Nel regno degli stereotipi
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Nel regno degli stereotipi
Nel regno degli stereotipi Roma città eterna... In questo mondo fattosi villaggio globale siamo sempre più nel regno degli stereotipi. Di queste idee così care alla gente pur se, in genere, infondate, si giova anche l'analisi linguistica più moderna la quale, saggiamente, non le considera come vox dei in quanto vox populi come recita un famoso adagio, ma cerca in esse una traccia della realtà espressiva. Uno stereotipo con cui mi affatico (nel senso che non posso stare ad ascoltare ma devo - uffa - rifare una lezione) durante ogni tornata di esami è il seguente: le lingue primitive erano fatte solo di onomatopee. Il malcapitato studente cerca di illustrare quanto, in ogni lingua, è frutto di convenzione piuttosto che cosa naturale. Siccome, per Saussure ma già secondo i filosofi greci e romani, molto è frutto di convenzione, allora ne verrebbe che gli uomini primitivi, prima di darsi un codice condiviso, si accontentavano di slam, grunt, smack, pfui in una lingua primigenia stretto riflesso dei suoni naturali come il fumetto B.C. E solo poi sarebbe nata quella realtà che un altro stereotipo descrive molto bene: una vecchia barzelletta italiana fa leva sul paradosso che, appena passata la frontiera con la Francia, anche gli infanti parlano perfettamente francese. Con tutta l'incongrua invidia dei molti che devono studiarlo da qua della frontiera. Gli è che cavallo non è pferd solo per gli italiani, mentre pferd non è cavallo per i tedeschi. In entrambi i casi il parlante pensa però a un quadrupede di passata indubbia utilità. Anche mangiare fuori, cosa diremmo naturale per alcuni (scapoli, golosi, golosi scapoli ecc.) è convenzio nale per altri cioè per quanti mangiano di solito in casa. Un rapporto idealmente assodato per gli habitué richiede per i non avvezzi motivazioni psicologiche e semantiche particolari, per questa elementare ricerca di un piacere: la quale è non di rado sollecitata dai ristoratori nei modi più vari, uno dei quali è il nome del ristorante che in parte ne dà l'immagine o evoca sensazioni che si presumono virtualmente presenti nell'avventore. Un tempo il ristorante aveva in genere il nome del proprietario: abituato a più accattivanti soluzioni mi chiedo spesso chi fra i milanesi sarebbe attratto dal Ristorante Bertacca come leggo sempre su un'insegna passando per Marina di Pietrasanta. Quando fui nel giugno scorso in quel di Roma a tenervi una inutile lezione accademica in un concorso che era stabilito io non vincessi, nel sollievo provato dopo averla finalmente preparata in extremis pensai di godermi una buona cena e provai a consultare le pagine gialle in cerca di novità: è un'esperienza che consiglio anche ai non linguisti perché istruttiva ed è, come si direbbe suscitando l'ira di Roland Barthes, molto pittoresca. Il retroterra di queste scelte espressive varia di luogo in luogo: le insegne che ora descriverò sono specifica e peculiare cosa romana per ragioni che ognuno comprende: ci stupiremmo a torto che a Roma, patria di sovrani e papi, si contendano lo scettro l'originale Alfredo Emperor of Fettuccine All'Augusteo (manipolate con le famose e originali posate d'oro donategli da Douglas Fairbanks e Mary Pickford) da una parte, e dall'altra da Alfredo alla Scrofa, che si accontenta di essere King of Fettuccine. Della fitta presenza di diplomatici e del Governo sono espressione L'ambasciata molisana, il Consolato d'Abruzzo, il Ministero della Pizza. Pensate in quest'ultimo quanto tempo per avere una pizza; per fortuna, vantando gli amici giusti, si può andare alla Pizza Connection. Roma città archeologica e faro del mondo classico si riflette ad esempio ne La Taverna dei Gracchi, l'Antica Archeologia Hostaria; Apuleius all'Aventino, Il Baccanale, il Ristorante Cecilia Metella, quello Coriolano e tanti altri. Per la serie del cattivo gusto, oltre a quelli già detti: Ristorante Pizzeria (!!) Lo chic, l'Hotel Eden (cito fedelmente) !!!!!Lusso Roof Garden Restaurant (con cinque punti esclamativi come cinque stelle...), il ristorante Il buon Gusto sempre con pizzeria, che di lunedì farebbe il riposo sentimentale (= settimanale). Per la serie Chiesa cattolica cito solo Guido alla Scala Santa e Al Pantheon, quest'ultimo in sincretismo con la politica essendo vicino a Montecitorio. Su tutti vegliano L'ardito (ancora?!) e l'innocente Bersagliere. Rassicuranti invece, anzi rassicurantemente burini, cioè indigeni e del contado che circonda l'Urbe, al modo in cui in una pur moderna città capitale vedi in giro pastori, asinelli e affini verso Stazione Termini, sono Barroccio er Faciolaro oltre al famoso Meo Patacca assieme a una legione che è inutile citare. Attardamento sinistrese è L'antiristorante: si mangia bene e si spende poco, cosa difficile anche perché come possono testimoniare i reduci del Sessantotto allora in quegli ambienti si mangiava male per scelta di vita. Ammiccante, trasgressivo e fìnanco troppo caratterizzato linguisticamente, molto romano e «dolce vita» è Peccati di gola (Il vizietto) cui fa da contrappunto Tre maghi astroristomusic-Sfizi astri e vizi. Altro ci sarebbe ma Lor Signori che mi leggono in quel del Canton Ticino sono, assieme a noi lombardi di Lombardia, di gusto più semplice, comunque sempre meno pomposo e barocco. Vorrà dire che se quel gran gentiluomo di Maurizio Costanzo ci inviterà a cena almeno saremo preparati. Faliscan Corriere del Ticino 24 ottobre 1992