Qui Touring - March 2011 - ISAC

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Qui Touring - March 2011 - ISAC
EUROPA
EU
A RT I C O
ESTREMO
SUPERIORE
{
TESTO E FOTO
DI STEFANO BRAMBILLA
La motonave Fram lascia
il Magdalenefjord,
sull’isola di Spitsbergen.
Nave e arcipelago battono
bandiera norvegese.
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L’ARCIPELAGO DELLE SVALBARD È UNA
DELLE TERRE ABITATE PIÙ A NORD DEL
MONDO. MA CHE COSA SPINGE UOMINI E
ANIMALI A VIVERE A DUE PASSI DAL POLO?
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ARTICO
Ma come faranno,
gli animali, in una notte che non
intuire qualcosa di più sulla vita. Nel senso di dove
può arrivare, la vita, fino a che punto ci riesce, e soprattutto perché, quali le motivazioni, gli obiettivi.
Per esempio, a Longyearbyen, capoluogo delle isole Svalbard, vivono stabilmente più di duemila persone. Chi glielo fa fare, di vivere a settantotto gradi
a nord dell’equatore? Guardate il mappamondo: è
molto più in alto di capo Nord, del Circolo polare artico, di tutto quello che potete immaginare in termini
di “terra emersa”. “Anch’io trovavo le Svalbard estre-
è la notte? Non avranno sonno, non andranno mai a
dormire? Sono le due e stiamo sbadigliando di fronte a uno spettacolo di fiordi innevati che solo qualche
ora prima ci faceva trasalire dall’emozione, ma ora
no, non ce la facciamo più, dobbiamo andare a letto,
vorremmo stare svegli, eppure non possiamo, siamo costretti ad alzare bandiera bianca. Però gli uccelli a fianco della nave continuano a volare imper-
RICORDI DI MINATORI E NUOVI ESPLORATORI
territi, e le foche a giocare sul ghiaccio lontano, ma i
loro ritmi non saranno sballati come il nostro? I loro orologi distorti di fronte a un incredibile sole che
rimane imperturbabile ben al di sopra dell’orizzonte? Pensieri confusi mentre entriamo in cabina. Abbassiamo la tendina, i ghiacciai sfilano via sfavillanti, pare mezzogiorno. Sono le tre, le tre di notte.
Ma è notte, questa?
Tre mesi di solo sole... I luoghi estremi raccontano storie estreme. Hanno una marcia in più, questi
luoghi, rispetto a tutti gli altri: nelle estremità si può
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Sopra, lungo l’Hornsund;
Silvia Becagli sul tetto
della stazione
del Cnr a Ny-Ålesund;
Stefano Poli e il suo
museo a Longyearbyen;
il Krossfjorden. A fronte,
ancora l’Hornsund
e il relitto di una barca
di minatori a Skansbukta.
me, prima di venirci. E pensare che sono 17 anni
che abito qui...”. Stefano Poli non è neppure nato, alle Svalbard: le ha scelte. “Vuoi mettere gli spazi, le luci, gli orizzonti? C’è niente di più bello del sole artico? Della sensazione di libertà?”. D’accordo, ma da
settembre a febbraio, come la mettiamo? “Dici quando è tutto buio e scivoloso, imbalsamato dal ghiaccio?” ride Stefano. “Guarda, recupero le energie spese in estate. Mi muovo al rallentatore, lavoro all’ora
che voglio, vado a far benzina alle quattro del mattino... E chiacchiero. Aggrega, la bassa stagione”.
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Dell’estremo ne ha fatta una ragione di vita, Stefano.
D’estate porta i turisti a scalare montagne e sciare in
mezzo al nulla (“di lavoro ce n’è sempre, arrivano
soprattutto tedeschi e scandinavi”). D’inverno, raccoglie pezzi per il suo personalissimo museo, inaugurato qualche anno fa. “Mi sono accorto che non
c’era nulla che raccontasse la storia dell’esplorazione
polare, soprattutto della spedizione di Nobile. Da
italiano dovevo fare qualcosa. E ho iniziato a documentarmi”. Dalle isole Svalbard, in effetti, sono
transitati tutti coloro che guardavano verso nord,
tra Ottocento e Novecento. Stefano ha raccolto documenti, giornali, fotografie, ricordi che raccontano
epopee, tentativi, successi e tragedie, polemiche e
imprese. Su Nobile, il Norge e il dirigibile Italia,
poi, ci si fa una cultura. Ci sono titoli a piena pagina
del Corriere della Sera, telegrammi di Mussolini,
bollettini di fine anni Sessanta in cui i sopravvissuti
danno la loro versione dei fatti promettendo “rivelazioni” a quarant’anni di distanza. Anche una copertina della Rivista mensile del Touring. “Peccato
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Tra i piccoli fiori che
colorano la tundra nella
breve estate artica, anche
quelli violetti della
Saxifraga oppositifolia.
Sopra, teschi di cetacei
lungo il Bellsund;
a fronte, oche
facciabianca e trichechi.
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soltanto che la comunità locale non sia entusiasta
che uno straniero si occupi della loro storia...”.
C’è talmente tanto silenzio, navigando verso
Nord, ed è tutto talmente immobile che pare incredibile che la Storia, quella con la esse maiuscola,
sia passata da questa terra fuori dal mondo. E che sia
passata non per caso, ma proprio perché questa terra è fuori dal mondo. Sbarcando a Ny-Ålesund, il
pilone da cui spiccò il volo il dirigibile Italia lo si
nota subito. È lì, in mezzo alla tundra, poco fuori dal
mica e lavora all’università di Firenze, ma è qui grazie al Cnr, che ha inaugurato una base ricerca nel
1997 e da allora gestisce e supporta vari progetti di ricerca nazionali e internazionali. Il nome della base? Ovviamente Dirigibile Italia. “Pensa, tutti quelli che vivono a Ny-Ålesund sono ricercatori come
me, oceanografi, biologi, climatologi, glaciologi di
tutto il mondo, è come essere in un campus, d’altronde dove lo trovi un posto così accessibile dove
studiare l’estremo? Ma vieni, che ti faccio vedere
stare qui solo due settimane, devo dare il cambio ad
altri ricercatori, per fortuna non mi perdo la festa
del solstizio d’estate... ehi, state attenti alle sterne!”.
Facciamo appena in tempo a pensare a che cosa sono le sterne che un becco e due ali ci si avventano
contro come una scheggia impazzita. “Eh, hanno
fatto il nido all’angolo della strada e non sopportano
che qualcuno passi vicino... alzate la mano in alto
altrimenti vi ritrovate pieni di beccate in testa!”. E
pensare che sono bestiole così aggraziate, le sterne.
paese, le renne pascolano placide ai suoi piedi. Per
recuperare Nobile alla deriva sul ghiaccio, nel 1928,
si mossero qualcosa come 1.500 uomini. Immaginiamo il traffico. Oggi a Ny-Ålesund, una delle tre
comunità stabili delle Svalbard e quella più a Nord
dell’arcipelago (forse del mondo), l’estremo attira
esploratori d’altro genere.
“Vieni con me sul tetto, che ti mostro i rilevatori?”.
Silvia Becagli è entusiasta quanto noi di essere qui.
“Ho studiato tanto le aree polari e ora trovarmi alle
Svalbard è un sogno che si realizza!”. Silvia è chi-
l’aerosol”. Ora, riassumere le spiegazioni di Silvia
in qualche riga è un’impresa estrema, scusate il gioco di parole, ma basti dire che l’oggetto di studio è il
particolato atmosferico, in teoria dovrebbe essere il
meno inquinato del mondo, in pratica lo smog vola
fin qui da molto lontano, pare incredibile ma è così,
e bisogna capire quanto questi gas nocivi schermino
la radiazione solare e quanto, depositandosi sulla
neve, influiscano sul suo scioglimento, e quindi
quanto il clima stia cambiando per colpa nostra, insomma. Mica un lavoro qualunque. “Peccato poter
L’estremo era magnetico per gli esploratori ed è
strategico per i ricercatori. Per i balenieri e i minatori, probabilmente era indifferente. Nel senso
che non doveva importare molto, se balene e miniere stavano un po’ più in basso o un po’ più in alto
sulla carta geografica: bastava che garantissero quattrini, poi si potevano fronteggiare anche le Svalbard. Baracche, recinzioni, scheletri di cetacei: non
c’è fiordo che non conservi qualche ricordo di chi
tenacemente cercava di stabilirsi per far fuori balenottere e beluga, e poi puntualmente falliva, e crepava
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di freddo, e veniva sostituito da un altro che non
aveva imparato nulla dalla lezione precedente. Ai
minatori andò leggermente meglio, se è vero che
ancor oggi Barentsburg – la terza comunità dell’isola, dove si estrae carbone – è in piena attività.
“Ma voi parlate italiano! Io conosco italiano! Ho
imparato per capire cosa cantano Albano e Toto
Cutugno”. Già Barentsburg è un luogo surreale, figuriamoci poi essere accolti da una guida che cita
vecchie glorie nazionali. La Russia in Norvegia: o
Sotto, la vita, oltre che
dal clima, è segnata dalla
presenza dell’orso bianco
(le guide sono obbligate a
portare sempre un fucile).
A fronte, la statua di
Lenin a Barentsburg,
centro minerario russo,
e il Krossfjorden.
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trattato internazionale del 1920, la sovranità delle
isole è norvegese, ma tutti i firmatari possono sfruttarne le risorse. Lo fa solo la Russia, oggi.
“Polar bear! Polar bear!”. Ci risvegliamo dai nostri
pensieri, la nave sembra in preda a una follia collettiva. Gente che corre, imprecazioni in varie lingue,
pure le signore imbellettate che non sono mai uscite sul ponte mettono fuori la testa, miracolo. Finalmente si mostra, l’orso bianco, quasi a ricordarci che
è lui l’unico, vero, re dell’estremo, altro che uomini di
TRA GHIACCI E FIORDI, UNA STATUA DI LENIN
meglio, l’Urss, visto che pare di camminare in una
vecchia città sovietica, a Barentsburg, tra giganteschi
casermoni, murales eroici, scritte in cirillico, piscine
olimpioniche, matrioske e persino una statua di Lenin lasciata a gelare per i turisti. “Io vengo dagli Urali tutti gli anni per fare guida” spiega Alexis. “Qui
bello, tanto silenzio”. E anche tanto smog, a giudicare dalle ciminiere fumanti. Mogli e fidanzate dei
minatori allestiscono per noi uno spettacolo stile
dottor Zivago. Sembra di aver cambiato latitudine,
o anche secolo. Siamo sempre alle Svalbard: per un
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TRA LE TANTE FIGURE DI ESPLORATORI
che hanno fatto la storia delle Svalbard, quella di Søren
Zachariassen rimane sempre dietro le quinte. Eppure fu
questo marinaio di Tromsø, nel 1862, a naufragare sulle
sponde del Bohemannesset e a portare in patria la notizia di
eccezionali giacimenti di carbone. Ironia della sorte: solo
nel 1899 Zachariassen riuscì a commerciare il primo carico;
e nei restanti 16 anni di vita, non ne guadagnò quasi nulla.
Molti altri fecero meglio di lui. Ma Søren resta il pioniere.
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oggi e di ieri. Lui che è tra i pochissimi animali a
essersi adattati perfettamente al clima, lui che costringe chiunque abiti da queste parti a prendere un
brevetto di tiro e a girare con un fucile sulle spalle (ma
se lo uccidi, poi, affronti un processo, è pur sempre
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Ny-Ålesund. Sullo sfondo,
il pilone da cui nel 1928
partì il dirigibile Italia.
una bestia in via d’estinzione). Si muove ciondolando, il nostro orso, tra oche schiamazzanti e tappeti
di fiorellini viola. Guarda quel mostro della nave
con un filo di circospezione, poi si rimette in cerca di
uova. “Soo cute”, così cariiino, esclamano le signore
imbellettate... vorremmo vederle, a tu per tu con il
plantigrado. Intanto, dalla scogliera vicina si sono
materializzati gabbiani, urie, uccelli marini d’ogni
sorta, mentre la guida di turno annuncia di aver avvistato i beluga, le balene bianche. Altro paradosso, così tanta vita all’estremo. Eppure è proprio il
sole ventiquattr’ore no stop a convogliare da queste
parti stormi in cerca di giorni luminosi e cibo in abbondanza, vuoi mettere poter alimentare i tuoi pulcini senza dover sconfiggere il buio?
L’ultimo incontro è con i trichechi, altra corsa sul
ponte, proprio quando la nave tocca gli ottanta gradi nord, a Moffen, e c’è festa, pure un finto battesimo per celebrare il momento. Li abbiamo visti soltanto sulle figurine, i trichechi, adesso sono qui di
fronte a noi, con quelle zanne che sembrano uscite da
un fumetto, si crogiolano al sole. Perché splende
ancora il sole, alle due di notte. Notte?
●
S VA L B A R D
Guida
al viaggio
proposte sportive di Poli, www.poliarctici.com.
Sempre a Longyearbyen, da non perdere anche
lo Svalbard Museum (www.svalbardmuseum.no).
Da sapere
Il Cnr ha realizzato un ottimo sito web per informarsi sulle ricerche compiute dall’ente nelle
aree polari (www.polarnet.cnr.it); dal sito si accede al diario di bordo della base Dirigibile Italia a Ny-Ålesund, costantemente aggiornato.
Le isole Svalbard appartengono alla Norvegia:
lingua e moneta sono le stesse di Oslo.
L’inglese è diffuso; per entrare basta la carta
d’identità; il fuso orario è uguale a quello
italiano. La costa ovest di Spitsbergen, l’isola
più grande, gode di un clima piuttosto mite,
considerata la latitudine, grazie alla corrente
del Golfo; il mare è generalmente libero dal
ghiaccio da giugno a dicembre. La temperatura
Il viaggio
Il viaggio effettuato da Qui Touring è organizzato
dalla compagnia Hurtigruten, rappresentata in
Italia da Seiviaggi (tel. 039.3900274; www.
LS International
media a Longyearbyen, il capoluogo, è -15,8
°C a gennaio e 6,1 °C a luglio.
Arrivare
Si arriva a Longyearbyen con voli regolari da
Oslo e da Tromsø (Sas, www.flysas.com). Il
volo da Tromsø dura 1 ora e mezza.
Per la visita
A Longyearbyen ci sono varie strutture alberghiere (link su www.svalbard.com e www.svalbard.net). Per visitare Spitsbergen e le altre isole ci si muove via nave, sci, slitta, motoslitta
e... piedi (elenco dei tour operator sui siti citati).
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Lo Spitsbergen Airship Museum, il museo sulla
storia dell’esplorazione polare creato da Stefano
Poli, è attualmente “inscatolato” in attesa di
essere trasferito in altra sede a Longyearbyen; per
informazioni su storia, documenti e riapertura,
www.spitsbergenairshipmuseum.com. Per le
seiviaggi.it). Due i programmi per il 2011: la
circumnavigazione dell’arcipelago, con partenze
ogni settimana dal 9 giugno al 18 agosto e
durata di 9 giorni/8 notti (da 3.091 euro voli
esclusi); le isole a nordovest, con quattro
partenze tra il 27 luglio e il 7 agosto e durata
di 6 giorni/5 notti (da 1.504 euro voli esclusi).
La prima crociera è effettuata con la nave Polar
Star (100 posti), la seconda con la Fram (280
posti); entrambe garantiscono comfort assoluto
e prevedono numerose escursioni a terra. Il
passaggio aereo per Longyearbyen avviene in
alcuni casi con volo charter da Düsseldorf.