Tessile abbigliamento e calzature - Linea 1
Transcript
Tessile abbigliamento e calzature - Linea 1
ALLEGATO B PIANO FORMATIVO cod____ 1 LINEA 1 SVILUPPO TERRITORIALE TITOLO “PIANO FORMATIVO SETTORE TESSILE-ABBIGLIAMENTO-CALZATURE” REGIONE UMBRIA Di seguito si fornisce uno schema con le indicazioni di massima dei principali contenuti e caratteristiche cui le Parti Sociali possono attenersi nella predisposizione del Piano Formativo. Il Piano Formativo sarà allegato al/i Progetto/i di Formazione presentati nell’ambito dello stesso Piano CARATTERISTICHE DEL PIANO FORMATIVO 1 Da compilarsi a cura di FONDARTIGIANATO FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 1 ALLEGATO B Ambito di riferimento e tipologia dell’intervento X Aziendale X Interaziendale X Pluriaziendale X Territoriale X Distrettuale X Filiera X Settoriale X Intersettoriale X Individuale Il piano qui descritto rappresenta un aggiornamento, alla luce degli andamenti economici globali, locali, settoriali, delle dinamiche del comparto Tessile. Più precisamente, il piano formativo fa riferimento al “Tessile-Abbigliamento-Calzature”, ricomprendendo in tale definizione le aziende preposte alla realizzazione delle seguenti attività: Settore/i produttivo/i - preparazione e filatura di fibre tessili tessitura di materie tessili finissaggio dei tessili confezionamento di articoli in tessuto fabbricazione di maglierie e di articoli in maglia confezionamento di vestiario, anche in pelle, e di accessori vari confezione di articoli in pelliccia Per analogia, le azioni qui proposte possono essere altresì estese al comparto Calzaturiero. Territorio/i Priorità Orientamenti Obiettivi specifici REGIONE UMBRIA PRIORITA’ E ORIENTAMENTI In linea con le finalità generali richiamate dai recenti Inviti di Fondartigianato: - sostenere e diffondere la cultura della formazione continua, prestando attenzione alle esigenze e alle istanze tipiche delle imprese di piccole dimensioni, forma in cui diffusamente si presentano le aggregazioni economiche del settore Tessile in Umbria; - rafforzare il sistema delle competenze e la competitività delle imprese e, con ciò facendo, contribuire a) allo sviluppo dei territori e di chi li popola, soprattutto in presenza di andamenti congiunturali negativi; b) all’accrescimento del valore del lavoro e dei suoi processi attraverso la loro messa in sicurezza; c) alla messa a punto di strumenti mirati, modelli organizzativi specifici, innovazione di prodotto e di processo, processi di integrazione; - favorire e innovare le metodologie e i processi di apprendimento, pervenendo a veri e propri “modelli” di riferimento da condividere e diffondere; il presente piano intende fornire le direttrici lungo le quali agire per il raggiungimento dei seguenti obiettivi specifici: - rafforzare la competitività delle imprese che operano nel settore TA attraverso la qualificazione delle risorse FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 2 ALLEGATO B - - - - umane; fornire le competenze manageriali e specialistiche per aumentare le dimensioni delle imprese, definire nuove linee di prodotto a più alto valore aggiunto, fino al passaggio, laddove possibile, al “marchio proprio”. Ciò particolarmente per le imprese subfornitrici a bassa differenziazione produttiva; favorire e accompagnare l’introduzione di innovazione (tecnologica, produttiva, organizzativa), in linea con le tendenze globali in atto (tracciabilità dei prodotti, tutela del made in Italy e introduzione del full made in Italy, nuove fibre e fibre tessili naturali) e con i fabbisogni connaturati alle caratteristiche del settore in Umbria (evoluzione del rapporto di subfornitura, creazione di network di imprese, ecc.); fornire le competenze necessarie a presidiare i processi di internazionalizzazione, che non possono più limitarsi a semplici operazioni di delocalizzazione dei luoghi della produzione, ma devono necessariamente orientarsi verso i nuovi mercati di sbocco; prestare attenzione alle istanze generali in materia di sviluppo sostenibile, favorendo l’affermazione di politiche ambientali che sappiano in primo luogo far fronte agli adempimenti richiesti dalle normative in atto, per poi indirizzarsi verso una più ampia re-intepretazione dei processi produttivi, dalle fasi a monte fino a quelle a valle, che ponga al centro la sensibilità verso l’ambiente e gli interessi in materia di tutti gli stakeholders, a partire dai consumatori e dai cittadini del territorio in cui l’impresa opera. L’orientamento generale che informa l’azione del piano è quello di: - coniugare la competitività dell’impresa con i diritti formativi in capo ai lavoratori, favorendo il trasferimento di competenze trasversali e di relazione, quali basi dell’occupabilità e della crescita personale di ciascun individuo. - perseguire il raggiungimento di priorità trasversali (sicurezza, tutela dell’ambiente, pari opportunità e inclusione sociale, parità di genere) - inserire le singole azioni formative all’interno di una visione d’insieme più ampia, che tenga conto dei fabbisogni di un intero territorio, facendo dei progetti formativi a valere sul presente piano una vera e proprio azione di sistema per lo sviluppo locale. PRIORITA’ E OBIETTIVI SPECIFICI a livello REGIONALE Nel quadro degli indirizzi generali condivisi dalle parti sociali, il “Piano regionale per lo sviluppo territoriale dell’Umbria” conferma le seguenti priorità, altresì accolte dal presente piano settoriale: la formazione in risposta ai bisogni delle imprese per accrescere le competenze dei propri addetti, per migliorare le prestazioni, arginare la concorrenza ed imprimere un carattere distintivo ai prodotti e ai servizi erogati; la formazione in risposta alle esigenze dell’individuo che ha necessità di acquisire maggiori competenze ed arricchire il proprio bagaglio professionale da spendere su un mercato del lavoro in continua evoluzione e connotato da una estrema mobilità. FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 3 ALLEGATO B Infine, il piano assume a riferimento gli obiettivi trasversali delineati dal “Piano regionale per lo sviluppo territoriale dell’Umbria”: l’attuazione del complesso delle norme in materia di sicurezza e salute sui luoghi di lavoro; il rispetto del principio delle pari opportunità; l’attuazione del complesso delle norme in materia di tutela dell’ambiente Finalità Validità e durata Piano Eventuale Interazione/Integ razione con altri interventi di formazione ed altre fonti di finanziamento X Competitività di Sistema X Sviluppo Locale X Competitività di impresa X Qualità prodotto/processo X Innovazioni A valere sull’insieme delle scadenze e su tutte le linee dell’Invito 1°/2011 e successive integrazioni ACCORDI DI PROGRAMMA E/O PROGRAMMAZIONE INTEGRATA TRA PARTI SOCIALI E ISTITUZIONI OVVERO SOGGETTI PUBBLICI E/O PRIVATI REGIONALI E/O PROVINCIALI: (Descrivere brevemente le caratteristiche della integrazione degli interventi) Risorse necessarie per gli interventi previsti FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 4 ALLEGATO B Descrizione contesto e sua evoluzione FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 5 ALLEGATO B LA CONFIGURAZIONE DEL SETTORE TESSILE-ABBIGLIAMENTO IN UMBRIA: attualizzazione del quadro di riferimento Il settore del Tessile-Abbigliamento in Umbria è rappresentato complessivamente (dati riferiti a Settembre 2011) da 1.618 imprese, di cui 251 nel settore Tessile e 1.367 nel settore Abbigliamento. Di queste, rispettivamente il 78% il 76% sono inquadrate come imprese artigiane (fonte: elaborazione a cura della facoltà di Economia, Università degli Studi di Perugia, su dati Movimprese). Per quanto concerne il numero di addetti, la stima è di poco inferiore alle 9.000 unità. Tanto in termini di valore aggiunto del settore industriale regionale, che in termini di occupazione manifatturiera, il settore continua ad essere, quindi, tra i più importante per l’economia umbra. Rispetto alla numerosità delle imprese le variazioni percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2010 sono sostanzialmente marginali (- 0,72% per il Tessile; - 1,2% per l’abbigliamento). Alla fine del 2011, i dati messi a disposizione dal sistema camerale mostrano una leggera ripresa del settore in Umbria, soprattutto in termini di esportazioni. Sociale Economico Produttivo Nello specifico, per quanto concerne l’andamento dell’EXPORT, dopo la brillante performance registrata dal settore negli anni 1991-2007, l’esplosione della crisi economica mondiale ha avuto un peso determinante nel generare anni difficili per le esportazioni. Negli ultimi due anni i rapporti dell’intera Umbria con l’estero hanno ripreso vigore, attestandosi su valori positivi, ai quali i “Prodotti Tessili” e gli “Articoli di abbigliamento” portano un significativo contributo. Secondo le elaborazioni di AUR – Agenzia Umbria Ricerche su dati ICE e Istat (anno 2010) gli articoli di abbigliamento, insieme alla metallurgia, siderurgia e ai prodotti alimentati, sostanziano oltre il 60% delle esportazioni complessive umbra. Entrando nel merito dei Paesi di destinazione, si evince una forte specializzazione dell’export verso i Paesi UE. A seguire, il dato più elevato riguarda le esportazioni verso gli Stati Uniti, poi i Paesi europei non UE, con incidenze solo marginali dei Paesi asiatici e africani (elaborazione AUR su dati provvisori 2010 ICE e ISTAT). Le lavorazioni più diffuse sono rappresentate dalla produzione di maglierie, di articoli di vestiario e di tessuti per la casa e l’arredamento. Come conseguenza della crisi di settore nazionale che ha investito il comparto, l’Umbria si contraddistingue per un netto spostamento verso l’area produttiva del lusso e dell’eccellenza, con una copertura di oltre tre quarti della produzione nazionale di capi in lana cachemire. L’attuale configurazione è la risultante di un complesso processo di ristrutturazione accompagnato da un massiccio ridimensionamento della consistenza complessiva. La crisi attraversata dal comparto Tessile a livello nazionale anche a seguito dell’apertura delle frontiere e alle massicce importazioni provenienti dai paesi asiatici di nuova industrializzazione inevitabilmente ha investito anche l’Umbria, penalizzata da alcune caratteristiche peculiari quali la ridotta dimensione d’impresa, la preponderanza del contoterzismo, i problemi di successione generazionali tipici delle imprese a conduzione familiare. Anche la nostra regione, quindi, è stata chiamata a pagare alla globalizzazione, al pari di molte aree produttive dell’Europa occidentale, una forte penale in termini di riduzione delle unità produttive e dei livelli di occupazione. Tra il 1981 e il 2001 il comparto del tessile abbigliamento dell’Umbria ha perso quasi il 25 % delle unità locali (da 2.878 a 2.215) e più di un terzo (35,7%, da 22.565 a 14.519) dei posti di FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 6 ALLEGATO B lavoro censiti entro i confini regionali. Il processo di selezione che ne è derivato ha tuttavia consegnato all’economia locale un comparto più forte, che ha saputo trovare il proprio ri-posizionamento attraverso produzioni di alta gamma (elevati standard qualitativi coniugati a originalità stilistica e flessibilità organizzativa per garantire risposte alle richieste di servizio in termini di tempi) quale antidoto alla concorrenza dei paesi asiatici, ormai produttori incontrastati di articoli di medio-bassa qualità. Il profilo del comparto è ora determinato da un certo numero di imprese, poche ma agguerrite e distribuite in modo abbastanza casuale tanto sul territorio quanto per comparti di attività: dalla maglieria alle confezioni agli articoli per la casa alle lavorazioni di altri articoli tessili e/o di vestiario, compresi accessori e simili. Queste mantengono ancora oggi un buon controllo del mercato, sia come produttori per conto proprio, sia come sub-fornitori di primo livello e come tali sono in grado di assicurare, anche se non di garantire, il rifornimento di incarichi di sub-fornitura ad altre imprese più piccole ma specializzate. Di quest’ultimo tipo ve ne sono più di quante ve ne potrebbero essere se la subfornitura derivasse solo da rapporti di collaborazione con le imprese indigene più grandi. La qualità delle lavorazioni assicurate da molti produttori fa sì che l’offerta di produzione per conto terzi sia molto più ampia e serva moltissimi marchi nazionali e non solo nazionali. Sopravvive poi una terza fascia di imprese, molto spesso create intorno a unità familiari senza coinvolgimento di lavoratori assunti alle dipendenze, le quali si sostengono in virtù di un sostanziale auto-sfruttamento che si traduce in trasferimento a terzi dei redditi generati, in attività fragili e precarie e, a volte, in lavoro sommerso se non addirittura clandestino. E’ quest’ultima la fascia che, nell’immediato, appare la più esposta a ulteriori processi di ridimensionamento, con incidenza però maggiore in termini di consistenza dello stock di imprese che, per i motivi ricordati, dello stock di lavoratori e in particolare di lavoratori dipendenti regolari. In alcuni casi, peraltro, la cessazione corrisponde a trasformazione dell’ambito di attività: dalla produzione alla commercializzazione, includendo nel processo di metamorfosi il cambiamento in direzione dell’una o dell’altra forma di internazionalizzazione con corrispondente perdita di fasi produttive sul territorio regionale: dal decentramento alla delocalizzazione. Un ulteriore elemento utile alla ricostruzione del quadro complessivo ci viene dalla lettura dei dati relativi al ricorso agli ammortizzatori sociali, CIG in deroga soprattutto, essendo questo lo strumento alle quali le imprese del comparto, in considerazione delle loro dimensioni, hanno accesso in modo preponderante. Nell’anno 2011 c’è stata una forte riduzione del numero delle ore autorizzate relativamente all’industria Tessile e dell’Abbigliamento, pur restando rilevante (8,8%) la percentuale di incidenza delle richieste di CIG in deroga da parte del Tessile-Abbigliamento rispetto al totale (fonte: Regione Umbria, elaborazioni statistiche e tematiche su “Il ricorso alla Cassa Integrazione Ordinaria, Straordinaria e in Deroga – anno 2011”). Restano valide, in ogni caso, le considerazioni di cui al “Piano regionale per lo sviluppo territoriale dell’Umbria”: FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 7 ALLEGATO B “Pur nella varietà delle situazioni settoriali, con le loro specificità, la Crisi ha evidenziato l’inadeguatezza del modello produttivo classico presente in regione, la cui forza consisteva nel sapersi adattare alle condizioni di mutevolezza dei mercati, ma senza evolvere nei contenuti di conoscenza e nelle capacità di innovare sistematicamente. Questo è un tratto comune alle imprese dei vari settori presi in esame. Le nuove condizioni con cui si configurano le possibilità di ripresa – dalla capacità di guidare i processi di globalizzazione delle conoscenze e dei mercati a quella di raggiungere i livelli più elevati delle tecnologie e di mantenere le posizioni raggiunte attraverso la sistematizzazione di ricerca e sperimentazione – impediscono di pensare che si possa tornare ai livelli precedenti di utilizzo della capacità produttiva, mantenendo gli orientamenti intermedi o a bassa intensità di ricerca e sviluppo” La pressione sulle strutture produttive, così come scaturite da un intenso periodo di trasformazione economica della regione, è in generale notevole, ma ciò non significa, come è stato più volte ribadito dalle associazioni di settore, tanto industriali quanto artigiane, che la moda, in Umbria, sia finita o prossima alla fine. Certamente essa “non può contentarsi di piccole riforme” e “per adattarsi al cambiamento e per sopravvivere alla competizione deve essere interessata da interventi strutturali”. Pertanto “occorre focalizzarsi sulle funzioni e sulle attività ad alta intensità di valore, sulle quali è possibile mantenere un consistente vantaggio competitivo” e inoltre “sviluppare più innovazione funzionale e più ricerca”. Mercato Riorganizzare le strutture produttive per fronteggiare la concorrenza presuppone azioni dirette su due fronti opposti: - ridurre il più rapidamente possibile l’incidenza di lavorazioni ad alto impegno di manodopera non qualificata (come quella impiegata, ad esempio, in molti comparti delle confezioni) automatizzando o accrescendo la flessibilità di quelle in grado di giocare un ruolo non marginale; - portare il comparto verso produzioni a più alto valore aggiunto per il contenuto di ricerca scientifica, di moda (design e fashion) e di pregio sostanziale (collegato alla selezione dei materiali impiegati). comporta un impegno, mirato e prolungato, per sollecitare e accompagnare il consolidamento del comparto al fine di ottenere, anche qui come in altri settori, un più ampio numero di medie e grandi imprese al fine di rendere la base produttiva regionale meno dipendente dalle oscillazioni dei mercati e dalle pressioni di una concorrenza fondata esclusivamente sulla compressione dei costi. Descrizione processi e loro evoluzione FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 8 ALLEGATO B Lavorativi I processi lavorativi delle imprese del Tessile-Abbigliamento sono essenzialmente i seguenti: - Progettazione (riguarda esclusivamente o quasi esclusivamente le imprese con marchio proprio): solo in alcuni casi esternalizzata, generalmente processo interno all’azienda, rappresenta senza dubbio il motore creativo, facendo ad essa capo tanto l’ideazione quanto la rappresentazione grafica del manufatto finale. La produzione del campionario attiene a questa fase: nelle aziende del Tessile è demandata ai disegnatori di tessuti, nelle aziende di Abbigliamento/Maglieria agli stilisti, coadiuvati dai modellisti, chiamati a tradurre l’idea in un prodotto da realizzare, con tutte le specifiche del caso. Per le imprese umbre che puntano alle produzioni di qualità, la progettazione è un processo fondamentale: ciò è vero anche per quelle aziende che, pur non avendo marchio proprio, vantano partnership con le grandi griffes internazionali, che sempre più chiedono ai propri subfornitori di contribuire in modo creativo alla realizzazione di un prodotto il più possibile vicino all’eccellenza. - Produzione (e Controllo Qualità): tanto nel Tessile, quanto nell’Abbigliamento/Maglieria, i singoli segmenti del ciclo produttivo sono in genere parcellizzati e variano anche profondamente in relazione ai materiali impiegati. Il processo si avvia con l’acquisizione delle materie prime o dei semilavorati, per giungere alla predisposizione e programmazione dei processi produttivi, il tutto con alto contenuto di tecnologia, tanto elettronica che informatica. La produzione viene spesso segmentata in nicchie ad alto livello di specializzazione, che vanno a creare un vasto indotto i piccole e piccolissime imprese terziste (subfornitura di secondo livello), le quali si concentrano sulla produzione di singole componenti del prodotto finale. La parcellizzazione che ne deriva e il conseguente infittirsi della trama di relazioni tra imprese rende indispensabile per le imprese committenti sviluppare un’ampia capacità di supervisione della produzione operata dai terzi. - Controllo qualità: si tratta delle operazioni tipiche di aziende che applicano Sistemi di Qualità: pianificazione dei tempi e delle fasi di lavoro, ottimizzazione delle risorse, controllo sulla conformità delle singole produzioni in ogni fase del processo. Nel caso delle imprese subfornitrici, le specifiche relative al Controllo Qualità sono quasi sempre imposte dalle aziende committenti - Gestione ordini: è l’attività logistica a sostegno della produzione e va dalla valutazione delle disponibilità dei materiali di lavorazione, al controllo dei tempi di produzione, fino alla predisposizione dei lotti di consegna. In risposta alle evoluzioni del mercato, questo processo è diventato strategico: tempestività dei tempi di consegna e flessibilità delle produzioni sono infatti elementi sempre più fortemente richiesti, sui quali si gioca la competitività delle imprese. - Area commerciale/vendita-acquisti: si traduce nelle azioni di analisi del mercato per l’acquisizione di nuovi clienti e la definizione di nuove linee di prodotto, di concerto con colleghi quali il Product Manager, capace di gestire un prodotto che rispecchi le esigenze del cliente. Nel settore della Moda riveste una particolare importanza anche l’integrazione delle aziende con il settore distributivo. E’ il caso di marchi che aprono catene di negozi in proprio o, raramente nel caso degli imprenditori umbri, in franchising. FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 9 ALLEGATO B L’affacciarsi di nuovi competitors che si fanno forti del vantaggio di costi di lavoro molto bassi e la radicale trasformazione dell’intera filiera produttiva connessa all’evoluzione della cosiddetta “economia delle reti” hanno portato in evidenza l’importanza dei processi di natura organizzativa, tradizionalmente poco presidiati dalle imprese artigiane, incentrate per vocazione sul “fare” piuttosto che sull’organizzare. Organizzativi Per il comparto del Tessile-Abbigliamento, ciò si è tradotto in una crescente importanza di alcuni processi, quali nello specifico: - la razionalizzazione, a monte, dell’approvvigionamento anche attraverso accordi strategici tra i fornitori e i venditori di merci e servizi e, a valle, della “logistica dei trasporti” con particolare enfasi sulla configurazione delle reti distributive. E’ evidente che nelle ormai estese condizioni di facilità nel produrre grandi quantità di merci in modo semi-automatico, ciò che genera valore aggiunto delle produzioni è l’organizzazione del sistema delle vendite, sia per il tramite dell’e-commerce che per quello di una logistica finalizzata a razionalizzare la distribuzione tanto come consegna del prodotto finale al cliente quanto come approvvigionamento ai punti vendita intermedi; - la gestione delle scorte e del magazzino in relazione alla riorganizzazione dei processi di acquisto e vendita sulla base dei nuovi modelli di consumo caratterizzati dall’avvicendarsi frenetico delle diverse collezioni nell’arco dell’anno; - la capacità di tessere rapporti di rete con imprese del settore/filiera, per far fronte a esigenze comuni, soprattutto in materia di innovazione e di internazionalizzazione - la capacità, per le imprese subfornitrici, di dotarsi di un’organizzazione flessibile e pronta, nei confronti delle imprese committenti, a offrire soluzioni, risolvere problemi, sgravarle di alcune funzioni a minore valore aggiunto per lasciarle libere di concentrarsi sui processi a monte (disegno, marketing, progettazione, ecc.) e a valle (commercializzazione e vendita) della produzione - la gestione delle Risorse Umane, in un’ottica di responsabilizzazione e coinvolgimento del personale, anche allo scopo di creare il terreno favorevole all’emergere di idee originali tanto in campo stilistico, quanto in campo organizzativo e alla circolazione dell’innovazione. Rientra, altresì, in tale processo la gestione delle criticità relative ai costi del trasferimento dei saperi negli ambienti non formali, con ciò volendoci riferire in primo luogo ai contratti a contenuto tipicamente formativo (APPRENDISTATO) e più in generale a tutti i processi in cui il personale tecnico dell’impresa si trova a dover utilizzare parte del suo tempo per avvicinare un proprio collega al “centro” delle competenze da esercitare. - - l’introduzione di Innovazione a tutti i livelli e, prima ancora, di una sorta di meta-competenza che potrebbe riassumersi nella capacità di pensare, realizzare e diffondere l’innovazione all’interno della propria impresa, indipendentemente dal ruolo e dal profilo professionale ricoperto. E’ significativo, in questo senso, che dai focus group effettuati con imprenditori di settore allo scopo di individuare la figura professionale oggetto del percorso IFTS da realizzare nell’ambito del progetto “POLO IN.TEX” sia emersa proprio quella di “Tecnico superiore per l’Innovazione nell’industria tessile e dell’abbigliamento” FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 10 ALLEGATO B I processi che afferiscono al concetto di innovazione applicati al settore Tessile-Abbigliamento si concentrano su tre direttrici: - l’innovazione organizzativa, della quale si è detto al punto precedente e che interessa, in direzioni diverse, tanto le imprese subfornitrici quanto quelle a marchio proprio; - l’innovazione di mercato, della quale si dirà più avanti; - l’innovazione di processo/prodotto, che nel caso del comparto di riferimento significa essenzialmente nuovi materiali e nuovi prodotti e che riguarda in modo consistente, ma non esclusivo, le imprese a marchio proprio e della quale si dirà più avanti. Più in generale, per il settore Tessile-Abbigliamento, risultano particolarmente significative le valutazioni riportate nel “Piano regionale per lo sviluppo territoriale dell’Umbria”, in cui si ribadisce l’importanza per le imprese artigiane dell’introduzione di innovazione nelle tre direttrici appena nominate: Innovazione Innovazione organizzativa Gestire un processo di miglioramento significa assicurare una trasformazione pianificata, condivisa, coerente e coordinata di tutte le componenti aziendali. La gestione fattiva del cambiamento comporta un investimento di valore sulle leve culturali (metodi di lavoro, comunicazione interna, formazione, modalità di gestione del personale) per garantire coerenza rispetto alle leve strutturali (organizzazione, processi e tecnologie) dell'impresa stessa. Il tutto si traduce nei termini di un lavoro di riorientamento dei comportamenti e dei valori delle persone, e della mentalità individuale. Un compito che richiede un totale coinvolgimento del management e l'attivazione sinergica di buona parte del personale. Innovazione dei processi aziendali La dinamicità del mercato, l’aumento della complessità dei prodotti e dei servizi, la necessità di competenze interfunzionali e la diminuzione dei margini di tempo e costo sono lo scenario in cui operano le aziende al giorno d’oggi. Esiste una sostanziale differenza tra processi di sviluppo e processi di gestione. L’innovazione dei processi aziendali non va ricondotta al puro e semplice acquisto di nuove tecnologie, di nuovi macchinari o all’ammodernamento degli impianti. Per poter beneficiare appieno delle potenzialità innovative insite nell’acquisizione di nuovi fattori produttivi tecnici occorre agire parallelamente sull’organizzazione e sulle competenze dei collaboratori. L’innovazione e lo sviluppo dei processi aziendali va pertanto vista come un’attività complessa che richiede l’analisi simultanea dei meccanismi gestionali, degli aspetti organizzativi e delle tecnologie. Innovazione tecnologica L’acquisizione di conoscenze e capacità progettuali legate all’innovazione tecnologica si fonda su un processo di ricerca, sviluppo, realizzazione di strumenti, impianti, oggetti innovativi, sia per quanto riguarda la metodologia atta alla risoluzione dei problemi, sia per quanto concerne l’adozione di tecniche e strumenti gestionali alternativi a quelli convenzionali meno efficienti ed efficaci Tornando nello specifico del presente Piano, è importante sottolineare che le imprese artigiane del settore Tessile- FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 11 ALLEGATO B Abbigliamento, manifestano una propensione buona, ma non sufficiente, nei confronti dell’innovazione, in ciò penalizzate da alcuni fattori, secondo quanto emerso da un’indagine in materia condotta nell’ambito del progetto IN.TEX (POLO PER L’INNOVAZIONE TESSILE IN UMBRIA): - elevato costo dell’innovazione, anche in considerazione della difficoltà di accedere a finanziamenti a supporto; - cambiamenti repentini del mercato, che circoscrivono nel tempo gli effetti benefici delle innovazioni introdotte, rendendole immediatamente “superate”; - costi interni dell’introduzione dell’innovazioni, legati alle resistenze del personale; - difficoltà a costruire network tra imprenditori, per sostenere attraverso progetti comuni i costi ingenti di tali processi. Si rende necessario, inoltre, rafforzare il sistema delle relazioni tra mondo imprenditoriale, luoghi dell’Innovazione (Università, Centri di Ricerca) e istituzioni che possono fungere da propulsori (di idee e di finanziamenti). Mercato Gli argomenti fino ad ora esplorati portano in evidenza l’importanza dei processi legati alla lettura dei mercati, processi solo in parte presidiati dalle nostre imprese. E’ indiscutibile, infatti, che per il comparto del Tessile-Abbigliamento la rapida e “violenta” apertura dei mercati internazionali e l’affacciarsi di nuovi mercati in Paesi che ospitano ampie fasce di popolazione con accresciuto potere d’acquisto, rappresentano elementi con i quali confrontarsi. Tanto per le aziende a marchio proprio, quanto per il sistema della subfornitura entrambi i versanti dell’internazionalizzazione (l’espansione sui mercati di sbocco e l’estensione delle reti di approvvigionamento) rivestono notevole importanza e richiedono strumentazioni e iniziative. In particolare, per le più evolute imprese di subfornitura umbre si è evidenziata negli ultimi anni una maggiore probabilità di essere coinvolte in percorsi di ampliamento delle reti di approvvigionamento (subfornitura di secondo livello), mentre le imprese con marchio proprio e che operano sul mercato finale hanno da tempo intrapreso entrambe le forme, ma con una prevalenza per i percorsi di penetrazione commerciale. In questa direzione, è in fase di realizzazione, sotto la guida di CNA, un progetto di rete per la promozione dei prodotti umbri della Moda nel mercato russo, risultato essere, a seguito di un’approfondita analisi, quello che presenta minori difficoltà (all’interno dell’area BIRC –Brasile/India/Russia/Cina) per l’inserimento e l’espansione commerciale. Analogamente, attraverso l’attuazione di ICE, è in corso un progetto per promuovere contatti commerciali tra le aziende umbre e gli operatori esteri in area USA, allo scopo di rafforzare la presenza, già significativa, delle produzioni umbre del comparto MODA. In generale, nel rapportarsi con il mercato globale, le imprese umbre avvertono fortemente la minaccia della contraffazione e della concorrenza sleale e la mancanza di un quadro normativo a livello UE che renda il mercato “uguale per tutti”, in termini di accesso e di permanenza. La latitanza di regole certe di natura comunitaria (etichette MADE IN di origine/provenienza del prodotto extra UE) rappresenta un fattore di asimmetria degli scambi con quei paesi, tra i quali gli Usa, il Giappone e la Cina, che hanno da anni introdotto l’obbligo di etichettatura per le merci di provenienza dall’estero. Ciò determina una svantaggio competitivo per l’impresa, che non è nelle condizioni di capitalizzare attraverso i propri marchi i benefici d’immagine del sistema paese della provenienza del prodotto. FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 12 ALLEGATO B Descrizione tecnologie e prodotto/i e loro innovazione Il livello tecnologico delle imprese artigiane umbre operanti nel comparto di riferimento può essere definito medioalto. Il processo produttivo e distributivo è completamente ingegnerizzato, l’introduzione massiccia dei supporti informatici (CAD-CAM) ha permesso di raggiungere alti livelli di progettazione e realizzazione del capo finito o semilavorato. I software adottati garantiscono aggiornamenti continui, effettuano simulazioni, gestiscono i flussi di merce, nonché i contatti con i fornitori, controllano l’avanzamento della produzione, permettono di raccogliere indicatori delle performance aziendali e della tempistica produttiva. Alcuni fasi della produzione comportano ancora oggi il ricorso all’uomo e alle sue abilità artistiche e artigiane e, spesso, sono proprio queste maestranze a fare la differenza nella qualità del capo finito o del semi-lavorato. Figure come quelle dello Stilista o Modista, della Rammagliatrice o Rammendatrice (queste ultime di difficile reperibilità sul mercato del lavoro locale) assolvono a ruoli cruciali. Per completare il quadro dell’esistente, c’è un’attenzione crescente, indotta anche da normative cogenti, all’impatto delle produzioni tessili industriali (tra le più inquinanti, soprattutto in termini di rifiuti prodotti) sull’ambiente e questa nuova “sensibilità” ha ricadute anche su alcune delle innovazioni perseguite. Tecnologie Prodotto/i Nello specifico, le più importanti e recenti innovazioni riguardano, come emerge dai risultati di una ricerca effettuata nel corso del 2008 all’interno del progetto IN.TEX (POLO PER L’INNOVAZIONE TESSILE IN UMBRIA) in un campione di 21 imprese del Tessile-Abbigliamento umbro: - nuove collezioni, incentrate su prodotti a più alto contenuto di Moda e meno “basiche” e sulla filosofia del “total look” - impiego di nuovi materiali, quali jersey, bambù e vicunia pettinata; - ricorso crescente a materie prime e processi produttivi “eco-compatibili”: riduzione dei rifiuti, fibre naturali e con certificazione “bio” (“bio made in Italy”), certificazione della tracciabilità (strettamente correlata con il “full made in Italy”) e anticontraffazione sembrano essere progetti condivisi da molti imprenditori, in ciò ampiamente guidati e supportati dalle Associazioni di Categoria dell’Artigianato, particolarmente la CNA. - ingegnerizzazione ulteriore dei processi produttivi attraverso l’implementazione dei sistemi elettronici/informatici A questo deve aggiungersi la volontà, da parte delle imprese contoterziste, di introdurre un marchio proprio, portandolo a livelli medio-alti e supportandolo attraverso la comunicazione. FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 13 ALLEGATO B Descrizione fabbisogni formativi: La descrizione dei fabbisogni che segue deriva direttamente dalla lettura del contesto e dei processi che caratterizzano il comparto del Tessile/Abbigliamento, nello specifico delle sue dinamiche locali. Essa è stata altresì confrontata e arricchita alla luce delle risultanze di indagini nazionali (Excelsior 2011) e di settore (progetto IFTS “POLO IN.TEX – Polo per l’Innovazione Tessile in Umbria”, che ha specificamente indagato sui fabbisogni di aggiornamento di competenze e di approvvigionamento di nuova manodopera qualificata nel settore Tessile-Abbigliamento, analogamente al progetto “MUSA: LA MODA IN RETE” che ha focalizzato l’attenzione sulle 16 imprese della rete “Musa” e sulle esigenze da esse espresse. Oltre alle considerazioni specifiche sulla natura dei fabbisogni di cui si darà conto più avanti, ciò che emerge in generale è un vero e proprio cambiamento delle imprese del Tessile-Abbigliamento, nella direzione di un generale salto di qualità: lo spostamento del focus dalla politica del prezzo alla politica della qualità indotto dalla concorrenza dei mercati a basso costo del lavoro ha fatto emergere la convinzione che la sfida possa essere vinta solo se a modificarsi è il substrato culturale sottostante l’impianto delle produzioni del Tessile-Abbigliamento. Ricerca sullo stile, sul trattamento di filati e tessuti, sulla qualità delle maglierie e delle confezioni, sulla soddisfazione del cliente postulano il coinvolgimento di manodopera, ovunque impiegata, istruita e consapevole, in grado di recepire e trasformare in pratica lavorativa gli stimoli al cambiamento. E’ importante, poi, rendere visibile all’esterno il cambiamento che si va così operando. Solo un’attenta opera di comunicazione potrà restituire alla società civile una corretta immagine del Tessile-Abbigliamento, e potrà nuovamente destare l’interesse e le aspirazioni della giovane manodopera, mettendo fine a lungo processo di missmatching tra domanda e offerta di lavoro . FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 14 ALLEGATO B Relazionali Di processo I fabbisogni relazionali riguardano: - la capacità di gestione di gruppi di lavoro, in un’ottica di condivisione di obiettivi, pianificazione delle attività e maggiore circolazione e condivisione del flusso di informazioni che riguarda l’impresa nel suo complesso; - la capacità di gestire relazioni a contenuto fortemente formativo, per trasformare l’impresa in un luogo in cui si trasferiscono saperi in modo efficace. Ciò particolarmente per alcune figure chiave (quali ad esempio il tutor di apprendistato); - la capacità di elaborare strategie e lavorare per progetti; - l’elaborazione di una visione d’insieme del processo produttivo, che sappia connettere il momento centrale della produzione con quelli a monte (approvvigionamenti) e a valle (commercializzazione) della stessa; - la capacità di prendere decisioni in modo autonomo e di approntare soluzioni a problemi - la propensione alla relazionalità, che si concretizza nella capacità di “dare sostanza” e piena operatività ai progetti di partnership tra aziende intrapresi dalla Direzione; - la capacità di leggere il cambiamento, interpretarlo e gestirlo all’interno dell’impresa - la capacità di favorire a tutti i livelli l’introduzione dell’innovazione, vincendo le resistenze e gestendone le ricadute tecniche e organizzative all’interno dell’impresa - la propensione a fare dell’impresa il luogo dell’inclusione, favorendo così la piena integrazione di tutti i lavoratori I macro processi all’interno dei quali emergono i più importanti fabbisogni di aggiornamento e sviluppo di nuove competenze attengono agli ambiti: - produttivo: competenze direttamente connesse al presidio del ciclo produttivo (progettazione, programmazione e razionalizzazione della produzione, innovazione) - organizzativo: competenze connesse al presidio della logistica, del marketing e commercializzazione, della gestione specifica dei rapporti con i fornitori, della gestione delle risorse umane, della gestione di tutti gli aspetti amministrativi, ivi compreso il controllo e la previsione finanziaria, degli aspetti legali connessi ai marchi e ai progetti di import/export Attraversano in modo trasversale tutti i processi, le competenze relative: - all’applicazione e implementazione del sistema Qualità; - alla gestione dell’impatto ambientale della produzione, con particolare riferimento alle tematiche dello smaltimento rifiuti; - alla messa in campo di tutte le azioni relative alla diffusione della cultura della sicurezza in azienda, oltre che all’attuazione degli specifici piani per la riduzione del rischi (altro) Eventuale adeguamento delle competenze linguistiche per lavoratori stranieri FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 15 ALLEGATO B Descrizione processi di apprendimento Metodologie A livello di metodologie, il presente piano condivide l’impostazione di cui al “Piano regionale per lo sviluppo territoriale dell’Umbria”: “Per svolgere in maniera ottimale il suo ruolo di investimento, l’azione formativa deve essere fortemente e intrinsecamente legata alla missione, ai valori, alle strategie a alla dimensione organizzativa e produttiva del sistema di riferimento, in sostanza deve essere centrata sulle esigenze e le necessità dell’utente. Tutto questo significa farsi carico della relazione con il complesso sistema di clienti e committenti (lavoratori, imprese, parti sociali, Fondartigianato) e assumere una logica fatta di impegni reciproci correttamente formalizzati. E’ importante focalizzare non tanto o non solo i fabbisogni professionali in termini di “cosa manca”, bensì in termini di “quali sono i processi di apprendimento rilevanti”. Da questo punto di vista, i punti più rilevanti da considerare sono i seguenti: l’impresa è l’unico luogo in cui e possibile apprendere i saperi pratici necessari all’acquisizione della professionalità, ma, al contempo, l’impresa è sempre meno il luogo in cui la trasmissione del sapere si presenta facile e naturale, a causa di fattori come la scarsa disponibilità sociale all’investimento in apprendimento ed i limiti di funzionamento organizzativo, la centratura dei saperi essenziali (dunque del ruolo del docente) sull’imprenditore artigiano, che non è particolarmente incline a delegare questa funzione, oppure, anche volendo, magari non è nelle condizioni di poterlo fare, la scarsa capacita “pedagogica”, i costi effettivi di trasmissione attraverso il “learning by doing”; anche i distretti non sembrano essere più i luoghi (“mitici”) in cui avvenivano processi di cooperazione competitiva ed in cui il mercato del lavoro provedeva, attraverso il suo naturale funzionamento, alla ridistribuzione virtuosa dei saperi, generando rilevanti esternalità; è evidente lo scollegamento fra saperi (e formazione) più pratici e quelli più teorici. Da questo punto di vista, il costo dell’integrazione fra le due tipologie di conoscenza sono in genere molto alti, sia per questioni culturali (scarso riconoscimento dell’importanza del sapere teorico da parte di imprenditori e dipendenti), sia per la mancanza di metodi e strumenti di alternanza e di integrazione fra i due. Di solito, dove l’integrazione avviene è perché esistono specifici “vettori di integrazione”, spesso casuali: un certo tipo di consulenza aziendale (o di consulente), una certa predisposizione dell’artigiano e del formatore, il ruolo di facilitatore svolto da un dipendente o dal figlio dell’imprenditore con un maggior livello di istruzione (“ricambio generazionale virtuoso”). Occorrono, dunque, dei “mediatori” ed un approccio “bottom-up”, dove si ponga al centro l’artigiano, il suo sapere pratico e le sue modalità empiriche di apprendimento, per giungere alla ricostruzione utile e cognitivamente specificativa dei “perché teorici” e delle possibili nuove soluzioni che si possono prospettare; la formazione continua non è in genere percepita come utile, o addirittura è percepita come controproducente, anche in assenza di un’esperienza diretta, spesso, ad esempio, a causa della lettura critica dell’apprendistato FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 16 ALLEGATO B (per quanto riguarda la frequenza ai corsi obbligatori) e del livello professionale di chi esce dalla formazione in ingresso. Quando vi si fa ricorso (in meno del 10% dei casi), è giudicata al massimo come “interessante, ma poco utile” e questo suggerisce, da un lato, di tarare meglio gli interventi formativi, dall’altro di lavorare sugli aspetti di cultura d’impresa connessi alla formazione. A testimonianza di ciò, quando non si fa ricorso alla formazione spesso, oltre che per vincoli oggettivi (es: mancanza di tempo), è perché la si percepisce come un “costo” e non come un “investimento”; sempre con riferimento ai fattori culturali ed alle percezioni degli imprenditori in merito alla formazione, molti di loro avvertono di doverne sopportare interamente i costi, nell’incertezza di esiti e di prospettive. La prospettiva cambia rispetto a chi concepisce la formazione come un investimento utile; si tratta di chi ha sostanzialmente chiare le proprie esigenze ed è determinato nell’adeguamento delle competenze-chiave della propria impresa; un aspetto importante è la capacita spontanea di apprendere dalla propria esperienza, sapendo produrre e gestire discontinuità notevoli di prodotto e di mercato. In questo senso, è necessario pensare a come far sì che la formazione continua possa andare a supporto di questo potenziale, in modo che essa acquisisca significato e valore. In sostanza, la Formazione Continua è un driver di attivazione e di adeguamento delle capacità e dei comportamenti delle imprese e dei lavoratori, che, come tale, richiede di agire e di essere agita in un contesto in cui le grandi scelte di fondo siano già state compiute ed in cui vi sia visibile continuità rispetto ad altri sistemi e canali di apprendimento, formale e non. Detto questo, i punti cardine degli interventi devono essere i seguenti: assumere a riferimento un’ottica temporale di medio termine: la densità ed il carattere strutturale dei cambiamenti attesi richiedono una rilevante profondità e continuità delle risorse, coordinate da uno strumento di programmazione; ricercare un equilibrio fra risorse destinate a favorire la riproduzione dei saperi e risorse rivolte alla loro innovazione, il che rimanda al più generale tema della necessità di un quadro unico di politiche formative; sviluppare modelli formativi coerenti con le caratteristiche di apprendimento dei contesti e dei beneficiari cui essi si rivolgono, il che può essere declinato in vari modi: sviluppare pedagogie di alternanza e di integrazione fra saperi pratici e saperi teorici, volte alla riduzione dei costi di trasmissione e di acquisizione delle conoscenze; definire modalità di accesso e di erogazione della formazione coerenti con i vincoli organizzativi dei beneficiari; estendere le tipologie di interventi formativi finanziabili, per ricomprendere azioni integrate con approcci consulenziali, o comunque basate su azioni di contesto di tipo “bottom-up”, scambi di buone prassi anche tramite interventi formativi in aziende eccellenti; benchmarking di processo. qualificare le capacita didattiche e di gestione della conoscenza dell’imprenditore e dei lavoratori dell’impresa artigiana. E’ necessario, infine, rendere partecipi, e non soggetti passivi, i lavoratori e le lavoratrici del processo a cui stanno per prendere parte, esplicitando in o la funzione della Formazione Continua FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 17 ALLEGATO B o l’esistenza e il ruolo del Fondo Interprofessionale o il diritto/dovere dell’impresa nei confronti del Fondo o il diritto/dovere dei lavoratori e delle lavoratrici nei confronti del Fondo La Formazione Continua si rivolge ad un pubblico di lavoratori e di lavoratrici adulti, con un bagaglio di conoscenze e di competenze propri. Si devono valorizzare i saperi, sia quelli personali che quelli professionali e deve essere chiarito da subito che i loro saperi, con il loro consenso, diventeranno patrimonio dell’intero gruppo. Si espliciterà l’obiettivo cognitivo della formazione nella logica dello scambio reciproco dei saperi; l’organizzazione e la tempistica del percorso Formativo.” Strumenti Nel rispetto dei principi dell’educazione degli adulti, il Piano Formativo vuole quindi privilegiare l’attuazione di metodologie attive, che garantiscano ai singoli soggetti coinvolti di porsi come “promotori” dell’azione formativa stessa. Infatti, essendo volte a respingere il ruolo passivo, dipendente e sostanzialmente ricettivo usualmente assunto dal soggetto, tali strategie formative tendono a stimolare una sua partecipazione attiva, sentita e consapevole. Utilizzando un approccio metodologico prevalentemente basato sui principi dell’“action learning”, l’obiettivo diventa, infatti, da un lato, quello di sviluppare conoscenze e metodologie coerenti non solo con le esigenze del lavoro e della prassi professionale, ma anche con le aspettative e le motivazioni di ogni lavoratore e, dall’altro, di ancorare i singoli progetti formativi alla realtà concreta (di lavoro e organizzativa) dell’utente, promuovendo il collegamento stretto fra il processo di apprendimento individuale e i cambiamenti organizzativi attesi. Sulla base di tali assunti, il docente diventa “regista” della formazione e i partecipanti gli “attori protagonisti”. Sulla scorta di tale impostazione, modalità d’apprendimento quali “role-playing”, “case-analisys”, “work-group”, unitamente ad esercitazioni pratiche orientate al “problem-solving” mirano a rendere l'acquisizione concettuale interattiva e duratura nel tempo. Accanto alle metodologie più tradizionali, pertanto, ciascun intervento dovrà orientarsi verso un’integrazione tra alcuni approcci alternativi strettamente coerenti e funzionali al conseguimento degli obiettivi generali dei differenti interventi formativi, nell’intento di creare una reale comunità di pratiche e di apprendimento. In funzione degli argomenti specifici che verranno individuati all’interno dei singoli Progetti rispondenti al presente Piano e delle attività previste, dovranno essere utilizzati strumenti idonei allo svolgimento dei singoli percorsi e delle unita formative. In via esclusivamente esemplificativa, vengono individuati strumenti quali: lavagne luminose; lavagne a fogli mobili; PC con videoproiettore; videoregistratore; In relazione all’utilizzo di laboratori tecnici e professionali, si prevedono attrezzature e/o strumentazioni specifiche FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 18 ALLEGATO B Modalità organizzative I progetti rispondenti al presente Piano, analogamente a quanto previsto a livello di Piano regionale, dovranno prevedere modalità organizzative rispondenti alle richieste del Fondo e ogni intervento formativo sarà organizzato, ponendo attenzione a: rilettura del fabbisogno formativo delle imprese e dei lavoratori prima di collocare questi ultimi nell’ambito di uno specifico percorso formativo; una fase di accoglienza iniziale, funzionale all’esplicitazione degli obiettivi e delle finalità dell’intervento, nonché un momento di sensibilizzazione al tema della formazione continua, con particolare attenzione alla descrizione delle potenzialità di Fondartigianato; definizione di un “setting formativo” strutturato costruito ad hoc, in funzione delle caratteristiche specifiche degli utenti che parteciperanno agli specifici percorsi formativi; interventi di monitoraggio iniziale (volti alla rilevazione delle aspettative e delle motivazioni alla base dell’adesione dell’intervento formativo, nonché di valutazione delle competenze di ingresso), in itinere (al fine di indagare gli scostamenti di segno positivo o negativo rispetto alle aspettative iniziale e utili per valutare il livello di apprendimento raggiunto), finale (con lo scopo di valutare il livello di competenze raggiunto e il grado di soddisfacimento del percorso intrapreso), ex-post (indagine di follow-up volta ad indagare l’effettiva ricaduta dell’esperienza formativa vissuta in relazione al ruolo ed alla funzione ricoperti dal soggetto in formazione); disponibilità di materiale di consumo: rendere disponibili per esercitazioni pratiche e simulazioni materiali di consumo in quantità sufficiente e di qualità adeguata tempistica al fine di conciliare i carichi di lavoro dell’azienda e gli impegni di formazione, programmando date ed orari ricorsività per dare continuità agli interventi formativi, attraverso interventi formativi brevi/mirati, ma programmati in un lasso temporale prolungato, nell’ottica di un piano di sviluppo articolato e non di interventi “spot” ottemperanza agli adempimenti burocratici del Fondo: adottare la modulistica prevista per la gestione dei percorsi, rispettando tempi e modalità di trasmissione attestazione e certificazione delle competenze. Per supportare tale processo, ed in sintonia con le linee già adottate da Fondartigianato con l’emanazione dei precedenti Inviti, si ritiene fondamentale prevedere azioni a sostegno del riconoscimento formale degli apprendimenti (mediante rilascio della “Dichiarazione di Competenze”) Documentazione La documentazione oggetto di formazione sarà fornita dai docenti ed esperti. Saranno fornite documentazioni didattiche di vario tipo: dispense, testi, schede tecniche, cd rom. (utilizzo materiali e prodotti di esperienze precedenti) FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 19 ALLEGATO B Contenuti formativi da sviluppare I contenuti formativi da sviluppare attraverso i singoli progetti formativi presentati a valere sul seguente piano dovranno tenere conto di quanto riportato in premessa nell’ambito del “Piano regionale per lo sviluppo territoriale dell’Umbria”: “Del resto, rispetto al passato cresce il numero di imprese che percepiscono l’importanza di “fattori competitivi soft”, come la gestione delle relazioni con clienti (soprattutto ad alto valore) e partner (nell’ambito di “costellazioni del valore”), o la gestione delle risorse umane, dove emergono esigenze di maggiore “competenza tecnica” e di “approcci relazionali e motivanti”. In generale, emerge per molti la necessita di acquisire competenze nuove, solide, per potenziare la propria capacita competitiva; queste sono legate al passaggio dal “fare prodotto” al “fare impresa”, nel senso di spostare l’attenzione strategica dall’economia materiale alla costruzione di capacita competitiva attraverso il presidio forte dei fattori immateriali” Questa tendenza, visibile in forma macro a livello regionale, è assolutamente vera per il settore del Tessile-Abbigliamento. Ciò, ovviamente, non deve indurre ad allontanare l’attenzione dai processi core connessi alla produzione stretta. In linea con quanto definito a livello di fabbisogni di competenze, i contenuti formativi dovranno riguardare: Pianificazione strategica e gestione economico-finanziaria: definizione di piani strategici di sviluppo, messa a punto di modelli organizzativi efficaci, aggiornamento su aspetti giuridici, contabili, economico-finanziari, tecnico-produttivi, definizione di stili di direzione, approfondimento delle procedure amministrative, con particolare riguardo alla capacità di lettura e previsione dei flussi finanziari, e agli adempimenti societari. Gestione delle risorse umane: aspetti contrattuali e normativi, tecniche di team building, motivazione del personale, formazione dei tutor di apprendistato, facilitazione del cambiamento, formazione delle risorse umane con un approccio tanto preventivo quanto curativo. Tecniche di comunicazione per migliorare la condivisione delle informazioni e i flussi di lavoro e favorire il trasferimento dei saperi nei luoghi di lavoro; Gestione commerciale – Approccio al mercato: lettura dei mercati, processi di internazionalizzazione, forme di promozione (fiere, eventi di settore), partnership a tutti i livelli con imprese di settore/filiera. Presidio della lingua inglese o di altre lingue straniere laddove ciò sia commercialmente rilevante. Gestione commerciale – Relazioni con la clientela: definizione dell’offerta, miglioramento della comunicazione, tecniche di vendita e di negoziazione, affermazione di una maggiore consapevolezza e di un radicato orientamento al cliente (a monte e a valle). Produzione: aggiornamento e acquisizione di nuove competenze per portare verso l’eccellenza il prodotto realizzato; Logistica e Magazzino: gestione e organizzazione del magazzino e delle scorte, sistema di packaging, trasporto, anche alla luce di nuovi modelli ecosostenibili FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 20 ALLEGATO B Innovazione: da intendersi in modo trasversale come sviluppo della propensione all’innovazione e come definizione di comportamenti lavorativi che rendono possibile l’introduzione dell’innovazione messa a punto. A questi contenuti, finalizzati allo sviluppo di meta-competenze, si aggiungono quelli specifici del settore di riferimento: studio delle innovazioni (e della fattibilità della loro introduzione in azienda) in materia di fibre, tessuti, cicli di lavorazione, modelli di commercializzazione e marketing, marchi, etichette “bio”, tracciabilità del prodotto realizzato. Tutto ciò integrato con alcune aspetti trasversali: - Qualità e Sicurezza: certificazione della Qualità, riduzione dell’impatto sull’ambiente della produzione, con particolare riferimento alla fase critica dello smaltimento rifiuti, messa in Sicurezza in un’ottica proattiva, accompagnamento all’accesso a nuove certificazioni (Full Made in Italy, etichette “bio”) - Informatica e ICT: con riferimento tanto alle competenze informatiche di base, quanto a quelle più strettamente connesse al settore di riferimento: programmi di ingegnerizzazione della produzione (a partire dalla progettazione) quanto agli applicativi che gestiscono i flussi delle informazioni (amministrative, produttive, logistiche, distributive), rendendone possibile la piena integrazione. A questi contenuti si aggiungono quelli previsti dal Piano Settoriale dell’Umbria, a seguito di quanto previsto nell’Accordo per la formazione continua in Umbria, in cui le parti ravvisano la necessità di introdurre un modulo di durata variabile a seconda della durata del percorso complessivo avente ad oggetto: Fondartigianato La formazione dei lavoratori Diritti e doveri dei lavoratori Previdenza integrativa Salute e sicurezza (ad eccezione dei progetti specifici salute e sicurezza) COMPETENZE FUNZIONALI A livello di metodologie, il presente piano condivide l’impostazione di cui al “Piano regionale per lo sviluppo territoriale dell’Umbria”: “Per svolgere in maniera ottimale il suo ruolo di investimento, l’azione formativa deve essere fortemente e intrinsecamente legata alla missione, ai valori, alle strategie a alla dimensione organizzativa e produttiva del sistema di riferimento, in sostanza deve essere centrata sulle esigenze e le necessità dell’utente. Tutto questo significa farsi carico della relazione con il complesso sistema di clienti e committenti (lavoratori, imprese, parti sociali, Fondartigianato) e assumere una logica fatta di impegni reciproci correttamente formalizzati. E’ importante focalizzare non tanto o non solo i fabbisogni professionali in termini di “cosa manca”, bensì in termini di “quali sono i processi di apprendimento rilevanti”. FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 21 ALLEGATO B Da questo punto di vista, i punti più rilevanti da considerare sono i seguenti: l’impresa è l’unico luogo in cui e possibile apprendere i saperi pratici necessari all’acquisizione della professionalità, ma, al contempo, l’impresa è sempre meno il luogo in cui la trasmissione del sapere si presenta facile e naturale, a causa di fattori come la scarsa disponibilità sociale all’investimento in apprendimento ed i limiti di funzionamento organizzativo, la centratura dei saperi essenziali (dunque del ruolo del docente) sull’imprenditore artigiano, che non è particolarmente incline a delegare questa funzione, oppure, anche volendo, magari non è nelle condizioni di poterlo fare, la scarsa capacita “pedagogica”, i costi effettivi di trasmissione attraverso il “learning by doing”; anche i distretti non sembrano essere più i luoghi (“mitici”) in cui avvenivano processi di cooperazione competitiva ed in cui il mercato del lavoro provedeva, attraverso il suo naturale funzionamento, alla ridistribuzione virtuosa dei saperi, generando rilevanti esternalità; è evidente lo scollegamento fra saperi (e formazione) più pratici e quelli più teorici. Da questo punto di vista, il costo dell’integrazione fra le due tipologie di conoscenza sono in genere molto alti, sia per questioni culturali (scarso riconoscimento dell’importanza del sapere teorico da parte di imprenditori e dipendenti), sia per la mancanza di metodi e strumenti di alternanza e di integrazione fra i due. Di solito, dove l’integrazione avviene è perché esistono specifici “vettori di integrazione”, spesso casuali: un certo tipo di consulenza aziendale (o di consulente), una certa predisposizione dell’artigiano e del formatore, il ruolo di facilitatore svolto da un dipendente o dal figlio dell’imprenditore con un maggior livello di istruzione (“ricambio generazionale virtuoso”). Occorrono, dunque, dei “mediatori” ed un approccio “bottom-up”, dove si ponga al centro l’artigiano, il suo sapere pratico e le sue modalità empiriche di apprendimento, per giungere alla ricostruzione utile e cognitivamente specificativa dei “perché teorici” e delle possibili nuove soluzioni che si possono prospettare; la formazione continua non è in genere percepita come utile, o addirittura è percepita come controproducente, anche in assenza di un’esperienza diretta, spesso, ad esempio, a causa della lettura critica dell’apprendistato (per quanto riguarda la frequenza ai corsi obbligatori) e del livello professionale di chi esce dalla formazione in ingresso. Quando vi si fa ricorso (in meno del 10% dei casi), è giudicata al massimo come “interessante, ma poco utile” e questo suggerisce, da un lato, di tarare meglio gli interventi formativi, dall’altro di lavorare sugli aspetti di cultura d’impresa connessi alla formazione. A testimonianza di ciò, quando non si fa ricorso alla formazione spesso, oltre che per vincoli oggettivi (es: mancanza di tempo), è perché la si percepisce come un “costo” e non come un “investimento”; sempre con riferimento ai fattori culturali ed alle percezioni degli imprenditori in merito alla formazione, molti di loro avvertono di doverne sopportare interamente i costi, nell’incertezza di esiti e di prospettive. La prospettiva cambia rispetto a chi concepisce la formazione come un investimento utile; si tratta di chi ha sostanzialmente chiare le proprie esigenze ed è determinato nell’adeguamento delle competenze-chiave della propria impresa; un aspetto importante è la capacita spontanea di apprendere dalla propria esperienza, sapendo produrre e gestire discontinuità notevoli di prodotto e di mercato. In questo senso, è necessario pensare a come far sì che la formazione continua possa andare a supporto di questo potenziale, in modo che essa acquisisca significato e valore. In sostanza, la Formazione Continua è un driver di attivazione e di adeguamento delle capacità e dei comportamenti delle imprese e dei lavoratori, che, come tale, richiede di agire e di essere agita in un contesto in cui le grandi scelte di fondo siano già state compiute ed in cui vi sia visibile continuità rispetto ad altri sistemi e canali di apprendimento, formale e non. FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 22 ALLEGATO B Detto questo, i punti cardine degli interventi devono essere i seguenti: assumere a riferimento un’ottica temporale di medio termine: la densità ed il carattere strutturale dei cambiamenti attesi richiedono una rilevante profondità e continuità delle risorse, coordinate da uno strumento di programmazione; ricercare un equilibrio fra risorse destinate a favorire la riproduzione dei saperi e risorse rivolte alla loro innovazione, il che rimanda al più generale tema della necessità di un quadro unico di politiche formative; sviluppare modelli formativi coerenti con le caratteristiche di apprendimento dei contesti e dei beneficiari cui essi si rivolgono, il che può essere declinato in vari modi: sviluppare pedagogie di alternanza e di integrazione fra saperi pratici e saperi teorici, volte alla riduzione dei costi di trasmissione e di acquisizione delle conoscenze; definire modalità di accesso e di erogazione della formazione coerenti con i vincoli organizzativi dei beneficiari; estendere le tipologie di interventi formativi finanziabili, per ricomprendere azioni integrate con approcci consulenziali, o comunque basate su azioni di contesto di tipo “bottom-up”, scambi di buone prassi anche tramite interventi formativi in aziende eccellenti; benchmarking di processo. qualificare le capacita didattiche e di gestione della conoscenza dell’imprenditore e dei lavoratori dell’impresa artigiana. E’ necessario, infine, rendere partecipi, e non soggetti passivi, i lavoratori e le lavoratrici del processo a cui stanno per prendere parte, esplicitando in o la funzione della Formazione Continua o l’esistenza e il ruolo del Fondo Interprofessionale o il diritto/dovere dell’impresa nei confronti del Fondo o il diritto/dovere dei lavoratori e delle lavoratrici nei confronti del Fondo La Formazione Continua si rivolge ad un pubblico di lavoratori e di lavoratrici adulti, con un bagaglio di conoscenze e di competenze propri. Si devono valorizzare i saperi, sia quelli personali che quelli professionali e deve essere chiarito da subito che i loro saperi, con il loro consenso, diventeranno patrimonio dell’intero gruppo. Si espliciterà l’obiettivo cognitivo della formazione nella logica dello scambio reciproco dei saperi; l’organizzazione e la tempistica del percorso Formativo.” Nel rispetto dei principi dell’educazione degli adulti, il Piano Formativo vuole quindi privilegiare l’attuazione di metodologie attive, che garantiscano ai singoli soggetti coinvolti di porsi come “promotori” dell’azione formativa stessa. Infatti, essendo volte a respingere il ruolo passivo, dipendente e sostanzialmente ricettivo usualmente assunto dal soggetto, tali strategie formative tendono a stimolare una sua partecipazione attiva, sentita e consapevole. Utilizzando un approccio metodologico prevalentemente basato sui principi dell’“action learning”, l’obiettivo diventa, infatti, da un lato, quello di sviluppare conoscenze e metodologie coerenti non solo con le esigenze del lavoro e della prassi professionale, ma anche con le aspettative e le motivazioni di ogni lavoratore e, dall’altro, di ancorare i singoli progetti formativi alla realtà concreta (di lavoro e organizzativa) dell’utente, promuovendo il collegamento stretto fra il processo di apprendimento individuale e i cambiamenti organizzativi attesi. Sulla base di tali assunti, il docente diventa “regista” della formazione e i partecipanti gli “attori protagonisti”. Sulla scorta di tale impostazione, modalità d’apprendimento quali “role-playing”, “case-analisys”, “work-group”, unitamente ad esercitazioni pratiche orientate al “problem-solving” mirano a rendere l'acquisizione concettuale interattiva e duratura nel tempo. Accanto alle metodologie più tradizionali, pertanto, ciascun intervento dovrà orientarsi verso un’integrazione tra alcuni approcci alternativi strettamente coerenti e funzionali al conseguimento degli obiettivi generali dei differenti interventi formativi, nell’intento di creare una reale comunità di pratiche e di apprendimento. FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 23 ALLEGATO B Strumenti In funzione degli argomenti specifici che verranno individuati all’interno dei singoli Progetti rispondenti al presente Piano e delle attività previste, dovranno essere utilizzati strumenti idonei allo svolgimento dei singoli percorsi e delle unita formative. In via esclusivamente esemplificativa, vengono individuati strumenti quali: lavagne luminose; lavagne a fogli mobili; PC con videoproiettore; videoregistratore; In relazione all’utilizzo di laboratori tecnici e professionali, si prevedono attrezzature e/o strumentazioni specifiche. Modalità organizzative I progetti rispondenti al presente Piano, analogamente a quanto previsto a livello di Piano regionale, dovranno prevedere modalità organizzative rispondenti alle richieste del Fondo e ogni intervento formativo sarà organizzato, ponendo attenzione a: rilettura del fabbisogno formativo delle imprese e dei lavoratori prima di collocare questi ultimi nell’ambito di uno specifico percorso formativo; una fase di accoglienza iniziale, funzionale all’esplicitazione degli obiettivi e delle finalità dell’intervento, nonché un momento di sensibilizzazione al tema della formazione continua, con particolare attenzione alla descrizione delle potenzialità di Fondartigianato; definizione di un “setting formativo” strutturato costruito ad hoc, in funzione delle caratteristiche specifiche degli utenti che parteciperanno agli specifici percorsi formativi; interventi di monitoraggio iniziale (volti alla rilevazione delle aspettative e delle motivazioni alla base dell’adesione dell’intervento formativo, nonché di valutazione delle competenze di ingresso), in itinere (al fine di indagare gli scostamenti di segno positivo o negativo rispetto alle aspettative iniziale e utili per valutare il livello di apprendimento raggiunto), finale (con lo scopo di valutare il livello di competenze raggiunto e il grado di soddisfacimento del percorso intrapreso), ex-post (indagine di follow-up volta ad indagare l’effettiva ricaduta dell’esperienza formativa vissuta in relazione al ruolo ed alla funzione ricoperti dal soggetto in formazione); disponibilità di materiale di consumo: rendere disponibili per esercitazioni pratiche e simulazioni materiali di consumo in quantità sufficiente e di qualità adeguata tempistica al fine di conciliare i carichi di lavoro dell’azienda e gli impegni di formazione, programmando date ed orari ricorsività per dare continuità agli interventi formativi, attraverso interventi formativi brevi/mirati, ma programmati in un lasso temporale prolungato, nell’ottica di un piano di sviluppo articolato e non di interventi “spot” ottemperanza agli adempimenti burocratici del Fondo: adottare la modulistica prevista per la gestione dei percorsi, rispettando tempi e modalità di trasmissione attestazione e certificazione delle competenze. Per supportare tale processo, ed in sintonia con le linee già adottate da Fondartigianato con l’emanazione dei precedenti Inviti, si ritiene fondamentale prevedere azioni a sostegno del riconoscimento formale degli apprendimenti (mediante rilascio della “Dichiarazione di Competenze”) FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 24 ALLEGATO B Priorità dell’intervento “PREVENTIVO”: X anticipare i bisogni di formazione X aggiornare e migliorare le competenze professionali rispetto a opportunità di mercato/innovazioni tecnologiche/modificazioni dei processi produttivi/evoluzione delle professionalità X adeguare la qualificazione professionale dei lavoratori “CURATIVO”: X rispondere ai bisogni formativi specifici X riqualificare i lavoratori X aggiornare e migliorare le competenze professionali rispetto a opportunità di mercato/innovazioni tecnologiche/modificazioni dei processi produttivi/evoluzione delle professionalità X acquisire nuove qualificazioni professionali Descrizione ruoli e profili professionali destinatari dell’azione Anche per il settore Tessile-Abbigliamento valgono le considerazioni di cui al “Piano regionale per lo sviluppo territoriale dell’Umbria”: Ruoli “La formazione per l’artigianato è per sua natura multidimensionale, non è raro che la stessa utenza esprima necessità e bisogni riguardanti la cultura imprenditoriale e manageriale, l’acquisizione di nuove competenze indispensabili per le diverse funzioni aziendali, l’aggiornamento della professionalità tecnica per mantenere elevati standard di prodotto e lavorazione. Questa multidimensionalità della formazione deriva essenzialmente da due fatti: 1) la varietà dell’artigianato, un sistema produttivo che non si è mai omologato ai modelli della grande impresa della produzione in serie e che presenta fortissimi elementi di specificità organizzativa e produttiva in cui confluiscono quasi tutti i settori e comparti produttivi; 2) la centralità della persona nel contesto produttivo artigiano e l’impossibilità di scindere l’impresa dall’imprenditore e dai lavoratori che vi operano. Per questo motivo nelle imprese artigiane e’ molto difficile che il lavoro sia organizzato sulla base di una rigida divisione per ruoli e funzioni. L’intreccio, ai vari livelli, di complessità organizzativa e competenze professionali si verifica con frequenza. È questa situazione a definire l’alto livello di polifunzionalità raggiunto nelle imprese artigiane. Ovvero ciò che determina un tratto distintivo dell’organizzazione del lavoro interno all’azienda, ed è un naturale riferimento per la pianificazione e l’organizzazione degli interventi di formazione. In uno scenario produttivo come quello umbro, dove dominano le microimprese, è naturale, pertanto, che FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 25 ALLEGATO B spesso i dipendenti ricoprano più ruoli, cosi come è probabile che lo stesso titolare lavori a stretto contatto con i propri dipendenti nelle attività di produzione, oltre a dirigere, organizzare, pianificare, gestire clienti e fornitori, etc.” In considerazione di tutto quanto sopra esposto, e rimandando alle definizioni dei singoli progetti formativi che insisteranno sul presente piano, si ipotizza il coinvolgimento dei seguenti profili professionali: - Responsabile e Tecnici della Produzione; - Stilista; - Modellista; - Addetti alle Macchine di Maglieria; - Addetti ai Telai; - Addetto al taglio di tessuti - Sarto; - Cucitore; - Confezionatore di abbigliamento; - Tecnico di tintoria; - Stiratore; Profili - Addetto al confezionamento del prodotto; professionali - Addetto al Magazzino merci; - Responsabile della Logistica - Tagliatore di pelle e cuoio; - Addetto alla lavorazione di pelle e cuoio - Responsabile/Addetti al Campionario - Responsabile della Sicurezza; - Responsabile Ambiente; - Responsabile/Tecnici del Controllo Qualità; - Product Manager; - Responsabile del Customer Service; - Responsabili/addetti all’ufficio Amministrazione e Legale - Responsabile/addetti Marketing e Commercializzazione FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 26 ALLEGATO B Aziende del settore T. A. C. aderenti a Fondartigianato ed operanti nel territorio regionale AZIENDE/TERRITORI (descrizione dei bacini di riferimento e della tipologia, numero delle aziende e dei territori interessati) PROGETTO/I (indicazione del Progetto/i finalizzato/i alla realizzazione del Piano Formativo) FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 27 ALLEGATO B Timbro e Firme in originale PARTI SOCIALI Perugia, 19 marzo 2012 FONDARTIGIANATO – Invito per la realizzazione di attività di Formazione Continua – 1° – 2011 Linea 1 “SVILUPPO TERRITORIALE” Pagina 28