SKAKKI NOSTRI novembre 2010
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SKAKKI NOSTRI novembre 2010
Giornale studentesco del liceo A. Scacchi Novembre 2010 E un po’ come Carrie Bradshaw (certo, manca la tipica sigaretta, un Cosmopolitan e già che ci siamo anche un appartamento fantastico a New York) mi ritrovo questo sabato sera da sola, a casa, a scrivere per la terza volta consecutiva questo editoriale. Certo, potrei iniziare con un banale “Salve Skakkisti!”, ma ripensandoci bene, credo che anche l’anno scorso un mio editoriale iniziasse proprio così. E allora, si cambia. Naturalmente non posso non salutarvi, nostri fidati lettori: saluto i nuovi arrivati allo Scacchi e auguro a tutti quanti un buon anno scolastico. Ma saluto anche coloro che ormai hanno messo le radici in queste aule. E anche coloro che come me si sentono “anziani”. Si, perché quest’anno appena ho messo piede sull’uscio del grande portone marrone della nostra scuola mi sono sentita vecchia. E un po’ estranea. Anno 10 Numero 1 Estranea in una scuola che per questi quattro anni (e sicuramente anche per quest’anno) è stata la mia seconda casa. Estranea perché ormai i volti sono cambiati, non ci sono più i ragazzi che hanno caratterizzato i miei primi anni allo Scacchi. Ora ci sono nuove facce, ancora adolescenti e a me del tutto ignote. Ma più forte di tutto, mi ha invaso un sentimento indescrivibile con un’unica parola. Sapete, è come quando si capisce che si è giunti alla meta. Quando si comprende che ormai il nostro tempo è finito e che bisogna dare spazio agli altri. E, citando un mio compagno di classe, sapere che questo sarà il mio “ultimo primo editoriale” su SkakkiNostri non fa altro che accrescere questa sensazione. Per non parlare poi del primo giorno di quest’anno scolastico ormai iniziato da un bel po’ di tempo. Devo ammetterlo, sono rimasta delusa: tutta la storia dell’ “ultimo primo giorno di scuola”, che deve essere un giorno speciale, di quelli che rimarranno nei tuoi ricordi per sempre, è una gran bufalata. Io non lo ricordo. Perché è stato come un normale giorno di scuola. E mi sento più povera per questo. Ma ora basta: tutto il resto lo butterò nel mio ultimo editoriale. Ritorniamo a noi: quest’anno SkakkiNostri riparte più in forma e motivato che mai e dal prossimo numero troverete sicuramente nuove cose interessanti. In questo nostro primo numero dell’anno 2010 – 2011 ci “limiteremo” a farvi trovare numerose interviste, l’ormai insostituibile Oroscopo e numerosi articoli di tutti i tipi, dall’Attualità alla Moda ( e non mancano le pagine di Giochi, non vi preoccupate). E chiudo lanciando un messaggio, non solo ai nuovi arrivati ma anche ai veterani dello Scacchi: PARTECIPATE. Partecipate, non solo al Giornale, ma in generale a tutta la vita del nostro Liceo. Agorà, Assemblee d’Istituto o riunioni di Redazione di SkakkiNostri non sono una perdita di tempo: servono a farti crescere, a metterti a confronto con persone e idee diverse dalle tue. È come entrare in una piccola società in miniatura: ti fai le ossa, ma poi saprai vivere al di fuori del mondo della scuola, nel mondo del lavoro e nella vita in generale. E poi con la tua presenza aiuti tutti gli altri, anche la scuola. Perché nonostante tutte le riforme sbagliate che si varano, niente e nessuno può modificare la vera anima della Scuola e del nostro Scacchi. La vera anima siamo noi, ragazzi. A presto, Antonella Pagano VP INTERVISTA MAGISTRALE 2 di Valerio Iacovone V P Già nella scorsa assemblea si è parlato della fatidica terza prova ministeriale e lei aveva detto che non c’erano ancora indicazioni precise a proposito. Se n’è poi saputo qualcosa? Non ancora, credo che purtroppo per quest’anno sia difficile l’arrivo di qualsiasi novità a tal proposito se non all’ultimo momento, a livello sperimentale. Si sa solo che dall’anno prossimo andrà a regime una forma di terza prova a livello nazionale. Appena sapremo qualcosa, lo porteremo subito a conoscenza di tutti. Ovviamente quest’anno ci sono stati diversi tagli, dovuti anche a qualche problema economico della scuola. Un esempio è quello del laboratorio di chimica, che è stato bonificato, ma è ancora inaccessibile a causa della mancanza del tecnico. Qual è il problema principale della scuola dovuto ai tagli? Non è vero che i laboratori non sono accessibili. Il problema principale, effettivamente, è quello del dimezzamento dei tecnici; in realtà, secondo l’ordinamento, alla nostra scuola non ne spetterebbe neanche uno: vengono assegnati solo agli istituti che hanno materie che prevedono istituzionalmente lo svolgimento di una parte del programma in laboratorio (come matematica applicata). Per fortuna siamo riusciti ad averli anche noi e, in effetti, è sempre utile avere un tecnico di laboratorio: aiuta la didattica. Erano arrivati addirittura quattro tecnici ma, in seguito alle varie finanziarie, ne sono stati tagliati, in tutti gli istituti, la metà. Quest’anno avremo quindi solo un tecnico per i laboratori informatici ed uno per quelli scientifici (scienze, fisica e chimica). Ho chiesto quindi ai tecnici di concordare con i docenti un calendario che consenta di lavorare meglio e contemporaneamente ho raccomandato ai docenti di rendersi indipendenti dai tecnici ed autonomi nella lezione in laboratorio. Non è detto che per fare una lezione d’informatica ci sia bisogno del tecnico una volta avviata l’attività. Il problema è aggravato dal fatto che l’unico tecnico dei laboratori scientifici sia attualmente in malattia, però i professori dei dipartimenti di matematica, fisica e scienze mi hanno detto che loro si stanno attrezzando per svolgere le esperienze anche senza tecnico. Già da tempo la Gelmini e il governo in generale ci “chiedono” di non Sommario 2- 11 22 - 23 12 - 16 24 - 25 26 17 -19 27 20 28-29 21 2 Skakki Matti 30- 31 portare la politica a scuola. Ci si domanda come si possa pensare che escludere la discussione su qualsiasi argomento, a maggior ragione quello politico, possa giovare agli studenti: non pensa sia importante questo tipo di discussione per formare la nostra coscienza critica? Su quest’argomento bisogna fare delle distinzioni. Sono stato per molti anni professore di filosofia e penso di aver sempre portato la discussione politica all’interno della didattica nel modo corretto: ciò che deve essere lasciato fuori della scuola sono la faziosità, la propaganda, ciò che bisogna invece tener dentro è la discussione critica sui grandi problemi, anche quelli politici. Penso di aver fatto il mio dovere, come professore di filosofia, quando discutendo delle opinioni più significative con una certa imparzialità, pur dichiarando, eventualmente, la mia posizione, davo a tutti i miei ragazzi il materiale per sostenere anche le opinioni contrarie. I miei ragazzi avevano la massima libertà di espressione e opinione, opinioni spesso completamente diverse, se non avverse, alle mie. Bisogna invece assolutamente evitare la propaganda bieca, la divisione, il catechizzare i ragazzi da parte dei professori in base alle loro opinioni: questo cercherò di evitarlo a tutti i costi quale che sia l’orientamento politico dei docenti. In alcuni casi sono intervenuto, anche pesantemente, rimproverando dei docenti che avevano fatto in classe degli interventi scorretti, a cominciare da quelli della mia stessa opinione: non è giusto che un ragazzo debba sentirsi in qualche modo costretto o subordinato dal punto di vista intellettuale solo perché ha un professore o un preside in una posizione oggettivamente sovraordinata rispetto a lui che può utilizzare la propria autorità per forzare le sue idee. E la decisione presa dal governo di inasprire le sanzioni per professori e dirigenti scolastici che in qualsiasi caso parlano male o a sfavore della riforma o del ministero non le sembra quasi una forma di censura? Anche qui bisogna distinguere. Fermo restando che il codice disciplinare cui fai riferimento riguarda in primis i dirigenti scolastici, ci sono delle sanzioni in cui qualsiasi pubblico dipendente può incorrere nel caso in cui violi delle regole. Il problema è che in Italia queste regole sono largamente andate in disuso. Il decreto Brunetta le ha riportate un po’ in uso, se n’è ritornato a parlare, ma si deve precisare che sono sanzioni nei confronti di comportamenti scorretti, non di opinioni: ciascuno di noi, in quanto libero cittadino, può esprimere le proprie opinioni e il suo dissenso nei confronti della Gelmini, di Berlusconi, di Napolitano, di chicchessia e di qualunque azione legislativa, ma ciò che io dipendente o funzionario pubblico o privato non posso fare è diffamare o ingiuriare i miei superiori gerarchici o attaccarli personalmente in modo non consono alla mia posizione. In tal caso, secondo il codice civile, sarei passibile di licenziamento. Si può non essere d’accordo sull’entità e le caratteristiche di alcune misure: io per esempio credo che le sanzioni verso i dirigenti scolastici siano anche molto pesanti e poco proporzionali alla violazione per quanto riguarda alcune mancanze e carenze. Il fatto che in Italia non siamo abituati a tali sanzioni non significa, però, che esse non debbano esserci, altrimenti ne pagheremmo le conseguenze negative: chiunque potrebbe fare quello che vuole senza renderne conto nei confronti degli utenti. Dunque cosa pensa e cosa critica, se critica qualcosa, della riforma? Il discorso è molto complesso. Credo che la riforma abbia dei pregi e dei difetti. Il pregio maggiore, a mio avviso, è proprio uno dei più criticati: ha semplificato radicalmente in termini di numero di sperimentazioni e di discipline, di orario lo scenario della scuola superiore. Sono sempre stato dell’avviso che la regola fondamentale della didattica fosse, come dice Quintiliano, “non tante cose ma poche trattate molto bene”. Nello scenario attuale, completamente globalizzato, in cui le informazioni giungono da ogni direzione, la Scuola non può, ragionevolmente, rincorrere tutti i saperi sparsi per il mondo: deve concentrarsi su alcuni argomenti ad alta densità cognitiva tali che, acquisendoli, i ragazzi possano formarsi in modo da imparare ed agire al di fuori del mondo della scuola. Per fare questo e farlo bene bisogna semplificare, disboscare, diminuire, non aumentare. Mi rendo conto però che, data la funzione di ammortizzatore sociale per la disoccupazione intellettuale, nella fase di passaggio si perdano delle cattedre e ci possano essere conseguenze spiacevoli… non dubito però che alla fine, tra 5 anni, quando avremo universalmente un orario di 4-5 ore, ne avranno guadagnato gli studenti e i professori che in quelle ore potranno lavorare meglio e più approfonditamente. Naturalmente ci sono degli aspetti anche negativi: per diverse ragioni, non ultima la crisi, molta parte della riforma è stata determinata da esigenze economiche, e quindi, per così dire, molto spesso le riduzioni sono state fatte o sono state viste più per l’aspetto brutale del taglio in sé che per l’aspetto pedagogico, o almeno questo aspetto non sempre è stato chiaro. Penso comunque che sia un bene che si sia finalmente fatta una riforma della scuola superiore dopo decenni. La riforma prevede delle forme di monitoraggio: se qualcosa non funzionerà bene, ovviamente, la si potrà correggere. Passiamo alla questione scottante delle gite e della delibera del nostro collegio docenti. Sui giornali, nei vari articoli sulla questione, alcuni contenenti anche sue dichiarazioni, non si fa nessun riferimento al fatto che l’iniziativa fosse partita come una protesta: nella mozione del collegio docenti del Socrate il dipartimento di lettere propone questa forma di “sciopero bianco” contro i tagli indiscriminati, il blocco dei contratti, la riduzione degli orari ecc. Non crede che si sarebbe almeno dovuto accennare a ciò? Non so perché non se ne sia parlato. Ritengo che il documento redatto al Socrate abbia dei profili di illegittimità: sia perché un Collegio docenti non si può autoconvocare senza la presenza del Dirigente scolastico, sia perchè ha competenze molto precise di carattere didattico e tra queste non rientra la contestazione di leggi o norme.. Detto questo, nessuno impedisce ai docenti di riunirsi in assemblea sindacale e dire queste cose, ma non possono farlo come collegio docenti. Nel collegio docenti dello Scacchi, invece, alla presenza del preside, i docenti hanno esposto un certo disagio per tutta una serie di motivi, alcuni anche “sindacali” che però non riguardavono il collegio. Dopodiché il collegio ha recepito tutte le motivazioni didattiche per cui si proponevano le sospensioni delle gite: l’impegno dei professori nell’insegnamento diventa sempre più gravoso a causa della pressione degli esami di stato, del dover rispettare i programmi, del calo della preparazione e dell’attenzione dei ragazzi, dell’aumento del numero di studenti per classe ecc. Durante le gite inoltre aumentano le responsabilità a carico dei docenti a causa del comportamento sempre più scorretto e a volte vandalico dei ragazzi, con gravi danni (anche d’immagine) per la scuola. Anche a fronte del fatto che molto spesso le gite sono solo occasione di socializzazione per i ragazzi più che di accrescimento culturale e che stiamo attraversando una fase critica dal punto di vista economico e per tutte queste ragioni prettamente didattiche i docenti, sentendosi sempre più caricati di mole di lavoro senza riscontrare poi adeguate soddisfazioni, hanno voluto dare un segnale serio: questa non è una protesta contro chicchessia, ma un’assunzione di dignità e una difesa della didattica che diventa sempre più difficile da portare a termine. Data la situazione, non ho avuto motivi per oppormi a questa decisione e ritengo che abbia un fondamento serio. Informandoci un po’ a proposito del bilancio della scuola abbiamo capito che il cosiddetto fondo studentesco, ossia i soldi a disposizione per Skakkinostri, la giornata dell’arte, l’annuario, è in realtà una percentuale sulle entrate dovute alle tasse scolastiche. Qual è questa percentuale? Adesso non saprei dire quale sia la percentuale, potremo quantificarla in Consiglio d’Istituto, ma posso dire che tutte le iniziative degli studenti, i progetti da loro proposti, le attività che si risolvono in aiuto dei ragazzi (gli aiuti economici per le gite, i premi ecc.), tutte le spese strettamente correlate alla didattica sono finanziate con le entrate dei contributi delle famiglie (che ammontano a circa 100.000€.) Abbiamo saputo che nelle scuole medie gli avanzi del bilancio degli anni precedenti, che fino ad ora potevano essere utilizzati per finanziare progetti ed altre attività, ora dovranno essere destinati al risanamento dei debiti degli istituti e al pagamento delle ore di supplenza. Vale anche per il nostro liceo? Ciò che hai detto non è preciso. Dal 2007 i soldi che la scuola riceve dallo stato provengono direttamente dal ministero, non passano più, come prima, dall’ufficio scolastico. Questi soldi si dividono in due parti: la prima, il F.I.S. (fondo istituzione scolastica), è praticamente una parte del salario dei docenti e del personale ATA che viene utilizzata per il premiare il miglioramento e la produttività: è destinato a quella parte del personale che fa del lavoro in più come progetti, straordinari, supplenze ecc. e non può essere utilizzato in nessun’altra maniera. La seconda parte riguarda tutte le altre spese: l’impresa di pulizie, il funzionamento generale, la carta, i canoni ecc. noi riceviamo ogni anno questa dotazione certa, ma esistono anche residui attivi e passivi del passato, ossia di quando questi soldi passavano dalle direzioni regionali e provinciali. I nostri residui attivi, che ammontano apparentemente a centinaia di migliaia di euro, sono per lo più virtuali: sono soldi che avremmo dovuto avere ma che in realtà non avremo mai più oppure che abbiamo avuto e di cui abbiamo dimenticato di cancellare la mancanza nel bilancio: in tante scuole sono stati commessi tanti errori di questo genere nel passato, ossia prima del 2007. Proprio nel 2007, inoltre, quando il ministero si è preso l’onere di gestire “personalmente” questi soldi, noi non abbiamo ricevuto nessuno dei soldi che ci spettavano perché l’ente che doveva accreditarceli non ne era più titolare. Poiché questi crediti risultavano comunque nel bilancio insieme ai residui passivi (anche se questi ultimi restano comunque da pagare) si è potuto commettere l’errore di programmare delle spese, dei progetti, delle attività con questi soldi virtuali pensando che fossero reali, causando, di fatto, una crescita dei debiti a fronte di crediti non riscuotibili. Questi sono problemi che, in parte, hanno tutte le scuole. Noi stiamo facendo degli accertamenti su questa situazione e purtroppo stanno emergendo molti problemi che faremo presenti a chi di dovere. 3 DOCUMENTO DELL’ASSEMBLEA SINDACALE DEI DOCENTI DEL LICEO A.SCACCHI I docenti del Liceo “A. Scacchi”, riunitisi in assemblea, dopo attenta discussione sul Regolamento ordinamentale, organizzativo e didattico dei Licei, profondamente delusi ed indignati nei confronti della classe dirigente italiana che in sede legislativa ha confinato la professionalità degli insegnanti ad un mero esercizio cumulativo di nozioni, dati e discipline, in alcuni casi, assemblate senza alcun criterio, con la pretesa di ritrovare nel docente dedizione, passione, competenza, professionalità a costo zero, dichiarano quanto segue − Vista l’esiguità delle ore di insegnamento a fronte di programmi sempre più articolati ed impegnativi da svolgere in classi sempre più “affollate”; − Vista la grave penuria di fondi stanziati che limita e, in alcuni casi, non consente una seria attività di progettazione mirata a qualificare l’attività dei docenti e degli studenti nella prospettiva della conoscenza intesa come bene comune; − Vista la scarsa considerazione manifestata nei confronti della classe docente che non si è mai risparmiata e il cui impegno, in relazione al tempo e ad energie profuse, non trova un adeguato corrispettivo nell’ambito della pianificazione delle attività da svolgere; E inoltre: − Visti i tagli indiscriminati degli organici e il conseguente licenziamento di tanti docenti precari; − Visto il blocco del contratto e degli scatti di anzianità per tre anni DECIDONO Per il corrente anno scolastico di: − Astenersi dal proporre qualsiasi attività relativa ai progetti POF (fattà eccezione per quelli che prevedono il coinvolgimento di enti esterni); − Astenersi dal proporre itinerari di viaggi d’istruzione, anche per non aggravare di ulteriori spese le famiglie e, nello stesso tempo, sobbarcare la scuola di ulteriore impegno didattico e amministrativo per la sostituzione degli insegnanti accompagnatori (spesso considerati dai non addetti ai lavori come “fortunati destinatari di una gratificazione aziendale”, piuttosto che come volontari che si addossano i rischi e le responsabilità che tale compito comporta!) e per l’organizzazione ed il coordinamento degli stessi viaggi; − Bloccare le adozioni dei libri di testo; alla luce di quanto argomentato, i docenti propongono di utilizzare il Fondo d’Istituto esclusivamente per l’attività didattica di approfondimento per le quinte classi, in vista dell’esame di Stato conclusivo, e pei i corsi IDEI, in considerazione anche del fatto che le classi sono numerose e non si ha il tempo di destinare ore curriculari al recupero di conoscenze pregresse. I docenti intendono in tal modo esprimere il loro disagio e comunicarne le ragioni ai genitori, agli studenti, all’opinione pubblica. Inoltre chiedono al Parlamento, analogamente a quanto è stato deciso per le università, lo stanziamento di adeguate risorse anche per la scuola secondaria superiore, convinti della necessità di garantire la qualità della scuola pubblica. 4 QUANDO UN OMICIDIO DIVENTA UN CASO MEDIATICO di Antonella Pagano VP Basta fare una carrellata fra tutti i telegiornali nazionali, ma anche fra quelli regionali e soprattutto fra quei programmi pomeridiani per accorgersene. Non si fa altro che parlare di Sarah Scazzi, del ritrovamento del suo corpo senza vita, dello zio omicida – stupratore, ossessionato dalla ragazza. Della cugina Sabrina che considerava Sarah come sua sorella, ma che secondo gli inquirenti è stata complice del padre: lo stesso padre l’ha accusata di te- nere bloccata Sarah dalle braccia mentre lui la strangolava. E se volessimo, la serie di rivelazioni, smentite, dettagli più o meno importanti non finirebbe mai. Ma, a parte l’orrore per un simile omicidio, la prima cosa che mi colpisce di tutta la vicenda è con quanta insistenza i mass media continuino a parlarne. E soprattutto non riesco a capire come non riescano a comprendere che tutto questo rumore non fa altro che peggiorare la situazione. Perché giornalisti inviati sul posto della tragedia non capiscono che probabilmente ora la famiglia di questa ragazzina cerca solamente un po’ di pace? Perché i mass media non lasciano il tempo alla madre di Sarah di piangerla da sola, senza dover perseguitare questa donna persino mentre va al cimitero dalla figlia? E soprattutto perché i giornalisti non capiscono che continuando a fare Speciali Tg sulla vicenda non si fa altro che la volontà di coloro che l’hanno uccisa, questa ragazza? Dico questo perché credo fermamente che una mente che può arrivare a concepire un omicidio così, sicuramente avrà pensato alle conseguenze del gesto. Poiché nel nostro Paese ormai più un omicidio è efferato e più riceve attenzione dai tg e dai giornali. E allora, ragionando così, per far parlare di noi dobbiamo per forza uccidere il vicino di casa o il nostro migliore amico in maniera crudele e senza scrupoli? Perché è proprio questo che la gente cerca: cercano il caso eclatante, lo scoop di cui parlare con gli amici e, perché no, anche fare congetture. Fingerci tutti quanti dei piccoli Sherlock Holmes per cercare di indovinare chi è veramente l’assassino. La madre? Lo zio? La cugina Sabrina, o l’altra, Valentina? Certo, non dico che non si debba parlare dell’accaduto: ma ora credo si stia davvero esagerando. La pressione mediatica ha certamente fatto emergere situazioni familiari che sicura- mente non sarebbero state conosciute: un padre – padrone, famiglie senza dialogo e prive di equilibri fondamentali. Ma la sensazione che si ha non appena si accende la tv è che la morte della ragazza sia passata in secondo piano. Ora sembra più importante capire cosa passa nella mente di Michele Misseri, se veramente sua figlia è sua complice, se oltre a loro due, anche qualcun altro ha agito. E sembra che non si ricordi più di star parlando di una vita spezzata a 15 anni. Di una ragazzina che aveva dei sogni. Che entrava nel pieno della sua vita. E che ora è diventata un oggetto di studio da parte di critici televisivi e di criminologi che sparano opinioni in ogni servizio tv. Ora basta. 5 L’”efficienza” del servizio Amtab Alcune volte (lo ammetto) mi è capitato di trovarmi nell’autobus senza il biglietto, ma in quelle poche occasioni in cui ne sono stato sprovvisto è stato perché sono magari capitato in un giorno in cui le edicole, o i tabaccai erano chiusi, perché non mi sono trovato vicino a un’edicola, o perché andavo di fretta (il che è ancora peggio). Una volta sono stato anche multato, poiché, sfinito da una corsa, mi ero seduto un attimo per cercare il biglietto nel mio portafogli paghiamo una determinata cifra ogni volta che viaggiamo (cifra peraltro non trascurabile, se sommiamo 80 centesimi tutte le volte che acquistiamo un biglietto) anche noi pretendiamo che il servizio viaggiatori ci venga offerto in una determinata maniera. Dieci secondi trascorsi in un bus con un biglietto non ancora obliterato non sono niente in confronto al tanto tempo atteso alle fermate ad aspettare che un mezzo mi venga a prendere. L’altro giorno, per esempio, dovendo Così attesi altri minuti. Purtroppo, quando giunse l’ora, stavo ancora aspettando in mezzo alla strada. Due corse erano saltate. La cosa peggiore era che anche quella successiva sarebbe saltata! In conclusione, quando arrivai alla stazione, erano quasi le 21:30, e i miei amici erano lì ad aspettarmi da un’ora. Per fortuna, dovevo solo vedermi con degli amici. Il problema si pone maggiormente quando bisogna andare al lavoro o – come nel mio caso – a e, nel momento in cui mi sono alzato per andare ad obliterarlo, sono saliti i controllori che mi hanno sorpreso con il biglietto ancora non timbrato. Ovviamente, non ho potuto fare storie, e sono stato costretto a pagare una multa di 50 euro, dovuta al fatto che per dieci secondi avevo usufruito di quella corsa con il biglietto non obliterato. Ho imparato la lezione: da quella volta in poi ho sempre fatto attenzione a timbrare il mio biglietto non appena salito sul mezzo. Forse però non siamo solo noi viaggiatori che dobbiamo imparare qualcosa. Forse è il caso che anche il servizio Amtab si dia una regolata, che sappia che, se pretende che noi farmi trovare alla stazione centrale di Bari per le 20:30, ero sceso sotto casa alle 19:20, consapevole che alle 19:30 (come segnalato dagli orari) sarebbe passato il mezzo che mi avrebbe condotto alla stazione di Bari centrale, mezzo che, tra il traffico e altri fattori, avrebbe impiegato una quarantina di minuti per arrivare al capolinea. Attendere una ventina di minuti alla stazione non mi sarebbe costato molto, l’importante era arrivare in tempo. Ma, ovviamente, le mie speranze erano vane: avrei dovuto attendere molto di più, e non alla stazione, bensì sotto casa mia: alle 19:30 non era ancora passato alcun autobus. Pazienza – mi dissi – prenderò quello della corsa successiva, dovrei riuscire ad arrivare lo stesso puntuale. scuola. Una volta scesi di casa per prendere l’autobus che avrebbe dovuto condurmi a scuola in tempo per entrare in orario. Ovviamente, però, saltò la corsa. Fui costretto ad entrare alla seconda ora a causa del ritardo. Purtroppo, non sono l’unico a lamentarmi: documentandomi, ho scoperto che, a quanto pare, molto spesso il servizio Amtab salta le corse. Tirando le somme, due sono i fattori per cui un autobus può subire ritardo: il traffico o problemi tecnici. Ma non credo che il traffico abbia la capacità di far saltare due o tre corse in un’unica serata – certo, può succedere una volta, ma non sempre – e oltretutto gli orari dei bus dovrebbero venir fuori da una media fra a che ora il mezzo arriverebbe se non ci fosse 6 di Salvatore De Gaetano VP traffico e a che ora se invece questo potesse creare rallentamenti. Per quanto riguarda eventuali problemi tecnici, li risolvessero per tempo, così come noi per tempo dobbiamo risolvere i nostri, e se proprio non si possono risolvere, trovassero il modo per comunicarlo al viaggiatori. Che fare, altrimenti? Prendere il bus un’ora prima per precauzione (sempre che anche quello non arrivi in ritardo) sembrerebbe l’unica soluzione. Il che è decisamente assurdo! Sarebbe logico se si abitasse in un quartiere molto lontano dalla destinazione che si vuole raggiungere (ad esempio, partendo da Ceglie per arrivare a Bari), ma è del tutto assurdo che, per raggiungere la stessa destinazione, io debba muovermi un sacco di tempo prima da un quartiere come Poggiofranco! I problemi del servizio Amtab non finiscono qui: basti pensare alla bassa frequenza di corse a causa della quale molto spesso i bus risultano sovraffollati, oppure alla scarsa manutenzione delle obliteratrici fuori servizio… Dunque, rimanga pure tale la situazione. Ma non pretendano poi che paghiamo per un servizio svolto con assoluta negligenza. Di nuovo i rifiuti… Sono ormai passati due anni da quando a Napoli, in periodo elettorale, non si contavano le strade che erano tappezzate da rifiuti di ogni genere. Come già saprete, la situazione si risolse in poche settimane, almeno a livello mediatico. In poco tempo, in Italia, ci si dimenticò del problema e nessuno ci pensò più per due anni. Già, perché ci son voluti due anni prima che il problema fosse riportato alla luce dai media. Questa questione, in realtà, non si è mai risolta definitivamente:le soluzioni intraprese sono state sempre provvisorie. In pratica,la spazzatura è stata nascosta nelle discariche per tutto questo tempo. Queste discariche sono collocate spesso in zone abitate (il caso più eclatante è a Napoli,dove una discarica si trova in pieno centro,a pochi passi da uno degli ospedali più importanti del capoluogo campano) e dunque disturbano la popolazione. In che modo? Se nella discarica vanno solamente rifiuti trattati, allora il problema si limita all’ odore, che comunque potrebbe provocare malesseri. Ma il vero problema è se i rifiuti non vengono trattati: in quel caso, si rischia un aumento dei tumori, ciò che poi è avvenuto a Terzigno; in una strada prossima alla discarica è stato registrato un aumento dei carcinomi alla tiroide, che hanno portato anche a qualche decesso. Dunque, adesso, dopo aver letto quest’ ultima frase, molti lettori capiranno il motivo della protesta degli abitanti di Terzigno, Boscoreale, Trecase e Boscotrecase. Nonostante gli avvenimenti trattati in quest’ articolo siano in massima parte conosciuti dai lettori, ritengo comunque utile fare una sintesi. Verso fine settembre, le autorità hanno deciso di aprire una nuova discarica a Cava Vitiello. A quel punto la popolazione è insorta contro questa decisione, bloccando i pullman alle strade d’ accesso alla discarica in maniera pacifica. E’ quindi intervenuta la polizia, che ha tentato con i manganelli di aprire la strada ai camion. Intanto, qualche gruppo isolato di persone ha usato anche la violenza, e i poliziotti si son sentiti autorizzati a rispondere, senza fare però troppa distinzione tra violenti e pacifici. E’ scoppiato il caos, che dura tuttora, a distanza di un mese e mezzo dall’ accaduto. Le autorità locali si sono schierate a favore della popolazione, e adesso pare che la dura lotta sia giunta al termine, con Cava Vitiello rimasta nella precedente situazione. Si sta quindi pensando ad una soluzione alternativa. Le autorità stanno tuttavia ricommettendo lo stesso errore di prima: esse cercano di Francescopaolo Lopez I N la soluzione nelle discariche. Ma è troppo semplice nascondere provvisoriamente un problema piuttosto che risolverlo. L’ unica uscita da questo circolo vizioso è la raccolta differenziata. Troppe volte queste due parole sono state pronunciate per poi essere lasciate a vagare nell’ aria. Esse devono diventare realtà. E’ ora di agire. Anche se ci vorranno anni prima che essa si diffonda completamente, anche se ci vorranno milioni e milioni di euro, bisogna applicarla. Troppe volte questo mondo è controllato dai soldi, senza che le vite umane vengano messe in conto. La tranquillità dei cittadini e la loro salute devono essere sempre messe al primo posto. Inoltre, la raccolta differenziata deve, per quanto difficile e quasi utopistica, soprattutto in una città gigantesca come Napoli, svolgersi porta a porta e non nei cassonetti, come si fa in molte città (tra cui Bari) sperando che la gente preferisca sprecare più tempo a distinguere l’ origine dei rifiuti piuttosto che buttare tutto insieme. Sarebbe importante che quest’ ultima venga gestita dai quartieri e non dalla città, per garantire un maggior controllo. Non ci dimentichiamo della campagna di sensibilizzazione, importante per diffondere questa idea. Bisogna comprendere l’ importanza della raccolta differenziata, che fa parte del futuro delle nostre città. 7 LA RUBRICA DEL COLIBRI’ “ io faccio la mia parte” Noi della redazione abbiamo deciso di avere uno sguardo più attento alla realtà del nostro territorio. Attraverso interviste,sondaggi, inchieste vorremmo stabilire un collegamento tra il mondo della scuola e quello della politica che molto spesso percepiamo troppo distante dalla nostra vita quotidiana. Per il titolo di questa rubrica mi sono ispirata ad una antica fiaba indiana: “Scoppia un incendio nella foresta e tutti gli animali fuggono dalla parte opposta al fuoco. Tutti tranne un piccolo colibrì che porta nel becco una goccia d’acqua. -“Cosa credi di fare?” gli chiede il leone, “vuoi fermare il fuoco da solo?” -“No” risponde il colibrì “ma faccio la mia parte!”. La saggezza orientale ci deve far riflettere: non possiamo fare come i nostri nonni che davano la colpa di tutto al “Governo ladro”. Studenti, basta con l’immobilismo, diamoci da fare! Prendiamo coscienza delle condizioni di vita della nostra città e dei nostri quartieri, informandoci su ciò che funziona e su ciò che potrebbe servire per vivere meglio. La tutela ambientale credo che sia uno dei problemi più pressanti. Tutti noi siamo rimasti sconvolti nel vedere le immagini di tonnellate di rifiuti lasciati per strada a Napoli, dove si parla addirittura di “guerra dei rifiuti”(incendi, scontri, feriti) perché la popolazione non vuole un’altra discarica. La domanda sorge spontanea: potremmo anche noi nella nostra città, temere un’emergenza simile? Per avere una risposta abbiamo pensato di intervistare il Consigliere delegato all’Ambiente Maria Maugeri che ha immediatamente dato la piena disponibilità, fissando l’incontro per il giorno 7 ottobre nella sede del Comune di Bari. Il Consigliere si è subito complimentata col nostro liceo apprezzando in modo particolare l’iniziativa del giornalino, sciogliendo così l’imbarazzo iniziale. Non avere a Bari l’emergenza ambientale di altre città è merito dell’Amministrazione Comunale o dei cittadini baresi? Sicuramente il merito è di entrambi. Noi come Amministrazione, abbiamo delineato in questo senso una strategia sei anni fa. Ci trovavamo di fronte all’Azienda Amiu (Azienda Municipalizzata di Igiene Urbana) che aveva un bilancio in deficit e automez- 8 zi fatiscenti. Abbiamo dovuto riqualificare il personale e l’intera struttura. Ma è soprattutto l’impianto di bio-stabilizzazione, che serve a ridurre il volume dei rifiuti, ad essere la vera rivoluzione tecnologica, tanto che arrivano rifiuti dai comuni limitrofi. La maggior parte dei rifiuti finisce in discarica: noi a Bari quante ne abbiamo? E perché a volte la gestione dei rifiuti, in generale, suscita l’interesse della criminalità? È possibile fare soldi dalle discariche? In città non ci sono discariche ma le possiamo trovare in provincia (Giovinazzo, Conversano..). Per quanto riguarda l’interesse della malavita in questo ambito, i rifiuti differenziati per tipologia sono delle risorse e quindi possono essere venduti: di Adriana De Rienzo II B bre parte la differenziata porta a porta nella città vecchia. Gli addetti dell’Amiu hanno già distribuito il materiale informativo e i sacchetti di colore diverso (verde per il vetro, blu per la carta e giallo per la plastica). Ci saranno dei giorni prestabiliti in cui i residenti dovranno depositare i sacchetti davanti la propria abitazione, e questi saranno ritirati dal personale autorizzato. D’altra parte non era possibile collocare i contenitori nei vicoli stretti della città vecchia. Gli sprechi creano ancora più rifiuti che finiscono nelle detestate discariche. Tutti i cittadini sono invitati a ridurre al minimo i rifiuti indifferenziati. L’imperativo è non sprecare, ma sembra che questo sia solo un dovere di coscienza una qualità morale che alcuni hanno e altri no. Non dovrebbero le Amministrazioni trovare il modo di renderlo un obbligo per tutti? Abbiamo fatto tanta campagna pubblicitaria sugli autobus, alla radio, spot in Tv, proprio per far comprendere l’importanza della raccolta differenziata. Dopo quest’opera di sensibilizzazione si passa alla fase coercitiva: multe più salate, repressione dei comportamenti illegittimi che saranno considerati reati penali. Ci si rivolgerà soprattutto alle attività commerciali con ordinanze che obbligheranno al rispetto della raccolta differenziata. da qui il business che può far gola a molti. Secondo Lei a Bari la raccolta differenziata si fa in percentuale ancora troppo bassa rispetto ad altre città? Se confrontiamo Bari alle città del Nord la percentuale è ancora bassa, mentre rispetto alle altre città del meridione, la percentuale è più alta. Basti pensare che in sei anni siamo passati dal 9% al 25%. C’è il quartiere Japigia, che consideriamo un vero modello poiché la raccolta differenziata viene fatta in una percentuale del 52%. Il sistema adottato è quello del porta a porta, cioè all’interno dei palazzi sono stati collocati i diversi contenitori (vetro, carta, plastica, ecc.) ai quali si aggiunge anche il contenitore dell’umido, che comprende tutti i rifiuti organici che diventeranno ottimi concimi per l’agricoltura. Ogni quartiere ha una reazione differente rispetto alla sensibilizzazione che viene fatta. Ad esempio dal quartiere di Poggiofranco ci aspettavamo qualcosa in più. L’11 otto- Non è automatico che se consumiamo meno e non sprechiamo altri ne beneficiano. Sarebbe bello cambiare il nostro stile di vita se contemporaneamente si potesse dare più benessere ai quartieri poveri di Bari. Non potreste fare qualcosa in questo senso? In effetti è bello il principio di questa compensazione, qualcosa viene già fatto poiché ad esempio le multe per i reati ambientali vengono poi destinate a servizi utili alla collettività. Un’altra iniziativa è stata quella di alcune donne del carcere di Bari che stanno realizzando delle buste ecologiche da distribuire in città. Da gennaio 2011 ad esempio non ci saranno più buste di plastica, ma verranno utilizzate solo quelle di carta. La battaglia che noi ci impegneremo a fare è soprattutto quella di ridurre gli imballaggi inutili. Fino a poco tempo fa, l’ambientalista era colui che veniva preso in giro perché magari raccoglieva le cartacce lasciate in giro da altri. Ora, invece, sembra che sia di moda: attori e personaggi famosi si fanno vede- re con buste ecologiche o mostrano con ché solo i rifiuti opportunamente diffedisinvoltura come fanno la raccolta diffe- renziati possono tornare a nuova vita. renziata. Siamo ormai sulla strada giusta? Nel Sud c’è tanta disoccupazione. Certamente, ci fa comodo che il personaggio Non potrebbe essere proprio l’amfamoso si faccia fotografare in comportamen- biente a dare lavoro ai giovani? ti virtuosi, è come se facessero da testimonial. Questa tendenza ci aiuta come se avessimo dei grandi sponsor anche se, a mio parere, l’umanità non ha ancora capito e non ha la consapevolezza del problema ambientale. Sabato 2 ottobre è stata celebrata a Bari “la giornata nazionale del riciclo e della raccolta differenziata di qualità”. Come hanno reagito i baresi? Molto bene, tanto che abbiamo distribuito molto materiale informativo poiché il passo successivo deve essere non solo differenziare, ma farlo bene, poi- Io credo molto nel matrimonio tra sviluppo e ambiente, infatti, in questo senso, la Regione Puglia ha fatto davvero tanto: bandi, gare di cooperative di giovani, fondi per il fotovoltaico… Molti studenti del V anno si troverranno ad affrontare la scelta dell’Università. Perché non creare a Bari un corso di laurea che possa formare dei veri professionisti, studiando materie come energia, smaltimento, bonifiche, legislazioni ambientali la cui conoscenza dovrebbe servire ad evitare quelle che l’informa- zione spaccia come ”catastrofi naturali”? Il corso di laurea specifico non c’è, ma ci sono diverse facoltà come Ingegneria, Architettura, Agraria che nelle specializzazioni approfondiscono quelle materie. Alla fine dell’intervista, avendo compreso meglio l’importanza della raccolta differenziata, ho pensato che bisognava cominciare ad agire nel quotidiano, insomma.. “fare la mia parte”. Quella sera stessa avevo invitato diversi amici a casa, per una pizza. È sembrata una richiesta bizzarra ma ho preteso che ogniuno di loro scrivesse con un pennarello il proprio nome sul bicchiere di plastica, in modo da non sostituirlo più volte durante la serata. Sono certa che anche a voi verranno in mente altri comportamenti che potranno contribuire a migliorare la nostra qualità di vita. le morti bianche Ogni giorno il mondo del lavoro è sconvolto da incidenti che spesso sono anche mortali. In particolare, nell’ ultimo mese si sono verificati degli incidenti che mi hanno toccato nel profondo del cuore e mi hanno fatto riflettere. Spesso né quotidiani né telegiornali dedicano alle morti bianche più di un rigo o una frase commemorativa, come se fossero un argomento poco importante, come se la morte di un uomo non li toccasse più di tanto, perché sono fatti che accadono tutti i giorni, chi se ne importa, passiamo allo sport, è quello che fa fare audience o fa aumentare le vendite. Eppure le cifre sono imponenti, ogni giorno muoiono circa 3 lavoratori solo in Italia, 1000 in un anno, senza contare i lavoratori in nero. In più ci sono circa 800.000 lavoratori che si infortunano sul lavoro ogni anno, e la carriera di alcuni di questi è compromessa per sempre (amputati, paralizzati…). Molti si infortunano il primo giorno di lavoro, o perché sono stranieri, e quindi non capiscono bene ciò che viene loro detto, o anche semplicemente perché sono inesperti. Ci sono poi i casi di malattia professionale, come i tumori, causati quasi sempre dall’ amianto. Ma come mai avvengono ancora cose di questo genere? Perché non vengono rispettate le norme di sicurezza. In Italia ci sono delle leggi, come la 626, che tutelano in maniera adeguata il lavoratore. Il vero problema è che vengono spesso dimenticate. Da chi? E qui veniamo al nodo da sciogliere. Le morti bianche sono chiamate così perché il bianco è il colore neutro, si sottintende quindi che sono morti casuali, delle quali nessuno ha colpa, tutti hanno le mani pulite. Invece gli omicidi sul lavoro (perché così andrebbero chiamati) sono le morti in cui più persone hanno colpa. C’è il datore di lavoro, che rischia di fallire e quindi decide di risparmiare sulla sicurezza del lavoratore non comprando le attrezzature adatte e esponendo il semplice operaio, per esempio, a di Francescopaolo Lopez I N dei rischi molto gravi. C’è anche lo stesso lavoratore che considera la sicurezza poco importante (sono tipiche espressioni come “tanto a me non capita”). Per questo è molto importante avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti di questo fenomeno. Da anni alcuni sindacati propongono di avviarla, ma non trovano risposte nel mondo politico. Ultimamente anche il presidente Napolitano si è mobilitato in favore della campagna sensibilizzante, tuttavia in solitudine. Tutti dobbiamo contribuire, anche nel nostro piccolo, a dar voce a chi purtroppo non ne ha più. Non dobbiamo cambiare le norme di sicurezza, ma considerarle e metterle in pratica, anche in un momento difficile per le imprese come questo. Purtroppo non tutti i paesi hanno norme precise come le nostre, e là spesso i lavoratori sono considerati degli schiavi, e le morti sono molto più frequenti che da noi. La colpa in gran parte è del dio denaro, venerato troppo spesso da alcuni imprenditori, anche se in suo nome si uccide una persona. Quindi mi appello agli imprenditori: che sappiano rinunciare a qualche soldo in più piuttosto che ad un caschetto. Già, perché anche un semplice caschetto giallo può fare molto per la vita di un lavoratore. 9 Vieni Via Con Me vs. Grande Fratello di Antonella Pagano V P Rinchiusa questo pomeriggio in casa con dolori e un gran raffreddore, stavo pensando al programma di Saviano e Fazio che su Rai3 sta avendo un successo enorme. E che naturalmente non poteva non creare uno strascico di critiche, soprattutto da parte del Governo&Company. Ma la cosa che più ha impressionato i giornali è che "Vieni via con me" è riuscito a battere il Grande Fratello, trasmesso sempre il lunedì sera su Canale 5. Ora quindi tutti si domandano come sia "potuto" succedere che un programma culturalmente elevato abbia battuto a suon di share il reality show italiano per antonomasia. Ma non dite grazie?! Bene, vediamo un po' i dati: secondo le statistiche la prima puntata del programma di Fazio - Saviano è stato seguito da circa 8 milioni di persone, con uno share del 25% (tra l'altro, il più alto tasso di share nella storia di Rai3), contro uno share del 19% conquistato dal Grande Fratello, ormai arrivato alla sua undicesima edizione (più si va avanti, più si peggiora). Ok, allora circa 8 milioni di italiani sono rimasti incollati allo schermo ad ascoltare le intelligenti riflessioni di Saviano, ma ora mi chiedo: è veramente cambiato qualcosa? Gli 10 italiani hanno riattivato la loro materia grigia e la loro curiosità per seguire una tv impegnata? E soprattutto, un unico programma culturale può davvero rendere la tv impegnata? Non per essere pessimista, ma non credo. Non credo perchè la tv ita- liana non è una tv impegnata. E', semmai, l'espressione del pubblico che la segue. La tv manda in onda ciò che i telespettatori vogliono vedere: è la legge del mercato. E siccome la società è cambiata, naturalmente è cambiata anche la tv. E in peggio. I talk-show ormai sembrano arene dove gladiatori in giacca e cravatta si fronteggiano a suon di urla: vige la regola del "chi urla più forte vince" (beh, Sgarbi vincerebbe su tutti). I reality show invece sono diventati così finti che alcune volte si arriva a credere che i protagonisti stiano recitando un copione già scritto frase per frase (va bene anche un canovaccio, se il protagonista in questione è abbastanza intelligente da inventare la frase adatta). Per non parlare poi dei reality show - musicali: siamo sicuri che i cantanti che escono dalla scuola di Amici o quelli che riescono a sopravvivere ai commenti critici di Mara Maionchi siano dei veri talenti? Ai posteri l'ardua sentenza. Allora mi sforzo di pensare che tutte quelle persone che hanno seguito il programma di Fazio e di Saviano non l'abbiano fatto solo perchè non c'era nient'altro di interessante in tv da guardare. Spero invece che la coscienza degli italiani si sia risvegliata. Spero che si sia capito quanto eravamo caduti in basso. Perchè non se ne può più di ragazzi GFiani (sono arrivati al punto da coniare un termine anche per chi ha partecipato al Grande Fratello) che fuori dalla casa fantastica (alla faccia della crisi) e megalomane del reality si fanno la guerra a suon di tette al vento, capelli piastrati (ebbene si, anche per gli uomini) e di querele su querele. Che male c'è a chiedere un po' di cultura in quella scatola nera che dovrebbe parlarci del nostro mondo? Bisogna ritornare ai tempi di Carosello e di quando la tv ti insegnava a leggere per capire dove siamo finiti? ritorna il concorso di scrittura di skakki nostri Cari Skakkisti Dopo l’esperimento dell’anno scorso il concorso di scrittura ritorna con maggiori possibilità di vittoria e premi ancora più grandi =) Quest’anno, infatti, avrete ben tre possibilità di vincere. I tre articoli migliori saranno tutti premiati durante la prossima Giornata dell’Arte e i premi saranno buoni acquisto di 75 € da spendersi in una dell’ librerie della città (probabilmente la Feltrinelli). Tutti possono partecipare con qualsiasi tipo di elaborato: articoli di cronaca, recensioni, poesie, racconti di fantasia, compiti in classe ecc., quindi cosa aspettate a mandarci i vostri lavori? I criteri di valutazione saranno i seguenti: 1.Rispetto dello stile e delle modalità di argomentazione richiesti a seconda dello stile scelto per l’elaborato; 2.Chiarezza e linearità espositive; 3.Correttezza grammaticale e lessicale (gli articoli saranno ovviamente corretti prima della pubblicazione); 4.Originalità dei contenuti. La giuria sarà composta da tre docenti di lettere e tre studenti (la direttrice e due caporedattori del giornale) Per qualsiasi informazione rivolgetevi al resonsabile del progetto, Valerio Iacovone V P Allora, cosa state aspettando? SCRIVETE, SCRIVETE SCRIVETE! =) 11 A.A.A Alieno cercasi di Viviana Sebastiano V P Se nella società attuale nessuno riesce a porre fine all’ingiustizia, proviamo a chiedere aiuto a qualcuno più lontano. Caro alieno, Non ti accoglierò come Will Smith in Independence Day, non ti darò il benvenuto cercando di vendere il prodotto Terra come un materasso o una batteria di pentole. Il tuo compito sarà duro. Ti aspetta qualcosa di complicato e inspiegabile come avrai probabilmente già intuito dai continui disagi di quelli che la abitano: gli Umani. Siamo una razza strana e dissestata alla quale Madre Natura sembra aver dato un cervello pretendendo in cambio l’istinto di autoconservazione. Dalle origini della nostra specie all’età da cui ti scrivo ne son passati di avvenimenti! Il nostro percorso non è mai stato univoco e si è corredato di progresso badando bene a non escludere il regresso, suo fratello geloso e complessato. Certo, la scimmia si è evoluta! (Sebbene ciò non escluda che questa evoluzione sia rimasta sconosciuta ad alcuni dei miei contemporanei). Siamo sopravvissuti tra un’epoca e l’altra dando loro nomi affascinanti e studiandone i movimenti politici, filosofici e culturali. Una miriade di personaggi illustri ha provato a superare il conflitto umano in nome della ragione o dell’antropocentrismo e ne ha teorizzato un superamento. Altri hanno semplicemente deciso di affidarsi allo scetticismo o al pessimismo 12 crogiolandosi nel dolore della sconfitta e dell’incompletezza umana tesa per natura all’Infinito irraggiungibile. Ma la maggior parte si è astenuta da qualsiasi tipo di pensiero o continua a farlo e vive la propria vita quasi sidente del consiglio che ha come uniche preoccupazioni la sua calvizie senile, i suoi appartamenti e le sue relazioni extraconiugali e la limitazione dell’autonomia delle menti. Per semplificarti la comprensione di questa triste incosciente di starlo facendo. Non ricerca un senso, non mira a capire. Ciò che è peggio è la causa di questa progressiva inconsapevolezza di sé che non scaturisce dalla mancanza di strumenti ma di una qualità che purtroppo non è raggiungibile sotto pagamento e va costruita con continuo impegno. Il vero male del mondo tuttavia consiste nel potere che questa gente pigra e incosciente crede di avere e che, una volta raggiunto, viene utilizzato nella maniera sbagliata e mira a precludere la conoscenza alla totalità delle menti. Proprio come un pre- situazione userò una similitudine per i problemi della vita umana. Alla base del male c’è la disuguaglianza: gli uomini dalla nascita devono fare i conti con una serie di ingiustizie, come se in una gara di velocità (uno dei temi più cari agli “sportivi temerari” del mio secolo) alcuni partissero con una SSC Aero TT e altri a piedi nudi o con una gamba rotta. Capisci bene che la vittoria è assicurata per qualcuno senza nessun merito se non quello di aver avuto in regalo la macchina più veloce del mondo e costituisce un obiettivo impossibile per chi può usare solo le proprie capacità. Le cose si fanno ancora più gravi in questa società che non conosce la meritocrazia poiché il trofeo in palio non è solo un’enorme coppa luccicante, ma anche il dominio assoluto sui perdenti, costruito con una sapiente pianificazione, per portarli progressivamente a dimenticare la gara fantoccio che li ha resi sudditi dell’Aero TT. La macchinazione che rende la massa lenta ed ignara dell’inganno è ordita proprio durante lo svolgimento della gara, così che i poveri concorrenti siano troppo presi per rendersi contro di ciò che accade sotto i loro occhi. Per garantirsi il controllo il pilota della macchina più veloce del mondo tiene in pugno l’informazione pubblica, l’economia, il sapere e soprattutto le file dei più giovani che sanno essere delle minacce per l’energia ancora posseduta e l’ancora lontana accettazione dello stato delle cose. Con questo scenario, per quante galassie ci separino, come puoi venir qui e non sentire il bisogno di fare qualcosa? Per lo meno rompi una gamba a tutti, insegnaci a trovare quella legge morale dentro di noi che renda superfluo il controllo di uno che si erge sugli altri. Siamo tutti uomini e nessuno può considerarsi superiore all’altro. Soprattutto se costui ha cresciuto un figlio che è stato capace di farsi bocciare tre volte all’esame di maturità. FUTURO 2.0 di Paola Dabbicco IV C <<C’è crisi>> scrivono i giornali, <<c’è crisi>> ripetono i del nostro sistema operativo. Benvenuti nel futuro 2.0, dove non tuoi davanti l’ultima bolletta del telefono, <<chiama di meno, contano anni di studio e lauree e esami e certificazioni, ma vale di spendi di meno, vivi accontentandoti di quello che hai, piccole più il nome che ti porti dietro, quasi fosse la tua amata copertina soddisfazioni per piccole persone affette di linux, capace di proteggerti da qualsiasi da grandi sogni, perchè davvero non puoi male e preservarti da ogni inconveniente. andare avanti così, le tasse universitarie E per lei, caro signor Nessuno, non è ancora aumentano ogni giorno di più, abbiamo arrivato il momento. Nel frattempo si diletti per te un futuro assicurato, lo studio di tuo coi suoi sogni da quattro soldi, immaginandosi padre in cambio delle tue aspettative, in possessore di una fender, sul palco cambio di quella facoltà d’architettura che dell’Ariston con davanti migliaia di persone non ti promette un domani sicuro, di quella esultanti e impazienti di sentirla cantare filosofia che parla e non conclude mai nulla, il suo ultimo successo, di gioie, di amori, finirai sotto un ponte, sul serio, prendi lo di sesso e di droga. O con la sua valigetta studio medico di tuo padre a pochi passi pronta per essere imbarcata sull’ultimo volo dal centro, c’è crisi>>. C’è crisi. D’identità. diretto a New York, dove si terrà il primo Di nervi. Di panico. Di pianto. Di valori. congresso ONU di cui lei è presidente. Finanziaria e religiosa. Ma pur sempre crisi. Questo è ciò che il futuro 2.0 ci promette: vignetta di Vauro Benvenuti nel mondo futuro, proiezione di un oggi da essere piccoli signor Qualcuno in potenza, scadente, marcio, completamente da rifare e ricostruire dalle saremo destinati a diventar grandi e insoddisfatti signor fondamenta. Perchè più passano gli anni, più i nostri domani Nessuno, con una famiglia sulle spalle e un mutuo certo; nella vengono programmati dalla mano minuziosa di un genitore nostra oasi artificiale ci diletteremo pensando a quanto fummo caro al proprio figliolo, un genitore che da essere mentore dei sciocchi nel poter credere in un domani diverso, un domani suoi pargoletti diviene informatico e programmatore ufficiale che forse, in fondo in fondo, ancora ci piace immaginare. Autostop in abito bianco Una banale foglia raccolta in un qualunque bosco e trasformata, con la semplice azione del ritaglio, in foglia di altra specie vegetale. Essa è dunque una foglia nuova, differente nella forma ma nata dalla medesima materia. E’quindi definibile con il nome della foglia d’origine o con quello di cui ha assunto l’aspetto? Ciò che prevale è l’artificiale partorito dall’azione del ritaglio o il materiale naturale della foglia presistente? Potranno definirla arte leggera ma quest’arte attraverso comuni forbici permette il passaggio dal semplice al complesso. La trasformazione di oggetti in altri oggetti era il filo conduttore grazie al quale si muoveva l’arte di Pippa Bacca, pseudonimo di Giuseppina Pasqualino Di Marineo, venuta a mancare nel marzo del 2008. Avendo intrapeso la strada dell’arte performativa, secondo cui l’opera consiste in una determinata azione svolta in un preciso luogo o momento, decise di attraversare ben 11 paesi, ove vigeva una situazione di conflitti armati, in autostop con indosso un abito da sposa, simbolo di pace e fratellanza. Idea partorita da una grande idealista, idea non curante delle potenziali pericolosità e pronta a materializzarsi per trasmettere gli ideali stessi per cui è nata, ma decisamente azzardata in un triste mondo in cui per esser prudenti bisogna persistere in uno stato di perenne diffidenza e timore della crudeltà altrui. Nonostante i buoni propositi l’idea non è stata l’unica a materializzarsi, lo ha fatto anche la crudeltà dell’uomo che, in questo caso, ha varcato la soglia della tragedia: l’artista infatti dopo aver attraversato Slovenia, Croazia, Bosnia e Bulgaria con la sua compagna di viaggio, nonchè amica, Silvia Moro, raggiunse la Turchia dove fu violentata e uccisa da un uomo che si era offerto di darle un passaggio. Più dell’opinione pubblica italiana fu scossa quella turca che successivamente riaprì il dibattito sulla violenza contro le donne. Un quotidiano del paese propose che un’artista proseguisse il viaggio intrapreso da Pippa facendolo diventare una marcia della libertà di Tracy Amoruso V L delle donne turche. La turca trentatreenne, che decise di proseguire il cammino, lavorò come reporter in alcuni canali televisivi, si laurò in Comunicazione a Istanbul, e vinse per la sua attività di documentarista vari premi. Durante il viaggio in autostop scrisse un diario e girò diversi metri di pellicola con lo scopo di dar vita ad un film di 55 m intitolato “Lettera a Pippa”. Invece che in abito bianco si vestì in nero in segno di lutto e contrasto all’abito del matrimonio. La donna raccontò di aver avuto l’idea dopo aver colto il messaggio dell’artista secondo cui la paura domina mentre si ha bisogno di pace. 13 Chiesa ed evoluzione di Michele Rosamilia IV M L’ influenza che la chiesa cattolica ha sullo sviluppo scientifico ed economico dell’ Italia In questo periodo di crisi sarà capitato a tutti di chiedersi come mai l’ Italia sia meno sviluppata rispetto alle altre grandi potenze. Le cause sono molteplici , ma in questo articolo ci soffermeremo su una sola di queste: la Chiesa cattolica. È noto a tutti che l’ Italia è uno dei paesi con la percentuale più alta di cattolici praticanti, questo fornisce una grandissima influenza alla chiesa di Roma nell’ ambito politico e della ricerca medica . Ciò si può notare per esempio riguardo l’ eutanasia, ricordando il clamore scatenatosi qualche anno fa per il caso Eluana Englaro che ha mobilitato la una parte dei politici italiani e la chiesa. Non sono da meno le opposizioni del papa per quanto riguarda l’ utilizzo dei contraccettivi come prevenzione per aids, e gli ostacoli e le privazioni imposte dalla chiesa per quanto riguarda le ricerche sulle cellule staminali e l’ utilizzo di quest’ ultime e della pillola abortiva. Queste privazioni sono però sentite solamente in Italia mentre in altri paesi come la Spagna e la 14 Grecia non sono considerate minimamente tanto è vero che in molti casi per effettuare la fecondazione assistita gli Italiani si recano in questi paesi. Questo problema però non è solo della società moderna, ma è una piaga che condiziona lo sviluppo (e in passato anche il libero pensiero e la libera espressione) del nostro paese da moltissimo tempo. Prendendola alla lontana si può ricordare la ferrea opposizione dello Stato Pontificio durante le guerre italiche del XIII secolo, nella quale le truppe pontificie si opponevano con foga ai tentativi espansionistici di tutte le signorie per evitare che qualcuna di queste ultime avesse il predominio sulla penisola. Andando avanti con gli anni si può pensare a quando dopo la brec- cia di Porta Pia il papa invitava tutti i cattolici a non sentirsi italiani. Dal punto di vista dello sviluppo scientifico non si possono dimenticare gli scienziati perseguitati durante la rivoluzione scientifica (vedi Giordano Bruno, Galileo ecc ) colpevoli solo di avere una modalità di pensiero discordante da quella della chiesa di quel tempo. Non è neanche da dimenticare quando nel 1616 durante il processo a Galileo veniva ritenuta assurda e falsa e formalmente eretica la tesi eliocentrica e assurda e falsa e erronea nella fede la mobilità della Terra . Si potrebbe andare avanti a lungo , osservando sia il passato che il presente, ma il concetto è chiaro: rimaniamo infatti un Paese condizionato da un autorità astratta che condiziona e ostacola le nostre scelte da tempo immemorabile e la cosa più brutta e che continuerà sempre ad essere così finché non libereremo la nostra mente e non riusciremo a dare una netta distinzione fra fede e ragione come lo stesso Galileo aveva cercato di fare. Iphone 4! Sono ormai trascorsi poco più di tre mesi dal lancio sul mercato del nuovo mela fonino! Ciò che sembrava dover essere lo smartphone perfetto, in realtà, ha deluso alcune aspettative a causa di qualche imprecisione che ne ha danneggiato l’immagine fino a far calare circa del 20% le vendite del device. Vediamo più nel dettaglio queste “sviste” costate care alla compagnia di Cupertino. Sin dall’inizio, è emerso il problema più grande del nuovo melafonino: il così detto “Antennagate” ovvero un errore strutturale sull’antenna laterale dell’ iphone che, se coperta dalla mano, fa perdere e “salvare la faccia” della società affermando tristemente -non siamo perfetti-. Per contrastare la campagna mediatica degli avversari dell’iphone 4 il manager ha promesso la distribuzione gratuita di bumpers (protezioni per il melafonino) per chi avrebbe acquistato un iphone entro il 30 settembre, risolvendo in parte il problema. Passiamo alle caratteristiche del dispositivo: Il design è più elegante rispetto al modello precedente, l’iphone 3Gs, e anche lo spessore è molto sottile in modo tale che il telefono risulti comodo anche per le nostre tasche! Il “piatto forte”del nuovo iphone da una a due tacche di ricezione. Su questo errore i molti concorrenti della Apple si sono concentrati per rovinare l’immagine dello smartphone. Così l’amministratore delegato Steve Jobs ha dovuto convocare una conferenza stampa per affrontare l’argomento 4 è il così detto “retina display”: dei suoi pixel da 78 micrometri (invisibili all’occhio umano, dice Apple), della densità di 324 pixel per pollice e dei 960x640 pixel di risoluzione si è già detto moltissimo, ma fino a quando non si è davanti allo schermo e lo si vede a occhio nudo non si percepisce che cosa questi freddi dati significhino in pratica. Detto in poche parole questo smartphone ha il miglior schermo che si sia mai visto in un dispositivo portatile, persino superiore a quello già più che eccellente dell’ iPad. Il processore A4 e la memoria RAM da 512 Mb ne assicurano sempre un funzionamento fluido, anche con molte applicazioni aperte allo stesso tempo. La batteria è migliorata del circa 20 % rispetto al precedente modello e conferisce una durata maggiore della navigazione in 3G o della visione di video. La fotocamera da 5 megapixel ( a cui si è aggiunto anche un piccolo LED per il flash) è notevolmente migliorata rispetto a quella del 3Gs in termini di resa cromatica e definizione permettendo anche filmati in HD 720p che risultano nitidi e hanno colori vibranti. Detto questo concludo con le mie di Alan Favuzzi V P opinioni personali dopo ormai più di un mese di impiego: devo ammettere che la batteria dura un po’ di meno di quanto riferito dalla compagnia e il telefono va ricaricato ogni due giorni circa. Per il resto sono entusiasta dello smartphone in quanto il display è mozzafiato e foto e video sono semplicemente impressionanti. Inoltre, con le oltre 250.000 applicazioni presenti nell’ Apple store non ci si annoia mai! Per quanto riguarda il problema dell’antenna, sto semplicemente usando il bumper ricevuto dalla Apple e non ho mai avuto alcun problema di ricezione. Un piccolo “ danno “ collaterale è il prezzo abbastanza elevato ( circa 660 euro ) che però, secondo me, risulta piuttosto accettabile considerando la qualità del dispositivo e le sue molte funzionalità. 15 QUESTO NON E’ UN UOMO di Leonardo Giannelli III I Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un si o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi, alzandovi. Ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi. E’ fin troppo ovvio dire che in questa poesia, SE QUESTO E’ UN UOMO, che fa da preludio all’omonimo romanzo, lo scrittore Primo Levi sollecita i lettori a riflettere sullo sterminio degli Ebrei avvenuto nei lager nazisti in una delle pagine piu oscure di tutta la storia dell’uomo: l’Olocausto. La poesia si apre con un appello diretto a tutti coloro che hanno la “coscienza tranquilla”, che vivono senza prendere posizione su nulla. Levi definisce la casa “tiepida”: questo è l’aggettivo che esprime meglio questa situazione intermedia. Dopo i primi quattro versi Levi ci mette davanti alla cruda realtà. “Considerate” dice, egli vuole invitare il lettore a guardare il piu oggettivamente possibile la faccenda per mezzo di un verbo scientifico. Lo scrittore scrive uomo e non Uomo, la differenza può sembrare minima ma la mancanza della lettera maiuscola ci fa capire che Levi non tratta in maniera generica della “specie umana” bensì parla di colui che nel campo di concentramento lavora strenuamente e che muore per un si o per un no, per un’ accettazione o per una negazione. Ci troviamo davanti ad una “situazione programmata” in cui le opinioni non trovano spazio. Levi descrive poi la donna, privata della sua bellezza, della memoria, della sua anima e persino del suo nome, ridotta al pari dell’uomo a un corpo da sezionare, un sofferente corpo. Successivamente il poeta-scrittore fa un appello ai lettori ai quali ordina di custodire il ricordo della follia umana 16 nel cuore. E’ un’esigenza che sfocia in una maledizione contro tutti quelli che negano, che c h i u d o n o gli occhi e fanno finta di niente o che hanno semplicemente troppa paura per ammettere le colpe del genere umano. Alla luce delle vicende che si sono verificate e continuano a verificarsi a Rosarno (violenze fisiche e verbali contro vari immigrati), probabilmente già dimenticate da tutti, il giornalista, scrittore e politico italiano Adriano Sofri, tutt’ora in galera, propone un testo provocatorio sulla falsariga del famoso brano di Primo Levi dedicato a tutti i migranti che vivono rassegnati in condizioni di schiavitù. “Di nuovo, si di nuovo, considerate se questo è un uomo”, sono queste le parole con cui si apre il componimento dell’ergastolano, letto anche in pubblico dal premio nobel per la letteratura Dario Fò, dobbiamo considerare un’altra volta la condizione dell’uomo, che vaga di notte, che non viene ascoltato, che non parla perché non sa con chi farlo, un laureato ma ora solo un vagabondo, picchiato, sputato e costretto a mangiare cani che poi mangeranno lui,si perche nessuno mai si preoccuperà di seppellirlo e seppur qualche suo “fratello”, suo compagno di sventure vorrà farlo non potrà poiché privo di denaro, perche al giorno d’oggi tutto ha un prezzo, anche morire dignitosamente. Sofri, come del resto anche Levi, ci aiuta a meditare, con una poesia inquietante, che colpisce, che sa suscitare giusti interrogativi e che ci aiuta ad uscire dall’indifferenza, che questo è stato e che probabilmente questo sarà. Questo sarà un uomo, questa sarà una donna, trattati da cani da tutta la società o anche peggio: i nostri cani hanno il cibo assicurato. Quel che fa più paura è che le parole di Levi scritte tanti anni fa per descrivere un contesto drammatico, sono ancor oggi attuali e Sofri, che le riprende a distanza di tanti anni, ci invita a riflettere sullo stato di barbarie in cui viviamo: Auschwitz è ormai tra noi e intorno a noi. Sotto tale luce lasciatemi concludere in un quadro generico. Un attimo di pausa da tutto, un momento solo, uno per guardarci negli occhi e ricordarci che esiste la REALTA’, con i suoi alti e bassi, quella realtà nella quale ci siamo noi e altri come noi, di qualsiasi colore, di qualsiasi razza, di qualsiasi condizione sociale…ma sempre PERSONE come noi, uomini degni di essere ed essere considerati tali. Intervista a Graziano Galatone Iniziamo l’intervista con la domanda che probabilmente quasi tutti le fanno: come è nata la sua passione per la musica? Quando ha incominciato a cantare? E soprattutto, quando ha deciso che la sua passione per il canto sarebbe stato il suo mestiere? Mio padre è un batterista, ecco come mi ritrovo a fare tutto ciò. Lui mi ha trasferito il ritmo e la passione per questo mondo, forse inconsciamente. Ho cominciato a cantare per strada, facendo serenate agli sposi novelli con un gruppo di amici, niente microfoni e amplificazioni, solo voce e strumenti ed è anche per questo che sono riuscito a sviluppare un buon volume del mio timbro. Lavoro? Non so se sto lavorando o se ancora mi diverto a fare quello che mi piace. La Puglia è una regione con una tradizione musicale ampissima e molto forte. E lei è nato a Palagianello: quanto tutto questo ha influito nella sua idea di Musica e nel suo lavoro? Molto, moltissimo. Basti pensare che quello che oggi è il Salento (terra della Taranta) fonte di attrazione per i turisti di tutto il mondo, per me era pane di ogni giorno a scuola e tra amici: la musica popolare o “World”, come viene definita dalle più grandi case discografiche. Credo di averci messo molto della mia terra nel mio canto. L’abbiamo vista protagonista di numerosi musical: perché ha deciso di dedicarsi a un genere come questo, probabilmente poco conosciuto dai giovani, ora che vanno per la maggiore talent show che il “Febo” di Notre Dame de Paris catapultano presunti talenti nel mondo delle celebrità? La mia non è una scelta, è qualcosa che va oltre, una vocazione! Mi spiego, oggi potrei diventare famoso o riconoscibile da tutti, per strada , tra i mercati, ovunque ed appunto essere riconosciuto. La differenza però , almeno per me, è essere stimati da qualcuno per quello che realmente sei e non per il tempo di presenza in tv radio o giornali. Anni fa non c’era questa possibilità per noi artisti di avere spazi Oggi potremmo essere tutti famosi, cantanti, assassini, individui che per qualche motivo stimolano la curiosità della gente a casa davanti al piccolo schermo. Si trasforma tutto in business economico, cioè “Fare Soldi”. Io sono felice di quello che ho scelto di fare nella mia vita. Errori? Si, qualcuno, ma alla base c’è sempre stato un grande studio, preparazione e molta esperienza, rispetto verso gli altri che ti seguono e soprattutto verso i tuoi genitori, che si sacrificano immensi in tv, la televisione era dei Grandi Artisti e non del popolo (per carità ci sono giovani talentuosi molto credibili e meritevoli ai quali questo sistema non fa completamente male). per aiutarti a costruire una carriera florea e piena di successi, qualunque essa sia. Che ricordo ha del suo primo provino? Un emozione unica, adrenalina allo stato puro di Antonella Pagano V P e ancor di più l’assenza completa di quello che assomiglierebbe alla…paura. Risultato, non ce n’è stato uno che io ricorda sia andato male, al di là della scelta e dell’esigenza artistica del regista o produttore che io non posso mai cambiare. Ha lavorato con Cocciante in “Notre Dame de Paris” nel ruolo di Febo e con Dalla in “ Tosca Amore e Disperato”, interpretando Cavaradossi: è stato faticoso lavorare con due grandi protagonisti della musica italiana? Beh..non posso dire che sia stato facile. Ricordo quasi ogni giorno di quel periodo, a letto presto la sera, preghierina e tanta attenzione e dedizione per quello che si stava facendo. A volte si tornava a casa con il morale a pezzi cercando di ricostruire quella credibilità verso i registi e autori e non facendogli mai pensare di aver scelto la persona sbagliata. E’ andata bene grazie a Dio, sono soddisfatto del mio lavoro e dei ruoli che negli anni ho costruito negli spettacoli che ho interpretato. Forse non si dovrebbe mai chiedere questo ad un artista, ma quale personaggio da lei interpretato le è piaciuto di più? E perché soprattutto? Nella mia carriera fino ad oggi ho avuto il grande privilegio di interpretare sempre ruoli da protagonista. Non so se è una fortuna o solo merito, quindi sono legato a quasi tutti i miei personaggi. In verità devo molto al musical Notredame de Paris e all’ entourage 17 fantastico, per come hanno seguito egregiamente e portato al successo noi ed il loro spettacolo. Peccato fosse solo una produzione francese. La sua ultima “fatica” è stato recitare Renzo nel musical “I Promessi Sposi”: ci parli un po’ di questo personaggio, che, nel capolavoro di Manzoni, è un uomo che deve sopportare l’oltraggio del potente Don Rodrigo e che cambierà alla fine della sua avventura. E in generale, quanto ci mette di suo in ogni personaggio che interpreta? Di me in quello che faccio? Penso il novantacinque per cento quando mi è possibile. Sapete, sono Opere Moderne del tutto nuove: è semplice ma non scontato costruirsi un personaggio ad hoc per metterci sempre del proprio facilitandosi il lavoro. Leggere il copione prima di tutto e scavare nella propria vita abbinando se necessario eventi che possano assomigliare a quella scena che si va ad interpretare. Non è però sempre cosi, mai nessuno nella mia vita mi ha vietato di sposare Lucia Mondella, ma forse i miei quand’ero piccolo non mi hanno mai voluto comprare il motorino perché pericoloso….. mi spiego? È semplice: abbinare eventi già vissuti, ricostruirne le sensazioni e buttarle in quel calderone che si chiama ricerca del personaggio, come in una buona ricetta culinaria. Quello che ci piacerebbe sapere ora è il “dietro le quinte” di un musical. Come è organizzato tutto il lavoro poche ore prima della messa in scena, la preparazione degli 18 artisti e i tempi che sono necessari per la buona riuscita dello spettacolo? Se lo spettacolo è per le 21,oo la convocazione è sempre quasi prevista almeno tre ore prima, caffè o the, due buone chiacchiere con macchinisti, colleghi e anche qualche piccola nota sullo spettacolo, a volte condivisa, a volte no. Si comincia con il trucco, capelli e prima di indossare gli abiti di scena, una buona mezz’oretta di riscaldamento del corpo e della voce, come Popolare, nel 2009 la vediamo in veste di autore di “Bernadette, il miracolo di Lourdes”. Come è nata quest’idea e come è stato mettersi all’opera come autore di un’opera teatrale? Ero in hotel a Palermo, dopo uno spettacolo, e giocando con il telecomando mi soffermo su un canale che trasmetteva un film riguardante la vita della piccola Bernadette. Colpo di fulmine! La storia, fantastica come tutti i personaggi. Ma un normalissimo atleta. Successivamente il direttore di scena comincia a scandire i minuti prima di entrare in scena che vanno solitamente per: trenta, quindici, dieci, cinque ed infine “chi è di scena” e lì devi essere pronto altrimenti metti in discussione lo spettacolo …e non conviene, visti i danni che ne potresti procurare. Le nostre ultime parole prima di entrare? “ Merda Merda Merda”che viene da una leggenda storica sul teatro. Un giorno poi ve la racconterò. Oltre al suo lavoro di cantante, concertista e docente di seminari sul Musical e sulla Musica la verità era un’altra. In quel periodo assurdo della mia vita stavo per perdere tutto , la mia voce. Si, proprio così: la mia voce non rispondeva più ai miei sforzi vocali e da buon ipocrita (giù la maschera) le mie preghiere sono diventate più assidue. Forse la mia preghiera migliore è stata scrivere uno spettacolo dedicato a quella grande figura che è “ Bernadette “, una bambina che ha combattuto contro tutti e tutto senza mai cambiare idea su quello in cui credeva. Una sorta di Che Guevara di Massabielle. Se mi è servito? Eccomi qua Per maggiori informazioni, con una voce più solida Graziano Galàtone di prima, qualcuno avrà [email protected] ascoltato le mie preghiere. Lo spettacolo è andato poi in scena al Sistina, noto e storico teatro di Roma con un discreto successo. Spero di riprenderlo presto, ne sono molto legato. Infine, le vogliamo chiedere cosa pensa della musica dei nostri giorni. Cosa vorrebbe che cambiasse e cosa invece crede che si possa salvare? E soprattutto che messaggio vuole dare al suo pubblico e soprattutto ai giovani come noi? La musica è universale e quindi esiste da sempre: bisogna accettarne la sua evoluzione. Intendo dire che se oggi usassimo la nostra creatività con le tecnologia d’avanguardia a nostra disposizione ma con un profondo rispetto dell’Idea, che è alla base di tutto, forse riusciremmo nel nostro intento e cioè scrivere e comporre musica e non matematica fatta di suoni e loop già prestabiliti con il computer. Incontrarsi in cantina con amici, suonare , parlare , innamorarsi, ridere e piangere a volte, questo è quello che i ragazzi dovrebbero pensare di fare. Il successo? Credici e arriverà, ma solo se sei il primo a non prenderti nè sul serio né in giro. Io dico sempre “ é già difficile credere in sé stessi, figuriamoci se può farlo qualcun altro per conto nostro”. Giocare in questo mondo meraviglioso, prenderne tutte le sfaccettature, divertirsi come un bambino, insomma. La musica è unione ed ha un solo linguaggio, comune a tutti , basta avere l’animo ed il cuore aperto. La parola, oltre il dolore Quando la letteratura fa rivoluzione Notte di bufera, freddo glaciale; la neve ha ricoperto il sentiero rendendo inagibile il passaggio. “Come si apre una strada nella neve vergine? Un uomo marcia in testa, suda e bestemmia, muove a stento i piedi, e continua a sprofondare nelle neve molle, alta”. È una fatica disumana, un impegno titanico: Varlam Salamov, scrittore russo deportato nei GuLag sovietivi, amava raccontare con queste immagini vive, potenti, il ruolo dell’intellettuale, del letterato moderno: sempre lì a testa china, avanza ansimante, e apre la strada al pubblico, al lettore fino ad allora ignorante dei crimini del regime staliniano. E’ ancora possibile una letteratura come testimonianza viva? Noi oggi preferiamo letture firvole, di quegli autori leggeri fino alla nausea, profondamente e orgogliosamente disimpegnati: questo è ciò che propone il mercato dell’editoria per rispondere ai capricci di un pubblico sempre più anonimo e ai raptus di shopping prenatalizi che affollano la Feltrinelli di gente distratta. Eppure esiste ancora chi preferisce seguire un’altra via; la strada del dissenso, quella della verità scomoda a tutti i costi, perché la società malata deve cambiare e le vittime dei sistemi mafiosi chiedono vendetta. Roberto Saviano confessa di non poter fare una passeggiata e sorseggiare una birra fresca in compagnia, non può avere una fidanzata, dormire sotto uno stesso tetto per più di un mese, andare allo stadio senza scomodare una troupe di decine di soldati in doppiopetto; perchè, perché? Perché è giusto, perché la denucia del malaffare nell’Inferno della Kolyma, regione ghiacciata e ostile della Siberia. Lì andò vicino alla morte, lottò con tutte le forze per non cedere al ricatto del sopruso sistematico, dell’inganno, della delazione può svegliare le coscienze, può cambiare il mondo; tutto questo con la sola forza della parola, oltre la sofferenza, oltre ogni privazione più crudele. L’intellettuale deve riscoprire la forma tagliente della parola, prendere posizioni radicali votandosi alla denuncia, pura e disinteressata, dei mali che ammorbano la nostra realtà di crisi; perché c’è chi in passato ha messo in ballo la propria libertà, la propria dignità, offrendosi come vittima immolata dell’aspirazione al cambiamento. Questa è rivoluzione culturale. Condannato per propaganda contro-rivoluzionaria dai servizi segreti sovietici, Varlam Salamov fu spedito e dopo diciassette anni tornò a casa. La moglie l’aveva abbandonato; era solo al mondo, distrutto moralmente e fisicamente dalle fatiche del lager; ma decise di ribellarsi. Nel 1973 vennero alla luce gli agghiaccianti “Racconti della Kolyma”, tragico affresco degli anni di prigionia in Siberia; ancora oggi considerati una delle massime testimonianze della crudeltà dello sterminio staliniano. La parola di Salamov grida ancora vendetta, brucia di rabbia e dolore per i milioni di corpi sepolti senza nome e senza onore, sotto i ghiacci perenni della Kolyma; lì dove “lo sputo gela in volo per il freddo”. Tanta letteratura ha scelto di seguire le stesse strade tortuose, gli stessi sentieri di Alberto Donadeo V G che il coraggio di qualcuno ha potuto ricostruire. Il coraggio non mancò certamente ad Antonio Gramsci, spedito in esilio dalle autorità fasciste, e poi relegato nelle carceri di Turi dove gli fu intimato di “spegnere il cervello”; ma lui, per tutta risposta, scrisse le duemilaottocento pagine dei “Quaderni dal carcere”. Del resto, cos’altro ci si sarebbe potuto aspettare da chi ammise : “non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione…”. Esperienze simili a quelle sofferte da Salamov capitarono a Primo Levi, deportato ad Auschwitz, e ad Aleksandr Solzenicyn autore di “Arcipelago GuLag”, il libro che per primo fece conoscere all’Occidente il dramma delle persecuzioni nell’URSS. Lo stesso destino è toccato all’ultimo premio Nobel per la Pace, Liu Xiaobo, condannato a undici anni di prigionia per aver sottoscritto il manifesto “Charta 08”, un appello per la tutela dei diritti umani in Cina. Questi, e tanti altri, i pionieri della parola; i maestri che continuano a levare il grido della verità sofferta. Nel Luglio scorso Roberto Saviano ha firmato la prefazione di “Visera”, l’ultimo racconto di Salamov scrivendo: “Quest’uomo mi ha cambiato la vita”. La parola cambia la vita, per davvero. 19 Intervista a CapaRezza Da MikiMix a Caparezza ne hai fatta di strada in questi anni, cosa si prova a raggiungere il successo quando si proviene da una piccola città del Sud Italia? Diciamo che il successo è un’arma a doppio taglio che ha a che vedere con la personalità piuttosto che col luogo di provenienza. Non fraintendermi, amo la mia città ma non mi è mai interessato esserne un personaggio di spicco. A dirla tutta non amo i campanilismi e quando sento dire “Noi a Molfetta abbiamo Caparezza” mi sembra di essere trattato più come una mozzarella che come un cantante, pur riconoscendo l’affetto. Ad ogni modo, soprattutto nel primo tour ci tenevo a svelare la mia provenienza perché poteva servire a raccontare meglio il mio modo di essere e la mia visione del mondo (che in fondo è quella di un pincopallo che vive in una città in provincia di Bari). Come giudichi l’esperienza di Sanremo, lo rifaresti? Non lo rifarei! Per me è stata un’esperienza negativa e non 20 perché ero Mikimix ma perché lì c’é un carrozzone mediatico senza precedenti. Tutti pronti a farti sentire un artista di successo salvo poi sotterrarti nell’anonimato più buio subito dopo il festival. E poi non mi piacciono le gare, vorrei che l’agonismo fosse sociali e politiche, la musica secondo te rappresenta un veicolo efficace per diffondere le proprie idee? La musica è certamente un veicolo ufficiale per diffondere la propria idea, ma la propria dea di musica. La volontà di trasmettere un messaggio sociale relegato allo sport. Come ci si sente prima di salire sul palco, ti sei mai sentito paralizzato dall’emozione? All’inizio mi nascondevo negli armadi per la paura di salire sul palco. Poi col passare del tempo ho perso questa abitudine, non per aver acquistato più sicurezza ma per aver sviluppato un’allergia alla naftalina. La tua musica tratta spesso di tematiche è ulteriore ma non è certo la regola. Esistono bellissime canzoni che non parlano di niente e orrende canzoni che parlano di temi sociali o politici. La differenza la fa la creatività ed è su questa che bisogna concentrarsi. Come hai reagito quando una delle tue canzoni come“sono fuori dal tunnel” è diventata simbolo della mondanità da te tanto criticata? di Sabrina Colonna I D Male. Molto male. Pensavo di essere un incapace in grado di non riuscire a trasmettere i miei pensieri. Oggi sono cambiato e non mi interessa più dare peso a quello che recepiscono gli altri. Questo significa che ho spostato la mia opinione sulle incapacità. Per dirla alla Herman Medrano (rapper veneto): “Sono responsabile di quello che scrivo e non di quello che capisci tu.” In questi giorni so che stai iniziando a registrare il tuo album, ci sarà un’ altra canzone sui problemi del meridione come “ Vieni a ballare in Puglia”? No. Credo che tra “Vieni a ballare in Puglia” e “Giuda me” l’argomento sia stato abbastanza sviscerato. Ci saranno altre canzoni e staremo a vedere se saranno in grado di competere con la popolarità dei loro predecessori. Allora non ci resta che farti un “in bocca al lupo” per il tuo nuovo album, sperando di ascoltarti presto in concerto. Grazie mille per averci concesso questa intervista e di aver trovato un po’ di tempo da dedicarci tra una registrazione e l’altra! Noi… Fieri di essere del Sud! Uscito da poco nelle sale, record di incassi e successo inaspettato, “Benvenuti al Sud” sta facendo molto parlare di sé. Alberto, responsabile di ufficio postale in provincia di Brianza, è un settentrionale e Lombardo a tutti gli effetti; partecipa ad incontri tra lombardi sfegatati e farebbe di tutto, proprio di tutto, pur di farsi trasferire a Milano, grande sogno della moglie. Infatti si finge invalido per poter salire velocemente in graduatoria ma, scoperto, per punizione viene mandato alla direzione di un’altra sede postale... Ma che sede?? In un’altra città del Nord? No, bensì nel profondo Sud… in Campania. Al momento della partenza, Alberto si munisce di crema solare, coltellino, raccomandazioni e pregiudizi. Sembra quasi parta per il fronte: gli viene raccomandato di lasciare a casa gioielli e tutto ciò che ha di più caro, viene descritta la Campania come Terra di Camorra di rifiuti e di “Terroni scansafatiche”. Ma, arrivato nel paese di Castellabate,viene ospitato a casa del collega Mattia Volpe, con il quale non si trova, spesso, molto d’accordo. Nei primi giorni, che come sempre sono quelli più duri, sorgono i primi litigi e tanti problemi di incomprensione ma man mano, con il tempo, gli stessi problemi che erano causa di vortici e incomprensioni diventano motivo di unione e di dialogo. Alberto conosce meglio i suoi colleghi e con loro instaura un rapporto più che lavorativo, umano ed amichevole. Lo sentiamo parlare in dialetto campano, lo vediamo essere triste quando il Venerdì sera è costretto a partire per il nebbioso e freddo Settentrione, ma anche lo vediamo dire bugie ad una moglie che non accetta nel modo più assoluto la presenza della “Punta del grande stivale”. Viene coinvolto nel grande calore che solo Noi Terroni sappiamo trasmettere, nella grande famiglia che riusciamo a formare anche con colleghi, amici e con coloro che ci sono vicini. Non siamo diffidenti e non abbiamo pregiudizi, accettiamo tutto ma soprattutto abbiamo il dono di essere aperti, socievoli e amici di tutti. Cosa non da poco. Come la prenderà Alberto,venuto a conoscenza di dover tornare al Nord perché di Roberta Pagano II D la punizione è terminata? Non bene: lacrime, pianti e tutto quello che non avrebbe mai sognato di fare. Perché, diciamocelo, lasciare il Sud è come lasciare il cuore, la persona amata, la vita lì. Eppure alle volte NOI ci vergogniamo di dire di essere Meridionali..Ma perché? Perché un semplice Politico dice che non ci meritiamo di far parte dell’Italia? Perché ci dicono che non siamo in grado di vivere senza il Nord? Perché.. perché..Ne hanno detti tanti di perché ma solo Noi sappiamo perché ci meritiamo di essere qui e di far parte di questo Stato. Senza di Noi non ci sarebbero stati prodotti di tipo agricolo,non ci sarebbero state materie prime... e soprattutto credo che non ci sarebbe stata l’Italia. Guardando questo film mi ripetevo e capivo in ogni istante quanto fossi, e fossimo, fortunati ad essere del Sud. Pensavo a quante cose belle abbiamo: purtroppo, un po’ per superbia e un po’ perché ci va,ce ne scordiamo. Dovremmo provare anche Noi ad andare via per un po’, ma sono sicura che ci pentiremmo. Sento molti parlare male del Sud. Forse è vero che non offre niente, che non dà lavoro... Ma come pretendiamo di migliorarlo se di fronte ad ogni difficoltà siamo disposti solo a scappare?? Come possiamo batterci contro coloro che ci vogliono vedere affondare se siamo i primi ad arrenderci?? No, non è possibile. Forse in questo articolo non ha una grande importanza, ma vorrei citare frasi provenienti da un calciatore, idolo di (quasi) ogni ragazzo: Antonio Cassano. Antonio dice sempre: “Essere terroni significa essere perfetti” e “Un vero terrone è colui che sta stare con gli uomini, dai più umili a quelli più grandi”. Per quante Cassano ne abbia dette e fatte, su questo ha pienamente ragione. Forse ora, più che mai, c’è bisogno di un Ministro Cassano che ci sappia difendere, che ci faccia valere e che non taccia, come fanno molti Politici meridionali, credendo di fare il bene di molti. Consiglio di andare a vedere questo film: risate assicurate, commozione e un pizzico di calore meridionale, e forse capiremo un po’ tutti quanto siamo fortunati, grazie anche ad un cast strepitoso: Claudio Bisio, Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini e Alessandro Siani... Troveremo , credo e spero, gli stessi protagonisti nel sequel “Benvenuti al Nord”, per l’anno venturo nelle nostre sale. E al prossimo che mi chiederà : “Sei Meridionale?” saprò cosa rispondere: “Meridionale io?? No, TERRONA e ne vado fiera!” 21 Fashion – à – Porter si rivela! di Antonella Pagano V P Da qualche mese è nato il blog Fashion – à – Porter, creato da due ragazze che hanno frequentato il nostro liceo (nella sezione B) e che si sono diplomate nell’anno 2007 – 2008. Loro sono Marzia Peragine (studentessa presso la facoltà di Scienze e Tecnologie della Moda di Bari) e Fabrizia Siena (studentessa di fashion design presso lo IED di Roma): noi le abbiamo intervistate dopo che la loro pagina face book (con più di 1300 fans) si è trasformata in un vero e proprio blog! Partiamo dall’inizio: avete creato “Fashion – à – Porter” e già la vostra pagina su Facebook ha più di 1300 fans. E anche il blog sta avendo un buon successo. Come è nata l’idea di creare un blog sulla moda, la vostra più grande passione? Marzia: Ebbene si è la mia più grande passione. Una volta maturata, lasciato lo Scacchi, ho indirizzato i miei studi in questo settore che da sempre mi ha affascinata. Essere una studentessa di Moda richiede estro, creatività, determinazione e coraggio, noi tutti sappiamo che lavorare nel mondo della Moda non è facile: tutti sono contro tutti e vince chi ha abbastanza “Intelligenza Innovativa” da mostrare. Ecco perché il blog: mettere sotto gli occhi critici di tutti il mio look arricchito con posts relativi ad articoli e news di Moda . Fabrizia: L’idea è nata proprio perché volevamo congiungere la passione per la moda (alimentata dai miei studi in fashion design dopo il liceo, presso lo IED di Roma) a quella per i blog creando così una cerchia di appassionate come noi che condividessero i nostri stessi 22 interessi. Spesso ci è capitato di ricevere complimenti sul nostro modo di vestire e allora abbiamo pensato di poter far conoscere ad altre persone, che non fossero necessariamente solo amici, i nostri look attraverso il Web. Cosi abbiamo iniziato creando una pagina facebook e successivamente, con l’aumentare dei fan, un vero e proprio blog (fashionaporter.blogspot. com) . Creandolo abbiamo pensato di poterlo utilizzare anche per permettere alle ragazze di scoprire prezzi e marche dei capi che indossiamo, perché si sa, spesso ci si vergogna a chiederlo. Sicuramente avrete preso spunto dal blog “The Blonde Salad”, creato da Chiara Ferragni, una studentessa milanese che dal nulla è diventata ormai un’icona fra i blogger di moda, italiani e non. Marzia: Certamente, tutti conoscono la fashion blogger più cliccata d’Italia Chiara Ferragni: io però ho voluto aggiungere alle foto dei look anche articoli che informano fashion victims riguardo novità, collaborazioni ( mi riferisco ai connubi che annualmente case di moda promuovono con il mass market per rendere le collezioni alla portata di tutti), shops e quant’ altro. Il nome del nostro blog “Fashion à porter” non a caso riassume quanto detto: portare a casa tutto ciò che riguarda questo settore dalle notizie agli spunti per i look. Fabrizia: Si, lei sicuramente è la blogger italiana più famosa al mondo e per questo la stimo tantissimo proprio perché dal nulla è riuscita a crearsi un personaggio e ad avere tantissimo successo in poco meno di 1 anno … speriamo di seguire le sue orme!Noi ce la stiamo mettendo tutta e spero si veda … la passione per la moda c’è e stiamo cercando in ogni modo di trasmettervela! Intendiamoci! Non abbiamo intenzione di copiare nessun blog, anche perché sarebbe stupido oltre che, a mio avviso difficile, dato che ogni blogger, degno di questo nome, dà al suo blog un’ impronta del tutto personale. Con la creazione di questo blog, cosa volete trasmettere a chi vi segue? Insomma, qual è il vostro obiettivo? M: Sicuramente l’obiettivo è quello di trasmettere la mia passione che non è quella di una semplice fashion victim ma di una studentessa di Moda che vede da vicino e tocca nel profondo questo meraviglioso settore. In generale l’obiettivo delle fashion blogger è appunto quello di fungere da cerniera tra gli stilisti e le persone di tutti i giorni personalizzando lo stile col proprio gusto. Spero di riuscirci, questo spetta a voi dirlo! F: Il nostro obiettivo è quello di far conoscere la nostra passione, il nostro stile e anche di dare la possibilità a persone che magari non si conoscono di poter esprimere idee e opinioni che ruotano attorno ad un interesse in comune. C’è anche un altro scopo, che probabilmente accomuna tutti gli altri blogger di moda, ossia la possibilità di ottenere maggiore visibilità in questo campo, cosa che servirebbe ad una persona come me che sta studiando moda e che ha un sogno nel cassetto: diventare una stilista. Nel vostro blog, oltre alle foto delle ultime sfilate dei più grandi stilisti, gli accessori e soprattutto gli abiti che grandi stilisti (come Lanvin o LouBoutin) hanno firmato per il marchio H&M, troviamo anche le foto scattate direttamente da voi, con i vostri abiti e i vostri accessori. Perfette in ogni minimo dettaglio. Nella vita quotidiana siete così? M: Questa domanda mi fa sorridere perché me la fanno tutti. Ebbene si sono così sempre, l’accessorio particolare non deve mai mancare, anche per andare all’ università sono parecchio stravagante nel vestirmi. Sicuramente il gusto gioca il suo ruolo senza quello non si va da nessuna parte. Ci tengo a sottolineare che non è la Griffe a fare la differenza ma una persona viene notata soprattutto per il suo buon gusto e la sua capacità di vestirsi anche con ottimi abiti low cost, e perché no, se si riesce ad unire haute couture con low cost ancora meglio! F: Certo!Tutti gli outfit non sono “preparati” altrimenti significherebbe falsare il mio stile…ciò che indosso per uscire, quando posso lo fotografo e lo posto sul blog. Comunque sei molto gentile nel definirci perfette ma, senza peccare di modestia, non penso di esserlo e non amo nemmeno farmi fotografare perché chi mi conosce sa che mi imbarazzo facilmente; però se questo può essere un modo per darci visibilità e, perché no, offrirci qualche opportunità professionale, lo faccio ben volentieri! Domanda generica: qual è il vostro stile personale e, soprattutto, in quale stilista vi rispecchiate? M: Il mio stile personale è molto bon ton: adoro le perle e i fiocchi, i cerchietti e i cappelli. Quelle volte che magari mi vesto un po’ più rock c’è sempre quell’accessorio che rende il tutto più chic e non prettamente street. Mi piace usare con moderazione le borchie e le catene, associandole sempre con qualcosa che le sdrammatizzi un po’ per rendere più fine l’impatto. Il mio stilista preferito è Karl Lagerfeld (l’art director di Chanel, Fendi) adoro tutto di lui e soprattutto le collezioni che fa, impeccabili fino all’ultimo dall’abito alla scenografia. Per quanto riguarda il mio stilista preferito di scarpe è il famigerato Monsieur Louboutin l’autore della suola rossa, le sue scarpe sono ambite da ogni donna, non c’è storia lui è il migliore! F: Bella domanda!Non riesco a trovare un aggettivo che possa descrivere in una parola il mio stile…forse lo definirei “eterogeneo” ? Molti dicono che indosso sempre cose “particolari” e sicuramente è vero perché se c’è una cosa che odio è l’omologazione quindi cerco sempre di distinguermi dalla “massa”, di essere diversa ed essere guardata, ammirata o anche criticata per questa mia “diversità”. Odio gli eccessi, meglio essere semplici con un accessorio che renda il tutto alternativo e personale. In quale stilista mi rispecchio? Più che rispecchiarmi, io direi che AMO letteralmente Karl Lagerfeld e Alexander McQueen (purtroppo scomparso da circa un anno), due geni! Le loro creazioni (decisamente eccentriche), le loro sfilate, mi lasciano a bocca aperta, non deludono mai! Per me sono loro i veri re della moda, sanno sempre come stupirci. Già che ci siamo, per concludere quest’intervista, perché non ci date consigli sulle ultime tendenze? M: Per quanto riguarda questo autunno inverno andranno moltissimo le pellicce (Chanel ha fatto quelle ecologiche, meno male!), piume, maxi pull a fantasia, colletti e soprattutto collant gioiello. Per quanto riguarda la prossima primavera estate, sulla passerella protagonista è il color Tiffany che io particolarmente adoro! F: Tra i trend di questo A/I abbiamo il grande ritorno del cappotto, che rimpiazza l’ormai inflazionato piumino; i pantaloni rappresentano l’imperativo dell’inverno, dalle massime ampiezze alla striminzita versione a sigaretta; minimalismo: linee essenziali e colori neutri esaltati da materiali preziosi; vintage: revival gioioso degli anni ’50; tricot: un mast-have assoluto; pizzo; pelliccia; pelle e le mie amatissime borchie! Potrete seguire il loro lavoro diventando fan della pagina Facebook “Fashion – à – Porter” e sul blog www.fashionaporter. blogspot.com =) 23 Semplice consiglio Passeggiar sul bagnasciuga rinfrescati dalla bianca spuma con il sole che riscalda; o una cioccolata calda sotto il calore di una coperta e il camino che scoppietta. Vuoi tenermi compagnia? Una corsa tra i colori dei prati verdi e dei fiori al suon di cinguettii e della brezza leggera; in bicicletta al sorger della sera con un sorriso che illumina il viso fra viali brillanti dalle foglie danzanti. Ora basta, vado via! PUOI ANCHE ANDARE ORA! Credevo fossimo in sintonia, magari fosse solo la monotonia! Pensavo ci conoscessi ma non siamo certo dei fessi. Ci hai ammaliati, ci hai ingannati ma ormai ti abbiamo conosciuto e di certo questo non ci è piaciuto. Il tuo torto ci pesa ancora perciò puoi anche andare ora! 24 disegni e poesie Silvia Mazzotta VL L’amour L’amour est une chose qui te fait voir le monde pure et qui te remplit le cœur. En amour on offre des fleurs, on mange du chocolat et on rit aux éclats. Traduzione : L’amore è una cosa che ti fa vedere il mondo puro e che ti riempie il cuore. In amore si regalano dei fiori, si mangia del cioccolato e si ride a crepapelle. La musique La musique, qui peut être romantique, exotique, électronique, crée toujours une atmosphère magnifique. Traduzione : La musica, che può essere romantica, esotica, elettronica, crea sempre un’atmosfera magnifica. poesie di Erica Natilla II B disegni di Serenella Fanelli II N 25 a cura di Silvia Mazzotta V L ARIETE AMORE:Se non riesci ad avere più storie contemporaneamente, rinuncia. Una storia basta e avanza, devi essere grato almeno di averla! LAVORO: Se i colleghi parlano di te alle tue spalle non farci tanto caso: tutti quanti vengono derisi solo che nessuno lo sa! SALUTE: Vedi per caso asini che volano in questo periodo?! Ecco, è un buon momento per una visita oculistica! TORO AMORE:Eh si, il tuo cuore ha proprio bisogno di essere riscaldato. Però un consiglio: è meglio cercare un po’ d’affetto da un amico! LAVORO: Frena la voglia di ammazzare qualche collaboratore: voi siete i migliori quindi la “promozione” è assicurata! SALUTE: Le buone stelle ti guideranno nella tua faticosa dieta, però attenzione: non vogliamo vedere persone prive di sensi, quindi non esagerare! GEMELLI AMORE:La tua oratoria è così convincente che riuscirete a portare il vostro partner all’altare, perciò se si è in coppia con un gemelli meglio scappare! LAVORO: Superi davvero tutti! Studio e denaro sono al top: l’importante è solo credere a quello che l’oroscopo dice! SALUTE: Pensate per caso di essere più affascinanti del solito?! Beh può darsi che forse, probabilmente, in alcuni casi, potreste aver ragione. CANCRO AMORE:Le stelle consigliano di evitare amori clandestini: potreste essere scoperti dal vostro partner ufficiale, ma se volete lasciarvi questa è un ottima opportunità! LAVORO: Attenzione: mani al portafoglio! In questo periodo c’è qualcuno che vi ha preso di mira: vuole rubare il vostro denaro! SALUTE: Non bevete, non fumate, non mangiate troppo, non sforzatevi tanto, non stressatevi: insomma cercate di non fare niente! LEONE AMORE: Siete particolarmente noiosi, nervosi e stressanti: questo non giova certo ad un rapporto! Inoltre se siete single non farete che allontanare tutti: buona fortuna! LAVORO: Beh direi che il modo migliore per spendere soldi sia fare un bel viaggio: andatevene! Non farete altro che renderci tutti più felici! SALUTE: Vi sentite fiacchi e affaticati? Non importa: correre, correre, correre! Il grasso è un nemico difficile da eliminare: di certo non va via da solo! VERGINE AMORE: Venere in contrasto con Giove, Mercurio è in disaccordo con Marte, lo stesso vale per Saturno e Plutone: non contate su nessun aiuto! LAVORO: Beh Uranio è l’unico dalla vostra parte: forse, e dico forse, otterrete una bella promozione. Però non spendete tutto per lo shopping sfrenato! SALUTE: una cura per i vostri capelli in questo periodo li renderà più lucenti e splendenti, quindi prendetevi cura della vostra folta chioma! (se ne siete provvisti) BILANCIA AMORE: Avrai tutti ai tuoi piedi: perché allora iniziare una relazione seria?! Il divertimento ini- zia ora: se qualcuno fa il tenero, dolce, romanticone la strada la conosce! LAVORO: Una scalata verso il successo?! Ehe vi piacerebbe, ma no! Siete troppo stanchi, avete altre cose a cui pensare: troppi impegni! SALUTE: Vi sentite belli, giovani, forti, attivi, sensuali, vivaci, attraenti, seducenti, ammalianti? Bah l’importante è non fare brutte figure! SCORPIONE AMORE:Siete troppo dolci, troppo teneri, voi e il vostro compagno di sempre siete sempre così affiatati, sempre in sintonia, sempre insieme: ma lo sapete che la lontananza aiuta?! LAVORO: La vostra tirannia non farà altro che scatenare una rivolta: non siete Dio, nessuno vi venera: tornate sulla terra! SALUTE: Pensate che la vostra pelle sia la più bella, la più liscia, la più luminosa di tutte? Non siete di certo delle statue lucidate e levigate per bene! SAGITTARIO AMORE: Non fate che litigare con tutti: strano siete dei teneroni voi! Forse per questo vi fate mettere sempre i piedi in testa: ora basta! LAVORO: Quanto studio! Quest’anno vi siete messi proprio d’impegno! Però attenti ai compagni di classe: la gente è sempre molto maligna! SALUTE: Usate delle sciarpe, dei maglioni pesanti, delle giacche: siamo stanchi di sentire i vostri starnuti e la vostra voce nasale! CAPRICORNO AMORE: Marte, Venere e Giove in accordo vi regaleranno dei momenti da favola: chissà non vi sve- gliate più e restiate soli soletti nei vostri sogni! LAVORO: Le stelle indicano che sarete molto fortunati: non so però in quale settore, dovevo riempire uno spazio bianco e l’ho scritto qui! SALUTE:A quanto pare cambiate sempre il vostro look: allora i capelli si sfibrano quindi se non volete essere calvi già all’età di vent’anni meglio smetterla con le tinte! ACQUARIO AMORE: Siete in buon accordo con Ariete, Pesci, Gemelli, Bilancia, Leone, Capricorno, Vergine, Toro, Scorpione, Sagittario: solo con voi stessi no! LAVORO: Brutto periodo per le vostre finanze. La mammina ha interrotto la paghetta! La prossima volta non tornate a casa ubriachi: cercate di smaltire prima! SALUTE: Il fegato non passa un bel periodo: se si vuole ancora vivere bisogna sostituire le bevande alcoliche con l’acqua. Potreste sempre chiedere aiuto! PESCI AMORE:Che abbiate quindici o cinquant’anni l’amore bussa finalmente alla vostra porta: che fate aprite o restate nel lettuccio a dormire? LAVORO: Avete mille progetti in testa e non sapete come concretizzarli: io direi, più che pensare a come copiare in classe, meglio studiare almeno un po’, non dico tanto! SALUTE: Luna propizia per lo sport: non c’è niente di meglio che un’oretta al giorno di palestra per sbirciare gli altri ragazzi e ragazze mentre si allenano! Cari skakkisti, ecco a voi la nuovissima zingamail! scriveteci (all’indirizzo della redazione redaskakkinostri@ libero.it) dei vostri problemi, dubbi, indecisioni, litigi, innamoramenti e vi risponderemo con gli stupendi consigli della Zinga, la formidabile sensitiva della redazione XD ovviamente potrete restare anonimi se volete Cara Zinga mail, Cara ragazza, purtroppo non puoi far sì che qualcuno si innamori di te, non è c’è un ragazzo che mi un sentimento che si può comandare. Il mio consiglio è di parlare piace, che è fidanzato apertamente con questo ragazzo, anche se è un amico a cui tieni, anpurtroppo con una rache perché da parte tua non ci sono sentimenti di amicizia nei suoi gazza che ho conosciuto confronti ma qualcosa di più, non è vera amicizia e col passare del da poco. Questo ragazzo tempo potrebbe diventare sempre più difficile anche solo parlargli. è mio amico da tempo… Apriti, digli quello che provi, chissà che questo ragazzo non provi Come faccio a fargli ca- lo stesso per te e abbia paura anche lui per la vostra amicizia. Se pire che mi piace? Come andrà male almeno non resterai con il rimorso di non averci provato. faccio a farlo innamora- Per quanto riguarda l’età ricordati non è importante inoltre non farti re di me? intimorire dal fatto che abbia una ragazza: lei non è una tua amica e comunque al cuor non si comanda, se il ragazzo ti piace davvero By Anonimo 93 non fartelo scappare. Spero di esserti stata d’aiuto. Un bacio. Cara Zingamail, spero tu mi possa aiutare o almeno dare delle risposte. Nella mia vita non mi manca niente eppure ci sono alcune volte in cui ci si sente soli nonostante abbiamo tante persone intorno a noi che ci vogliono bene. E allora questo come si spiega? Con affetto Giuppe Caro Giuppe, mi ha colpito molto questa tue lettera, però purtroppo non so se esista una risposta certa alla tua domanda. Credo che ognuno di noi affronti certi periodi, quindi non sei l’unico ma è un problema di tutti. Ci sono giorni in cui ci si chiude in se stessi anche senza un vero motivo, ci si fanno mille domande nella speranza di poter trovare delle risposte che in ogni caso non arriveranno mai. L’uomo è un “animale sociale” ma purtroppo siamo molto diversi, quindi è normale che non riusciamo ad inserirci sempre o pienamente in un determinato gruppo , siamo pieni di difetti e delle volte è difficile sopportare gli altri o farsi sopportare, pensiamo di non aver trovato ancora il nostro posto nel mondo. Non penso che queste tue sensazioni andranno mai via, ma sono solo dei piccoli momenti, quindi un consiglio: quando ti senti giù tira fuori le tue emozioni nella maniera a te più congeniale, non tenerti tutto dentro ma cerca di dare sfogo a quello che senti e quando ti sentirai più sollevato, esci, chiama quelle persone su cui sai di poter contare e passa con loro tranquille e divertenti giornate, e vedrai che quelle sensazioni passeranno e l’unica cosa che potrai fare sarà sorridere. Spero di esserti stata almeno di conforto. Un bacio. 27 CruciVerba DIFFICILE ORIZZONTALI: 1 fine di record - 3 Amedeo insigne fisico torinese - 11 feroce come spesso è la satira - 20 fondò il movimento ultranazionalista degli ustascia (4, 7) - 23 spaziatrici di tastiere - ottobre (abbr.) - 26 città della francia - mettersi di nuovo... a tavola - 31 canali artificiali navigabili - 33 sostenitore della lingua creata da Zamenhof - 37 un tono di verde - 38 soci di certe attività commerciali - 39 cotangente (abbr.) - 41 mucchio di covoni - 42 lo è una disposizione... per atto scritto - 44 Caterina, ultima moglie di Enrico VIII - 45 tipico uccello delle foreste di Haiti - 47 giorno prima di oggi - 48 il padre di Ulisse - 50 detto di aereoplano munito di due reattori - 51 vivono in contemplazione e preghiera - 53 uno dei gas rari - 54 era “novo” quello di Cavalcanti - 55 irsuta, ispida - 56 la Todd del cinema - 58 Martin che diresse Orchidea Nera - 59 giù... di voce - 61 prefisso per venti - 62 l’attore Pacino - 64 risultati finali - 66 nitida, limpida - 68 forti innamoramenti - 70 la Nin scrittrice - 72 violento impeto che assale - 74 ripetuto è un brindisi - 76 organo che collega una coppia di ruote - 77 relativa al mare di Locri - 78 mettere in prigione VERTICALI: 2 doppie in Dalida - 3 mettere in funzione - 4 bastone lungo e flessibile - 5 fabbrica l’asta - 6 il libro dei precetti di Budda - 7 il nome della Gardner - 8 il “metal” installato negli aereoporti - 9 centro di Saarland - 10 fondo di vassoi - 12 perdere la direzione giusta - 13 si festeggia il 22 maggio - 14 li rompe la piena - 15 una Linda del cinema - 16 crimini - 17 armò l’Arca - 18 Torquato Tasso - 19 somma di anni - 21 verbo... che imbianca - 22 le usa il pasticciere - 25 un tipo di eccentrico - 28 disciplina che studia un’antica civiltà del Medio Oriente - 29 un tipo di baccalà - 30 il dio-sole egizio - 32 un mezzo per smontare l’accusa - 34 sono fatte di gradini - 35 mele - 36 Alfred, famoso pianista svizzero - 38 i marchigiani di papa Niccolò IV - 39 relativa al cuore - 40 donne di una regione autonoma - 42 manca al burbero - 43 fra i tanti c’è l’INPS - 44 Peter. tenore inglese - 46 Renato che interpretò Alvaro piuttosto corsaro - 49 zar senza testa - 50 lo è anche il frutto del ginepro - 51 fa binomio con labor - 52 disputa il derby della Madonnina - 55 la città di Pergolesi - 57 scurissime - 60 dea greca dell’aurora - 61 andata - 63 fiume della Calabria - 65 raganella verde - 67 il guappo del quartiere - 69 Trieste - 71 vale dentro - 73 laurea senza vocali - 75 l’iridio REBUSMANIA 28 medio; parole: 4, 7 medio; parole: 7, 1, 4, 6 N.B. Le soluzioni di questi giochi li troverete nel prossimo numero! Facile Sudoku Medio Parole in comune 1) DIAVOLO; ATLANTICO; SANGUE; DEROGA; ACCIAIO. 2) BUIO; ALTO; SCI; CASCATA; LUNGO. 3) VINO; FILETTO; GIRO; SETTE; PERPETUA. Crucipuzzle cerca nel riquadro a sinistra tutte le parole dell’elenco e scoprirai il titolo di un classico dell’animazione Disney di Marialiusa Marozzi Soluzioni ai Giuochi del numero precedente PAROLE IN COMUNE 1°- Banca; 2°- Pulce REBUSMANIA Facile: B/ramo siedono/RI = bramosie d’onori Medio: UN/ali EV/eva RI/ante = una lieve variante 29 Direttrice Antonella PaganO V P Caporedattori Viviana Sebastiano V P Valerio Iacovone V P Angela Casavola IV B Paola Dabbicco IV C Redazione Tracy Amoruso V L Gaetano Capriati IV C Alessia Giuliani V L Claudia Grassi V A Sonia Ragno V E Antonella Recchia IV I Michele Rosamilia IV M Silvia Mazzotta V L Roberta Pagano II D Adriana Di Rienzo II B Hanno collaborato per questo numero Salvatore De Gaetano VP Francescopaolo Lopez I N Alan Favuzzi V P Erica Natilla II B Serenella Fanelli II N Sabrina Colonna I D Alberto Donadeo IV G Leonardo Giannelli III I Redaskakkinostri@ libero.it anche quest’anno ce l’abbiamo fatta, con grande fatica però: riempire queste 32 pagine è stato davvero difficile e il ritardo con cui il primo Skakki Nostri dell’anno 20102011 è arrivato nelle vostre mani lo dimostra. Come mai? Semplice: poca partecipazione! Ricordatevi che il giornalino è uno dei pochi strumenti d’espressione a nostra disposizione: vogliamo sprecarlo? Forza Skakkisti, Skakki Nostri ha bisogno di voi!! 32 mandateci i vostri articoli, riflessioni, compiti in classe, racconti, esperienze, figuracce, poesie, fumetti, giochi e tutto quello che la vostra fantasia può produrre: noi vi pubblicheremo!!!