Centro Studi Consiglio Nazionale Ingegneri

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Consiglio Nazionale Ingegneri
LA NOTA
Monitoraggio sulla legislazione, la giurisprudenza,
le disposizioni fiscali e previdenziali,
gli indicatori economici attinenti la professione degli ingegneri
16 – 30 settembre 2008
Roma, ottobre 2008
LA NOTA
16-30 SETTEMBRE 2008
Riforma degli Ordini
Riformare gli Ordini professionali. È l'auspicio espresso dal presidente del
Consiglio nazionale ingegneri, Paolo Stefanelli, a margine del suo intervento
introduttivo ai lavori del 53° Congresso nazionale degli ingegneri italiani. Per
Stefanelli dopo l'area giuridica, tocca a quella tecnica nel suo insieme (di cui
quella ingegneristica è parte essenziale) superare regolamenti spesso obsoleti. Il
Cni vorrebbe per gli Ordini tre competenze chiave: la gestione
dell'aggiornamento professionale, la magistratura interna e infine una
rivalutazione del ruolo degli ingegneri come "lavoratori".
Il sottosegretario alle infrastrutture, Roberto Castelli, con il suo intervento
al Congresso nazionale degli ingegneri, sul ripristino dei minimi aboliti dal
decreto Bersani del 2006, aumenta il pressing delle professioni tecniche. Che
chiedono al governo, e in particolare al ministro delle infrastrutture, Altero
Matteoli, un intervento rapido, senza aspettare la riforma delle professioni, ma
da inserire in uno dei decreti legge che verranno approvati prossimamente dal
Governo in tema di infrastrutture.
In attesa di una convocazione ufficiale da parte del ministro della Giustizia
Angelino Alfano, geometri, periti agrari e periti industriali non stanno a
guardare. E danno il via a un coordinamento unitario a tre che, nel rispetto di
singole specificità e competenze, punti dritto a centrare obiettivi e risolvere
problematiche comuni a 180 mila professionisti. Un coordinamento unitario,
quindi, per il quale si sta mettendo a punto solo il regolamento che disciplinerà
questioni di carattere meramente etico e che ha già attirato le attenzioni del
guardasigilli che ha assicurato un incontro al più presto con i presidenti dei tre
consigli nazionali. Ma soprattutto un coordinamento che punta dritto a un
obiettivo: creare una casa per i laureati triennali che, con le necessarie
distinzioni, chiarisca in modo definitivo la nuova posizione dei professionisti di
I livello così come detta la disciplina.
Specializzazioni (con 250 ore di formazione, un esame finale e nessuna riserva),
società non di capitali e solo con altre categorie ordinistiche definite
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con regolamento. Sono le prime scelte compiute dal plenum del Consiglio
nazionale forense che si è tenuto a Roma e che sta esaminando l'articolato di
argomenti e istanze proposte da avvocatura e associazioni, ai primi di settembre,
in vista di un elaborato condiviso di riforma dell'ordinamento che possa trovare
posto nel pacchetto di riordino della giustizia, firmato dal Guardasigilli
Angelino Alfano.
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Legislazione sui lavori pubblici, Autorità per la vigilanza sui
contratti pubblici, appalti e opere pubbliche, società di
ingegneria, valutazione di impatto ambientale, sicurezza nei
cantieri, fisco professionisti, energia, ricerca e innovazione,
altre professioni
Per quanto riguarda la legislazione sui lavori pubblici:
dopo la firma del testo da parte del Capo dello Stato, l'11 settembre scorso,
si è concluso l'iter approvativo del terzo decreto correttivo del Codice degli
appalti e ormai resta solo il passaggio finale in «Gazzetta». Dalla
pubblicazione scatteranno i 15 giorni di vacatio prima dell'entrata in vigore.
Quindici giorni di cui le stazioni appaltanti potranno approfittare per
svuotare i cassetti e mandare in pubblicazione i bandi pensati prima del
correttivo. Anche perché dall'arrivo della riforma sarà necessario un lavoro
di forte riscrittura dei documenti di gara. Basti pensare, ad esempio, ad
alcune scelte fondamentali che prima l'amministrazione compiva proprio
attraverso il bando nel sotto soglia, come nel caso delle offerte anomale.
Ora la possibilità di procedere all'esclusione automatica è ridotta alle gare
sotto un milione di euro per i lavori e sotto i 100mila euro per i servizi e le
forniture. Allo stesso modo avendo eliminato nel caso di gare da
aggiudicare con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, la
possibilità per la commissione di fissare i criteri con cui procederà
all'assegnazione dei punteggi minimi e massimi, diventa giocoforza
necessario anticipare questa scelta sempre al momento di pubblicazione del
bando;
gli incarichi per le attività di collaudo delle opere, dei servizi e delle
forniture sono da considerare veri e propri appalti di servizi e non
collaborazioni, ai sensi dell'articolo 7, comma 6, del Dlgs 165/2001. I
collaudatori esterni, pertanto, debbono essere individuati e incaricati,
applicando le disposizioni del Dlgs 163/2006. Lo chiarisce l'articolo 2,
comma 1, lettera b) del terzo decreto correttivo al codice dei contratti, che
sta approdando in Gazzetta Ufficiale, che all'articolo 120 del codice stesso
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introduce il nuovo comma 2-bis. Tale ultima disposizione prevede che
«nell'ipotesi di carenza di organico all'interno della stazione appaltante di
soggetti in possesso dei necessari requisiti, accertata e certificata dal
responsabile del procedimento, ovvero di difficoltà a ricorrere a dipendenti
di amministrazioni aggiudicatrici con competenze specifiche in materia, la
stazione appaltante affida l'incarico di collaudatore ovvero di presidente o
componente della commissione collaudatrice a soggetti esterni scelti
secondo le procedure e con le modalità previste per l'affidamento dei
servizi; nel caso di collaudo di lavori l'affidamento dell'incarico a soggetti
esterni avviene ai sensi dell'articolo 91»;
secondo quanto riportato da un articolo apparso su Il Sole 24 Ore, l'articolo
61 comma 8 della legge 133/2008, che riduce allo 0,5% dell'importo a base
d'asta la misura massima dell'incentivo riconoscibile in caso di
progettazione interna da parte degli uffici tecnici, si applica anche agli enti
locali. Sulla norma si è sviluppato un aspro dibattito, volto a negarne
l'applicazione nei Comuni. La tesi si fonda sul comma 17 dello stesso
articolo, che dispone che i risparmi ottenibili dall'articolo 61 non debbono
essere versati, nel caso di enti territoriali. Si effettua una lettura combinata
dei commi 8 e 17 per giungere alla conclusione che gli enti locali in quanto
esentati dal versamento dei risparmi allo Stato mantengono l'incentivo al
2%; in caso contrario si registrerebbe una contrazione dell'autonomia
finanziaria riconosciuta costituzionalmente agli enti. Ad analoga
conclusione giungono le organizzazioni degli uffici tecnici sostenendo la
non applicabilità agli enti locali in quanto l'articolo 61 è inserito nel Capo IBilancio dello Stato. Queste tesi non possono trovare sostegno, secondo Il
Sole 24 Ore, in quanto il comma 8 dell'articolo 61 è norma attuativa
dell'articolo 92 comma 5 del Codice degli appalti, e come tale applicabile a
tutte le pubbliche amministrazioni. Il comma 17 si limita a dettare
l'esclusione del versamento allo Stato e non dà vita ad alcuna contrazione
dell'autonomia, in quanto dispone che il risparmio vada a vantaggio dello
stesso ente. Sempre secondo lo stesso articolo, la riduzione del compenso
incentivante è operante a partire dal 1 ° gennaio 2009 e si applica a tutti i
compensi comunque erogati, e non solo ai progetti avviati dopo questa
data. La tesi contraria è, invece, sostenuta da una parte degli uffici che
ribadiscono il principio generale del nostro ordinamento, quello della
irretroattività della legge, ammessa comunque a precise condizioni, e per
tale motivo la riduzione del comma 8 è, per tale orientamento, applicabile a
partire dal 2009 solo per le attività poste in essere successivamente;
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fra le attività della commissione giudicatrice indicate dal Dlgs 163/06 deve
ritenersi incluso anche l'eventuale giudizio di equivalenza - anche se
indirizzato sull'offerta tecnica dei partecipanti a una gara per l'affidamento
di un servizio. Non è sufficiente per dimostrare l'illegittimità del
provvedimento sostenere che le offerte - soprattutto quelle di natura
tecnica, riguardanti le modalità di effettuazione del servizio - siano sempre
suscettibili di valutazione differenziata sul piano qualitativo. La valutazione
tecnica della commissione è una «operazione amministrativa di natura
tecnica, caratterizzata da elevata discrezionalità». Questo è quanto emerge
nella sentenza del Consiglio di Stato n. 4069/2008;
l'espressione di un giudizio di irrilevanza su un reato in rapporto al
requisito (di partecipazione a una gara d'appalto) della moralità
professionale non può essere equiparata a una dichiarazione mendace, che
di per sé giustificherebbe per legge l'esclusione dalla gara. In questi
termini, il Consiglio di Stato (sentenza 2544/08) ha spiegato che in una
gara d'appalto, e con riferimento alla dichiarazione circa il requisito della
moralità professionale, il soggetto partecipante può legittimamente operare
un «giudizio di rilevanza delle singole condanne subite e ritenere che i
relativi fatti non incidano sulla moralità professionale»;
i1 Durc è insostituibile negli appalti. Né può essere surrogato dalla
dichiarazione sostitutiva da parte dell'interessato. Lo stabilisce il Consiglio
di Stato nella sentenza n. 4035/2008.
Per quanto riguarda l’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici:
“non è vero che oggi abbiamo troppi soldi; la verità è che prima ne
avevamo troppo pochi”. Il consigliere Piero Calandra sintetizza così la
recente storia finanziaria dell'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici di
lavori, servizi e forniture. Valutazioni a parte, i numeri dicono che, grazie
ai soldi della contribuzione dei vigilati, l'Authority dal 2006 a oggi ha avuto
pochi problemi di liquidità, potendo contare su un budget da circa 50
milioni di euro contro i 20 scarsi del 2005. Un fiume di denaro che ha
prodotto un aumento diffuso delle spese correnti (salite tra 2007 e 2005 di
14 milioni), ma non ha portato l'esplosione degli investimenti che ci si
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poteva attendere: la voce conto capitale al 2007 era cresciuta di appena
500mila euro rispetto ai dodici mesi precedenti. Il 2008, però, porterà una
svolta: sono in cantiere acquisizioni di personale e forti spese alla voce
informatica;
una linea diretta con l'Autorità di vigilanza, un nuovo sito Internet e
aggiornamenti in tempo reale su tutto ciò che riguarda l'andamento del
mercato di lavori, servizi e forniture. Il Garante dei contratti pubblici sta
per essere travolto da una rivoluzione telematica. Una rivoluzione ormai
vicina al suo epilogo: per tutte queste iniziative non si andrà oltre l'inizio
del prossimo anno. Per rispettare questi tempi il lavoro è partito da mesi.
Esattamente dalla fine del 2007, data dell'arrivo a Roma di Nushin Farhang,
dirigente generale della direzione Information technology. A lei il compito
di ripensare tutta l'architettura dei servizi informatici legati all'Autorità.
Per quanto concerne gli appalti e le opere pubbliche:
estate al rallentatore per il mercato della progettazione. Tra giugno e agosto
si è bruscamente interrotta la tendenza di moderato recupero - rilevata nei
primi cinque mesi dell'anno - nella domanda pubblica di ingegneria,
architettura e consulenza tecnico-economica. Dopo il crollo di giugno
dell'importo totale delle gare indette nel mese (-70,7%), l'osservatorio
Oice/Informatel ha registrato forti flessioni su base annua a luglio (-28,2%)
e ad agosto (-21,9 per cento). Nei tre mesi si sono persi 117,2 milioni
rispetto ai corrispondenti mesi del 2007, assorbendo quasi del tutto la
crescita di 124,1 milioni realizzata tra gennaio e maggio;
fine della linea morbida verso il Cipe e le grandi opere. Non sono quattro
bocciature come tutte le altre quelle contenute in altrettante delibere della
Corte dei conti datate 10 settembre 2008. Dal 2004 a oggi, infatti, sono solo
due i casi nei quali la magistratura contabile ha negato il visto di legittimità
a provvedimenti del Comitato per la programmazione economica. L'ultimo,
sulla Verona-Fortezza, a febbraio di quest'anno. Un cambio di vento
significativo, soprattutto se ne analizziamo le motivazioni. La Corte, infatti,
se l'è presa con la prassi, fino a oggi molto diffusa, di avviare le opere
senza una copertura finanziaria completa. E si è spinta più volte a fare
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valutazioni sul merito del progetto, che esulano dalla sua funzione tipica di
controllore delle casse pubbliche. Tutti elementi che fanno presagire un
futuro difficile per le opere della legge obiettivo, per le quali potrebbe
prendere forma uno scoglio ulteriore, una Corte dei conti più rigida e meno
disposta a «strappi» sulle modalità di finanziamento;
il Ddl Finanziaria non contiene nessun rifinanziamento del fondo della
legge obiettivo, nonostante il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli,
avesse chiesto 14 miliardi aggiuntivi in tre anni, di cui 4 miliardi nel 2009.
Non solo: la Finanziaria taglia anche le risorse per gli investimenti stradali
e ferroviari "ordinari". L'Anas contava per il 2009, in base alla Finanziaria
scorsa, su 1.560 milioni, saranno invece 1.205 (nel 2008 c'erano 1.775
milioni, di cui 215 dal Dl 159/2007). Per Rfi erano previsti 3.500 milioni,
saranno invece 2.362 (nel 2008 erano 3.351). Dunque: rispetto a previsioni
per le infrastrutture pari a 9 miliardi di euro, la Finanziaria ne stanzia 3,5;
il Governo punta a portare entro ottobre all'attenzione del Cipe il progetto
per la realizzazione del Ponte sullo Stretto. La dichiarazione del ministro
Altero Matteoli, che ha riavviato le procedure bloccate dal Governo Prodi,
è esplicita: «Spero di portare nel mese di ottobre al Cipe il Ponte». E
mentre si continua a valutare il peso di due anni di ritardo, il valore
complessivo dell'opera non sembra destinato a mutare. I 6,1 miliardi
inseriti nel Dpef e previsti dal piano finanziario non dovrebbero subire
variazioni sostanziali secondo l'Anas, che detiene oltre l'81% del capitale
sociale della società Stretto di Messina. La stessa che continuerà ad
occuparsi della progettazione, della realizzazione e poi della gestione
dell'opera. L'obiettivo è «arrivare alla cantierabilità nel 2010 e rientra in un
programma di scadenze possibili che richiedono l'impegno di Anas, ma
ovviamente il supporto del Governo» afferma Pietro Ciucci, presidente
dell'Anas.
Per quanto riguarda le società di ingegneria:
i1 sistema Italia dell'ingegneria guadagna spazio e visibilità nelle
classifiche mondiali. A confermarlo sono le classifiche del settimanale
statunitense Enr (Engineering News-Record) riferite al vertice dell'offerta
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di ingegneria pura e di costruzioni/ impiantistica. L'anno scorso il fatturato
estero delle prime 200 international design firms (società internazionali di
progettazione) ha raggiunto 43 miliardi di dollari e quello dei primi 225
international contractors (contraenti internazionali) 310,2 miliardi. Nelle
classifiche di Enr il gotha italiano ritrova la visibilità e l'attenzione che
merita: 22 realtà imprenditoriali italiane (erano 11 nel 2006, compresa
Grandi Lavori Fincosit, non più in classifica) esportano lavori per 25.342
milioni di dollari arrivando a incidere per l'8,2% nel totale (cioè nelle
esportazioni dei magnifici 225). L'Italia raggiunge così la quarta posizione
in un mercato mondiale in cui primi sono gli Usa (con una quota del
13,8%) seguiti dalla Francia (12,5%) e dalla Germania (10,3). E mette a
segno un exploit (dovuto anche a una più ampia adesione all'indagine di
Enr) se si considera che, a consuntivo del 2006, l'Italia era solo ottava (con
una quota del mercato mondiale del 3%).
Per quanto riguarda la valutazione di impatto ambientale:
la commissione Via con gli stanziamenti del Dl 112, rischia di non superare
il prossimo febbraio. Nonostante il carico di superlavoro che le è stato
imposto dalla nuova linea del ministro dell'Ambiente, Stefania
Prestigiacomo, i rubinetti dei fondi 2009 sono quasi asciutti. Per adesso
sono stati previsti 2,3 milioni di euro. Che diventeranno al massimo 6,1.
Anche se nello scorso anno la Commissione è costata circa 8,7 milioni e ne
ha prodotti circa 12, grazie alla contribuzione delle imprese. Alla
Commissione, con il Dl 112 che anticipa la Finanziaria, sono stati applicati
tagli in linea con una qualsiasi amministrazione pubblica. Per il 2008 è
stato previsto un tetto di spesa pari al 70% del budget 2007: esattamente
6,1 milioni di euro. La Commissione, però, non si regge con fondi statali,
ma usa il ricavato dei contributi dei proponenti. Ogni impresa che
sottopone i propri progetti alla Via versa un obolo pari allo 0,5% del valore
del progetto. Una somma che negli ultimi anni ha viaggiato al ritmo di
circa 12 milioni di euro, salendo oltre i venti ai tempi dei primi anni della
legge obiettivo. Questo denaro passa dal ministero dell'Economia che ne
trattiene una parte e finanzia la Commissione.
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Per quanto riguarda la sicurezza nei cantieri:
sedici ore di formazione per migliorare la sicurezza sul lavoro. Ance,
Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil hanno presentato nella sede Inail di
Roma il sistema di formazione nelle costruzioni disegnato alla luce del
nuovo contratto degli edili. Con una novità su tutte: l'obbligo di un corso di
16 ore al primo ingresso in cantiere, per combattere gli infortuni. Un
fenomeno che, dicono i dati Inail, nei primi quattro mesi del 2008 ha
registrato quasi 260 mila incidenti. «Nessuno potrà entrare in cantiere senza
essere passato dalla scuola edile», le parole di Massimo Calzoni, presidente
Formedil (l'Ente che si occupa della formazione nell'edilizia) fissano il
paletto dal quale muove tutto il nuovo sistema. Dal prossimo primo
gennaio, una volta individuato il nuovo assunto, l'impresa dovrà darne
comunicazione alla scuola edile più vicina. In tempi brevi (l'obiettivo è un
corso alla settimana) il lavoratore che prima di allora non è mai stato in un
cantiere riceverà in due giornate i rudimenti in materia di sicurezza. I corsi
saranno pensati con una serie di concetti facili, comprensibili anche per chi
non conosce l'italiano. Alla fine del corso il lavoratore riceverà un "libretto
formativo", che da quel momento in poi fotograferà le evoluzioni della sua
formazione;
per gli appalti superiori a 1,5 milioni di euro la Provincia di Milano si
impegna a utilizzare solo l'offerta economicamente più vantaggiosa. È
questo il primo degli elementi di novità di un protocollo di intesa che ha
coinvolto anche le organizzazioni sindacali di categoria Fillea-Cgil, FilcaCisl e Feneal-Uil e i costruttori con Assimpredil Ance firmato nei giorni
scorsi a Milano per perseguire una maggiore sicurezza nei cantieri e il
contrasto del lavoro nero. Il protocollo prevede anche che tra i criteri di
valutazione dell'offerta sia assegnato un punteggio fino a 30/100 alle
proposte migliorative dedicate alla sicurezza, alla gestione ambientale
dell'attività di cantiere, al possesso di un organico minimo dell'azienda. I
partecipanti alle gare dovranno dimostrare il possesso di un patrimonio
netto relativo agli ultimi due esercizi pari al 7% della cifra di affari media
annuale del medesimo periodo. Per la Provincia, che ogni anno pubblica
circa 20 gare da oltre 1,5 milioni di euro, l'appalto assegnato al massimo
ribasso non garantirebbe né la qualità dell'opera né la sicurezza dei
lavoratori.
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Per quanto riguarda fisco professionisti:
i contribuenti che hanno scelto il regime dei «minimi» conquistano la
certezza sulla compatibilità del nuovo meccanismo di determinazione delle
imposte in base alle regole comunitarie. Il regime italiano sui contribuenti
minimi è stato, infatti, approvato dal Consiglio, con effetto retroattivo dal
1° gennaio 2008. La decisione (in corso di pubblicazione sulla «Gazzetta
Ufficiale dell'Unione europea») autorizza la Repubblica italiana ad
applicare una misura di deroga all'articolo 285 della direttiva 2006/112/Ce,
che disciplina attualmente il sistema comune d'imposta sul valore aggiunto.
La deroga era stata richiesta dall'Italia il 15 novembre 2007 ed è necessaria
in quanto il regime dei cosiddetti contribuenti minimi, (introdotto, con
decorrenza 1°gennaio 2008, dall'articolo 1, commi 96-117 della Finanziaria
per il 2008 e attuato con il decreto 2 gennaio 2008) prevede, fra l'altro, che
i soggetti interessati «non addebitano l'imposta sul valore aggiunto a titolo
di rivalsa»;
la targa esposta in uno studio professionale che indica il luogo di
svolgimento dell'attività è soggetta all'imposta comunale sulla pubblicità.
Lo stabilisce la Cassazione, con la sentenza 22572 dello scorso 8 settembre.
Per i giudici, il presupposto dell'imponibilità «va ricercato nell'astratta
possibilità di messaggio, in rapporto all'ubicazione del mezzo, di avere un
numero indeterminato di destinatari». Infatti, sono soggetti al prelievo
tributario i messaggi esposti in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la cui
finalità è promuovere la domanda di beni o servizi o migliorare l'immagine
del soggetto pubblicizzato.
Per quanto concerne l’energia:
l'Italia dell'energia torna alla pianificazione dopo gli anni in cui le decisioni
erano delineate non dai disegni della politica bensì dagli investimenti del
mercato. L'ultimo Piano energetico nazionale (Pen) era del 1991 e aveva
sancito il risultato del referendum nucleare dell'87. Da allora si è seguita la
strada del mercato: privatizzazione dell'Enel, liberalizzazione del mercato
elettrico e del gas, la scelta di quali centrali costruire in mano alle aziende
elettriche. Ora il nuovo Pen potrebbe nascere in primavera con all'interno
anche il programma nucleare, assicurano Berlusconi e il ministro dello
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Sviluppo economico Claudio Scajola. «L'obiettivo è portare il costo
dell'energia sul livello degli altri Paesi europei», afferma Berlusconi. I
punti cruciali del piano saranno «diversificazione delle fonti energetiche
aggiunge il premier - sviluppo del nucleare, sviluppo delle energie
rinnovabili e alternative». Scajola parla di un futuro contributo del 25% da
fonti rinnovabili e di un 25% dal nucleare;
sbloccare se stesso, e intanto sbloccare il Paese dei «no» alle infrastrutture
energetiche. Con non poche difficoltà il Governo tenta di mettersi
d'accordo al suo interno sulla corposa ricetta per l'energia annunciata con
gli emendamenti al ddl "sviluppo" in discussione alla Camera, che il
Governo ha cominciato a depositare alla spicciolata. Intanto il ministro
dello Sviluppo Claudio Scajola promette di sbloccare i meccanismi delle
opposizioni locali e tutte le nuove infrastrutture energetiche. Ci sarà una
nuova revisione del Titolo Quinto della Costituzione per restituire allo
Stato centrale il timone delle regole e delle procedure autorizzative. Ma i
tempi non sono immediati e nel frattempo «istituiremo già nei prossimi
giorni una cabina di regia con le Regioni, per uniformare le procedure e
porre fine all'incertezza normativa» promette Scajola.
Per quanto riguarda la ricerca e innovazione:
in ritardo rispetto alla tabella di marcia ma con una prima risposta positiva
che arriva dal mondo delle imprese. Parte così "Industria 2015", il
programma di agevolazioni all'innovazione tecnologica lanciato dal
precedente Governo e portato avanti, con alcuni correttivi, dal ministro
dello Sviluppo economico Claudio Scajola. Dopo un’attesa più lunga del
previsto per vederli pubblicati, le aziende e i centri di ricerca hanno
risposto ai primi due bandi - Efficienza energetica e Mobilità sostenibile con progetti che potrebbero mettere in moto complessivamente
investimenti per 3,1 miliardi di euro. Sono 1.690 le imprese e i centri di
ricerca che hanno presentato in tutto 42 progetti: sembra funzionare la
formula del partenariato, posta come condizione di base per l'accesso ai
fondi.
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Per quanto concerne le altre professioni:
il Sole 24 Ore e Italia Oggi di sabato 27 settembre 2008 hanno pubblicato
due articoli in cui si esponevano i risultati dell’indagine realizzata dal
Centro studi CNI sul riconoscimento delle qualifiche per i professionisti
stranieri nel 2007;
i consulenti del lavoro chiederanno di poter fare i conciliatori e gli arbitri
nelle controversie tra datori e lavoratori. Il presidente del Consiglio
nazionale, Marina Calderone, presenterà la richiesta durante l'incontro con
il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. In concreto si tratta di
prevedere questa possibilità nel disegno di legge 1441 che riforma il
processo del lavoro. E’questo il risultato più importante raggiunto
dall'assemblea dei Consigli provinciali degli Ordini che si è svolta
all'Auditorium di Roma;
«Ho lanciato un altro sasso nello stagno. Ma vedrete che i primi ad essere
d'accordo saranno quelli bravi. Avranno tutto l'interesse a mettersi su
internet», è sicuro Renato Brunetta, il ministro per la pubblica
amministrazione e l’innovazione. Dal prossimo anno il ministero per la
Pubblica Amministrazione renderà pubblici i curriculum e gli score dei
medici chirurghi. «Voglio mettere in rete i risultati di tutti i professionisti,
non solo della sanità ma anche maestri, funzionari. Se posso sapere tutto
su yogurt e merendine non capisco perché non dovrei poter valutare chi mi
metterà le mani addosso».
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