Fonti Storia Romana A-14

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Fonti Storia Romana A-14
STORIA ROMANA – A
2016-2017
Introduzione alla storia di Roma (14)
Vell. Pat., II, 31
Converterat Cn. Pompei persona totum in se terrarum orbem et per omnia maior civi habebatur. Qui cum consul
perquam laudabiliter iurasset se in nullam provinciam ex eo magistratu iturum idque servasset, post biennium
A. Gabinius tribunus legem tulit, ut cum belli more, non latrociniorum, orbem classibus iam, non furtivis expeditionibus
piratae terrerent quasdamque etiam Italiae urbes diripuissent, Cn. Pompeius ad eos opprimendos mitteretur essetque
ei imperium aequum in omnibus provinciis cum proconsulibus usque ad quinquagesimum miliarium a mari. Quo scito
paene totius terrarum orbis imperium uni viro deferebatur; sed tamen idem hoc ante septennium in M. Antonii
praetura decretum erat. Sed interdum persona ut exemplo nocet, ita invidiam auget aut levat: in Antonio homines
aequo animo passi erant; raro enim invidetur eorum honoribus, quorum vis non timetur: contra in iis homines
extraordinaria reformidant, qui ea suo arbitrio aut deposituri aut retenturi videntur et modum in voluntate habent.
Dissuadebant optimates, sed consilia impetu victa sunt.
La persona di Gneo Pompeo aveva volto a sé il mondo intero, e in ogni cosa era considerata superiore per la sua
potenza. Nonostante come console avesse lodevolmente giurato che in seguito non si sarebbe recato in nessuna
provincia e avesse anche tenuto fede alla parola, dopo due anni il tribuno della plebe Aulo Gabinio propose una legge:
siccome i pirati seminavano ovunque il terrore con le loro flotte, non con scorrerie ma con vere e proprie azioni di
guerra, e avevano devastato anche alcune città italiche, si inviasse Gneo Pompeo a combatterli, con un imperium
uguale a quello dei proconsoli in ogni provincia (in cui si fosse trovato a dover combattere i pirati) e fino a cinquanta
miglia nell’interno. Con questa legge si consegnava quasi tutto il mondo all’imperium di un solo uomo, ma tuttavia lo
stesso era decretato sette anni prima per il pretore Marco Antonio. Ma a volte la singola personalità, come nuoce per
l’esempio, così fa nascere o sopisce l’invidia. Si era disposti ad accettare senza turbamento la missione di Antonio,
raramente infatti si invidiano i poteri conferiti a uomini la cui potenza non desta timore, mentre sono temuti poteri
straordinari affidati a uomini che sono ritenuti capaci di deporli o conservarli a loro arbitrio, e hanno come solo limite
la loro volontà. Gli ottimati cercavano di non far passare la legge, ma il loro parere fu travolto dall’impeto.
[Antologia delle fonti, II.20, T97]
AE 1990, 940 (Ilion –Troade, 64 a.C.)
ὁ δῆμος κα[ὶ οἱ ν]έοι / [Γναῖον Πο]μπήιον, Γναίου [ὑ]ιόν, Μάγνον, τὸ τρίτον / [αὐτοκράτ]ορα, τὸν πατρώνα καὶ
εὐεργέτην τῆς πόλεως / [εὐσεβεία]ς ἕνεκεν τῆς πρὸς τὴν θεὸν τὴν οὖσαν αὐτῶι / [---]ν καὶ εὐνοίας τῆς πρὸς τὸν
δῆμον ἀπολύσαντα / [τοὺς ἀ]νθρώπους ἀπό τε τῶν βαρβαρικῶν πολέμων / [καὶ τῶν π]ιρατικῶν κινδύνων
ἀποκαθεστάκοτα δὲ / [εἰρ]ήνην καὶ τὴν ἀσφάλειαν καὶ κατὰ γῆν καὶ κατὰ θάλασσαν.
Il popolo e i nèoi (hanno innalzato la statua di) Gneo Pompeo Magno, figlio di Gneo, generale in capo per la terza
volta, patrono e benefattore della loro città per la sua devozione nei confronti della dea che è qui… e la sua
benevolenza verso il popolo, lui che ha liberato gli uomini dalla guerre contro i barbari e dai pericoli suscitati dai pirati
e ha ristabilito la pace e la sicurezza sulla terra e sul mare.
Plut., Pomp., 30, 1-2
Quando fu annunciato a Roma che la guerra contro i Pirati era conclusa e che Pompeo, libero da impegni trascorreva il
tempo a visitare le città, uno dei tribuni della plebe, un certo Manilio, presentò una proposta di legge, sulla base della
quale Pompeo, prendendo sotto la sua giurisdizione tutto il territorio e le forze militari di cui (Lucio Licinio) Lucullo
aveva il comando e aggiungendovi la Bitinia, che era sottoposta a Glabrione, doveva muore guerra ai re Mitridate [ re
del Ponto] e Tigrane [re dell’Armenia], con la flotta e il dominio del mare secondo le condizioni alle quali le aveva
inizialmente ricevute. Questo insomma significava che l’impero romano era nelle mani di uno solo.
[Antologia delle fonti, II.20, T100]
Plin., Nat. Hist., VII, 27, 95-99
(95) Verum ad decus imperii Romani, non solum ad viri unius, pertinet victoriarum Pompei Magni titulos omnes
triumphosque hoc in loco nuncupari, aequato non modo Alexandri Magni rerum fulgore, sed etiam Herculis prope ac
Liberi patris. (96) igitur Sicilia recuperata, unde primum Sullanus in rei publicae causa exoriens auspicatus est, Africa
vero tota subacta et in dicionem redacta Magnique nomine in spolium inde capto, eques Romanus, id quod antea
nemo, curru triumphali revectus et statim ad solis occasum transgressus, excitatis in Pyrenaeo tropaeis,
oppida DCCCLXXVI ab Alpibus ad fines Hispaniae ulterioris in dicionem redacta victoriae suae adscripsit et maiore
animo Sertorium tacuit, belloque civili, quod omnia externa conciebat, extincto iterum triumphales currus eques R.
induxit, totiens imperator ante quam miles. (97) postea ad tota maria et deinde solis ortus missus hos retulit patriae
titulos more sacris certaminibus vincentium — neque enim ipsi coronantur, sed patrias suas coronant —, hos ergo
honores urbi tribuit in delubro Minervae, quod ex manubiis dicabat: CN·POMPEIVS MAGNVS IMPERATOR BELLO XXX
ANNORVM CONFECTO FVSIS FVGATIS OCCISIS IN DEDITIONEM ACCEPTIS HOMINVM CENTIENS VICIENS
SEMEL LXXXIII DEPRESSIS AVT CAPTIS NAVIBVS DCCCXLVI OPPIDIS CASTELLIS MDXXXVIII IN FIDEM RECEPTIS TERRIS
A MAEOTIS AD RVBRVM MARE SVBACTIS VOTVM MERITO MINERVAE. (98) Hoc est breviarium eius ab oriente.
triumphi vero, quem duxit a. d. III kal. Oct. M. Pisone M. Messala cos., praefatio haec fuit: CVM ORAM MARITIMAM
PRAEDONIBVS LIBERASSET ET IMPERIVM MARIS POPVLO ROMANO RESTITVISSET EX ASIA PONTO ARMENIA
PAPHLAGONIA CAPPADOCIA CILICIA SYRIA SCYTHIS IVDAEIS ALBANIS HIBERIA INSVLA CRETA BASTERNIS ET SVPER
HAEC DE REGE MITHRIDATE ATQVE TIGRANE TRIVMPHAVIT. (99) Summa summarum in illa gloria fuit (ut ipse in
conditione dixit, cum de rebus suis disseret) Asiam ultimam provinciarum accepisse eandemque mediam patriae
reddidisse. si quis e contrario simili modo velit percensere Caesaris res, qui maior ille apparuit, totum profecto
terrarum orbem enumeret, quod infinitum esse conveniet.
Inserire a questo punto la menzione completa delle imprese vittoriose di Pompeo Magno torna ad onore non di un
uomo solo, ma di tutto l’impero romano; egli uguagliò lo splendore delle imprese non soltanto di Alessandro Magno,
ma quasi anche di Ercole e di Liber Pater. Dopo aver dunque riconquistato la Sicilia [82 a.C.] – da dove, come seguace
di Silla, inaugurò il suo sorgere sulla scena politica romana – e dopo aver sottomesso e assoggettato l’intera Africa, da
cui riportò come bottino il nome di Magno, lui un cavaliere romano (fatto senza precedenti), tornò in patria su un
carro trionfale [81 a.C.] e subito ripartì per l’Occidente dove, innalzando trofei sui Pirenei, vi ascrisse a merito della sua
vittoria l’avere sottomesso 876 città, dalle Alpi ai confini della Spagna Ulteriore; e, con grande generosità, non fece
menzione di Sertorio. In seguito, dopo aver sedato la guerra civile, che era stata la causa di tutte le guerre esterne, per
la seconda volta – lui, un cavaliere romano – condusse a Roma il carro trionfale, ancora una volta generale prima di
essere soldato [trionfo del 71 a.C.]. Poi, inviato in tutti i mari [67 a.C.] e quindi in Oriente, riportò questi titoli d’onore
alla sua patria, secondo l’uso dei vincitori nei giochi sacri (non sono infatti i vincitori ad essere incoronati, ma sono essi
che incoronano la propria patria; questi onori, dicevo, tributò alla sua città nel tempio di Minerva, che dedicò coin i
proventi del bottino [62 a.C.]: Il generale Gneo Pompeo Magno, condotta a termine una guerra durata 30 anni, dopo
avere vinto, messo in fuga, ucciso, sottomesso 12.183.000 uomini, affondato o catturato 846 navi, assoggettato 1538
città e roccheforti, conquistato le terre dalla Meotide [Mar d’Azov] al Mar Rosso, scioglie doverosamente il suo voto a
Minerva. Questo è il sommario delle sue imprese in Oriente. Ecco invece la formula iniziale del trionfo che celebrò il 29
settembre dell’anno del consolato di Marco Pisone e Marco Messalla [61 a.C.]: avendo liberato le coste dai pirati e
avendo restituito il dominio del mare al popolo romano, ha trionfato su Asia, Ponto, Armenia, Paflagonia, Cappadocia,
Cilicia, Siria, Sciti, Giudei, Albani, Iberia, sull’isola di Creta, sui Bastarni e, inoltre, sul re Mitridate e su Tigrane . Il
culmine massimo, in una così grande gloria, fu (come disse lui stesso in assemblea, nel discorso che tenne sulle sue
imprese) quello di aver ricevuto l’Asia come provincia di frontiera e di averla restituita alla patria come una provincia
interna. Se qualcuno per contro volesse passare in rassegna allo stesso modo le imprese di Cesare, che si dimostrò
superiore a Pompeo, dovrebbe di certo elencare il mondo intero, e si converrà che non si finirebbe più.
*cfr. Cic., Phil., II, 68 s. e SHA, Gord., 3 (domus rostrata di Pompeo, su cui F. Marucci, in Erga – Logoi, 3,1, 2015, pp. 133-166)
CIL, VI 40897 (Roma, 63 a.C. [?])
Casius Longinu(s) quei Catilinae {su} / sufragatur.
CIL, VI 40904 (Roma, 63 a.C. [?])
M. Cato quei petit tribunu plebei.
CIL, XIV 4707 = AE 1997, 253 = AE 2008, 278, cfr. F. Zevi, in Epigrafia latina. Ostia: cento iscrizioni in contesto, Roma
2010, pp. 95-97, nr. 8 (Ostia, porta Romana, 63-58 a.C.)
[Se]n[at]u[s P]opulu[sque R]o[manus] / Co[loniae] O[stie]nsium m[u]ro[s et portas dedit]. / M. [Tull]iu[s] Ci[ce]ro
c[o(n)s(ul)] fec[it locavit]que. / [P. Clodi]us P[u]lcher tr(ibunus) p[l(ebis) consu]mmav[it et prob]av[it]. / [Portam
vetus]tate [c]orrupta[m ---]re a[---ru---].
Plut., Caes., 13, 3-6
Cesare subito ordì un piano che ingannò tutti tranne Catone: la riconciliazione tra Pompeo e Crasso, che detenevano il
massimo potere in città. Cesare li fece riavvicinare, fece diventare amici i vecchi nemici, e attirò su di sé il potere che
derivava da entrambi. Con un gesto che si diceva magnanimo, trasformò la costituzione senza che nessuno se ne
accorgesse. Difatti non fu la discordia tra Cesare e Pompeo a provocare le guerre civili, come credono i più, ma
piuttosto la loro concordia, poiché in un primo tempo si coalizzarono per distruggere l’aristocrazia, poi allo stesso
modo furono in lotta l’uno contro l’altro.
Plut., Cato minor, 41, 1-3
In seguito a questi avvenimenti Pompeo e Crasso si incontrarono con Cesare che aveva attraversato le Alpi e decisero
di trovare insieme il modo perché essi potessero ottenere un secondo consolato. Una volta assunta la carica,
avrebbero fatto votare per Cesare un altro periodo di comando della stessa durata dell’attuale [ ovvero 5 anni], per sé
le più grandi delle province e risorse in denaro ed armati. Questo atto altro non era se non una cospirazione per
spartirsi i poteri e distruggere l’ordinamento dello stato. In quel tempo molti uomini dabbene si davano da fare per
porre la propria candidatura, ma quando videro che Pompeo e Crasso si accingevano a presentare la loro, si ritirarono.
[Antologia delle fonti, II.20, T101]
Ascon., Pro Milone, 14
Inter haec cum crebresceret rumor Cn. Pompeium creari dictatorem oportere neque aliter mala civitatis sedari posse,
visum est optimatibus tutius esse eum consulem sine collega creari, et cum tractata ea res esset in senatu, facto in M.
Bibuli sententiam S.C. Pompeius ab interrege Servio Sulpicio V Kal. Mart. mense intercalario consul creatus est
statimque consulatum iniit.
Nel frattempo, poiché si andava diffondendo la voce che fosse opportuno nominare Gneo Pompeo dittatore e che in
nessun altro modo potessero essere placate le sciagure della città, agli ottimati sembrò più sicuro nominarlo console
senza collega. Il senato discusse la questione e redatta una delibera dietro mozione di M. Bibulo, Pompeo fu nominato
console dall’interrex Servio Sulpicio, il quinto giorno prima delle calende di marzo, nel mese intercalare e all’istante
prese possesso del consolato.
CIL, I2 2965 (Roma, 52 a.C.)
Sex. Aemilius Sex. l. / Baro, / frumentar(ius), / in ignem inlatus est / prid(ie) Non(as) Quinct(iles) / Cn. Pompeio
co(n)s(ule) tert(ium).