Scaricalo e stampalo

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Scaricalo e stampalo
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Gianluca Morozzi
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Nuovi rifiuti incontrano il mare
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Gianluca Morozzi a un concerto con la sua cover band
(indegna cover di Dove i rifiuti incontrano il mare di Irvine Welsh)
David Bowie, Bob Dylan, Mick Jagger e Bruce Springsteen si annoiavano nell’afa orrenda di
un’interminabile domenica d’estate. David Bowie
era sdraiato su un divano e sbadigliava rumoroso
a tutta bocca. Bruce Springsteen stava per terra
sotto il ventilatore a sfogliare delle riviste musicali.
Bob Dylan guardava una televendita di coltelli.
Mick Jagger leggeva un romanzo seduto composto
su una sedia.
«Dio che noia, che noia, che noia» sbadigliò di
nuovo David Bowie. «Questa domenica non passa
mai, mai, mai. Mai che ci sia qualcosa da fare».
«Vuoi chiudere quella cazzo di bocca?» Ringhiò Bob Dylan. «Sto cercando di guardare la
televisione».
«Stai guardando una televendita di coltelli.
Cosa c’è di interessante in una televendita di coltelli?»
«Non sono coltelli, ignorante del cazzo. È il
Miracle Blade. Lo sai cosa può fare il Miracle Blade?»
«Non sono sicuro di volerlo sapere» disse
David Bowie.
«Scusate...?» provò a intervenire Mick Jagger,
inascoltato. Bruce Springsteen si era estraniato dal
dialogo, assorto com’era nelle sue riviste.
Bob Dylan continuò: «Se tu seguissi le televendite di Chef Tony, povero coglione, sapresti che il
Miracle Blade può tagliare tutto, lattine, scarponi,
tutto quanto. Dammi retta, compra il Miracle
Blade e sarà l’ultimo coltello che comprerai in vita
tua».
«Stupendo» sbadigliò di nuovo David Bowie.
«Sai quale sarebbe una grande invenzione, socio?
Una bottiglia di birra col tappo che si svita. Non
c’è mai un cazzo di cavatappi in questa casa, e io
sono stufo marcio di rovinarmi i denti per aprire
queste stupide bottiglie».
«Scusate?» intervenne di nuovo Mick Jagger.
«Non vorrei disturbare la vostra interessante discussione, ma sto cercando di leggere Chi nasce
quadrato non muore tondo di Gennaro Gattuso
Non sia mai detto che qui ci si sieda sugli allori o sul rassicurante tran-tran. Con la nuova incarnazione della rivista,
trovo una nuova incarnazione pure io nel mio nuovo, sfavillante spazio fisso: Covers.
In musica, si dice cover il pezzo di un cantante o di una band reinterpretato da un altro cantante o da un’altra
band. Non so, Spirit in the sky dei Doctor and the Medics (da quale angolo marcio della mia mente sono usciti i
Doctor and the Medics?). O i vari Fleurs di Battiato.
Io farò cover di racconti altrui. Non proprio fedeli e rispettose, chiaro, che non avrebbe un gran senso. Diciamo che
riprenderò un’idea, un’ambientazione, un’atmosfera, qualunque cosa possa ispirarmi. Saccheggerò impunemente
qualunque racconto, da Kafka a Fantozzi, da Marco Rossari a John Fante. Siete avvisati.
Gianluca Morozzi
Ps. Qualcuno potrebbe domandarsi che fine ha fatto Erik, il protagonista de Il mondo trema (il romanzo a puntate
che su Fernandel è uscito dal 2005 al 2007). Ebbene, ho idea che la prossima volta lo rivedremo in un volumazzo
da mille pagine... ma non è detto, in realtà. Chi diavolo è la ragazza che incontrerà in cima alla scala? Che fine
ha fatto Darko? Chi è il misterioso personaggio che nell’ultimo episodio va a chiedere informazioni su Erik? Be’,
io lo so... ma, naturalmente, sono un orribile bastardo.
Rock’n roll.
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detto Ringhio, e il vostro cicaleccio mi impedisce
di concentrarmi nella lettura. Sono proprio arrivato al capitolo sui Dieci motivi per andare in giro in
Vespa, e sento di aver imparato qualcosa di importante».
«Oh mio dio!» Disse di botto Bruce Springsteen, gli occhi spalancati su una delle sue riviste.
«Régaz, l’Emilia ha lasciato gli Astro City!»
«Cosa?» Sobbalzò David Bowie.
«Cosa?» Esclamò Mick Jagger alzando gli occhi
dal libro.
«Hmm?» Bofonchiò Bob Dylan, lasciando
Chef Tony alle prese con una barra di plutonio.
«C’è scritto qua!» Continuò Bruce Springsteen,
sventolando la rivista quasi isterico. «Ha lasciato il
gruppo! Non suonerà più negli Astro City!»
«Ma è terribile!» Disse David Bowie. «E Gian­
luca che dice? E Francesco? Erano i tre membri
fondatori, Gianluca, Francesco, l’Emilia! Non può
andarsene così!»
«Oh, régaz, lo dice qui nero su bianco, nel numero di maggio di Gruppi rock dai nomi assurdi...
ha mollato gli Astro City rifiutandosi di rilasciare
dichiarazioni pubbliche o conferenze stampa.
Gianluca e Francesco si sono limitati a dire che rispettano la sua decisione, senza aggiungere altro».
«Rispettano la sua decisione?» Starnazzò Mick
Jagger, disperato. «Ma che vuol dire che rispettano
la sua decisione? Ma sono i membri fondatori!
Loro erano i Mesmero, la band da cui è nato tutto
quanto!»
Ci fu un attimo di silenzio nella stanza, disturbato solo dalla voce catodica di Chef Tony. Tutti e
quattro stavano ripensando alle origini del gruppo,
a quelle storie ormai ammantate di leggenda. Le
prime prove in un casolare di Baricella. La scelta
del nome, pescato da un fumetto degli X-Men.
L’arrivo al basso di Simone «Il Mullah».
E il primo, storico concerto di Rastignano, il
debutto dei Mesmero su un palco sotto la ferrovia,
con Larry il Batterista Trasparente a dare spettacolo nudo e strafatto. Tutto questo era mito, era epos.
E poi il seguito della storia, il susseguirsi di
batteristi, prima Igy dalla band di John Strada,
poi “Madman” Stefano, l’arrivo al basso di Castor,
i due storici concerti al Moebius di via Toscana,
Castor sul palco con la maschera di Scream. Tutti
loro avevano guardato e riguardato il famosissimo filmato dei Mesmero a Granarolo presentati
da Freak Antoni e la celebre battuta del cantante
Francesco, replicata mille e mille volte: «Freak, hai
un microfono in tasca o sei contento di vedermi?»
Avevano ben impressa nel cervello la conferenza stampa di gennaio, in cui Francesco e Gianluca
rievocavano la fine dei Mesmero e la nascita degli
Astro City. Avrebbero potuto ripeterla parola per
parola.
Intervistatore: ...so che è un capitolo spinoso della vostra carriera, ma se la sente di ricordare il giorno in
cui avete deciso di sciogliere i Mesmero?
Francesco (sospirando): Lo ricordo come fosse oggi. Ce
l’ho stampato qui nella memoria (si tocca un punto
al centro della fronte). Dovevamo suonare al Bloom
di Renazzo, vicino Ferrara, e ci eravamo preparati
bene per quella serata, eravamo pronti a dare il meglio di noi stessi e a presentare due canzoni nuove...
be’, la sera prima non ci chiama Stefano, il batterista, per dire che deve lavorare giorno e notte e non
può venire a suonare?
Gianluca: L’avremmo ucciso.
Francesco: L’avremmo ucciso... ma insomma, non ci
perdiamo d’animo, ci raduniamo in tutta fretta e
proviamo il repertorio in acustico, senza batteria. La
cosa viene anche bene, tutto sommato. Come ultimo
brano in scaletta avevamo una cover, una versione
chitarra e voce di Pelle degli Afterhours... solo,
dopo scendiamo dal palco...
Gianluca: ...e arriva questo tipo...
Francesco: ...e arriva questo tipo che dice Oh, complimenti, siete stati bravi, l’ultimo pezzo era bellissimo... è su un cd? Be’, secondo te come ci siamo
sentiti a farci fare i complimenti per un pezzo di un
altro gruppo? Io ho risposto...
Gianluca: «...è su un cd, sì, Hai paura del buio degli
Afterhours...»
Francesco: ...e poi, be’, il resto è storia. Abbiamo licenziato Stefano...
Gianluca (sospirando): ...e io sono andato in crisi. Ho
guidato tutta la notte da solo nei dintorni di Renazzo, tra la nebbia e le zanzare, con la chitarra nel
baule e l’armonica in tasca... e poi ho trovato un
ponticello su un fiume, e sono stato lì sul ponticello
a meditare sul futuro dei Mesmero. Ho tirato fuori
l’armonica, mi sono messo a suonare il giro iniziale
di Crisalide, il terzo pezzo che avevo scritto per la
band, l’ho suonato lì, sotto le stelle, tra la nebbia e le
zanzare e le ranocchie e tutto quanto, e alla fine ho
preso l’armonica e l’ho gettata nell’acqua nera il più
lontano possibile. Quando sono risalito in macchina, i Mesmero non c’erano più».
Bob Dylan tamburellava nervoso sul bracciolo
della sedia. Su quella storia dell’armonica nel fiume aveva sempre avuto dei dubbi, a dir la verità.
Un po’ troppo plateale, da parte di Gianluca. Forse era una trovata dei suoi PR.
A sentir citare Crisalide, però, aveva provato
una profonda fitta d’invidia. Avrebbe voluto scriverlo lui, quel pezzo, ed entrare nella storia del
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Poi cos’è successo?
«Poi, la notte di capodanno mi ha telefonato Francesco. Abbiamo parlato a lungo, rievocato le vecchie
avventure rock, ci siamo commossi, anche, non mi
vergogno a dirlo. Alla fine di quella telefonata ho
deciso di ricominciare tutto. Il resto è storia: ho
reclutato un giovane chitarrista di nome Mauro per
darmi una mano a scrivere i pezzi. Ho rimesso in pista la colonna portante dei Mesmero, Francesco alla
voce, Emilia alla chitarra. E ho aggiunto il batterista
Checco, il bassista Davide e la seconda cantante
Mary...»
rock. Lui costretto ad andare in giro col suo magro
repertorio, con le sue misere Like a Rolling Stone
e All Along the Watchtower e Blowin’ in the Wind,
e i Mesmero a gettar via un capolavoro del rock
come Crisalide. Certa gente, pensò Bob Dylan,
non sa proprio godere delle sue fortune.
«Un momento, régaz!» Esclamò Bruce Springsteen. «Qui sul numero di giugno di Non funzionano le spie c’è un’intervista a Gianluca Morozzi!»
«Be’, cosa aspetti?» Urlacchiò Mick Jagger.
«Leggila! Dobbiamo diventare vecchi nell’attesa?
Leggila, cazzo!»
«Okay, régaz, state un po’ calmini, eh?»
E cominciò a leggere.
«Oh, la Mary!» Sospirò Mick Jagger. «Che
donna! Oh, quanto me la farei una così...»
Bob Dylan rise, di una risata catarrosa. «Ah!
Fammi ridere. La Mary neanche lo guarda, uno
come te».
«Sì, Mick». Ridacchiò David Bowie. «Ti ci
vedo proprio, ad andare da una come la Mary
e dirle Ciao, tu non mi conosci ma io ti ammiro
tanto, io mi chiamo Mick, canto in un gruppo, ci
chiamiamo Rolling Stones, se ti va magari potresti
sentire le nostre canzoni su myspace... ah, me la
vedo la scena, guarda. Mick che va a importunare
la Mary, vi pare? Checco come minimo gli spezza
le rotule».
Mick Jagger non disse più nulla, umiliato fino
alle lacrime.
Le leggende del rock qualche volta sono vere. Si
diceva che gli Astro City stessero dando forma al
nuovo disco in un luogo segreto e sperduto, e abbiamo scoperto sulla nostra pelle che era proprio così:
trovare questa sala prove alla Cicogna, un luogo
oscuro alle porte di Bologna, per noi ha significato
perdersi in un dedalo di cantieri stradali, rotonde
provvisorie, indicazioni improbabili e stradelli invisibili. Come se tutto ciò non fosse bastato, all’ingresso di questa mitologica via Speranza (un nome, un
programma) c’era un ramo di traverso, staccato dal
vento, come a sbarrare l’ingresso ai visitatori. Oltre
questo ramo sta nascendo il nuovo album degli
Astro City, Il ritorno del sole vampiro.
Approdati finalmente in questo luogo esoterico,
troviamo Gianluca Morozzi sorridente e rilassato.
Ci aspetta seduto scompostamente sulle poltrone
fuori dalle salette, una gamba sopra il bracciolo. Ha
cambiato look di nuovo: dopo il periodo col pizzetto e la parentesi con le lunghissime basette, ora si
è fatto crescere una barba alla Lemmy che gli dona
particolarmente, a sentire le fan. Ha la maglietta di
Rat-Man sotto la camicia aperta, e sta bevendo una
birra dalla bottiglia.
«Vedi?» Dice, con gli occhi che brillano. «È una
di quelle col tappo svitabile. A forza di stappare
bottiglie in sala prove con mezzi di fortuna avevamo
distrutto l’accendino di Francesco».
...Gianluca, insistenti pettegolezzi in rete parlano
di un’affettuosa amicizia tra te e la cantante degli
Elymania. C’è qualcosa di vero?
Gianluca sorride. Beve un sorso di birra. Poi prende
la chitarra che ha accanto a sé, la accarezza e dice:
«Questa è l’unica ragazza che voglio avere al mio
fianco, ora come ora».
Ricevuto. Parliamo di musica, allora... pare che gli
Astro City abbiano superato bene l’abbandono dei
due chitarristi Mauro ed Emilia, no?
«Con Mauro stavamo lavorando benissimo, ma
quando ci ha salutati tra le lacrime per accettare
quel posto da bidello a Mondovì... Be’, non abbiamo potuto far altro che abbracciarlo e augurargli le
migliori fortune. Lo avevamo appena sostituito con
Dario “Sadman”, l’uomo che esegue gli assoli più
incredibili con una faccia tristissima come se lo avessero picchiato...» (ride) «quando anche Emilia se n’è
andata per motivi, ci tengo a dirlo, non artistici ma
puramente personali. Per un attimo abbiamo pensato di spostare Checco alla terza chitarra e trovare un
nuovo batterista, ma poi il bassista Davide ha avuto
l’idea geniale di attaccare un distorsore alla mia acustica...»
«Hai visto?» Strillò David Bowie. «Il tappo svitabile! Ma quanto è fortunato quest’uomo?»
«Ssssh!» Lo zittì Mick Jagger.
Gianluca, vogliamo ripercorrere il periodo buio
dopo la separazione dei Mesmero?
«Volentieri, dato che per fortuna è alle spalle... lo
sai, finita quell’avventura non sono più riuscito a
scrivere nulla. Ho suonato in un paio di cover band,
i Lookout Mama, gli Street Legal, ma creativamente
ero come morto. Avevo un sasso qua, capisci?, nel
punto da dove prima sgorgavano le canzoni».
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«Nooo». Urlò Bruce Springsteen. «Avete sentito, régaz? Un distorsore alla chitarra acustica!
Non ci aveva pensato mai nessuno! Sono troppo
avanti!»
«...e il nostro suono ne ha guadagnato grandemente.
Così abbiamo continuato nella formazione a sei, e
sono fiero di poterti dire che presenteremo in anteprima Il ritorno del sole vampiro al mitico festival
Rockmagna Mia di Savignano sul Rubicone».
Bellissima notizia. Un’ultima cosa: che ne sarà delle
canzoni che Mauro ed Emilia avevano scritto per il
gruppo? Parlo di brani già mitizzati dai fan come
Overlook Hotel o Io sarò la pioggia.
«Be’, come risarcimento per lo stress psichico causato da questi traumatici abbandoni e per l’ansia di
dover continuamente ricominciare da capo...»
Sì?
«Ce le teniamo».
Il nuovo romanzo di
Gianluca Morozzi
«Ce le teniamo!» Rise Bruce Springsteen. «Che
sagoma quel Gianluca, régaz!»
«Be’, sapete che vi dico?» Intervenne Mick
Jagger. «Andiamo a Savignano sul Rubicone! Facciamo una macchina, dormiamo per strada e ce ne
andiamo tutti e quattro al Rockmagna Mia! Eh?
Che ne dite?»
Bob Dylan ci mise un po’ a rispondere. Aveva
cambiato canale e ora stava guardando un programma musicale. C’era un video degli Astro
City, il famoso Chi striscia non inciampa che aveva
imperversato per tutta l’estate, quando da ogni
radio usciva la voce della Mary con l’indimenticabile ritornello scritto da Checco. Che pezzo,
sospirò Bob Dylan. E io che devo portare in giro
Mr.Tambourine Man.
«Allora, ragazzi, che ne dite?» Incalzò Mick
Jagger. «Ci andiamo al Rockmagna Mia? Eh?»
«Tanto non ci farebbero mai entrare». Tirò su
col naso Bob Dylan.
«Sai qual è il tuo problema, Bob?» Disse David
Bowie. «Non pensi mai abbastanza positivo».
«Cominci a starmi proprio sulle scatole, sai,
Bob?» Sbraitò rabbiosamente Mick Jagger, alzandosi.
«Ma non ci andremo mai in quella cazzo di
Savignano sul Rubicone!» Disse Bob Dylan, in un
tono sdegnoso e rinunciatario.
«Un giorno o l’altro ci potremmo andare, invece!» Lo rimbeccò Mick Jagger, solo con una traccia di disperazione nella voce. Gli altri assentirono
schierandosi con lui.
Ma in cuor loro, nel profondo, sapevano che
Bob Dylan aveva ragione. n
Gabriele è un ex bambino prodigio,
uno studente modello, unica soddisfazione della madre vedova e ormai anziana. Da qualche anno ha lasciato il
paesello natio fra i monti e le capre, si
è iscritto all’università come sognava
la madre, ha superato tutti gli esami a
prodigiosa velocità e col massimo dei
voti. Oggi, finalmente, è il giorno della
sua laurea: la madre si sta preparando a lasciare il paesello per andare
alla laurea del figlio, il sogno di tutta
la sua vita. È commossa e raggiante:
è molto debole di cuore, e vive solo
per quel figlio così intelligente e bravo
negli studi.
C’è però un piccolo problema: gli
esami superati brillantemente, la laurea stessa, non sono che una bugia.
Gabriele ha passato gli anni a falsificare libretti universitari e a millantare
esami mai sostenuti, sempre convinto
di poter recuperare con un prodigioso
sprint finale. Ora è seduto sul divano
del suo appartamento da studente
fuorisede, ubriaco, e ha davanti a sé
poche ore per trovare una via d’uscita...
12 pagine, 1,00 euro
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