Progetto Erasmus: un`esperienza importante. La testimonianza di
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Progetto Erasmus: un`esperienza importante. La testimonianza di
Progetto Erasmus: un’esperienza importante. La testimonianza di Maria Grazia. La mia esperienza di ex studentessa Erasmus mi permette di dire che quanto più venga estesa questa iniziativa, quante più persone abbiano la possibilità di prendervi parte attraverso dei finanziamenti, tanto più i benefici legati a questa esperienza creeranno una rete capillare di diffusione delle conoscenze e di apertura mentale che genereranno un benessere diffuso per l’intera società. Vorrei sfatare un po’ di falsi miti collegati all’esperienza Erasmus: che sia una perdita di tempo “per chi vuole rimanere in regola con gli esami”, che sia una “vacanza spesata”, che sia “una scorciatoia per superare prima gli esami più difficili”. Ho sentito veramente tante storie durante questi anni, di persone che superavano gli esami stando sdraiati sulla spiaggia ad abbronzarsi o che venivano trascinate fuori di casa (quasi controvoglia) per prendere parte all’ennesimo party con ubriacatura annessa e numero infinito di partecipanti. Tutto questo è Erasmus, ma tutto questo non è l’Erasmus. L’Erasmus, per come l’ho vissuto io, è stata la più importante e la più formativa esperienza della vita. I suoi punti di forza risiedono nel fatto di mettere in contatto persone di nazionalità differente e di costringere le persone a mettere alla prova sé stesse. Finché si vive in un contesto che è praticamente sempre lo stesso da quando si nasce, ci sono infinite possibilità che ci restano e ci resteranno per sempre precluse: in primo luogo il piacere di sperimentare uno stile di vita completamente nuovo e di ricominciare tutto da capo. Io mi sentivo esattamente così durante i sei mesi che ho trascorso in Germania, nella splendida Freiburg im Breisgau: la sensazione è quella di vivere una vita parallela, con tutti i contorni della vita che conosciamo ma in una dimensione del tutto nuova. Le attività sono le stesse che svolgiamo da sempre, come alzarsi la mattina per andare all’università, fare la spesa e uscire la sera, ma tutto assume un colore diverso: sono diversi gli orari, le persone che incontriamo per strada o alla fermata del bus, il modo in cui si trascorrono le serate e perfino i prodotti che troviamo al supermercato! La sensazione è quella di iniziare una nuova vita: all’inizio fa paura tutto perché ci è sconosciuto, ma dopo diventa così familiare che si fa fatica a distaccarsene. E, credetemi, si fa davvero fatica dopo ad andare via. Resta per sempre nel cuore il ricordo di una esperienza unica, non replicabile, vissuta con determinate persone in quei determinati luoghi, per cui nemmeno ritornando lì a breve distanza di tempo sarà tutto esattamente come lo si era lasciato. Conosco anche persone che hanno avuto esperienze negative in Erasmus, ma sono davvero una fetta ristretta: molto conta anche la capacità di adattamento della persona e la motivazione che la spinge a partire. La prima motivazione deve essere quella di fare una esperienza di studio diversa da quella che si è fatta fino ad allora (non per fare di tutta l’erba un fascio, ma in media la maggioranza delle persone afferma di aver studiato meglio all’estero che in Italia). La mia esperienza è stata ottima da questo punto di vista, ho potuto seguire dei corsi caratterizzanti specifici per i miei studi (sono laureata in Lingue e Letterature straniere), approfondendo materie che non erano presenti nella mia università. Dal punto di vista della lingua, quale essa sia, nessuna esperienza è migliore della totale immersione in una terra straniera! Occorre avere una base linguistica di partenza, ma nella maggior parte dei casi una buona conoscenza della lingua inglese permette di integrarsi senza grandi difficoltà. E non è necessario “tenere alla larga gli Italiani” come ho sentito fare da alcuni, anzi, “sentire aria di casa” fa bene ogni tanto perché ci si ritrova ad affrontare insieme le situazioni nuove e a consolarsi a vicenda quando si sente nostalgia di casa (arriva inevitabilmente per tutti, ma poi passa, non vi preoccupate!). Per non parlare dei viaggi: quante volte vi capita di trascorrere fuori la maggior parte dei week end in un semestre? Nel mio caso ho avuto fortuna perché era l’università stessa che si occupava di organizzare questi spostamenti, ma generalmente ci si organizza tra amici Erasmus per partire alla scoperta delle meraviglie che ha da offrire il nuovo Stato. E vuoi mettere con il piacere di cenare ogni sera con una persona di nazionalità diversa, oggi un inglese, domani un americano e poi un finlandese e così via? Le possibilità di scambio interculturale sono immense. Ho scoperto i pregiudizi che esistono tra gli Americani del Nord e quelli del Sud, come vivono i ragazzi della mia età in Cina, i piatti tipici che si mangiano in Thailandia, e così via. Tutte informazioni che di per sé possono rimanere fini a sé stesse, ma che nell’insieme contribuiscono ad arricchire la cultura generale dell’individuo e soddisfano la propria curiosità. Soprattutto se venite da una città grande e caotica come la mia (Bari), non saprete mai che cosa vuol dire alzarsi all’ultimo minuto la mattina sapendo di poter contare per certo sulla presenza di uno Strassenbahn (un tram) che vi aspetta alle ore 07.55 - 08.00 – 08.05 nella efficientissima Germania!!!! C’è da dire ancora che in Erasmus si imparano anche ad apprezzare cose che prima si disprezzavano o non si valutavano abbastanza della propria città e della propria vita: c’è chi ritorna a casa con la rinnovata convinzione che la propria città sia molto più interessante di quanto aveva creduto se messa a paragone con l’altra in cui ha vissuto, c’è chi scopre che non potrà mai sostituire la cucina di casa con nient’altro al mondo, chi impara a dare nuovo valore agli usi e costumi della propria Nazione perché si rende conto che non potrebbe mai adeguarsi ad uno stile di vita diverso. Finché non si sperimenta, però, non si può mai parlare di nulla con reale cognizione di causa, perché ogni esperienza è a sé stante, ciò che non fa impazzire una persona può piacere moltissimo ad un’altra, ma ciò che accomuna tutti gli studenti che hanno vissuto tale esperienza è che l’Erasmus genera uno scambio interculturale che dovrebbero fare tutti, almeno una volta nella vita. Mi auguro che verranno stanziati sempre più fondi dall’Unione Europea e dalle istituzioni competenti affinché davvero per tutti, sia di nome che di fatto, vi sia questa possibilità, perché non è paragonabile a nient’altro dal punto di vista della formazione culturale e della vita in genere. Avevo tante paure prima di partire, di morire di solitudine, di non capire nulla durante le lezioni in lingua tedesca, di perdermi durante le contrattazioni per aprire un conto in banca, di allontanarmi dalle persone più care che lasciavo in Italia. Lasciate perdere tutte queste storie, perché tutto verrà da sé nel modo più naturale possibile, e tuffatevi in questa nuova esperienza con una certezza: non sarete più gli stessi dopo, avrete arricchito il vostro background di vita e il vostro curriculum professionale (l’Erasmus è una delle voci che viene apprezzata di più, in quanto dimostra l’apertura mentale e la capacità di adattamento e problem-solving dell’individuo) con una esperienza che resterà per sempre viva e insostituibile nei vostri ricordi, che vi regalerà tantissimi amici sparsi per tutto il mondo (nuovi punti di riferimento per continuare a viaggiare) e un bagaglio di ricordi e di emozioni da cui non saprete mai più separarvi! ☺