai sistemi di comunicazione verbale e non-verbale esistenti tra
soggetto ed operatore. A tal fine è stato proposto un dispositivo
ideato per stimolare in maniera polimodale i canali neurosensoriali auditivi, visivi e cenestesici mediante impulsi che favorissero
l’attivazione e la modulazione del S.R.A.A. fino ad integrare
l’eventuale elaborazione a livello cognitivo, comportamentale, affettivo e sensoriale.
MATERIALI E METODI
Stimolatore Neuro Sensoriale Polimodale (S.N.S.P)
Lo Stimolatore Neurosensoriale Polimodale è costituito da un modulo elettronico, basato su un microprocessore programmabile,
che gestisce tre stimolatori collegati esternamente:
1- Stimolatore ottico: è costituito da una batteria di LED (diodi
emettitori di luce) di colore verde disposti su una linea orizzontale
tale da coprire adeguatamente il campo visivo sulla linea destra/sinistra del paziente. Il numero preciso, la disposizione e la
luminosità dei LED sono programmabili in funzione delle specifiche esigenze sperimentali.
2- Stimolatore acustico: è costituito da una normale cuffia audio
comandata con toni a bassa frequenza separati sul canale destro e
sul canale sinistro. Il modulo elettronico può variare l'intensità
72
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
(volume) e la frequenza dei toni.
3- Stimolatore tattile: è costituito da due vibratori simili a quelli
usati nei telefoni portatili, adatti per essere afferrati con le mani o
comunque essere disposti su varie parti del corpo del paziente.
Il dispositivo utilizzato è basato su un modulo CORE-97 . Il modulo utilizza un microprocessore della famiglia MCS51 (Intel) e comprende tutti i circuiti base necessari per il funzionamento del dispositivo: alimentazione, circuito di RESET, memoria EPROM,
memoria RAM, memoria E2PROM e dispositivi di I/O. Le capacità
funzionali e la potenza di calcolo del modulo CORE-97 sono decisamente esuberanti rispetto alla effettiva necessità del dispositivo,
tuttavia il suo uso ha permesso di risparmiare tempo e di minimizzare le possibilità di errore.
È stato realizzato inoltre un software di programma per il modulo
CORE-97, in linguaggio C, con la funzione e controllo della comunicazione seriale, degli algoritmi di calcolo e l’interfaccia con personal computer.
Il modulo realizzato in questa fase non ha avuto uno scopo commerciale, ma bensì quello di valutare lo studio psiconeurofisiologico degli effetti delle stimolazioni e poter eventualmente estenderle
ad un eventuale impiego clinico.
Psicometria
Lo State and Trait Anxiety Inventory (S.T.A.I.) di Spielberger, Gorsuch e Lushene (1968), lo strumento più diffuso nella letteratura
scientifica anglosassone per la misura psicometrica dell’ansia, è
sembrato soddisfare questi requisiti in modo particolarmente soddisfacente.
La teoria dell’ansia di stato e di tratto, che distingue tra ansia attuale e disponibilità alla reazione ansiosa come caratteristica di personalità, appare oggi sostenuta sia dall’evidenza clinica che da
numerosi studi sperimentali. Essa si è inoltre dimostrata operativamente utile per interpretare numerosi quadri di patologia
nevrotica o psicosomatica e per effettuare previsioni sul
comportamento normale o patologico.
Vol. I - 2006
Lavori Originali
73
Il questionario di Ansia come Stato e come Tratto (S.T.A.I. 1-2) è
composto da scale separate per misurare due distinti concetti di
ansia: ansia come Stato (A-Stato / S.T.A.I.-1) ed ansia come Tratto
(A-Tratto / S.T.A.I.-2). La scala dell’ansia come Tratto consiste in 20
affermazioni dove si chiede ai soggetti di descriversi come generalmente si sentono. La scala A-Tratto è stata utilizzata come strumento per la selezione di soggetti che variano nella loro disposizione nel rispondere allo stress psicologico con differenti livelli di
intensità dell’A-Stato.
L’ansia come stato (A-Stato) è definibile come uno stato transitorio
emotivo o come condizione dell’organismo umano caratterizzata
da sentimenti soggettivi percepiti a livello cosciente di tensione ed
apprensione, e dalla aumentata attività del Sistema Nervoso Autonomo. L’ansia come Stato può variare in intensità e fluttuare nel
tempo.
L’ansia come tratto (A-Tratto) si riferisce a differenze individuali
relativamente stabili nella disposizione verso l’ansia, cioè a differenze tra le persone nella tendenza a rispondere con elevazioni
della intensità A-Stato a situazioni percepite come minaccianti.
Come concetto psicologico, l’ansia come tratto ha le caratteristiche
di quella classe di costrutti che Campbell (1963) chiama “disposizioni comportamentali acquisite”. Queste includono residui di esperienze passate che predispongono l’individuo sia a vedere il
mondo in un particolare modo sia a manifestare tendenze di risposte fisiche o emotive.
La ricerca è stata realizzata mediante uno studio condotto su un
campione ramdomizzato di soggetti pervenuti spontaneamente alla osservazione ambulatoriale per la diagnosi e cura di problematiche odontoiatriche nel periodo aprile - settembre 2004. Si è deciso
di impostare lo studio su di una popolazione eterogenea di soggetti ambulatoriali afferenti per problematiche sanitarie varie e non di
soggetti con disturbi della sfera affettivo-emotiva, per l’evidente
difficoltà a rendere omogeneo tale campione, ma soprattutto per
esplorare la componente ansiosa “fisiologica” che, così come la letteratura ha ampiamente dimostrato nel corso degli anni, è finalizzata al superamento degli eventi stressogeni che la vita quotidianamente presenta. Il paziente ambulatoriale di tipo medico, odontoiatrico o gnatologico reca con se un bagaglio esperenziale carat-
74
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
terizzante lo Stato di Ansia legata al momento contingente ed il
Tratto caratteriale che lo porta a vivere in maniera ansiogena una
esperienza personale indipendentemente dalla condizione affettiva
ed emotiva vigente.
Lo studio ha riguardato un campione ramdomizzato di 14 soggetti,
disponibili alla valutazione psicometrica (S.T.A.I. 1-2), di un gruppo di 96 pazienti pervenuti spontaneamente alla nostra osservazione per la problematiche odontoiatriche nel periodo aprile - settembre 2004 nell’ambulatorio di Piacenza.
Ai soggetti è stato somministrato un trattamento di 5 minuti con il
Brain Synch™ 1.01 dopo un accurato setting individuale dei parametri di stimolazione neurosensoriale (auditivo, visivo e cenestesico) quali frequenza di ciclo, volume e tonalità sonora, intensità
luminosa e tattile mantenendo costanti gli altri parametri di programmazione.
RISULTATI
La prima fase dello studio (aprile - settembre 2004) ha riguardato
un campione ramdomizzato di 14 soggetti, disponibili alla valutazione psicometrica (S.T.A.I. 1-2).
STAI X - 1 PRIMA E DOPO S.N.S.P. con BRAIN SYNCH™ con set di 5 min.
Cognome
B.
B.
B.
B.
C.
F.
P.
G.
M.
M.
P.
V.
T.
Z.
Nome
L.
C.
E.
F.
C.
L.
L.
P.
M.
V.
R.
C.
P.
C.
Sesso
M
F
F
M
F
F
F
F
M
F
F
F
M
F
S.T.A.I. 1-1
47
56
61
39
49
51
49
47
52
51
46
47
61
57
S.T.A.I. 1-2
42
43
46
31
42
41
41
43
34
44
39
42
50
44
Variaz %
11,54
23,22
24,6
20,52
14,29
19,41
16,33
9,52
34,62
13,73
15,22
11,54
18,04
22,81
ESITO
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Vol. I - 2006
Lavori Originali
75
In questo caso essendo Z=3.29 superiore a Z=2.57 ,che corrisponde alla probabilità del 5%, si può affermare che il trattamento
con il “Brain Synch” ha ridotto, in maniera altamente significativa
l’ansia rilevata attraverso la somministrazione dello STAI 1 ai 14
soggetti.
STAI X - 2 PRIMA E DOPO S.N.S.P. con BRAIN SYNCH™ con set di 5 min.
Cognome Nome
Sesso
B.
B.
B.
B.
C.
F.
P.
G.
M.
M.
P.
L.
C.
E.
F.
C.
L.
L.
P.
M.
V.
R.
M
F
F
M
F
F
F
F
M
F
F
S.T.A.I. 2- S.T.A.I. 2- Variaz %
1
2
43
38
11,63
62
55
7.12
63
53
21.07
37
34
8,11
47
37
21,28
50
40
20.00
43
38
11,63
42
39
7,15
42
36
14,29
48
42
12,5
45
45
0,0
V.
T.
Z.
C.
P.
C.
F
M
F
42
70
69
37
59
61
11,91
15,72
11,6
ESITO
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Non Positivo
Positivo
Positivo
Positivo
Per la correlazione statistica è stato utilizzato il test non parametrico di Wilcoxon e tutti gli incroci sono risultati significativi.
Dall’analisi dei valori i campioni sono risultati omogenei.
Il valore Z=1.96 corrisponde alla probabilità riferita solo su una
parte della curva Gaussiana ed è di 0.025(2.5%).
Questo valore moltiplicato per due ottiene 0.05, il 5% che è esattamente la probabilità convenzionale per la quale si può affermare
che tra i due campioni esaminati vi è una differenza statisticamente
significativa.
L’altro valore importante della tavola del nonio corrisponde al valore Z=2.57.
Questo indica una probabilità del 0.0051 (0.51%) che moltiplicato
per due da una probabilità del 1%, che indica che tra i due campioni c’è una differenza altamente significativa.
In questo caso essendo Z=2.41 superiore a Z=1.96 ,che corri-
76
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
sponde alla probabilità del 5%, si può affermare che il trattamento
con il “Brain Synch” ha ridotto, in modo significativo l’ansia rilevata attraverso la somministrazione dello STAI 2 ai 14 soggetti.
L'esito del trattamento è stato non positivo in 1 test (3,58%) e positivo in 27 test (96,42%).
Per convenzione sono stati considerati positivi solo i test che evidenziassero variazioni superiori al 3% del valore basale.
L’età dei soggetti esaminati (min 22 max 54) non è risultata significativa nelle modificazioni d’ansia.
Da queste prime osservazioni si è potuto notare la costante diminuzione dei livelli d’ansia in tutti i soggetti pervenuti casualmente
a visita ambulatoriale. Nella popolazione esaminata si è riscontrata
una estrema variabilità di base dei valori di ansia di Stato e di Tratto, da situazioni assolutamente ascrivibili alla norma a situazioni
francamente alterate. Pur tuttavia l’intero campione esaminato ha
manifestato piena soddisfazione per lo stato di relax ottenuto dopo il test.
Non si è voluto entrare nel dettaglio, seppur importante, delle diagnosi psicologiche, in quanto non abbiamo ritenuto di non finalizzare questa ricerca ad una cura selettiva per patologie, ma ad un
diverso modo di approcciare il soggetto con modalità neutre: dandogli la sensazione e la oggettiva constatazione di poter modificare
mediante i suoi naturali canali neurosensoriali la propria condizione emotiva riscontrando un migliore stato di comfort, che ci ha
stimolato a ricercarne una evidenza strumentale oggettiva.
Per fare ciò si è deciso di impostare una successiva ricerca, attualmente in fase di sviluppo, con l’utilizzo del C.S.M. - Danmeter,
strumento utilizzato in ambiente anestesiologico per ottenere in
modo rapido parametri il più possibile oggettivi, che vanno dallo
stato di veglia (C.S.I. 100%) allo stato di anestesia profonda (C.S.I.
40% o meno) mediante la registrazione di parametri E.E.G. ed
E.M.Grafici.
Vol. I - 2006
Lavori Originali
77
CONCLUSIONI
Le metodologie alla base della Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale, quali l’ipnosi ericksoniana, la P.N.L., l’E.M.D.R., sono
state sviluppate nel corso di anni di sperimentazione e verifica e
pertanto hanno potuto dimostrare ampliamente tutta la loro
valenza terapeutica. Tuttavia tali terapie risentono enormemente
del livello di simpatia-empatia nel rapporto medico-paziente, del
livello di preparazione ed esperienza maturate e della disponibilità
contestuale dell’operatore durante la seduta. Si rendeva necessario
standardizzare una metodologia che svincolasse la terapia da queste variabili. Una metodica operatore indipendente nella quale il
sanitario svolge soprattutto una funzione di supervisione del percorso di elaborazione intrapreso e sviluppato da parte del paziente
si poneva in un ottica antropocentrica e non più iatrocentrica. La
S.N.S.P. da noi proposta, individua nel setting individuale, la posologia e la tipologia di erogazione della prestazione rendendola assolutamente specifica soggetto per soggetto anche a parità di durata della stessa.
Infatti, pur standardizzando la modalità e la durata di erogazione,
le modificazioni soggettive, psicometriche ed elettrofisiologiche
sono risultate particolarmente interessanti tanto da poter teorizzare procedure specifiche per un utilizzo clinico nelle varie situazioni disfunzionali o addirittura francamente patologiche.
Il modello di Processo di Elaborazione Adattiva dell’Informazione
[Adaptive Information Processing (A.I.P.)] su cui basa la sua azione
la Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale, enfatizza il ruolo ed
il contributo di certe esperienze della vita del soggetto finalizzate
alla percezione ed alla elaborazione della Realtà. Alla luce di quanto emerso nel nostro studio, l’impiego della Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale (S.N.S.P.) apre alla ricerca ed alla clinica
stimolanti orizzonti ed i risultati raccolti, pur limitati, sembrano
incoraggianti.
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
78
BIBLIOGRAFIA
1.
R. E. Anderson, G. Barr, J. G. Jakobsson.(2005) - Cerebral State
Index during anaesthetic induction: a comparative study with
propofol or nitrous oxide. Acta Anaesthesiologica Scandinavica;
49(6): 750
2.
Arone di Bertolino R. (1989) - Lo stato mentale di ipnosi (pp.2134). Rivista S.M.I.P.I.-Vol. I, Casalecchio di Reno, Bologna.
3.
Bandler R., Grinder J. (1982) - Reframing; Neurolinguistic programming and transformation of meaning. Real People Press.
4.
Baumgarten H. G., Göthert M. (1997) - Serotoninergic Neurons
and 5-UT Receptors in the CNS. Berlin, Springer-Verlag.
5.
De Benedittis G. (1987) - The nature of trance, neurophysiological and neuropsychological mechanism. Atti del Congresso internazionale d’ipnosi e terapia della famiglia. Napoli: L’antologia.
6.
Granone F. (1989) - Trattato di ipnosi. Torino: UTET.
7.
Erickson M. H. (1948/1980) - Hypnotic psychoterapy. In E. Rossi
(Ed.), The collected papers of Milton H. Erickson on hypnosis:
Vol. 4. Innovative hypnotherapy (pp. 35-48). New York: Irvington.
8.
Erickson M. H. (1964d/1980) - The burden of responsibility in effective psychotherapy. In E. Rossi(Ed.), the collected papers of
Milton H. Ericksonon hypnosis:IV. The nature of hypnosis and
suggestion(pp.207-211). New York: Irvington.
9.
Isaacson R. L. (1982) - The limbic System. Second edition. New
York: Plenum Press.
10. MacLean P.D. (1970) - The triune brain, emotion, and scientific
bias. In F.O. Schmitt (ed.), The neurosciences: Second study program, pp. 336-349. New York: Rockefeller University Press.
11. MacLean P.D. (1990) - The Triune Brain in Evolution. Role in Paleocerebral Functions. New York: Plenum Publishing Corporation.
Vol. I - 2006
Lavori Originali
79
12.
Marquis J.N. (1991) - A report on seventy-height cases
treated by eye movement desensitization, Journal of Behavior
Therapy and Experimental Psychiatry.
13. Massarini M., Montecorboli U. et Al.(2005) - Preoperative hypnosis. A controlled study to assess the effects on anxiety and pain in
the postoperative period.The European Journal of Clinical Hypnosis,Vol.6, Issue 1.
14. Montecorboli U., Massarini M.;(2005) - Polymodal neurosensory
stimulation: preliminary study: Neurological Sciences, Volume 26
- 2005.
15. Nicosia G. (1994) - A mechanism for dissociation suggested by
the quantitative analysis of electroencephalography.Paper presented at the International EMDR Annual Conference, Sunnyvale,
CA. In EMDR di Shapiro F. (2000) - McGraw Hill Libri Italia.
16. Rossi, E. (2002) - The Psychobiology of Gene Expression. Neuroscience and neurogenesis in hypnosis and the healing arts. New
York: Norton.
17. Shapiro F. (1989) - Efficacy of eye movement desensitization procedure in the treatment for post-traumatic stress disorder. Journal of Behavior Therapy and Experimental Psychiatry.
18. Shapiro F. (2000) - EMDR, McGraw Hill, Ed. Ital.
19. Pavlov I.P. e coll. a contribution to the Physiology of the Hypnotic
State of Dogs, Character Person,vol. 2, 189, 1934
20. Rainville P., Hofbauer R. et AL. (1999) - Cerebral mechanism of
hypnotic induction and suggestion. Journal of cognitive Neuroscience, 11(1),110-125. Da Rossi, E. (2002). The Psychobiology of
Gene Expression. Neuroscience and neurogenesis in hypnosis
and the healing arts. New York: Norton.
21. Spielberger, C.D., Gorush, R.L. & Lushene, R.E. (1970) - Manual
for the State-Trait Anxiety Inventory. Palo Alto, Calif.: Consulting
Psychologists Press.
80
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Umberto Montecorboli, Gloria Montecorboli
STIMOLAZIONE NEUROSENSORIALE POLIMODALE:
EVOLUZIONE DELLE TECNICHE IPNOTICHE IN ODONTOIATRIA
Parole Chiave: Ipnosi, P.N.L., E.M.D.R., S.N.S.P.
RIASSUNTO
Dall’esperienza clinica maturata nell’ambito dell’ipnosi ericksoniana, la
P.N.L. (programmazione neurolinguistica), l’E.M.D.R., e sulla base della
filogenesi del Sistema Nervoso Centrale (S.N.C.), gli Autori, nell’ambito di
una ricerca sperimentale, propongono la Riprogrammazione AffettivoSensoriale come metodica di Riabilitazione delle disfunzioni Neurologiche, Psichiche e Neuropsichiche. Il presente lavoro si basa sull’utilizzo della Stimolazione NeuroSensoriale Polimodale (S.N.S.P.) breve che è risultata efficace nei disturbi della sfera affettiva documentati mediante test psicometrici somministrati ai soggetti esaminati.
Umberto Montecorboli, Gloria Montecorboli
AFFECTIVE-SENSORY REPROGRAMMING:
AN EVOLUTION OF HYPNOTIC TECNIQUES IN DENTISTRY
Key Words: Hypnosis, N.L.P., E.M.D.R., P.N.S.S.
SUMMARY
From the clinical experience gained within the field of Ericksonian hypnosis, NLP (neurolinguistic programming), EMDR, and on the basis of the
phylogeny of the Central Nervous System (C.N.S.), the Authors propose
Affective-Sensory Reprogramming, within the sphere of experimental research, as a methodology for Rehabilitation of Neurological, Psychic and
Neuropsychic disorders.
Our work is based on the use of brief Polymodal NeuroSensorial Stimulation (P.N.S.S.) which has proved to be effective for disorders of the affective sphere documented through psychometric tests and validated by the
results of the patients examined.
Dr. Umberto Montecorboli, Docente S.M.I.P.I., medico-chirurgo psicoterapeuta odontoiatra
Via Poggi 1, 29100 PIACENZA PC, tel.0523.756569-711064
Dr.ssa Gloria Montecorboli, Laurea in Scienze del Comportamento e delle
Relazioni Sociali.
CASI CLINICI
Vol. I - 2006
Casi Clinici
83
Thomas Koehring
UN’IPNOSI COLORATA
Parola chiave: epilessia, ipercontrollo, colori, ipnosi.
Presentazione del caso
Questa è una storia colorata di una ragazza di diciassette anni che
chiamiamo Anna, affetta da dieci anni da una forma di “Epilessia
generalizzata idiopatica”, che si presenta con crisi generalizzate
miocloniche di uno o ambedue gli arti superiori, scatti alle palpebre e di assenze. È in terapia con Depakin Chrono 500 mg. , una
alla mattina e una alla sera che non tollera molto bene. Per questo
motivo è stata per un periodo sia a terapia ridotta che senza, ma in
seguito a una forte crisi generalizzata ha dovuto riprenderla.
Nell’E.E.G. “lievi anomalie theta puntute a proiezioni diffusa”. Tac
e Rmn cerebrale normali.
Durante le crisi non c’è perdita di coscienza e Anna riferisce di essere consapevole di quanto le accade ma che non riesce a tenere
sotto controllo i sintomi. Questa è una sua prima grande preoccupazione in quanto lei avrebbe la tendenza in tutti i momenti della
sua giornata a mantenere il controllo delle varie situazioni che si
presentano. La malattia fino al momento del menarca a tredici anni
si presentava soprattutto con lievi clonie ed assenze al mattino appena alzata. Le assenze si aggravano come frequenza dal menarca
in poi, tanto da presentarsi varie volte nell’arco della giornata, con
una durata da pochi minuti fino a due ore, in concomitanza o di
84
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
un ritardo mestruale al di sopra dei dieci giorni o quando Anna
dorme poco ed è più stanca. Nel periodo di un eventuale ritardo
mestruale le crisi cloniche generalizzate assumono anche aspetti
tonici. Il ciclo è irregolare con periodi di amenorrea. Anna tende
ad essere sempre molto controllata negli atteggiamenti, quanto
circospetta rispetto alle reazioni dell’ambiente verso di lei e la sua
seconda grande preoccupazione è che gli altri si accorgano della
sua malattia. A questo si aggiunge che il farmaco le crea una notevole difficoltà di concentrazione, una forte tendenza a distrarsi in
più di quanto le sarebbe naturale.
Soffre anche di una forma emicranica che si localizza sulla parte
destra del capo, con un’aura visiva di colori gialli e azzurri connessi, a quanto riferisce Anna, ad un forte senso di rabbia che precede
lo scatenarsi del dolore.
Nel colloquio è evidente in modo particolare un forte bisogno di
controllo e di certezze legate alla sua persona come immagine, dipendenti dalla buona riuscita a scuola e dal sapere che sua madre
è tranquilla. Non tollera gli imprevisti, i repentini cambiamenti di
programma, ha paura del giudizio della nonna materna con la quale si trova a disagio. Questo disagio è legato alla sofferenza che vive
la madre di Anna verso le propria madre, che non la considera
come figlia né riconosce quanto fa per lei.
Anna è inoltre molto selettiva nelle amicizie e severa con se stessa
e gli altri. Mi racconta che a volte vorrebbe sbattere le porte, scalciare, rompere qualcosa ed essere figlia unica (ha una sorella minore).
Trattamento
Per attenuare gli effetti collaterali del Depakin Chrono e per regolarizzare a lungo termine il ciclo prescrivo una terapia omeopatica.
Per le assenze decido di intraprendere un ciclo di sedute di ipnosi
per cercare soprattutto di eliminare le tensioni psicologiche, il bisogno di riconoscimento e ridurre il controllo e il giudizio severo
che ha nei propri confronti e verso il mondo esterno.
Anna arriva come sempre in studio accompagnata dalla madre la
quale esprime il desiderio di assistere alla seduta per tranquillità
Vol. I - 2006
Casi Clinici
85
sua e della figlia. Acconsento volentieri sperando che così anche la
madre cada in parte in trance e ne tragga vantaggio.
I Seduta
Pur essendo Anna un po’ tesa, mani sudate, volto pallido si affida
abbastanza velocemente alla respirazione e cade in un buon stato
di trance, tanto da lasciare andare le spalle, le braccia ed il volto
assume più colorito. Io tendo spesso nella induzione ipnotica ad
associare ogni respiro a un colore e difatti questo ha avuto su di lei
un ottimo effetto, tanto che le si è aperto un mondo di colori!
Autonomamente dalle mie suggestioni Anna ha visualizzato un
ambiente marino, a lei molto congeniale, con una spiaggia a sabbia
fine quasi rosa, un mare verde chiaro ed il cielo azzurro, dove lei
poteva permettersi di lasciarsi andare. Mi racconta dei colori che le
escono dalle mani e dai piedi e fa, spontaneamente o su mia richiesta, una descrizione accurata dei colori di alcuni suoi organi.
Stranamente manca il cervello e le chiedo direttamente quali colori
hanno i suoi neuroni.
Siamo arrivati a un punto fermo. Fino a poco prima Anna ha descritto colori intensi e vitali dai rossi ai gialli, ai verdi e in particolare il rosa (nel suo vestire c’è spesso del rosa) ma ora è in difficoltà
nel descrivere il colore dei suoi neuroni. La situazione si presenta
critica, il colorito del suo volto torna pallido ed è molto tirata. Cerco di riportarla in un respiro tranquillo chiedendole cosa vede e
prova in questo istante. Le metto una mano sulla sua mano. Racconta con forte disagio l’immagine del nonno chiuso nella bara
marrone (morto tre anni fa) e lei non ha avuto il coraggio di salutarlo. Una parte dei suoi neuroni hanno lo stesso colore marrone.
Approfitto di questa informazione e incomincio a descrivere ad
Anna i colori dei neuroni nelle varie parti del cervello circoscrivendo in questo modo in un’area anteriore frontale i neuroni
marroni. A un certo punto mi dice che manca il rosa e le chiedo
quali neuroni vorrebbe che fossero rosa: “tutti quelli che stanno
vicino ai neuroni marroni!”. Così visualizziamo tutto questo
cerchio di rosa attorno che lei, ormai molto più rilassata, definisce
“neuroni della felicità”.
A questo punto finisco la seduta facendola uscire dallo stato di
trance. È più tranquilla ed ha un’espressione sollevata (anche la
86
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
madre è andata in trance a sua volta e ha pianto silenziosamente a
lungo).
II Seduta
Rivedo Anna a distanza di dieci giorni. Riscontro uno stato più
tranquillo, come riferito anche dalla madre, e una diminuzione
delle assenze: su dieci giorni tre sono stati completamente liberi e
gli altri sette con una frequenza e una durata minore.
La riporto in trance, che è molto più profonda e veloce della prima
volta, per ritrovarci subito sulla spiaggia. La conduco a visualizzare
il suo corpo ed a camminare partendo dalle gambe verso la testa
descrivendo i colori degli organi che man mano percepisce. Arrivati al cervello Anna elenca i suoi neuroni in quantità e colori ben
definiti, fra questi i marroni sono dodici, sempre circondati dai
neuroni rosa. Cerco quindi di portarla a ridurre il numero dei neuroni marroni colorandoli lentamente dall’esterno verso l’interno di
rosso, poi di giallo, verde e azzurro e ogni tanto qualche chiazzetta
di rosa. Finisco la seduta dandole il compito di visualizzare tutte le
sere i suoi neuroni e di aumentare le chiazze rosa dentro quelli
marroni.
Uscita dalla trance è molto rilassata, volto disteso e mi racconta un
sogno fatto due notti prima: “Un’aquila vola alta nel cielo azzurro.
Si guardano profondamente negli occhi e Anna decide di accamparsi fra le montagne. Sempre nel sogno mentre dorme fra le montagne ha parlato con il nonno e lo ha salutato affettuosamente. Si
sveglia nel sogno e intravede un sentiero di pietre rosse, le segue e
man mano che scende a valle queste pietre cambiano colore
dall’azzurro al viola per arrivare a giungere su una spiaggia accesa
da un tramonto rosa”.
III Seduta:
Rivedo Anna dopo quindici giorni.
Le assenze sono quasi del tutto impercettibili come durata, una
ogni sette-otto giorni, tanto che spesso solo lei e la madre se ne
rendono conto. Il mestruo è arrivato dopo trentatré giorni senza
particolari manifestazioni tonico-cloniche.
Entra subito in trance e mi racconta che ora ha solo due neuroni
di colore marrone e tutto intorno c’è il rosa e l’azzurro. Inoltre tut-
Vol. I - 2006
Casi Clinici
87
te le sere ha fatto l’esercizio immaginandosi di impregnare i neuroni marroni di rosa. Le suggerisco di continuare così inducendo
inoltre ulteriori consigli di benessere, che portano a macchiare di
rosa anche gli ultimi due neuroni.
Uscita dalla trance le ricordo il compito serale e siamo d’accordo
di rivederci, salvo complicazioni. dopo due mesi.
Risultati
A distanza di due mesi il mestruo si è presentato ogni 30-32 giorni
senza crisi. Le assenze sono minime e collegate a momenti di forte
stanchezza mentale. Da notare inoltre che da due mesi Anna assume solamente un Depakin Chrono alla sera. Non ha più avuto crisi
di emicrania. Ha superato in gran parte il disagio verso la nonna e
si preoccupa molto meno della conflittualità fra la madre e la nonna. A scuola va molto bene.
Dopo altri sei mesi Anna sta bene pur avendo avuto un ritardo mestruale di quaranta giorni.
Conclusione
L’utilizzo dell’ipnosi ha ottenuto un netto miglioramento clinico di
Anna, tale da ridurre il dosaggio farmacologico, e ha sbloccato profondamente vari disagi psicologici. Ovviamente non si può considerare completamente guarita, ma un caso come questo dimostra
quanto il benessere interiore ed una buona armonia psichica possano portare notevoli benefici anche in una patologia come quella
epilettica.
88
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
BIBLIOGRAFIA
Arone di Bertolino R.
- L’ipnosi per un medico.
(Ed. Martina, Bologna 2003)
Barker P.
- L’uso della metafora in psicoterapia.
(Astrolabio, Roma, 1987)
Bandler R. Grinder J.
- Ipnosi e trasformazione.
(Astrolabio, Roma 1983)
- La metamorfosi terapeutica
(Astrolabio, Roma 1980)
Milton H. Erickson
- Le nuove vie dell’ipnosi.
a cura di Jay Haley
(Astrolabio, Roma, 1978)
- La mia voce ti accompagnerà.
a cura di Sidney Rosen
(Astrolabio, Roma, 1983)
Haley J.
- Terapie non comuni.
(Astrolabio, Roma, 1976)
Watzlawick P.
- La realtà della realtà.
(Astrolabio, Roma 1976)
Vol. I - 2006
Casi Clinici
89
Thomas Koehring
UN’IPNOSI COLORATA
Parole chiave: Epilessia, ipercontrollo, colori, ipnosi.
RIASSUNTO
Il lavoro clinico illustra come attraverso l’utilizzo dell’ipnosi è stato possibile creare un distacco dal modello di ipercontrollo e tramite l’induzione
ipnotica con la visualizzazione di colori un miglioramento clinico di una
patologia epilettica che si considera curabile solo con la medicina classica.
Thomas Koehring
A COULORED HYPNOSIS
Key words: Epilepsy, hypercontrol, colours, hypnosis.
SUMMARY
The clinical work illustrates how it is possible through the use of hypnosis
to create a distance from the behavioural model of hypercontrol. Moreover it shows how the hypnotic induction by means of colours vizualization improves the epileptic pathology that is considered curable only with
classical medicine.
L’Autore
Dr. Thomas Koehring, Terapeuta S. M. I. P. I.
medico chirurgo omeopata
Frazione Lanzino 49
38046 LAVARONE TN
tel. fax 0445. 527173 - e-mail thko@libero. it
Vol. I - 2006
Casi Clinici
91
Roberto Magnani
VOMITO COME ESPRESSIONE SIMBOLICA
DI UN DISAGIO INTERIORE
Parole chiave: olismo, vomito, ipnosi, rilassamento, conflitto, empatia, metafora.
Introduzione
Nell’aprile del 2002 mi trovavo a Gradara per un corso di odontoiatria super specialistico in cui si parlava di uso del microscopio
elettronico per la cura dei canali radicolari.
Annoiato alquanto per l’inutilità di questa procedura e del suo
possibile uso quotidiano nel mio studio professionale, durante la
pausa pranzo mi ritrovai a scambiare le mie opinioni con un giovane collega odontoiatra.
Il piacere, nel constatare che una persona molto più giovane di me
condividesse lo stesso modo di concepire la professione, fu immenso.
Sentire che un collega fresco di studi aveva una visione più ampia
della professione e non limitata alla solita superspecializzazione
che frammenta il corpo umano, tipico atteggiamento ormai consolidato nella prassi quotidiana della medicina moderna, che sempre
più di rado considera il malato come una persona, ed ignora una
visione più ampia che abbraccia l’essere umano nella sua interezza,
senza separazione degli organi dalla persona, con la concezione
della totalità dell’essere umano, mi rese più piacevole il resto della
92
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
giornata.
Questa visione che viene definita col termine oggi anche troppo
sfruttato di “olistico” è ormai da parecchio presente nel mio modo
di approcciarmi ai pazienti, fin dai primi anni di università e di
professione, probabilmente grazie ad insegnanti che ancora spaziavano a tutto campo l’interezza del malato, considerandone anche gli aspetti psicologici ed umani. O forse tutto questo è dovuto
ad un mio modo di sentire il paziente in tutte le sue problematiche, che è maturato in me nel corso degli anni grazie alle varie esperienze legate ad un percorso di vita e di professione abbastanza
vario.
Premetto che professionalmente nasco medico-chirurgo, per divenire poi ostetrico e ginecologo, con un successivo passaggio alla
odontoiatria. Negli ultimi anni, poi, sono approdato nel campo
della cosiddetta ”Medicina alternativa”: medicina naturale, medicina cinese ed agopuntura, psicosomatica, filosofie e tecniche orientali, yoga, ginnastica cinese, Tai ji Quan, Qi gong, tecniche di respirazione.
Fatto questo preambolo ritorno all’incontro di quel giorno.
Quel giovane collega dopo una meravigliosa discussione in cui ci
fu condivisione su tantissime idee, mi esce con questa frase: “Tu
dovresti conoscere la S. M. I. P. I. e Riccardo 17, vedrai quante cose
ti cambieranno nel trattare i pazienti ed anche nella tua vita personale. ”
Posso veramente dire usando una frase scontata che da quel giorno “la mia vita è cambiata dal giorno alla notte, o meglio dalla notte al giorno”. L’indomani telefonai e per la prima volta conobbi
Riccardo al telefono.
Mi iscrissi con enorme curiosità subito al primo corso, ed ora eccomi qua al quarto.
Sento un piacere immenso ad ogni rifrequentazione ed avverto in
me l’entusiasmo di un ragazzino nel constatare come si riesce a
mettere in pratica, nella routine quotidiana ciò che Riccardo, Maria
e gli altri collaboratori con così grande semplicità ci insegnano,
riuscendo sempre ad essere incisivi e concreti nelle loro lezioni.
Gli incontri di questi anni mi hanno arricchito di ulteriori mezzi
17
Per la S.M.I.P.I. confermo ma su Riccardo ho i miei dubbi. (Riccardo)
Vol. I - 2006
Casi Clinici
93
per ampliare questo modo globale di vedere il paziente, come persona, individuo e non solo come portatore di un sintomo espressione di una patologia.
Pur non considerandomi uno psicoterapeuta, con orgoglio posso
affermare che nella professione tante cose sono migliorate per i
miei pazienti e per me.
Riuscire a rilassare anche in pochi attimi un paziente ansioso, spesso con poche frasi, ridurgli la salivazione, impedire il riflesso del
vomito, migliorare la sensazione di bruciore del cavo orale
nell’anziano e nel diabetico, guarire afte recidivanti ai comuni
chemioterapici, herpes labialis recidivante, sono solo alcune delle
“magie” che avvengono quasi quotidianamente nel mio studio, soprattutto cercando di trovare nel sintomo il simbolo di un disagio
interno che il corpo esprime con una patologia.
Questa è la scienza magica che lo stregone di Marzabotto è riuscito
a farmi percepire ed a trasmettermi.
Tanto tempo ancora dovrà trascorrere per raggiungere la sua disinvoltura che è unica come unico 18 è lui, “lo sciamano per
eccellenza”. 19
Caso clinico.
Vomito allo spazzolamento dei denti e al superficiale sfioramento
della guancia con lo specchietto
“Buon giorno dottore. Mi riconosce?”
Seduta sulla poltrona davanti a me c’è una giovane ragazza sui 25
anni, che mi sorride.
Guardo il nome sulla cartella e non posso trattenere
un’espressione di stupore nel rivedere una mia piccola paziente di
tanti anni precedenti: “ma sei proprio tu! La piccola Rosanna. Ri-
cordo che quando eri bambina per quel maledetto vizio dello zucchero sul ciuccio ho dovuto curarti quasi tutti i denti da latte, ricordo anche però che tu eri così brava che non volevi che la mam18
Mi sento abbondantemente sopravvalutato. Se dopo più di trent’anni
uno non è un po’ disinvolto in quello che fa sarebbe ora cambiasse mestiere.
19
Magari lo potessi essere. Roberto è un bel po’ esagerato.
94
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
ma ti accompagnasse ed eri sempre così tranquilla e rilassata che
addirittura una volta mentre ti curavo una carie ti sei addormentata, forse per la noia di ascoltare le mie favole!
Mi sembra passata una vita vedendoti ora diventata una donna”.
- “Si sono proprio io, sono oramai passati molto più di dieci anni
dall’ultima volta che ho messo piede in questo studio. Ora però la
mia bocca e un disastro completo”.
- “Non ci credo. Si dice sempre così prima di ricominciare. Apri
pure la bocca e fammi dare una controllatina”.
La giovane donna che ho davanti a me apre la bocca e non riesce a
trattenere un conato di vomito mentre le sfioro la guancia con lo
specchietto e subito la richiude. Trattengo a stento una espressione di stupore.
Per quel poco che ho potuto intravedere sommariamente, dire apocalisse è forse poco: gengive ipertrofiche e sanguinanti, placca
abbondantissima e tartaro soprattutto nelle parti posteriori delle
arcate dentarie, tre o forse più cavità cariose enormi sui molari con
polpa esposta, alitosi greve.
- “Ha visto dottore che disastro!
Tutto è iniziato con la gravidanza tre anni fa. Ho avuto vomito continuo dal primo al sesto mese, con ricoveri ripetuti e come non bastasse ho cominciato da quel momento a non riuscire più a spazzolarmi i denti perché vomitavo. Anche adesso non appena introduco lo spazzolino in bocca il semplice sfioramento mi causa nausea
e conati di vomito. Per la vergogna non mi sono fatta più visitare
né da lei né da altri. Vede in che stato mi trovo!
Ma ora a parte la vergogna il disagio è talmente grande che non ce
la faccio più. Mi aiuti a riacquistare la voglia di sorridere”.
Ad una anamnesi sommaria scoprii che, sposata, aveva cambiato
residenza e si era trasferita nella città del marito, nella stessa casa
dove abitava la suocera anche se in appartamenti diversi.
La suocera per altro era “tanto, tanto dolce” a detta di Rosanna e
non le aveva fatto mancare nessuna attenzione, addirittura spesso
e volentieri cucinava per la giovane coppia.
La gravidanza desiderata era coincisa con il secondo anno di matrimonio, ma con questa era intervenuta una grave forma di iperemesi con due ricoveri di venti giorni in ospedale e da ultimo
l’impossibilità di spazzolarsi i denti.
Vol. I - 2006
Casi Clinici
95
Parlandomi della suocera, pur dicendo che era dolcissima, aggiunse: “un po’ troppo invadente nella mia vita privata e in quella di
mio marito”.
Il marito tutte le sere tornando dal lavoro passava e si tratteneva
con la madre prima di rientrare in casa. Intuii che questo le dispiaceva, perché mentre raccontava la sua espressione si era fatta per
un momento pensierosa, ma quasi subito ritornò sorridente.
Mi tolsi la veste del medico specialista in malattie della bocca e dei
denti e considerai che davanti a me non c’era solo una bocca da
curare, ma una persona con tutte le proprie emozioni e situazioni.
Cercai di capire quali problematiche erano sottintese in quella patologia e perché si manifestavano con quei sintomi .
Vidi dietro a quelle gengive sanguinanti e maleodoranti una situazione di enorme malessere familiare e cercai di renderla consapevole di questi problemi non risolti a livello inconscio e manifestati
esternamente con un vomito simbolo di disagio e di rifiuto.
Con il vomito Rosanna rifiutava di inglobare dentro di sé qualche
cosa che era accettato a livello cosciente ma rifiutato a livello inconscio ed emotivo.
Le sorrisi dicendo che lei stessa senza volerlo mi aveva indicato la
strada giusta per risolvere una parte dei suoi problemi.
Le spiegai che il rapporto con la suocera era contraddittorio.
Che la rispettava ma che al tempo stesso la rifiutava.
Le dissi che capivo quanto le era accaduto e le accadeva, e che la
risoluzione del problema poteva essere più semplice di quanto lei
pensasse.
Le spiegai che il significato del suo vomito era un messaggio rivolto alla madre del marito del tipo: “sono grande abbastanza per es-
sere la moglie di suo figlio, si faccia i fatti suoi e mi lasci vivere e
gestire la vita mia e quella di mio marito in maniera autonoma, sono adulta e so ciò che voglio fare!”.
Sentivo che era giunto il momento di mettere in pratica le tante
cose che ho imparato in questi anni.
-“Senti, ti va se come prima seduta facciamo una bella chiacchiera-
ta con argomenti rilassanti?”
- “Certo perché no?”
- “Allora trovati una posizione comoda, la più comoda che puoi...
percepisci la sensazione del tuo corpo abbandonato... le braccia
96
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
abbandonate sui braccioli... se vuoi chiudi un attimo gli occhi e fai
un bel respiro... e mentre ascolti le mie parole, il ritmo del tuo respiro si fa via via più lento... più calmo... più sereno, più tranquillo. e mentre l’aria entra... ed esce dai polmoni... lentamente... e
mentre ad ogni respiro arriva ossigeno al tuo corpo e anche energia nuova alla tua mente... la tua mente puoi lasciarla andare dove
vuole... e lasciarti andare... nel modo più piacevole. senti il fresco
dell’aria che entra e che esce dalla tua bocca. Concediti qualche
minuto da dedicare a te stessa, interamente a te stessa... Fa un
nuovo respiro, bene molto bene... ora io inizierò a contare, fino a
dieci… e quando avrò finito di contare la tua mente sarà completamente rilassata, un respiro profondo, molto bene Rosanna...
un’altro... benissimo... è da tanto che non pensavi al tuo corpo... il
tuo corpo ora è dolcemente abbandonato sulla poltrona... due... e
mentre senti la mia voce il tuo respiro è sempre più calmo... tre...
più tranquillo... più sereno... quattro... senti l’aria pura entrare nei
tuoi polmoni, un’aria che porta energia, prana dicono gli indiani,
Qi i cinesi... tanta voglia di vivere... cinque... tutte le cose più dolci
che tu desideri... ti invadono ad ogni respiro... ed ad ogni respiro
senti come vengono trascinate via tutte le impurità... tutte le sostanze tossiche per il tuo corpo... tossiche anche per la tua mente,
per i tuoi pensieri... quanti pensieri ci saranno ora nella tua mente... sette... pensieri fastidiosi... nella tua mente... presenti chissà
da quando otto... attimo dopo attimo... giorno dopo giorno... chissà forse fin da quando eri fidanzata... nove …e che ora hai voglia di
buttare fuori con l’aria dai tuoi polmoni... bene molto bene... e
mentre ascolti le mie parole la tua mente è rilassata... il tuo corpo
è tutto rilassato e completamente tranquillo... calmo tranquillo...
sereno... in pace... dieci... benissimo, molto bene Rosanna, e mentre ascolti le mie parole, continui a lasciar andare sempre più fuori
i tuoi pensieri... assapora questa sensazione di benessere... senti
che la tua mente ha iniziato questo viaggio, questo sogno... che
non è un sogno... ma che è una realtà tua, solo tua, completamente tua. Ora chissà dove ti piace stare. forse sei su una spiaggia di
sabbia bianca al mare in un’isola delle Antille... o chissà dove... in
un bosco... su una montagna con la neve bianca… Non importa
dove, l’importante è che tu ora sei tranquilla... e che stai bene... sei
serena, e mentre mi ascolti…aria sempre più fresca, più nuova en-
Vol. I - 2006
Casi Clinici
97
tra nei tuoi polmoni... mentre stanno uscendo anche le ultime impurità... i pensieri tossici... i pensieri fastidiosi... quelli più inutili
con i quali hai vissuto, giorno dopo giorno... mese dopo mese...
anno dopo anno... ma che oggi hai voglia di spazzare via... di buttare totalmente fuori... bravissima... molto bene... senti che respiro
profondo... la tua mente è sempre più tranquilla... sempre più in
pace... più serena... sempre più libera... rilassata e più tranquilla...
libera da tutti quei pensieri fastidiosi, da tutti quei rancori che provi verso tua suocera... ti stai liberando completamente... completamente... e come ti senti bene... così non proverai più il bisogno
di vomitare…di vomitare fuori tutto ciò che ti dà fastidio. Ti senti
più leggera, sempre più leggera... rilassata... tranquilla... in pace...
e non hai più niente da vomitare... perché hai gettato via tutto ciò
che c’era di negativo dentro di te, con l’aria del respiro... respiro
dopo respiro… lasciandoti una piacevole sensazione di pace... di
tranquillità... di serenità, di benessere.
Questo che provi è tutto tuo, solo tuo… completamente tuo… tutte le volte che lo vorrai e quando lo desidererai.
Ora prenditi tutto il tempo che vuoi e riapri pure gli occhi con
calma lentamente... solo quando lo vorrai...”.
Rosanna aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno senza parlare, la sua mente era chissà dove. Disse di sentirsi totalmente rilassata e di stare bene e che non si rendeva conto di quanto tempo
fosse passato.
Ci salutammo. Due giorni dopo la rividi. Mi disse che era riuscita
ad usare di nuovo lo spazzolino senza vomitare.
Ricominciammo le terapie, l’igiene e tutte le cure senza più il minimo problema di nausea o di vomito per tutte le sedute successive.
È ritornata a sorridere.
Io sono riuscito a prestarle tutte le cure necessarie.
Le ho preso anche un’impronta per applicazione di gel di sbiancamento, anche questo senza nessun problema, pur se di solito la
presa di impronta può causare una sensazione di soffocamento in
molti pazienti.
Questo è un caso che in passato mi avrebbe sconvolto la vita, ora
sento di avere in mano uno strumento di un’efficacia incredibile,
98
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
soprattutto perché ho capito quante infinite possibilità di soluzione dei problemi e quindi di guarigione sono presenti nella mente
umana, non solo la possibilità di creare malattie.
Aggiungo che Rosanna ora è al quarto mese di gravidanza ed il
vomito non si è più ripetuto.
Conclusioni
In odontoiatria tantissime sono le opportunità di usare l’ipnosi,
perché l’ipnosi ha molte indicazioni e possibilità; pur con limiti,
ben usata, non ha nessuna controindicazione.
Si può utilizzare in tutte quelle situazioni che possono essere influenzate positivamente da uno stato di rilassamento.
Per poterla applicare in maniera sistematica occorre naturalmente,
come per tutto, una preparazione adeguata che non può essere
improvvisata.
Per quanto riguarda le tecniche che si possono utilizzare in campo
odontoiatrico, si va da semplici tecniche di rilassamento con controllo del respiro a rielaborazioni di stimoli cenestesici, uditivi, visivi.
Non voglio fare un panegirico del mio maestro, ma devo per forza
dire che grazie a lui la mia vita di medico e di uomo si è veramente
trasformata, perché accostandomi ad una formazione psicoterapeutica, ho affinato le mie capacità di interagire positivamente con
i pazienti, in uno stato di empatia, e mi sto accorgendo che il mio
lavoro diviene giorno dopo giorno umanamente ed intellettualmente più stimolante.
I casi per così dire difficili e le tensioni sono sempre più rari.
Migliorare la comunicazione con il paziente per potergli trasmettere della soluzioni è ciò che rende più accettabile la routine quotidiana di una professione altrimenti troppo schematica.
Vol. I - 2006
Casi Clinici
Bibliografia
Arone di Bertolino R.
- Lo stato mentale di ipnosi.
(Riv. Med. Ital. di Psicoterapia ed Ipnosi, vol I dicembre 1989)
Bandler R. Grinder J.
-Ipnosi e trasformazione
(Astrolabio, 1983)
Bondi C., Cavalli A., Arone di Bertolino R, Vallania G.
-L’approccio psicologico al paziente odontoiatrico.
(Il dentista moderno anno VI n. 9 novembre 1998)
De Luca V.
- Analgesia odontoiatrica in autoipnosi.
(Riv, . Med. Ital. di Psicoterapia e Ipnosi, Vol.II 1999)
Marini M.
- Perché lavoro volentieri . Elementi di comportamento in odontoiatria.
(Riv. Med. Ital. di Psicoterapia ed Ipnosi, Vol. II, 2001)
Erickson M. H.
- La ristrutturazione della vita con l’ipnosi.
(Opere complete Vol II, Astrolabio, 1987)
-La mia voce ti accompagnerà.
(Astrolabio, Roma, 1983)
99
100
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Roberto Magnani
VOMITO COME ESPRESSIONE SIMBOLICA
DI UN DISAGIO INTERIORE
Parole chiave: olismo, vomito, ipnosi, rilassamento, conflitto, empatia, metafora.
RIASSUNTO
Una donna di 26 anni con anamnesi di iperemesi gravidica, presenza di
vomito ad ogni tentativo di pulizia dei denti, quindi impossibilità di cure
odontoiatriche.
Con una seduta di ipnosi imperniata sulla rielaborazione e liberazione da
conflitti interni, si è riusciti a riportare la paziente ad una corretta igiene
orale e si sono potute effettuare tutte le cure odontoiatriche del caso,
Roberto Magnani
VOMITING AS SYMBOLIC EXPRESSION OF INNER UNEASE
Key words: olism, vomit, conflit, hypnosis, empathy
SUMMARY
The author presents a clinical case of a woman who presented vomiting
when she brushed her teeth. With an hypnotic session based on solving
the interior conflicts and their re-elaboration the author succeeded in rebalancing the patient and bring her back to a correct oral hygiene and
possibility of starting again the complete dental treatment.
L’Autore
Dr. Roberto Magnani, Terapeuta S.M.I.P.I.
medico chirurgo dentista
Corso Matteotti 12 - 60035 JESI AN
tel. 0731.59454 - [email protected]
Vol. I - 2006
Casi Clinici
101
Mauro Gallina
UN CASO DI ALOPECIA FEMMINILE
TRATTATO CON L’INTEGRAZIONE
DI AGOPUNTURA E IPNOSI
Parole chiave: alopecia, agopuntura, ipnosi, metafora, psicoterapia.
Premessa
Da alcuni anni utilizzo nella mia pratica professionale tecniche derivate dalla medicina tradizionale cinese quali l’agopuntura, la fitoterapia, la dietetica, tecniche corporee e il massaggio.
La concezione della salute in medicina tradizionale cinese è una
visione olistica, nel senso che ogni patologia non colpisce solo
quel dato organo, ma è il risultato di uno squilibrio funzionale che
interessa tutta la persona, nella sua interezza fisica, psichica ed
emozionale.
Alla base della salute vi è il corretto funzionamento dello scorrere
di un’energia chiamata Qi, che pervade l’intero cosmo e dà vita e
mantiene in vita tutte le forme viventi, l’uomo è considerato un
microcosmo nel macrocosmo.
Tradotto a volte come soffio vitale, simile al pneuma degli antichi
greci, il Qi scorre attraverso tutti gli organi e visceri in cui questa
energia si può presentare in forme dense o fluide come il sangue,
la linfa e gli altri liquidi organici, ed in forme più rarefatte simile al
soffio del respiro o all’espressione del pensiero o dell’emozione.
Riempie gli organi ed in essi viene tesaurizzato e utilizzato per tut-
102
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
te le funzioni vitali, rappresenta l’efficienza del sistema immunitario ed influenza questo attraverso la complessità del sistema nervoso, comprese le sue componenti psico emotive.
Ogni cura quindi deve sempre tenere presente questo continuum
di psiche e corpo, di pensieri ed emozioni, per cui solo dopo una
accurata visita basata sulla raccolta anamnestica, sull’osservazione,
l’ascolto, la palpazione e l’interrogatorio si potrà arrivare a formulare la cura più appropriata per l’individualità della persona, tenendone ben presente sia gli aspetti psichici ed emozionali, sia i
contesti culturali e ambientali.
Ritenendo l’ipnosi una tecnica molto armonica a questa visione
dell’uomo, ed essendo l’alopecia come molte altre affezioni dermatologiche espressione anche di un disagio psichico, ho cercato
di applicarla durante le sedute di agopuntura, sfruttandone le potenzialità.
Definizione
Alopecia: parziale o totale perdita di peli in aree pilifere diverse.
Va distinta in androgenica o seborroica ed areata.
La prima forma può risultare da fattori genetici, dal normale invecchiamento, da malattie sistemiche. La perdita ed il diradamento
dei capelli è graduale. L’alopecia ippocratica o maschile è affezione
molto comune, l’incidenza è spesso familiare ed alla sua base vi è
una particolare sensibilità dei capelli delle aree fronto-parietotemporali agli androgeni circolanti. Nel sesso femminile è più rara,
comunemente di tipo fronto-laterale, o con un diradamento generalizzato, si presenta di solito come forma che assume un carattere
meno esteso. Con l’ipnosi, in psicoterapia, è possibile rallentare o
bloccare la caduta (Arone di Bertolino), ma poiché comporta la
perdita dei bulbi piliferi, la ricrescita dei capelli è impossibile.
L’alopecia areata, ad eziologia fisica spesso non determinabile, non
colpisce zone pilifere determinate, ma alcune di tutte le aree pilifere del corpo, a chiazze ben delimitate. La caduta è rapidissima a
ciuffi. In alcuni casi vi è la perdita completa di tutti i peli. Non
comporta, se non in tempi molto lunghi, la perdita dei bulbi piliferi, per cui la ricrescita dei capelli è possibile.
Vol. I - 2006
Casi Clinici
103
Il caso clinico
Viene nel mio studio Anna, una ragazza di 19 anni, affetta da una
forma di alopecia comparsa all’età di 12 anni.
Anna è una ragazza dall’aspetto mite, magra, timida,
dall’apparenza fragile ma molto determinata a risolvere la sua problematica; osservarsi allo specchio e vedere quel diradamento subito sopra la fronte, che fa intravedere la pelle sottostante le sta
incrinando l’autostima e le crea disagio nelle relazioni.
Da qualche tempo ha problemi di concentrazione nello studio che
limitano la sua resa scolastica, si sente insicura, stanca, sfiduciata e
il pensiero di dover affrontare quest’anno l’esame di maturità le
sembra un ostacolo insormontabile.
Per cercare di risolvere il problema, riferisce di essere stata ricoverata due anni fa presso la divisione di endocrinologia dell’ospedale
di Verona per una serie di indagini ormonali in cui si escludeva
come causa l’iperproduzione di androgeni (5 alfa reduttasi nella
norma) e si concludeva per una ipersensibilità periferica agli androgeni, per cui veniva indicata come cura la somministrazione di
finasteride (farmaco antiandrogeno). Per evitare una possibile gravidanza nel corso di terapia con antiandrogeni si consigliava copertura contraccettiva. La diagnosi alla dimissione fu di Alopecia androgenetica.
Al colloquio Anna dice di non voler assumere farmaci e di voler
provare a curarsi tramite l’agopuntura.
Anna si presenta come una ragazza minuta dall’aspetto anemico,
sguardo vivace e temperamento volitivo.
Dal colloquio rivela un animo dolce, sensibile e amante della natura; figlia unica, riferisce di aver risentito molto della separazione
dei genitori, vive con la madre con cui ha un buon rapporto di
comunicazione, mentre con il padre, pur passando periodicamente del tempo assieme, non è mai riuscita ad avere un buon rapporto confidenziale..
Alla prima visita viene accompagnata dalla madre che riporta con
minuzia ogni problema di salute occorso alla figlia, dimostrando
un attaccamento oltre misura e una preoccupazione esasperante
per ogni dettaglio.
Riferisce un episodio da lei ritenuto importante in cui Anna, all’età
104
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
di 10 anni, spinta accidentalmente da un compagno di classe è caduta a terra all’indietro battendo la testa, senza però perdere coscienza.
L’EEG eseguito all’epoca dava un “rallentamento” dell’attività delle
onde cerebrali e la sua preoccupazione è che questo possa aver
dato origine all’alopecia di cui soffre.
Impiego del tempo per rassicurarla che sicuramente non è stato il
trauma fisico la causa e che da questo Anna si è completamente
ristabilita, visto anche il periodo trascorso e la sua capacità nel proseguire normalmente la sua vita con buoni risultati anche in campo scolastico. Le ho chiesto di lasciare ad Anna l’opportunità di affidarsi con fiducia alle cure e di interferire il meno possibile con il
proseguimento delle sedute cercando di allentare “la sua stretta
presenza” anche durante la giornate.
Altri dati anamnestici: menarca a 11 anni, mestruo ritardato e scarso, altezza 155 cm., peso corporeo 43 Kg., con BMI di 18, che conferma il sottopeso.
La diagnosi energetica di Medicina tradizionale cinese: carnagione
pallida, magrezza, polso debole, lingua pallida con sfumatura violacea, concludono per una stasi di Qi del fegato, deficit di sangue,
debolezza dello “Shen” (aspetto mentale).
Le propongo di affiancare, accanto al trattamento di agopuntura,
l’ipnosi per intervenire sul rafforzamento dell’autostima, acquisire
un maggior senso di sicurezza e attivare al meglio le sue risorse
psichiche interiori per aiutarla nella risoluzione del problema.
Trattamento
Seleziono alcuni punti di agopuntura tra i seguenti, utilizzandone
5/6 per seduta, alternandoli di volta in volta:
Lu-7, Ki-6 (per trattare il meridiano Ren mai): regola l’energia del
sistema riproduttivo della donna e tonifica il sangue. Sp-4, Pc-6
(per trattare il meridiano Chong mai): regola il ciclo mestruale, nutre il sangue e ne regola la circolazione. Pc-6, Liv-3: mobilizzano il
sangue, calmano lo Shen (il mentale). Du-20: punto riunione di
tutti i meridiani alla sommità del capo, fa salire l’energia alla testa,
solleva il tono dell’umore. Ren-6, St-36, Sp-6, Bl-20, Bl-23, Bl-17:
Vol. I - 2006
Casi Clinici
105
tonificano l’energia e nutrono il sangue tonificando le funzioni dello stomaco, milza, rene.
Dalla prima seduta invito Anna a stendersi sul lettino, mettersi comoda, in atteggiamento rilassato, subito dopo inserisco gli aghi e
comincio l’induzione ipnotica. “Ora fai un profondo respiro e la-
scia andare il tuo corpo a un piacevole sensazione di distensione…
senti come sei comoda, così distesa… il tuo corpo completamente
abbandonato, piacevolmente calmo… fai un bel respiro e lascia
andare ogni tensione… porta l’attenzione ai tuoi piedi e senti come un’onda piacevole che comincia a salire proprio qui dai tuoi
piedi… senti il contatto con la superficie del lettino… Potrai avvertire un leggero formicolio senti l’onda che sale e rilassa totalmente le tue gambe e sale, sale, sale fino all’addome, al torace... puoi
sentire il tuo corpo sempre più rilassato, disteso, calmo; fai un bel
respiro profondo e ti sentirai serena, tranquilla... e puoi ora abbandonarti con fiducia a questo rilassamento sempre più
profondo, senti le tue spalle, i muscoli del collo che si
distendono… molto bene Anna…. l’onda si diffonde
piacevolmente al viso, alla fronte fino alla sommità della testa,
dove la circolazione del sangue nutre ogni cellula, ogni fibra del
tuo corpo, ti senti bene, respiri tranquilla, senti l’aria che entra ed
esce puoi
Ora
senzalasciare
sforzo dalle
andare
tueinarici…
pensieri... osservali senza afferrarli, lascia che si sfiocchino come delle nubi bianche in un cielo azzurro... bene, molto bene Anna
Ti piace l’ambiente naturale, ti piacciono le vallate, le montagne,
vero? (annuisce)...
Ora… immagina di camminare verso un bel sentiero in montagna,
in mezzo a piante rigogliose, costeggiato da alberi meravigliosi che
ti avvolgono col loro colore verde, avviati serena lungo questo sentiero, verso quello spiazzo che vedi laggiù in fondo dove puoi intravedere dei meravigliosi fiori dai diversi colori... raggiungi quel
bellissimo prato e siediti comoda… ammira quelli rossi, gialli...
quei fiori bellissimi, ne puoi sentire il profumo nell’aria fresca, la
fragranza..., puoi osservare le diverse forme di quei bellissimi petali e vedere come si staccano col loro stelo dalla terra, la terra che li
nutre attraverso la linfa che sale e ogni parte riceve il suo nutrimento dando vita alle corolle, ai petali, irradiando il profumo
106
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
nell’aria… puoi percepirlo nitidamente... lasciati avvolgere… totalmente.
Vedi Anna… come i fiori crescono sani, belli, rigogliosi?… e come
sia la terra a nutrirli portando la linfa fino in cima... proprio come
nel nostro corpo, quando ci nutriamo con un buon cibo e il nutrimento entra nel nostro sangue che circola attraverso i vasi fino
ai più piccoli capillari, fino alle estremità e il sangue giunge senza
ostacoli… fino alla testa e nutre quei piccolissimi bulbi sotto la pelle, quelle piccole ghiandole che danno vita ai capelli... la tua bellissima chioma, proprio come i fiori che tu puoi ammirare… anche i
capelli ricevono il loro nutrimento… dal tuo sangue che circola
senza ostacoli raggiungendo ogni cellula, ogni fibra, giorno dopo
giorno… ogni giorno con costanza, senza ostacoli, con la tua mente serena fiduciosa, come i fiori che si affidano alla terra con fiducia e crescono sani… forti… rigogliosi, lucenti nei loro colori…
Molto bene Anna... ogni volta che raggiungerai, che sognerai questo bellissimo posto che tu stessa hai scelto, sarà un momento per
rigenerarti, per sentirti bene, per trarre forza per dare sostegno alla tua vita e lo potrai fare ricavando uno spazio dalla tua giornata,
uno spazio tutto per te, un’oasi dove attingere nuova e sempre più
rivitalizzante energia e così la tua vita si arricchirà ogni giorno di
fiducia, di serenità per raffrontare ogni prova che ti si presenta.
Ora potrai ritornare lungo il sentiero costeggiato dagli alberi sentendo dentro di te una fresca vitalità…
Ed ora toglierò gli aghi che ti hanno accompagnato in questo piccolo viaggio riequilibrando l’energia nel tuo corpo e facilitato la
tua esperienza anche oggi… potrai avvertire una leggera vibrazione
o un formicolio molto lieve… quando ti sentirai pronta potrai riaprire gli occhi e ti sentirai serena e ben riposata”.
Ho eseguito 10 sedute settimanali seguendo la sequenza esposta,
prima applicavo gli aghi dopodiché cominciavo l’induzione ipnotica e utilizzavo la metafora scelta, i suoi sistemi rappresentazionali
visivo/cenestesico preferenziali e scegliendo immagini molto vicine
alle sue preferenze ed ai suoi vissuti positivi, amante dell’ambiente
naturale, per recuperare e attivare le sue risorse psichiche interiori.
Già dopo la prima seduta si sentiva molto rilassata e ben disposta;
Vol. I - 2006
Casi Clinici
107
le dissi di ritagliarsi uno spazio ogni giorno per riprovare da sola a
rilassarsi e visualizzare, rivivere l’esperienza della seduta, ma con
calma, senza troppa precisione per i dettagli. Questo le riusciva
soprattutto alla sera, qualche volta addormentandosi prima, favorendole comunque un buon sonno ristoratore.
Di seduta in seduta dimostrava meno preoccupazione per i suoi
capelli e una sensazione di maggior sicurezza nell’espressione di
sé, maggior efficienza nello studio e più aperta nelle relazioni.
Stabilimmo che non doveva comunque controllarne quotidianamente i risultati, e che la cosa essenziale era sentirsi meglio con se
stessa, meno ansiosa, e più sicura interiormente.
Anche se poi, da sola non riusciva a percepire la stessa intensità
della seduta guidata settimanale, definimmo che la cosa fondamentale era il percorso che stava facendo per se stessa, la riscoperta
del suo benessere interiore, la fiducia nelle sue capacità, il saper
apprezzare i suoi piccoli successi quotidiani e con il tempo questo
sicuramente avrebbe favorito anche il miglioramento dell’aspetto
prettamente fisico.
Cominciava a mangiare con più appetito e alla fine delle sedute,
nell’arco dei tre mesi, era aumentata anche di peso.
Nell’area dell’alopecia i capelli apparivano meno radi, anche se
non era risolta completamente.
L’aspetto importante era comunque il senso di benessere, il miglioramento dell’autostima e la capacità di relazionarsi meglio con
i coetanei, questo dava ad Anna maggior fiducia per il futuro.
Prima degli esami di maturità decidemmo di sospendere la continuità settimanale delle sedute ed eventualmente di risentirci, se ne
sentiva la necessità, per delle sedute di richiamo.
Conclusioni
Pur essendo l’alopecia nella maggioranza dei casi prerogativa del
sesso maschile avendo come base organica una componente di
sensibilità ormonale oltre che genetica, in questo caso in cui è colpita una persona di sesso femminile, si rivela in tutta la sua importanza l’aspetto psichico, che, oltre a sostenere la malattia, si presenta come il versante dove intervenire per avviare il processo di
108
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
guarigione coinvolgendo tutta la componente psico affettiva della
persona.
Basilare l’instaurarsi di un buon rapport con il terapeuta attraverso
una buona comunicazione, che permetta di esprimere apertamente il disagio e di aiutare la persona a entrare nei livelli interiori più
profondi, seduta dopo seduta, attraverso il rilassamento guidato e
l’induzione ipnotica con l’uso della metafora.
Ne consegue il miglioramento dell’autostima, del senso di fiducia e
degli aspetti relazionali della vita quotidiana.
L’aver migliorato rapidamente anche aspetti fisici quali l’appetito,
l’anemia, il peso corporeo utilizzando in associazione all’ipnosi
l’agopuntura, denota l’efficacia di queste due tecniche che si integrano vicendevolmente, sostenendo e convalidando l’ipotesi di
partenza.
Vol. I - 2006
Casi Clinici
Riferimenti bibliografici
Arone di Bertolino R.
- L’ipnosi per un medico.
Edizioni Martina, Bologna 2003
Erickson M. H.
- La mia voce ti accompagnerà.
Astrolabio, Roma 1983
Erickson M. H. , Rossi E. L.
- Ipnoterapia.
Astrolabio, Roma 1982
Lankton S., Lankton C. M.
- La risposta dall’interno.
Astrolabio, Roma 1984
Bandler R. Grindler J.
- Ipnosi e trasformazione.
Astrolabio, Roma 1983
- La metamorfosi Terapeutica.
Astrolabio, Roma 1980
Barker P.
-L’uso della metafora in Psicoterapia.
Astrolabio, Roma 1987
Watzlawick P.
- Il linguaggio del cambiamento.
Feltrinelli, Milano 1980
Watzlawick P. Weakland J. Fish R.
- Change. La formazione e la soluzione dei problemi.
Astrolabio, Roma 1981
Maciocia G.
- The foundation of Chinese Medicine.
Churchill Livingstone, London 1989
Auteroche B. Navailh P.
- La diagnosi in medicina cinese.
Edi- Ermes, Milano 1986
109
110
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Mauro Gallina
UN CASO DI ALOPECIA FEMMINILE
TRATTATO CON L’INTEGRAZIONE DI AGOPUNTURA E IPNOSI
Parole chiave: alopecia, agopuntura, ipnosi, metafora, psicoterapia.
RIASSUNTO
L’autore descrive un caso di alopecia trattato integrando agopuntura e ipnosi. Stabilito un buon rapporto con la paziente e raccolto i dati anamnestici e clinici, stabilita la diagnosi energetica di medicina tradizionale cinese, viene impostata la terapia. Ad ogni seduta, viene applicata una combinazione di aghi, e si procede all’induzione ipnotica con l’utilizzo della metafora per attivare le risorse psichiche interiori della paziente al fine di ristrutturarne la visione di sé, l’autostima e favorire la guarigione della patologia. Si mette in evidenza come l’integrazione tra le due modalità terapeutiche possa essere di valido aiuto, essendo entrambe rispettose
dell’unità psico fisica dell’individuo.
Mauro Gallina
A CASE OF ALOPECIA TREATED WITH ACUPUNCTURE
AND HYPNOSIS
Key words: alopecia, acupuncture, hypnosys, metaphor, psycotherapy.
SUMMARY
The Author describes a case of alopecia using an integration of acupuncture and hypnosis. After having established a good rapport with the
patient and collected the clinical history, the energetic Chinese traditional
medicine diagnosis is made and the therapy is set up. During each session
a combination of needles is applied; hypnotic induction is associated, with
the use of metaphors, in order to activate the inner physical resources of
the patient with the aim of restructuring self-confidence, self-esteem and
promoting recovery. The integration between the two therapeuthic modalities is effective, being both respectful of the psychosomatic vision of
the person.
L’Autore
Dr. Mauro Gallina, Terapeuta S. M. I. P. I.
medico chirurgo, specialista in Scienza dell’alimentazione.
Agopuntura e fitoterapia.
Via Pescheria vecchia 26, 30174 Mestre (Venezia)
tel 041 982137 - e-mail: mauro.gallina@tiscali. it
Vol. I - 2006
Casi Clinici
111
AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SAN MARTINO DI GENOVA
U.O. ANESTESIA E TERAPIA INTENSIVA POST-OPERATORIA
DIRETTORE PROF. C. LAUNO
Anna Rossi
SEDAZIONE IPNOTICA NELLA CHIRURGIA
STEREOTASSICA: CASE REPORT
Parole chiave: biopsia stereotassica, sedazione, remifentanil, ipnosi.
Introduzione
La chirurgia stereotassica è una tecnica mininvasiva con una morbilità non significativa se paragonata a quella di procedimenti craniotomici. Viene impiegata in tutti i processi intracranici non chiaramente definiti dalla diagnostica neuroradiologica, che non si prestano ad un approccio chirurgico diretto, per i quali sia indispensabile l’inquadramento istopatologico ai fini del trattamento.
Appare particolarmente appropriata in presenza di lesioni multiple
o profonde in concomitanza a scadute condizioni generali o età
avanzata del paziente.
Tecnica
Questa tecnica è estremamente efficace dal punto di vista diagno-
112
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
stico: il tessuto rimosso con il prelievo corrisponde in modo straordinariamente preciso al target selezionato (i margini di errore
sono inferiori al millimetro). L’attrezzatura comprende un casco
all’interno del quale è possibile localizzare un punto mediante tre
coordinate cartesiane (X frontale, Y sagittale, Z assiale) e da un arco circolare mobile, su cui scorre il supporto per le sonde bioptiche.
Una volta che l’anello base del casco sia stato fissato al capo del
paziente con 4 perni, in anestesia locale, su di esso viene montato
l’indicatore di coordinata: ciò consente l’esecuzione della TC in
condizioni stereotassiche, in modo che lo spazio delimitato dal volume del casco sia perfettamente definito e totalmente descrivibile
in termini matematici.
I dati numerici vengono elaborati, per mezzo di un computer dedicato, in angoli di rotazione dell’arco mobile le cui traiettorie
definiscono il raggiungimento del target.
L’ultima fase della procedura è rappresentata dal prelievo bioptico
vero e proprio, che viene eseguito nella maggioranza dei casi in
anestesia locale con prelievi seriati su traiettorie multiple al fine di
aumentare l’attendibilità diagnostica dei prelievi, anche se ciò aumenta il rischio di complicanze di sanguinamento e di edema cerebrale (0.5 - 2%).
Caso Clinico
Giulio, 74 anni, diabetico, iperteso, bronchitico cronico, da circa
un anno presenta, a detta dei familiari, modificazioni del carattere
con manie di persecuzione e aggressività. A tali variazioni del carattere segue una ipostenia dell’arto inferiore sinistro con turbe della
deambulazione che provocano una caduta a terra con perdita di
coscienza. Viene quindi sottoposto ad una TC cerebrale che mostra una voluminosa lesione fronto-parietale destra con centro necrotico ed intenso edema perilesionale, determinante effetto massa
sul ventricolo laterale destro.
Le caratteristiche radiologiche depongono per una neoplasia gliale.
Si decide quindi di sottoporre il paziente a biopsia stereotassica
Vol. I - 2006
Casi Clinici
113
per la definizione della diagnosi istologica, del grading del tumore
e per la programmazione di una radioterapia.
Giulio è vigile, orientato e collaborante per cui si decide di eseguire l’intervento in anestesia locale con un’eventuale sedazione farmacologica.
Durante il posizionamento dell’anello stereotassico, procedimento
che viene eseguito generalmente senza la presenza dell’anestesista,
Giulio presenta una reazione vaso-vagale con lipotimia, sudorazione profusa e senso di nausea.
Chiamata, mi avvicino a Giulio, che era stato prontamente disteso
sulla barella con gli arti inferiori sollevati assistito da un’infermiera.
Gli tasto il polso e gli sorrido, faccio preparare una infusione endovenosa con atropina e metaclopramide, gli dico scherzosamente
che è normale svenire di fronte a una bella ragazza rivolgendo lo
sguardo verso l’infermiera che l’aveva soccorso e che con un “farmaco portentoso” messo nella flebo “tutto sarebbe andato me-
glio… avrebbe potuto sentire una sensazione di fresco… come se
fosse in una spiaggia tropicale, mentre si dondolava piacevolmente
su un’amaca, mentre il vento muove i rami di una palma e poi… se
avesse voluto avrebbe potuto fare il bagno immergendosi in acque
trasparenti dove nuotavano piccoli pesciolini”.
A questo punto chiedo a Giulio di dirmi che colore sono i pesci e
lui risponde: “gialli e blu”.
L’infermiera piacevolmente stupita fa spallucce e con la mano davanti alla bocca trattiene una risata e il chirurgo mi fa segno scherzosamente che anche lui vorrebbe che gli fosse iniettato “quel farmaco miracoloso”.
Suggerisco inoltre a Giulio di darmi un segnale quando le cose
vanno per il meglio e lui risponde sollevando lentamente il pollice
sinistro. Giulio tranquillo e stabile dal punto di vista cardiocircolatorio viene quindi avviato alla TC per il centraggio.
Al ritorno in sala operatoria dove la temperatura era decisamente
più bassa, non era più possibile continuare le suggestioni date in
precedenza. Mi rivolgo allora a Giulio e gli chiedo, visto che è andato al mare, se vuol pensare ad una bella vacanza da fare in montagna magari “sulle Dolomiti”.
Intanto incomincia la disinfezione del cranio e la preparazione del
campo operatorio. Avvio un’infusione lenta di Remifentanil (0.05
114
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
mcg/kg/min), Giulio respira spontaneamente in aria ambiente, i
parametri vitali sono monitorati in continuo.
Incomincio così a descrivere posti che amo molto: piste da sci, passeggiate e paesaggi… Giulio ascolta con gli occhi chiusi, intanto
viene eseguita l’anestesia locale sottocutanea, seguita da
un’incisione di pochi centimetri che espone la teca cranica dove
viene praticato un foro di trapano, che mette in evidenza rispettivamente la dura madre e la corteccia cerebrale per consentire alla
pinza bioptica di non danneggiare seni venosi e grosse vene di scarico cerebrali.
L’ambiente è tranquillo, il chirurgo è sicuro e silenzioso mentre
esegue i prelievi bioptici seriati.
Chiedo allora a Giulio: “Dove sei?” mi risponde: “in Val D’Aosta”
“dove esattamente?”… “sono nel bosco… sto raccogliendo i funghi…” gli dico di segnalarmi ogni volta che ne raccoglie uno. Ecco
che allora ogni tanto vedo il suo pollice alzarsi, capisco così che
alla fine dell’intervento il suo cestino sarà colmo di porcini.
Conclusioni
In apparenza in modo casuale l’empatia e la svalutazione scherzosa della situazione hanno creato le premesse per lo sviluppo di
una trance ipnotica: ciò ha consentito di poter continuare la procedura di centraggio con grande serenità e senza ulteriori effetti
avversi.
Alla TC il paziente appariva sedato e dopo l’iniezione di mezzo di
contrasto era completamente sveglio.
Arrivato in sala operatoria il paziente era pronto a riprendere
l’esperienza piacevole che aveva provato in precedenza.
L’ausilio di minime dosi di oppioide durante l’esecuzione
dell’esame ha favorito il mantenimento della trance ipnotica indotta senza bisogno di dare continue suggestioni.
Vol. I - 2006
Casi Clinici
Bibliografia
Papo R., Villani M., Giovannelli Basilari S., Gaini M.
- Neurochirurgia Clinica.
(C.G. Edizioni Medico Scientifiche)
Cucchiara R. F., Black S., Michefelder J D.
- Clinical Neuroanestesia.
(Churcill Linvigston)
Arone di Bertolino R., Rossi G.
- Corso di Psicoterapia e Ipnosi Medica di II livello.
(S.M.I.P.I. Bologna 2002)
115
116
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
AZIENDA OSPEDALIERA UNIVERSITARIA SAN MARTINO DI GENOVA
U.O. ANESTESIA E TERAPIA INTENSIVA POST-OPERATORIA
DIRETTORE PROF. C. LAUNO
Anna Rossi
SEDAZIONE IPNOTICA NELLA CHIRURGIA STEREOTASSICA
CASE REPORT
Parole chiave: biopsia stereotassica, sedazione, remifentanil, ipnosi.
RIASSUNTO
L’autrice descrive un caso di sedazione ipnotica durante un intervento
neurochirurgico bioptico. Il paziente dopo un malessere provocato
dall’inserimento di perni nel cuoio capelluto si è affidato alle cure
dell’anestesista e ha seguito le sue suggestioni elaborandole in modo
spontaneo; la situazione ambientale e la blanda sedazione farmacologica
hanno favorito il mantenimento dello stato ipnotico.
Anna Rossi
HYPNOTIC SEDATION IN STEREOTACTIC SURGERY
CASE REPORT
Key words: stereotactic biopsy, sedation, remifentanil, hypnosis.
SUMMARY
The author describes a case of hypnotic sedation during a stereotactic biopsy. The patient, after a vagal reaction occurring during the positioning
of the headframe, was assisted by the anaesthesiologist. She induced in the
patient a hypnotic trance, generating a variety of suggestions which made
possible to perform the whole bioptic procedure with a light pharmacologic sedation.
L’Autrice
Dr.ssa Anna Rossi, Terapeuta S.M.I.P.I., specialista in formazione in Psicoterapia Scuola S.M.I.P.I., specialista in Anestesia e Rianimazione, professore contratto Università di Genova.
Via Belsito 7 - 16167 GENOVA GE
tel. 347.2658001 - 010.322367 - [email protected]
RUBRICHE
Vol. I - 2006
Rapporti
119
S.M.I.P.I
Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Sezione Romagna
Dirigente Dottoressa Nadia Menghi
Francesca Baiardi, Redina Gega, Antonella Mariani
Lanfranco Mariottini, Nadia Menghi
L’IPNOSI E LA VISUALIZZAZIONE NELLA MALATTIA
Percorso di apprendimento delle risorse interiori e della riscoperta
del significato della malattia come motivo di cambiamento.
C’è già ormai un’esperienza di oltre vent’anni che dimostra come
l’intervento psicoterapeutico, con in più l’utilizzo dell’ipnosi, siano
di aiuto per coloro che hanno avuto una diagnosi di malattia grave,
sia essa cancro, HIV e altro, che comunque mette a rischio la propria vita.
Ammesso che tutti siamo creati uguali, ognuno di noi reagisce diversamente al mondo che ci circonda. A ciascun tipo di personalità
si ritiene corrisponda un particolare modello fisiologico. Si può
ipotizzare che ci siano anche persone eccezionalmente rispondenti
alle componenti dello stato d’ipnosi, comunque rimane la centralità dell’intervento psicoterapeutico che è indirizzato solo ed unicamente non a ricercare l’eccezione, ma a: “fare sentire meno sole
e quindi più forti le persone che vivono questa condizione”.
L’approccio è quindi esclusivamente orientato verso quello che si
ama definire approccio di terapia di gruppo di tipo supportivo espressivo, con utilizzo dell’ipnosi intesa non come tecnica ma come relazione terapeutica.
Contesto dello studio
Nel progetto si è ipotizzato di avere due gruppi di terapia. Uno rivolto a persone che, con patologie diverse e stadi anche diversi,
facessero spontaneamente richiesta del supporto, e l’altro indirizzato a donne con carcinoma al seno in stato iniziale della malattia
e non in fase metastatica.
Si vuole sottolineare che il lavoro è frutto di un’esperienza di puro
120
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
volontariato da parte di professionisti in psicoterapia e in ipnosi.
Pertanto tutte le valutazioni devono essere osservate rivalutando
questo elemento: non abbiamo avuto nessuna sovvenzione o contributo al tempo dedicato allo studio e alla terapia. Questo può
forse essere da una parte elemento di limite per gli elementi standard di una ricerca, dall’altra la ricchezza di un patrimonio intellettivo e culturale che può lavorare ed esprimersi benissimo anche al
di fuori delle strutture ospedaliere.
Progetto dello studio
Si sono progettati quattro gruppi di terapia all’anno, ruotanti, in
modo che tutto il corso dell’anno fosse coperto. Per ora si è partiti
con un primo approccio di solo sei giornate con terapia di gruppo
della durata di un’ora e mezza con incontri settimanali.
Non si sono stabiliti rapporti preferenziali con strutture oncologiche, se non l’informazione della nostra iniziativa.
Ciò nonostante, con semplice diffusione, anche poca, di materiale,
qualche locandina e brossura, i seminari sono stati compiuti. Sono
state ammesse sei pazienti per il gruppo con le donne con cancro
al seno e sei per l’altro gruppo.
Per il gruppo con donne con cancro al seno tutte sono risultate rientranti nel progetto: cioè la condizione di malattia
non in fase metastatica.
L’altro gruppo ha avuto sei partecipanti, di cui una deceduta durante il percorso, con malattia oncologica a prevalenza neurologica.
Criteri di valutazione
Per la validazione dei risultati il progetto è all’inizio. Ci riserviamo
di mettere a fuoco future misurazioni dello stato d’ansia, del coping all’inizio e alla fine, della validità della durata dell’approccio e
di altre caratteristiche.
Risultati
Al momento della stesura di questo scritto si può affermare quanto
segue: il gruppo di terapia con le pazienti con cancro al seno è
completo, nelle date e nei tempi definiti.
Il gruppo ospedaliero, che ha già espresso la sua prima esperienza,
Vol. I - 2006
Rapporti
121
ha ottenuto un ottimo risultato come accettazione, motivazione e
senso di beneficio psicofisico da parte delle pazienti. Poca accettazione da parte dei medici al punto tale che è stato richiesto che il
seminario si svolga al di fuori dell’ospedale. Riteniamo questo un
insuccesso poiché si è evidentemente sbagliato il modo di porsi
nella comunicazione rispetto ai colleghi. Infatti ormai i tempi perché questo tipo di aiuto e di approccio al paziente oncologico sia
accettato dovrebbero essere maturi. Ovvero non siamo in anticipo
rispetto alle possibilità cliniche e culturali di riconoscimento da
parte di colleghi medici su questo tipo di terapia, si ripropone pertanto il problema della formazione. Abbiamo la speranza di poter
proseguire.
Concludiamo con David Spiegel:
“Qualunque dato futuro supporti l’effetto della psicoterapia di
gruppo nella sopravvivenza, in ogni gruppo non vi sarà la garanzia
che l’intervento impiegato in quel contesto allungherà la vita al
paziente.
L’elemento chiave del gruppo dev’essere sul “come”, piuttosto che sul quanto a lungo il paziente vivrà.
Indubbiamente sono necessari ulteriori studi per chiarire
domande quali:
Quali sono gli aspetti più significativi del trattamento?
Quali pazienti traggono più probabilmente beneficio?
Quale tipo di training è maggiormente efficace per i terapeuti
e quali sono gli effetti delle terapie supportive-espressive di gruppo?
Questo tipo di trattamento associa quanto conosciamo della
psicoterapia al potere salutare del supporto sociale. È l’esempio
necessario di come la scienza medica deve riacquistare l’equilibrio
fra competenza e compassione.
Vi è una forza comune sia nei numeri, sia in quelli usati nella
ricerca, che spingono persone con problemi analoghi ad aiutarsi
reciprocamente.
Dottoressa Francesca Baiardi
Psicologa, specialista in formazione in Psicoterapia e Ipnosi presso
la Scuola S.M.I.P.I., dal 1998 attività di libera professione e consulente nell’ambito di studi sulla qualità di vita correlata alla salute.
122
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Dottoressa Redina Gega.
Psicologa. Specialista in formazione in Psicoterapia e Ipnosi presso
la Scuola S.M.I.P.I., coordinatrice dei servizi informativi e di orientamento presso il Centro per l’Impiego di Forlì. Svolge libera professione a Cesena.
Dottoressa Antonella Mariani
Psicologa, iscritta all’Ordine degli Psicologi, svolge attività di libera
professione. Laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli
Studi di Bologna nel maggio 1981. Laurea in Psicologia, indirizzo
sperimentale conseguita presso la medesima Università nel novembre 1996. Specialista in formazione in Psicoterapia e Ipnosi
presso la Scuola S.M.I.P.I.
Dottor Lanfranco Mariottini.
Laurea in Medicina e Chirurgia nel 1976, specialista in Anestesia e
Rianimazione, specialista in Radiologia, specialista in formazione in
Psicoterapia e Ipnosi presso la Scuola S.M.I.P.I.. Lavora come neuroradiologo presso il servizio di Neuroradiologia dell’Ospedale Bufalini di Cesena.
Dottoressa Nadia Menghi
Medico psicoterapeuta, specialista in Oncologia, svolge attività di
libera professione come psicoterapeuta a Cesena, dal 1990. Docente S.M.I.P.I. dal 1993, Dirigente Sezione Romagna dal 2004.
Vol. I - 2006
Rapporti
123
Maurizio Zomparelli
La qualità didattica.
Viaggio nelle scuole di psicoterapia italiane
La S.M.I.P.I. è una tra le scuole italiane di psicoterapia accreditate
per la formazione specialistica di terapeuti psicologi e medici, ma
da quando il nuovo ordinamento o meglio la nuova legge di accreditamento delle scuole di formazione è in vigore, molte altre
sono state riconosciute dal Ministero dell’Università e della RicerParadossalmente nello storico antecedente alla legge in vigore ne
ca.
erano riconosciute una ventina, oggi siamo arrivati ad oltre cento
scuole, in rapporto ad altre specialità, il numero è veramente elevato e considerevole.
Sorge spontaneo domandarsi come l’intervento di una normativa
abbia accellerato questa crescita anziché limitarla, visti i controlli
ed i requisiti richiesti dal Ministero per l’accreditamento.
Evidentemente esisteva una grande richiesta degli utenti laureati
anche in considerazione di due importanti fattori: il primo riservato all’esercizio degli psicologi che con la specializzazione possono
amplificare la loro professione, il secondo, non trascurabile, per il
lungo parcheggio riservato ai medici per accedere ad una specializzazione post-laurea, fondamentale e necessaria per l’inserimento
nell’attività professionale pubblica e per una maggiore qualifica
professionale.
La nostra Scuola ha sposato in parte lo spirito scientifico e culturale di Milton H. Erickson, noto ed innovativo psicoterapeuta americano, ma altri scienziati hanno creato altri modelli professionali
d’intervento sul paziente ed altre scuole ne sono nate e derivate.
In questo panorama nazionale dove vengono rappresentate scuole
di ispirazione internazionale, gli utenti, medici e psicologi, cercano, in base alle proprie tendenze culturali, le relative scuole a cui
iscriversi, non trascurando il fattore logistico delle sedi per ridurre
spese e tempo da dedicare. Questi titoli di specializzazione sono
gli unici, rilasciati da Scuole a carattere privato, che vengono pubblicamente riconosciuti e validati come equipollenti ad una specializzazione universitaria.
Il rischio è che a danno degli utenti possano verificarsi incon-
124
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
gruenze sulla qualità del servizio offerto o meglio in alcuni casi
una carente e dissimile formazione da quella che viene proposta
all’inizio e che differenzia le scuole stesse nel proprio modello educativo.
Come Tutor Manager della S.M.I.P.I., incaricato dal presidente, ho
verificato personalmente se in altre scuole, presenti sul nostro territorio e della stessa matrice culturale, ovvero di tipo relazionale
ispirata al modello ericksoniano, ci fossero divergenze sia
sull’impostazione didattica, sia sulla stessa organizzazione interna,
quella del gruppo docenti e quella teorico-pratica dell’anno accademico.
La sorpresa è stata quella di non riscontrare significative divergenze, sia sull’impostazione che sulla stessa organizzazione, sia sul
modello didattico-educativo che teorico-pratico.
Evidentemente il modello ericksoniano è quello che uniforma molta cultura degli psicoterapeuti moderni e che meglio si adatta alle
esigenze della società odierna.
Lo sviluppo della psicoterapia in Italia , da Granone in poi, non
sempre ha seguito strade omogenee. Sulla sua applicazione professionale, in particolare all’uso di alcune tecniche come l’ipnosi, è
stato fatto un uso ed una informazione non coerente
all’argomento, spesso risibili e poco scientifici, sino alla demonizzazione della stessa ipnosi.
La rivalutazione nell’ambito psicoterapeutico è avvenuta grazie alla
affermazione delle scuole scientifiche, soprattutto di quelle ericksoniane, come la nostra, che ne hanno declarato l’utilità,
l’efficacia e la proprietà dell’uso in molti casi clinici.
Inoltre vorrei che l’attenzione dei nostri iscritti fosse indirizzata sul
fondatore della nostra scuola perché deve essere valutata la natura
profonda dell’mpostazione scientifico-culturale che ha voluto dare
proprio alla S.M.I.P.I. ed ai suoi soci.
In tempi non sospetti, in cui ancora esisteva una certa classe medica, spesso ad estrazione di baronia, Arone di Bertolino avvertiva
l’esigenza di creare una nuova forma di comunicazione con il paziente, non solo per l’aspetto medico, rivolto alle patologie, ma
per quello soprattutto umano, rivolto all’io come universo unico
ed inimitabile.
Vol. I - 2006
Rapporti
125
Soffermarsi sull’io a prescindere dalle patologie è fondamentale
per trovare la chiave di lettura per trovare in tempi brevi, ove possibile, una soluzione terapeutica. Insieme, medico e paziente affrontano il dramma della malattia per curarla.
Questa nuova impostazione professionale è considerata oramai
imprescindibile nella cultura medica di oggi ed è necessaria per
risolvere il difficile e sensibile rapporto di fiducia tra medico e paziente, anche per evitare contenziosi legali, in caso di insuccesso.
Ha il merito di avere compreso subito questa esigenza e dato il via
ad una scuola unica nel suo genere, fuori dalle pomposità e pubblicità, ma efficace e profondamente incisiva nella formazione dei
suoi allievi.
Oltre alle teorie e alle nozioni fondamentali, che possono essere
apprese su qualunque testo, la nostra scuola, così impostata, seguendo anche il modello ericksoniano, consiglia di abbandonare i
dogmi teorico-ideologici per ricorrere a qualsiasi tecnica volta ad
aiutare i nostri pazienti. Per fare questo è necessario avere una duttilità mentale e culturale che non deve compredere qualsiasi forma
di narcisismo, che, nella nostra delicata professione, rappresenta il
limite comunicativo più evidente e penalizzante.
Arone di Bertolino ha sposato questa filosofia professionale; nella
sua scuola sono presenti e chiari gli orientamenti e le impostazione didattiche.
Non si può pensare di potere aiutare gli altri se non siamo in grado di lavorare sul nostro io, in modo da rendere comprensibile il
loro mondo alla nostra mente, fuori da pregiudizi e rispettandoli.
Il cuore della S.M.I.P.I. è la filosofia e lo spirito che la alimenta ed i
suoi iscritti ne sono i validi rappresentanti. Mi sento di rivolgere
con segno di gratitudine a nome di tutti noi, questo encomio al
nostro amico ed ispiratore il cui nome e cognome è ben noto.
Dr. Maurizio Zomparelli
Docente S.M.I.P.I., medico psicoterapeuta, Spec. Cardiologia
Via Laurentina 501/c - 00142 ROMA RM
tel.06.5924646-7021746
Vol. I - 2006
Libri e Riviste
127
Recensioni
RIVISTA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI
Volume II - dicembre 2005
Cenni riassuntivi e recensioni di Patrizio Bellini
Nell’EDITORIALE:
- Il tempo della Psicoterapia (elementi e criteri per la prognosi di durata) di Riccardo Arone di Bertolino.
Un lavoro per aggiornare quanto d’importante riguarda l’esercizio
della Psicoterapia. Arone ci descrive il proprio stile su come impostare l’approccio Psicoterapeutico con il paziente. Illustra quegli
assunti operativi da lui accuratamente sperimentati. Penso che il
lettore/terapeuta trovi nelle asserzioni fatte un valido aiuto per orientare meglio il proprio esercizio dell’Arte Psicoterapeutica. Mi
auspico (d’altra parte) che anche “il lettore in qualità di paziente”,
possa a sua volta comprendere meglio come questo genere di Terapia meriti (nei termini spiegati dall’autore) a pieno titolo quegli
attributi di professionalità che i Tempi (di studio e d’esercizio relazionale) le hanno conferito. L’autore ci offre le proprie osservazioni sulla Durata della psicoterapia e sulla sua Prognosi di durata.
Analizza poi ELEMENTI DI VALUTAZIONE come: la diagnosi, l’età
ed elasticità mentale del paziente, la reattività mentale ed emotiva,
l’età della patologia o del comportamento, le motivazioni e scopi,
le risorse, portandoci così a comprendere quanto afferma nelle
CONCLUSIONI: “Gli elementi che ho indicato sono abbastanza utili da formulare una previsione ragionevole, che spesso si rivela inesatta, ma che è sempre terapeuticamente utile comunicare al paziente per confermargli che la Psicoterapia, oltre che uno o più
scopi deve avere un termine. Più utile e percentualmente meno
erronea è la capacità d’intuizione che si sviluppa con l’esperienza,
anche se è impossibile leggere il futuro”.
NOTA PERSONALE: è importante e piacevole leggere quanto
l’autore ci rivela in questo suo lavoro. Consideriamo anche che
quanto da noi posto in essere e condiviso (come terapeuti), possa
efficacemente trovare quegli stessi riferimenti pratici che Riccardo
ci ha costantemente invitato ad applicare di persona. Importante è
individuare quel “piacevole ritorno d’empatia” (quale feed-back
128
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
spontaneo). Ancora, “il ritorno d’empatia” in questione mi offre
l’occasione di osservare diversamente e modulare quella realtà costituita dalle sofferenze del paziente. Realtà o meglio: percorso di
Realtà che spesso individua quale itinerario “seguire” nelle sue reazioni alla sofferenza e che quasi sempre ci “illumina” e ci aiuta nel
riportarlo alla serenità ed al benessere durante. Infine: caro collega
terapeuta ricordati sempre che, anche nella più nera nostra titubanza di fronte al paziente più negativo, tu (noi) rappresenti (rappresentiamo) per lui la sua più intima speranza di salute!
Nella SEZIONE LAVORI ORIGINALI leggiamo:
- Il modello complesso della salute mentale nell’Esperienza
Toscana di Ugo Corrieri.
L’autore ci offre una stupenda esposizione della missione sul territorio toscano del “Servizio di Salute Mentale di Comunità”. Le conoscenze nonché l’esperienza personale sul campo, da lui maturate, lo hanno portato ad offrire alla nostra Rivista un “distillato”
d’informazioni utili a formare quella coscienza di terapeuta del territorio che dovrebbe (almeno come mio personale auspicio) “contagiare” noi terapeuti della relazione psico-sociale .
NOTA PERSONALE: due osservazioni mi sono piacevolmente nate.
La prima riguarda un mio ricorrente pensare alla terra di Toscana,
come ambiente di vita salubre e ricco di relazioni corrette nella
chiarezza e spontaneità dei suoi abitanti. La seconda osservazione,
più accuratamente professionale, è l’aver notato, di Corrieri, la citazione bibliografica su Maturana Humberto, biologo e neurofisiologo cileno, le cui opere ci aprono ad un comunicare tra parentesi
e senza parentesi, ricorsivamente impegnato e ricco quanto appunto è il nostro agire ricorsivo linguistico nella prassi del nostro
vissuto. Vissuto che, sempre come afferma Humberto, nasce nel
linguaggio, nel discorrere intesi come meta di ogni nostro agire
ricorsivo linguistico in accoppiamento con il medium che abitiamo
e nella nicchia che scaviamo appunto agendo ricorsivamente e linguisticamente nella nostra prassi.
- Ipnosi: le immagini del cambiamento di Daniela Carissimi.
In questo lavoro incontro, grazie all’autrice, stupende emozioni.
Innanzi tutto ne consiglio la rilettura, poiché penso che il rileggere
Vol. I - 2006
Libri e Riviste
129
queste affermazioni chiare, ordinate, induttrici di quello stato di
trance cognitiva che solo un fine prodigarsi nell’impegno della Psicoterapia con l’Ipnosi può suscitare in coloro che vi s’impegnano
ed in coloro che vi sperano. Quella che leggo è (mi si conceda
l’espressione), una “nuova Daniela”, divenuta Terapeuta, lavorando nella comprensione e nello sviluppo relazionale e di linguaggio
che, solo una costante dedizione personale all’Ipnosi quale stato
mentale di trasformazione della Realtà personale ha saputo trasfondere in lei.
NOTA PERSONALE: cara lettrice o lettore, leggi e rileggi questo
bellissimo lavoro ed anche tu capirai, come afferma l’autrice, le
immagini del cambiamento!
- Il disturbo ossessivo-compulsivo di Federica Panzanini.
Eccoci ad un capitolo classico e ricorrente (nelle più differenti sfumature cliniche). Capitolo che l’autrice ci propone nei suoi termini
essenziali di contenuto e di terapia per offrirci una chiave di lettura
puntuale, sintetica e chiara. È difficile non perdersi, non seguire i
sensi coinvolgenti descritti sin dalle prime pagine. Difficile penso
risulti procedere “indenni” sino alla lettura dei “Cenni di psicoterapia”… e qui mi viene da pensare: “E se leggendo… poi guarissi
veramente?”. Dopo un istante di forte titubanza a lasciare questo
“Paradiso d’informazioni e chiarimenti” mi lascio spingere dalla
razionalità della vostra pazienza a leggermi e comincio a lasciarmi
curare, appunto, dai “cenni di psicoterapia” dell’autrice. Così, dopo numerosi “concetti e consigli”, mi lascio “disidentificare” da
questi pensieri e proseguo nel “divenire dei processi mentali per
loro natura mutevoli e transitori”.
Eccomi giunto, dopo la ormai storica immagine dello scultore
Glauco Fiorini, con il suo cane attento… a risvegliare in me antichi
timori… già motivo di partecipazione ipnotica all’antico Master
della S.M.I.P.I. con Riccardo… eccomi giunto a leggere:
- L’Ipnosi nella Comunicazione di Patrizio Bellini (in altre parole, me medesimo)…
Che cosa scrivere ancora? Permettetemi qualche riga postuma…
Tutto arrivò per la costanza, lungimiranza ed amicizia con il dottor
“amico di corvée” Gilberto Gamberini. Noi, forse ancora illusi dai
130
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
rapporti personali e professionali che non tramontano, siamo sempre alla ricerca del sole che sorge. E questo per due motivi: il primo è senz’altro perché ogni nuovo sorgere del sole è per noi momento di vita, di apprezzamento per sentirci vivi, su questo pianeta
cognitivo professionale. Il secondo penso sia perché ci sentiamo
nostalgicamente “compagni di sventura” nel percorso di curiosità
cognitiva che la S.M.I.P.I. ha saputo stimolare in noi nell’alba del
nostro “perlustrare la savana della Psicoterapia”. INSOMMA, se tanto me la tiro per aver scritto quelle poche righe, vi confesso che fu
perché, nel mio agire ricorsivo linguistico (nella prassi di questo
mio vissuto), era ora che scrivessi (di mio) qualche riga… affinché
potessi un giorno (vale a dire oggi) anche “riassumermi”.
NOTA PERSONALE: ringrazio Martin Heidegger, Humberto Maturana, Ferdinando Pessoa, Richard Dawkins e la simpatica Susan
Blackmore per essere stati miei “consiglieri” in questo divenire
d’autore per la S.M.I.P.I..
Siamo così giunti agli
ATTI DEL CONVEGNO NAZIONALE sulla PSICOTERAPIA E
COMUNICAZIONE NELLO STUDIO ODONTOIATRICO tenutosi a
Cattolica nel maggio2005.
- Il mio amico dentista. Rapporto bambino-Odontoiatra di Roberto Olivi e Francesca Olivi.
Un bel lavoro, dove gli autori (padre e figlia) ci regalano il loro
professionale avvicendarsi nella terapia del paziente di oggi ed “odonto-cliente” … di domani: il bambino dal dentista.
Quanto descritto permette di comprendere come sia cambiato il
contatto odonto-terapeutico col bambino che, a tutto diritto oggi
(più di ieri) può dirsi fruitore di quella moderna odontoiatria che
cura piacevolmente la salute dei denti.
NOTA PERSONALE: le stagioni della Vita sono costanti e veloci nello stesso tempo (veloci per lo meno per noi genitori). Un tempo
allora in divenire, tra le emozioni umane di sempre, che comunque svela il senso del credere nella Professione. (Sono queste due
ultime mie righe, spiccatamente dedicate agli “autori” per la piacevole emozione in me sorta dal leggerli insieme in un loro primo
lavoro sulla nostra Rivista).
Vol. I - 2006
Libri e Riviste
131
- La Comunicazione efficace di Maurizio Zomparelli.
Tre pagine di lettura veloce, sintetica e snella dove Zomparelli ci
risveglia al senso di comunicare efficacemente, motivando in noi la
Riflessione: motore primario d’ogni nostro più attento interagire.
Seguono ancora:
- Curare gli anziani di Mara Simoncini, Luigi Maria Pernigotti.
- L’Ipnosi preoperatoria. Studio controllato su pazienti in fase
pre e post chirurgica di Maurizio Massarini, Francesco Rovetto,
Claudio Tagliaferri ed il Gruppo di Studio “Ipnosi Preoperatoria”.
- Il ruolo dell’Assistente alla poltrona nello studio Odontoiatrico: il puno di vista del Medico e del Paziente di Alessandro
Corretti e Giorgio Corretti.
Leggendo questi tre lavori, il lettore avrà senz’altro notato la completezza di quanto riferitoci dagli autori e questo, sempre nello
sforzo della S.M.I.P.I. di “compilare” Convegni a contenuto cognitivo e di attenzione professionale ricchi e coinvolgenti.
Chiudono detto Convegno due lavori veloci e curiosi, sì: curiosi!
- Odontoiatria Analogica di Enrico Morari.
Ebbene, cari lettori, ogni tanto Enrico appare e, quando appare
Enrico i suoi lavori ci raccontano nello stile “sintetico” che l’autore
ha rivelazioni simpatiche ed interessanti che potrebbero sfuggire al
lettore veloce, ma non a me che, avendo avuto il piacere di incontrarlo alla S.M.I.P.I., leggo sempre con gioia questo suo pubblicare
e, cari lettori (anche se stanchi ed assonnati) vi consiglio di leggerlo e rileggerlo con attento interesse. La semplicità espositiva di Enrico senz’altro arricchirà anche voi.
- Suggestioni positive e non-sense nella comunicazione col
paziente odontoiatrico di Bruno Camplese.
Chiude la sezione della Rivista dedicata al Convegno questo lavoro. Qualche nota mi sembra opportuna poiché, nella sintesi di
quanto esposto, dall’autore emerge l’entusiasmo che “avvolge” la
sua professione e che piacevolmente “coinvolge” il paziente “fa-
cendolo sentire a proprio agio e consentendogli una migliore sintonia”.
“Il gioco del non-sense nasce dall’affiatamento che ho con il paziente soprattutto se sono in buoni rapporti con lui da parecchio
tempo”, …”devo dire che vedere che il rapporto Operatore-
132
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Paziente è arrivato a questo punto (non vedere il paziente affogare,
non fraintendetemi) è di molta soddisfazione professionale”.
Infine, riporto anche la sua citazione conclusiva: “Il mondo appartiene a chi crede nella bellezza dei propri sogni”.
Siamo così giunti alla SEZIONE RUBRICHE.
Non mi soffermo nei lavori specifici ivi raccolti, ma invito il lettore
a notare come nel tempo, in tale SEZIONE, abbiano preso spazio
interventi che dimostrano la vitalità della “famiglia S.M.I.P.I.”: una
famiglia aperta a chiunque voglia soggiornare e condividere il proprio “bagaglio culturale e d’esperienza” e “ripartire” con una visione del Mondo migliore, come di solito succede dopo un piacevole
incontro con nuovi e vecchi amici.
Dott. Patrizio Bellini, Docente S.M.I.P.I.
Medico Psicoterapeuta
Via Dante, 9 – 21057 OLGIATE OLONA (VA)
Tel. 0331.649796 – E-mail: [email protected]
Vol. I - 2006
Libri e Riviste
133
Rassegna della letteratura internazionale sull’ipnosi
di Oriano Mercante
In questo numero esaminiamo alcuni lavori sulla sindrome del colon irritabile, patologia discretamente diffusa e disturbante. Vengono presentati alcuni protocolli terapeutici che potrebbero interessare quanti si dedicano a tale patologia. Premettiamo due lavori:
uno sulla modifica dell’effetto Stroop 20 sotto ipnosi ed uno sulla
visione blue di alcuni soggetti sottoposti ad ipnosi. Che l’ipnosi sia
una sorta di Viagra naturale?
Raz A., Kirsch I., Pollard J., Nitkin-Kaner Y.
- Suggestion reduces the stroop effect.
Psychol Sci. 2006 Feb;17(2):91-5.
Abbiamo esaminato gli effetti della suggestione sull’effetto Stroop
in individui altamente suggestionabili. I partecipanti hanno completato il test di Stroop con e senza una suggestione di percepire
le parole del test come simboli insignificanti. Alla metà dei partecipanti è stata somministrata questa suggestione in ipnosi e agli altri
senza. La suggestione ha prodotto una riduzione significativa
dell’effetto Stroop, indipendentemente dall’uso dell’ipnosi. Questi
risultati indicano che la suggestione può parzialmente sormontare
l’automaticità connessa con l’effetto Stroop.
Anbar R.D., Savedoff A.D.
- Hypnosis-associated blue-tinted vision: a case report.
BMC Ophthalmol. 2005 Dec 1;5:28.
L’autoipnosi è stata ordinariamente usata all’università medica di
SUNY Upstate per il trattamento dei sintomi respiratori che si riteneva potessero essere favorevolmente influenzati dalla terapia psicologica. Durante l’ipnosi per il rilassamento, quattro individui,
compreso un paziente con fibrosi cistica, hanno segnalato lo sviluppo della visione blu. Sulla base di una ricerca della letteratura,
crediamo che questo sia il primo rapporto pubblicato della visione
blu ipnosi collegata. PRESENTAZIONE DEL CASO: Il paziente ha
20
Effetto stroop: vedendo il nome di un colore stampato in un altro colore
si ha la tendenza a nominare il colore con cui è stampato e non quello
scritto.
134
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
segnalato la visione blu quando ha usato l’ipnosi su base quasi
quotidiana per sette anni. Il cambiamento visivo è accaduto tipicamente quando si metteva disteso. Inoltre, una erezione simultanea in assenza dei pensieri sessuali era solitamente presente. Gli
altri tre individui hanno segnalato la visione blu dopo avere imparato come usare l’ipnosi per rilassamento come componente di
un’istruzione di ipnosi del gruppo. CONCLUSIONE: La visione blu
sperimentata dagli individui in questo rapporto può essere il risultato di un cambiamento primario ipnosi-indotto nell’elaborazione
conoscitiva. Ulteriormente, mentre l’effetto di rilassamento
dell’ipnosi può essere associato ad una riduzione della pressione
sanguigna ed aumento del flusso ematico, la visione blu ipnosicollegata anche può essere collegata con vasodilatazione retinica.
Barabasz A, Barabasz M.
- Effects of tailored and manualized hypnotic inductions for
complicated irritable bowel syndrome patients.
Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):100-12.
Questo studio pilota clinico è stato fatto per fornire dati preliminari sugli effetti dell’induzione ipnotica a pazienti con colon irritabile
confrontata con il protocollo di Palsson. Otto pazienti che precedentemente non avevano risposto ad alcuna forma di trattamento
sono stati assegnati a caso ad un’induzione personalizzata o standard. Tranne il pretest di ipnotizzabilità, la procedura seguita per
il gruppo standard (n = 4) era esattamente come prescritta da O.
Palsson (1998). La procedura identica è stata seguita per gli altri 4
pazienti salvo che le induzioni sono state individualizzate. Tutti
hanno mostrato immediatamente risposte favorevoli persistenti al
controllo a 10 mesi. Il gruppo con ipnosi individualizzata ha continuato a migliorare rispetto all’altro e lo stress post trattamento è
stato attenuato significativamente.
Vol. I - 2006
Libri e Riviste
135
Palsson O.S., Turner M.J., Whitehead W.E.
- Hypnosis home treatment for irritable bowel syndrome: a
pilot study.
Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):85-99.
Il trattamento ipnotico migliora spesso la sindrome del colon irritabile (IBS), ma i costi ed il ricorso ai terapeuti specializzati limita
la disponibilità dei pazienti. Un metodo di tre mesi di trattamento
domiciliare con un protocollo di ipnosi precedentemente studiato
per migliorare tutti i sintomi centrali del IBS è stata completato
con 19 pazienti. I risultati sono stati confrontati a quelli di 57 pazienti di uno studio separato che ricevevano soltanto la cura medica standard. Dieci dei soggetti in ipnosi (53%) hanno reagito al
trattamento al controllo a tre mesi (risposta definita come miglioramento di più del 50% della severità del IBS) contro 15 (26%) dei
controlli. I risultati si mantenevano al controllo a 6 mesi. Anche se
il tasso di risposta era più alto rispetto al trattamento individuale
con ipnoterapia, il trattamento domiciliare con l’ipnosi può raddoppiare la percentuale di pazienti con IBS che migliorano significativamente a 6 mesi.
Simren M.
- Hypnosis for irritable bowel syndrome: the quest for the
mechanism of action.
Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):65-84.
La sindrome del colon irritabile (IBS) è molto comune nella parte
occidentale del mondo e rappresenta gran parte del lavoro di un
gastroenterologo. Purtroppo, la patogenesi e la patofisiologia della
sindrome sono note in modo incompleto e le opzioni di trattamento sono limitate. Tuttavia l’ipnosi è un’opzione di trattamento
che è risultato essere molto utile nel IBS. I meccanismi di azione
che spiegano perché l’ipnosi è efficace per IBS complessivamente
non sono conosciuti, ma studi recenti hanno fatto una certa luce
su questo problema. Questi studi e gli insegnamenti che se ne possono trarre sul trattamento dell’IBS, sono rivisti in questo articolo.
L’ipnosi può influenzare parzialmente IBS con i cambiamenti nella
sensibilità colonrettale ed un miglioramento dei fattori psicologici.
Gli effetti su motilità GI e sul sistema nervoso autonomo sono meno chiari.
136
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
Palsson O.S.
- Standardized hypnosis treatment for irritable bowel syndrome: the North Carolina protocol.
Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):51-64.
Il protocollo del North Carolina è un metodo di ipnosi-trattamento
di sette-sessione per la sindrome del colon irritabile. Il protocollo
è stato esaminato in due studi pubblicati di ricerca ed è stato riscontrato un vantaggio per oltre l’80% dei pazienti. Questo articolo descrive lo sviluppo, il contenuto e la somministrazione del protocollo e come è usato nella pratica clinica.
Gonsalkorale W.M.
- Gut-directed hypnotherapy: the Manchester approach for
treatment of irritable bowel syndrome.
Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):27-50.
Questo articolo descrive il metodo particolare di uso dell’ipnosi
nella sindrome del colon irritabile, sviluppato all’interno del reparto di medicina all’ospedale dell’università di Manchester del sud,
Regno Unito, sin dagli anni 80. I pazienti ricevono fino a 12 sedute
su un periodo di tre mesi e la maggior parte realizza un miglioramento notevole nei sintomi e nella qualità di vita, un effetto che è
solitamente mantenuto nel tempo. La terapia ha una struttura “intestino-diretta” che mira ad insegnare a pazienti le tecniche ipnotica necessarie per controllare la funzione dell’intestino e per ridurre i sintomi, quale calore della mano sull’addome e linguaggio figurato. Altri interventi basati su stili di vita particolari e su fattori
psicologici riscontrati comunemente sono inclusi come adattamenti per il paziente specifico.
Whorwell P.J.
- Effective management of irritable bowel syndrome--the Manchester Model.
Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):21-6.
Nel corso degli anni, i ricercatori hanno indicato che l’ipnosi può
essere particolarmente utile nel trattamento della sindrome del colon irritabile. Tuttavia è una modalità di lavoro intensa con un tasso limitato di successo e non è adatta a tutti. Quindi l’ipnosi è in-
Vol. I - 2006
Libri e Riviste
137
corporata in un programma di cura graduale che prevede più tipi
di trattamento. Questo articolo descrive quanto l’ipnosi è stata integrata con successo nel servizio funzionale di gastroenterologia a
Manchester.
Whitehead W.E.
- Hypnosis for irritable bowel syndrome: the empirical evidence of therapeutic effects.
Int J Clin Exp Hypn. 2006 Jan;54(1):7-20.
La sindrome del colon irritabile (IBS) è un disordine gastrointestinale funzionale complesso e frequente che è trattato con efficacia
limitata dalla terapia medica standard. Il trattamento di ipnosi è,
con la terapia conoscitivo-comportamentale, la terapia psicologica
più ricercata come intervento per IBS. Undici studi, compreso 5
studi controllati, hanno valutato gli effetti terapeutici dell’ipnosi
per IBS. Anche se questa letteratura presenta delle limitazioni significative, quali le piccole dimensioni del campione e mancanza
di confronti paralleli con altri trattamenti, questo corpo di ricerca
mostra come costantemente l’ipnosi abbia un effetto terapeutico
notevole su IBS, anche per i pazienti insensibili a interventi medici
standard. Il tasso di risposta medio al trattamento di ipnosi è
l’87%, i sintomi viscerali migliorano generalmente nella metà dei
casi, i sintomi ed il funzionamento psicologici migliorano dopo il
trattamento ed i guadagni terapeutici sono efficaci per la maggior
parte dei pazienti per anni dopo la conclusione del trattamento.
Whorwell P.J.
- Review article: The history of hypnotherapy and its role in
the irritable bowel syndrome.
Aliment Pharmacol Ther. 2005 Dec;22(11-12):1061-7.
L’ipnosi è una tecnica da cui un individuo può acquisire un grado
di controllo su funzioni sia fisiologiche che psicologiche. Rivede la
storia del fenomeno e l’evidenza dell’efficacia nell’alleviamento dei
sintomi della sindrome del colon irritabile e nel migliorare la qualità di vita dei pazienti. Gli effetti fisiologici dell’ipnosi inoltre sono
discussi insieme al possibile profilo di come un servizio di ipnoterapia potrebbe essere fornito.
Vol. I - 2006
Corsi e Congressi
139
SCUOLA MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI
LA PSICOTERAPIA
La Psicoterapia è un intervento condotto con mezzi verbali e relazionali, finalizzato a ottenere modificazioni positive e stabili nella
salute, nella personalità e nella vita di relazione di persone sofferenti per alterazioni, problemi e disturbi psichici, psicosomatici,
somatopsichici, somatici e comportamentali.
Non esiste una psicoterapia, ma la Psicoterapia. Alla perenne ricerca, come qualsiasi altra scienza, umanistica o tecnica, di estendere
le proprie frontiere e di migliorare le proprie possibilità. La complessità dell’essere umano e l’unicità assoluta di ogni individuo
rendono impossibile elaborare teorie e codificare metodiche di intervento sempre ed universalmente valide.
Poiché si tratta di terapia ogni metodologia deve essere valutata
non per i suoi contenuti filosofici né per il suo corpus teorico, più
o meno colti ed affascinanti, ma per i concreti risultati clinici che
è in grado di ottenere, allo stesso modo con cui si valuta l’efficacia
e la pericolosità di un farmaco.
Sono state contate più di trecento metodiche psicoterapeutiche.
Ma poiché molte risultano simili per teorie e prassi, si può valutare
vi siano, ridotti all’essenziale, più di venti modi diversi, a volte totalmente antitetici, di considerare e trattare la mente e la sua patologia. In quasi tutte le metodiche esistenti vi sono elementi positivi, se usati bene, nei casi e nei contesti giusti, che possono però
divenire dannosi se applicati fuori luogo. Non esiste, né potrà mai
esistere, una definita, rigida, immutabile e indiscutibile metodologia di intervento. Vi sono innumerevoli tecniche e possibilità di
operare che, caso per caso, situazione per situazione, hanno diverse potenzialità operative.
L’IPNOSI
L’applicazione terapeutica corretta di uno stato mentale naturale
eteroindotto, cioè lo stato di ipnosi, si è sempre rivelata clinicamente utile in medicina, in chirurgia e in psicologia, per le variazioni intrapsichiche, fisiologiche e biologiche che si instaurano nei
140
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
rapporti fra mente e corpo, parte conscia e parti inconsce, livello
mentale razionale e livello emotivo. Variazioni di rapporti e di capacità di elaborazione che il terapeuta può usare e modellare per
necessità operative e terapeutiche, nell’ambito della disponibilità,
dei desideri e dei bisogni del paziente.
È fondamentalmente un atto medico, integra la psicoterapia, ma la
trascende: è metodica efficace nella terapia del dolore, nel parto,
in anestesiologia, in oncologia, in ortopedia, in odontoiatria e in
molte altre applicazioni cliniche, perché la vastità delle applicazioni dell’ipnosi è data dalla vastità delle potenziali interazioni intrapsichiche e psicofisiche, la maggior parte delle quali è ancora sconosciuta.
L’ipnologia non è un rigido e determinato corpus teorico: nello
stato di ipnosi possono essere applicate tutte le tecniche psicoterapeutiche. L’eventuale insuccesso clinico delle prassi usate non è
dovuto ai limiti dell’ipnosi, ma quasi sempre all’uso di teorie e di
metodologie inadeguate o errate, sia generalmente che per lo specifico caso in trattamento.
L’ipnologia contemporanea più avanzata non è quindi una determinata tecnica o un insieme di metodiche, ma una formazione ed
un allenamento personale dello psicoterapeuta perché possa intervenire, a livello conscio, inconscio ed emotivo, efficacemente
nell’ambito relazionale ed intrapsichico del paziente.
L’induzione di ipnosi è definibile precipuamente come un processo di apprendimento a manifestare, ampliare e usare finalisticamente potenzialità psichiche, psicosomatiche e biologiche inespresse.
L’Ipnositerapia può essere considerata essenzialmente comunicazione, rivolta al paziente, di stimoli, idee e concezioni, in modo
tale che egli possa essere sì ricettivo, ma liberamente critico e non
passivo, alle idee presentate e quindi motivato ad esplorare e mettere in atto tutte le potenzialità di controllo delle risposte e del
comportamento psicologico e fisico del proprio corpo.
LO PSICOTERAPEUTA
Lo psicoterapeuta è un operatore sanitario in grado, nello studio
del caso, di formulare una diagnosi somatica e psichica operativa-
Vol. I - 2006
Corsi e Congressi
141
mente esatta, una prognosi realistica sui risultati richiesti e ottenibili ed una prognosi (necessariamente ipotetica ma potenzialmente realizzabile) sulla durata del trattamento.
Nell’ambito della cura deve essere in grado di instaurare un rapporto terapeutico positivo, di interagire consciamente, inconsciamente ed emotivamente con il paziente, in modo efficace e finalizzato agli scopi proposti, per stimolare le risorse psichiche e fisiche
al fine di elaborare e risolvere le problematiche e ottenere, quando
possibile, la guarigione od un significativo miglioramento della
qualità della vita.
È indispensabile per lo psicoterapeuta una preparazione ipnologica completa, strumento essenziale non solo per curare ma anche
per identificare ed elaborare le variazioni spontanee dello stato
mentale del paziente in terapia.
Come un medico ha possibilità di scelta fra un numero enorme di
farmaci e di modalità di intervento, uno psicoterapeuta, pur rimanendo nell’ambito della propria personalità e delle proprie caratteristiche interattive, deve avere non solo una altrettanto grande
possibilità di scelta fra tecniche e metodologie, ma deve sviluppare
anche la creatività e l’intuizione necessarie per elaborare, quando
è il caso, modalità di intervento originali.
LA SCUOLA
È pragmatica e operativa: in essa si insegna, si usa ed elabora solo
quanto, ad un riscontro clinico, è stato dimostrato valido per ottenere i risultati richiesti.
Uno dei concetti innovativi di fondo è che operativamente non è
necessario soffermarsi tanto sull’analisi storica delle problematiche, quanto invece nella pratica è utile elaborare e modificare le
strutture presenti della patologia e della psicopatologia, operando
anche sullo stimolo e la mobilitazione delle risorse psicofisiche
consce, inconsce ed emotive, per ottenere una stabile soluzione
delle problematiche disturbanti e la guarigione della patologia psichica, comportamentale, psicosomatica e somatopsichica, nel modo ottimale e nel tempo più breve possibile.
Questi concetti si riflettono anche nelle metodiche di insegnamento e di formazione, che viene raggiunta in tempi significativamente
142
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
brevi.
I contenuti scientifici, operativi e culturali della Scuola sono
un’evoluzione dell’opera di M.H.Erickson e di Franco Granone: si
riallacciano quindi alle più avanzate correnti della psicologia e della psicoterapia moderna, quali, fra le altre, quelle del Mental Research Institute di Palo Alto, alcune dinamiche, clinicamente comprovate, della Programmazione Neurolinguistica, la psicoterapia
paradossale, la terapia sistemica e familiare, la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
La Scuola organizza due tipi di corsi:
- IL CORSO DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA, che rilascia il Diploma di Specializzazione in Psicoterapia, a valore legale. L’anno
accademico inizia a settembre.
- I CORSI TRADIZIONALI PER LA FORMAZIONE CONTINUA ED IL MASTER IN
PSICOTERAPIA ED IPNOSI MEDICA, che rilasciano crediti formativi
ECM.
Vol. I - 2006
Corsi e Congressi
143
IL CORSO DI SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA
Sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana (serie generale
n.142 del 19/6/2002) è pubblicato: “Abilitazione dell’Istituto
“S.M.I.P.I. - Società Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi” ad
istituire ed attivare... corsi di specializzazione in psicoterapia ai
sensi del regolamento adottato con decreto dell’11 dicembre 1998,
n.509”. Il numero massimo degli allievi per ogni anno di corso è di
20, pari a 80 per l’intero ciclo.
Per legge l’iscrizione è riservata a laureati in medicina ed a laureati
in psicologia, iscritti o in corso di iscrizione ai rispettivi Ordini.
Il Corso fornisce una preparazione completa: tutte le conoscenze teoriche e la formazione pratica e clinica necessarie
per la professione di Psicoterapeuta.
Nella parte generale all’Allievo vengono fornite la conoscenza di
base (storica, culturale e scientifica) e le competenze necessarie
per una corretta diagnosi differenziale fra somatico, somatopsichico, psicosomatico, psicopatologico; nella parte specifica si insegna,
si usa ed elabora quanto, ad un riscontro oggettivo, è stato dimostrato utile per ottenere risultati clinici validi, con approfondimenti
per intervenire efficacemente in tutti i campi della medicina.
Il Corso è quindi strutturato in modo da fornire le competenze mediche, psichiatriche, psicologiche e gli strumenti operativi indispensabili, come quelli derivati dall’ipnositerapia ericksoniana.
Consta di quattro anni per 500 ore all’anno, suddivise in 350 di
lezioni, 50 di supervisioni e 100 di tirocinio pratico. Il tirocinio, di
cui al comma 2 dell’art. 8 del Decreto Ministero dell’Università e
della ricerca Scientifica e Tecnologica del 11 dicembre 1998, n.
509, è svolto in strutture del Servizio Sanitario Nazionale, delle Università o di Strutture private accreditate.
Al completamento del Corso quadriennale, la Scuola rilascia il Diploma di Specializzazione in Psicoterapia per il titolo di Specialista in Psicoterapia, legalmente valido a tutti gli effetti.
Note
Il costo totale per anno di corso è di 4.000 euro versabile in due
rate, all’inizio di ogni semestre. Non è obbligatoria nessuna psicoterapia didattica individuale.
144
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
L’anno accademico va da settembre a giugno. Le lezioni iniziano a
settembre e occupano circa dodici week end e due settimane intensive all'anno. La sede del Corso è a Bologna.
Le sedi con cui siamo convenzionati per il tirocinio sono diverse in
Italia, ma ogni allievo potrà farci accendere una convenzione in
una sede accreditata per lui più comoda.
Per iscriversi alla Scuola è necessario un colloquio di ammissione.
Durante la frequenza di un Corso di specializzazione non è necessario acquisire crediti ECM, e per questo tipo di Specializzazione si
può continuare la propria attività professionale.
PROGRAMMA
I ANNO
Parte Generale: Psicologia Generale. Psicologia dello sviluppo.
Epistemologia e metodologia nella ricerca in psicologia clinica. Psicopatologia e diagnostica clinica. Neurofisiologia clinica. Psiconeuro-endocrino-immunologia. Psicopatologia dell’età evolutiva.
Diagnostica differenziale. Diagnostica psichiatrica. I principali indirizzi psicoterapeutici. Teoria della psicoterapia. Storia della psicoterapia. Teorie psicoanalitiche. Teorie cognitivo-comportamentali.
Legislazione e Diritto Sanitario. Etica e deontologia professionale.
Parte Speciale: Psicoterapia psicoagogica e relazionale. Ipnologia.
Pratica della psicoterapia. Psicologia della comunicazione. Psicologia dei gruppi. La comunicazione in medicina generale. Evidence
based medicine.
II ANNO
Parte Generale: Psicologia generale II. Psicologia dello sviluppo
II. Psicopatologia e diagnostica clinica II. Psicopatologia dell’età evolutiva II. Epistemologia e metodologia nella ricerca in psicologia
clinica II. Psicologia del colloquio. Metodologia clinica. Diagnostica psichiatrica II. Diagnostica differenziale II. Neurofisiopatologia
clinica. Neurofarmacologia. Psicofarmacologia. Diagnostica cardiologica differenziale.
Parte Speciale: Psicoterapia psicoagogica e relazionale. Tecniche
di induzione ipnotica. Anestesiologia ipnotica. Psicoterapia familiare. Psicodramma. Tecniche di regressione ipnotica. Formazione
all’accoglimento del malato. Pratica della psicoterapia II. Musicoterapia. Evidence based medicine avanzata.
Vol. I - 2006
Corsi e Congressi
145
III ANNO
Parte Generale: Psicologia generale III. Psicopatologia e diagnostica clinica III. Psicofarmacologia applicata. Neuropsicologia.
Nosologia psichiatrica. Fisiopatologia del dolore. Teorie e tecniche
dei tests. Emergenze psichiatriche. Basi relazionali della medicina.
Rapporto medico-paziente.
Parte Speciale: Psicoterapia psicoagogica e relazionale. Ipnositerapia. Psicoterapia familiare. Psicodramma. Tecniche di regressione ipnotica II. Terapie corporee. Pratica della psicoterapia III. Seminario di ipnologia applicata. Seminario di psicodiagnostica. Psicoterapia Geriatrica.
IV ANNO
Parte Generale: Psicofarmacologia applicata. Psicologia forense.
Teorie e tecniche dei tests. Emergenze mediche. Basi relazionali
delle medicine alternative.
Parte Speciale: Psicoterapia psicoagogica e relazionale. Ipnositerapia. Pratica della psicoterapia IV. Tecniche di comunicazione metaforica. Tecniche immaginative. Psicoterapia della coppia. L’ipnosi
in medicina generale. L’ipnosi in ostetricia e ginecologia. L’ipnosi
in pediatria. L’ipnosi in geriatria. L’ipnosi in odontostomatologia.
L’ipnosi in odontostomatologia pediatrica. L’ipnosi in dermatologia. L’ipnosi in gastroenterologia. Ipnosi e dolore. L’ipnosi in oncologia. Ipnosi ed alterazioni della coscienza. Eyes movements desensitization and reprocessing.
Il programma di ogni anno è completato dalla partecipazione ai
Convegni S.M.I.P.I., dalla formazione e supervisione personale (50
ore) e dal Tirocinio (100 ore).
Informazioni ed iscrizioni
S.M.I.P.I., Via Porrettana 466, 40033 Casalecchio di Reno BO, tel.
051.573046, fax 051.932309, e-mail [email protected].
146
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
I CORSI TRADIZIONALI PER LA FORMAZIONE CONTINUA
ED IL MASTER IN PSICOTERAPIA ED IPNOSI MEDICA
L’iscrizione ai Corsi è riservata a medici, odontoiatri e psicologi,
senza alcun obbligo di completare i quattro anni di formazione.
Qui si acquisiscono conoscenze e capacità di intervento psicoterapeutiche ed ipnologiche adeguate per un’interazione terapeutica
ottimale con i propri pazienti. Hanno valore anche di perfezionamento per psicoterapeuti provenienti da altre scuole.
I Corsi di base sono affiancati da Seminari di approfondimento di
particolari tematiche il cui programma è stabilito anno per anno.
L’iter si svolge in quattro livelli al compimento dei quali viene rilasciato il Master di Psicoterapia ed Ipnosi Medica.
Per tutti i Corsi, i Seminari ed i Convegni viene richiesta al Ministero della Salute l’attribuzione di crediti formativi ECM (Educazione
Continua in Medicina).
La Scuola Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
ha istituito annualmente
due edizioni (Ancona e Bologna) del
CORSO DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI MEDICA
PRIMO LIVELLO
Struttura: Ciclo di tre Seminari di due giorni ciascuno.
Primo Seminario: 1) Indicazioni, possibilità e limiti nella applicazione di tecniche di intervento psicologico e dell’ipnosi. 2) Psicoterapia ed ipnosi: preparazione formativa. 3) Organizzazione del
lavoro terapeutico: valutazione delle richieste del paziente e
formulazione di un obiettivo. 4) Lo stato mentale di ipnosi. 5)
Struttura formale ed informale dell’induzione di ipnosi. 6)
Bibliografia: indicazioni e critica.
Secondo Seminario: 1) Colloquio, induzione diretta ed indiretta
dello stato di ipnosi, utilizzazione dello stato di trance e delle risposte inconsce. 2) Elementi base di Programmazione Neurolinguistica. 3) Condizionamento e decondizionamento, ristrutturazione, tecniche di modificazione del comportamento, creazione ed
uso dell’atteggiamento responsivo. 4) Esercitazioni pratiche: induzione dello stato di trance ed interventi terapeutici. 5)
Supervisione e commento critico di alcuni casi clinici.
Vol. I - 2006
Corsi e Congressi
147
Terzo Seminario: 1) Somatizzazioni primarie, secondarie e sindromi da conversione. 2) Malattie e disturbi di interesse psicoterapeutico: disturbi comportamentali, psiconevrosi, psicosi, malattie
psicosomatiche, somatopsichiche, somatiche. 3) Esercitazioni pratiche: induzione dello stato di trance ed interventi terapeutici. 4)
Supervisione e commento critico di alcuni casi clinici.
Il Corso è formativo e pratico: è esaustivo per parte delle applicazioni di queste metodiche in diverse specialità mediche (medicina
interna, odontoiatria, anestesiologia, dermatologia, ginecologia ed
altre); è di base per una formazione psicoterapeutica medica, che
viene completata in quattro anni.
SEDI e DATE
BOLOGNA
Primo seminario: - sabato 7 e domenica 8 ottobre 2006
Secondo Seminario: - sabato 21 e domenica 22 ottobre 2006
Terzo Seminario: - sabato 4 e domenica 5 novembre 2006
Sede: Starhotel Excelsior, Via Pietramellara 51 (Piazza della Stazione) Bologna, tel.051.246178.
Docenti: Dr. Riccardo Arone di Bertolino, Dr.ssa Maria Terni.
ANCONA
Primo seminario: - sabato 17 e domenica 18 marzo 2007
Secondo seminario: - sabato 31 marzo e domenica 1 aprile 2007
Terzo seminario: - sabato 14 e domenica 15 aprile 2007
Sede del Corso: Hotel Passetto, Via Thaon de Revel 1, Ancona,
tel.071.31307
Docenti: Dr. Riccardo Arone di Bertolino, Dr. Oriano Mercante.
Numero massimo di partecipanti: 25.
Informazioni ed iscrizioni
Presso la Sede per il Corso di Bologna (S.M.I.P.I., Via Porrettana
466, 40033 Casalecchio di Reno BO, tel. 051.573046, fax
051.932309, e-mail [email protected]).
Presso la Sezione Marche per il Corso di Ancona (Dr. Oriano Mercante, Via Loretana 190, 60021 CAMERANO (AN) tel.071.732050 0336.631167, [email protected]).
148
Rivista Medica Italiana di Psicoterapia ed Ipnosi
S.M.I.P.I.
SOCIETÀ MEDICA ITALIANA DI PSICOTERAPIA ED IPNOSI
Presidente Dr. Riccardo Arone di Bertolino
VI CONVEGNO NAZIONALE
PSICOTERAPIA E COMUNICAZIONE NELLO STUDIO
ODONTOIATRICO
SABATO 19 MAGGIO 2007
HOTEL KURSAAL, PIAZZA I MAGGIO 2, CATTOLICA RN
COMITATO SCIENTIFICO
Dr. Riccardo Arone di Bertolino, Prof. Gian Carlo Gianasi,
Dr. Piercarlo Fuscà, Dr. Roberto Olivi
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
S.M.I.P.I. Via Porrettana 466, 40033 Casalecchio di Reno (BO)
Tel.051.573046 Fax 051.932309
INVIO ADESIONI
MEDICINA VIVA - Servizio Congressi srl
Viale dei Mille 140 - 43100 Parma
Tel. 0521-290191 Fax. 0521-291314
e-mail: [email protected]
http://www.mvcongressi.it
Vol. I - 2006
Corsi e Congressi
Inserzioni
Lorenza Cavalli
pag 42
Glauco Fiorini
pagg. 10, 90
149