CAPITOLO 28 TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI
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CAPITOLO 28 TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI
TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 28 - TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI CAPITOLO 28 28 TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI cui possono venire a contatto in condizioni di servizio. Materiali polimerici con caratteristiche meccaniche e termiche superiori sono stati sviluppati negli ultimi decenni per venire incontro a tali esigenze. Le loro capacità prestazionali ne hanno poi consentito l’estensione anche in settori diversi; tuttavia, questi materiali di alte prestazioni presentano dei costi che ne precludono un utilizzo nelle applicazioni più comuni. Sinossi I polimeri termoplastici costituiscono una classe estremamente estesa di materiali. Molti di questi materiali trovano applicazione grazie alle loro caratteristiche estetiche o funzionali in una grandissima varietà di oggetti e componenti. Le caratteristiche di alcuni tra i più comuni polimeri sono state già presentate nei Cap.21 e 26. Tabella 28.1 – Caratteristiche di alcuni polimeri di interesse ingegneristico. Materiali polimerici con proprietà tali da potere essere impiegati in applicazioni strutturali vengono spesso definiti tecnopolimeri. La maggior parte di essi possiede le seguenti caratteristiche: elevata rigidezza e resistenza specifica, confrontabili con quelle di molti metalli, eventualmente con la presenza di cariche e rinforzi; mantenimento di resistenza, rigidezza, tenacità, stabilità dimensionale in un ampio campo di temperatura, resistenza all’invecchiamento. Altre caratteristiche di rilievo per applicazioni specifiche sono la resistenza ad abrasione, le proprietà elettriche ed ottiche, la risposta al fuoco, la resistenza a fatica. Spesso, nelle applicazioni aerospaziali ed avanzate in genere, c’è la necessità di materiali in grado di mantenere caratteristiche meccaniche strutturali utili fino a temperature superiori a quelle consentite ai comuni polimeri e tecnopolimeri, a volte superiori a 200 °C e più; inoltre questi materiali devono possedere ottime caratteristiche di resistenza al fuoco e ad agenti aggressivi, quali solventi, combustibili, lubrificanti con Polimero Resistenza (MPa) Modulo elastico (MPa) PA 66 POM PET-PBT PC PMMA PTFE PPO-PPS PEEKPEKPEKK PSU-PES PI-PAIPEI PBI LCP 62-84 50-75 40-72 56-67 50-77 25-36 55-93 80-110 1600-3700 1300-3600 1900-4000 2400 2200-3200 400-600 2500-3500 2700-4000 Massima temperatura di uso continuo (°C) 80-120 90-110 100 135 65-90 250 80-260 130-260 50-100 75-190 1600-2800 2600-6000 150-180 200-320 110 140-180 5800 9000-13000 420 150-180 In questo capitolo vengono riportate le principali classi di quei polimeri termoplastici di interesse ingegneristico Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 1 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 28 - TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI fibre arammidiche, tra i quali il Kevlar® rappresenta uno degli esempi commerciali più noti, saranno presentati successivamente. dotati di caratteristiche termiche e/o meccaniche superiori, che li rendono adatti alla produzione di componenti tecnici anche nel campo aerospaziale. Molti di essi vengono impiegati anche come matrici termoplastiche di compositi avanzati di alte prestazioni, alternativi e competitivi rispetto ai più tradizionali compositi a matrice termoindurente. 28.2 Le resine acetaliche. Poliossimetilene L e resine acetaliche, e tra queste il poliossimetilene (POM), sono polimeri semicristallini con una elevata cristallinità, 75-85%, e temperatura di fusione superiore di 165-175 °C. L'elevata cristallinità conferisce ottima resistenza meccanica, rigidezza e stabilità dimensionale. Il basso assorbimento di umidità e coefficiente di attrito, la resistenza all'abrasione, la scarsa sensibilità a solventi e la temperatura di servizio di circa 100 °C rendono questo materiale una valida alternativa al nylon in applicazioni motoristiche quali ingranaggi, pulegge, cuscinetti non lubrificati, guide, camme, viti. Le resine acetaliche sono impiegate come omopolimero (POM) o come copolimeri che, rispetto all'omopolimero, presentano migliore stabilità termica, maggiore flessibilità e deformabilità, minore assorbimento di umidità, anche se a spese di inferiori caratteristiche di resistenza statica, a fatica e a impatto. La Tabella 28.1 riporta alcune caratteristiche meccaniche di queste classi di polimeri; va tuttavia considerato che le proprietà specifiche di un materiale possono risultare modificate dall'aggiunta di additivi. 28.1 Le poliammidi. I Nylon I l nome nylon, che originariamente definiva una serie di materiali commerciali prodotti da DuPont, viene ora comunemente utilizzato con riferimento ai polimeri poliammidici (PA) in generale. Le poliammidi vengono ottenute per policondensazione di diammine e diacidi organici oppure a partire da monomeri aventi sia una funzionalità amminica che acida. Le diverse PA si differenziano quindi per il numero di atomi di carbonio dei monomeri; si ottengono quindi nylon 6, nylon 6/6, nylon 6/12 e cosi via. Le poliammidi sono polimeri semicristallini, tenaci, con basso coefficiente di attrito, che si prestano ad applicazioni tecniche quali cuscinetti a scorrimento, ingranaggi, pulegge. Le resine acetaliche vengono processate con le comuni tecniche di stampaggio ed estrusione dei polimeri; possono essere facilmente lavorate per asportazione. L'aggiunta di cariche o di modificanti fluorurati consente di migliorare ulteriormente la resistenza ad usura e la scorrevolezza. Grazie alla presenza della fase cristallina, le poliammidi si prestano ad operazioni di filatura che producono fili ad alta resistenza e tenacità; questi, oltre ai comuni utilizzi tessili, sono impiegati anche come rinforzi tecnici e armature per tubi in pressione, cinghie di trasmissione, rinforzi per pneumatici. 28.3 I poliesteri termoplastici D ella classe dei poliesteri trovano estese applicazioni sia materiali termoplastici che termoindurenti. Tra i termoplastici, il polietilentereftalato (PET), e a seguire il polibutilentereftalato (PBT), sono quelli di maggiore diffusione. I nylon presentano Tg relativamente bassa (50/60 °C), al di sopra della quale avviene una riduzione di modulo elastico; tuttavia la fase cristallina, con temperature di fusione a 220/260 °C, consente di mantenere resistenze e rigidezze apprezzabili anche a temperature più elevate. Il PET è un materiale semicristallino, con temperatura di fusione di 260-270 °C e temperatura di transizione vetrosa di 65-75 °C. Anche a seguito della lenta velocità di cristallizzazione, le molecole del polimero mantengono facilmente l’orientamento imposto durante i processi tecnologici. Questo consente di ottenere elevate proprietà meccaniche nello stato orientato (fibre, film). La cristallinità rende il materiale normalmente traslucido; tuttavia il controllo delle dimensioni dei cristalli permette di ottenere film e fogli notevolmente trasparenti. Un fattore di rilievo per le poliammidi è rappresentato dal marcato assorbimento di acqua, che può raggiungere diverse unità percentuali e, se da una parte ha effetto plasticizzante con aumento della tenacità e flessibilità, dall'altra comporta una limitata stabilità dimensionale per componenti sottoposti a variazioni di umidità ambientale. I poliesteri termoplastici presentano basso assorbimento di umidità e buona stabilità dimensionale. Peraltro, anche piccole quantità di umidità comportano facile degradazione del fuso durante la produzione. Trova impiego in forma di fibre, di film, di massa da stampaggio. Le fibre sono usate estesamente nell’industria tessile, ma, grazie all’ottima tenacità, trovano alcuni impieghi anche come rinforzi in compositi. Film in PET vengono impiegati come pellicole da imballaggio e film distaccanti anche in applicazioni biomediche, grazie alla sterilizzabilità. L’impiego di copolimeri amorfi consente Una particolare classe di poliammidi aventi unità aromatiche in catena, le arammidi, presentano caratteristiche liquido cristalline con proprietà uniche nell'ambito dei polimeri. La presenza di anelli benzenici e la struttura molecolare particolarmente rigida conferiscono grande resistenza termica e permettono di ottenere fili di elevatissima resistenza che trovano applicazioni in rinforzi per compositi e protezioni balistiche. I polimeri liquido-cristallini e le Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 2 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 28 - TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI una trasparenza superiore. Film in PET (Mylar ®) eventualmente metallizzati superficialmente, trovano applicazione nelle coperte multistrato di protezione e isolamento termico per componenti spaziali (MLI multilayer insulation) e in strutture dispiegabili. possono attivare la formazione di crazes rendendo il materiale fragile. Il policarbonato richiede temperature di lavorazione notevolmente superiori alla sua Tg. A causa della notevole viscosità del fuso sono richieste temperature di stampaggio anche maggiori di 300°C; peraltro la degradazione anche ad alta temperatura è limitata, grazie alla notevole stabilità termica. L’uso più comune del PET è senz’altro quello dei contenitori alimentari e delle bottiglie per acqua e bibite, in cui vengono sfruttate le doti di resistenza meccanica, bassa permeabilità all’anidride carbonica, trasparenza, stabilità dimensionale e ambientale. Poliesteri termoplastici possono essere facilmente lavorati per asportazione e trovano impieghi tecnici in ingranaggi e cuscinetti a strisciamento, viti e accoppiamenti, coperture di protezione, grazie al basso coefficiente di attrito e alla tenacità destinati ad operare a temperature limitate. Il PC può essere utilizzato in miscela con altri polimeri o caricato con fibre e rinforzi per aumentarne ulteriormente resistenza e rigidezza. In campo aerospaziale, una delle principali applicazioni del policarbonato è in finestre e calotte trasparenti (Figura 28.1). 28.5 I materiali acrilici. PAN, PMMA P 28.4 Il policarbonato oliacrilonitrile (PAN) e polimetilmetacrilato (PMMA) sono i polimeri più comuni della famiglia degli acrilici. PAN viene impiegato principalmente in miscela con altri polimeri (SAN, ABS) o per la produzione di fibre sintetiche. Fibre acriliche trovano largo impiego nell'industria dei tessuti sintetici, ma vengono anche impiegate come precursori nella produzione di fibre di carbonio e grafite (vedi Cap.34). I l policarbonato (PC) è un polimero di condensazione dotato di una struttura molecolare piuttosto rigida, che comprende anelli aromatici. Questa struttura conferisce ottime caratteristiche di resistenza, tenacità, e stabilità termica. PC è un polimero amorfo, che quindi si presenta con elevata trasparenza, con Tg superiore a 140°C, temperatura fino alla quale conserva ottime proprietà meccaniche e che rappresenta il limite di utilizzo del materiale. Queste caratteristiche rendono il policarbonato materiale adatto a schermi e trasparenti, vetri antiproiettile, protezioni da urti (caschi, elmetti), strutture per elettrodomestici, DVD e computer, ecc. La tendenza ad ingiallimento per effetto di prolungata esposizione a raggi UV e la scarsa resistenza al graffio del policarbonato rendono generalmente necessario l'impiego di specifiche protezioni superficiali Il PMMA (comunemente conosciuto col nome commerciale di Plexiglas®), viene ottenuto per reazione di addizione a partire da monomero metilmetacrilato (MMA). Il polimero è amorfo, con Tg di circa 100 °C. Il polimetilmetacrilato è una plastica rigida, resistente, con buona stabilità dimensionale, ma fragile. La caratteristica applicativa più importante è la elevatissima trasparenza: PMMA presenta trasmittanza ottica fino a 92%; inoltre è poco sensibile alle radiazioni UV e all'invecchiamento ambientale in genere, così che le doti di trasparenza sono mantenute nel tempo. Il PMMA viene impiegato per vetri plastici, in sostituzione di vetro ed è alternativo in molti usi con il policarbonato. Rispetto a quest'ultimo presenta superiori doti di trasparenza e stabilità ambientale, ma minore resistenza e tenacità, oltre che minore costo. PMMA modificati presentano superiori doti di tenacità, ma ridotta trasparenza. Viene anche impiegato per la produzione di fibre ottiche polimeriche. Anche il PMMA risulta sensibile al crazing per effetto di esposizione a solventi clorurati, ma è resistente a soluzioni alcaline e di acidi inorganici. PMMA può essere lavorato con tutte le comuni tecniche di trasformazione dei polimeri a temperature relativamente limitate (stampaggio a 200/230 °C) ed è facilmente lavorabile in macchina per asportazione; inoltre può essere impiegato in soluzione con monomero per ottenere componenti per colata. Componenti e lastre colate presentano ottime caratteristiche di trasparenza e risultano esenti da tensionamenti e distorsioni di lavorazione. PMMA, insieme al policarbonato, viene impiegato per trasparenti in campo aeronautico. Figura 28.1 – Canopy in policarbonato del velivolo militare F22- Raptor. L'ottima resistenza e tenacità del PC possono risultare sensibilmente ridotte a seguito di esposizione a solventi e ad agenti aggressivi; in particolare alcoli, solventi polari, solventi clorurati, soluzioni alcaline Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 3 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 28 - TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI largo impiego negli isolamenti elettrici in condizioni critiche. 28.6 I polimeri fluorurati I polimeri fluorurati sono diversi dagli altri tecnopolimeri in quanto il loro uso non è legato primariamente alle loro prestazioni meccaniche, ma solitamente alle particolari caratteristiche chimiche e fisiche dovute alla presenza di fluoro. Il fluoro è l’elemento più elettronegativo; attrae fortemente gli elettroni, formando legami stabili con reattività chimica molto bassa. Il rappresentante più comune di questa classe, il politetrafluoroetilene (PTFE, comunemente noto col nome commerciale di Teflon®) ha una molecola semplice, costituita da una catena di atomi di carbonio, su ciascuno dei quali sono legati due atomi di fluoro (-(CF2-CF2)n-). Altri componenti della serie hanno gli atomi di fluoro parzialmente sostituiti con altri elementi (H, Cl, ecc.). In generale le proprietà caratteristiche impartite dal fluoro sono tanto più marcate quanto maggiore è il contenuto di questo elemento. In generale la presenza di fluoro impartisce inerzia chimica e termica (la decomposizione del PTFE avviene a 500 °C), alta scorrevolezza superficiale, bassissima adesività. Le prestazioni meccaniche in termini di resistenza, modulo, durezza, sono relativamente limitate, confrontabili con quelli di comuni polimeri di largo impiego (polietilene, polipropilene). La resistenza ad abrasione può essere migliorata con aggiunta di fibre di rinforzo (vetro, carbonio). In campo aerospaziale i materiali fluorurati trovano innumerevoli applicazioni, che includono guarnizioni, sigillature, valvole, elementi di isolamento, diaframmi, tubazioni, cavi. In campo spaziale, la particolare stabilità chimica dei polimeri fluorurati li rende materiali primari per rivestimenti superficiali a protezione da ossigeno atomico. Un particolare materiale fluorurato è rappresentato dal Nafion® (DuPont), costituito da un polimero fluorurato con gruppi sulfonici. Questi ultimi consentono al materiale di assorbire acqua e consentire il passaggio di protoni; per queste caratteristiche il Nafion è stato impiegato come elettrolita polimerico in celle a combustibile per la produzione di energia elettrica in applicazioni spaziali sin dagli anni ’60. PTFE è un polimero lineare cristallino, con temperatura di fusione di 325 °C; tuttavia la degradazione del materiale, che inizia a circa 260 °C (temperatura massima di uso continuo) non consente normalmente di raggiungere la fusione durante i processi tecnologici, e impone alcune difficoltà di lavorazione. Componenti in PTFE vengono solitamente prodotti per sinterizzazione in stampo ad alta temperatura (370 - 380 °C) o per asportazione di truciolo a partire da semilavorati (tondi, lastre, tavole) ottenuti per sinterizzazione. La sinterizzazione è accompagnata da forti variazioni dimensionali, che devono essere opportunamente considerate e compensate. L’elevata cristallinità comporta anche un’alta densità (2-2,3 g/cm3). Polimeri fluorurati con minore contenuto di fluoro presentano temperature di fusione inferiori e possono essere processati con le convenzionali tecniche di stampaggio ed estrusione, ma presentano prestazioni chimiche e fisiche inferiori rispetto a PTFE. 28.7 I polimeri prestazioni termoplastici con alte Q uesti materiali si distinguono dai polimeri riportati in precedenza a causa delle prestazioni eccezionali in una o più proprietà caratteristiche, in genere mantenute fino a temperature elevate. La loro scelta in applicazioni specifiche è spesso obbligata, anche se associata a costi rilevanti. Tutti i polimeri di questa categoria sono formati da molecole dotate di anelli benzenici (aromatici) in catena legati con diversi gruppi funzionali o atomi. La loro natura fortemente aromatica conferisce alta resistenza meccanica e tenacità, stabilità termica e chimica, bassa infiammabilità. Molti di questi polimeri termoplastici vengono caricati con fibre corte o impiegati come matrici in compositi a fibra lunga, solitamente a base di fibre di vetro o carbonio; in questa forma sono competitivi con i compositi a matrice termoindurente in applicazioni avanzate quali quelle aerospaziali, elettroniche, sportive, biomediche. I polimeri fluorurati sono inerti nei confronti di quasi tutte le sostanze, presentano ottima resistenza alle alte temperature, scarsissima adesione con altri materiali ed hanno coefficiente di attrito estremamente basso. Il coefficiente di attrito del PTFE, pari a 0.05-0.10, risulta il più basso tra i materiali industriali. I polimeri per alte prestazioni vengono distinti in base al tipo di molecola che costituisce la catena polimerica principale. Oltre che nei comuni usi domestici, rivestimenti con polimeri fluorurati trovano impiego in componenti a contatto con solventi e sostanze aggressive anche a temperature elevate, rivestimenti di serbatoi, tubazioni e guarnizioni che operano in condizioni estreme. Nei polifenileni la catena molecolare è costituita da anelli benzenici uniti da un atomo di ossigeno come nel polifenilenetere (PPE), più comunemente denominato polifenilenossido (PPO), o di zolfo come nel polifenilensolfuro (PPS) (Figura 28.2). I fluoropolimeri sono intrinsecamente autoestinguenti e presentano resistività elettrica molto elevata; trovano Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 4 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 28 - TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI lavorazione in grado di operare a temperature non comuni. Si presta a lavorazioni per asportazione. PEEK viene utilizzato come matrice termoplastica di compositi per alte prestazioni di interesse aerospaziale ed elicotteristico in alternativa a compositi a matrice termoindurente. L’interesse del settore aerospaziale per questo materiale sin dalla sua iniziale disponibilità sul mercato ha contribuito alla sua diffusione anche per applicazioni avanzate diverse. Viene impiegato per la produzione di componenti motoristici, pompe, tubazioni, rivestimenti destinati ad operare in condizioni estreme per temperatura e/o presenza di agenti aggressivi. I principali settori applicativi dei poliarilchetoni sono quello aerospaziale, militare, elettronico, biomedico. Figura 28.2 – Struttura molecolare di PPO e PPS. Sono dotati di ottima stabilità termica e resistenza alla fiamma. PPS è un materiale termoplastico, semicristallino, con temperatura di fusione di 285 °C con ottima stabilità termica, chimica e dimensionale; queste caratteristiche possono essere ulteriormente migliorate a seguito di trattamento termico e reticolazione successiva allo stampaggio. È resistente a praticamente tutti i solventi, fluidi idraulici e combustibili di interesse automobilistico ed aeronautico fino a 200 °C. Viene impiegato per la produzione di componenti meccanici e idraulici quali valvole, pompe, rivestimenti protettivi in campo motoristico, per componenti elettrici/elettronici, strumenti chirurgici. Può essere prodotto in film, fili e tessuti resistenti ad aggressivi chimici e alte temperature. Inoltre viene utilizzato come matrice in compositi caricati con fibre di vetro e carbonio. I polisulfoni sono caratterizzati dalla presenza di gruppi sulfonici (SO2) nella catena (Figura 28.4) che, come i gruppi chetonici nel PEEK, conferiscono rigidezza e resistenza alla catena polimerica. Il polisulfone (PSU) e il polieteresulfone (PES) sono polimeri amorfi, trasparenti, con Tg superiore a 180 °C, a cui si approssima la temperatura di uso continuo. Possiedono ottima stabilità dimensionale e a creep, anche a temperatura relativamente elevata; per questo trovano applicazione in componenti motoristici e a contatto continuo con acqua calda e vapore. Vengono impiegati come matrici di compositi termoplastici e risultano competitivi con compositi termoindurenti e metalli in termini di lavorabilità e costi di lavorazione. Sono sensibili al contatto con diversi solventi che possono indurre crazing e variazione di proprietà fisiche e ottiche. PPO ha un bassissimo assorbimento di umidità e ottima resistenza ai solventi. Miscele di PPO con polistirene rappresentano un caso raro di polimeri con perfetta miscibilità e trovano applicazioni per componenti automobilistici di elevata tenacità e stabilità termica e dimensionale. I poliarilchetoni, tra i quali il polietere-etere-chetone (PEEK) è il principale rappresentante, sono costituiti da sequenze di anelli benzenici uniti da atomi di ossigeno (gruppi eterei) e gruppi chetonici (=CO) (Figura 28.3). Figura 28.4 – Struttura molecolare di PSU e PES. Ai materiali polimmidici appartengono i polimeri con le più alte caratteristiche di resistenza alla temperatura. Poliimmidi termoplastiche (PI) oltre che termoindurenti trovano impieghi in campo aerospaziale per applicazioni che richiedono temperature di utilizzo anche superiori a 250-300 °C. La presenza in catena di gruppi immidici aromatici (Figura 28.5) conferisce grande rigidezza e stabilità termica all’intero polimero. Diverse poliimmidi termoplastiche hanno temperature di transizione vetrosa molto elevate, superiori a 300-330 °C, superiori a quelle di tutti gli altri termoplastici. L’elevata temperatura di rammollimento, prossima alla degradazione, di alcune PI rende difficile la loro formatura, che quindi viene ottenuta per sinterizzazione. Figura 28.3 – Struttura molecolare di PEEK. PEEK è un polimero semicristallino, con Tg di 143 °C e temperatura di fusione superiore a 340 °C (e superiore nei gradi ad alta cristallinità). È estremamente stabile chimicamente, insolubile in quasi tutti i solventi, resistente agli acidi e al fuoco. Grazie alla cristallinità relativamente elevata (>30 %) mantiene ottime doti di resistenza e rigidezza anche a temperature ben superiori a Tg. Può essere formato con le comuni tecnologie dei termoplastici, ma l’elevata temperatura di fusione richiede attrezzature di Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 5 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 28 - TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI classe è il Kevlar® (DuPont). I cristalli liquidi polimerici possiedono unità ripetitive particolarmente rigide nella catena, che portano alla formazione di una organizzazione ordinata, cristallina, già nella fase liquida. Durante il processo i domini liquido-cristallini assumono direzionalità e il loro orientamento viene mantenuto nella solidificazione, rendendo il materiale fortemente anisotropo e autorinforzato. La fase cristallina agisce da rinforzo in modo simile a quanto avviene a seguito di aggiunta di fibre; il materiale può tuttavia essere ulteriormente caricato con fibre. Nelle poliammidi-immidi (PAI) sono presenti in catena anche gruppi ammidici che conferiscono maggiore flessibilità, tenacità e processabilità. Ad esempio, Torlon® (Solvay), è in grado di mantenere proprietà strutturali fino a 260 °C (Tg 280 °C), pur essendo processabile per stampaggio o estrusione. Nella polietereimmide (PEI), come ad esempio Ultem® (GE Plastics), la Tg di 220 °C (il materiale è amorfo), consente le comuni lavorazioni dei termoplastici, anche se l’elevata viscosità del fuso richiede temperature di lavoro piuttosto elevate (350-400 °C). La sua stabilità termica, la resistenza alla maggior parte dei solventi, la bassa infiammabilità e il costo inferiore alle altre PI ne consentono l’uso in molte applicazioni sia allo stato di solo polimero che di composito con fibre di vetro o carbonio. Tabella 28.2 – Caratteristiche termiche e applicazioni di alcuni polimeri di interesse ingegneristico. Polimero PI, PAI, PEI trovano impieghi in campo motoristico, ingranaggi, cuscinetti, elementi di scorrimento a basso attrito, film e rivestimenti resistenti ad alte temperature e agenti aggressivi, componenti biomedici. Peraltro, alcune poliimmidi, anche termoplastiche, possono risultare critiche per la loro tossicità soprattutto durante la lavorazione o a seguito di contatto continuo. Materiali poliimmidici termoplastici e termoindurenti di elevatissime prestazioni termiche sono stati sviluppati dai laboratori LARC-NASA nel corso di anni recenti. La difficoltà produttiva, legata in gran parte alla tossicità del processo, e gli scarsi campi applicativi hanno tuttavia limitato e spesso impedito a molti di questi materiali di raggiungere lo stadio commerciale. PA 66 Tg (°C) 57 Tm (°C) 265 POM - 160/175 PET 65 265 PC 150 - PMMA 105 - PTFE - 320 PPS 85 285 PEEK 143 343 PES 220 - PEI 220 - PBI 413 - LCP - 280/320 Figura 28.5 – Struttura molecolare del gruppo immidico aromatico. Il polibenzimidazolo (PBI) ha una struttura molecolare derivata dalle poliimmidi e possiede caratteristiche di resistenza termica eccezionali. È in grado di sostenere temperature di utilizzo continuo superiori a 420 °C e, per brevi periodi anche oltre 750 °C. Come le più comuni poliimmidi, è resistente ad agenti aggressivi come acidi, basi, solventi organici, combustibili. Fibre e tessuti in PBI trovano impiego in materiali di protezione alla fiamma quali guanti, coperte, vestiti protettivi. Può essere formato in stampo e lavorato per asportazione. Possiede eccellenti caratteristiche meccaniche, basso coefficiente di attrito, scarsa adesività con altri polimeri, anche allo stato fuso. Una particolare classe di materiali polimerici è quella dei polimeri liquido-cristallini (LCP). Il materiale di interesse ingegneristico più noto appartenente a questa Applicazioni principali Ingranaggi, fili, film cuscinetti, boccole, isolanti Ingranaggi, boccole, guide, supporti e componenti meccanici Contenitori alimentari, film, tessuti, rinforzi per pneumatici, boccole e guide, cuscinetti e ingranaggi, componenti meccanici ed elettrici Trasparenti, caschi, protezioni antiurto, schermi e diffusori ottici, CD, coperture edili Trasparenti, lenti, coperture edili Rivestimenti antiaderenti e antiattrito, cuscinetti e boccole, tubazioni, guarnizioni, isolanti elettrici/termici Componenti meccanici ed elettrici, pompe e valvole, compositi, rivestimenti Compositi, componenti meccanici, elettronici, biomedici, rivestimenti Componenti meccanici ed elettrici, tubazioni, compositi, rivestimenti Film, rivestimenti, compositi, componenti meccanici Fibre, film, rivestimenti, componenti meccanici Fibre, film, compositi, componenti meccanici, biomedici, elettronici Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 6 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano TECNOLOGIE E MATERIALI AEROSPAZIALI – Ver. 01 CAP. 28 - TIPOLOGIE DI POLIMERI TERMOPLASTICI La formazione della fase liquido cristallina può avvenire in specifiche condizioni di temperatura (LCP termotropici) oppure in soluzione in specifiche condizioni di concentrazione (LCP liotropici). Le caratteristiche del Kevlar (liotropico) saranno descritte nel Cap.34. Polimeri termotropici processabili dal fuso possiedono eccellenti caratteristiche di resistenza e rigidezza, basso coefficiente di espansione termica e di ritiro in stampo, resistenza alle alte temperature e al fuoco. Figura 28.8 – Isolamento termico multistrato (MLI) costituito da film di kapton metallizzato. Come si è già accennato, la maggior parte di questi materiali è stata sviluppata a seguito delle esigenze dell’industria aeronautica e spaziale. Successivamente, grazie alle loro elevate prestazioni, gli impieghi si sono estesi anche ad altri settori industriali, primi fra tutti quello automobilistico e quello elettronico. Mentre in alcuni casi il più esteso utilizzo ha consentito una sostanziale riduzione dei costi di produzione e una conseguente maggiore diffusione commerciale, in altri casi le produzioni sono rimaste limitate a settori di nicchia o sono state addirittura sospese. Bibliografia [1] Askeland, D.R., “The Science and Engineering of Materials” 3a ed. Chapman and Hall, 1996 [2] Brent Strong, A., “Plastics - Materials and Processing” Prentice-Hall, 1996 [3] La Tabella 28.2 riassume le principali caratteristiche termiche e i principali campi applicativi di alcuni polimeri termoplastici di interesse ingegneristico. Nelle Figure 28.6-28.8 sono mostrati alcuni esempi applicativi di polimeri termoplastici e compositi con matrici termoplastiche in campo aeronautico e spaziale. Saechtling, H., “Manuale delle materie plastiche” Tecniche Nuove, 2009 Figura 28.6 – Pannello di pavimento (sinistra) e componente primario di coda (destra) di elicottero in composito grafite/PEEK. Figura 28.7 – Timone di coda di un velivolo Gulfstream 650 in composito carbonio/PPS. Materiale didattico per uso personale degli studenti. Non è consentito l’uso di questo materiale a scopo di lucro. E’ vietato utilizzare dati, informazioni e immagini presenti nel testo senza autorizzazione. Copyright Dipartimento Ingegneria Aerospaziale - Legge Italiana sul Copyright 22.04.1941 n. 633. G. Sala, L. Di Landro, A. Airoldi, P. Bettini 7 Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale – Politecnico di Milano