indice numero 9 –settembre 2010
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indice numero 9 –settembre 2010
NUMERO 9 –SETTEMBRE 2010 INDICE Troppo tabacco su YouTube, pericolo per i giovani sul web Droga e carcere: un approccio sanitario per curare la dipendenza da droga Dal Canada uno studio sugli effetti neurodegenerativi dell’ecstasy Mercato illegale delle sigarette: un’analisi americana Italia: lotta alle smart drugs Nuove scoperte: fumo di sigaretta coinvolto in un meccanismo di infiammazione polmonare Adolescenti ansiosi più vulnerabili di fronte alla nicotina DPA e Croce Rossa Italiana: una nuova alleanza per la salute Dipendenza da cocaina: si studia un nuovo potenziale Questa Newsletter è uno strumento informativo per gli operatori dei Dipartimenti delle Dipendenze realizzato dallo Staff Dronet in collaborazione con vari centri di ricerca e di informazione nazionali ed internazionali. Per la produzione delle informazioni si utilizzano motori di ricerca e siti specializzati come ad esempio NIDA, Medline, UNODC, EMCDDA, United Nations Office on Drugs and Crime, Osservatorio Fumo, Alcool e Droga, ISS. Con questa iniziativa si vuole agevolare la circolazione di informazioni scientifiche all’interno della Dronet Community riguardanti l’area delle Dipendenze in maniera rapida e stimolante lasciando agli operatori in un secondo momento la possibilità di collegarsi alle fonti originarie per eventuali e successivi approfondimenti. L’opportunità di disporre di strumenti di questo tipo deve essere colta a pieno dagli operatori con l’invito contemporaneo e segnalarci eventuali miglioramenti e indicazioni per rendere più utile questa iniziativa. Responsabile scientifico Dott. Giovanni Serpelloni A USO INTERNO trattamento Vittime del bullismo, vittime dell’alcol Narghilè: consumo mondiale al secondo posto dopo la sigaretta Alcol: anche l’olfatto incide sul consumo Consumo a ritmo di musica: studio sull’assunzione di alcol e droghe ai festival musicali Patenti ritirate e suicidi: un fenomeno da non sottovalutare Il Sistema Nazionale di Allerta al Convegno Regionale SIBioC in Liguria: le nuove droghe e le metodologie analitiche Dipendenza da alcol: ruolo dell'ormone dello stress Ansia e marijuana: il ruolo dell’evitamento “Alcol, less is better”, una tecnica tutta italiana per posare il bicchiere HIV: nuove strategie verso un possibile vaccino I “12 passi” potrebbero essere utili anche agli adolescenti www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE Troppo tabacco su YouTube, pericolo per i giovani sul web 01-09-2010 La rete web offre grandissimi vantaggi in termini di diffusione di notizie e immagini, ma può trasformarsi anche in uno strumento di promozione di sostanze dannose per la salute come alcol e sigarette. Per questo, un gruppo di ricercatori della Nuova Zelanda, ha studiato il canale YouTube per la condivisione gratuita dei video. YouTube conta 1 miliardo di visitatori al giorno. L’obiettivo della ricerca era quantificare il numero di messaggi legati al tabacco e verificare la qualità ed il contenuto. Lo studio, pubblicato sulla rivista Tobacco Control, ha selezionato le prime 20 pagine consultabili digitando i nomi di cinque marchi di sigaretta famosi in tutto il mondo. Nel complesso sono stati analizzati 163 video. Il 71% dei filmati mostrava contenuti favorevoli al tabacco mentre solo il 3,7% diffondeva messaggi contrari. Il marchio delle sigarette era quasi sempre presente e figurava o nelle immagini del video oppure nel titolo dei clips, uno dei quali, era stato visto da oltre 2 milioni di utenti. Quanto alle immagini più ricorrenti nei filmati ne sono state individuate quattro tipologie: cinema, sport, musica e immagini d’archivio. Come è facilmente intuibile, le prime tre possono suscitare un forte interesse da parte dei giovani e rappresentare quindi una forte attrattiva per loro. Ciò costituisce quindi motivo di particolare attenzione da parte delle organizzazioni sanitarie al fine di monitorare la correttezza dei contenuti video pubblicati. Elkin L, Thomson G, Wilson N. Connecting world youth with tobacco brands: YouTube and the internet policy vacuum on Web 2.0, Tob Control, Aug 2010, 19(4), In press. Droga e carcere: un approccio sanitario per curare la dipendenza da droga 02-09-2010 A seguito dell’incontro tenutosi a Vienna nell’ottobre del 2009, il documento “From cohercion to cohesion” rilasciato dall’UNODC (United Nations Office on Drugs and Crimes) propone una riflessione sulla possibilità di affiancare un approccio di tipo sanitario-terapeutico alle pene giudiziarie per i tossicodipendenti. Le Convenzioni Internazionali per il Controllo delle Sostanze Stupefacenti infatti, come si legge nel documento, conferiscono agli stati membri la flessibilità di poter adottare simili provvedimenti. Il modello delineato dal documento vuole tracciare alcune linee di indirizzo perché una serie di trattamenti sanitari ad hoc venga affiancato ai vari sistemi giudiziari dei diversi paesi. Ciò trova ragione nel fatto che tali trattamenti pare si siano rivelati, in certi casi, più efficaci dei trattamenti obbligatori in quanto meno stigmatizzanti e più positivi nei confronti degli individui e del loro futuro reinserimento nella società. I trattamenti sanitari proposti prevedono l’erogazione di una serie di insegnamenti e di terapie curative e di riabilitazione ma solo su base volontaria, non obbligando, quindi i pazienti ad intraprenderle contro la propria volontà. Le recenti scoperte scientifiche hanno dimostrato come la dipendenza da droga sia influenzata da molti fattori tra cui situazioni di disagio sociale e personale, scarsa educazione, temperamento e personalità, disordini psichici e assenza di modelli di riferimento. Un trattamento sanitario mirato, se accettato dall’individuo, potrebbe portare, secondo l'agenzia dell'ONU, alla sua disintossicazione definitiva attraverso la spinta dell’auto-motivazione, evitando le ricadute sia nel breve che nel lungo termine. UNODC. From coercion to cohesion. Treating drug dependence through health care, not punishment. 2010. – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 2 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE Dal Canada uno studio sugli effetti neurodegenerativi dell’ecstasy 03-09-2010 Uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Chemical Neuroscience, pubblicazione della Società Chimica Americana (ACS) evidenzia un nuovo meccanismo che spiega gli effetti neurotossici provocati dall’ecstasy. Questa sostanza, chimicamente conosciuta come 3,4metilendiossimetamfetamina (MDMA) è una droga molto diffusa tra i giovani a scopo ricreazionale. I danni associati al suo consumo sono spesso oggetto di discussione scientifica e uno studio presentato dal gruppo di ricerca guidato da Peter G. Wells della Facoltà di Farmacia presso la University of Toronto in Canada, ne evidenzia l’entità sulle cellule neuronali. Lo studio, condotto sia in provetta che sul topo, evidenzia il ruolo di un enzima, la prostaglandina H sintasi (PHS) a livello del Sistema Nervoso Centrale, nel catalizzare la bioattivazione dell’MDMA. Questo processo trasforma l'MDMA in radicali liberi che provocano danni di tipo ossidativo al DNA, con conseguente effetto neurodegenerativo. Questo effetto, come riportato nello studio, veniva bloccato utilizzando un inibitore del PHS. In vivo, inoltre, l’ossidazione del DNA e la degenerazione dei terminali dopaminergici si è dimostrato essere funzione dei livelli di PHS-1, a seconda della regione cerebrale considerata e l'azione ossidativa si riduceva nel caso di sperimentazione su topi in cui l'enzima veniva reso inattivo (PHS-1 knockout mice). I risultati confermano il potenziale neurodegenerativo dell’ecstasy e delucidano un nuovo meccanismo molecolare coinvolto in questo processo. Jeng W, Wells PG. Reduced 3,4-Methylenedioxymethamphetamine (MDMA, Ecstasy)-Initiated Oxidative DNA Damage and Neurodegeneration in Prostaglandin H Synthase-1 Knockout Mice. ACS Chem. Neurosci., 2010, 1 (5), pp 366–380. Mercato illegale delle sigarette: un’analisi americana 06-09-2010 Quale impatto avrebbe l’eliminazione del mercato illecito di sigarette sulla salute e l’economia a livello mondiale? Se l’è chiesto un gruppo di esperti del settore che ha pubblicato sulla rivista Addiction i risultati aggiornati al 2007 di una prima stima del consumo mondiale di sigarette commissionata nel 2000 dalla Banca Mondiale. L’obiettivo della ricerca era capire quante vite potrebbero essere salvate eliminando il mercato illegale di tabacco e quanto potrebbero risparmiare i governi sulle tasse imposte. Il prezzo delle sigarette commercializzate illegalmente, non vedendo incluse le tasse, risulta essere più basso, fattore che comporta un aumento del consumo di sigarette e conseguentemente, anche del numero di soggetti che vengono colpiti da malattie legate al fumo. Secondo lo studio quindi, una volta eliminato il mercato illegale delle sigarette, le morti premature legate al fumo potrebbero diventare proporzionali alla riduzione del consumo e si stima che, dal 2030, potrebbero essere 164 mila le vite salvate ogni anno. Il mercato illecito di sigarette inoltre, influenza il settore con tassi che variano dall’1 al 40%, per una media globale complessiva pari all’11,6%. Per ottenere dei dati attendibili, gli studiosi hanno analizzato i valori del traffico illegale di sigarette registrati in oltre 60 stati nel mondo, effettuando poi una stima sulle implicazioni economiche che deriverebbero dall’eliminazione di quella fetta di mercato. Da notare infine che, nell’articolo, l’Italia viene citata come esempio positivo per le azioni legali intentate contro l’industria del tabacco che hanno permesso una importante diminuzione del contrabbando di sigarette sul territorio. Joossens L, Merriman D, Ross H, et Al. The impact of eliminating the global illicit cigarette trade on health and revenue. Addiction, Sept. 2010, 105(9), 1640–1649. – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 3 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE Italia: lotta alle smart drugs 07-09-2010 Dopo l’inserimento in Tabella I del D.P.R. 309/90 dei cannabinoidi sintetici JWH-018 e JWH-073 e del catinone sintetico mefedrone, continua ad essere alta l’attenzione verso le smart drugs che contengono queste molecole e verso gli smart shop che le commercializzano. Il fenomeno, affrontato in modo capillare su tutto il territorio italiano, è ora arginabile, grazie ad azioni sinergiche tra Forze dell’Ordine, strutture sanitarie ed istituzionali, come richiesto da una nota inviata dal Dipartimento Politiche Antidroga ed indirizzata a tutte le Procure, le Prefetture e le Questure d’Italia. E’ quanto viene dettagliatamente descritto nell’Editoriale a firma di Giovanni Serpelloni, capo del Dipartimento Politiche Antidroga, pubblicato in questi giorni sul portale di informazione e divulgazione scientifica del DPA, drog@news. Nell’editoriale, oltre a sottolineare i danni sull’organismo umano associati all’assunzione di queste molecole, vengono riportati i primi risultati, raggiunti dalle Forze dell’Ordine di Verona e di Piacenza, per combattere il fenomeno. In queste città sono stati posti sotto sequestro due smart shop, colpevoli di detenzione e commercializzazione di prodotti contenenti molecole ora divenute illegali, in quanto incluse nella Tabella I del Testo unico sulle Tossicodipendenze (D.P.R.309/90 e S.M.). Simili operazioni sono tutt'ora in corso su tutto il territorio italiano e rappresentano il forte impegno verso il contrasto allo spaccio di sostanze pericolose per la salute della popolazione, spesso molto giovane e ignara della pericolosità di tali sostanze, che altrimenti potrebbe facilmente venirne a contatto. Fonte: Dipartimento Politiche Antidroga Nuove scoperte: fumo di sigaretta coinvolto in un meccanismo di infiammazione polmonare 09-09-2010 ll fumo di sigaretta disattiva un enzima delle vie respiratorie che regola la risposta dell’organismo all’infiammazione, secondo quanto riportato dai ricercatori della University of Alabama a Birmingham negli Stati Uniti, e pubblicato su Science Express. Robert J. Snelgrove e colleghi hanno studiato il meccanismo con il quale l’enzima Leucotriene A4 idrolasi (LTA4H) svolge la sua azione nei processi infiammatori attraverso la regolazione di un particolare peptide chiamato PGP (prolina-glicina-prolina). Durante un processo infiammatorio intervengono numerosi elementi, tra cui il PGP il cui ruolo è quello di reclutare i neutrofili, uno specifico tipo di globuli bianchi, che arrivano nel luogo dell’infiammazione e attaccano la causa dell’infiammazione stessa. Quando il processo è completato, LTA4H “spegne” il PGP, bloccando il reclutamento dei neutrofili ed interrompendo il processo infiammatorio. Il fumo di sigaretta, secondo la recente ricerca, inibisce l’enzima LTA4H, bloccando il processo di spegnimento delle PGP che avviene per degradazione idrolitica del peptide stesso. Di conseguenza la fase di azione dei neutrofili non viene interrotta, portando ad un processo di infiammazione cronica, come per esempio, nei casi di malattia polmonare cronica ostruttiva. Snelgrove RJ et al. A Critical Role for LTA4H in Limiting Chronic Pulmonary Neutrophilic Inflammation. Science, 2 September 2010. – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 4 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE Adolescenti ansiosi più vulnerabili di fronte alla nicotina 10-09-2010 Quali sono i fattori che da giovani possono determinare la dipendenza da nicotina in età adulta? Secondo i ricercatori australiani, che hanno pubblicato un articolo sulla rivista Addiction, i più esposti al rischio sarebbero i ragazzi che presentano sintomi di ansia e depressione. Una ricerca condotta su un campione di oltre 1900 studenti infatti, dimostra che sarebbero proprio loro a registrare un aumento delle possibilità di cadere nel vizio del fumo rispetto a ragazzi che non hanno mai sofferto di depressione né di ansia. Lo studio si è basato su una serie di interviste effettuate nello stato di Vittoria in Australia, ripetute per oltre 10 anni, dal ‘92 al 2003, a distanza di sei mesi l’una dall’altra. Per rilevare l’esistenza di sintomi depressivi è stato usato il metodo del Clinical Interview Schedule, un questionario realizzato appositamente per delineare la frequenza, la rilevanza e la persistenza dei sintomi comunemente riscontrati nella depressione e nell’ansia. La classificazione degli adolescenti come fumatori invece è stata effettuata a seconda della quantità di sigarette consumate: nessuna, meno di una al giorno, oppure 6-7 al giorno. I risultati hanno dimostrato che, tra fumatori moderati di circa 24 anni, coloro che non avevano mai sofferto di depressione in età adolescenziale non sviluppavano alcuna dipendenza dalla nicotina, mentre coloro che avevano avuto forti problemi di ansia o depressione, avevano quasi il triplo delle possibilità di sviluppare una dipendenza da nicotina. Gli autori raccomandano l’intervento su questa vulnerabile fascia di età con campagne mirate anche in considerazione del fatto che le sigarette non migliorano l’ansia e la depressione come molti adolescenti credono. McKenzie M, Olsson CA, Jorm AF, et Al. Association of adolescent symptoms of depression and anxiety with daily smoking and nicotine dependence in young adulthood: findings from a 10-year longitudinal study. Addiction, Sept. 2010, 105(9), 1652–1659. DPA e Croce Rossa Italiana: una nuova alleanza per la salute 13-09-2010 Si sono svolti a Roma i primi incontri di formazione organizzati dal Dipartimento Politiche Antidroga (DPA) e dalla Croce Rossa Italiana finalizzati al proseguimento dei progetti Droga & Internet e Rave Party Prevention, attivati dal DPA nel 2010. Gli incontri sono stati rivolti ad operatori della Croce Rossa che a breve costituiranno delle unità mobili di contatto in 8 diverse città italiane e che si impegneranno a partecipare attivamente ai progetti Droga & Internet e Rave Party Prevention, in collaborazione con la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e con la Polizia delle Comunicazioni. Il progetto Droga & Internet ha come obiettivo l’individuazione e il monitoraggio dei siti che vendono sostanze stupefacenti sul web. Il proliferare delle smart drugs commercializzate online, tra cui rientrano sostanze di tipo herbal blend ma anche pillole o pasticche di ogni tipo, e la vendita da parte di farmacie online di medicinali, anche senza le necessarie prescrizioni mediche, hanno reso indispensabile la creazione di una alleanza per la salute e per la prevenzione dei rischi che i consumatori corrono consumando sostanze acquistate via Internet. Solo nel 2010 infatti, in Italia sono stati oltre 15 i casi registrati di intossicazione da smart drug, molte delle quali comprate su web, e almeno 20 sono stati i decessi legati all’assunzione di un’altra sostanza, il mefedrone, anch’essa acquistabile online e già individuata in Italia in vari sequestri. Le unità mobili di contatto della Croce Rossa avranno il compito di avvicinare i consumatori e di chiedere loro informazioni circa la disponibilità di sostanze su Internet e gli eventuali acquisti che hanno fatto. Sulla stessa lunghezza d’onda il progetto Rave – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 5 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE Party Prevention, studiato appositamente per far fronte ai rave party, manifestazioni musicali illegali capaci di radunare in pochissimo tempo centinaia di persone, solitamente in luoghi isolati e all’insaputa delle forze dell’ordine e delle autorità locali. Questo fenomeno in forte espansione, e frequentato in gran parte da giovani, è causa di molteplici problemi di ordine pubblico e sanitario, per i danni alla persona che possono essere provocati dal consumo e dallo spaccio di droghe e alcool e di musiche fruite ad altissimo volume, nonché per i danni sociali ed ambientali procurati da organizzatori spesso non autorizzati e fuori dai canoni di sicurezza previsti per tali eventi. La presenza della Croce Rossa Italiana ai rave potrà rappresentare un aiuto fondamentale e rivelarsi decisiva per prevenire i danni sanitari (malesseri, intossicazioni, overdose, ecc.) correlati a questi eventi e potranno inoltre distribuire materiale informativo contro l’uso di sostanze tra i partecipanti. “Grazie al lavoro dei volontari di Croce Rossa - ha spiegato il capo del Dipartimento Politiche Antidroga, Giovanni Serpelloni – sarà possibile avere nuove informazioni circa il profilo dei consumatori che acquistano sostanze su web e sul tipo di sostanze che tramite la rete vengono commercializzate. Inoltre, la loro presenza ai rave party potrà contribuire ad evitare i tristi episodi di decessi per overdose che purtroppo, anche nel passato recente, sono stati argomento di cronaca”. Concorde Massimo Barra, Presidente Nazionale di Croce Rossa Italiana: “L’attività di collaborazione sinergica con il Dipartimento Politiche Antidroga ben rispecchia i sette principi cardine su cui è fondata la nostra organizzazione, riconosciuta a livello mondiale, primo tra tutti quello dell’umanità, per la priorità indiscussa che dà all’assistenza dell’individuo, nessuno escluso, e quindi al soccorso di persone che, facendo uso di sostanze, mettono in serio pericolo la propria vita”. Fonte: Staff Dronet Dipendenza da cocaina: si studia un nuovo potenziale trattamento 14-09-2010 L’uso di modulatori dei recettori metabotropici del glutammato (mGluRs) può costituire un potenziale terapeutico di interesse per il trattamento della dipendenza da cocaina. I recettori metabotropici del glutammato sono distribuiti in modo eterogeneo nel cervello dei mammiferi e sottendono a numerose funzioni biologiche rendendoli dei target di notevole interesse per la comunità scientifica, incluso lo studio della dipendenza da droghe. In particolare, Markou del Dipartimento di Psichiatria presso l’Università della California a San Diego e collaboratori, hanno rivolto l’attenzione verso lo studio di modulatori allosterici positivi di questi recettori. I modulatori allosterici positivi sono molecole che svolgono la loro azione attraverso una modulazione dell’attività del recettore invece che attraverso una diretta attivazione, come avviene con gli agonisti. Il composto testato dal gruppo di ricerca americano, denominato BINA, è un modulatore positivo del recettore mGlu del tipo 2 (mGluR2) e la sua azione viene descritta in uno studio, recentemente pubblicato sulla rivista Neuropsychopharmacology. Utilizzando uno specifico modello sperimentale su ratti, il composto BINA ha mostrato di svolgere un’azione a livello dei circuiti della ricompensa nel cervello attenuando e contrastando l’effetto di rinforzo dovuto all’assunzione di cocaina e di diminuire il comportamento di ricerca della cocaina indotto da stimoli, Questo, senza interferire con il normale comportamento rispetto alla ricerca di cibo, come invece si verificava con l’assunzione di un agonista non selettivo mGluR2/3. L’elevata selettività del composto BINA suggerisce un potenziale nuovo approccio terapeutico che vede l’utilizzo di modulatori allosterici positivi del recettore mGluR2 nel trattamento della dipendenza da cocaina. Xinchun J. et al. The mGluR2 Positive Allosteric Modulator BINA Decreases Cocaine SelfAdministration and Cue-Induced Cocaine-Seeking and Counteracts Cocaine-Induced Enhancement of Brain Reward Function in Rats. Neuropsychopharm. (2010) 35, 2021–2036. – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 6 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE Vittime del bullismo, vittime dell’alcol 15-09-2010 Il problema del bullismo tra i giovani è un fenomeno di cui si è largamente parlato soprattutto per quanto riguarda l’aspetto delle possibili correlazioni con alcol e droghe. Un recente studio si è occupato specificatamente delle vittime del bullismo e dei meccanismi comportamentali che possono condurre all’uso di alcol. La ricerca, compiuta dagli studiosi dell’Istituto di Psichiatria del King’s College di Londra, e pubblicata sulla rivista Addictive Behaviours, infatti, indaga le pericolose motivazioni che portano alcuni ragazzi a bere per riparare alle intimidazioni ricevute a scuola. Lo studio di tipo longitudinale è durato un anno e ha coinvolto 324 partecipanti con un’età compresa tra i 13 ed i 15 anni provenienti dalle scuole di Londra. I ragazzi sono stati intervistati durante le ore di scuola in due momenti differenti dell’anno: all’inizio e alla fine. In entrambi i momenti i ragazzi dovevano rispondere a domande inerenti il bullismo, a comportamenti legati a problemi con l’alcol, alle motivazioni che li spingevano a bere e alle quantità ingerite di volta in volta. Il rapporto tra le vittime di bullismo, l’alcol e le motivazioni che li portavano a bere è stato analizzato utilizzando il modello matematico di Pearson. L’interazione tra questi fattori ha mostrato che la vittima era portata, sia direttamente che indirettamente, a consumare alcol per superare le proprie difficoltà. Ciò significa che, pur rimanendo bassa la frequenza delle bevute, la persona acquisisce comunque familiarità con la sostanza. I profili delle risposte date dalle vittime di bullismo infatti erano molto simili a quelli dati da persone con problemi di alcolismo e lasciavano prevedere che non sarebbero mutate nei successivi 12 mesi. I risultati hanno mostrato che le vittime di bullismo bevono in modo molto rischioso, in parte per difendersi da ciò che hanno vissuto o che continuano a vivere nel presente. Gli autori concludono sottolineando l’importanza di interventi tempestivi e mirati verso questo target di giovani, per evitare in futuro l’abuso di alcol e di altre sostanze stupefacenti. Topper L, Castellanos-Ryan N, Mackie C, et Al. Adolescent bullying victimisation and alcohol related problem behaviour mediated by coping drinking motives over a 12 month period. Add. Behav, Sept 2010. In press. Narghilè: consumo mondiale al secondo posto dopo la sigaretta 16-09-2010 In Italia non è ancora diffuso ma nel resto d’Europa e negli Stati Uniti è sempre più richiesto. Il narghilè, detto anche hookah o shisha, viene fumato sempre di più dai giovani. Forse perché il suo fumo ha un aroma più gradevole del tabacco, forse perché per fumarlo è richiesto un ambiente rilassato e solitamente di compagnia o forse perché, dai più, è ritenuto meno dannoso delle sigarette. Di fatto, l’uso del narghilè negli ultimi dieci anni, sembra aver raggiunto il secondo posto a livello di consumo mondiale di tabacco, dopo le sigarette. L’indagine realizzata da Maziak Wasim professore di Epidemiologia e Biostatistica dell’Università di Memphis, ha raccolto tutti gli articoli scientifici pubblicati negli ultimi due anni sul narghilè, sulla sua epidemiologia, la capacità di produrre assuefazione e sulle politiche di controllo ad esso applicate. I dati disponibili mostrano come la prevalenza di fumatori di narghilè sia del 6-34% tra gli adolescenti mediorientali e del 5-17% tra quelli statunitensi. Lo studio degli effetti del narghilè sulla salute è limitato dalla mancanza di letteratura scientifica sull’argomento e dalla novità rappresentata dalla sua diffusione per la quale è difficile ipotizzare risultati a lungo termine. Eppure alcune ricerche dimostrano la nocività – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 7 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE degli effetti, paragonabili a quelli del fumo di sigaretta, così come la probabilità di sviluppare una dipendenza da nicotina dopo aver provato il narghilè. Secondo il prof. Wasim, per attuare interventi efficaci e fermare la diffusione del narghilè tra i giovani, bisogna analizzare attentamente i meccanismi che portano a sviluppare la dipendenza e capire le dinamiche implicite legate all’uso di questo strumento quali: la pratica di utilizzo intermittente per lunghe sessioni temporali, il tempo investito per la sua preparazione, l’accessibilità in termini di disponibilità ed in termini economici, la convivialità dell’esperienza. Infine, conclude Wasim, è necessario l’approntamento di politiche efficaci di intervento che avvisino i consumatori dei rischi per la salute, come, ad esempio, l’applicazione di etichette informative sui narghilè stessi. Wasim Maziak. The Global Epidemic of Waterpipe Smoking. Add. Beh., Sept. 2010. In press. Alcol: anche l’olfatto incide sul consumo 17-09-2010 Recenti ricerche hanno dimostrato un’associazione tra un gene denominato GABRA2 e la dipendenza da alcol e osservato che, la presenza di alcune particolari sequenze di questo gene, può influenzare la risposta che il cervello fornisce come ricompensa ad alcuni stimoli. La vista dell’alcol ma anche l’odore, possono produrre un forte desiderio di bere, così David A. Kareken del Dipartimento di Neurologia dell’Indiana University School of Medicine ad Indianapolis e i suoi collaboratori, hanno sottoposto alcuni soggetti all’odore dell’alcol di loro preferenza studiando come rispondeva il cervello a quegli stimoli, nelle aree che controllano la sensazione di piacere. 36 soggetti sono stati suddivisi in due gruppi a seconda delle caratteristiche genetiche: uno con la presenza di una doppia copia di una variante del gene GABRA2 (AA), un altro con una unica copia (AG). Utilizzando la tecnica di risonanza magnetica nucleare per immagini (fMRI), i ricercatori sono stati in grado di osservare, per i soggetti AA, delle variazioni superiori rispetto ai soggetti AG, a livello della corteccia frontale mediale, area del cervello associata ad una risposta di ricompensa. Lo studio pubblicato sulla rivista Alcoholism: Clinical and Experimental Research, indica come l'assetto genetico possa influenzare la risposta agli stimoli associati all’alcol e fornisce una serie di suggerimenti utili alla comprensione dei meccanismi biologici che inducono al forte desiderio di bere. Kareken DA, et Al. A Polymorphism in GABRA2 Is Associated With the Medial Frontal Response to Alcohol Cues in an fMRI Study. Alcoholism: Clinical and Experimental Research. Early View. Consumo a ritmo di musica: studio sull’assunzione di alcol e droghe ai festival musicali 20-09-2010 I festival musicali possono favorire il consumo di stupefacenti. È quanto emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista European Addiction Research curata da un gruppo di studiosi dell’Università di Aarhus in Danimarca. Il gruppo ha condotto un’indagine su un campione di oltre 1700 ragazzi intervenuti all’edizione 2009 del Roskilde Festival a Copenhagen, un appuntamento annuale della durata di una settimana che raduna circa 100mila persone. Nonostante gli organizzatori dell’evento promuovano comportamenti e politiche contro l’uso di droghe, il festival sembra essere caratterizzato da un elevato consumo di sostanze tra i giovani che vi partecipano. L’indagine danese aveva tre obiettivi principali: il primo era capire quali tipologie di – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 8 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE sostanze venivano consumate, il secondo ed il terzo erano quantificare l’incidenza del loro uso tra coloro che le provavano per la prima volta e tra coloro che non facevano uso di stupefacenti da almeno un anno. Le interviste realizzate hanno dimostrato che il 9.2% dei soggetti aveva fumato tabacco per la prima volta proprio in quell’occasione mentre il 9.3% aveva assunto per la prima volta della cannabis. Il 24% dei soggetti che aveva smesso di fumare tabacco da almeno un anno aveva ricominciato in quell’occasione e il 30% aveva ricominciato a fare uso di cannabis dopo un anno di astinenza. L’assunzione per la prima volta di altre sostanze stupefacenti è stata rilevata da meno dello 0.5% dei partecipanti ma tra gli astenuti degli anni passati, la percentuale di coloro che ammettevano di aver fatto nuovamente uso di amfetamina, ketamina, MDMA e cocaina si aggirava tra il 5 e 10%. Da notare poi che, i nuovi consumatori di cannabis, risultavano essere mediamente più giovani dei non fumatori. Complessivamente, il 99% degli intervistati faceva uso di alcol, il 78% di tabacco, il 64% di cannabis ed il 20% aveva provato almeno una volta altre droghe oltre alla cannabis. I ricercatori danesi perciò sostengono che bisogna porre molta attenzione alle manifestazioni musicali come il Roskilde Festival e sostengono che, eventi di questo tipo, rappresentano luoghi chiave dove effettuare azioni di prevenzione contro l’uso degli stupefacenti. Tutto questo non solo per fermare il numero dei nuovi consumatori ma anche per per evitare il ritorno al consumo di coloro che avevano già smesso in precedenza. Hesse M, Tutenges S, Schliewe S. The Use of Tobacco and Cannabis at an International Music Festival. Eur Addict Res 2010, 16, 208-212. Patenti ritirate e suicidi: un fenomeno da non sottovalutare 21-09-2010 Con il suicidio del giovane trentino dello scorso 17 settembre sale a sei il numero dei suicidi nel 2010 legati al ritiro della patente per stato di ebbrezza. Il 24enne, vedendosi ritirare la patente proprio la sera del suo compleanno mentre rientrava a casa dopo aver festeggiato con gli amici, non ha retto il colpo e ha deciso di farla finita buttandosi sotto un treno. Il problema dello shock causato da un evento traumatico come l'improvviso ritiro della patente deve essere preso seriamente in considerazione. Secondo l’Asaps infatti, Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale, il trattamento riservato a coloro a cui viene ritirata la patente è spesso assimilabile a quello “per i delinquenti” mentre non viene posta la dovuta attenzione al problema che potrebbe stare a monte: l’alcolismo. “Perdere la patente può costituire un fattore in grado di scatenare una forte crisi psicologica nella persona e mettere in forte crisi la sua quotidianità e la fiducia in sé stessa per l’impatto psicologico che esercita – spiega il dott. Maurizio Gomma del Dipartimento delle Dipendenze dell’Ulss20 di Verona -. Non bisogna dimenticare che il ritiro della patente può essere associato anche al problema dello stigma sociale, con la conseguente paura di dover sopportare una severa disapprovazione famigliare o dei colleghi o del datore di lavoro”. Secondo il Dipartimento delle Dipendenze è importante che gli operatori di polizia giudiziaria, incaricati di svolgere i controlli su strada, siano affiancati da personale sanitario di supporto per offrire una consulenza agli individui sia al momento del ritiro del documento di guida che nelle fasi successive. Il servizio di “counselling” mira ad offrire alle persone a cui è stata ritirata la patente un sostegno specifico per individuare ed affrontare eventuali problemi con le sostanze assunte. Uno strumento che può rivelarsi molto utile per salvare delle giovani vite e per ridare loro maggiore fiducia in sé. Lorenzo Borselli. La voglia di farla finita dopo il ritiro di patente: l’alcol sempre di mezzo. La difficoltà di aiutare chi è a rischio. – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 9 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE Il Sistema Nazionale di Allerta al Convegno Regionale SIBioC in Liguria: le nuove droghe e le metodologie analitiche 23-09-2010 Presentato il Sistema Nazionale di Allerta Precoce e Risposta Rapida per le Droghe (N.E.W.S.) del Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri (diretto dal dott. Giovanni Serpelloni) ai laboratori bioclinici e tossicologici liguri, in occasione del Convegno Regionale della Società Italiana di Biochimica Clinica (SIBioC) che si è svolto ieri a Lerici, in Liguria. Il convegno, dal titolo “Sostanze d’abuso nel laboratorio clinico: metodologie ed aspetti legislativi”, ha visto in apertura l'intervento della dottoressa Teodora Macchia dell'Istituto Superiore di Sanità, responsabile degli aspetti bio-tossicologici del Sistema di Allerta del DPA, la quale ha presentato una panoramica delle nuove droghe che sono comparse, negli ultimi anni, sul mercato illegale e segnalate al Sistema. Ha inoltre evidenziato la necessità di individuare nuove metodologie analitiche e strumentali per affrontare il fenomeno delle nuove sostanze. Si registrano infatti, casi sempre più numerosi di soggetti che giungono ai Pronto Soccorsi con sintomatologie tossicologiche anomale, molto diverse da quelle osservate per l’assunzione delle droghe più comuni, rendendo molto difficoltoso fare una diagnosi. A seguire, l’intervento della dottoressa Roberta Pacifici, presidente del SiBIoC, che ha illustrato le possibili intossicazioni dall’infanzia alla vecchiaia, a partire dalla sindrome astinenziale da nicotina che si osserva su alcuni neonati di madri fumatrici, fino ad arrivare alle intossicazioni da farmaci negli anziani. Sono quindi stati evidenziati i numerosi esempi di tossicità derivanti dall'uso delle nuove droghe ricreazionali e dalla poliassunzione. Gli aspetti organizzativi e i flussi informativi del Sistema di Allerta sono stati presentati dalla Dott.ssa Rimondo e dalla Dott.ssa Seri del Dipartimento Politiche Antidroga, suscitando vivo interesse tra i laboratoristi presenti che hanno espresso la loro compiacenza nei confronti di uno strumento nazionale istituzionale in grado di agevolare la condivisione delle informazioni e di stimolare lo sviluppo di possibili metodologie analitiche, idonee al riconoscimento rapido delle nuove droghe. Fonte: Staff Dronet Dipendenza da alcol: ruolo dell'ormone dello stress 24-09-2010 Una revisione della letteratura scientifica, pubblicata sulla rivista Alcoholism: Clinical and Experimental Research, pone l’attenzione sul ruolo dell’ormone dello stress nell’astinenza da alcol e il rischio di ricadute. I glucocorticoidi sono ormoni steroidei ai quali appartiene anche il cortisolo, i cui livelli generalmente aumentano in situazioni di stress per l’organismo. Nei soggetti che fanno uso cronico di alcol è stato osservato un aumento dei livelli di glucocorticoidi con concentrazioni che rimangono elevate anche durante l’astinenza, compromettendo le funzioni neuronali e cognitive. Questo, sostengono i ricercatori, comporta disturbi della memoria e dell’attenzione che possono ridurre la capacità di intraprendere correttamente un percorso riabilitativo da parte di soggetti alcolisti. Le evidenze scientifiche, secondo il dottor Abi Rose della School of Psychology, Health and Society presso l’Università di Liverpool (UK) e autore della review, suggeriscono come, un aumento dei glucocorticoidi nel cervello dopo un uso cronico di alcol, sia associato a deficit cognitivi durante l’astinenza, inficiando sull’efficacia dei trattamenti e sulla qualità della vita, oltre ad essere in parte responsabile delle ricadute – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 10 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE verso l’uso di alcol. L’individuazione di terapie farmacologiche in grado di modulare gli effetti del cortisolo nel cervello, concludono gli autori, potrebbero ridurre le possibilità di ricaduta e i disturbi cognitivi che interferiscono con i trattamenti. A. K. Rose, et al. The Importance of Glucocorticoids in Alcohol Dependence and Neurotoxicity. Alcoholism: Clinical and Experimental, 2010. Ansia e marijuana: il ruolo dell’evitamento 27-09-2010 Soffrire di timidezza o di ansia in contesti pubblici è un fenomeno piuttosto comune, ma quando questa condizione spinge ad evitare sempre di più il contatto con gli altri si parla di evitamento sociale. Una strategia difensiva che, secondo uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Addictive Behaviours, potrebbe essere accentuata in coloro che fanno uso di marijuana. Nell’articolo si apprende che le persone con elevati livelli di ansia sembrano essere più vulnerabili agli effetti provocati dalla marijuana tra cui: dipendenza e incapacità di smettere, sensazioni negative, scarsa produttività e considerazione di sé, problemi familiari e interpersonali e mnemonici. Inoltre sono stati rilevati una serie di comportamenti chiave, nelle persone affette da ansia, che potrebbero essere direttamente attribuibili al consumo di marijuana. Lo studio, condotto da tre ricercatori di psicologia di altrettante università americane, analizza la correlazione tra problemi derivanti dal consumo di cannabis negli ultimi 3 mesi e due aspetti dell’ansia sociale, la paura sociale e l’evitamento sociale, in 102 soggetti consumatori abituali di marijuana. Sia la paura delle situazioni sociali che l’evitamento sociale si sono rivelate strettamente correlate ai problemi dovuti all’uso di marijuana, dopo aver esaminato fattori quali ad esempio, la paura della gente, problemi di alcolismo, di sensazioni negative e la frequenza di uso della marijuana. In particolare, l’evitamento si è rilevato essere direttamente collegato ai problemi dovuti all’uso di marijuana. Inoltre, rispetto alle donne, gli uomini con maggior rifiuto sociale risultavano essere quelli con problemi più gravi associati al consumo di marijuana. Il comportamento di evitamento sociale sembra fortemente correlato ai problemi legati al consumo di marjiuana. Si tratta di una osservazione che comporta importanti implicazioni per i modelli teorici che possono influire sui trattamenti da adottare nel caso di una compresenza di ansia sociale e consumo di marijuana. Buckner JD, Heimberg RG, Schmidt NB. Social anxiety and marijuana-related problems: The role of social avoidance. Add Behev, Sept 2010. In press. “Alcol, less is better”, una tecnica tutta italiana per posare il bicchiere 28-09-2010 Si tratta del più ampio studio sull’alcolismo realizzato in Europa meridionale basato sul monitoraggio di una comunità ed è stato condotto interamente da ricercatori italiani. Il progetto “Alcohol, less is better”(Alcol, meno è meglio), ha analizzato per oltre 2 anni il comportamento nei confronti del bere di dieci realtà italiane, intervistando complessivamente 123.235 persone. Un esperimento unico nel suo genere che ha richiesto 6 anni di lavoro. Le premesse da cui è partito lo studio sono rivolte all’importanza svolta non tanto dalle persone con problemi di alcolismo, quanto dal bacino di bevitori moderati, molto più vasto e molto meno monitorato. Il prof. Vincenzo Bagnardi del Dipartimento di Statistica – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 11 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE dell’Università Bicocca di Milano, ha proposto un intervento rivolto alla popolazione generale teso a ridurre il consumo medio di alcol dei partecipanti. L’esperimento si è basato su un approccio di tipo comunitario e ha visto coinvolti gli esponenti delle istituzioni, degli enti locali e delle associazioni di volontariato del territorio. Ognuna delle 10 comunità, selezionate uniformemente tra nord, centro e sud Italia, era composta da un minimo di 30 mila abitanti. In una prima fase la popolazione è stata informata del progetto attraverso la distribuzione di materiali informativi e l’organizzazione di eventi pubblici “alcol free”. Nella seconda fase sono stati condotti una serie di incontri per sensibilizzare studenti, genitori, docenti, istruttori di scuola guida e Forze dell’Ordine sul tema dell’alcol e sui problemi ad esso correlati. Ad ogni comunità di intervento è stata affiancata una comunità di controllo, assegnata seguendo parametri di vicinanza geografica e di gestione amministrativa. Sono stati poi condotti due sondaggi ad hoc: il primo durante gli eventi informativi, il secondo poco dopo la fine degli eventi di sensibilizzazione. I questionari sono stati realizzati tramite email e telefono per un totale di oltre 5mila schede compilate sulla quantità di alcol assunto dai soggetti intervistati. I risultati hanno mostrato un significativo calo nel consumo di alcol tra l’inizio e la fine dell’esperimento. Se all’inizio i consumi di alcol erano simili tra i gruppi di intervento e quelli di controllo, alla fine si riscontrava una diminuzione del consumo di alcol nel gruppo di intervento. In 9 comunità di intervento su 10 la proporzione di soggetti che aveva diminuito il consumo di alcol era superiore rispetto a quella che l’aveva aumentato mentre nelle comunità di controllo era avvenuto il contrario. Bagnardi V, Sorini E, Disalvatore D, et Al. Alcohol, less is better’ project: outcomes of an Italian community-based prevention programme on reducing per-capita alcohol consumption. Sept 2010, In press. HIV: nuove strategie verso un possibile vaccino 29-09-2010 Stimolare o indurre la produzione di anticorpi contro degli obiettivi sempre in cambiamento e nel loro contesto naturale, è un problema molto complesso per la progettazione e realizzazione di un vaccino. Uno studio del National Institute of Allergy and Infectious Diseases presso il National Institutes of Health di Bethesda negli Stati Uniti, si è occupato proprio del problema della produzione di anticorpi specifici per una porzione del virus dell’HIV-1 chiamata epitopo gp41, porzione che risulta essere molto flessibile e quindi strutturalmente variabile, nel tempo. L’epitope rappresenta una porzione della proteina che funziona da antigene e viene riconosciuta dal sistema immunitario al fine di neutralizzarla. La regione gp41 assume conformazioni strutturalmente variabili e gli anticorpi prodotti contro di essa, possono non riconoscere questa regione. Tuttavia, quando si lega ad un anticorpo chiamato 2F5, in grado di attaccare il virus dell’HIV-1, si irrigidisce, assumendo una forma ben definita. I ricercatori, usando una tecnica computazionale, hanno riportato la zona 2F5-epitope su una proteina modello che funzionava da struttura accettore. Riproducendo questo modello proteico in laboratorio, attraverso un esperimento su cavie, i ricercatori hanno dimostrato che veniva indotta la produzione di anticorpi strutturalmente specifici per l’epitopo gp41 del virus dell’HIV-1, e che risultavano essere analoghi all’anticorpo neutralizzante 2F5. La ricerca, pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, fornisce un nuovo approccio alla progettazione di potenziali vaccini futuri per combattere le malattie virali. Gilad Ofek et al. Elicitation of structure-specific antibodies by epitope scaffolds. PNAS. September 27, 2010. – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 12 /14 www.dronet.org Newsletter SETTEMBRE I “12 passi” potrebbero essere utili anche agli adolescenti 30-09-2010 Una ricerca americana pubblicata sulla rivista Drug and Alcohol Dependence ha cercato di indagare quale sia l’aiuto che centri come gli Alcolisti Anonimi (AA) o la Narcotici Anonimi (AN), possono dare ai giovani con problemi di dipendenza. Questi centri, che applicano la teoria dei 12 passi per uscire gradualmente dalla dipendenza, sembrerebbero capaci di potenziare e prolungare i benefici dei trattamenti ricevuti dai ragazzi con problemi per abuso di sostanze. Un gruppo di 127 adolescenti con un’età media attorno ai 16 anni è stato coinvolto in un studio di tipo prospettico regressivo a tre riprese: all’inizio del trattamento e nei successivi 3 e 6 mesi, avvalendosi di un sistema di misurazioni standardizzate e convalidate. Durante i primi tre mesi solo ¼ dei giovani aveva partecipato agli incontri organizzati dall’Alcolisti Anonimi e dalla Narcotici Anonimi. I risultati mostrano che, similmente a quanto avviene tra gli adulti che frequentano i centri d’aiuto, anche la partecipazione dei giovani è meno diffusa tra coloro che presentano una dipendenza di minore gravità rispetto a coloro che invece accusano gravi problemi e che tendono quindi ad essere più assidui e più partecipi. La partecipazione ai corsi, tuttavia, sembra rinforzare e prolungare i benefici derivanti da trattamenti specifici. Considerato che sono ancora molti gli assuntori di sostanze anche in Italia, l’incremento di giovani assuntori di sostanze nella popolazione generale, questi centri d’aiuto possono costituire una risorsa efficiente per aiutare i giovani con problemi. Kelly JF, Dow SJ, Yeterian JD, et Al. Can 12-step group participation strengthen and extend the benefits of adolescent addiction treatment? A prospective analysis. Drug and Alc Dep, July 2010,110(1-2), 117-125. – Mensile del Network Nazionale sulle Dipendenze – pag. 13 /14 NEWSLETTER MENSILE NUMERO 9/2010 – SETTEMBRE 2010 REDAZIONE STAFF DRONET Responsabile scientifico Giovanni Serpelloni Referente tecnico scientifico Diana Candio Supporto tecnico scientifico Catia Seri Consulente Claudia Burgarella Referente tecnico informatico Ermanno Ancona CONTATTI Dipartimento Dipendenze Azienda ULSS 20 Via Germania, 20 - 37136 Verona Tel. 045 8076211 Fax. 045 8622239 E-mail:[email protected], [email protected] w ww .d ro ne t . or g Sul sito Dronet, nella sezione Masterplan, sono disponibili tutte le informazioni relative ai congressi e agli eventi segnalati (orari, programma, iscrizione, ecc.). Se non vuoi più ricevere questa Newsletter Dronet invia una e-mail con scritto “NO” all’indirizzo [email protected] Partecipa anche tu alla realizzazione della Newsletter. Invia spunti, idee e segnalazioni per pubblicazioni.