via crucis - citta` di porto sant`elpidio

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via crucis - citta` di porto sant`elpidio
Ministero per i
Beni e le Attività
Culturali
Regione
Marche
Provincia di
Fermo
Comune di
Porto Sant’Elpidio
Comune di
Fossombrone
Comune di
Sant’Elpidio a Mare
monica_simoni
Dante Montanari nasce nelle Marche, a Porto
Sant’Elpidio, nel 1896.
Vive a Bergamo dal 1920 al 1939, anni in cui conosce
e diviene intimo amico di artisti come Manzù e Vitali.
Si trasferisce a Milano nel 1940.
Partecipa a tutte le Biennali di Venezia dal 1924 al
1952; alle Nazionali di Firenze, Napoli, Roma, Torino;
alle Internazionali di Birmingham, Atene, Stoccarda,
Colonia, Berlino, Monaco, Budapest.
Il 1925 è un anno di importanti riconoscimenti: una
sua tela vince il primo premio al Concorso Francescano
di Milano.
Nel 1930 è premiato alla Biennale di Venezia con
“Aratura”, acquistata dalla Banca Popolare di Bergamo
e nel 1934 gli è assegnato un alto premio alla Mostra
di Arte Sacra di Padova.
Dal 1939 al 1942 partecipa con grande successo
di critica e di pubblico a tutte le edizioni del Premio
Bergamo.
Anche per tutti gli anni Cinquanta e Sessanta non
mancano importanti conferme: nel 1960 per iniziativa
dell’Angelicum di Milano una sua opera ispirata al
tema del figliol prodigo fa parte dell’esposizione
itinerante in Brasile.
Montanari muore il 16 aprile 1989.
Sue opere si trovano in numerose raccolte private e
straniere, alla Banca Popolare di Bergamo, alla Galleria
d’arte moderna di Fossombrone e di Milano.
DANTE MONTANARI
VIA CRUCIS
porto sant’elpidio
in copertina
Cristo alla colonna, 1951
olio su tela, cm 70 x 90
Milano, collezione privata
Chiesa della Ss. Annunziata
1 aprile ~ 31 maggio 2010
DANTE MONTANARI
VIA CRUCIS
porto sant’elpidio
Chiesa della Ss. Annunziata
1 aprile ~ 31 maggio 2010
Fin dalle prime prove negli anni del suo soggiorno a Bergamo,
Dante Montanari rivela il senso di una religiosità semplice
espressa da processioni di paese, da chiesette che sorgono
solitarie in mezzo a paesaggi luminosi, a cieli tersi, azzurri,
misura di un rapporto armonioso con l’infinito.
Nel 1925 arriva la prima importante affermazione con il
quadro San Francesco tra il lupo e l’agnello vincitore del
Concorso per il VII centenario francescano: con un linguaggio
facile, comprensibile il tema sacro diventa spiritualità
quotidiana e concreta nel messaggio che raggiunge tutti; la
figura del Santo e il paesaggio dolce delle colline marchigiane
ricordo della sua infanzia attualizzano il momento sacro in
cui serenità e presagio di sofferenza nel volto sono presenti
con uguale intensità.
Stabilitosi a Milano, ritorna con una più consapevole maturità
ne Il Figliol prodigo e nel Cristo alla Colonna, annuncio
dell’impresa ben più complessa e sofferta della Via Crucis:
nella prima opera prevale la tensione emotiva nell’abbraccio
tra il padre e il figlio resa con grande incisività nello spazio
ristretto della composizione, nella seconda la figura sofferente
e rassegnata del Cristo legato e coronato di spine risponde
ad una iconografia cinquecentesca con richiami al lombardo
Bramantino a cui lo stesso Montanari rimanda nella ricerca
degli antichi valori dello spirito intesi oggi come momento
della vita religiosa di tutti.
Giorgio Nicodemi nel 1954 invitava il pittore ad accingersi
all’opera più impegnativa, la Via crucis come artista in grado di
evocare le “pagine sublimi della narrazione evangelica”.
A questa impresa Montanari si accinse lavorando con
grande slancio ma anche con sofferenza, impegno fisico
ed emotivo e furore creativo dal 1954 fino al ‘60, ma l’opera
finita verrà presentata nella sua interezza solamente nel 1981
presso il Centro Culturale San Bartolomeo di Bergamo e più
recentemente in occasione della inaugurazione della sede
della Unione delle Famiglie Regionali di Milano nel 2000.
La Via Crucis del pittore Dante Montanari è un’opera di alto
contenuto religioso e di valore artistico, di poesia e di potenza
drammatica.
E’ composta delle tradizionali quattordici stazioni, con un
linguaggio immediato da cui traspare il senso profondo della
sua spiritualità che avvicina Cristo al mistero che l’uomo può
solo meditare.
Il dramma di Cristo è visto in un contesto fuori da ogni
ambientazione spaziale che lo riconduca ad un momento
preciso per divenire valore universale che l’atmosfera fatta
di un colore che passa dal rosso al giallo rosato trasfigura nel
mistero che sta al fondamento della nostra storia.
La struttura compositiva è semplice, ridotta a pochi elementi
essenziali, senza alcuna connotazione spaziale: Cristo e la
Croce sono i due protagonisti, questa sorretta da Cireneo o
da Gesù, è una presenza forte per il suo significato e per il
segno grafico che scenograficamente dilata lo spazio, o isola
la figura di Cristo dalle indefinite evanescenti sagome della
folla creando un simbolico distacco con la vita terrena ormai
giunta alla sua drammatica conclusione.
L’ opera a cui Montanari ha lavorato per diversi anni è stata
oggetto di analisi critica da parte di studiosi, da Ugo Nebbia
che evidenzia l’ infinita poesia del suo temperamento, a
Giorgio Nicodemi che scrisse una favorevole recensione sul
Cristo alla colonna, quadro che verrà esposto in Vaticano nel
Braccio di Carlo Magno nel 1996 in occasione della mostra per
i Cinquanta anni della Fondazione degli artisti cattolici italiani.
Monsignor Lino Lazzari, critico d’arte dell’”Eco di Bergamo”,
scrive in due occasioni recensendo la Mostra della Via Crucis al
Centro San Bartolomeo di Bergamo e a Milano : loda la grande
sensibilità dell’artista che ”racconta il sacro con linguaggio
contemporaneo” con una pura sincerità; Montanari, scrive
ancora Lazzari, esprime nelle atmosfere spirituali, la realtà di
concetti soprannaturali nel contesto di un dolore che è umano
nella sofferenza del Cristo e che si fa universale, attraverso la
lirica visione.
Lazzari scrive “Il suo senso dell’eterno come già è possibile
scoprire in altre opere nella Via Crucis si fa più significativo e
l’osservatore è portato ad entrare in questo mondo spirituale
senza forzature di sorta come se leggesse le pagine vive del
Vangelo”.
L’ opera viene esposta con tutte le 14 stazioni presso la Famiglia
Marchigiana presentata dal Prof. Paolo Biscottini, direttore
del Museo Diocesano di Milano e ancora nel catalogo della
recente mostra retrospettiva del pittore tenutasi a Bergamo
nel 2005 Marilisa Di Giovanni scrive che è un’ opera realizzata
per riempire un intimo bisogno e che risponde ad una
prova, ad una sorta di cimento fisico e psicologico intenso
e interiorizzato, la Passione tradotta in termini di sensibilità
moderna.
Marilisa Di Giovanni
VII. Gesù cade per la
seconda volta, 1957
olio su tela, cm 80 x 100
Milano, collezione privata
X. Gesù è spogliato
delle vesti, 1957
olio su tela, cm 80 x 100
Milano, collezione privata
VIII. Gesù ammonisce
le donne di Gerusalemme, 1957
olio su tela, cm 80 x 100
Milano, collezione privata
XIII. Gesù è deposto
dalla croce, 1957
olio su tela, cm 80 x 100
Milano, collezione privata