"Il ruolo del responsabile di filiale" Positioning paper
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"Il ruolo del responsabile di filiale" Positioning paper
"Il ruolo del responsabile di filiale" Positioning paper di Claudio Zara Premessa Il decennio 1999-2008 si è caratterizzato per l'accrescimento delle dimensioni medie delle prime 15/20 banche retail italiane che hanno realizzato tale strategia espansiva anche attraverso l'ampliamento numerico della propria rete distributiva delle filiali. La crescita delle dimensioni medie delle reti, insieme a una pervadente evoluzione del contesto normativo, ha determinato una maggiore necessità di controllo del centro sulla periferia che ha portato, tra le diverse conseguenze, a una riduzione delle autonomie della filiale e a un progressivo cambiamento del ruolo del suo responsabile. La filiale è stata prevalentemente interpretata come "punto vendita" (p.v.), terminale operativo sul mercato delle politiche commerciali della banca, oltre che presidio sul territorio della best execution della delivery dell'attività bancaria. Di conseguenza, anche il ruolo del responsabile di filiale si è orientato verso le capacità di vendita e di “master delle procedure”; egli doveva essere sia "l'animatore commerciale" del proprio punto vendita sia il garante verso la banca circa il rispetto delle procedure aziendali. Il successivo biennio 2009-2010, oltre a sperimentare un quasi totalitario stop delle politiche di espansione territoriale, ha avuto come elemento caratteristico la gestione del cost of credit, determinata dal peggioramento delle condizioni del ciclo economico. La filiale deve essere il primo presidio di selezione, monitoraggio e gestione del rischio di credito. Questa situazione ha manifestato già un primo limite del responsabile di filiale che spesso non aveva le competenze per affrontare e gestire la variabile rischio; inoltre, la necessità di affrontare tutte le problematiche connesse alla gestione del costo del credito, combinata con la nuova e crescente attività di interpretazione e di applicazione della normativa di varia natura (compliance, antiriciclaggio, …), lo ha progressivamente portato a concentrarsi sulle attività di tipo amministrativo e di compliance, in ciò togliendo attenzione e concentrazione sul tema dello sviluppo e della corretta gestione della sua filiale. La filiale: il momento ricoperto all'interno della banca retail e le sue prospettive di sviluppo Il nuovo decennio si presenta con uno scenario profondamente in cambiamento. In Italia, e non solo, il mercato retail è entrato in uno stadio di maturità, con crescite attese di tipo flat e con un'attesa di maggiore intensità della competizione. Questo scenario comporta la necessità di avviare una fase di razionalizzazione delle reti dove ciò che conta è l’incremento del numero di clienti per p.v. e la capacità di generare margine in grado di remunerare il capitale; ciò non esclude processi di significativa chiusura di p.v. non performanti. Accanto alla razionalizzazione si intravvede anche l'innovazione che si esprime in termini di sviluppo e di proposta di nuovi format di filiale che determinano una stratificazione delle caratteristiche della rete delle filiali. La filiale deve recuperare la redditività persa per il calo dei tassi, l’aumento dei costi del credito e del personale, attraverso l'espressione di nuove performance sia sul versante dello sviluppo commerciale, che su quello dell’efficienza (processi 1 interni, differenziazione dei livelli di servizio per classi di clientela, ecc.), senza dimenticare la crescente importanza della customer satisfaction per la fidelizzazione di un cliente “sempre più volatile” e oggetto di attenzione non solo da parte dei competitor tradizionali, ma anche di nuove realtà. Quale responsabile di filiale per la filiale che verrà (e che sta già arrivando)? Il nuovo scenario competitivo sta quindi evidenziando, sotto l'aspetto delle capacità manageriali e imprenditoriali, i limiti della tendenza ad interpretare il capo filiale con un ruolo di sostanziale master delle procedure e delle policy aziendali sul p.v., riportando in evidenza la necessità di disporre della figura più a tutto tondo del "banchiere del territorio" in grado di attuare più efficacemente le politiche aziendali e nel contempo di saperle leggere e adattare alle specificità del suo mercato. D'altro canto tale figura è fondamentale per la corretta execution delle strategie aziendali che sono profondamente influenzate, nella loro capacità di raggiungere gli obiettivi, dalla condotta in filiale. Sebbene sia procedure sia strumenti di CRM possano contribuire a influenzare l’azione della filiale nella direzione desiderata, è altrettanto vero che la condotta dei singoli non è completamente controllabile e che essi determinano spesso il risultato finale. La visione del capo filiale come professional tende ad introdurre un manager responsabilizzato sui risultati, della sua filiale e dell'azienda in generale, che sappia essere imprenditore, cioè assumersi responsabilità e iniziative tattiche di azione, e che sia in grado di comprendere e affrontare le determinanti del risultato finale. L'imprenditorialità interna deve riuscire a esplicarsi lungo tre direttrici fondamentali: l'azienda, il mercato e i collaboratori; e si potrebbe riassumere con lo slogan: "compliant con le politiche aziendali ma protagonista delle stesse sul territorio". Mancando sostanzialmente la crescita, il ruolo del titolare di p.v., fino ad ora visto come primo passo di ingresso in una carriera manageriale per giovani ad alto potenziale, unito al blocco delle assunzioni, è destinato a diventare più stabile e assimilabile a un ruolo con connotati di alta competenza. Il riconoscimento di una famiglia professionale di responsabile di filiale può portare numerosi benefici sotto molti punti di vista. Nelle banche, soprattutto quelle che sono cresciute molto con l’espansione della rete negli ultimi dieci anni, ci sono numerosi capi filiale giovani: quali prospettive di carriere si possono loro offrire nell’ambito della figura del master delle procedure? Con la figura del professional si può crescere nel ruolo, come accade ad es. ai gestori, e si può arrivare ad avere una connessione corretta tra profilo del professional e filiale da andare a gestire. Inoltre, lo sviluppo di una figura di professional è alla base delle possibilità di fare evolvere il modello distributivo del retail banking (ad es. da filiali tutte uguali a filiali coach per poi arrivare a cluster/format di filiali omogenee). Le leve di contesto volte a favorire lo sviluppo della categoria professionale del responsabile di filiale La performance di un responsabile di filiale può essere interpretata come il risultato del prodotto tra capacità e motivazioni. Sebbene entrambe abbiano una 2 forte origine e riconoscimento all'interno dell'individuo è pur vero che possono trovare un importante supporto proveniente dal contesto aziendale in cui esso opera. Tra l'altro, introducendo il parallelismo tra il responsabile di filiale e l'imprenditore si è utilizzata l'espressione "imprenditorialità interna", che sottolinea i vincoli e la non totale disponibilità delle leve d'azione, condizione che è inevitabile per un soggetto che comunque opera all'interno di una organizzazione complessa. Spesso questa condizione è oggetto di insoddisfazione per i responsabili di filiale e a volte diventa anche pretesto per giustificare performance non all'altezza. Ma i limiti dati dall'appartenenza aziendale devono trovare una contropartita nei vantaggi e supporti che la stessa organizzazione può, e deve, offrire al singolo per metterlo nelle condizioni di ben operare. L'evoluzione di ruolo da "master delle procedure" a "imprenditore della filiale" passa anche attraverso la capacità del responsabile di essere "meno operativo per controllare tutto", di sapere esercitare la delega nei confronti dei propri collaboratori, ma anche nella possibilità di trovare nel "centro" un interlocutore attento alle sue esigenze, nella logica del cliente interno. Se è vero che la rete, la distribuzione, sono uno dei più potenti driver competitivi del modello di business di una banca retail, allora il centro non deve vedere la filiale, e il suo responsabile, come un terminale di pura delivery al suo servizio (la campagna, la promozione, la profilatura dei clienti, la verifica antiriciclaggio, ...), ma bensì come il proprio cliente da supportare per metterlo nelle migliori condizioni per operare. Le sfide poste in capo alla rete richiedono di sapere coniugare insieme efficienza ed efficacia. Agli indubbi benefici apportati dalla standardizzazione delle procedure (razionalizzazione dei costi, raggiungimento di livelli qualitativi minimi di servizio al cliente, ...) bisogna oggi iniziare ad affiancare una maggiore flessibilità sia per cogliere le opportunità provenienti da ogni specifico mercato sia per riuscire a migliorare il livello di soddisfazione del servizio da parte della clientela. In ambito organizzativo l'obiettivo della flessibilità si persegue attraverso il ricorso alla metodologia della gestione per progetti che, essendo spesso trasversale alle procedure e alle funzioni, permette di disegnare una soluzione massimamente orientata all'obiettivo finale. La corretta implementazione di un ruolo così cruciale deve considerare l'aspetto motivazionale come variabile rilevante per l'accettazione dello stesso da parte dei suoi attori. Autonomie, deleghe, riconoscimento e status del ruolo in azienda. gestione della squadra e budget di spesa sono le leve caratterizzanti il ruolo e che si affiancano a quella economica. Spesso i responsabili denunciano situazioni deficitarie su questo fronte, richiedendo una maggiore vicinanza alle autonomie, di incidere maggiormente sui percorsi di carriera dei collaboratori e a volte una maggiore considerazione del ruolo da parte delle unità centrali. La scelta di associare il responsabile alla figura di imprenditore implica una maggiore soddisfazione delle richieste sopra lamentate ma al contempo può favorire anche una evoluzione dei sistemi premianti e di incentivazione permettendo l’introduzione di meccanismi di “simil equity” che vedono rischiare il responsabile insieme con la sua filiale e la sua squadra e che quindi misurano anche, in via indiretta, il grado di fiducia e di confidenza nella sua capacità di azione (il mettersi in gioco), andando ad incidere sul livello di automotivazione. 3