Nr. ……. di prot. Luogo ……, ………… OGGETTO: Comunicazione di
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Nr. ……. di prot. Luogo ……, ………… OGGETTO: Comunicazione di
Timbro Comando Nr. ……. di prot. Luogo ……, ………… OGGETTO: Comunicazione di notizia di reato ai sensi dell’art.347 c.p.p. relativa alla denuncia in stato di libertà di:Persona sottoposta Generalità indagato ad indagini a) delitto di cui all'art. 336 c.p. perché minacciava i carabinieri ……. e Ipotesi di reato ………….. entrambi in servizio presso il ……. di ……. per indurli a desistere dal compiere un atto dell'ufficio; in particolare perché, mentre i due militari stavano procedendo alla sua identificazione avendolo sorpreso in stato di ebbrezza alcolica fuori della discoteca ……… di ………, ove gli stessi carabinieri erano stati chiamati ad intervenire, per il disturbo arrecato dallo stesso agli avventori del citato locale, pronunciava all'indirizzo degli stessi le seguenti parole : "“ma te non sai chi sono io, io sono uno zingaro di merda e di me devi avere paura, sono il figlio di ………., lo sai vero chi è, lui vi fa il culo a voi. Lui è pronto a tutto, è pronto alla guerra, ha armi ovunque. Se hai le palle vieni da solo e senza divisa che te la facciamo vedere noi, ti facciamo fuori e ti facciamo sparire” b) della contravvenzione p. e p. dall’art.651 c.p. perché, su richiesta di Pubblici Ufficiali, nell'esercizio delle loro funzioni, si rifiutava di dare indicazioni sulla propria identità personale. Stato Persona offesa Data e luogo Evento accertato in …………… il ………….. consumazione reato Si riserva di nominarlo/d’Ufficio/di Fiducia del foro di ………... Difensore Presso il proprio domicilio ubicato in……. Presso lo studio del Domicilio eletto difensore ubicato in ………………… ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI PRESSO IL TRIBUNALE ………. Alle ore ……. circa del ………., la C.O. inviava la pattuglia automontata di questo Comando, costituita da ………………, presso la discoteca all’insegna ………” ubicata in via …….. del comune di ……….., in quanto il sig. ……….., proprietario del locale, aveva richiesto l’intervento dei carabinieri, poiché un giovane stava disturbando pesantemente gli avventori del locale. Gli operanti si portavano immediatamente sul posto ove procedevano all’identificazione del nominato in oggetto. All’atto del controllo, il prevenuto si presentava in evidente stato di ebbrezza alcolica, in quanto oltre ad avere occhi lucidi emanava una forte alitosi alcolica. Nel corso della sua identificazione il nominato in oggetto, assumeva immediatamente un tono arrogante ed aggressivo nei confronti degli operanti, lo stesso rivolgendosi all’App. …………, che lo stava identificando, gli proferiva testualmente “ma cosa volete io non faccio niente e mi venite a rompere i coglioni proprio a me”. Il prevenuto veniva più volte invitato alla calma e ad esibire un documento di identificazione o a declinare le proprie generalità, ma questi anziché aderire all’invito, di fronte ad un nutrito gruppo di avventori, che nel frattempo si era formato, inveiva contro gli operanti dicendo loro “ma che cazzo volete voi non sapete chi sono io, non vi do un cazzo”. Nulli sono stati i tentativi posti in essere dagli operanti per riportare alla calma il prevenuto, il quale anziché tranquillizzarsi e esibire un documento di identificazione si rivolgeva con tono di sfida contro l’App. ……… dicendogli testualmente:- “ma te non sai chi sono io, io sono uno zingaro di merda e di me devi avere paura, sono il figlio di ……………, lo sai vero chi è, lui vi fa il culo a voi. Lui è pronto a tutto, è pronto alla guerra, ha armi ovunque. Se hai le palle vieni da solo e senza divisa che te la facciamo vedere noi, ti facciamo fuori e ti facciamo sparire”. Solo dopo essere stato ammonito circa le conseguenze di legge e dopo molta insistenza, accettava di consegnare un documento di identificazione con il quale veniva identificato e seguire gli operanti presso questi uffici. Rilevato che la Giurisprudenza afferma: Il reato di cui all'art. 651 c.p. si perfeziona con il semplice rifiuto di fornire al pubblico ufficiale indicazioni circa la propria identità personale, per cui è irrilevante, ai fini dell'integrazione dell'illecito, che tali indicazioni vengano successivamente fornite o che l'identità del soggetto sia facilmente accertata per la conoscenza personale da parte del pubblico ufficiale o per altra ragione (Cassazione penale, sezione VI, sentenza 13 settembre 2007, n. 34689). Rilevato che il delitto di cui all’art.336 c.p. presuppone che la violenza o la minaccia sia realizzata dall'agente nei confronti del pubblico ufficiale per costringerlo ad omettere un atto del suo ufficio anteriormente all'inizio della sua esecuzione. Poiché, pertanto, si tratta di fattispecie di mera condotta, che si consuma indipendentemente dal raggiungimento dello scopo prefissosi dal reo, non è necessario che sia concretamente intaccata la libertà di azione del pubblico ufficiale né, tanto meno, che l'atto sia effettivamente impedito, essendo sufficiente, per l'integrazione del reato, l'uso della violenza o della minaccia per il fine, propostosi dall'agente, di costringere il pubblico ufficiale a fare un atto contrario ai propri doveri o ad omettere un atto dell'ufficio o del servizio. ( Nella fattispecie impedire la propria identificazione) Atteso che la violenza o la minaccia, inoltre, possono consistere in qualunque mezzo di coazione fisica o psichica che abbia lo scopo di impedire la libertà di azione del pubblico ufficiale e che sia idoneo a turbare lo svolgimento dell'attività del medesimo. Quanto all'elemento soggettivo, il delitto di cui all'art. 336 c.p. è fattispecie assistita dal dolo specifico, integrato nella coscienza e volontà di costringere, con la propria condotta violenta o minacciosa, il pubblico ufficiale a fare un atto contrario ai propri doveri o ad omettere un atto dell'ufficio o del servizio o ad opporsi ad un pubblico ufficiale mentre compie un atto del suo ufficio. Nel caso di specie, le frasi pronunciate dal prevenuto agli operanti hanno avuto sicuramente idoneità intimidatoria: le parole minacciose apparivano idonee a limitare la libertà morale delle persone offese e ad ingenerare un fondato timore per la propria incolumità fisica, tant’è che gli operanti richiedevano una pattuglia in appoggio. Ritenendo che la condotta posta in essere dal prevenuto integri gli estremi della violazione di legge riportata in oggetto si deferisce alla S.V.Ill.ma. Si allega:Verbale di elezione domicilio e nomina legale Relazione di servizio Il Comandante