L`annuncio cristiano nel contesto islamico
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L`annuncio cristiano nel contesto islamico
PONTIFICIA UNIVERSITÀ URBANIANA Istituto di Catechesi e Spiritualità Missionaria – Sezione di Catechesi L’annuncio cristiano nel contesto islamico. Esperienza con i giovani nella missione sui iuris di Baku in Azerbaigian Mammadov Elman Tesina di Magistero in Scienze Religiose (Catechesi Missionaria) Moderatore: Prof. Scognamiglio Edoardo Correlatore: Prof. Meddi Luciano Roma 2009 1 SIGLE E ABBREVIAZIONI a. C. / d. C. avanti / dopo Cristo AAS Acta Apostolicae Sedis AG Ad gentes ASS Acta Sanctae Sedis CA Centesimus annus can. canone CCC Catechismo della Chiesa Cattolica cfr. confronta CIC 1983 Codex Iuris Canonici, 1983 CSI Confederazione degli Stati Indipendenti DCE Deus caritas est EA Ecclesia in Asia ecc. eccetera EN Evangelii Nuntiandi EV Enchiridion Vaticanum GS Gaudium et spes mons. monsignore n. / nn. numero / numeri rev. reverendo RM Redemptoris missio sec. secolo 2 SS Spe salvi URSS Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche vol. volume AP Repubblica di Azerbaigian г. anno 3 INTRODUZIONE Alla soglia del terzo millennio, sulla mappa geografica del mondo, è apparso un nuovo paese chiamato Azerbaigian. Questo paese dell’antica tradizione musulmana, all’inizio degli anni 1990, si liberò dal regime totalitario comunista e oggi, come il maggior numero dei paesi del ex-URSS, vive un complesso processo di trasformazione socioculturale e di adattamento ai nuovi modelli di vita che, a loro volta, provocano la ricerca di identità nazionale e religiosa. Con il presente lavoro vorrei trattare la questione del primo annuncio cristiano in un contesto islamico. Questa ricerca riguarda l’esperienza con giovani della tradizione musulmana nella missione sui iuris di Baku. Il futuro dell’Azerbaigian è nelle mani dei giovani che sono soggetti attivi della vita sociale, economica e politica. Per questo motivo la Chiesa sente l’urgenza della evangelizzazione dei giovani. Dopo la caduta del regime, da parte dei giovani c’è un enorme bisogno di identità nazionale e di una prospettiva di vita che possa essere permanente. Tale bisogno si riconosce in un islam moderato e tollerante, il quale ha cominciato a riconquistare per alcuni il suo posto nella loro vita. Tuttavia, negli loro occhi il cristianesimo è visto come un elemento estraneo al Paese e qualche volta viene considerato una minaccia ai tentativi di integrazione nazionale. Qualsiasi gruppo degli azeri convertiti al cristianesimo sono visti come dei «traditori» e vengono in qualche modo respinti dalla stragrande maggioranza della popolazione. Parlando con loro è necessario spiegare il significato della libertà religiosa. La domanda che ci si pone è se l’identità nazionale non deve essere sempre legata con l’identità religiosa. Occorre andare oltre il detto: «Azero significa musulmano». 4 Nel primo capitolo intendo affrontare un’analisi socio-politico e culturale-religiosa della società azera in un momento di transizione dalla mentalità e anche dall’eredità sovietica per mostrare come l’islam rinascente abbia, in questo Paese, più carattere socioculturale che religioso e sia destinato ad essere un simbolo dell’identità nazionale. Nel secondo capitolo descriverò la realtà dell’unica comunità cattolica in Azerbaigian. Malgrado la storia del cristianesimo in questa terra risalga all’evangelizzazione dei tempi degli apostoli, oggi la Chiesa Cattolica in Azerbaigian ha ricominciato la sua missione proprio da «zero». Per il momento, i cattolici costituiscono non più di quattrocento fedeli, per cui non hanno ancora le strutture e le forze sufficienti per una missione su larga scala. Nel terzo capitolo prospetterò il tipo di missione possibile: essa consiste nel penetrare nella cultura nazionale azera per interpellarla e farle prendere coscienza che essa può andare al di là di un’identificazione insostituibile con l’islam. La comunità dei fedeli cattolici ha intenzione di realizzare un oratorio in cui formare i giovani cristiani insieme ai loro coetanei di tradizione musulmana. Il mio studio è basato anzitutto sul magistero della Chiesa universale. La Chiesa locale sta in una fase iniziale e non possiede ancora propri documenti ecclesiali o catechismi. Attingerò anche alle esperienze di dialogo e di confronto che ho vissuto personalmente in questa terra. 5 CAPITOLO SECONDO PRESENZA CRISTIANA IN AZERBAIGIAN: STORIA E IDENTITÀ DELLA CHIESA CATTOLICA 1. LE TAPPE DELLA MISSIONE CRISTIANA NELLA STORIA DI AZERBAIGIAN La diffusione del cristianesimo in Azerbaigian nei primi secoli è molto legata ai missionari dalla Chiesa siriaca. Poi, dal sec. V la presenza delle missioni dei nestoriani e dei giacobiti74. C’è qualche indicazione sull’insedimento di comunità cristiane nella zona sud-est del lago di Urmia, a Ganzak circa alla metà del sec. IV, dove poi nei anni 486-605 esisteva una sede episcopale. La seconda traccia di cristianesimo si trova a Paidangaran che appare come diocesi nei 540-554 e corrisponde alla città di Baylaqan. Verosimilmente Bardaa fu una sede metropolitana, dalla quale dipendevano le diocesi assiro-orientali di tutto l’Azerbaigian75. Siccome dall’inizio le comunità cristiane erano comunità giudaiche, l’influenza precoce del cristianesimo nell’Albania Caucasica e in tutto il Caucaso avveniva grazie alla diaspora ebraica che avvenne in queste terre dai sec. VI-V a. C. Dopo l’esilio babilonese alcuni gruppi di ebrei raggiungevano il Caucaso dove loro attività non era discriminata da parte della popolazione locale. All’inizio dell’età cristiana la diaspora ebraica nel Caucaso 74 Cfr. С. КАСУМОВА, Христианство в Азербайджане в раннем средневековье, Master, Баку 2005, 50. 75 Cfr. A. BUGNINI, Lа Chiesa in Iran, Edizioni Vincenziane, Roma 1981, 92-93. 28 è cresciuta a causa dell’espansione romana in Palestina, soprattutto dopo la distruzione di Gerusalemme nel 70 a. C.76 Gli albani stessi nel periodo precristiano secondo Strabone avevano diversi culti politeistici con un territorio sacro alla divinità principale e in modo particolare adoravano le forze naturali, includendo anche la pratica di sacrifici umani77. a) Gli inizi C’è un’opinione che l’apostolo Bartolomeo, uno dei Dodici, visitò anche l’Albania Caucasica dove decedette. Questa opinione è stata pronunciata dal sacerdote ortodosso Alessio (Nikonorov) nel suo libro История Христианства в Кавказской Албании dove si afferma che l’apostolo dopo aver predicato il Vangelo in Asia Minore, Mesopotamia e Persia arrivò in Albania Caucasica sulla strada dei pellegrini zoroastriani. Siccome nello zoroastrismo l’adorazione della divinità principale Ahura Mazda era basata sul culto del fuoco, nei tempi antichi nell’Albania Caucasica erano numerosi i centri della religione zoroastriana dove la diffusione del fuoco veniva propagata tramite la combustione spontanea di gas che scaturivano dal terreno. L’apostolo è diventato il martire dai sacerdoti pagani ad Albanopoli, attuale Baku, attorno 68-71 d. C.78 76 Cfr. А. НИКОНОРОВ, История Христианства в Кавказской Албании, Нурлан, Баку 2005, 39-41. Cfr. STRABONE, Geographia 11, 4, 7. 78 Cfr. A. НИКОНОРОВ, История Христианства в Кавказской Албании, Нурлан, Баку 2005, 45-51. 77 29 Il secondo famoso predicatore del vangelo nel Caucaso fu san Eliseo, discepolo dell’apostolo Taddeo79. Già nella seconda metà del sec. I egli fu il capo della comunità cristiana in Albania che nei primi secoli fu legata con la Chiesa di Gerusalemme80. Dall’inizio del sec. IV comincia il periodo episcopale della Chiesa nel Caucaso legato a Gregorio l’Illuminatore 81 che «verso la fine del III sec. o all’inizio del IV, riuscì a convertire il re armeno Trdat (Tiridate) III, sotto il quale il cristianesimo divenne per la prima volta religione di stato» 82 . Quando il re albanese Urnayr ha sentito dei miracoli manifestati da San Gregorio, andò in Armenia dal re Tiridate dove si convertì al cristianesimo e ricevette il battesimo da San Gregorio, da dove tornò insieme con un vescovo83. Nel 313 il re Urnayr proclamò il cristianesimo religione ufficiale in Albania. I sovrani successivi hanno creato una basa materiale per la Chiesa Albana e cercavano un equilibrio tra clero e nobiltà civile, creando anche la corte ecclesiale. Alla fine del sec. IV la Chiesa Albana già aveva la sua gerarchia e diventò autonoma. Dopo il concilio di Calcedonia avvenne la separazione della Chiesa Albana dalla Bisanzia e si accettò il monofisismo. I patriarchi del catolicosato albanese dal 551 hanno preso il titolo di katholikos Albanese. Il centro ecclesiale nel sec. IV fu Kabala, poi dal sec. V la capitale nuova Bardaa. Con l’influenza politica bisantina in Transcaucasia dalla fine del sec. VI – all’inizio del sec.VII la Chiesa Albana ha accettato la dottrina calcedonese84. 79 Cfr. MОВСЭС КАЛАНКАТУАЦИ, История страны Алуанк 1, 6. Cfr. А. НИКОНОРОВ, История Христианства в Кавказской Албании, Нурлан, Баку 2005, 58. 81 Cfr. С. КАСУМОВА, Христианство в Азербайджане в раннем средневековье, Master, Баку 2005, 55. 82 K. S. FRANK, Manuale di storia della chiesa antica, Libreria Editrice Vaticana 2000, 249. 83 Cfr. MОВСЭС КАЛАНКАТУАЦИ, История страны Алуанк 1, 11. 84 Cfr. Ф. МАМЕДОВА – А. АБАСОВ, «Азербайджан», in Католическая Энциклопедия, том 1, 104. 80 30 Dopo la conquista arabica all’inizio del sec. VIII le vicende della Chiesa Albana non furono più favorevoli. Con l’intervento dei califfi arabi la Chiesa Albana ha perso la sua autonomia, ed è stata sottomessa al catolicosato armeno, cioè il diritto dell’ordinazione in katholicos Albanese lo possedevano i vescovi armeni 85 . Nei secoli successivi la lotta gerarchica tra Chiese Albana e Armena continuò fino al 1836 quando l’impero russo ha abolito l’esistenza del catolicosato albanese incorporandolo alla Chiesa Armena86. b) Gli sviluppi L’attività missionaria interrotta dalla conquista araba riprese solo durante il dominio dei mongoli, specialmente quando nel 1256 il mongolo Hulagu fece dell’Azerbaigian il centro dell’impero degli Ilkhanidi. Grazie alla presenza nell’harem ilkhanese di qualche moglie di fede cristiana e anche grazie a diversi sovrani tendenzialmente cristiani, al quartiere generale degli Ilkhanidi era sempre allestita una tenda adattata a cappella o chiesa, dove si celebrava abitualmente il culto religioso. A metà del sec. XIII la regione di Urmia fu circondata dalla costellazione di diocesi in analogia con il Lazio nei sec. IV-V quando, secondo il Liber pontificalis, i Papi eleggevano i vescovi per diverse località. Da parte opposta del lago di Urmia, Maragha, capitale dell’impero degli Ilkhanidi, divenne sede di diocesi nel 1318 quando nell’impero fu costituita la gerarchia latina con Sultanieh metropoli. Assieme a Maragha nello stesso anno fu creata diocesi Dehikerkan. Nella stessa 85 86 Cfr. MОВСЭС КАЛАНКАТУАЦИ, История страны Алуанк 3, 8. Cfr. A. НИКОНОРОВ, История Христианства в Кавказской Албании, Нурлан, Баку 2005, 166- 167. 31 epoca in Azerbaigian esisteva anche la diocesi dei siri occidentali con sede verosimilmente ad Urmia fino al 1272, ma termina con la sede di Tabriz. Nel 1264 una colonia di veneziani si stabilì a Tabriz. Il trattato commerciale tra Venezia e i mongoli precedeva la libertà di culto per i religiosi latini, domenicani e francescani, che vi giunsero nel 1289-1290. I francescani vi fondarono due centri. Contemporaneamente con la erezione della provincia ecclesiastica di Sultanieh, Tabriz divenne diocesi suffraganea nel 1318, retta come tutte le altre da un domenicano87. Nel 1320 il missionario francese Jourdain de Séverac e poi il francescano Odorico da Pordenone visitano Baku e gli altri città dell’Azerbaigian del Nord88. Quasi contemporaneamente ai francescani, anche i domenicani rivolsero il loro interesse apostolico all’Oriente. Tra 1300 e 1304 essi istituirono la società dei frati peregrinati, retta da un vicario generale dipendente direttamente dal maestro generale dell’Ordine. Già nel 1320 le località delle missione dominicane nell’impero degli Ilkhanidi si trovavano a Tabriz, Maragha e Dehikerkan sulla via commerciale che univa l’oriente all’occidente. Ma dopo qualche successo cominciò il declino delle missioni cattoliche. La peste del 1348, quando i missionari morivano quasi tutti, e poi l’invasione da parte di Timur nel 1381 che decimò le comunità cristiane di oriente, sono due colpi mortali all’evangelizzazione. In seguito a queste catastrofi alla fine del sec. XIV, della missione domenicana del medio oriente non restava che il ricordo. Gli unici religiosi cattolici rimasti erano solo i «frati unitori» grazie a cui la Chiesa romana restò egualmente viva. Un nuovo progetto della formazione dei religiosi armeni sul modello domenicano fu approvato dal 87 88 Cfr. A. BUGNINI, Lа Chiesa in Iran, Edizioni Vincenziane, Roma 1981, 94-98. Cfr. Ф. МАМЕДОВА – А. АБАСОВ, «Азербайджан», in Католическая Энциклопедия, том 1, 105. 32 Papa Giovanni XXII. La nuova comunità dei frati Unitori di S. Gregorio Illuminatore che si ispirò alla regola domenicana aveva il posto a Nakhchivan. Nel 1356 per la prima volta un Unitore fu eletto alla sede episcopale di Nakhchivan e divenne l’ordinario della comunità armeno-cattolica. Ma dopo un periodo florido, quando i religiosi crebbero fino a raggiungere la cifra di 700 distribuiti in 50 conventi, cominciò il declino delle missioni nei secoli successivi. Malgrado che nel 1602 la comunità aveva ancora 12 conventi con 19 mila fedeli, tuttavia la discesa non si arrestò più89. L’attività missionaria cattolica fu ripresa con nuove forze durante la dinastia dei Safavidi. Shah Abbas I (1587-1629) nella sua politica aveva stima e rispetto per il papa, per i principi europei e i loro inviati, per lo più religiosi missionari cattolici. Con un nuovo sforzo nell’impero dei Safavidi svolsero la loro attività missionaria: agostiniani (15731747), carmelitani (1604-1775), cappuccini (1628-1765), gesuiti (1653-1760) e ancora domenicani (1677-1764). Molto spesso l’attività missionaria cattolica è stata ostacolata dalla popolazione musulmana. In alcuni casi avevano luogo percosse e omicidi dei missionari cattolici. In ultima analisi tutte queste missioni furono travolte a da oppressioni e continue guerre, e terminavano una epopea gloriosa di duecento anni di storia intessuta di sacrifici e di umiliazioni, di persecuzioni e di ardimenti, di illusioni e di speranze90. La storia missionaria della Chiesa in Azerbaigian «conosce inizi e gradi; anzi talvolta, dopo un progresso felicemente avviato, è costretta a registrare dolorosamente di nuovo un regresso, o almeno viene a trovarsi in uno stadio di inadeguatezza e di insufficienza»91. 89 Cfr. A. BUGNINI, Lа Chiesa in Iran, Edizioni Vincenziane, Roma 1981, 79-82. Cfr. Ibidem, 112-181. 91 CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Decreto Conciliare Ad Gentes (7 dicembre 1965), n. 6, in EV 1, 1099 (in avanti: AG). 90 33 c) La modernità Nell’inizio del sec. XIX protestanti tedeschi arrivavano nel Caucaso. Guidati dalle idee mistiche di Jung Stilling intendevano fondare qui una Nuova Gerusalemme e aspettare la seconda venuta di Gesù Cristo. Nel 1819 migranti di Württemberg fondarono nell’Azerbaigian le prime colonie tedesche Helenendorf e Annenfeld. Dopo l’espansione russa, quando secondo il trattato di Turkmenchay (1828) il territorio dell’Azerbaigian attuale era stato incorporato nell’impero russo, cominciò la sua politica colonialista. A seguito di questa politica cominciò la crescita della popolazione cristiana favorita dai migrati russi: militari, funzionari e settanti della Chiesa ortodossa russa. Nella seconda metà del sec. XIX grazie allo sviluppo dell’industria petrolifera e all’affluso dei lavoratori stranieri in Azerbaigian vennero costruite delle chiese cristiane92. Una nuova tappa nella vita della Chiesa cattolica in Azerbaigian ha inizio nella seconda metà del sec. XIX. In questo periodo arrivarono tanti stranieri cattolici e protestanti in seguito allo sviluppo dell’industria petrolifera e all’esilio dei polacchi ribelli. Nel 1879 a Baku già esisteva una comunità cattolica composta dai 1200 membri che richiedevano una cappella per celebrare le liturgie. Nel 1894 è stata costruita una casa parrocchiale in cui esisteva l’appartamento del parroco e cappella dedicata all’ Immacolata Concezione. Il permesso per la costruzione della chiesa a Baku fu concesso dall’imperatore nel 1900 ma, per mancanza di fondi, fu svolta solo negli anni dal 1909 al 1915. Nel 1917 la parrocchia aveva più di duemilacinquecento credenti, prevalentemente stranieri. Dopo la 92 Cfr. Ф. МАМЕДОВА – А. АБАСОВ, «Азербайджан», in Католическая Энциклопедия, том 1, 105- 106. 34 salita al potere dei bolscevichi tutti le comunità religiose furono opprese dal potere governativo. Negli anni 1920-1930 ci fu una compagnia repressiva contro il clero e contro i fedeli. Nel 1931 la chiesa cattolica di Baku fu fatta abbattere e il suo parroco don Stefan Demurov nel 1937 fu arrestato e più tardi fucilato93. Dopo questi avvenimenti per sessant’anni non si è più visto un prete cattolico. Di fatto le strutture cattoliche in Azerbaigian hanno terminato la loro esistenza, ma la Chiesa ortodossa ha dato accoglienza ai figli della Chiesa cattolica, privi dei loro luoghi di culto e dei loro pastori e li ha messi in comunicazione con Cristo mediante la grazia dei santi Sacramenti94. La rinascita della comunità cattolica è stata possibile solo dopo il crollo del regime totalitario comunista. A partire dal 1992 alcuni cattolici chiesero insistentemente la presenza di un sacerdote. Il 30 dicembre 1993 nei territori di Armenia, Azerbaigian e Giorgia la Santa Sede ha eretto l’Amministrazione Apostolica del Caucaso dei Latini95. Nel 1997 a Baku è arrivato il sacerdote polacco della diocesi Zamojsko-Lubaczowska don Jerzy Pilus con lo scopo di riavviare la comunità cattolica che era appartenuta alla giurisdizione dell’Amministratore Apostolico del Caucaso dei Latini. Egli divenne il cappellano dei cattolici stranieri immigranti e il pastore della comunità locale composta dai discendenti di famiglie di origine cattolica. Questa, dapprima formata di appena trenta 93 Cfr. Дж. ИБРАГИМОВА, «Здесь звучала “Ave Maria”», in Азербайджан 14-15 (2003), 174-179. Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Discorso ««Basta con la guerra in nome di Dio! Fino a quando avrò voce, io griderò: “Pace, nel nome di Dio!”» (22 maggio 2002), n. 3, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XXV/1 (2002), 845. 95 Cfr. CONGREGAZIONE PER I VESCOVI, Caucasi Latinorum de Administrationis Apostolicae erectione Decretum (30 dicembre 1993), in AAS 86 (1994), 376. 94 35 persone, è andata via via crescendo grazie anche all’aiuto di seminaristi provenienti da varie località straniere: Varsavia, Copenaghen, Londra96. Il 2 aprile 1999 la comunità cattolica romana è stata registrata dal Ministero della Giustizia 97 . Nel 2000 i cattolici hanno acquistato una casa privata per organizzare la parrocchia con i soldi assegnati dalla società salesiana della provincia Slovacca98. 2. L’IDENTITÀ DELLA CHIESA CATTOLICA Oggi la comunità cattolica dell’Azerbaigian, in cui «batte il cuore della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica»99, forse è la meno numerosa nel mondo, ma «è erede di una tradizione spirituale antichissima, condivisa pacificamente con i fratelli ortodossi, in mezzo ad una popolazione prevalentemente musulmana»100. a) La missione sui iuris di Baku «Le iniziative speciali, con cui gli annunciatori dell’evangelo inviati dalla chiesa, andando nel mondo intero, svolgono il compito di predicare l’evangelo e di impiantare la Chiesa stessa in mezzo ai popoli o ai gruppi che ancora non credono in Cristo, comunemente sono chiamate «missioni»: esse si realizzano con l’attività missionaria, e si svolgono per lo più in determinati territori, riconosciuti dalla Santa Sede. In fine proprio di questa attività 96 Cfr. Intervista a mons. Giuseppe Pasotto, amministratore apostolico del Caucaso dei Latini, 22 maggio 2002 (dall’archivio della missione sui iuris di Baku). 97 Cfr. Бакы шəhəриндə фəалијјəт ҝөстəрəн Рома Католик дини иҹмасы Дөвлəт гејдијјаты hаггында Шəhəдəтнамə № 271. 98 Cfr. Intervista a don Daniel Pravda, il primo superiore ecclesiastico della missione sui iuris di Baku, 19 maggio 2002 (dall’archivio della missione sui iuris di Baku). 99 GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale «Un intenso pellegrinaggio apostolico nel segno della santità» (29 maggio 2002), n. 2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XXV/1 (2002), 940. 100 Ibidem, n. 1, 939. 36 missionaria è l’evangelizzazione e l’impianto della chiesa nei popoli o gruppi nei quali non ancora non ha messo radici»101. L’Azerbaigian è un territorio di missione, eretta dalla Santa Sede in data 11 ottobre 2000, come la missione sui iuris di Baku è stata affidata alla società Salesiana di San Giovanni Bosco della provincia Slovacchia guidata da rev. Daniel Pravda102. La missione sui iuris o «di diritto proprio» è una sede della Chiesa cattolica costituita in conformità del decreto Excelsum103. Il codice del diritto canonico vigente non parla della missione sui iuris. Tuttavia, tale struttura è paragonabile alla prefettura apostolica o vicariato apostolico. La missione sui iuris è una fase iniziale di Chiesa particolare in un territorio concreto con il suo superiore ecclesiastico, simile al prefetto apostolico e vicario apostolico, che di solito non riceve la consacrazione episcopale e la governa nel nome del Sommo Pontefice e dipende dalla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli104. La Chiesa particolare di Azerbaigian ha la sua forma piuttosto embrionale, perché il cristianesimo non ha ancora sviluppato le sue strutture adeguate. Tutto il territorio nazionale ha soltanto una chiesa a Baku, non esistano sacerdoti diocesani, ma solo missionari venuti da fuori. In quanto missione sui iuris, la sua guida è affidata ad uno dei sacerdoti missionari con il titolo del Superiore ecclesiastico105. 101 Cfr. AG, n. 6, in EV 1, 1100. Cfr. CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, Provisio Ecclesiarum (11 ottobre 2000), in AAS 93 (2001), 115. 103 Cfr. CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, Decretum Sacrae Congregationis de Propaganda Fide pro Negotiis Ritus Orientalis (12 settembre 1896), in ASS 29 (1896-1897), 437-440. 104 Cfr. J. I. ARRIETA (a cura di) Codice di Diritto Canonico e leggi complementari. Commentato, Coletti a San Pietro, Roma 2004, 306-307. 105 Dal 2003 il superiore della missione sui iuris di Baku è rev. Ján Čapla. Cfr. CONGREGAZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI, Nominationes (18 luglio 2003), in AAS 95 (2003), 734. 102 37 Il superiore responsabile della missione sui iuris di Baku dipende, in quanto religioso dalla sua Congregazione, ma, in quanto missionario, dipende è investito dalla Congregazione di Propaganda Fide. I missionari religiosi appartenenti alla Congregazione salesiana essendo non eretta in territorio di Baku, e in quanto sono inviati dalla competente autorità a svolgere l’attività missionaria nel territorio di Azerbaigian dipendono indirettamente dalla Congregazione de Propaganda Fide106. b) L’attività missionaria La comunità dei salesiani slovacchi che svolgono l’attività missionaria in Azerbaigian, oggi è composta dai cinque sacerdoti e due coauditori che vivono in autentica fraternità e operano per la cura dei pochi cattolici. La comunità dei fedeli conta non oltre che quattrocento persone. I cattolici azeri sono centosessanta. A loro si aggiungono circa duecento fedeli stranieri: lavoratori nel campo del petrolio e nell’ambito diplomatico. Per la comunità locale azera la liturgia si celebra in russo, e per quella composta da straneri in inglese. Neppure questi quattrocento persone che solo da poco hanno una chiesa, siccome finora la messa era celebrata nell’appartamento del parroco. La nuova chiesa dedicata all’Immacolata Concezione stata inaugurata il 7 marzo 2008 dal cardinale Tarcisio Bertone, segretario dello Stato Vaticano.107 Oggi la comunità cattolica in Azerbaigian è formata da una generazione nuova e vive la sua prima età. Questa prima età della Chiesa può essere 106 Cfr. P. V. PINTO (a cura di), Commento al Codice di Diritto Canonico, Libreria Editrice Vaticana 2001, 491-492. 107 Cfr. J. ČAPLA, Colloquio «Quattrocento cattolici nell’Azerbaigian musulmano», in L’Osservatore Romano 99 (27 aprile 2008), 7. 38 chiamata «l’età dell’allattamento» perché coincide con la nascita della comunità cristiana, ossia con il momento di trasformazione di un aggregato di battezzati in una famiglia di discepoli di Cristo. In questa fase, la comunità cristiana può solo ricevere ciò che il pastore umano distribuisce nel nome del Pastore risorto dai morti. A questa età si riferisce l’Apostolo Paolo parlando ai Corinzi: «Io, fratelli, sinora non ho potuto parlare a voi come a uomini spirituali, ma come ad esseri carnali, come a neonati in Cristo. Vi ho dato da bere latte, non un nutrimento solido, perché non ne eravate capaci» (1 Cor 3,1-2). A questa età si riferisce anche l’Apostolo Pietro: «Come bambini appena nati bramate il puro latte spirituale, per crescere con esso verso la salvezza» (1 Pt 2,2) La comunità dei fedeli cattolici accoglie ognuno che desidera associarsi. Ma per aderire nella comunità è necessario frequentare il corso di catechesi catecumenale ispirato alla prassi della chiesa antica. «Diventare cristiano richiede, fin dal tempo degli Apostoli, un cammino e una iniziazione con diverse tappe. Questo itinerario può essere percorso rapidamente o lentamente. Dovrà in ogni caso comportare alcuni elementi essenziali: l’annunzio della Parola, l’accoglienza del Vangelo che provoca una conversione, la professione di fede, il Battesimo, l’effusione dello Spirito Santo, l’accesso alla Comunione eucaristica» 108. La comunità ecclesiale dai tempi antichi ha sempre avuto una seria preoccupazione e una cosciente responsabilità nell’accompagnamento formativo di coloro che volevano diventare cristiani109. Il corso della catechesi catecumenale si utilizza per tutti chi desidera iniziare una cosciente conoscenza di Gesù Cristo per seguire la sua proposta di vita. Questo 108 CCC, n. 1229. La più conosciuta e apprezzata sintesi della fede cristiana composta nei primi secoli della Chiesa è l’opera De catechizandis rudibus di Agostino, vescovo d’Ippona (354-430). In questo breve testo Agostino risponde alla domanda, attuale adesso come allora, di come impostare la catechesi nei confronti di chi desidera essere cristiano e non conosce nulla di teologia e tradizioni di fede. 109 39 è valido sia per non-cristiani che chiedono il battesimo, sia per coloro che volgono ricominciare, cioè la categoria dei battezzati provenienti dalle diverse comunità cristiane non-cattoliche che esistono a Baku (ortodossi, luterani, battisti, pentecostali ecc.). Sotto l’impulso dei problemi missionari in Azerbaigian prende corpo il movimento kerigmatico della catechesi, che porta, come nella chiesa primitiva, la sua attenzione sulla proclamazione della Parola, su Cristo morto e risorto, suscitare la fede viva. «Come allora, oggi bisogna unire l’annunzio del regno di Dio (il contenuto del kèrygma di Gesù) e la proclamazione dell’evento Gesù Cristo (che è il kèrygma degli apostoli)» 110 . L’azione catechistica come una forma di evangelizzazione si basa sul magistero della Chiesa universale, secondo il quale i pastori delle anime curano la catechesi attraverso l’insegnamento della dottrina e attraverso l’esperienza della vita cristiana affinché la fede dei fedeli divenga viva, esplicita ed operosa 111. «Perché i giovani possano essere agenti efficaci di missione, è necessario che la Chiesa offra loro una cura pastorale adatta»112. L’attività pastorale giovanile non si pone sul versante della catechesi, ma si realizza attraverso le azioni di socializzazione come giochi, competizioni sportive, incontri amichevoli attorno al falò, scambi delle idee. I giovani cristiani si pongano in un’attitudine missionaria nei riguardi dei loro amici non-credenti coetanei. 110 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Redemptoris missio (7 dicembre 1990), n. 16, in EV 12, 582 (in avanti: RM). 111 Cfr. CIC 1983, can. 773. 112 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Ecclesia in Asia (6 novembre 1999), n. 47, in EV 18, 1925 (in avanti: EA). 40 Ad opera dei fratelli salesiani e alcuni volontari laici in un quartiere povero di Baku funziona una scuola informatica per i giovani, sono organizzati la mensa e l’assistenza sociale per i poveri, si promuovono i campi estivi che vedono la partecipazione di duecento ragazzi, non sono cattolici. Oggi i giovani in fatti parlano solo in lingua azera perché il russo viene sempre meno usata. Siccome la celebrazione della messa per i cattolici azeri si fa in russo e per i stranieri in inglese, questo comporta una piccola rivoluzione. Anche ci vuole fondare la Caritas e organizzare il servizio sociale113. Dal 2006 a Baku funziona la Casa per i senzatetto inaugurata il 21 maggio 2006 da mons. Giovanni Lajolo, segretario per i Rapporti con gli stati, durante la sua visita ufficiale in Azerbaigian. La gestioni e la conduzione della casa, che potrà dare alloggio ad una quarantina di persone, sono affidati alla comunità delle Suore Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta. Questa opera caritativa della Chiesa rivolta anche a coloro che non appartengono alla comunità dei credenti, possa diventare l’occasione per dare vita ad una più stretta collaborazione tra i credenti di tutte le religioni e gli uomini di buona volontà nel vasto ambito della solidarietà umana114. Nel momento attuale vi lavorano le cinque suore delle diversi paesi del mondo. Le loro sari per gli abitanti di Baku sono divenute un sinonimo di carità cristiana manifestata dalla Beata Madre Teresa che diceva: «Le nostre relazioni con gli uomini dovrebbero essere improntate a gentilezza, poiché vediamo in essi l’immagine di Dio, gentilezza verso 113 Cfr. J. ČAPLA, Colloquio «Quattrocento cattolici nell’Azerbaigian musulmano», in L’Osservatore Romano 99 (27 aprile 2008), 7. 114 Cfr. «Missione di S. E. Mons. Giovanni Lajolo in Azerbaigian», in L’Osservatore Romano 121 (25 maggio 2006), 2. 41 tutti e un modo di trattarli quale riserveremmo a Cristo»115. Opera delle Suore della Carità «vuole prendersi cura dei malati e dei disabili, in modi concreti, specialmente là dove le persone sono prive delle cure mediche elementari a causa della povertà e dell’emarginazione»116. La testimonianza di carità resa da figure come Don Bosco e Madre Teresa ha un grande valore per l’evangelizzazione in Azerbaigian. La comunità locale cresce di fatti in conversione dei giovani azeri e forse nel prossimo futuro la missione della Chiesa locale sarà affidata nelle loro mani. c) Il dialogo con i musulmani Per i cristiani «il dialogo è concepito come un modo di compiere la missione apostolica»117. Nella collaborazione con i seguaci delle altri religioni i fedeli di Cristo si obbligano ristabilire il dialogo tra Dio e il suo popolo, perché, come afferma S. Tommaso d’Aquino: «Gli infedeli, sebbene non appartengono in atto alla Chiesa, le appartengono però in potenza»118. «Nonostante le differenze che vi sono tra noi, ci sentiamo insieme impegnati a coltivare rapporti di stima e di benevolenza reciproca. […] la religione non deve servire ad alimentare la contrapposizione e l’odio, ma a promuovere l’amore e la pace».119 115 E. LE JOLY, Madre Teresa e le Missionarie della Carità, San Paolo, Milano 2003, 114. EA, n 36, in EV 18, 1898. 117 Cfr. E. SCOGNAMIGLIO, Il volto di Dio nelle religioni. Una indagine storica, filosofica e teologica, Paoline, Milano 2001, 87. 118 TOMMASO d’Aquino, Summa Theologiae III, q. 8, a. 3, ad I. 119 GIOVANNI PAOLO II, Discorso «Basta con la guerra in nome di Dio! Fino a quando avrò voce, io griderò: “Pace, nel nome di Dio!”» (22 maggio 2002), n. 2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XXV/1 (2002), 845. 116 42 L’Azerbaigian appartiene ad uno dei pochi paesi che hanno una lunga tradizione di tolleranza religiosa nella storia. «Anche dopo l’attenuarsi dell’iniziale fulgore della Chiesa, i cristiani hanno continuato a vivere fianco a fianco con i fedeli di altre religioni. Ciò è stato possibile grazie ad uno spirito di tolleranza e di reciproca accoglienza, che non può non essere motivo di vanto per il Paese»120. Malgrado la presenza di alcuni gruppi radicali islamici oggi, la terra dell’Azerbaigian, «che ha conosciuto e conosce la tolleranza»121, può essere indubbiamente un modello della convivenza pacifica tra le religioni per gli altri paesi del mondo. Il dialogo con i musulmani dell’Azerbaigian avviene a livello socio-economica della vita quotidiana che tenta di superare i problemi della giustizia sociale e della pace122. La situazione religiosa per il momento è molto fluida e le autorità musulmane sono impegnate a promuovere un grande impegno di convivenza pacifica e per sfuggire alla morsa del fondamentalismo islamico. Nel mese di maggio 2002 a Baku venne il Santo Padre Giovanni Paolo II con la visita ufficiale collocata nel decimo anniversario dell’avvio delle relazioni diplomatiche tra l’Azerbaigian e la Santa Sede123. In occasione della visita del Pontificio, il Presidente della Repubblica ha offerto alla comunità cattolica un terreno per costruire la futura chiesa parrocchiale, il primo pietra della quale papa Giovanni Paolo II ha benedetto alla fine della 120 GIOVANNI PAOLO II, Discorso «Urge l’impegno di tutti per la pace vera, fondata sul rifiuto del fondamentalismo e di ogni forma di imperialismo» (22 maggio 2002), n. 2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XXV/1 (2002), 838. 121 GIOVANNI PAOLO II, Discorso «Basta con la guerra in nome di Dio! Fino a quando avrò voce, io griderò: “Pace, nel nome di Dio!”» (22 maggio 2002), n. 2, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XXV/1 (2002), 845. 122 Cfr. R. JUKKO, «Fondamenti teologici del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso nelle sue relazioni con i musulmani», in Ad Gentes 11, 2 (2007), 153. 123 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Discorso «Urge l’impegno di tutti per la pace vera, fondata sul rifiuto del fondamentalismo e di ogni forma di imperialismo» (22 maggio 2002), n. 1, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XXV/1 (2002), 838. 43 solenne Concelebrazione Eucaristica nel Palazzo dello sport124. La nuova chiesa dedicata all’Immacolata Concezione in cambio della distrutta da Stalin stata costruita nel 2007 secondo il progetto dell’architetto italiano Paolo Ruggiero in stile moderno con gli elementi neogotici125. Nel novembre del 2004, il capo dei musulmani del Caucaso, insieme con Vescovo della Chiesa ortodossa russa di Baku e della Regione del Caspio, e il capo della Comunità degli Ebrei della Montagna ha fatto la visita responsoriale nel Vaticano. Durante l’incontro, il Santo Padre Giovanni Paolo II, ringraziando i capi religiosi dell’Azerbaigian per la loro visita, ha sottolineato la tolleranza religiosa che costituisce il cardine nella vita del Paese126. Gli azeri, essendo i musulmani, si definiscono un popolo tradizionalmente tollerante verso le altre confessioni religiose. Questo fatto ha sottolineato Giovanni Paolo II: «Lode a voi, uomini dell’islam in Azerbaigian, per esservi aperti all’ospitalità, valore così caro alla vostra religione e al vostro popolo, ed aver accettato i credenti delle altre religioni come vostri fratelli»127. Benché i musulmani dell’Azerbaigian non conoscono i cattolici, per loro la Chiesa cattolica è un segno della presenza di Dio tra gli uomini128. Basta notare che gli arredi e la 124 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Omelia «Piccola comunità cattolica dell’Azerbaigian, il cuore di tutta la Chiesa batte di commozione e di amore per te», (22 maggio 2002), n. 4, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XXV/1 (2002), 853. 125 Cfr. J. ČAPLA, «Dar poľského prezidenta katolíkom Azerbajdžanu», in Don Bosco dnes 4 (2007), 12. 126 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Discorso «Insieme, musulmani, ebrei, e cristiani, vogliamo rivolgere, in nome di Dio e della civiltà, un appello all’umanità perché cessi la violenza omicida» (18 novembre 2004), nn. 1-5, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XXVII/2 (2004), 580-581. 127 GIOVANNI PAOLO II, Discorso «Basta con la guerra in nome di Dio! Fino a quando avrò voce, io griderò: “Pace, nel nome di Dio!”» (22 maggio 2002), n. 3, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II XXV/1 (2002), 845. 128 Cfr. J. ČAPLA, Colloquio «Quattrocento cattolici nell’Azerbaigian musulmano», in L’Osservatore Romano 99 (27 aprile 2008), 7. 44 statua della Vergine Maria in nuova chiesa sono stati realizzati dagli artisti musulmani azeri129. L’inaugurazione di una chiesa in un Paese in cui i cattolici sono solo lo 0,004% della popolazione su quasi otto milioni e mezzo di abitanti è il segno di serena convivenza tra le diverse religioni. Alla cerimonia inaugurale oltre al presidente della Repubblica, le autorità civili e il corpo diplomatico, hanno partecipato il capo dei musulmani del Caucaso, il Vescovo ortodosso russo e il capo degli ebrei della Montagna, ciò che testimonia l’impegno dell’Azerbaigian a promuovere un’autentica tolleranza religiosa130. 129 Cfr. A. FOLTÁN «Azerbajdžan. Posviacka prvého katolíckeho kostola», in Don Bosco dnes 4 (2007), 13. 130 Cfr. «Il cardinale Bertone: l’Azerbaigian modello di serena convivenza tra le religioni», in L’Osservatore Romano 58 (8 marzo 2008), 8. 45 BIBLIOGRAFIA FONTI a. Concilio CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Dichiarazione Conciliare sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane Nostra Aetate (28 ottobre 1965), in Enchiridion Vaticanum 1, EDB, Bologna 2002, 853-871. CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes (7 dicembre 1965), in Enchiridion Vaticanum 1, EDB, Bologna 2002, 1319-1644. 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Глава III: Основные права и свободы человека и гражданина. Статья 48: Свобода совести. 75 Кодекс Азербайджанской Республики об административных проступках. Утвержден Законом Азербайджанской Республики от 11 июля 2000 года № 906-IГ (по состоянию на 28 октября 2008 г.). Глава XXII: Административные проступки, посягающие на общественный порядок. Cтатья 299: Нарушение порядка создания и деятельности религиозных образований. НИЗАМИ ГЯНДЖЕВИ, Собрание сочинений в трех томах. Сокровищница тайн (a cura di АСКЕРОВА Шахла), том 1, Азернешр, Баку 1991. ARTICOLI DI DIZIONARI ED ENCICLOPEDIE ALTSTADT Audrey L., «Azerbaijan», in ESPOSITO John L. (a cura di), The Oxford Encyclopedia of the Modern Islamic World, Oxford University Press, Oxford (New York), NY 1995, vol. 1, 166-168. FERRERA Mirella, «Azerbaigian», in CRAVETTO Enrico (a cura di), L’Enciclopedia, Istituto Geografico De Agostini, Novara 2003, vol. 2, 497-499. 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LO SFONDO STORICO E CULTURALE DEL POPOLO AZERO ................................................... 6 a) Il periodo preislamico ................................................................................................... 6 b) L’islamizzazione ........................................................................................................... 9 c) La formazione del popolo ........................................................................................... 10 d) L’influenza russo-sovietica......................................................................................... 13 2. IL FATTORE ISLAMICO NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA ............................................... 14 a) A partire dal colonialismo........................................................................................... 15 b) Il periodo sovietico ..................................................................................................... 16 c) L’islam oggi in rapporto tra società e politica ............................................................ 18 d) Le prospettive: tra fondamentalismo e nazionalità ..................................................... 21 3. LA LIBERTÀ RELIGIOSA ................................................................................................... 24 78 CAPITOLO SECONDO. PRESENZA CRISTIANA IN AZERBAIGIAN: STORIA E IDENTITÀ DELLA CHIESA CATTOLICA 1. LE TAPPE DELLA MISSIONE CRISTIANA NELLA STORIA DI AZERBAIGIAN.......................... 28 a) Gli inizi ....................................................................................................................... 29 b) Gli sviluppi ................................................................................................................. 31 c) La modernità ............................................................................................................... 34 2. L’IDENTITÀ DELLA CHIESA CATTOLICA .......................................................................... 36 a) La missione sui iuris di Baku ..................................................................................... 36 b) L’attività missionaria .................................................................................................. 38 c) Il dialogo con i musulmani ......................................................................................... 42 CAPITOLO TERZO. VERSO UNA PROPOSTA DI ANNUNCIO CRISTIANO AI GIOVANI 1. PROBLEMI DEL PRIMO ANNUNCIO DEL VANGELO NEL CONTESTO ISLAMICO POSTSOVIETICO ............................................................................................................... 46 2. GIOVANI E LE LORO ASPETTATIVE ................................................................................... 50 79 3. LA TESTIMONIANZA DELLA COMUNITÀ CRISTIANA LOCALE COME IL PRIMO PASSO ALLA COMUNICAZIONE CON I GIOVANI NEL CONTESTO ATTUALE ............................ 54 a) Cosa significa di essere cristiano nell’Azerbaigian .................................................... 55 b) Come testimoniare ...................................................................................................... 58 c) Una prospettiva per l’annuncio esplicito .................................................................... 64 CONCLUSIONE ................................................................................................................. 67 BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................. 70 80