L`UNIONE SARDA L`UNIONE SARDA Una bottega del vetro Una
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L`UNIONE SARDA L`UNIONE SARDA Una bottega del vetro Una
Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Sardegna Rassegna sta mpa Beni culturali della Sardegna Segni di una grande civiltà a cura del Servizio Promozione Testata L’UNIONE SARDA Data 13 luglio 2012 Sezione Carbonia SCOPERTA. Campagna scavi Una bottega del vetro aperta 2700 anni fa nel nuraghe Sirai C'è tutto per poter essere definito un laboratorio artigianale: l'angolo per la frantumazione della quarzite e il forno per la cottura, la sezione dedicata all'estrazione del carbonato di calcio dalle conchiglie e il settore per i semilavorati. Una “bottega” del vetro come quella appena descritta suscita un certo fascino tutt'oggi, figurarsi l'importanza che aveva duemilasettecento anni fa. LA SCOPERTA A questo periodo risale infatti il laboratorio del vetro scoperto nel corso degli scavi al Nuraghe Sirai di Carbonia: potrebbe essere il primo in Sardegna di età nuragico-fenicia. L'eccezionale ritrovamento è stato compiuto recentemente nel cantiere archeologico fra l'area artigianale del Pip di via Nazionale e le pendici meridionali del monte Sirai, sulla cui sommità sorge invece la cittadella fenicio punica. Lo scenario è quello del Nuraghe Sirai, sotto esame da anni per le sue enormi potenzialità storico-scientifiche: è in questo tessuto abitativo che ad un certo punto, fra il settimo e il sesto secolo avanti Cristo, nuragici e fenici convissero. Una convivenza, per lo più pacifica, che portò la comunità ad acquisire un'attività artigianale sicuramente importata dall'oriente: un'officina del vetro insediata nel sito nuragico. LA BOTTEGA «Il laboratorio - spiega Carla Perra, l'archeologa che dirige lo scavo - si trova in un edificio di chiara matrice nuragica modificato per risultare armonizzato col resto del complesso abitativo: quest'area artigianale per la produzione del vetro appare connessa a un'area sacra». Stabilire come è nata la “bottega” non è facile. «Ci troviamo in un settore di architettura mista - riprende l'archeologa - questo laboratorio rappresenta un elemento di integrazione culturale perché il materiale ceramico di matrice nuragica rappresenta il 51 per cento di quello rinvenuto». Lo scavo, autorizzato dal Comune tramite il Museo archeologico, è tuttora in corso e si svolge in collaborazione con la società Ifras. Il ritrovamento, anche se avvenuto ad una certa distanza dagli ultimi lotti del Pip, avvalora un convincimento: l'area era a vocazione artigianale già ventisette secoli fa. E ha continuato ad esserlo anche attorno all'anno zero considerati i reperti emersi vicino alla villa rustica romana. (a. s.)