Città di Torino Assessorato per la Cultura Unione Musicale

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Città di Torino Assessorato per la Cultura Unione Musicale
Città
di Torino
Assessorato
per
la Cultura
venerdì 12 settembre 1986, ore 21
Teatro Carignano
La Petite Bande
Sigiswald Kuijken, direttore e violino
Francois Fernandez, violino
Riehte van der Meer, violoncello
Unione
Musicale
Johann Heinrich Schmelzer
(1623 ca. - 1680)
Lamento sopra la morte di Ferdinando III
per due violini, viola da gamba e continuo
Arcangelo Corelli
(1653-1713)
Concerto grosso in do maggiore op. 6 n. 10
per due violini, violoncello, archi e continuo
Preludio
Allemanda
Corrente
Minuetto
Antonio Caldara
(1670-1713)
Sinfonia da " L a Passione
di Gesù Christo Signor Nostro"
Francesco Durante
(1684-1755)
Primo Concerto in fa minore
per archi e continuo
Francesco Geminiani
(1687-1762)
Concerto grosso in mi minore op. 3 n. 3
per archi e continuo
Adagio e staccato
Allegro
Adagio
Allegro
Antonio Vivaldi
(1678-1741)
Concerto in re minore per archi e cembalo
(Madrigalesco)
Adagio
Allegro
Adagio-Allegro
Concerto in fa maggiore op. 8 n. 3
per violino, archi e cembalo
(L'Autunno)
Allegro
Adagio molto
Allegro
L'ensemble "La Petite Bande" è stato formato nel 1972 per iniziativa di Sigiswald Kuijken e Gustav Leonhardt in occasione di una
registrazione discografica ed è composto da musicisti specializzati
nel repertorio barocco e classico provenienti da vari paesi europei.
In possesso del nome che già fu del gruppo preferito dal re Luigi
XIV, ha iniziato la propria attività ispirandosi alle discipline orchestrali di Lully, dedicandosi poi in seguito anche al barocco tedesco
e italiano e alle opere classiche.
Testimonianza dell'evoluzione stilista della formazione è la ricca produzione discografica, comprendente incisioni che vanno da Lully
a Haendel, da Bach e Vivaldi a Gluck.
Sigiswald Kuijken è nato nel 1944 a Dilbeek, in Belgio. Studente
dapprima presso il Conservatorio di Bruges e poi presso quello di
Bruxelles, ha iniziato molto giovane ad occuparsi di musica rinascimentale e barocca, arrivando a studiare come autodidatta contemporaneamente la viola da gamba e la tecnica del violino barocco.
Dopo aver fatto esperienza come componente di vari ensemble si
è dedicato particolarmente all'attività con la "Petite Bande", non
trascurando tuttavia gli impegni in veste di solista e con altre formazioni da camera. Attualmente è docente presso il Conservatorio
de l'Aja.
Johann Heinrich Schmelzer
Lamento sopra la morte di Ferdinando III
per due violini, viola da gamba e continuo
Maestro di cappella alla corte di Vienna e celeberrimo violinista prediletto degli imperatori Ferdinando III e Leopoldo I, Schmelzer ci ha lasciato una quantità notevole di oratori, messe, musiche per balletto e composizioni cameristiche. Fra queste ultime si inserisce il Lamento per la morte
di Ferdinando III composto per due violini, viola da gamba
e continuo: è dunque evidente la derivazione dalla "sonata
a t r e " italiana che, sviluppatasi nella prima metà del Seicento grazie a compositori come Dario Castello, Frescobaldi e
Merula, aveva valicato i confini diffondendosi in terra germanica. Appartenente ad una raccolta datata 1658-1680 che
comprende circa centosessanta sonate di autori diversi, il Lamento consta di 49 battute, simboleggianti l'età del defunto
imperatore, spesso caratterizzate dai soli espressivi del violino emergente sugli altri strumenti.
Arcangelo Corelli
Concerto grosso in do maggiore op. 6 n. 10
per due violini, violoncello, archi e continuo
Nella prefazione alla sua Instrumental Music erste Versamblung, Georg Muffat affermava di aver conosciuto la forma
del concerto grosso attraverso musiche di Corelli ascoltate
in Roma nel 1682.
Questa preziosa testimonianza è la prova che, nonostante siano stati pubblicati postumi nel 1714, i 12 Concerti grossi
op. 6 sono frutto di un lungo lavoro. Composti "per due violini e violoncello di concertino obbligati e per due altri violini, viola e basso di concerto grosso ad arbitrio, che si
potranno raddoppiare", si suddividono in otto da chiesa, alternanti un tempo lento e uno vivace, e quattro da camera
con stilizzate forme di danza. Sebbene i primi otto abbiano
uno sviluppo ben maggiore dei quattro successivi, anche in
questi ultimi Corelli dà prova di genialità soprattutto nel modo di trattare il concertino rispetto agli archi di ripieno dove, anziché limitarsi ad una semplice contrapposizione
sonora, ricorre a tutti gli amalgami possibili ottenendo ef-
fetti sorprendenti. Questi si riscontrano nel Concerto n. 10
in do maggiore che apre con un Preludio dalle nutrite melodie, seguito da Allemanda, Corrente e Minuetto il quale conclude elegantemente la composizione.
Antonio Caldara
Sinfonia da " L a Passione
di Gesù Christo Signor Nostro"
Dei quarantadue oratori musicati fra il 1697 e il 1735, quelli
appartenenti al periodo viennese rivelano in Caldara un compositore intento a trasformare tale forma e a condurla alle
sue massime espressioni.
Lo dimostrano il graduale passaggio dai testi tardo secenteschi a quelli di Zeno e Metastasio, e il raggiungimento di quel
disegno architettonico di arie e recitativi mutuato dalla nuova realtà poetico-letteraria e dalle esperienze condotte da Scarlatti. A tali condizioni si somma l'abilità di Caldara nel
trattare voci e strumenti che si integrano mirabilmente soprattutto nelle arie e poi nei recitativi "accompagnati" e nei
cori. Anche le introduzioni strumentali hanno una particolare coloratura melodico-armonica: piacevole è la Sinfonia
di apertura dell'oratorio La Passione di Gesù Christo Signor
Nostro, composto nel 1730 su testi di Metastasio, la cui struttura in tre sezioni, alternanti ai due episodi in allegro uno
più breve in tempo lento, segue chiaramente i modelli scarlattiani.
Francesco Durante
Primo Concerto in fa minore
per archi e continuo
Durante, figura rappresentativa della Scuola napoletana, oltre
ad essere prezioso insegnante e clavicembalista, diede prova
di abilità come compositore di musica strumentale con gli
Otto Quartetti concertanti che, per la loro compiutezza, eguagliano lavori quali le Toccate e il Magnificat.
Trascritti per orchestra d'archi (dalle indicazioni fornite dai
manoscritti sembra infatti che Durante li avesse pensati per
un complesso più ampio rispetto al semplice quartetto) gli
otto Concerti rappresentano una fioritura isolata in contemporanea esistenza con la più acclamata musica di teatro. Sebbene lontani dalle esperienze condotte da Corelli e Vivaldi,
questi brani sorprendono per la scrittura contrappuntistica
elaborata, per l'incisività dei ritmi e le melodie che risentono dell'humus popolare partenopeo; il tutto trattato con un'originalità che risponde all'intenzione di mantenere vivo un
gusto strumentale nella società napoletana, sempre più orientata verso il teatro comico. Nel Primo Concerto in fa minore, composto in tre movimenti ma con singolari articolazioni
interne, il piglio vivace dei tempi esterni si contrappone al
carattere più raccolto da\YAndante-Amoroso dal respiro melodico di chiara ascendenza operistica.
Francesco Saverio Geminiani
Concerto grosso in mi minore op. 3 n. 3
"per archi e continuo"
Pubblicati nel 1733 e riveduti nel 1755, i sei Concerti grossi
op. 3 sono da considerarsi frutto dell'influenza corelliana,
ben visibile nei primi lavori di Geminiani. Le analogie con
Corelli, di cui il compositore lucchese fu allievo, si riscontrano non solo da un punto di vista formale bensì anche nelle elaborate pagine contrappuntistiche, ora vere e proprie
fughe ora solidi fugati. Un po' ovunque, nell'Opera n. 3, l'irrequieta personalità di Geminiani tende a distaccarsi dall'universo corelliano in una continua ricerca di nuove situazioni
sonore atte a potenziare maggiormente il gioco strumentale
fra soli e tutti orchestrale.
Questo appare evidente nella funzione solistica affidata al
violino, che svetta sugli strumenti del concertino, il cui ruolo preponderante, specialmente negli episodi patetici, è comprensibile se si considera che Geminiani fu innanzitutto
violinista di doti eccezionali.
Ricchezza inventiva ed abbondanza dell'ornamentazione, sintomatica dell'avvento del nuovo stile galante, spiccano nei
Concerti grossi op. 3 concepiti in quattro movimenti (lentoallegro-lento-allegro) secondo le forme della sonata da chiesa. Il Concerto n. 3 in mi minore inizia con una breve introduzione, Adagio e staccato, di sole sei battute dense di
cromatismi; brillante è VAllegro successivo, in stile fugato,
cui seguono l'arioso lirismo del terzo movimento, Adagio,
e l'abilissimo saggio di fuga del finale.
Antonio Vivaldi
Concerto in re minore per archi e cembalo
(Madrigalesco)
Concerto in fa,maggiore op. 8 n. 3
per violino, archi e cembalo
(L'Autunno)
Apprezzato soltanto nel XX secolo allorquando ci si accorse
che il sommo Bach ne aveva trascritto almeno una decina di
composizioni, l'enorme patrimonio vivaldiano comprende oltre quattrocentocinquanta Concerti. Questa ampia produzione è da collegarsi all'attività didattica svolta da Vivaldi presso
1' "Ospedale della Pietà", il conservatorio veneziano formato
di sole ragazze, che si esibivano la domenica per il piacere
di coloro che andavano ad ascoltarle.
Pubblicati nel secondo e nel terzo decennio del Settecento
quasi esclusivamente da editori stranieri, i Concerti vivaldiani
recano spesso precise intitolazioni che suggeriscono intenti
programmatici e, in alcuni casi, particolari requisiti stilistici
o strutturali.
Il Concerto madrigalesco in re minore ne costituisce un chiaro
esempio per l'ardita scrittura polifonica che lo contraddistingue.
Composto come un concerto da chiesa, inizia con un solenne Adagio seguito da un Allegro fugato e dal finale, AdagioAllegro, in cui vengono praticamente ripresi i motivi dei movimenti precedenti. Del Cimento dell'Armonia e dell'Invenzione op. 8, sorprendente novità della musica strumentale del
primo Settecento, è parte il Concerto op. 8 n. 3 in fa maggiore (L'Autunno), appartenente al ciclo delle Stagioni. Il suo
carattere descrittivo, sollecitato dal rispettivo sonetto, ci conduce in un mondo di sensazioni, immagini e colori ove perfette sono le concordanze fra momenti musicali e poetici.
Nel primo movimento del Concerto n. 3, spiccano i rapidi
volteggi del violino solista che viene variamente combinato
con i soli e il tutti orchestrale.
L'Adagio centrale, di pacata compostezza, affida il largo profilo melodico ai violini mentre viole e violoncelli fungono di
sostegno e il "cembalo arpeggia", in un continuo decrescendo
così precisato: sempre piano, più piano, pianissimo. Il finale, Allegro, è una caccia dove, particolarmente originale, appare l'episodio dei soli che imitano lo squillo dei corni.
Rossella Avanzini
leggere di musica
Una chiara e sintetica introduzione allo studio della musica strumentale nel periodo barocco ci è fornita dal volume di Alberto Basso (1), utile per la precisione espositiva ed esemplificativa con cui
l'autore riesce a far luce su genealogia, morfologia e sviluppo dei
generi "concerto" "sonata" e "sinfonia"; chi volesse più specificatamente approfondire l'analisi del concerto barocco può rivolgersi
all'Hutchings (2). Interessanti contributi sono quelli di Morelli (3),
che indaga sui molteplici aspetti dell'ambiente romano e veneziano
nei secoli XVII e XVIII, e della Selfridge-Field (4), incentrato sulla
produzione veneziana, ma con interessanti pagine dedicate anche
a Corelli, in relazione all'influenza da lui esercitata sui suoi contemporanei. Per quanto riguarda il "prete rosso" ricordiamo ancora gli Atti del Congresso Internazionale del 1978, pubblicati in
un volume a cura di Degrada (5), le due monografie di Kolneder
(6) e Talbot (7) e quella dell'italiano Giazzotto (8). Anche i più recenti studi su Corelli sono frutto di un Convegno, anzi di una serie
di Convegni internazionali tenutisi e Fusignano rispettivamente nel
1968, 1974, 1980 e 1986, gli atti dei quali sono facilmente
reperibili
in biblioteca (9).
Laura Cosso
(1) A. BASSO, L'età di Bach e di Haendel, Torino, EDT 1976
(2) H. H U T C H I N G S , The Baroque Concerto, Londra, Faber &
Faber 1961
(3) G. MORELLI, L'invenzione del gusto. Corelli e Vivaldi, Fondazione G. Cini, Milano, Ricordi 1982
(4) E. SELFRIDGE-FIELD, La musica strumentale a Venezia da
Gabrieli a Vivaldi, Torino, ERI 1980
(5) F. D E G R A D A (a cura di), Vivaldi veneziano europeo, Firenze, Olschki 1980, Quaderni vivaldiani n. 1
(6) W. KOLNEDER, Vivaldi, Milano, Rusconi 1978
(7) M. TALBOT, Vivaldi, Torino, E D T 1978
(8) R. G I A Z Z O T T O , Antonio Vivaldi, Torino, ERI 1973
(9) S. D U R A N T E
P. PETROBELLI (a cura di), Nuovissimi
studi corelliani Atti del III Congresso Internazionale (Fusignano
Sett. 80) Firenze, Olschki 1982
La maggior parte dei testi indicati può essere consultata presso la
Civica Biblioteca Musicale "Andrea Della Corte" - Villa Tesoriera corso Francia, 192
Stampa: Tip. Artale s.n.c.