Il signor Demetrio Stinghen, valido meccanico, e fabbro

Transcript

Il signor Demetrio Stinghen, valido meccanico, e fabbro
Testo e fotografie di Maurizio Valer
Servizio Strutture Gestione e Sviluppo delle Aziende Agricole
Ufficio Agricolo Periferico di Pergine Valsugana
UN VOLKSTRAKTOR A VOLANO.
I “CARIOCA”
Il signor Demetrio Stinghen, valido meccanico, e fabbro-ferraio con officina a Volano, nello
scegliere quello che sarebbe stato il suo primo trattore (il primo del paese ed uno dei primi
del Trentino) mise a frutto la sua passione per la meccanica e le conoscenze tecniche
acquisite. La sua competenza professionale nel settore della meccanica derivava
dall’esperienza di lavoro alle Officine Ferroviarie ed al mulino della S.A.V, come
meccanico-attrezzista. Sua fu l’applicazione di un impianto per l’alimentazione a gasogeno
su una Fiat Topolino utilizzata per la consegna delle farine. Nell’immediato dopoguerra il
suo ingegno lo portò a realizzare un mezzo agricolo alquanto originale, dotato di un
motore motociclistico Zundapp, con doppio cambio per avere un’ampia gamma di velocità,
dalla più ridotta a quella veloce, e dotato di un telaio telescopico che permetteva di variare
il passo secondo le esigenze. Tutto il materiale per realizzare il veicolo era stato
recuperato da mezzi militari abbandonati alla fine della guerra. In questo modo, nell’Italia
del primo dopoguerra i più intraprendenti costruivano i primi trattori, i cosiddetti “Carioca”.
L’ALLGAIER AP 17
Considerato che il lavoro non mancava il signor Stinghen, decise di dotarsi di un moderno
mezzo meccanico. La scelta non poteva che ricadere su una delle macchine più moderne
che proponeva il mercato. Arrivò così nel 1951 a Volano un fiammante Allgaier- Diesel
modello AP 17 con motore ad iniezione diretta, con monoblocco e testate in alluminio, con
due cilindri raffreddati ad aria, con una cilindrata di 1374 c.c. (alesaggio 90 mm, corsa 108
mm) ed una potenza di 18 CV.
Il trattore prodotto dall’Allgaier, nello stabilimento di Friedrichshafen, sulle rive del lago di
Costanza derivava direttamente dal Porsche modello Diesel –Schlepper 313, che
Ferdinand Porsche ed il figlio Ferry, avevano prodotto a partire dal 1946, in pochi
esemplari nelle officine che avevano aperto provvisoriamente a Gmund, nella Carinzia
(Austria). Il trasferimento si era reso necessario per sfuggire ai bombardamenti di
Stoccarda, dove avevano sede le officine Porsche. Il trattore voluto da Hitler durante la
guerra, per dotare la grande Germania del Volksshlepper (trattore del popolo), era stato
progettato dal geniale ingegner Ferdinand Porsche. Nel 1949 l’Allgaier con stabilimenti ad
Uhingen e Friedrichshafen in Germania, aveva acquisito i progetti del trattore ed iniziò la
produzione dell’intera gamma di trattori col system Porsche, con motori raffreddati ad aria,
prodotta nei modelli da 12 CV ad un cilindro, 18 e 22 CV a due cilindri, 33 CV a tre cilindri
e 44 CV a quattro cilindri.
Il carro del trattore di tipo tradizionale, disponeva di frizione oleopneumatica, cambio a 5
marce avanti (con quinta veloce) ed una retromarcia, assali a portale e tre prese di forza:
una sincronizzata per la trazione sui rimorchi, una per l’azionamento degli attrezzi
posteriori ed una ventrale. Il trattore come ci racconta Eugenio figlio di Demetrio Stinghen,
era stato acquistato con la spesa di 1.451.000 lire, nel prezzo non erano compresi gli
pneumatici perchè l’acquisto di questi ultimi era risultato più conveniente sul libero
mercato anziché dal concessionario (per la provincia di Trento Giuseppe de’ Mersi di
Villazzano).
La quinta marcia veloce permetteva durante i traini stradali di superare sui tratti
pianeggianti gli altri trattori, con piena soddisfazione del trattorista. La presa di forza
posteriore sincronizzata, era dotata sull’albero scanalato di uscita, di un freno a nastro, il
cui azionamento esercitava un’azione frenante sul rimorchio con asse motore. La frizione
oleopneumatica nel caso di sovraccarichi di lavoro o di strappi sulla trasmissione,
permetteva di evitare lo spegnimento del motore e di ridurre i contraccolpi sulla catena
cinematica.
L’Allgaier AP 17 pesava solo 950 kg, questo lo rendeva particolarmente agile, quando
serviva maggior peso sull’avantreno era possibile appesantirlo con un pacco di zavorre da
applicare anteriormente sottocofano.
LA CREATIVITA’ DEL MECCANICO-CONTADINO
L’estro creativo del meccanico-contadino, portò alla realizzazione di una serie di
attrezzature da abbinare al piccolo trattore, che permisero all’Allgaier di prestare il suo
servizio alla comunità di Volano, non solo per arare e fresare i campi o conferire l’uva alle
cantine.
Fu così abbinata alla macchina una betoniera, ricavata da una vecchia botte che veniva
applicata al cerchio di una ruota e fatta girare dalla stessa ingranando una marcia, dopo
aver opportunamente sollevato il trattore con un martinetto. Per l’allargamento delle allora
strette stradine del paese, sulla presa di forza venne applicato un compressore che
azionava un demolitore ad aria compressa, alleviando la fatica di chi fino allora usava il
piccone e la mazza.
Con la depressione ottenuta dal collettore di aspirazione del motore, Stinghen riusciva a
creare il vuoto in un carrobotte trainato dal trattore utilizzato per lo spurgo dei pozzi neri. Si
doveva in tal caso prestare la massima attenzione perché un eccessivo riempimento del
serbatoio, avrebbe provocato l’aspirazione nei cilindri del maleodorante liquido, con
conseguenze nefaste per il motore.
L’eclettico meccanico con il suo piccolo ma versatile trattore trasportava a valle su un
rimorchio autocostruito, dotato di rumorose e sferraglianti ruote metalliche, la legna che la
popolazione tagliava nei boschi. Per ridurre l’eccessivo riscaldamento dei freni che
avrebbe determinato l’inefficacia degli stessi, veniva applicato in cima alla catasta della
legna un contenitore d’acqua che per caduta raggiungeva le ruote raffreddando l’impianto
frenante.
L’inverno il trattore era pronto per lo sgombro neve con un apripista realizzato sempre in
casa.
I CAMPI DIMOSTRATIVI
Nel ricordo, dell’allora giovanissimo figlio Eugenio, che spesso seguiva il padre
sull’Allgaier, tornano alla mente anche l’esposizione nel 1953 alla fiera di S. Giuseppe del
trattore del padre, abbinato alle attrezzature dallo stesso inventate e dotato delle
numerose modifiche ingegnosamente applicate.
Al ritorno dalla fiera, nei campi di Mattarello si svolgevano le prove dimostrative di aratura,
che vedevano impegnate nel confronto sul campo le poche marche di trattori allora
vendute. I proprietari dei campi frettolosamente liberavano i terreni dagli stocchi del
granoturco, perché sfruttando l’occasione potevano farsi arare gratuitamente i campi.
L’EVOLUZIONE TECNICA
Per l’azionamento di attrezzature portate il trattore non disponeva in origine di un
sollevatore. Poco male, il nostro meccanico lo dotò di un impianto di sollevamento ad
azionamento pneumatico, con l’alzata dei due bracci inferiori che poteva essere
simultanea o alternata, per un impiego più funzionale degli aratri voltaorecchio. Il
compressore che forniva la pressione, serviva anche in caso di foratura, frequente
considerato lo stato delle strade dell’epoca.
Un ulteriore evoluzione nell’impianto di sollevamento fu la sostituzione del sistema
pneumatico con uno idraulico sempre autocostruito. Per l’azionamento della relativa
pompa idraulica si sfruttò, la terza presa di forza ventrale che in origine era stata
progettata per l’azionamento della falciatrice portata lateralmente, molto in voga in
Germania.
L’impiego del trattore spesso si protraeva anche per dieci ore al giorno tante erano le
richieste dei paesani. Il proprietario per esaltarne le prestazione elaborò il motore
riuscendo a ricavare quei 4-5 cavalli in più che i determinate circostanze si riuscivano ad
apprezzare.
Con il passare degli anni il simpatico trattore si adegua ai tempi e quando si introduce nei
vigneti l’innovazione di pacciamare l’erba negli interfilari, eccolo azionare disinvoltamente
una trinciaerba costruita dal proprietario, sempre utilizzando componenti di recupero.
SEMPRE ATTIVO
Durante la sua lunga e mai terminata attività, l’Allgaier non ha risparmiato al signor
Stinghen lo spavento di un ribaltamento seguito dal rotolamento lungo un pendio, dal
quale è uscito, sotto gli occhi atterriti dei familiari, con la sola frattura ad una gamba.
Dopo undici lustri, con una manutenzione attenta e puntuale, dovuta alle amorevoli cure
del proprietario, il simpatico trattore è giunto fino ai giorni nostri ancora perfettamente
funzionante.
Certo non è potente e svelto come un moderno trattore da vigneto, ma riesce ugualmente
a portare a termine il suo lavoro sotto le pergole. In questi giorni, ad esempio, è servito a
sradicare il vecchio vigneto di Merlot che verrà rinnovato con la messa a dimora di
barbatelle di Marzemino, varietà sicuramente più remunerativa, considerato che siamo
nella famosa e rinomata zona “Dei Ziresi”.
E’ un vero piacere sentire il motore scoppiettare, dopo che il figlio del proprietario, con
motivato orgoglio lo ha riacceso. Questo trattore ora, non è più una semplice macchina
agricola, nei suo ingranaggi racchiude la storia dell’agricoltura trentina degli ultimi
cinquanta anni. Questa storia testimoniata da tanti ricordi, la porta con disinvoltura, grazie
alla genialità del suo progettista, il grande ingegnere tedesco Ferdinand Porsche, e
soprattutto, grazie all’amore del suo proprietario che ha voluto e saputo conservarlo con
cura.