E la macchina rinasce

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E la macchina rinasce
> Aziende
Espi Engineering
di Marzio Moschin
E la macchina rinasce
La specialità
della ditta
di Castelfranco
Emilia (Mo) è
quella di riportare
a nuova vita
gru cingolate,
adibite ai compiti
più pesanti di
perforazione.
Il titolare, Stefano
Govoni, ci spiega
il suo metodo
L
e sue radici affondano ancora
in profondità nell’esperienza
artigiana che contraddistingue
l’imprenditoria della provincia
modenese. La realtà meccanica di Espi ha
aggiunto da qualche tempo l’appendice
Engineering alla propria ragione sociale, ma
la missione aziendale e la competenza restano le stesse. Nata ufficialmente nel 1983,
questa impresa laboriosa risale in realtà addirittura al 1964; fu allora che nell’officina
meccanica della famiglia Govoni venne avviata una piccola attività di commercio e
riparazione focalizzata su vari modelli di
gru cingolate per la perforazione ed escavatori a fune.
Oggi il commercio dì macchine nuove e usate di questo tipo e i servizi di riparazione e
assistenza costituiscono altrettanti segmen-
ti operativi di Espi Engineering che, inoltre,
cura la realizzazione di macchine destinate
ad applicazioni speciali e comprende tra i
suoi rami di attività anche il noleggio.
Tuttavia, sotto il profilo tecnico il fiore
all’occhiello dell’azienda è rappresentato
dal servizio di ricondizionamento integrale
delle gru cingolate; grazie all’approfondita
conoscenza di marchi e modelli, all’ampio
magazzino ricambi e alla capacità di provvedere alla ricostruzione o alla modifica delle
carpenterie, ogni modello di gru cingolata
può essere totalmente rinnovato e modificato a seconda delle esigenze particolari
del cliente. Non solo. Espi Engineering è in
grado di reperire direttamente sul mercato modelli di gru e di ricambi ricercati da
un’impresa senza successo. Un servizio globale di notevole valore che il titolare di Espi
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Engineering, Stefano Govoni, ci spiega nella sua realizzazione concreta per un cliente
dalle esigenze particolari.
Parliamo innanzitutto dei marchi che Espi
Engineering tratta concretamente, sia sotto il profilo commerciale che dal punto di
vista del “revamping” funzionale.
“Le principali marche da noi trattate sono le
seguenti: per quanto riguarda i costruttori
americani ci occupiamo di macchine Link
Belt, Bucyrus Erie, American, Manitowoc,
P&H, Lima e Marion. I produttori europei,
invece, fanno riferimento a Liebherr, Sennebogen, Soilmec, Casagrande, Demag e
Ruston Bucyrus. Infine, il mercato orientale è rappresentato da Kobelco, IHI, Hitachi
e Sumitomo. Vorrei aggiungere anche un
marchio con il quale abbiamo stretto un
accordo per la nostra attività di noleggio e
distribuzione: si tratta di Giken, costruttore
di infissori idraulici per palancole, sempre in
applicazione alle gru cingolate. Abbiamo firmato un’esclusiva con l’agente europeo che
riguarda l’intero territorio nazionale”.
Veniamo alla vostra attività tecnica principale, quella del ricondizionamento delle gru. Attualmente il vostro intervento riguarda alcuni modelli particolari...
“Si tratta di due modelli Link Belt cingolati del tipo LS318 da 70 t, acquistati negli
Stati Uniti per conto di un nostro cliente.
L’impresa che si è rivolta a noi aveva la necessità di sostituire alcune gru del parco
macchine con modelli più recenti. Purtroppo, analizzando la nuova produzione disponibile sul mercato nella classe 100 t, nessun
Stefano Govoni, titolare titolare di Espi Engineering
modello attuale rispondeva alle esigenze richieste dall’azienda; la prima era quella di
macchine che potessero essere smontate facilmente per il trasporto, con il corpo macchina in grado di mantenersi, nelle dimensioni, con una larghezza massima di 3 m e
un peso complessivo di 35 t. Prerogative indispensabili per un trasferimento rapido e
in linea con i permessi permanenti annuali
rilasciati per la circolazione, senza dover ripetere ogni volta l’iter di richiesta eccezionale, con 30 giorni di anticipo in previsione di un singolo viaggio. Siamo partiti da
queste necessità specifiche per cercare due
macchine usate che avessero un prezzo di
acquisto basso, anche in relazione alle intense modifiche a cui sarebbero state sottoposte. Alla fine abbiamo trovato questi
due modelli in Louisiana, all’interno di una
cartiera che aveva cessato l’attività”.
Una volta reperite le gru, quali operazioni
avete messo in atto?
“L’iter di ricondizionamento è ancora in
corso d’opera. Il Link Belt LS318 è il modello più piccolo della serie 300 e sulla scorta
della stessa parte superiore e della ralla veniva realizzata anche la serie LS338 da 100 t.
Abbiamo mantenuto, nel corso delle operazioni, la robustezza strutturale e la semplicità d’uso della macchina, coniugandola a un
comfort d’uso migliorato e a un incremento
delle prestazioni effettive.
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La prima operazione è stata quella di eliminare il carro meccanico originale. Ci siamo rivolti, quindi, alla Tracmec, del gruppo Bauer, per
avviare la progettazione di un moderno carro
ad hoc, incrementato anche nelle dimensioni
per aumentare la portata della gru”.
Mantenendo comunque la struttura originaria delle gru occorreva una revisione
generale...
“Certamente. Abbiamo dovuto ricalcolare
tutti i parametri della struttura originale e verificare la capacità di supportare l’incremento
di portata della gru. Inoltre, si sono dovute apportare tutte le modifiche necessarie per ottenere la certificazione CE, inclusa l’installazione
di un limitatore di carico elettronico”.
Le prime operazioni di ricondizionamento
come si sono svolte?
“Abbiamo realizzato uno smontaggio totale
a telaio e abbiamo analizzato pezzo per pezzo tutti i componenti, considerando quelli
ormai usurati irrimediabilmente o con ca-
ratteristiche non rispondenti alle specifiche
funzionali. Abbiamo sostituito, ad esempio,
i cuscinetti, i perni, le boccole e tutte le parti
di movimento; anche i componenti di attrito per freni e frizioni sono completamente
nuovi. Come la frizione di connessione/disconessione del motore agli organi della gru:
è una Transfluid con prese incorporate per le
pompe idrauliche. In sostanza si tratta di una
frizione meccanica tradizionale, con il ‘plus’
dell’innesto idraulico a pressione controllata
che elimina la necessità della registrazione e
allunga la vita funzionale del disco. Poi, abbiamo continuato con la rettifica dei tamburi
freno e frizione, con l’adattamento e l’installazione del nuovo motore CAT e con il rifacimento dell’impianto idraulico, completamente rinnovato nella parte dei comandi e
con la modifica della parte rimanente della
carrozzeria non connessa alla funzione di guida. Abbiamo realizzato infine il calcolo e il disegno del nuovo braccio tralicciato”.
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