Leonardo Sasso

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Leonardo Sasso
martedì 16 marzo 2004
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Romano d’origine, arrivò a Bra nel 1969 per un concerto
al “Diamant”, dove conobbe Clara Bonardi, che sposò nel
’71. Con lei ha gestito un ristorante a Porto Ercole
L’ex Presidente degli Usa rispose personalmente a un
messaggio con cui ringraziava le università americane
che avevano rivalutato il repertorio della sua “band”
Leonardo Sasso è stato fra i fondatori del “Banco del mutuo soccorso” e voce del gruppo “La locanda delle fate”
Leo, l’amico di Clinton
A
nche se il “mestiere” aiuta, a
volte intervistare un “tipo
braidese” è particolarmente difficile. Meglio: passi una manciata
d’ore emozionalmente piacevolissime, ascoltandolo, provocandolo, a volte, con le tue domande. Ti
accorgi di aver scoperto un personaggio davvero unico; ma poi
ti prende il panico dello scrivere
nel momento in cui ti rendi conto che in realtà le tappe della sua
vita gliele hai strappate a fatica,
perché la sua vita, per lui, è il racconto delle sue emozioni e delle
sue commozioni.
Nota personale: tutti i Leonardo,
detti “Leo”, che nel tempo chi scrive ha conosciuto hanno una caratteristica comune, che è una sorta di genialità e simpatia che straripa nei gesti e nelle parole, fino a
emozionarti e a emozionarsi, con
la voce che si interrompe in gola e
fa lucidi gli occhi di entrambi.
Ci è risuccesso con Leonardo
Sasso. Nome non braidese?
Braidese di diritto, comunque,
nato a Roma il 12 marzo del 1946,
sposato a Bra, con Clara Bonardi
nel 1971, ripartito per Porto Ercole nel 1979, ritornato sotto la
Zizzola da qualche anno, a vivere
sulla collina sanfrediese, con la figlia Giorgia e il genero Nando,
mitico pescatore anche lui, titolari di un’altrettanto mitica pescheria braidese, e tre splendidi cani
terranova.
Romano di genitori romani?
«Mia madre è romana, mio padre piemontese, di Leinì».
Con la musica nel sangue anche loro?
«Per papà, teatro, cinema e televisione; per la mamma il teatro
lirico».
Normale, quindi, che il mondo
dello spettacolo ti sia geneticamente entrato nel sangue.
«Il dopoteatro era a casa nostra
I.P.
Che cos’è la
musica per te?
«Seguire delle emozioni o,
meglio, individuare quelle che
possono essere
delle emozioni
e quindi, proprio perché queste emozioni
esistono, continuare a cercarne la sorgente,
lo sviluppo».
Quale musica per te è musica?
«Naturalmente ho sentito tanta musica clasSopra: la formazione de “La locanda delle fate”, gruppo che rimase sulla scena musicale ita- sica e operistiliana per poco tempo, ma che ha lasciato un segno permanente, le cui produzioni discografi- ca: per me Pucche continuano a riscuotere un notevole successo anche all’estero. Leonardo Sasso (che ve- cini è stato il
diamo anche nell’altra immagine, durante un concerto) è il primo da destra in seconda fila.
primo amore.
e da piccolo ho visto il mondo dei sieme, poi la musica».
Ancora oggi ne percepisco il brisogni in azione. Ho frequentato le
Insomma, sei autodidatta?
vido, a seconda di quello che è il
scuole a Roma e dopo il diploma
«Diciamo pure che lo sono, non registro di chi canta, perché la muin ragioneria mi sono iscritto a tralasciando, però, che assistevo sica è tutta una questione di viScienze naturali».
alle lezioni di canto di mia madre brazioni: certi cantanti, proprio
Scelta un po’ troppo tecnica e a quelle di recitazione di mio nella voce, hanno una vibrazione
per un artista.
padre, tenute da quelli che allora che in certi momenti fa scattare in
«Una reazione. E poi i miei in- erano i capiscuola; da ognuno di te, a livello sia fisico che emozioteressi si erano orientati verso lo loro ho imparato qualcosa».
nale, qualcosa di particolare, ti fa
studio delle civiltà del passato e
entrare in un momento magico.
certe categorie del sapere filosofiInterpretazione, sentimento, taco: in qualche modo mi occorreva
lento improvvisamente esplodoun supporto scientifico».
no, magari in una nota soltanto, e
Nella tua biografia ci sono due
ti fanno commuovere. Forse per
tappe importanti della musica
qualcuno queste mie affermazioni
italiana: Banco del mutuo socnon sono che parole strane, ma
corso, di cui sei stato uno dei
non soltanto la musica ti può porfondatori e La locanda delle fatare a tutto questo, può succederte. Com’è entrata la musica nelti con una poesia, un profumo, lo
la tua vita?
sguardo di una donna».
«Come un gioco. Il giocattolo di
Questo sentimento è patrimome bambino che più ricordo è il
nio della natura umana o è ripianoforte che avevamo in casa.
servato a pochi?
Da strimpellare, all’inizio, come
«Forse può dipendere da come
ogni bambino ama fare; poi i priuno ha scoperto o intrapreso il diami accordi, poi tanti accordi inlogo con se stesso. Qualcuno può
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LA CARTA D’IDENTITÀ
■ DATI ANAGRAFICI
Leonardo
Sasso nasce a
Roma il 12 marzo
1946. La mamma,
romana, è
cantante lirica; il padre,
piemontese, appartiene al
mondo del teatro, cinema e
televisione.
■ STUDI, ESPERIENZE PROFESSIONALI E FAMILIARI
Dopo il diploma di ragioneria si iscrive alla Facoltà di
scienze naturali, ma la sua passione è la musica: è tra i
fondatori del Banco del mutuo soccorso e nel 1977 entra
come cantante nel gruppo La locanda delle fate. Nel 1969 è
a Bra, al Diamant, con un concerto che ha fatto epoca sotto
la Zizzola: qui conosce Clara, che sposerà nel 1971. Dal
matrimonio nascono due figli: Giorgia, nel ’75, ed Elia, nel
1981, oggi marinaio ma anche grande appassionato di
musica e balli country, tanto da essere stato classificato
secondo ai campionati italiani del genere. Dopo 21 anni
passati a Porto Ercole, proprietario con la moglie di un
ristorante, è tornato a Bra, dove Giorgia e il genero Nando
gestiscono una nota pescheria.
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confonderlo, tanta è la sua forza,
con una sensazione paranormale,
ma in realtà è qualcosa alla portata di tutti. C’è chi ha bisogno dello sballo per arrivarci, di chiasso o
manifestazioni eclatanti. A me, a
volte, basta pochissimo per provare brividi di emozione, come
quando sento una persona che canta: capisco al volo che cosa c’è
dietro, se la cosa è autentica e ha
una precisa connotazione, diversamente me ne accorgo».
Non basta la tecnica, quindi,
per fare un buon cantante?
«No: una poesia diventa viva a
seconda di quanto tu riesci a trasmettere con la tua interpretazione,
con la tua anima. Lo stesso avviene nel canto, nella musica».
Come sei arrivato alla Locanda delle fate?
«Per caso, e mi sono trovato di
fronte a veri professionisti solisti
del proprio strumento. Sono entrato come “voce” nel ’77 e abbiamo lavorato un anno e mezzo
all’album Forse le lucciole non si
amano più, un viaggio all’interno
dell’uomo che si interroga durante le diverse stagioni della sua vita, in una ricerca che va al di là
della narrazione di una cronaca o
di progressioni armoniche, bensì,
entrando nei particolari, descrive
gli stati d’animo che incontra, in
una lucida necessità di risposte,
cercando di limitare la retorica dell’intuizione».
Un tema senza tempo: è stato
un successo?
«Anche dopo lo scioglimento
del gruppo, l’album è andato in
giro per il mondo a nostra insaputa. Il gruppo giapponese Polydor
era arrivato in Italia e aveva acquistato tutta la produzione per rivenderla in Giappone. Ne aveva
poi fatto delle copie e alla fine degli anni ’80 l’aveva riprodotto in
cd. Nel ’93, tramite Internet, ho
scoperto che eravamo nelle classifiche internazionali e che l’Università musicale di New Orleans
addirittura aveva fatto al nostro
gruppo un encomio alla grande e
sulla stessa strada stavano viaggiando molti atenei americani. Volevo ringraziare di questo riconoscimento e ho pensato di farlo tramite l’Ambasciata americana,
mandando anche a Clinton un cd
e una lettera».
Non dirmi che il Presidente
ha risposto...
«Non ci credevo nemmeno io
quando il postino di Porto Ercole
(dove Leo e Clara hanno avuto per
21 anni un ristorante, ndr) ha suonato e mi ha chiesto chi conoscessi
alla Casa bianca. Ho preso quella
busta, l’ho posata sulla scrivania e
sono stato a osservarla per un’eternità. Quando l’ho aperta e ho
visto i ringraziamenti di Bill Clinton e la sua firma autografa la testa m’è volata al soffitto».
Lasciamo Leo con la certezza
che la musica è il suo cuore, anche
se per lui un’altra ricerca è cominciata, quella tra l’avere e l’essere cara a Erich Fromm.
Alla prossima!
Caterina Brero