Saggio breve Isola

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Saggio breve Isola
TIPOLOGIA B SAGGIO BREVE DI ARG. ARTISTICO-LETTERARIO
Sviluppa l'argomento o in forma di «saggio breve» o di «articolo di giornale», utilizzando, in
tutto o in parte, e nei modi che ritieni opportuni, i documenti e i dati forniti.
L’AMBIGUO IMMAGINARIO DELL’ISOLA NELLA TRADIZIONE ARTISTICO-LETTERARIA
1. R. Magritte, L'ile du trésor: Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles
Un pittore che ha rappresentato visivamente gli elementi contraddittori presenti nell’immaginario del
mito dell’isola è stato il belga René Magritte. Infatti il tema dell’isola del tesoro è un motivo ricorrente
nella sua poetica. Il titolo stesso di molti dei suoi dipinti, L’île au trésor, offre una possibile chiave
interpretativa alle varie versioni dello stesso soggetto (1941, 1945) ed evoca non soltanto l’idea
archetipica che un tesoro possa forse essere stato nascosto da qualche parte su un’isola, ma anche la
tradizione stratificata del topos letterario con le sue ricche implicazioni simboliche. Vita Fortunati in “Il
fascino inquieto dell'utopia”
2. Ulisse di U. Saba
1 Nella mia giovinezza ho navigato
lungo le coste dalmate. Isolotti
a fior d’onda emergevano, ove raro
un uccello sostava intento a prede,
5 coperti d’alghe, scivolosi, al sole
belli come smeraldi. Quando l’alta
marea e la notte li annullava, vele
sottovento sbandavano più al largo,
per fuggirne l’insidia. Oggi il mio regno
10 è quella terra di nessuno. Il porto
accende ad altri i suoi lumi; me al largo
sospinge ancora il non domato spirito,
e della vita il doloroso amore.
3. DANTE, Purgatorio, canto primo,vv.94-108
Va dunque, e fa che tu costui ricinghe
d’un giunco schietto e che li lavi ‘l viso,
sì ch’ogne sucidume quindi stinghe;
96
ché non si converria, l’occhio sorpriso
d’alcuna nebbia, andar dinanzi al primo
ministro, ch’è di quei di paradiso.
99
Questa isoletta intorno ad imo ad imo,
là giù colà dove la batte l’onda,
porta di giunchi sovra ‘l molle limo;
102
null’altra pianta che facesse fronda
o indurasse, vi puote aver vita,
però ch’a le percosse non seconda.
105
Poscia non sia di qua vostra reddita;
lo sol vi mosterrà, che surge omai,
prendere il monte a più lieve salita».
108
4. Tasso Gerusalemme Liberata, canto XV, 35-36
Sulla nave della Fortuna Carlo e Ubaldo giungono in vista delle Isole Felici, dove si trova il
palazzo in cui la maga Armida tiene prigioniero Rinaldo, ostacolando così le sorti del campo
cristiano.
35
Ecco altre isole insieme, altre pendici
36
Qui non fallaci mai fiorir gli olivi
scoprian alfin, men erte ed elevate;
e ’l mèl dicea stillar da l’elci cave,
ed eran queste l’isole Felici,
e scender giú da lor montagne i rivi
cosí le nominò la prisca etate,
con acque dolci e mormorio soave,
a cui tanto stimava i cieli amici
e zefiri e rugiade i raggi estivi
che credea volontarie e non arate
temprarvi sí che nullo ardor v’è grave;
quivi produr le terre, e ’n piú graditi
e qui gli elisi campi e le famose
frutti non culte germogliar le viti.
stanze de le beate anime pose.
5. Edoardo Bennato, L’isola che non c’è
Son d'accordo con voi
niente ladri e gendarmi
ma che razza di isola è?
Niente odio e violenza
né soldati né armi
forse è proprio l'isola
che non c'è.... che non c'è
Seconda stella a destra
questo è il cammino
e poi dritto, fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all'isola che non c'è.
6. Elsa Morante, L’isola di Arturo. Memorie di un fanciullo.
Il brano seguente è tratto dal primo capitolo romanzo della scrittrice Elsa Morante, dal
titolo “L’isola di Arturo”. Il protagonista, Arturo Gerace, un ragazzo di quattordici anni
che trascorre la sua infanzia libera e spensierata nell’isola di Procida,nel golfo di Napoli.
Sua madre è morta e suo padre è un italo-austriaco, sempre lontano per misteriosi viaggi.
L’isola. Le isole del nostro arcipelago, laggiù, sul mare napoletano, sono tutte belle. Le loro terre
sono per grande parte di origine vulcanica; e, specialmente in vicinanza degli antichi crateri, vi
nascono migliaia di fiori spontanei, di cui non rividi mai più i simili sul continente. In primavera, le
colline si coprono di ginestre: riconosci il loro odore selvatico e carezzevole, appena ti avvicini ai
nostri porti, viaggiando sul mare nel mese di giugno. Su per le colline verso la campagna, la mia
isola ha straducce solitarie chiuse fra muri antichi, oltre i quali si stendono frutteti e vigneti che
sembrano giardini imperiali. Ha varie spiagge dalla sabbia chiara e delicata, e altre rive più piccole,
coperte di ciottoli e conchiglie, e nascoste fra grandi scogliere. Fra quelle rocce torreggianti, che
sovrastano l’acqua, fanno il nido i gabbiani e le tortore selvatiche, di cui, specialmente al mattino
presto, s’odono le voci, ora lamentose, ora allegre. Là, nei giorni quieti, il mare è tenero e fresco, e
si posa sulla riva come una rugiada. Ah, io non chiederei d’essere un gabbiano, né un delfino; mi
accontenterei d’essere uno scorfano, ch’è il pesce più brutto del mare, pur di ritrovarmi laggiù, a
scherzare in quell’acqua.
7)
Il progetto Floating
Piers, l'opera
dell'artista Christo sul
lago d'Iseo , prevede
l'allestimento di una
passerella galleggiante
di 3 chilometri tra i
paesi di Sulzano e
Montisola (l’isola
lacustre più grande
d'Europa) sul quale
giorno e notte, i
visitatori potranno
camminare senza
interruzione.
8. A Zacinto (U. Foscolo)
Né più mai toccherò le sacre sponde
ove il mio corpo fanciulletto giacque,
Zacinto mia, che te specchi nell'onde
del greco mar da cui vergine nacque
Venere, e fea quelle isole feconde
col suo primo sorriso, onde non tacque
le tue limpide nubi e le tue fronde
l'inclito verso di colui che l'acque
cantò fatali, ed il diverso esiglio
per cui bello di fama e di sventura
baciò la sua petrosa Itaca Ulisse.
Tu non altro che il canto avrai del figlio,
o materna mia terra; a noi prescrisse
il fato illacrimata sepoltura.
9.
CATULLO, Carmina, 31
Paene insularum, Sirmio, insularumque
Ocelle, quascumque in liquentibus stagnis
Marique vasto fert uterque Neptunus,
Quam te libenter quamque laetus inviso,
Vix mi ipse Thyniam atque Bithynos
Liquisse campos et videre te in tuto.
O quid solutis est beatius curis,
Cum mens onus reponit, ac preregrino
Labore fessi venimus larem ad nostrum
Desideratoque acquiescimus lecto.
Hoc est, quod unumst pro laboribus tantis.
Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude:
Gaudete Vosque, o Lydiae lacus undae:
Ridete, quidquid est domi cachinnorum.
O Sirmione, gemma di tutte le penisole e isole,
Tutte quelle che (isole e penisole) nei limpidi laghi
E nel vasto mare sostiene l'uno e l'altro Nettuno,
Quanto volentieri e con quanta gioia torno a vederti,
A stento credendo di avere finalmente lasciato la Tinia
e
I campi Bitini e di vedere te salvo.
Ah che cosa c'è di più dolce dell'essere libero da preoccupazioni,
Quando l'animasi libera del peso, e
Stanchi della fatica del viaggio giungiamo alla nostra
casa
E riposiamo nel letto desiderato.
Questa è l'unica ricompensa, in cambio di tante fatiche.
Ti saluto, o bella Sirmione, e godi per il padrone:
Godete anche voi, od onde lidie del lago:
Ridete, o voi tutte risate, che siete nella mia casa.