Il nuovo nascondiglio si trovava in un palazzo della periferia Nord di

Transcript

Il nuovo nascondiglio si trovava in un palazzo della periferia Nord di
Il nuovo nascondiglio si trovava in un palazzo della periferia Nord di Roma. Una zona
elegante, abitata da stranieri impiegati presso le ambasciate o altri uffici. Lì la cellula
comandata da Breil aveva preso alloggio in due appartamenti contigui.
Il terzo giorno Oswald rincasò prima del solito e guardò subito Sara con aria soddisfatta. «
Bingo! » esclamò.
« Allora, Breil? Che cosa hai scoperto? » chiese Sara alzandosi
di scatto dal divano. Gli occhi della ragazza erano accesi dalla curiosità.
« Il nome Enrico Sbriccoli ti dice nulla? » chiese Breil.
« No. »
« Forse lo conosci come Jimmy Fontana. Un cantante di grande successo negli anni
Sessanta. »
« Certo che conosco Jimmy Fontana! Ma che cosa c’entra con la nostra indagine? »
« Abbi pazienza, dottoressa Terracini », disse Breil. « Il nostro Jimmy è un appassionato
d’armi ed è anche una persona al di sopra di ogni sospetto. Risulta essere l’acquirente di
una mitraglietta Skorpion presso un’armeria di Saint-Vincent agli inizi degli anni Settanta.
Naturalmente si tratta di un acquisto del tutto legale: il cantante è in possesso di un regolare
porto d’armi. Meno limpida è invece la cessione della Skorpion: lo Sbriccoli asserisce di averla
ceduta a un funzionario di polizia che frequentava la stessa armeria romana dove il cantante
si serviva. Abbiamo mostrato questa foto a Jimmy Fontana e lui ha riconosciuto l’uomo sulla
destra come l’acquirente dell’arma. Per inciso, di quella transazione non v’è traccia nei registri
tenuti dalle forze dell’ordine. »
Mentre parlava, Oswald aveva messo sul tavolo una fotografia a colori presa con
il teleobiettivo. L’immagine appariva molto sgranata ma i tratti delle persone erano
perfettamente riconoscibili. Si trattava dei due funzionari del SISMI che avevano contattato
Sara poco dopo l’omicidio di Tarantelli.
«Ma questo è il portone di casa mia, Breil... » disse Sara indicando un particolare dello scatto,
mentre un brivido di paura le correva lungo la schiena. Ancora una volta ebbe la sensazione di
essere stretta in un ingranaggio pericoloso, che le lasciava ben poche possibilità d’azione.
« Sapevo che mi sarei dovuto prendere cura di te, Sara. Ed è importante vedere chi
frequentano le persone di cui ti devi occupare...» disse Oswald con un’aria sorniona, mettendo
sul tavolo un sacchetto contenente due tazzine da caffè.
«Ma quelle sono le tazzine di casa mia... quelle che mio padre ha portato via poco prima di
venire ucciso. »
« Sì, le aveva consegnate al suo contatto un attimo prima che lo investissero. A noi non
servono più. Te le ho riportate. Abbiamo rilevato le impronte digitali presenti. Potrebbero
sempre tornarci utili. Ma veniamo ai due agenti italiani: parlami di loro, Sara. Dimmi ogni
particolare che ricordi.»
« Quello a destra si è presentato come Graziano Sciuto e mi è stato subito antipatico. » Sara
indicò uno dei due uomini.
« Bene, andrò a verificare di persona se farà anche a me la stessa impressione. »
« Che cosa intendi dire, Oswald? Sciuto fa parte dei servizi segreti italiani... »
« E i miei due agenti feriti fanno parte di quelli israeliani. A me non piace brancolare nel buio.
Sono abituato a verificare ogni indizio, anche i più insignificanti, se sono convinto che possano
aiutare a chiarire una vicenda. E questa vicenda mi sta a cuore, Sara. »