Buoni e cattivi - Arciragazzi Comitato di Brescia

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Buoni e cattivi - Arciragazzi Comitato di Brescia
ARCIRAGAZZI VIA MICHELANGELO, 106 BRESCIA
TELEFONO: 030/2310810 - FAX: 030/2309833
E-MAIL: [email protected]
Sommario
PAG. 2
L’angolo
dei libri
PAG. 3
Arcinotizie
PAG. 5
La Città
Giocosa 2002
PAG. 7
Gli Scambi
Internazionali
PAG. 9
Le storie
della Zanzara
PAG. 16
Laboratoriamo?
PAG. 18
Tesseramento
PAG. 19
L’angolo
dei giochi
Buoni e cattivi
Ci hanno abituato fin da piccoli.
Nelle fiabe, nei film di indiani e cow boy, nei cartoni animati, ci sono
sempre i buoni e i cattivi.
I buoni sono sempre molto buoni: belli, onesti, intelligenti, hanno
tutte le qualità e, anche se alla fine, vincono sempre.
I cattivi sono sempre molto cattivi: ovviamente brutti come l’orco
(che è cattivo, appunto), stupidi e pasticcioni.
Nelle favole e nei film è facile riconoscere i buoni e i cattivi e capire da che parte stare.
Nella vita, purtroppo o per fortuna, le cose sono più complicate.
Di fronte a tutto ciò che sta accadendo in queste settimane nel
mondo bisogna stare più attenti, perché non sempre buoni e cattivi
stanno da due parti diverse.
Oggi i buoni sono quelli che vogliono vivere in pace, persone che
stanno lavorando per creare un mondo più equo e più giusto, con le piccole azioni di ogni giorno e insegnando il rispetto e la tolleranza ai propri
figli; sono i bambini, che invece di crescere nella serenità e nel gioco pagano, anche con la vita, colpe non loro.
I cattivi sono quelli che pensano alla violenza come soluzione di tutti
i problemi, che credono che chi è diverso sia da odiare, e possibilmente
da eliminare, perché loro hanno ragione e sono nel giusto.
I cattivi hanno sempre un nemico, e se non ce l’hanno lo trovano.
Peggio ancora, insegnano ai propri figli a trovarlo.
Credo che i bambini americani, afgani, israeliani e palestinesi vorrebbero altri insegnanti, perché nei film i buoni vincono sempre, ma nella
vita quasi mai.
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In ogni numero della Zanzara potrete trovare le recensioni dei più
bei libri per ragazzi presenti nella biblioteca “il Sole” di Arciragazzi.
Se proponiamo un altro libro di Gianni Rodari penserete che siamo
parenti, così, tanto per cambiare, leggetevi questo bel libro di…
Gianni Rodari, e pensate quello che vi pare!
C’era due volte
il Barone Lamberto
Di Gianni Rodari
Il vecchio barone Lamberto,
assai ricco e molto malato, vive
con un maggiordomo in una villa
sull’isola e deve fare i conti con
un nipote avido, con terribili
banditi, con uno stuolo di altri
personaggi impegnati a ripetere il suo nome…
Il romanzo si snoda fra trovate
divertenti, colpi di scena, situazioni paradossali, che confermano le straordinarie qualità narrative di questo autore.
Questo libro fa parte della collana
“Storie e rime” della Einaudi Ragazzi ed è consigliato per i ragazzi che hanno più di 11 anni.
C’era due volte il Barone Lamberto è uno dei bellissimi libri per
bambini scritti da Gianni Rodari
(1920—1980). Ricordiamo tra gli altri Filastrocche in cielo e in terra,
Novelle scritte a macchina, Favole al telefono, Il libro degli errori, La torta in cielo e La Freccia Azzurra.
Potrai trovare questo e tantissimi altri libri alla biblioteca “Il Sole”
di Arciragazzi in via Michelangelo 106.
Per informazioni telefonateci allo 030/2310810.
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Meeting a Firenze
A Firenze si è tenuto un meeting, facente parte del più vasto
progetto Yes for children promosso dall'ONU, cui hanno partecipato delegazioni di ragazzi under 18 appartenenti a svariate associazioni, per lo più ONG (Organizzazioni non governative).
Tra queste, ricordiamo le più conosciute: AGESCI, ARCIRAGAZZI, RAGAZZI NEL MONDO, UNICEF.
Con l'aiuto di alcuni adulti che hanno messo a disposizione i materiali su cui lavorare e riflettere, i giovani sono riusciti a mettere a fuoco con buona evidenza la difficile situazione che purtroppo affligge tanta parte dei bambini nel mondo.
Dopo questa full immersion i partecipanti hanno steso un documento nel quale è sintetizzata la posizione dell'Italia al riguardo,
con suggerimenti per risolvere alcuni problemi più urgenti.
Tra tutti i ragazzi presenti sono stati scelti due delegati con
l'importante e impegnativo compito di portare il documento alla
Sessione dell'ONU, che si terrà prossimamente a New York, e in
tale occasione esporlo agli altri delegati e alle autorità mondiali.
Va sottolineato l'elemento di novità positiva che questo avvenimento rappresenta. Si tratta infatti di una svolta significativa
nel modo di affrontare il problema della gioventù: non sono più
soltanto gli adulti che affrontano la drammatica situazione e
prendono le decisioni, ma finalmente viene data voce ai diretti
protagonisti, i ragazzi, che nella maggior parte degli stati si sono
trovati assieme per discutere ed elaborare il proprio punto di
vista.
A New York tutte queste singole proposte nazionali si confronteranno al fine di trovare soluzioni e progetti in grado di migliorare le condizioni di vita dei giovani nel mondo.
CARLO TAGLIABUE
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Ecco il gioco dei sensi, una versione riveduta e corretta del gioco
dell’oca che è stato proposto ai bambini di prima e seconda elementare durante il “percorso casa-scuola”
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La Città Giocosa 2002
Bene bene, è ora di parlare della Città Giocosa!
Ancora? Ma l’abbiamo già fatta, sei restato indietro.
Assolutamente no. Sto parlando della prossima Città Giocosa,
quella del 2002.
È ora di parlarne adesso perché stiamo cominciando ad organizzarla, e siccome vogliamo fare le cose in grande ci vuole parecchio
tempo.
Vedete, il motivo per cui facciamo questa festa è far capire ai
bambini come funziona una città, quali sono i suoi meccanismi e come
fare per gestirla.
Non facendo una lezione come a scuola però, con i bambini seduti
al banco e la maestra a spiegare.
Si impara cos’è un’anagrafe lavorandoci dentro, si capisce il valore
dello stipendio perché si lavora per guadagnarselo, e chi ha una buona idea per migliorare la città può discuterne con gli altri e metterla
in atto.
Un altro motivo per cui facciamo la Città Giocosa, non tanto meno
importante, è mostrare agli adulti quanto i bambini, quando si danno
loro gli strumenti giusti, siano in grado di fare delle cose molto buone.
Non serve poco tempo per fare una cosa del genere: se la città
dura solo due giorni si riesce a malapena ad ambientarsi; come si può
eleggere un Sindaco, o fare delle assemblee per discutere insieme?
C’è poco da pensare: per raggiungere il suo scopo la Città Giocosa
deve essere più lunga, e bisogna aumentarne le attività.
Abbiamo così cominciato a raccogliere le idee su cosa si poteva
fare.
L’idea che abbiamo avuto è di far durare la C.G. nove giorni, dal
sabato alla domenica successiva; i sabati e le domeniche tutto il
giorno, durante la settimana solo il pomeriggio.
Stiamo ancora decidendo il posto in cui farla, ma ci piacerebbe
utilizzare il Castello di Brescia. Non sarebbe male, eh?
In una città così si potranno fare molte più attività: dalla campagna elettorale per l’elezione del Sindaco alla redazione della Zanzara
che farà delle edizioni speciali del giornalino.
Stiamo pensando di organizzare alcune giornate a tema, come la
(Continua a pagina 6)
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giornata della scienza, in cui si faranno laboratori scientifici ed esperimenti, o la giornata delle arti, con spettacoli teatrali, danze e
laboratori musicali.
Anche i posti di lavoro aumenteranno: il bar sarà più fornito e dovrebbero comparire un’area gioco e una biblioteca, perché va bene
lavorare, ma anche divertirsi e rilassarsi…
Un’ impresa faraonica, la Città Giocosa, con molto da fare per organizzare, preparare, costruire e… pagare, ed è per questo che partiamo con largo anticipo; tutte queste idee, e altre, perché mica si
smette di pensare, potranno infatti diventare realtà solo se si verificheranno una serie di condizioni: innanzitutto che troviamo i soldi,
dato che i costi di materiali, strutture, permessi, ecc saranno elevati.
Secondo, che troviamo la gente che ci da una mano, a organizzare,
preparare, inventare, gestire, fare un po’ di tutto.
Perché vi dico tutto ciò?
Non per chiedervi soldi, tanto non ce li date… ma perché la gente
siete voi.
A voi, bambini e genitori chiediamo una grossa mano per far diventare la Città Giocosa una festa colossale. Chiediamo i vostri consigli e
suggerimenti, la vostra collaborazione e, naturalmente, la vostra voglia di partecipare e di divertirvi.
Tenetevi pronti!!!
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Cronaca dello scambio internazionale in Galles dal nostro inviato
a quel paese (il Galles)
Affondate nello schienale di una comoda poltrona… chiudete gli
occhi… e provate ad immaginare il lento ondeggiare dell’erba e il
dolce scrosciare della pioggia… In un primo momento potreste sentirvi umidi e un po’ infreddoliti, ma se provate a guardarvi intorno,
vi accorgerete che a “scaldare” l’atmosfera ci sono più di 3000 ragazzi e ragazze provenienti da tutte le parti del mondo!
Ma facciamo un passo indietro, un passo di circa 1200 chilometri.
Il nostro viaggio comincia in Italia; la partenza è fissata per la
mattina del 31 luglio da Brescia, un breve spostamento in treno
verso Malpensa (MI) e… “ALLACCIATE LE CINTURE! PRONTI A
DECOLLARE”:
direzione
Birmingham, Inghilterra.
Dopo qualche
disavventura in
aeroporto – della
serie
“COME
OLTREPASSARE
LA
DOGANA
SENZA CARTA
D’I DEN TI TA ’”
riusciamo ad arrivare a destinazione. Il Campo, a due passi dalla foresta di Sherwood, è diviso in
37 villaggi e il nostro è uno dei più grandi: circa un centinaio di persone provenienti, oltre che dall’Italia, dal Galles e dalla Scozia.
Le giornate, nonostante la sottile pioggia che senza tregua continua a inzuppare prati, tende e vestiti, passano veloci, fra giochi,
laboratori, riunioni (molto interessante quella organizzata da noi
Italiani sulle giornate di Genova) e feste all’insegna della musica (e
della birra!). Le attività del campo sono tutte focalizzate
sull’energia alternativa, sul consumo sostenibile e sul rapporto fra
uomo e natura, ma attenzione: “VIETATO FARE ERRORI!”, in palio
ci sono premi per i campi più organizzati.
10 giorni volano e il Campo giunge al suo termine; una grande festa “chiude le danze, i canti e i colori”, il tempo di fare i saluti e
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poi…”Zaini in spalla!”, siamo nuovamente in viaggio verso la prossima
meta: Machynlleth, Galles.
“WOW!”, per quattro giorni veniamo ospitati in famiglia e finalmente possiamo asciugare i vestiti e le “ossa” bagnate, ma dopo queste tranquille giornate casalinghe, ci ritroviamo tutti (italiani e Gallesi) nelle “Cabins” (due moduli abitativi interamente funzionanti con
energia solare (“Ma mi prendete in giro ?! Qui non c’è un filo di sole!”), eolica e idrica (“Ah, ora capisco”).
Giusto il tempo di approfondire le amicizie e fare sfoggio del nostro fantastico inglese (“Adesso non esageriamo!”) e cinque giorni
dopo dobbiamo già fare ritorno in Italia. Ci lasciamo fra abbracci,
sorrisi e lacrime - lacrime che scorrono sulle guance come la sottile
pioggia di questo splendido Paese del Regno Unito -: tristi si, ma sicuri di rincontrarci il prossimo anno!
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Con un ferro rovente, infilandoglielo per il naso, gli tirarono via le cervella infilzate, e l'ultima cosa che poté vedere fu l'orribile immagine di quel
cervello, del suo cervello. Non fece in tempo a pensare, perché il nero gli si
calò davanti e mai più si risvegliò.
Miriam Bertagna
Rossella Imperadori
L'inizio di un'orribile storia dell'orrore, anche se nessuno ha mai saputo
se questa storia sia veramente inventata...
I magnifici cinque
Capitolo 1: gita da incubo
Amelia era una tredicenne inglese che veniva presa in giro dalla maggior
parte dei compagni di classe perché aveva paura di tutto e peraltro, anche se
ormai non ci badava, trascorreva tutto il suo tempo con Stefania ed Elisabetta,
sue grandi amiche.
Amelia era bassa e cicciottella con due occhi a palla neri come la pece; Elisabetta e Stefania invece erano due ragazze alte e snelle dai lunghi e splendenti
capelli castani dai riflessi chiari. I loro occhi intriganti, seri e simpatici allo
stesso tempo, emanavano una candida luce che tutti notavano. Al loro passaggio, tutti svenivano, stupiti dalla loro bellezza, soprattutto Marco, Pino, Gino,
Paolo, Simone, Stefano, Gabriele, Nicolò, Francesco... e poi morivano davvero
alla vista della putrida Amelia.
Elisabetta, allora, per consolarla le passò una mano tra i capelli
“Aiutami!”
“Cosa c'è, Elisabetta?”
“Aiuto, mi sono rimaste incastrate le mani!”
“Dove?!” chiese lei preoccupata
“Nei capelli di Amelia!” strillò.
“Ah!”disse lei aiutandola a togliere la mano da quei capelli puzzolenti. In
classe c'era un enorme fetore.
“Che tanfo!” disse Clara.
“Che cos'è?” chiese inorridita Carolina.
“Avete ragione, cos'è che puzza?” disse la Prof.
Elisabetta alzò la sua mano imbarazzata e tutti dovettero tapparsi il naso
“Esiste la carta igienica, sai?”disse Cassy.
“Deficiente!”urlò Stefania “Non vedi che è già abbastanza giù di morale?”
“Ho infilato (per sbaglio) la mano nei capelli di Amelia!” disse scoraggiata
Elisabetta.
Dopo le lezioni Stefania supplicò Amelia: “Ti prego! Lavati!”
Il giorno dopo Amelia arrivò a scuola con un profumo di bagnoschiuma sulla pelle, ma un profondo olezzo sui capelli ancor più putridi di prima, e con un
borsone, perché ci sarebbero state due settimane di gita scolastica. Un pullman
arrivò a prenderli alla scuola e li portò al più vicino aeroporto. Sull'aereo Amelia cominciò ad essere aggirata dal più puzzone della scuola che era un
quattr'occhi obeso nonché primo della classe, mentre Stefania ed Elisabetta
avevano preso un posto a parte per stare lontane da Jonathan il puzzone.
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Arrivati in Egitto (la loro meta) fecero subito un giro di perlustrazione per le
coste africane in nave. Amelia, nella sua cabina trovò una pietra blu che sfiorandola appena si aprì, facendone uscire una pergamena con scritte frasi incomprensibili in egiziano. Amelia non era mai riuscita a mantenere un segreto solo
per sé e andò subito a raccontare tutto a Stefania e Elisabetta che, parlandone
insieme si fecero involontariamente sentire da Simone Crespi e Stefano Celti, i
quali accettarono apertamente di decifrare il messaggio.
Così, recatisi tutti nella stanza di Elisabetta e Stefania si misero entrambi a
decifrare ciò che era scritto su quel rozzo pezzetto di carta:
“Bravo. L'inizio di un incubo è tutto per te.
Se il cadavere vuoi trovare e la tua…”
“E poi…?!” esclamò Stefania
“Beh, non abbiamo studiato così bene l'egiziano, è una lingua difficile, sai!”
sussurrò appena Stefano.
I ragazzi sentirono aprirsi la porta e furono interrotti da…
Capitolo 2: pergamene e indizi
Una terribile puzza, era entrata Amelia. I quattro non dissero niente perché
erano suoi amici ed offenderla sarebbe stato poco carino.
“Scoperto qualcosa?”
I ragazzi le fecero vedere il foglio ed Amelia stupita implorò: “E poi, cosa
succede?”
Stefania con gli occhi al cielo rispose: “Non hanno studiato bene l'egiziano!!” Stefano la guardò con occhi tristi e pieni di colpa ma Stefania lo abbracciò dicendogli che se fosse stato per lei non avrebbe potuto capirci un bel niente. Quella sera si addormentarono tutti nella cabina di Elisabetta e Stefania;
quando Amelia si svegliò di colpo e vide un'ombra oscura che si aggirava per la
stanza lanciò un urlo unito ad una delle sue più potenti alitate.
L'uomo stava per morire asfissiato quando decise di saltare fuori dalla finestra
lasciando cadere dalle sue mani un biglietto. Atterrò sul ponte e l'unica cosa che
sentirono di lui fu uno splash.
Amelia svegliò tutti e raccontò ogni cosa per filo e per segno.
Capitolo 3: l'inizio dell'incubo
“E il biglietto?”chiese Elisabetta “Dov'è il biglietto?“
“Beh, quello l'ho lasciato lì dov'era, non ho osato toccarlo” ma quando Stefania si avvicinò al foglietto non riuscì a trattenere una smorfia ed esclamò:
“Oh, no! Ancora egiziano“
“Speriamo che almeno questo lo sappiano decifrare tutto intero!”disse Amelia.
“Bravo“cominciò a tradurre Simone ”.. a tuo rischio hai iniziato, ora l'assassino dovrai trovare” “Ma si!”urlò Stefano interrompendo Simone: Quell'uomo
che scomparve misteriosamente in Egitto nel 1982”
“Hai proprio ragione amico mio”aggiunse Stefano “Non avete mai sentito,
ragazze, di quella leggenda egiziana che parla di un uomo a cui vennero estratte dal naso le cervella utilizzando nientemeno che un ferro rovente?”
“Ma chi gliele estrasse?” chiese Elisabetta.
“E' questo che dobbiamo scoprire”rispose Simone.
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“Quindi questa è come una grande caccia al tesoro ormai ci siamo dentro e
non ne usciremo più finché non troveremo quel crudele assassino”disse Elisabetta... “Ehi ragazzi ... fermatevi, vi dispiacerebbe far capire qualcosa anche
a me? Come fate ad essere così convinti che questo biglietto centri veramente
qualcosa con quella leggenda?”
“Guarda qui”disse Stefano indicando un angolo del foglio su cui era scritta
una data. “OK, ammesso che quel foglietto si riferisca a quell'omicidio, cosa
avete intenzione di fare ora?”
Sentirono un urlo dietro di loro, si voltarono spaventati e videro Amelia in
lacrime: “Voglio la mamma! Voglio andare a casa! lo non c'entro!” piagnucolava. “Siamo alle solite” esclamò Stefano mentre Elisabetta e Stefania tentavano di consolarla, finché Stefano, stanco delle solite tiritere, urlò: “Basta, sei stata tu a dare la spinta iniziale, tu hai trovato la pietra e ora non puoi ritirarti!”
L'insegnante fece irruzione nella cabine: “Siamo arrivati!”
L'albergo dove alloggiavano era a 5 stelle ed Elisabetta e Stefania dovevano
dividere la camera con Carolina. Evidentemente non l'avevano deciso loro,
infatti Carolina era una ragazza vanitosissima e sbraitava se le sfioravano lo
smalto, o le rovinavano le sue adorate unghie. Si credeva chissà chi solo perché Paolo la aggirava e Paolo, per intenderci, era decisamente più brutto di
Jonathan il puzzone e correva dietro a tutte, ma proprio tutte le ragazze della
scuola.
Tornando a Carolina, ogni volta che si andava in pausa in stanza, lei andava
dalle sue amiche Alissa e Paola, le quali parlavano solo di cose trendy, moda,
ragazzi e unghie, lasciando ai cinque amici il tempo per riflettere sulla caccia
all'assassino.
Tutti i giorni infatti Stefano, Simone ed Amelia andavano nella stanza n° 10
(di Stefania ed Elisabetta); tutto stava andando per il peggio nessuno aveva
idee e si moriva di caldo finché…
Capitolo 4: un pranzo bizzarro
La campanella suonò: era ora di andare a mangiare. Il ristorante era pieno di
tavolini ed Elisabetta, Stefania, Stefano, Amelia e Simone dovevano subire la
tortura di stare a tavola con Alissa, Carolina e Paola.
Mentre i cinque chiacchieravano, Carolina iniziò a insultarli e a sghignazzare come un'oca.
Elisabetta diventò rossa di rabbia, cercò di trattenersi ma la rabbia era tale
che scaraventò del sale sui capelli delle tre.
“Oh, no, la messa in piega!” strillò Alissa.
“La mia lunga chioma!” implorò Carolina.
“Come vi siete permessi?!” disse Paola.
Stefania prese una manciata di purè e lo spalmò per bene sul lungo vestito di seta
di Carolina che urlò ma non fece in tempo ad insultare Stefania quando Stefano le
lanciò una carota che le arrivò dritta in bocca, che lei aveva appena aperto. Alissa
allora prese la torta di mele e la spiaccicò in faccia a Elisabetta e Stefania, o meglio, cerò di spiaccicargliela: si dà il caso che loro si abbassarono e la torta colpi in
pieno Clarissa che volendosi vendicare lanciò il passato di pomodoro verso Alissa.
Un po' di gocce schizzarono verso il Preside, un uomo di circa 50 anni che,
infuriato per la macchia sul suo nuovo golf, credette che la colpevole fosse la
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Professoressa dietro di lui. Allora prese della verdura e la infilò nella tasca del
gilet della professoressa Giacomini.Fra queste verdure c'erano delle zucchine
che macchiarono l'abito e quando la Prof. se ne accorse fu talmente dispiaciuta
che vuotò completamente il piatto su suo marito che l'aveva accompagnata,
dando a lui la colpa.
I turisti vennero invogliati dai loro figli a proseguire la lotta. Scoppiò così
una vera guerra di cibo.
Quando tornarono in camera, Carolina si stava preparando per una doccia.
A proposito di vestiti, quello di Carolina era sul letto pronto per essere sporcato ancora di più. Stavano per preparare altri trabocchetti quando Simone e
Stefano fecero irruzione nella loro stanza e Stefano disse: “Avete presente il
cuoco ed il capitano della nave?”
“Si, perché?” chiese Elisabetta stupita
“Sono la stessa persona!!!” esclamò trionfante Simone“
Capitolo 5: scoperte indesiderate (o no?)
“Com'è possibile?” domandò Elisabetta sbalordita “Perché avrebbe dovuto
fare una cosa simile?”
“Forse perché sapeva della nostra caccia all'assassino!” disse Stefania.
“Allora è stato lui a...”“A fare che?” chiese Carolina appena uscita dalla
doccia, “Cosa ci fanno questi due... qui?”
A quel punto entrò Amelia “Questo è proprio troppo” disse Carolina col
naso tappato; prese i vestiti e uscì dalla camera.
“Novità?“chiese Amelia. Raccontato a lei come stavano le cose, decisero di
andare a chiedere spiegazioni al “cuoco”ma Amelia non volle venire.
Scesero dal custode dell'albergo che gli indicò la stanza del cuoco. “Ehi, aspettate”disse lui “Non mi avete ancora detto perché lo cercate”
“Oh, beh...”iniziò a dire Stefano, finché Stefania ed Elisabetta salvarono la
situazione “Noi volevamo scusarci con lui” disse Elisabetta. “Già, non ci siamo comportati bene, il cibo non va sprecato” aggiunse Stefania.
“Ok ragazzi, potete andare: vi do dieci minuti”
Si diressero verso la stanza. “Salve, lei è il cuoco?” chiese Stefania “O meglio, il capitano della nave!” precisò Elisabetta.
L'uomo sorrise “Siete arrivati finalmente! Vi stavo aspettando”
“Ma nella realtà lei chi è?” chiese con fare accusatorio Simone.
“Una bella domanda, peccato che io non possa rispondere ora. Lo farò più
avanti, se mai ci arriverete. Perché sapete, molti ragazzi ci hanno provato finora, ma nessuno di questi è mai giunto alla fine di questa caccia mortale”
“Un momento, lei come fa a saperlo” disse Stefano “Che fine hanno fatto
quei bambini?” chiese Elisabetta che iniziava ad avere paura.
“Io so molto di più di quanto vi aspettiate. Comunque i bambini che hanno
provato a fare questa caccia sono tutti ... morti” riprese lui. “Ormai non vi potete più ritirare, se lo farete l'incubo vivrà in voi per sempre! In questa caccia
vi sono solo due possibilità: o vita o morte!”
Appena finita la frase il custode aprì la porta che li fece uscire e tutti tornarono nelle loro camere.
“Stefania...” sussurrò Elisabetta “Ho paura. Non.. non voglio morire!”
Le due rimasero in silenzio assorte in quegli orribili pensieri. Quella sera Eli12
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sabetta fece un orribile incubo e si svegliò urlando.
“Uffa!”protestò Carolina “Ero concentrata in un sonno yoga molto rilassante e mi hai svegliato!”
“Taci tu, gallina” disse Stefania.
Elisabetta riprese il buonumore, e insieme alla sua amica Stefania si mise a
prendere in giro Carolina che si mise della carta nelle orecchie per non sentirle.
Così passò un'altra notte allegra, ma l'indomani non sarebbero state così felici.
Capitolo 6: la piramide del brivido
L'indomani si prepararono per una gita inaspettata alla piramide di Giza.
Amelia era terrorizzata al sol pensiero di dover affrontare una piramide, ovvero una tomba da sola (senza la mamma). Tutti la rassicurarono dicendole:
“Su, Amelia, non fare la poppante, avanti, su, non succederà niente, è una piramide come un'altra”. Purtroppo nessuno sapeva che Amelia aveva ragione
ad avere paura, evidentemente si sentiva che non sarebbe andato come avrebbe
voluto.
Poco dopo partirono in pullman e dopo mezz'ora si trovarono davanti ad
un'imponente piramide che si distingueva appena dal colore della sabbia. Carolina se ne fregava altamente della guida che spiegava l'origine della piramide,
era troppo impegnata a smaltarsi le unghie. Poi la guida parlò di un’eclissi accaduto nell'anno 1982 e parlò anche di un omicidio accaduto nella piramide.
Stefania, Elisabetta, Stefano e Simone si guardarono impauriti mentre gli altri
compagni non ci fecero caso.
Amelia decise di non entrare nella piramide. I quattro rimasero ultimi nella
fila. Ad un certo punto si fermarono a vedere un disegno che riproduceva
un’eclissi e non si accorsero che mentre la strada si divideva in due vie la classe andava avanti e proseguiva il suo percorso senza aspettarli.
“Ehi!, ma dove sono gli altri?” chiese Elisabetta dopo che la classe fu completamente scomparsa stritolando dalla paura la mano di Simone.
“Ci siamo persi”disse Stefania stritolando anch'essa la mano di Stefano.
Invece di urlare lui disse, molto sicuro di sé: “Prendiamo quella strada!”
“Stupida decisione” avrebbero pensato più tardi.
Ad un certo punto si ritrovarono in una stanza piccola e buia dove vi era un
geroglifico molto strano ma... l'uscita si sbarrò davanti ai loro occhi che si chiusero improvvisamente dopo aver sentito un ghigno malefico ed una forte botta
in testa causata da una potente mazzata.
Quando finalmente riaprirono gli occhi, si accorsero con grande stupore che
Simone non era sveglio.
Capitolo 7: scherzi pericolosi
Cercarono in tutti i modi di svegliarlo, ma quando lo rigirarono videro il suo
naso per metà sfracellato ed un ferro con attaccata sulla punta una cosa molle e
rosa.
Stefania lo toccò “E' viscido!” esclamò schifata, ma Elisabetta lo osservò più
attentamente “E' un.... un.... un...” non riuscì a finire la frase che ebbe un conato di vomito.
Mentre Stefania soccorse disgustata l'amica, Stefano terminò la frase di Elisabetta e disse “E' un cervello umano” “O meglio, quello di Simone” precisò
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impaurita Stefania.
Tutti e tre piansero disperati pensando che prima o poi quella fine sarebbe
toccata pure a loro.
“E ora come usciamo da qui?”chiese Stefano il cui viso venne rigato da una
lacrima.
“Lo so!”disse Elisabetta. “Nelle tasche di Simone c'è un coltellino svizzero
multiuso”
“E a che cosa pensi che ci serva?”chiese Stefania in lacrime.
“Dato che ci sono anche le forbici e il cancello è chiuso da una corda, la
taglieremo”disse Elisabetta fiera della sua trovata “Secondo me facciamo prima ad usare il coltellino”disse Stefano.
“Già”disse Stefania pienamente d'accordo. Uscirono da quella stanza e, anche se a malavoglia trascinarono fuori il cadavere.
Capitolo 8: Ia salvezza
Ad un tratto Simone si rialzò ridendo: “Vedo che siete cascati al mio supertranello... è un cervello di gomma stupidi!”
Dopo che Simone ebbe ricevuto quattro sberle da tutti, gli amici sentirono
una risata avvicinarsi sempre più. Nella luce delle loro torce comparve quasi
magicamente l'immagine di un uomo con un sorriso malefico dipinto in faccia.
Quando l'uomo si avvicinò a loro in modo da vederlo perfettamente in faccia,
lui esclamò: “Finalmente, vi aspettavo!”
Elisabetta disse: “Ma lei è il cuoco dell'albergo!”
“Brava, ci sei arrivata”rispose l'uomo.
“Ora ammetta, è lei l'assassino” lo accusò Stefania.
“Non sono proprio io, ma ci siete molto vicini, peccato che non vivrete abbastanza per scoprire chi è. Per adesso vi dico solo che è una persona che conoscete molto bene”e con questo fissò la firma del preside che era sul cartellino di riconoscimento scolastico di Stefania.
Lei si guardò il cartellino e disse “Non m ... mi d.. dica e... che l'assassino è
il preside d.. della s..scuola !!”
“Brava, peccato che non potrete mai denunciarlo alla polizia ... ora non
avete nessuno che vi può salvare!”
In quel mentre, l'entrata della piramide si aprì, una puzza invase la stanza,
una voce urlò “Non credo!”
I tre amici urlarono “Amelia!”
La ragazza era seguita da un gruppo di poliziotti che lei aveva chiamato tramite un telefono che aveva trovato in pullman, dato che aveva sentito dei rumori sospetti e aveva troppa paura a entrare per verificare. Un poliziotto si fece avanti e ammanettò senza fatica l'uomo.
Stefania, ancora sconvolta del fatto di conoscere un assassino, urlò al poliziotto di sapere chi fosse il colpevole della morte dell'uomo assassinato nella
piramide di Micerino nel 1982 ma il poliziotto le disse che quel caso era stato
abbandonato da tempo.
I cinque amici cercarono di convincerlo a farlo riaprire dato che erano in
possesso di prove schiaccianti ma l'uomo fu irremovibile e concluse dicendo
che dei ragazzi di tredici anni non sarebbero in grado di risolvere un caso lasciato in sospeso da un bravissimo avvocato americano.
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“Forse perché il preside di una scuola non farebbe sospettare nessuno”disse
molto arrabbiata Elisabetta.
Il poliziotto si voltò verso gli amici “Voi come fate a essere così sicuri che il
colpevole sia il preside di una scuola?”
“Della nostra scuola!” lo corresse Stefano.
“Provi a chiederlo alla persona che ha cercato di ammazzarci, ovvero l'uomo che ha appena arrestato: è un complice!”disse Simone.
Il poliziotto si rivolse a quel misterioso uomo che, accorgendosi che peggio
di così non sarebbe potuto andare, confessò tutto in poco tempo.
In quel momento la scolaresca arrivò perché si era accorta della mancanza di
quattro alunni. La professoressa di lettere si impaurì molto quando vide tutti
quei poliziotti e il cuoco dell'albergo in manette. Un poliziotto si avvicinò al
preside che li aveva accompagnati nella piramide per accertarsi che i cinque
ragazzi fossero eliminati per sempre, e lo ammanettò accusandolo di pluriomicidio (l'uomo morto nella piramide e tutti i ragazzi della caccia all'assassino).
Una volta conclusa la caccia all'assassino, i ragazzi divennero famosissimi;
ogni giorno venivano intervistati da decine e decine di giornalisti, inviati da
giornali e riviste prestigiosi, anche se i “magnifici cinque”non entrarono mai
nei particolari.
In quanto a Carolina e il suo club delle smorfiose, passarono sei mesi a rodersi le mani per non essere andate in televisione e mostrare così al mondo intero le loro fantastiche unghie ed essere invidiate da ogni ragazza.
Elisabetta si innamorò di Simone e Stefania di Stefano e diventarono due
coppie felici e molto famose.
Imperadori Rossella
Bertagna Miriam
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L’ACQUA SOSPESA


MATERIALI NECESSARI:
Un bicchiere di vetro
Un foglio di carta
ESECUZIONE:
1. Riempi il bicchiere di acqua (fino all’orlo)
2. Appoggia il foglio di carta sul bicchiere.
3. Capovolgi velocemente il bicchiere (tenendo
una mano appoggiata alla carta, et voilà…
….il foglio rimane attaccato al bicchiere senza cadere!
SPIEGAZIONE:
La pressione atmosferica mantiene il foglio di carta premuto contro
il bicchiere impedendo la fuoriuscita dell’acqua.
IL PESO DELL’OSSIGENO
MATERIALI NECESSARI:




Una candela
Un piatto fondo
Un vasetto di marmellata (vuoto!)
Un po’ di plastilina
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ESECUZIONE:
1. fissa la candela al piatto con la plastilina.
2. Versa dell’acqua nel piatto.
3. Accendi la candela.
4. Copri la candela con il vasetto di marmellata.
5. Per un po’ di tempo la candela rimane accesa, poi si
spegne. Nel frattempo il livello dell’acqua all’interno
del vasetto è gradualmente aumentato.
SPIEGAZIONE:
La fiamma della candela rimane accesa finche non viene consumato
(per effetto della combustione) tutto l’ossigeno presente
all’interno del vasetto. Venendo a mancare l’ossigeno la pressione
dell’aria nel vasetto diminuisce. La pressione atmosferica, allora,
premendo sull’acqua contenuta nel piatto la spinge all’interno del
vasetto.
Il flusso di acqua dal piatto al vasetto cessa quando la pressione
all'interno del vasetto ritorna uguale a quella atmosferica.
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Tesseratevi ad AR C I R AG AZ Z I
Diventare soci
dell'Arciragazzi
significa contribuire
a sostenere le nostre
iniziative
e stare
dalla
parte di
Bambini
e bambine.
Significa riconoscere i bambini soggetti di diritti, considerarli cittadini a tutti gli
effetti e trattarli di conseguenza.
Significa creare le condizioni affinché
possano pensare, fare, dire la propria
opinione, essere protetti e poter essere utili.
Essere soci Arciragazzi fa bene a tutti, grandi e
te anche voi.
piccini. Prova-
È disponibile la tessera 2002, che presenta il paracadute dell’Arciragazzi di Brescia.
Cosa state aspettando a farla?
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Ami i tuoi vicini?
È un gioco che si può fare sia all’aperto che al chiuso, e viene meglio
se il gruppo è numeroso.
I giocatori si dispongono seduti in cerchio, uno sta in piedi al centro.
La persona al centro chiede a uno seduto:”Ami i tuoi vicini?”.
Lui può rispondere “SI” o “NO”; se risponde SI lui e i suoi due vicini
(a destra e a sinistra) restano seduti e tutti gli altri cambiano posto; il giocatore al centro deve cercare di rubare il posto a uno di
loro.
Se risponde NO, gli viene chiesto:” E chi vorresti al suo posto?”.
La persona seduta dice il nome di altri due giocatori che vorrebbe
come vicini.
I vicini e gli altri due devono scambiarsi di posto mentre il giocatore
al centro cercherà di rubare il posto a uno di loro.
In questo caso
cambiano posto tutti
meno i numeri 1 e 2
e l’interpellato.
Quello al centro
cerca di occupare
un posto.
In questo caso
cambiano i numeri 1 e 2
Con quelli indicati
dall’interpellato.
Quello al centro
cerca di occupare
un posto.
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Arrivederci al prossimo numero de
La Zanzara e…
CIAO A TUTTI!!!
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