Documento Congressuale Giovani Democratici
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Documento Congressuale Giovani Democratici
Documento Congressuale Giovani Democratici Sono passati ormai otto anni dalla nascita dei Giovani Democratici, otto anni che hanno contribuito alla crescita di una comunità di donne e uomini che sono parte integrante della classe dirigente, locale e nazionale, della più grande forza riformista del Paese. In un periodo storico di disaffezione generale verso la politica e in particolare verso le istituzioni specie da parte dei più giovani- ragazzi e ragazze hanno deciso di “prendere la parola”, mettersi in gioco ed essere protagonisti di una nuova stagione politica, che colga il meglio dei pensieri politici e culturali del Novecento declinandoli in un contesto europeo e globalizzato. Il Partito Democratico, forte del suo spirito riformista, nasce per promuovere un progetto progressista per l’Italia, ispirato dalle teorie del Liberalismo sociale e democratico, del Cattolicesimo democratico e del Socialismo riformista. Accade ancora troppo spesso che il Partito, anche e soprattutto a livello locale, venga avvertito come un’entità estranea, fine a sé stessa e non come uno strumento per influire sulla vita quotidiana dei cittadini. È necessario pertanto che, per abbattere questa autoreferenzialità, avvertita fuori e dentro al Partito, trasparenza e coerenza diventino le caratteristiche necessarie del nostro impegno nel Partito e nelle istituzioni. Al centro della nostra azione politica c’è la costruzione di una società fondata sui diritti, sulle libertà e sulla giustizia sociale. Non c’è democrazia senza diritti. In questi anni il Partito Democratico si è dimostrato troppo timido al riguardo. “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di condizioni personali e sociali”; se è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli che impediscono la fruizione di questi diritti, allora il Partito Democratico dovrebbe essere in prima linea in questa battaglia per raccordare l’Italia agli altri Paesi occidentali. Dobbiamo promuovere una nuova cultura dei diritti che metta al centro la persona e ne tuteli le libertà individuali, che combatta ogni forma di violenza sulle donne, l’omofobia e la transfobia, le terapie e le cure non rispettose delle volontà di colui che le subisce, ogni forma di tortura e a favore di un trattamento umano dei detenuti nelle carceri. Il 12 marzo 2015 il Parlamento Europeo ha definito che le unioni civili e i matrimoni egualitari sono un diritto umano e civile di cui i parlamenti nazionali si devono fare carico. La nettissima vittoria del “si” al referendum irlandese sul matrimonio tra coppie dello stesso segna una svolta concreta in tal senso. Possiamo continuare a negarlo ma in Italia esiste una “questione generazionale”, complessa e articolata, che spesso non coincide con una mera questione anagrafica. Lo abbiamo visto, in primis, all’interno del mercato del lavoro. La Precarietà ( cosa ben diversa dalla Flessibilità) ha privato per decenni una parte consistente di lavoratori delle garanzie fondamentali (diritto ad ammalarsi, alla maternità, alle ferie). Questo quadro è stato aggravato dai drammatici dati relativi alla disoccupazione giovanile e ai neet. Qualcosa sta cambiando. Pochi giorni fa l’Istat ha comunicato che ad aprile, dopo due mesi di aumento, il tasso di disoccupazione è sceso di 0,2 punti percentuali, arrivando al 12,4 per cento. Anche i dati relativi all’occupazione giovanile sono incoraggianti. Crediamo che i provvedimenti varati dal Governo Renzi, a partire dal Job’s Act, abbiano, pur tra tante problematiche, contribuito in tal senso. Oggi, davanti dal rinnovo degli organismi dirigenti locali abbiamo la possibilità di avviare una discussione su tematiche di carattere nazionale e locale. Dobbiamo interrogarci su quale debba essere il ruolo del partito e il suo rapporto con iscritti, elettori, militanti ed eletti. Il nostro gruppo dirigente “diffuso” è la nostra forza e dobbiamo mettere in campo tutti gli strumenti necessari per favorire dialogo e sinergia tra i diverso livelli. 1) Chiediamo che si formi una rete di amministratori under 35 (sindaci, assessori, consiglieri comunali, consiglieri di Quartiere) che si coordinino rendendo più efficace l’azione politica in un luogo che sia di confronto, discussione ed elaborazione. Attraverso un confronto sulle best practices italiane ed europee è infatti necessario declinare nuove strategie di governo locale che mettano al centro politiche pubbliche innovative. La sfida più importante oggi è immaginare una nuova pianificazione urbanistica in cui ogni euro investito in tecnologia sia in grado di incidere e migliorare la qualità della vita delle cittadine e dei cittadini. Concepire una smart city significa occuparsi di economia, infrastrutture, mobilità, cultura, ambiente e, quindi, di persone. Proprio su questo tema chiediamo che, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Giovani Amministratori e la neonata Rete Europea dei Giovani Amministratori, vengano organizzate scuole specifiche di formazione con città italiane ed europee che abbiano l’obiettivo di costruire tutti assieme una nuova classe dirigente europea di amministratori che si riconosca nell’ambito di un centrosinistra europeo. Lasciare da parte campanilismi ed egoismi nazionali è il primo passa per rafforzare il processo di integrazione, guardare quindi con fiducia all’Unione Europea e valorizzare le migliori energie della nostra generazione. 2) Non dobbiamo essere un Partito di soli amministratori. Vogliamo costruire un Partito forte ed autorevole, che crei un’interlocuzione costante con Consiglio Comunale e con la Giunta, mantenendo però quell’autonomia che gli permetta di essere pungolo ed elaboratore di proposte politiche. Per questo motivo avvertiamo la necessità di una Segreteria snella ed incisiva, organizzata per macro-temi, capace di anticipare i tempi e di costruire visioni programmatiche nuove per il governo della città. 3) Una forte e necessaria leadership nazionale non ci esonera affatto dalla necessità di formare una nuova classe dirigente locale e nazionale che sappia con energie fresche affrontare il delicato tema della riorganizzazione strutturale e, soprattutto, politica del partito. Affrontiamo una volta per tutte una seria analisi della forma partito, uscendo dallo sterile ed autoreferenziale dibattito che lo ha contraddistinto negli ultimi anni. Al di là dello stereotipato contrasto partito liquido versus partito solido, la priorità è di strutturare il partito sul territorio in modo tale che esso non sia avvertito come una rigida struttura burocratica, ma come uno strumento che sia di sostegno ad iscritti, militanti e simpatizzanti nella loro attività politica quotidiana, fuori e dentro i circoli. - - - - Organizziamo, entro l’autunno, un momento di riflessione aperto a tutti per condividere assieme, anche con l’aiuto di esperti del settore, di quali strumentazioni ( reali e virtuali) potremmo dotarci per facilitare la nostra azione politica. Le nuove tecnologie ed i social network non possono essere usati per la sola propaganda e in occasione della elezioni, ma diventino un luogo di aggregazione quotidiana, che aiutino a superare timori e timidezze. Usiamo coscienziosamente le potenzialità del web, in modo intelligente, mirato e non invasivo. A tale proposito chiediamo di rendere maggiormente fruibile, in primis per i segretari di circolo, l’Albo degli Elettori del PD per comunicazioni, consultazioni tematiche, richieste in modo tale da sviluppare un nuovo modello più snello ed efficace di partecipazione alla vita ed alle scelte di questo partito, facilitato dall’utilizzo del web, come proposto recentemente dal neosegretario regionale Paolo Calvano. La costituzione di circoli tematici potrebbe favorire l’aggregazione di forze e competenze specifiche e, attraverso un dialogo interno ed esterno al PD, la creazione di workshop, conferenze, dibattiti finalizzati all’elaborazione di proposte politiche che valorizzino anche l’ampia e capillare rete dell’associazionismo presente sul nostro territorio. Far politica non è una professione a tempo indeterminato ma una prezioso servizio per la collettività che deve essere retribuito solo per la durata dell’incarico. Consideriamo inoltre ingiusto che il personale amministrativo del Partito possano partecipare anche alla definizione della linea politica dal momento che questa contraddizione genera un evidente conflitto d’interessi. 4) Per troppo tempo ai movimenti giovanili è stato “concesso” di occuparsi solo di Politiche giovanili e di “diritto allo studio”. L’azione politica dei Giovani Democratici deve riguardare una pluralità di tematiche: mercato del lavoro, imprenditoria, previdenza sociale, sviluppo e crescita economica, welfare, diritti, solo per fare alcuni esempi. E’ necessario che la Giovanile del Pd sia prima di tutto in luogo di formazione politica e quindi il più prezioso spazio di selezione della classe dirigente. Occorre valorizzare competenze, capacità e percorsi formativi individuali ( scuola, università ed esperienze lavorative) per costruire un patrimonio di conoscenza che sia alla base dell’azione politica. 4) I Giovani Democratici devono essere forza vitale per l’azione politica dei circoli, dei loro direttivi e delle loro segreterie. Dobbiamo coniugare una fondamentale presenza sul territorio all’utilizzo degli strumenti di comunicazione più idonei all’ascolto di quelle persone che ancora vedono il partito come un’entità statica e incapace di comprendere le complessità di una società che è in costante evoluzione. Essere parte integrante di un partito significa essere partecipi dei processi decisionali anche negli organismi dirigenti, attraverso i quali si impara a fare scelte e ad assumersene le responsabilità. Chiediamo dunque che venga inserito nello statuto del PD quella che fino ad ora è stata solo una consuetudine politica: il segretario dei Gd deve essere invitato permanente della segreteria cittadina. Fare politica in un Partito è bellissimo; significa essere una comunità protagonista di un cambiamento e artefice di un progetto che anche i giovanissimi intendono lasciare a chi verrà dopo di loro. 5) Alla luce dell’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, delle scelte anche dolorose (in primis sul personale amministrativo) che il partito di Modena ha dovuto compiere a causa dei reiterati problemi finanziari e del calo del tesseramento, chiediamo che si apra una discussione sull’autofinanziamento e forme alternative di finanziamento: - Cene, momenti ricreativi, feste sono una fondamentale occasione di socializzazione e finanziamento, che armonizzano anche la vita del partito. Occorre ripensarle e ottimizzarle, a partire da una razionalizzazione e differenziazione dell’offerta politica, culturale e musicale. Potrebbe essere utile, per esempio, un’accurata scelta musicale, fatta di un numero minore di eventi ma di maggiore rilievo, rivolti a target diversi. - Come già sperimentato in altri Paesi, anche i finanziamenti privati ( rigorosamente trasparenti), che devono sottostare a regole certe, sono un’importante occasione di apertura verso l’esterno grazie ai quali il Partito potrebbe sovvenzionare importanti attività, tra i quali eventi di rilievo nazionale e scuole di formazione. - Forme di fundraising e crowdfunding alternative: gadgets (da sfruttare soprattutto in occasione delle Feste), contribuzione volontaria (sistematica) di simpatizzanti ed elettori, maggiore pubblicizzazione della possibilità di donare il 2 per mille, campagne su tematiche specifiche o progetti singoli. Anche su questo specifico tema potrebbe essere utile un momento di confronto con esperti del settore. Il tema della gestione delle risorse è prioritario e passa attraverso una condivisa e trasparente formulazione e valutazione dei progetti e degli obiettivi. Il bilancio dettagliato del Partito democratico deve essere a disposizione di tutti gli iscritti ed elettori, che devono poter valutare come vengono spese le proprie risorse.