Antonio Lastra Con l`espressione American Memory

Transcript

Antonio Lastra Con l`espressione American Memory
Antonio Lastra
Con l’espressione American Memory viene indicato l’accesso ad
una vasta serie di dati legati alla storia e alla cultura degli Stati Uniti,
messi a disposizione dalla Library of Congress di Washington (fondata
nel 1800) e che, ad oggi, comprende più di sette milioni di items digitali
provenienti da più di cento collezioni storiche, testi letterari, documenti
legali e politici, mappe, opere d’arte, fotografie, pellicole, incisioni sonore
e musicali, che raccolgono l’esperienza americana, dalla fondazione delle
colonie puritane nella Nuova Inghilterra agli ultimi movimenti a favore dei
diritti civili.
La varietà delle informazioni raccolte con il proposito di conservare
la memoria americana hanno praticamente fatto diventare quest’ultimo
un ideale degli studi culturali, fondati sull’idea che l’educazione non sia
riservata alle élites della società e che, di conseguenza, sia il popolo il
vero soggetto della tradizione politica e culturale, come dimostra del
resto il progressivo allargamento dell’accesso ai fondi della Library of
Congress al pubblico più vasto.
Il concetto di popolo, che la memoria americana conserva come
premessa alla sua esistenza (We the People…), ammetterebbe, tuttavia,
una serie di accezioni, inclusa quella di pubblico, che rendono alquanto
difficile ridurre la sua storia e la sua memoria culturale ad un unico
significato: l’ampiezza e la diversità geografica, le minoranze etniche, le
successive ondate migratorie, le differenze di genere, le vestigia
dell’egemonia religiosa in contrasto con la secolarizzazione, oltre alla
diaspora dell’individualismo, alla peculiare articolazione in Sections del
suffragio universale e alle implicazioni negli affari internazionali dopo
l’abbandono della dottrina Monroe nel XX secolo, rendono spesso difficile
apprezzare l’identità collettiva o nazionale degli Stati Uniti e mettono in
1
questione le ragioni che ci permettono di capire ciò che si intende o si
vuole intendere con l’espressione American Memory, e il perché scritti
come quelli di Thomas Jefferson e Abraham Lincoln, le prime
registrazioni della Edison Company o i manifesti della stagione di baseball
tra il 1887 e il 1914 (scritti, registrazioni e manifesti che formano parte
delle collezioni storiche della Library of Congress), contribuiscano a
formare, tra gli altri monumenti, la memoria comune di una nazione
relativamente giovane.
Il
paradosso,
o
l’inquietudine
della
memoria
americana
dipenderebbe, dunque, dal fatto che all’origine degli Stati Uniti si trova la
Dichiarazione d’Indipendenza, che si presta ad essere interpretata –
escludendo gli eventi che condussero alla Rivoluzione americana e alla
Guerra d’Indipendenza – come il congedo dalla storia europea e come
frattura intervenuta nella storia dei concetti e nella semantica storica
della sua cultura. Termini vecchi e nuovi quali rivoluzione, libertà,
autorità, rappresentazione, democrazia o repubblica condussero molto
presto nella lingua degli Stati Uniti alla creazione di una categoria
specifica a quo che si contrapponeva al prevalere del loro valore utopico
mantenuto invece in Europa e nel resto del mondo fino all’apogeo del
costituzionalismo mondiale. La controversia tra Edmund Burke e Tom
Paine, a proposito dei diritti dell’uomo, ne costituisce ancora un valido
esempio.
In tal modo, la memoria americana ha cominciato ad elaborare fin
dal principio una propria storia, intesa quasi sempre come storia di
salvezza o di riscatto dall’oblio degli elementi genuinamente americani: si
è giunti in tal modo alla decisione che tutta la letteratura puritana
precedente la Dichiarazione d’Indipendenza, deve essere letta come una
specie di Antico Testamento, dotato di una capacità profetica sufficiente
– Nehemias Americanus di Cotton Mather ne è l’esempio per eccellenza –
al fine di annunciare il Nuovo Testamento costituito dal testo stesso
della Dichiarazione di Indipendenza e, soprattutto dalla Costituzione degli
Stati Uniti.
In tale prospettiva, diventa chiaro come la memoria americana sia
legata in maniera fondamentale ad un’arte della scrittura (art of writing),
2
grazie ad un vincolo che eleverebbe la scrittura costituzionale a fonte di
rivelazione di tutto ciò che è degno di essere conservato nella memoria o
trasmesso alle future generazioni. L’arte della scrittura americana non
avrebbe, pertanto, un valore estetico di per sé, non avrebbe potere
normativo o precettivo da un punto di vista retorico, quanto piuttosto
costitutivo e costituzionale: ogni testo della letteratura americana
condividerebbe la sensazione di partecipare alla definizione di un mondo
e di incrementare le possibilità della memoria americana.
Quest’arte della scrittura avrebbe pertanto sancito, nel primo
emendamento della Costituzione , grazie alla clausola riguardante la
libertà di espressione che annullerebbe gli antichi procedimenti di
persecuzione o la censura, che il nuovo mondo è, potenzialmente, un
mondo di lettori, presupposto principale di parte degli studi culturali
contemporanei, ma anche eredità di quella tradizione di dissidenza e
libertà di coscienza avviatasi con la Riforma protestante e conclusasi con
la crisi americana nella definizione datale da Paine.
La libertà d’espressione favorisce, d’altra parte, lo sviluppo del
genere autobiografico nella misura in cui la res privata da conquistare
trascende la res pubblica costituita. Sarebbe un grave errore, dal punto
di vista dell’antropologia letteraria, attribuire al peculiare carattere
letterario dell’autobiografia americana una tensione espressiva narcisista
o
esclusivista,
fatto
che
danneggerebbe
sostanzialmente
la
comunicazione con il lettore; al contrario, come scrisse Emerson in The
American Scholar (e come comprovano l’autobiografia di Franklin o The
Education di Henry Adams), “quanto più a fondo scava [lo studioso] nei
suoi presentimenti più intimi e segreti, tanto più potrà incontrare, con
sua sorpresa, la verità più probabile, pubblica e universale” (Emerson
1983). Emerson chiama il compito affidato allo studioso americano e,
per estensione, al lettore comune, “addomesticamento dell’idea di
cultura”. In quest’addomesticamento è di certo racchiuso il segreto e la
natura simbolica della memoria americana, intesa come stimolo per gli
studi culturali, regolata, per un verso, da una natura appena scoperta,
alla quale si darebbe l’elusivo nome di frontiera (di nuovo con parole di
Emerson, this new yet unapproachable America ) e dall’altro, da un
3
mondo imparziale (il candid world della Dichiarazione d’Indipendenza) che
aquista poco a poco significato senza per questo entrare a far parte
della storia universale.
Bisogna porre in rilievo che si tratta di conservare la memoria
americana, più che di scrivere la storia americana, e che la parola
memoria, separata dall’aggettivo americana, è il nome di una facoltà
comune, dalle molteplici ramificazioni individuali. Questa memoria
americana è stata illustrata molte volte. In Walden, ad esempio, Thoreau
(al quale dobbiamo la distinzione menzionata tra res pubblica e r e s
privata, e le ragioni per cui si dovrebbe preferire quest’ultima se si vuole
davvero intendere il significato di memoria americana), produsse uno dei
paesaggi che rivelano maggiormente le qualità, più o meno provinciali o
mitologiche, della memoria americana, e lo fece, stranamente, nel
capitolo dedicato alla solitudine che mette conto citare integralmente::
“Nelle lunghe sere d’inverno, quando la neve cade spessa e il vento ulula
nel bosco, di tanto in tanto viene a trovarmi un vecchio colono e
proprietario originario che si dice abbia scavato il lavo di Walden, l’abbia
rivestito di pietre, e l’abbia circondato di boschi di pino; mi racconta
storie del tempo passato e della nuova eternità; … e sebbene lo si creda
morto, nessuno può indicare dove sia sepolto. Abita nelle mie vicinanze
anche un’anziana signora, invisibile a quasi tutti gli uomini – e mi piace
talvolta passeggiare nel suo odoroso giardino d’erbe aromatiche,
raccogliendo erbe medicinali o ascoltando le sue favole; perché ella ha un
genio di impareggiata fertilità, e la sua memoria risale persino più indietro
della mitologia; può dirmi la versione originale di ogni favola e su che
fatto ognuna di esse sia basata, chè le cose successero quando ella era
giovane” (Thoreau 1994, p. 203).
L’“antico abitante e proprietario originario” di Walden e la vecchia
dama la cui “memoria risale persino più indietro della mitologia” – in
questo caratteristico paesaggio dell’ art of writing americana che
l’ecologia della cultura ha adottato appieno – costituiscono gli archetipi
inequivocabilmente reali sui quali la memoria americana dovrebbe
elaborare le sue copie. Le copie tipiche della memoria americana si
estendono a tutte le manifestazioni o espressioni artistiche, sociali e
4
religiose, e riproducono il modello in infinite e familiari variazioni: nella
pittura di paesaggio del
XIX
secolo e nella creazione dei primi parchi
nazionali del mondo, durante l’amministrazione di Theodor Roosevelt,
nella retorica abolizionista, nelle satire di Mark Twain, nelle crime stories,
nelle novelle di Willa Cather, nella poesia o nella filosofia pragmatista, nei
sermoni di Marthin Luther King e, da allora, nel cinema di Hollywood, che
seppe dotarsi tanto di un’accademia quanto di un codice interno di
censura (Hays code). Una sequenza, ad esempio, di Our Daily Bread
(1934) di King Vidor imita la costituzione dell’America per mezzo del
linguaggio cinematografico: i personaggi, uomini e donne sviliti dalla
Depressione del 1929 e espulsi dalla grandi città, si riuniscono nei campi
e fondano una nuova società, con discorsi che emulano i dibattiti
costituzionali grazie all’introduzione del sonoro nel cinema. Lo stesso
Vidor aveva progettato la pellicola come un documento americano che
fa riflettere sulle tesi esposte da un vecchio becchino secondo cui
nessuno in futuro avrebbe potuto usufruire del suo servizio. I morti della
comunità, in questa metafora della memoria americana, non godono dei
diritti che hanno i vivi, sebbene possano avvalersi, per ciò che riguarda la
memoria, di un principio di selezione. Essendo la memoria qualcosa di
fondamentalmente legato alla vita (i vivi ricordano i morti), essa corre il
pericolo di proliferare indiscriminatamente e giungere alla saturazione.
Perciò American Memory ha insistito sull’importanza di conservare i
documenti originali della nazione (d’accordo con la tradizione
storiografica più o meno accettata di John Quincy Adams e Daniel
Webster) e, con una certa coerenza, di registrare gli avvenimenti
dell’epoca della Ricostruzione solo dopo la Guerra di Secessione.
Parafrasando una dichiarazione del giurista Bruce Ackerman, si può
parlare di periodi normali e momenti costituzionali per riferirsi ai
meccanismi di selezione della memoria americana. Per periodi normali
s’intendono i periodi di tempo che seguono un’emergenza costituzionale
che obbliga a emendare il testo della Costituzione e che viene ratificato
nel senso della ritrattazione o ricreando la scrittura originale. I momenti
costituzionali invece, superiori da questo punto di vista alla res publica,
ma necessariamente effimeri, costituiscono un segnale nella memoria e
5
sono difficili da dimenticare. Lo stesso processo costituente, quello che
Lincoln chiamò, nel cimitero di Gettysburg, una rinascita della libertà, o la
decisione di partecipare alle due guerre mondiali ha permesso, durante i
due periodi di normalità fra le guerre, favorevoli allo sviluppo della libertà
individuale, che la res privata recuperasse tutta la sua importanza,
rafforzata dalle virtù pubbliche ampliatesi per risolvere l’emergenza. Dalla
compensazione tra i due momenti, nasce la materia della memoria
americana così come la incontriamo in altre spinte alla conservazione. Si
pensi alla serie della Library of America, fondata su istanza del critico
letterario Edmund Wilson, dedicata all’edizione della “migliore e più
significativa” scrittura americana, che dal 1982 ha pubblicato
centotrentacinque volumi (molti dei quali contano più di mille pagine) di
novellisti, storici, poeti, saggisti, filosofi, giornalisti e politici, oltre che
alle antologie di scritti legati a città come New York e Los Angeles, e a
fenomeni come il baseball o ad avvenimenti storici come la seconda
guerra mondiale o la guerra del Vietnam. Alcune di queste edizioni come
la History of the United States during the Administrations of Thomas
Jefferson and James Madison di Henry Adams o i Writing and Drawings di
John James Audubon e American Sea Writing sono infine fondamentali
per valutare l’esperienza americana. La comparsa di antologie letterarie
di stampo multiculturalista, come Health, ha infatti obbligato le antologie
più conservatrici, come Norton, ad includere frammenti, aneddoti e
traduzioni, provenienti da tradizioni orali e scritte degli indios d’America
e ad aumentare lo spazio concesso alla letteratura afroamericana e alla
scrittura delle donne.
Anamnesi, Ars memorativa, Cadres sociaux, censura, Identità collettiva,
Lethe , Memoria, mnemónica, Mnemosyne , O b l i o , Oralità , Ricordo,
Riflessività, Costruttivismo, Scrittura.
6
http://www.loa.org
http://www.wwnorton.com/naal
http://www.memory.loc.gov/ammem/amhome.html
http://www.georgetown.edu/faculty/bassr/heath/
Adams
H.,
1979,
History of the United States during the
Admninistrations of Thomas Jefferson and James Madison, 2 voll,
Chicago, University of Chicago Press.
Audubon, J. J., 1999, Writings and Drawings; Washington, The Library of
America.
Bloom, A., a cura, 1991, Confronting the Constitution. The Challenge to
Locke, Montesquieu, Jefferson, and the Federalists form
Utilitarianism, Historicism, Marxism, Freudism, Pragmatism,
Existentialism..., Aei Press, Washington.
Baym, N., a cura, 1979-, The Norton Anthology of American Literature,
New York, W. W. Norton & Company.
Lauter, P., Yarborough, R., a cura, 2002, The Heath Anthology of
American Literature, Boston, Houghton Mifflin Co.
Lastra, A., 2002, La Constitución americana y el arte de escribir ,
Valencia,
.
Emerson, R. W., 1983, Essays and Lectures, Washington, The Library of
America.
Menand, L., 2002, American Studies, New York, Farrar Straus & Giroux.
Minow, M., 2003, Breaking the Cycles of Hatred: Memory, Law, and
Repair, Princeton, Princeton UP.
Thoreau, H. D., 1994, Walden ovvero vita nei boschi, Milano, Rizzoli.
7