Lucilla Vago* CONFESSIONI E SETTE RELIGIOSE

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Lucilla Vago* CONFESSIONI E SETTE RELIGIOSE
Lucilla Vago*
CONFESSIONI E SETTE RELIGIOSE :
UNA BREVE INTRODUZIONE
RÉSUMÉ
N
otre temps d’aujourd’hui s’intéresse surtout au phénomène des nouvelles confessions et des sectes
religieuses. La technologie et le développement économique de notre siècle rendent toujours
l’homme loin de la vie spirituelle. Basé sur le rationalisme, l’homme moderne cherche toujours
d’explications authentique à toutes choses, celle-ci l’amène à une crise des valeurs, crise d’identité ; et
perdre à la fois son point de référence. Ensuite les sectes ou les nouveaux mouvements religieux assurent
la sérénité, la sûreté, la tranquillité économique et le pouvoir. Le „guru“ se représente comme maître ou
guide spirituel capable de rassurer et garantir tous, mais en effet il s’agit seulement de gaspillage de
l’argent et un danger pour la santé et même pour la vie.
Da sempre le società esoteriche, i culti, l’occultismo, la magia, gli
ordini e le sette hanno esercitato un’attrattiva particolare sull’umanità e
non sono fenomeni solo recenti. Nel corso dei secoli la loro storia si é
intrecciata con quella delle grandi religioni dalle quali hanno origine in
un continuo processo di contestazione, separazione e interposizione di
simboli e gerarchie. E’ un fenomeno complesso e di difficile
interpretazione. Dai tempi medievali fino all’età dei lumi, quando si
volle sottoporre ogni credo, religioso e non, al vaglio critico della
ragione, fino ai nostri giorni, il cui progresso scientifico e tecnologico
sembra riportare ogni cosa entro il campo della conoscenza
sperimentale, molto é stato fatto per scacciare il cosiddetto tradizionale
dell’esperienza umana; eppure esso tenacemente riaffiora generazione
dopo generazione.
Il proliferare delle sette e dei nuovi movimenti religiosi é diventato
uno dei tratti della nuova religiosità in Occidente; società più o meno
occulte e nuovi culti stanno conoscendo una diffusione che ha
dell’incredibile. Milioni di individui delusi dalle religioni storiche si
avvicinano curiosi e affascinati a nuove forme di religiosità, ne saggiano
il terreno, ne studiano i dogmi e le dottrine, partecipano ai rituali. Molti
ne escono delusi, altri sono plagiati dai santoni il cui unico fine é
rimpinguare il conto in banca; alcuni trovano uno spazio e una
*
Avocat; Cercetator la Catedra de Drept Canonic a Universitatii din Cassino (Italia).
Caietele Institutului Catolic VII (2008, 1), 174-188.
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dimensione corrispondente alle loro aspettative e decidono di affiliarsi
al movimento o alla setta. Il fatto può sorprendere fino a un certo
punto, poiché non é una novità che le condizioni della società attuale
sembrano non dare risposte soddisfacenti ai bisogni interiori ed
essenzialmente metafisici degli uomini.
Una comunità religiosa ben salda sembra offrire ai suoi affiliati
proprio quello che manca all’uomo contemporaneo, cioè il senso di
identità, la disciplina, la conoscenza e il potere, cose che la semplice
adesione a un credo o la generica appartenenza a una qualsiasi delle
grandi religioni sembrano oggi negare. Le sette, invece, portano il fedele
determinato, disciplinato, attento, attraverso gradi di conoscenza
successivi sempre più alti, alla condizione di adepto, che permette
l’accesso al potere su se stesso e a volte anche sugli altri. L’interesse
contemporaneo per questi nuovi movimenti é vasto, spesso
disordinato; per questo un approfondimento risulta difficoltoso, perché
i fenomeni sono tanti e ciascuno con proprie caratteristiche. Le
domande dell’uomo contemporaneo sembrano trovare una risposta
nella varietà dei riti, credenze e precetti delle nuove spiritualità
alternative, una risposta ai suoi bisogni più intimi, alla sua ricerca di
identità. I nuovi movimenti religiosi rappresentano una forma di aiuto,
un’alternativa all’isolamento, alla carenza affettiva, alla confusione dei
valori fondamentali, -questi movimenti hanno un certo numero di
caratteristiche proprie: fanno appello alla conversione personale, alla
realizzazione individuale, all’esperienza interiore.
Lo Stato non deve essere indifferente verso i valori spirituali
trascendenti; deve, davanti ai fatti religiosi e in genere ai fatti dello
spirito, essere imparziale e rimettere per intero alla gestione
insurrogabile delle singole coscienze personali, o a quella dei gruppi
religiosi in cui i singoli si sentono di unirsi, per esprimere il proprio
sentimento fideistico e viverlo in una dimensione comunitaria, attuare e
garantire la possibilità di una ordinata coesistenza fra gli individui e i
gruppi di individui, rispettosi ognuno della libertà e dignità dell’altro.
Ogni discorso sulle sette in Occidente é difficoltoso perché questo
termine é carico di normativa; infatti appartiene al vocabolario
teologico e dire che un gruppo “é una setta” significa per molti
esprimere un giudizio negativo.
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La recrudescenza delle sette in Occidente, particolarmente in Italia, é
apparsa come l’espressione contemporanea delle derive dei fenomeni
religiosi: un duplice movimento, di indebolimento di alcune grandi
religioni e di esplosioni “selvagge” in un contesto di crisi della società.
L’uomo della società occidentale sì é trovato disinserito dal mondo,
privato di un senso da dare alla propria esistenza, senza Assoluto cui
riferirsi. Le sette offrono risposte particolarmente tranquillizzanti, un
modello, dei riti, un inquadramento rigido, una comunità portatrice di
una verità, una sicurezza, una salvezza. I tratti che caratterizzano i nuovi
movimenti religiosi sono quelli di un conservatorismo prudente: il
ripiegamento sulla famiglia e sul clan, sulla natura e sulla vita privata, il
tempo della ricerca di un leader carismatico o di un guru.
Una classificazione delle sette é difficile e fragile, perché il fenomeno
che riveste una grande varietà di forme, porta in se stesso una tendenza
al cambiamento e i gruppi si evolvono. La stima numerica, poi, risulta
difficile poiché il fenomeno é fluttuante. L’impatto delle sette nella
società in principio non ha destato grandi preoccupazioni; fatti
incresciosi, però, hanno sconvolto l’opinione pubblica e la società si é
sentita aggredita; in alcuni casi di estremo fanatismo, infatti, queste
sono arrivate ad uccidere i propri membri o altre persone innocenti in
nome di un credo religioso. Lo Stato é chiamato a pronunciarsi davanti
a comportamenti criminali di gruppi totalitari che si nascondono dietro
l’etichetta religiosa per salvaguardare la libertà dei suoi membri,
specialmente i giovani. La tutela dell’ordine pubblico e la tutela del
buon costume esigono l’intervento dello stesso.
Attualmente in nessun Paese esiste una legislazione che riguardi le
sette; fino al 2000 ci sono stati soltanto tre progetti di legislazioneregolamentazione in Europa: il Rapporto Cotirel del 1984 al
Parlamento Europeo, il Rapporto Vivien e Guyard del 1995 al governo
Francese. Anche in Italia si é sentita l’urgenza di misure di
regolamentazione amministrative e di diritto comune, poiché pur
essendo stati abbondanti in ogni parte del mondo i processi penali a
carico di santoni accusati di vari reati, é risultato e ancora risulta sempre
assai difficoltoso, in termini probatori, dimostrare da parte dell’accusa il
plagio e l’induzione a comportamenti illeciti. Tale dinamica, infatti,
spesso é in contrasto nei processi penali per l’attribuzione di
responsabilità e il riconoscimento del libero arbitrio nelle condotte di
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vita degli individui, soprattutto in mancanza di un accertato vizio totale
o parziale di mente dell’individuo che é stato “indotto” ad una
determinata azione.
Voler definire le sette e i nuovi movimenti religiosi non è una cosa da
poco poiché i gruppi sociali che aspirano a tale qualifica sono
oltremodo variegati; è quindi difficile ridurre in un sistema i molteplici
aspetti che le stesse evidenziano. A questo proposito può essere di aiuto
esaminare il significato etimologico, il più comprensivo è quello
derivante dal latino confessio dal verbo confiteor che significa “dichiaro
apertamente”; quindi è un esplicito riconoscimento relativo a un fatto o
ad un’idea del confidente. Questo primitivo significato del termine
“confessare” era fatto proprio da colui che faceva esplicita
dichiarazione della fede cristiana davanti ai tribunali pagani. Da ciò, poi,
è derivato che “confessioni” sono state dette anche le solenni
confessioni di fede fatte da gruppi cristiani in opposizione al resto della
cristianità (Confessione di Augusta contenente gli articoli fondamentali
della dottrina Luterana).
Vari sono stati i tentativi di studiosi che si sono cimentati per dare
una definizione di “confessione”; il dibattito rimane sempre vivace
perché in questi ultimi anni nella società italiana si è accentuato
l’interesse intorno a nuove esperienze religiose abbandonando quella
tradizionale cristiana.
Per delineare una “confessione”, allora è molto importante l’animus
degli appartenenti al fine di determinare la confessione: “i soggetti che si
organizzano in confessione lo fanno perché essa ha un credo diverso da
qualunque altra e si organizzano in una struttura distinta da altre ed è
loro volontà di costituire una formazione religiosa”. Una formazione
sociale religiosa potrà pertanto, dirsi una confessione soprattutto in
base ad un criterio di autoreferenziazione, tipico di una consuetudine
sociale pluralistica che comporta l’autolegittimazione e l’autoqualificazione. Si può, quindi, affermare che le confessioni sono l’esito
di un processo di autoindividuazione, saranno esse a qualificarsi e
definirsi e a rendersi conseguentemente autonome ed indipendenti
rispetto a qualsiasi altra confessione; in questo caso dovranno farsi
carico delle finalità generali che intendono perseguire e prevedere ad
articolarsi strutturalmente nel modo ritenuto più opportuno. Infatti
l’Assemblea Costituente italiana, nel delineare il sistema costituzionale
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di tutela degli atti di estrinsecazione del sentimento religioso dei
cittadini, ha valutato l’esperienza relativa al fenomeno religioso nella sua
completa espansione, dal movimento - la fase sociologica in cui si
evidenzia all’interno di una comunità un tentativo organizzato di
introdurre dei cambiamenti della religione praticata dalla medesima
collettività1.
Alla istituzione quando il “movimento”, raggiunta una certa stabilità
e diffusione che gli permettono finalmente di fondare le radici in una
determinata realtà sociale, si trasforma in confessione. Esso si separa
definitivamente dalla religione, per cambiare la quale era nato, e si
autoindividua quindi per unicità di credo e di organizzazione. E’
opportuno allora prendere in considerazione le nuove esperienze
religiose o di comunità o gruppi che vogliono esprimere e professare
particolari credenze in materia religiosa e di spiritualità. Esse
costituiscono un fenomeno relativamente nuovo ma indubbiamente
“consistente che si verifica tanto all’interno quanto al di fuori delle
chiese cristiane e più in generale delle religioni tradizionali ed
istituzionali2”. Questi gruppi suscitano, nell’ambito delle chiese da cui
provengono o verso le quali con impegno volontario e tenace
propaganda si dirigono per combatterle, attenzione e riflessione. Stiamo
parlando di sette che sono dei gruppi spontanei ai quali si aderisce in
modo non conformista nei confronti della società.
Per setta o per un gruppo religioso si deve intendere non qualcosa di
negativo o da disprezzare, bensì un raggruppamento di credenti che con
intransigente sicurezza propone determinate interpretazioni di testi
sacri, compie riti particolari, si astiene da determinate attività e rifiuta
specifiche prestazioni o comportamenti, segue un leader carismatico, si
separa dalla più ampia comunità preesistente e spesso viene in
contrapposizione con tutto ciò che non è espresso dalla loro “setta”. Le
chiese in generale o le confessioni religiose istituzionalizzate da cui
provengono, dalla setta sono considerate come sataniche; spesso tale
giudizio è esteso anche all’economia e alla politica e queste non
sarebbero altro che “potenze al servizio di Satana3”. Tutti i movimenti
1
BECKFORD J., Nuove forme del sacro, Il Mulino, Bologna, 1990.
AA.VV., Nuovi movimenti religiosi, a cura di Baum e Colemanau n. 1/1983.
3
GORETTI S., L’impegno pastorale della Chiesa di fronte ai movimenti religiosi e alle sette. Nota
pastorale del Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della CEI. Roma, 30 maggio 1993.
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settari ripropongono tre linee di forza: il ricorso ad un’esperienza
interiore, un messaggio di salvezza, l’aderenza ad una comunità.
L’esperienza interiore deve condurre all’autorealizzazione, ad un
miglioramento delle capacità mentali, all’equilibrio psicofisico.
Il messaggio di salvezza comporta la scoperta di una verità misteriosa
e segreta di origine mistica. I movimenti hanno la pretesa di essere
comunità consacrate in grado di ridefinire non solo l’identità del
soggetto, ma l’intera realtà. La maggior parte delle sette si propone un
rinnovamento, una trasformazione a livello mondiale delle relazioni
sociali ed individuali. Spesso un individuo aderisce ad una setta
stimolato da:
– una polemica anti-scinteistica e anti-tecnologica con tendenze
nettamente ecologiche;
– una critica radicale del cattolicesimo arido, stantio, impelagato col
potere e artefice dei roghi dell’Inquisizione;
– una importanza data all’individuo: “l’uomo è il grande miracolo,
l’uomo contiene tutta la verità”;
– una promessa di potere magico e di un sapere segreto.
Purtroppo, però, tutte queste aspettative non sono mai realizzate e
per questo motivo sempre più spesso si insiste troppo sulla pars destruens
della setta e si sottolinea la contrapposizione; mai si tenta di capire il
punto di vista in cui la setta e il movimento si trovano, perché si ha
poca fiducia nel dialogo, e perché spesso la setta si oppone ad esso.
Bisogna ricordare a tal proposito che i cristiani e non cristiani si sono
perseguitati a vicenda per troppi secoli che a volte hanno trascurato ed
emarginato i valori che giustamente la setta o il gruppo pone al centro
della sua concezione di vita e della sua attività.
Il fenomeno ed il rapido affermarsi di nuovi movimenti religiosi e di
comunità o gruppi che vogliono esprimere particolari credenze in
materia di religione e di spiritualità costituisce un fenomeno
relativamente nuovo, ma indubbiamente consistente. Nel mondo delle
sette o nuove religioni c’è di tutto e i santoni, guru, maestri, o “avator”,
che continuano a spuntare ad ogni angolo del globo, mostrano un
grande disprezzo sia per il codice penale sia per il comune senso del
convivere. Tale fenomeno si rivela in maniera diversa in tutto il mondo;
di frequente si serve di sistemi missionari e propagandistici efficaci e
moderni che fanno leva sui mass-media più diffusi ed incisivi, che sono
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utilizzati non solo verso gli aderenti e simpatizzanti ma anche verso
tutti coloro che possono essere sensibilizzati dalla loro azione tenace ed
a volte “fanatico proselitismo”. Il fatto è che, nell’ambito della
modernità e dell’attuale situazione, i nuovi soggetti sociali si trovano a
vivere una molteplicità di esperienze che, se giovano come stimoli
all’agire, creano allo stesso tempo un’identità culturale imprecisa e
fragile.
Il crollo non tanto dei valori (i quali per loro definizione sono
relativi, storicamente e culturalmente determinati) quanto di una
gerarchia organica di valori e di un sistema etico coerente, è il vero
dramma della coscienza moderna. Alle persone impreparate a portare il
peso di questo dramma le religioni alternative offrono un reale e spesso
affascinante spazio di salvezza.
Anche se esistono differenze di tono e di qualità, tali movimenti
propongono tre linee di forza su cui è basata la loro diffusione:
– le sette soddisfano bisogni significativi per l’esperienza interiore,
sebbene espressi in modo indefinito;
– un messaggio di salvezza e l’adesione ad una comunità;
– il possesso di mezzi finanziari posti al servizio delle loro attività di
proselitismo.
Alle persone che ai primi contatti fanno seguire un’accettazione più o
meno incondizionata delle dottrine e della prassi di questi movimenti,
essi sembrano offrire un forte senso di appartenenza a un gruppo che
dà protezione, sicurezza, condivisione di fraternità, risposte presentate
come nuove e vere, direttive ben chiare, una partecipazione attiva a più
livelli e uno stile di preghiera e predicazione in sintonia con le
aspirazioni delle persone. Le persone che ad essi aderiscono soddisfano
anche il bisogno di essere riconosciute e di appartenere ad un gruppo
elitario che ricerca trascendenza, meditazione, realizzazione spirituale e
salvezza sotto la direzione e la guida di un capo carismatico, di un guru,
di un profeta, che di solito promette l’inizio di una nuova epoca, di una
nuova era. Alcuni gruppi promettono di offrire anche guarigioni fisiche
oltre che spirituali. L’esperienza interiore proposta dovrebbe portare
alla autorealizzazione, ad un miglioramento delle capacità mentali,
all’equilibrio psico-fisico, al benessere generale e si basa su tecniche e
pratiche alle quali le religioni tradizionali hanno da contrapporre solo sterili
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rituali dettati dall’obbedienza, come ha affermato Osho fondatore della
setta degli Arancioni.
Il messaggio di salvezza comporta la scoperta di una verità
trascendente misteriosa, segreta, di origine mistica, la quale si rivela o si
capta attraverso l’esperienza individuale interiore e che si rafforza con
pratiche rituali in cui spesso è presente uno sfondo magico
(Rosacruciani, Bambini di Dio, Mamma Ebe, Gruppo del Rosario,
Tempio del Sole). La conoscenza mistica e la salvezza finale sono
connesse con la liberazione delle potenzialità dell’Io e con l’impegno
ascetico. Tutti i movimenti pretendono di essere comunità consacrate
in grado di ridefinire non solo l’identità del soggetto, ma l’intera realtà.
Le sette, infatti, si propongono tutte un rinnovamento, una
trasformazione a livello mondiale delle relazioni sociali, individuali e
soprattutto simboliche. Gli adepti pensano di essere capaci di
determinare trasformazioni straordinarie nei rapporti tra l’uomo e la
donna.
Qualcuno ha ipotizzato, che la causa di fondo del sorgere dei nuovi
culti sarebbe proprio la protesta contro la modernità e contro la sua più
lacerante contraddizione che oppone una sfera pubblica razionale,
astratta, impersonale e una sfera privata priva di orientamenti e che pur
deve decidere del proprio destino.
In definitiva i nuovi movimenti desiderano offrire all’uomo una
dimora all’essere, una visione totalizzante del mondo, in cui è superata
la spaccatura tra pubblico e privato.
Ed allora ecco le alternative.
Le persone frustrate ricevono dal gruppo esoterico la possibilità di
una gratificazione: tutte si sentono importanti e chiamate ad una
significativa missione. Il tipo ideale dell’esoterico è un frustrato della
modernità che però ha molte ore libere da dedicare allo studio della
dottrina segreta, mentre un tempo avrebbe lavorato in fabbrica o nei
campi per dodici ore al giorno; è un vegetariano che sessanta anni fa
avrebbe sofferto di sottoalimentazione e che ora disprezza la carne
proprio perché la può comprare; è una casalinga che usa gli
elettrodomestici ma odia la scienza; è un giovane assediato dalla
solitudine e che ha bisogno di confidarsi. I nuovi movimenti religiosi
presentano in tale contesto un’alternativa alla dispersione urbana,
all’isolamento, alla neutralità affettiva, alla confusione dei valori
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fondanti. Su tali situazioni di base si gioca il carisma dei capi che hanno
risposte buone per tutti e lusingano i creduloni che possono diventare
simili a Dio. Bisogna sottolineare che i “maestri” il più delle volte sono
in malafede e pretendono una sottomissione per brama di potere e
soprattutto, per motivi economici. Un vertiginoso giro di miliardi è
legato a tutti i gruppi, alle sette e alle organizzazioni esoteriche. Di
fronte alle figure dei “maestri” gli adepti diventano sottomessi,
fiduciosi, si privano di ogni senso critico e diventano succubi, pronti ad
essere manipolati in ogni senso. L’esoterismo non dà strumenti veri di
liberazione, ma in nome della libertà del soggetto ripropone la
dipendenza intellettuale. L’uomo, come la storia ci dimostra, vuole un
capo carismatico che in nome della libertà gli dia invece schiavitù.
Per avvicinarsi a comprendere quella che è la realtà legata ai nuovi
movimenti e ai soggetti che ne sono attratti, è opportuno analizzare e
approfondire alcuni elementi. Si discute tanto circa la terminologia da
usare e se questa debba essere di matrice psicologica, teologica o
sociologica, inoltre se possa esserci una classificazione descrittiva di
questa realtà. Il tentativo di determinare che cosa debba intendersi per
movimento religioso si è rivelato molto difficile. In esso, infatti,
vengono ricompresi tutti i gruppi – religiosi, magici, gnostici – che
abbiano un minimo di stabilità, con una gerarchia e un rituale. In effetti
è opportuno usare tale termine perché “possiede una elasticità
concettuale che non pregiudica, o pregiudica meno, la natura
dell’oggetto da indagare4” ed è “un ulteriore contributo a capire in fase
dinamica ed evolutiva queste realtà5”. Anzi si può affermare che la
definizione più appropriata non sia tanto “nuovi movimenti religiosi”
(N.M.R.) quanto “movimenti religiosi alternativi” (M.R.A.)6.
Di nuovo in essi si riscontra veramente poco e forse sono nuove
solo le persone che li fondano e costruiscono. Questi movimenti,
spesso, prendono spunti da sette giudaiche, da sette apparse nei primi
secoli di Storia della chiesa, o nel periodo medioevale; oppure prendono
spunti ed elementi da altre grandi religioni, o si comportano in modo
sincretistico fondendo assieme arbitrariamente e acriticamente dottrine,
4
FILORAMO G., I nuovi movimenti religiosi, Laterza, Bari 1996, p. 19.
TERRIN A.M., Nuove religioni, Morcellania, Brescia 1995, p. 19.
6
FERRARI G., Commento al documento della Santa Sede sulle sette, In Nuovi
movimenti religiosi non cattolici in Italia, Ed ELLE DI CI, Torino 1987.
5
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filosofie ed elementi culturali di religioni diverse e anche elementi
pseudoscientifici. Però, in tutti quanti, anche se in misura diversa si
riscontra un denominatore comune: volersi porre in alternativa, nel
tempo e nel luogo in cui si affermano, alla società e alla religione che in
essa è maggiormente diffusa. La chiave di volta dell’intero edificio
sarebbe, poi, costituita da un processo di riforma del pensiero
nell’adepto, da una sorta di lavaggio del cervello che è assunto quale
prodotto ed insieme strumento tipico dai gruppi, e dunque, quale
principium individuationis della loro portata deviante.
Da un punto di vista terminologico, a prescindere dai nomi spesso
cangianti dei diversi movimenti, per indicare indistintamente i gruppi
connotati da riferimenti religiosi sono adoperate espressioni diverse e
molto variegate. Nella letteratura di lingua inglese si parla soprattutto di
cults, sects, destructive cults7, extremist cults. In Germania sono adoperate le
espressioni Sekten, Kulten, destruktive Kulte, extremistische religiöse Kulte,
Psychokultur.
Le elaborazioni degli ultimi anni pongono in luce come tali termini, a
cui si aggiunge l’italiano “setta8” siano usati, nell’accezione comune, in
modo alquanto spregiativo (infatti, è rifiutato dagli adepti e dai capi
carismatici).
La difficoltà in merito deriva in parte dall’impossibilità di delineare
esattamente una “setta”. Di questo termine non esiste una definizione
giuridica o universalmente ammessa, e ciascuno applica la propria, a
seconda del suo punto di vista. Anche i mass-media hanno diffuso una
nozione di setta come categoria generale connotata da una intensa nota
7
Destructive cults (culto distruttivo) è il termine che si è affermato maggiormente e che
è applicato ad una gran parte dei gruppi con tendenze settarie e totalitarie; in
particolare, si riferisce a quelle sette che praticano il controllo mentale (distruttivi
perché distruggono la vecchia personalità di un individuo per crearne una nuova).
8
Il termine setta, derivato dalla stessa radice sel verbo latino sequor (e dal suo
rafforzativo sector) originariamente indicava l’insieme dei seguaci di un maestro, o di una
data scuola di pensiero. Successivamente prevalse l’etimologia che lo ricollegava al
verbo secare (tagliare, staccare), quindi cominciò ad essere utilizzato per indicare le
congreghe di natura ereticale, distaccatesi da una classe madre, assumendo una valenza
sostanzialmente negativa. Quest’ultima, però, “è meno relativistica, in quanto implica il
concetto di una religione più vasta di cui la setta sarebbe appunto separata” (GATTO
TROCCHI ) infatti aggiunge che sectae all’origine erano le scuole degli stoici, degli Epicurei
e persino dei giureconsulti per non parlare dei primi cristiani seguaci di una secta
(dottrina) a tutti gli effetti.
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di disvalore, che ricomprende tutti i movimenti che presentano ragioni
di devianza rispetto alla normalità sociale. Oggi setta è diventato
sinonimo di conventicola, covo di streghe, congrega ereticale. Per
delineare questo mondo così variegato facciamo un rapido excursus sui
criteri avanzati dagli studiosi di esse.
Può aiutare subito il Rapporto Guyard 9, in Francia; in esso pur
sottolineandosi l’estrema difficoltà nel definire giuridicamente il termine
setta si sostiene che essa può essere considerata un movimento religioso
se presenti almeno una delle seguenti caratteristiche: la destabilizzazione
mentale, il carattere esorbitante delle esigenze finanziarie, la rottura
indotta con l’ambiente di origine, gli attentati all’integrità fisica,
l’indottrinamento intensivo dei bambini il discorso più o meno
antisociale, le turbative dell’ordine pubblico, l’importanza dei problemi
giudiziari, l’eventuale storno dei circuiti economici tradizionali, i
tentativi di infiltrazione nei poteri pubblici.
Di quì la proteiforme fenomenologia dei singoli movimenti religiosi,
si può così sintetizzare:
– una dottrina che coinvolge l’intera vita di una persona;
– un sistema comportamentale omnipervasivo che si impone quale
elemento di rottura con i valori e le abitudini di vita ordinari;
– fede cieca in un leader carismatico, a cui spesso sono attribuiti
poteri divini;
– alto livello di coesione della comunità;
– isolamento dalle persone e dalle istituzioni esterne;
– capacità coercitiva del gruppo, stimolante la paura di sanzioni.
E’ il rapporto di una Commissione d’inchiesta dell’Assemblée Nationale, (Rapport
fait au nom de la Commission d’enquête sur les sectes – document n. 2468 – président:
M. Alain Gest), del 10 gennaio 1996, così chiamato dal nome del deputato francese, M.
Jacques Guyard, che ha coordinato i lavori. Esso è stato criticato da molti studiosi di
sociologia religiosa: si veda il documento del CESNUR di Torino (Centro Studi sulle
Nuove Religioni) e del CESNUR U.S.A. intitolato “Warrant for Persecution”, diffuso il
31 gennaio 1996 negli Stati Uniti e in Canada, firmato tra gli altri da Massimo
Introvigne, direttore del CESNUR, da J. Goldon Melton, direttore dell’Institute for the
Study of American Religion, Susan Palmer, docente presso il Dawson College di
Westmont (Québec-Canada). Lo stesso rapporto, intitolato “Instauration d’un droit de
persécution? Une réponse au Rapport de la Commission d’enquête sur le sectes” è stato
in seguito presentato a Parigi (cfr “LE MONDE”, 9 febbraio 1996).
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E’ stata fatta anche una divisione delle sette raggruppate in:
– “intramondane”, che promettono di cambiare dall’interno, in cui le
derive nascono essenzialmente dal desiderio di denaro e di potere
perciò esercitano sugli adepti pressioni di carattere economico e tentano
di infiltrarsi nello stato;
– “extramondane” che vedono la società come irrecuperabile e
quindi tentano di ricrearne un’altra perfetta e tagliata fuori dal mondo.
In questo caso la deriva è più grande, tanto che può condurre
all’omicidio o al suicidio.
Molti studiosi del fenomeno preferiscono adoperare le espressioni
“nuovi movimenti magici”, tendiamo a sottolineare il loro carattere
neutro, senza implicazioni denigratorie. Riguardo, poi, la possibilità di
classificare tali gruppi, molte sono le teorie, ma nessuna
onnicomprensiva. In Inghilterra è stata elaborata una distinzione
basandosi sul comportamento dei fruitori di un culto:
1. Clients cults, costituiti dall’insieme di coloro che hanno contatti, sia
pur occasionali, con soggetti che offrono gratuitamente o a pagamento
“prestazioni” di un certo tipo (guaritori, maghi, indovini, medium,
consulenti spirituali);
2. Audience cults, formati dall’uditorio che circonda alcuni personaggi
di una certa notorietà, che comunicano le loro idee in maniera
impersonale attraverso libri, riviste, trasmissioni televisive;
3. Cults movements, movimenti religiosi veri e propri.
Per quanto attiene i caratteri sostanziali che differenziano i “nuovi
movimenti religiosi” da quelli tradizionali una corrente minoritaria li ha
individuati nel proselitismo aggressivo e una forte intolleranza verso
culti altrui, anche se questi aspetti possono ritrovarsi in alcune religioni
tradizionali o nelle rispettive correnti scismatiche; secondo altri
prevarrebbe un aspetto carismatico; questi gruppi nascono intorno agli
insegnamenti e le direttive di un leader; spesse volte i gruppi si
infoltiscono con il crescere della personale notorietà del leader.
In Italia una tesi accreditata, di cui si servono tra gli altri C. Gatto
Trocchi e M. Introvigne, parte da un’analisi storica. Sotto il profilo
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strettamente terminologico, alle originarie espressioni, di matrice
anglosassone e di valenza indubbiamente impropria e spregiativa, gli
studiosi italiani hanno sostituito la dizione Nuovi movimenti religiosi per
indicare tutti i gruppi portatori di istanze fideistiche venutisi a formare
in tempi relativamente recenti.
Essi distinguono i vari culti in:
– movimenti di innovazione occidentale10;
– movimenti di derivazione cristiana11;
– movimenti di ispirazione orientale12.
A tale classificazione si rifà anche il rapporto del Dipartimento di
Pubblica Sicurezza del 29 aprile 199813. Anche il GRIS14 ha cercato di
dare una definizione di setta definendola un mondo chiuso nella quale
si viene introdotti con metodi spesso al limite della legalità e da cui (a
differenza di qualsiasi confessione religiosa) è difficilissimo uscire.
10
Questo primo gruppo è formato da “movimenti per lo sviluppo del potenziale”
(self improvement), detti anche “psicosette”, o anche autoreligioni, spesso basati su pretesi
fondamenti scientifici, che promettono ai partecipanti incrementi di capacità. Su di essi
si accentrano le accuse di “Destrutturazione mentale e di indebito arricchimento ai
danni degli affiliati”.
11
I movimenti di derivazione cristiana hanno alcune tematiche in comune. con il
cristianesimo per quel che riguarda l’Antico Testamento, mentre cambiano le
concezioni teologiche, i precetti e le liturgie. Pongono al centro della loro visione
l’attesa apocalittica ed escatologica. Essi sono classificati in cinque gruppi diversi. Ad
alcuni di questi gruppi “messianici, sincretici, e false chiese” è riservata una certa
attenzione a causa dei vaneggiamenti di alcuni profeti-messia che destano ragionevoli
perplessità, mentre su altri gruppi (Bambini di Dio) circolano notizie alquanto
preoccupanti.
12
I movimenti di derivazione orientale divisi in tre tipologie, sono stati creati da
occidentali suggestionati dalla cultura orientale, o sono movimenti considerati nuovi nel
paese in cui sono sorti ed importati in occidente da maestri orientali intenzionati a
proporre messaggi tipici della loro tradizione, o sono gruppi orientalisti fondati da
maestri italiani. Questi gruppi (Ananda Malga, Arancioni) in Italia non hanno dato
finora adito ad alcun rilievo, mentre in altri paesi sono stati perseguitati. Altri gruppi,
guidati da “guru” nostrani sono esaminati più a fondo perché in essi si nascondono
“personaggi ambigui o con intenzioni truffaldine”.
13
Rapporto del Dipartimento di Pubblica Sicurezza inviato il 29/4/1998 dal
Ministro degli Interni alla Commissione per gli Affari Costituzionali della Camera dei
Deputati del Parlamento Italiano.
14
Gruppo Cattolico di Ricerca e Informazione sulle Sette.
Confessioni e sette religiose: una breve introduzione
187
“E’ un universo blindato che blocca e inibisce i rapporti dell’adepto
con il mondo esterno, che cerca di spingere il neofita ad un taglio netto
con la famiglia, gli amici o il lavoro, e che utilizza di frequente una serie
di tecniche sofisticate per fiaccare la volontà ed indebolire lo spirito
critico dei fedeli”.
Dalla religione, intesa come esperienza del sacro per sé stessa, va
tenuta distinta la magia15 come esperienza di potere destinata a
migliorare le condizioni di chi la pratica.
La magia ha la sua base ideologica in una forma molto particolare di carattere
arcaico, del pensiero causalistico, che ammette che l’azione su una parte del tutto si
rifletta su tutto, che l’azione su un simulacro si produca sul modello, che oggetti simili
producano effetti simili. Le pratiche magiche, eseguite da particolari individui (sciamani,
stregoni, uomini-medicina) possono avere aspetti sociali, simbolici, mistici e psicologici.
[Enciclopedia Universale, voce “magia”, vol. IX, Rizzoli Editore, 1969]. AA:VV., Nuovi
movimenti religiosi, a cura di Baum e Colemanau n. 1/1983. Per una ricerca più
approfondita sul tema si tenga presente la seguente dottrina: AAVV, Diritti dell’uomo e
libertà dei gruppi religiosi. Problemi giuridici, Cedam, Padova, 1989. AAVV, Enciclopedia
Garzanti del Diritto, Garzanti Editore, Milano, 1993. AAVV, Enciclopedia Zanichelli,
Zanichelli Editore, Bologna, 1995. AMORTH G., Esorcisti e Psichiatri, EDB, Bologna, 2000.
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of Greater Los Angeles, Los Angeles, 1988 BARKER E., I nuovi movimenti religiosi, Arnoldo
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réligieuse, ed. du Centurion, Paris 1965. CASUSCELLI G., Post-confessionismo e transizione,
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nuovi dei. Culti e sette emergenti in tutto il mondo, Gremese, Roma 1989. FERRARI G., Commento
al documento della Santa Sede sulle sette, in “Nuovi movimenti religiosi non cattolici in
Italia”, Ed ELLE DI CI, Torino 1987. FILORAMO G., I nuovi movimenti religiosi, Laterza,
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mago, Sugarco Edizioni, Varese 1990. INTROVIGNE M.-MAYER J.F.-ZUCCHINI E., I nuovi
15
188
Lucilla Vago
I movimenti magici sono caratterizzati da uno scopo diverso e più
strumentale rispetto a quelli religiosi, anche se sono sociologicamente
simili.
movimenti religiosi. Sette cristiane e nuovi culti, Leumann, Elle Di Ci, Torino 1990. MAGGIONI
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