Gioco d`azzardo, "ogni giocatore patologico costa

Gioco d'azzardo, "ogni giocatore patologico costa 38mila euro l’anno" ... http://affaritaliani.libero.it/sociale/costi-sociali-gioco-azzardo200312.html
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IL SOCIALE
Gioco d'azzardo, "ogni giocatore patologico costa 38mila euro
l’anno"
Martedì, 20 marzo 2012 - 15:38:00
“Ogni giocatore patologico costa alla società circa 38 mila euro l’anno”. Sono questi i costi sociali del
gioco d’azzardo in Italia emersi durante il convegno “A che gioco giochiamo?” organizzato dal Terzo polo
presso Palazzo Marini, Camera dei deputati, a Roma. Secondo la senatrice Emanuela Baio (Api), i costi
sarebbero diretti e indiretti e sono stati elaborati sullo studio “Social costo of gamling in Germany” del 2008.
Per quel che riguarda i costi diretti, ci sono i trattamenti ambulatoriali e ospedalieri, la protezione dei giocatori,
la ricerca e la prevenzione o altri come procedimenti legali o i crimini legati al gioco, che hanno il costo diretto
più alto secondo la stima (3.571 euro).
Tra i costi indiretti quelli causati da assenteismo,
dal calo di produttività e dalla disoccupazione.
Costi che il Terzo polo chiede di abbattere con
delle proposte già presentate in Parlamento, ha
spiegato Baio. “Siamo convinti che alcune di queste
proposte possano essere accolte subito dal governo
– ha aggiunto Baio -. Una delle nostre proposte è
quella di rimuovere immediatamente un video che sta
circolando nelle scuole e che è stato promosso dai
Monopoli di Stato. Uno spot che propone il gioco
come l’opportunità della vita per i giovani, ma che non
dice che c’è anche la possibilità di non giocare”.
FOTO
VIDEO
Tra le altre proposte quella di elevare al 20%
l’aliquota implicita di tassazione sulla raccolta da
giochi e destinare l’equivalente dell’1% delle entrate
erariali, pari a circa 140 milioni di euro, alla
prevenzione, alla cura e alla riabilitazione dei soggetti affetti da gioco d’azzardo patologico. “Il tema della
dipendenza da gioco andrebbe inserito nei Lea – ha spiegato Baio –, ma in attesa della loro revisione, noi
proponiamo che venga destinato l’1% delle somme riscosse dallo Stato per la cura delle patologie. È possibile
farlo subito in modo da dare attraverso l’accordo Stato-Regioni i soldi ai Sert e alle comunità del privato sociale
affinché possano occuparsene su tutto il territorio”.
Tuttavia, Baio si dice pessimista sull’aumento dell’aliquota. “Non vogliamo proibire, ma regolamentare in modo
semplice, chiaro e trasparente. Se oggi giochi in borsa paghi allo Stato il 20%, se giochi d’azzardo paghi una
media del 13%, se giochi ad un videopoker paghi il 3%. Non credo, però, che il governo accoglierà questa
proposta”.
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Tra i suggerimenti del Terzo polo è quella di promuovere “una corretta campagna di informazione che sottolinei i
rischi connessi al gioco compulsivo destinando il 50% delle somme spese dai Monopoli per gli spot pubblicitari
che incentivano al gioco ad efficaci campagne di prevenzione”. Infine la proposta di mutuare l’esperienza di
alcuni comuni italiani, come Empoli, Padova e Grugliasco che hanno stilato un proprio regolamento definendo
orari, distanze e forme di tutela per i minori e le fasce deboli.
IL MINISTRO DELL'INTEGRAZIONE RICCARDI: “VIETARE O LIMITARE LA PUBBLICITÀ, PER EVITARE
CHE LA PATOLOGIA DIVENTI COSTUME SOCIALE” – “Inserire nel decreto interdirigenziale concernente le
linee d’azione per la prevenzione, il contrasto e il recupero dei fenomeni di ludopatia, un articolo specifico
sull’introduzione di un esplicito divieto o di una limitazione della pubblicità dei giochi d’azzardo”. È quanto ha fatto
sapere di aver chiesto al ministro dell’Economia, il ministro della Cooperazione internazionale e per
l’Integrazione, Andrea Riccardi intervenuto questa mattina ad un incontro sul tema in corso presso Palazzo
Marini a Roma. Per Riccardi, occorre “tutelare i minori, le categorie a rischio e dobbiamo evitare che questa
patologia diventi un costume sociale. Perché la patologia è curabile, il costume sociale è drammatico.
Occorrono correttivi che devono riequilibrare il mercato del gioco, per questo sono impegnato a studiare a
fondo il problema per definire alcuni percorsi come la sospensione di campagne promozionali che in qualche
modo possano indurre comportamenti a rischio, la sospensione di messaggi diseducativi ed ambigui che
incitano al gioco, e l’informazione sui rischi”.
Per il ministro serve un rapido intervento, ma occorre agire con “cautela”. “Non dobbiamo criminalizzare il gioco
di per sé – ha affermato Riccardi -, occorre in tema di trasparenza sulle politiche del gioco. La problematica
non è semplice. Quando si inizia un percorso di gioco, mi chiedo, non si deve essere avvertiti sulle possibilità
che ci sono di vincere? Se io ho una possibilità su un milione, non è questo un messaggio che deve essere
trasmesso al giocatore? Al contrario, il clima in cui si svolge l’itinerario di gioco è estremamente rassicurante.
Non dobbiamo essere semplicistici, ma ci sono dei segnali che dobbiamo cogliere”. Secondo il ministro, oggi gli
italiani giocano sempre di più e il gioco è un mercato in crescita. “È una vera industria che sta assumendo ormai
dimensioni sempre più ampie – ha affermato Riccardi -. Recenti stime dell’Organizzazione mondiale della sanità
evidenziano come circa un milione e 800mila italiani siano a rischio di ludopatia”. Preoccupa, poi il gioco
d’azzardo.
“Nel suo dossier, Libera stima che al fatturato legale circa 76 miliardi di euro spesi dagli italiani nell’anno
passato, si debbano aggiungere 10 miliardi di fatturato illegale. Ciò fa del gioco d’azzardo un terreno appetibile
alle mafie che insidiano il mercato legale e che, diciamo la verità, si sono già infiltrate nelle società di gestione
delle sale scommesse”. Un’industria, quella del gioco, che per Riccardi si colloca al terzo posto, appena dietro
ad altre grandi industrie nazionali, e che ha il primato mondiale per quanto attiene la spesa procapite. “Si è
calcolato che ogni italiano spenda per il gioco mediamente 1.260 euro l’anno – ha affermato Riccardi -. E la
spesa per il gioco è aumentata in maniera considerevole negli ultimi anni. Per lo Stato il ricavato rappresenta
ormai il 4% del Pil, circa 16 volte il business annuale di Las Vegas. In Italia abbiamo un esercito di slot machine:
sono 450 mila, una ogni 150 abitanti e si calcola che il 30% dei giocatori sia rappresentato da minorenni”. Per il
ministro, preoccupa inoltre, il contesto in cui si è inserito il gioco. “Ormai è nel contesto della vita familiare e di
quartiere – ha concluso il ministro -. Il gioco è diventato prossimo come l’edicola dei giornali. Ed è un
appuntamento nell’itinerario quotidiano degli italiani con un sogno e una mentalità che noi dobbiamo combattere,
e cioè che il gioco sia la via maestra per risolvere i propri problemi economici”.
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