Vivere la vita
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Vivere la vita
EDITORIALE di Donato Sciannameo direttore responsabile Vivere la vita U «Ma la speranza è un’altra cosa, non è ottimismo. La speranza è un dono, è un regalo dello Spirito Santo e per questo Paolo dirà: “Mai delude” ...La speranza è Gesù» (Papa Francesco, 9 settembre 2013). manamente parlando siamo angosciati e senza parole di fronte a tanta violenza. La novità di questo nostro tempo è la mancanza di certezze, quel senso di paura e di sgomento che ci prende quando avviene qualcosa di imprevedibile e fuori da ogni logica o ragionamento umano. Cosa possiamo chiedere al Signore quando avvengono questi episodi di violenza, fatti addirittura in nome di una religione e che sta colpendo l’Europa e il mondo intero? «Il senso del vivere quotidiano sorretti dal bene e dalla verità», così ha risposto il card. Angelo Scola nei giorni scorsi. Le Chiese d’Europa devono tornare a essere espressione vitale di una vita bella, consapevoli della propria storia e dell’apporto che possono dare per la costruzione di una società più giusta. Occorrono uomini e donne di preghiera, ripeto e sottolineo di preghiera, quella vera, quella che nasce dal cuore per raggiungere il cuore di Dio, perché sono gli unici a poter capire le ragioni di un Dio che non vuole la guerra, le bombe, le uccisioni, ma solo pace, amore e misericordia. Purtroppo molti si rifugiano nella ripetizione di preghiere e giaculatorie, che non incidono nella propria vita, anzi aiutano a tacitare la coscienza o addirittura a giustificare ogni tipo di violenza, sia verbale che fisica. E su questo fronte non c’è bisogno di andare molto lontano da noi! Occorrono uomini nuovi, rigenerati dallo Spirito, capaci di esprimere una spiritualità sincera, in grado di guidare le sorti dell’umanità, senza ipocrisie e piani strategici di pace, ricercando solo ed esclusivamente il bene dell’umanità. Purtroppo stiamo pagando oggi le conseguenze di politiche internazionali tese non al bene comune, ma a garantire lobby e potentati economici, il cui vero scopo è il profitto, come ci ricorda Papa Francesco. Ma soprattutto stiamo pagando il prezzo di una crisi identitaria come cristiani. Mi piace ricordare il pensiero di Antonio Diella, presidente nazionale dell’Unitalsi, che in un articolo apparso di recente ha scritto: «La nostra identità cristiana è in difficoltà non perché ci sono troppi musulmani, ma perché ci sono pochi cristiani veri, testimoni credibili, capaci di vivere la loro vita secondo la loro fede». E come non dargli ragione? Molti cristiani vivono come se Dio non fosse presente nella loro vita e di fronte alle disgrazie e alle vicende dolorose arretrano, si chiudono in se stessi e perdono ogni speranza di vita. In questi momenti è bene ricordare che la nostra fede è fondata sulla risurrezione di Gesù e sulla nostra risurrezione quotidiana. Alzarsi in piedi, riprendere la vita, riprendere il cammino, vivere facendo il bene, camminare insieme, aiutare chi è in difficoltà, fanno parte del nostro bagaglio culturale, intriso di cristianesimo e di civiltà. Dobbiamo riprenderci la vita, quella di ogni giorno, fatta di piccole cose rese grandi dall’abbandono alla Provvidenza, quella che ci esorta a non preoccuparci di ciò che mangeremo, berremo o di come vestiremo, perché «di queste cose si preoccupa il mondo» (cf Lc 12, 22-31). Il nostro Padre sa ciò di cui abbiamo bisogno: dobbiamo semplicemente, con fiducioso abbandono, affidarci a lui, che tutto vede, tutto conosce, tutto scruta. Soprattutto, Dio è misericordia e vivere in lui, per lui, con lui, significa avere, godere, vivere nel bene e godere della bellezza che riluce nel piccolo filo d’erba come nell’universo intero. RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO SANTO N. 7-2016 5