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IL CASTELLO DI STETTENECK
Le auto dei turisti erano parcheggiate ordinatamente le une accanto alle
altre, sotto il sole caldo di metà agosto, quando famiglie intere invadevano la
Val Gardena per godere le meraviglie uniche al mondo delle sue montagne e
dei suoi paesaggi. il Museo Ladin era stato inaugurato da poco, ma la notizia
del ritrovamento dei resti del castello di Stetteneck aveva avuto forte risonanza
non solo in Italia, ma anche all’estero. I visitatori potevano ammirare lo scavo
archeologico, da cui emergevano il muro di cinta del castello e una delle porte
con l’arco romanico. Sotto il vetro spiccavano punte di frecce di balestra,
frammenti di bicchieri, cocci di vasi e lampade ad olio.
Eppure, ciò che nessuno conosceva né avrebbe saputo mai era la vera
storia del Castello di Stetteck. Tutto cominciò nell’Anno del Signore 1250 ad
Innsbruck. La fama dell’architetto Johannes Bergmeister - abile maestro di
castelli - era arrivata oltralpe, fino alle orecchie del nobile cavaliere Gebhard
von Stetteneck. Da mesi, ormai, questo ricco signore aveva in mente un
progetto ambizioso, ma fino ad allora non aveva trovato nessuno capace di
poterlo realizzare. Decise, perciò, di mettersi in viaggio alla volta di Innsbruck
per incontrare il famoso architetto. Si immaginava un uomo molto raffinato,
dall’aspetto elegante e slanciato come le opere da lui realizzate. Chi, invece, si
trovò davanti lo colse impreparato: Johannes Bergmeister si presentava come
un ometto di bassa statura, dall’andatura zoppicante e dai tratti grossolani del
viso. Ciò che indusse il Signore von Stetteneck a non rinunciare alla sua
richiesta fu, d’altra parte, lo sguardo vivace e intelligente del piccolo
“
architetto. Cosa Vi porta a me da così lontano, mio signore?” - gli chiese
“
Johannes . La Vostra fama è immensa. Avrei una proposta che ritengo degna
“
della Vostra maestria”. Dite pure, come può il mio umile servigio
“
omaggiarVi?” Si tratta di questo: avrei in progetto la costruzione del castello
più maestoso, sicuro e imponente che si sia mai visto ed ho in animo di
stabilirlo sulle alte vette del Monte Balest. Inoltre, meno tempo impiegherete
“
per la sua costruzione, più generosa sarà la Vostra ricompensa”. Mio signore,
la Vostra generosità mi lascia senza parole e mi alletta. Tuttavia, non posso
nasconderVi le mie perplessità circa la bontà del terreno sul Monte Balest. Esso
è poroso, pertanto poco adatto a costruirvi una residenza così grande”.
Gebhard von Stetteneck proruppe in una risata nervosa: “Ho troppa stima di
Voi, per credere che non ce la farete. Pregherò per Voi perché riusciate in
questa impresa che tutti ritengono impossibile”.
I due uomini si congedarono e - come segno di profonda stima - il
signore von Stetteneck lasciò all’architetto cinque sacchi di monete d’oro.
L’avidità di Johannes Bergmeister era pari solo alla sua fama: sentire il
profumo e il tintinnio delle monete era motivo di gioia e soddisfazione. Lui
sapeva che ce l’avrebbe fatta, perché non era solo quello che tutti
conoscevano.
Altro che maestro di castelli: Johannes Bergmeister era, in realtà, un
astuto gnomo delle foreste alpine, conosciuto nel suo universo come Maestro
di Montagna. Per il suo carattere presuntuoso e per la sua avidità non aveva
molti amici tra i suoi pari e viveva come un solitario. Grazie ai suoi poteri
magici stringeva patti con gli Spiriti delle Montagne e con il loro aiuto riusciva a
realizzare i più bei castelli arroccati sulle cime più alte. Così facendo, andava
arricchendosi sempre di più, senza però che tutto l’oro accumulato gli bastasse
mai. Sapeva, tuttavia, che l’impresa sul Monte Balest sarebbe stata la più
difficile, non solo a causa della roccia friabile, ma anche perché il terreno a
disposizione era poco e molto scosceso.
Attese una notte ventosa di tempesta e fulmini per salire in cima al
Monte Balest e invocare la sua richiesta allo Spirito della Montagna.
“
Potente Spirito del Monte Balest, che tutto vedi e sovrasti, ti chiedo il
privilegio di realizzare sul tuo sacro suolo il castello più grande e magnifico che
mai sia stato realizzato. Tutti Ti conosceranno ed onoreranno e da me - tuo
umile servo Maestro di Montagna - riceverai eterna protezione e la promessa
che mai da qui all’eternità nessuno oserà violare le tue terre, le tue foreste ed
il tuo paesaggio.”
La risposta dello Spirito del Monte Balest non tardò ad arrivare:“Maestro
di Montagna quello che tu mi hai promesso devi mantenerlo sempre
come adesso! Ciò che ti aiuto a costruire ora se non stai attento cadrà
nella gola! Anche la tua anima in disgrazia cadrà finché la tua colpa
“
saldata non sarà!” Oh Spirito della Montagna - rispose Johannes - non
temere, non Ti deluderò! Dimmi ora, ti prego, cosa posso fare per
compiere quest’opera prima possibile?”
“Se lesto finire vorrai,
tante pietre di Dolomia in cima porterai.
Con esse del maniero stabilirai i contorni
e lo vedrai finito in quaranta giorni!”
Lo gnomo architetto seguì scrupolosamente le indicazioni dello Spirito del
Monte Balest, che in silenzio, ma con vigore, fece crescere nottetempo sempre
più imponente il Castello di Stetteneck.
Gebhard von Stetteneck - di ritorno da un viaggio d’affari quaranta giorni
dopo - non credette ai propri occhi: davanti a lui si ergeva maestoso sulle cime
più alte del Monte Balest il maniero dei suoi sogni. Il colore rosato delle sue
pietre ricordava la bellezza e la magia dei tramonti dolomitici. Soddisfatto e
felice, rese Johannes Bergmeister l’architetto più ricco della contea. Johannes,
dal canto suo, si dimenticò ben presto della promessa fatta allo Spirito della
Montagna, perché trascorse i successivi tre secoli a godersi indisturbato le sue
immense ricchezze.
E il Castello di Stetteneck? Intorno al castello fu nei secoli distrutta una
grande parte della foresta del Monte Balest, per far spazio alle case dei signori,
dei contadini e dei pastori, oltre che per i pascoli. Ciò che lo Spirito del Monte
Balest aveva temuto, si stava realizzando. La quiete della montagna era
svanita per sempre, le sue foreste violate e a nessuno importava conservare
intatte e proteggere le bellezze del suo paesaggio.
Una notte di fulmini e tempeste lo Spirito della Montagna, che per lungo
tempo aveva pazientemente atteso l’aiuto del Maestro di Montagna, esplose in
tutta la sua rabbia:
“Questo è per te, gnomo mendace,
di arricchirti solo capace!
Questa è la mia terribile vendetta
cada il maniero e la tua anima nella valle stretta!”
Fu così che in un Anno del Signore non ben precisato, il magico castello
di Stetteneck crollò inspiegabilmente nella gola del rio Pincan, vicino ad Ortisei.
E lo gnomo, che fine fece? Il suo spirito venne trascinato insieme al
castello nelle profondità della gola e di lui non si seppe più nulla. O quasi.
Cari turisti,
guardate bene dove mettete i piedi, perché potrebbero farvi inciampare lungo il
sentiero alcuni sassi - apparsi non si sa bene come - di pietra rosa chiamata
Dolomia. Chissà chi si diverte a gettarli lì?