Terrorismo e religioni: un`orrenda saldatura

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Terrorismo e religioni: un`orrenda saldatura
Terrorismo e religioni: un'orrenda saldatura
Terrorismo islamista
Una delle caratteristiche peculiari di questo momento storico €
purtroppo la presenza opprimente della violenza nelle nostre societ•; sia che una bomba esploda in un mercato, sia che un aereo esploda o venga dirottato, sia che atti di terrorismo seminino
terrore e morti.
Il termine terrorismo € diventato un termine di largo uso soltanto da pochi decenni e costituisce un problema globale che si
manifesta in varie forme. Ci riferiamo in particolare al terrorismo islamista o, meno correttamente, islamico, che € una forma
di terrorismo religioso praticato da gruppi di fondamentalisti
musulmani per raggiungere vari obiettivi politici in nome della
loro religione. Le azioni poste in essere da tali gruppi mirano
all'instaurazione di un nuovo ordine sociale ancorato ai valori
dalla propria fede per fronteggiare le sfide del presente e del futuro. Secondo la loro ideologia, i diversi attentati rappresentano
un tentativo di ricreare una societ• perfetta - ancorch‚ utopistica
- modellata secondo i dettami del Corano e, di conseguenza,
priva di quelle ingiustizie sociali, politiche ed economiche attribuite dall'ecumene islamica ai regimi secolarizzati, ipocriti e
proni al mondo occidentale, definito infedele, i cui governanti
sarebbero di fatto asserviti al Cristianesimo e al sionismo e,
quindi, ostili all'Islam piƒ puro.
Il fondamentalismo islamico
L'intellettuale cattolico Benedetto Ippolito ha osservato come il
problema del fondamentalismo islamico non € solo che alcuni
gruppi ne danno un'interpretazione molto politica, ma che addirittura ne trasformano la natura in una politica religiosa. Quando, come nel caso di Al Qaida, si incita alla violenza e al martirio contro l'Occidente, spedendo aerei kamikaze contro i palazzi, e quando, come l'Isis, fonda uno Stato islamico fondamentalista e crudele che invia suoi emissari in giro per il mondo a seminare odio e terrore, ormai non si ha piƒ a che fare con una religione, ma con una fede politica atea e disumana che va estirpata dal mondo. A giudizio dell'islamologo Samir Khalil Samir,
padre gesuita, la responsabilit• € di quanto gli imam insegnano
nelle moschee.
Principali gruppi terroristici
La galassia terrorista si articola in molte organizzazioni, che
evolvono col tempo, o spariscono a beneficio di nuovi gruppi.
Non manca, peraltro, chi considera queste organizzazioni terroristiche di matrice islamica l'ala estrema di una religione politica, adottando una terminologia analoga a quella utilizzata per
definire il nazismo.
Hamas, ("scossa" o "zelo" in arabo, ma acronimo di Harakat alMuqawama al-Islamiyya, "Movimento di Resistenza Islamica"),
€ un'organizzazione palestinese, di carattere politico, paramilitare e terrorista. Cominci„ a propugnare attacchi contro obiettivi
militari e civili israeliani all'inizio della Prima Intifada nel 1987,
come braccio operativo dei Fratelli Musulmani, per combattere
lo Stato di Israele, la cui presenza nella Palestina storica viene
considerata illegittima. Durante la Seconda Intifada, nel periodo
che va dal 2000 al 2005, ha effettuato svariati attentati suicidi
contro l'esercito israeliano e contro la popolazione civile dello
Stato Ebraico, che hanno provocato centinaia di vittime civili e
militari.
I Fratelli Musulmani costituiscono una delle piƒ importanti organizzazioni islamiste internazionali con un approccio di tipo
politico all'Islam. Lo Statuto di Hamas del 1988 esorta alla distruzione dello Stato di Israele, sebbene i suoi portavoce non
ricordino sempre in modo cos… esplicito questo fine strategico e
propone la sua sostituzione con uno Stato islamico palestinese.
Al-Qaida, in arabo: sitili, al-q•ida, "la base" , € un movimento
islamista sunnita paramilitare terroristico nato nel 1989, fautore
di ideali riconducibili al fondamentalismo islamico, impegnato
in modo militante nell'organizzazione e nell'esecuzione di azioni violentemente ostili, sia nei confronti dei vari regimi islamici
filooccidentali definiti mun•fiqun (ipocriti), sia del mondo occidentale definito kufr (infedele). E' una rete mondiale panislamica di terroristi sunniti neo-hanbaliti formata nel periodo successivo l'invasione sovietica dell'Afghanistan, nei tardi anni ottanta da Bin Laden e Muhammad Atef.
Diventata famosa per gli attentati dell'11 settembre 2001 contro
le torri gemelle, rivendica il legittimo uso delle armi e della violenza contro l'Occidente e il potere militare degli Stati Uniti
d'America e di ogni Stato che sia alleato con essi. Dalla sua
formazione, al-Qaida ha compiuto numerosi attacchi terroristici
ed attualmente sembra sia presente in piƒ di 60 Paesi. Il suo
obiettivo dichiarato € l'utilizzo del jihad (massimo sforzo) per
difendere l'Islam dal Sionismo, dal Cristianesimo, dall'Occidente secolarizzato e dai governi musulmani filooccidentali o "moderati", quali quello dell'Arabia Saudita che € visto come insufficientemente islamico e troppo legato agli USA.
ISIS, o Segretario Generale del Califfato Islamico
Una nuova sigla che si € affacciata nell'ultimo anno sulla scena
mondiale, € lo Stato Islamico, proclamatosi indipendente il 3
gennaio 2014, ma in precedenza conosciuto anche come Stato
Islamico dell'Iraq e della Grande Siria (ossia ISIS, o Segretario
Generale del Califfato Islamico). Tale gruppo terrorista sunnita,
attualmente protagonista delle cronache geopolitiche, € nato da
una tradizione legata ad Al Qaeda per poi rivendicare, a partire
dal febbraio 2014, un ruolo autonomo. La nascita e l'evoluzione
dell'ISIS rappresentano un momento importante rispetto al nuovo corso che sta assumendo il terrorismo in diverse realt• geografiche. Unitamente ad altri gruppi strutturati e operanti soprattutto nell'area dell'Africa subsahariana, l’ISIS evidenzia dei caratteri operativi innovativi di completezza e complessit• che riducono, in modo considerevole, l'asimmetria del conflitto tra
gruppo terrorista e stato legittimo. Tale organizzazione, che occupa quasi il 30% della galassia terroristica mondiale, ha come
leader Abu Bakr al-Baghdadi, il quale ha unilateralmente proclamato la rinascita del califfato nei territori caduti sotto il suo
controllo. Peculiarit• dello Stato Islamico € quella di riunire in
una sola entit• le caratteristiche dell'esercito, delle modalit• terroristiche, della fisicit• del territorio in cui risiede e della struttura statale. La conquista di ampie zone della Siria e dell'Iraq,
fino a lambire il confine con la Turchia, conferma la potenza di
fuoco ed economica dei jihadisti, abili anche a sfruttare i mezzi
di comunicazione. Il terrorismo islamista sembra dunque dividersi e contrapporsi a se stesso; se da una parte ci sono i gruppi
storicamente fedeli alla cultura di Al Qaeda, dall'altra ne avanzano altri che rivendicano la superiorit• ideologica e di azione
di ISIS in nome della restaurazione del Califfato: il terrorismo
di matrice islamista assume dunque caratteri e tendenze variegate. Infatti, mentre Al Qaeda ha operato ab initio secondo una logica che negli anni ne ha visto una crescita graduale, di contrapposizione prima ideologico-propagandistica e poi militare
rispetto al cosiddetto "Occidente", l'ISIS emergendo da fazioni
contrapposte e gi• consapevoli, interne alla stessa Al Qaeda, ha
modo di operare in uno scenario gi• completamente destabilizzato dal punto di vista delle strutture politiche e sociali.
Una radicale trasformazione del terrorismo islamico si € avuta
con l'emergere di nuovi Stati con grandi disponibilit• finanziarie come l'Arabia Saudita e gli emirati del Golfo Persico, caratterizzati anche da forme di governo che si influenzano reciprocamente con gli ambienti "clericali" islamici e con le dottrine
legate a correnti di pensiero integraliste come il wahhabismo.
Questi Stati hanno indirettamente finanziato (talvolta anche inconsapevolmente), attraverso donazioni da parte di istituzioni
caritatevoli, gruppi piƒ o meno legati al terrorismo. Lo stesso si
pu„ dire di facoltosi esponenti del mondo privato di questa medesima area.
Attentato alla redazione di 'Charlie Hebdo'
L'assalto di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo si pu„ ritenere l'esecuzione di una sentenza di condanna a morte emessa nel
2006 contro i giornalisti di un giornale danese che aveva pubblicato vignette irridenti contro Maometto e contro coloro che le
avessero riprese. Il Charlie Hebdo negli anni aveva rincarato la
dose, anche dopo essere stato fatto oggetto di un grave attentato
nel 2011.
I vignettisti, oggi celebrati come martiri della libert•, non erano
pienamente coscienti che in democrazia non pu„ esistere la libert• di offendere gratuitamente l'altro, tanto meno se l'altro €
musulmano e dunque molto meno remissivo della maggior parte dei cristiani verso le offese dei sentimenti piƒ profondi. E' cos… hanno messo in pericolo se stessi, altri che avevano il compito di proteggerli e l'intera sicurezza nazionale.
Il pensiero della Chiesa
Il cardinale Andr‚ Vingt-Trois, che era stato oggetto di una delle vignette piƒ insultanti, che coinvolgeva in modo blasfemo la
Trinit•, ha scritto: “Una caricatura, anche se di gusto pessimo,
una critica anche gravemente ingiusta, non possono per„ essere
messe sullo stesso piano di un omicidio". Non si pu„ cio€ uccidere per una vignetta, fosse la piƒ sanguinosa come quelle del
Charlie Hebdo.
Papa Francesco durante il volo per le Filippine ha spiegato ai
giornalisti che non si pu„ reagire violentemente, anzi, che €
un'aberrazione uccidere in nome di Dio, ma per quanto riguarda
la libert• di espressione c'€ un limite.
Libert• religiosa e libert• di espressione sono entrambi diritti
umani fondamentali. Ognuno ha il diritto, di praticare la propria
religione senza offendere ed ognuno ha, non solo la libert• e il
diritto, ma anche l'obbligo di dire ci„ che pensa per aiutare il
bene comune. Non si pu„ provocare, non si pu„ insultare la fede
degli altri. Il miglior modo per rispondere alle minacce €
l’essere mite, umile come il pane, senza reagire con aggressioni.
Dietro ogni attentato suicida c'€ un elemento di squilibrio umano. C'€ tanta gente che lavora, come ad esempio i missionari:
danno la vita, ma per costruire. Il kamikaze invece d• la vita per
distruggere. C'€ qualcosa che non va.
Il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e quattro imam francesi hanno
pubblicato una dichiarazione congiunta nella quale € scritto:
considerando l'impatto dei mezzi di comunicazione, si invitano i
loro responsabili a offrire un'informazione rispettosa delle religioni, dei loro membri e delle loro pratiche, favorendo cos… una
cultura dell'incontro.
Conclusioni
Possiamo credere che diversi musulmani viventi da tempo in
Europa, nonostante la loro religione non abbia mai fatto i conti
con la modernit•, abbiano trovato il modo di fare convivere
pragmaticamente la loro fede con le libert• occidentali e le
uguaglianze formali, facendo leva anche sulla separazione esistente in occidente fra religione e politica. Ma il guaio € che essi
devono fare i conti con un'altra parte numerosa, e anche assai
bene finanziata dalle petro-monarchie e da altri regimi musulmani: i portavoce di un islam puro, iper tradizionalista, antioccidentale. ˆ qui che si trovano i predicatori che alimentano atteggiamenti di rifiuto della cultura occidentale anche quando si
accompagnano a un provvisorio rispetto delle nostre leggi.
Non dobbiamo per„ cadere nella trappola concettuale ideata dai
fondamentalisti, attraverso la quale si finisce, quasi sempre, per
chiamare moderato un wahabita o un fratello musulmano solo
perch‚ prende le distanze dall'azione sanguinaria dei jihadisti
del momento, perdendo cos… di vista le continuit• culturali, la
comune lettura iper tradizionalista dei testi sacri.
E' necessario smettere di parlare per acronimi: basta dire Isis.
Cominciamo a chiamarlo Stato islamico e cessiamo di trattare la
religione musulmana come le altre.
Se i musulmani che vogliono integrarsi in Europa riuscissero a
prevalere sui tradizionalisti anti occidentali, allora, nonostante
la cupezza del presente, potremmo pensare con un po' piƒ di fiducia e di ottimismo al futuro. Se invece continueranno a prevalere i finti unanimismi, le ambiguit•, le ipocrisie, i guai potranno soltanto aumentare. E perderemo tutti.
Fabrizio Fabrini
(estratto dell’articolo pubblicato integralmente sul sito filateliareligiosa.it)