IL GIOCO DELLA VITA - Omnicomprensivo Guardiagrele

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IL GIOCO DELLA VITA - Omnicomprensivo Guardiagrele
IL GIOCO DELLA VITA: TU COME LO VIVI?
Salve a tutti. Come va la vita? Probabilmente vi starete chiedendo quale razza di articolo di
giornale inizi cosi, ma questo non è un articolo normale. Non è uno di quegli articoli di stragi o
di cronaca nera che ormai siamo abituati a leggere nei giornali quotidianamente. È un articolo
dedicato alla cosa più importante di tutte: la vita. Quel magnifico groviglio di occasioni e
opportunità fuggenti, di attimi impalpabili e irripetibili, composta di quella stoffa ibrida di
sogni, desideri,piani futuri ma anche di una grande percentuale di sorprese che ognuno cerca
di tessere al meglio e ,come un bel maglione di lana, può tenerci al caldo e al sicuro, ma anche
essere stretto e stringerci la gola.
È anche vero che, come un maglione di lana regalato a Natale, la vita che abbiamo può anche
non piacerci, starci stretta, o larga, o essere di un colore assurdo, ma se ognuno nascesse con
la vita che vuole, dove sarebbe il divertimento? Dove sarebbe la sorpresa, la sfida,
l’avventura? Dove sarebbe la grande forza della vita, l’energia generata in noi dagli obiettivi
che fuggono avanti gridando “Prova a prendermi! Dai!”, mentre come dei bambini curiosi li
inseguiamo bendati in un immensa partita a moscacieca? Bambini, si, perché la vita è una di
quelle cose in cui non si finisce mai di apprendere, e anche se ti senti adulto e forte lei può
farti sentire di nuovo debole e indifeso come un bambino, non si può “imparare” la
vita,ognuno di noi è e sarà uno studente, uno scolaro che ha sempre qualcosa da scoprire.
La vita a volte può far paura. L’orror vacui, la paura del vuoto, del buio, dell’oscurità che ci sta
davanti, noi che ci guardiamo procedere a passi incerti e tremolanti verso il domani, senza
sapere nulla. Sperando. Potreste anche immaginare la vita come un salto nel buio. Ma non è
proprio cosi. Perché noi non siamo e non saremo mai soli ad affrontare il domani.
Non state leggendo un articolo sportivo. Non si parla di calciomercato o di formula uno.
Eppure è arrivato il momento di parlare di compagni di squadra. Già, perché cos’è in fondo la
vita se non un magnifico gioco di cui non si conoscono le regole? Puoi sceglierti i compagni di
squadra, che giocheranno dalla tua parte, poi ci sono altri che magari giocheranno contro di te
e faranno di tutto per farti cadere. Ma questo fa parte del gioco, si sa. Proprio come in
un’immensa autostrada a infinite corsie, dove ognuno con la sua macchina carica di valigie e
speranze percorre il suo sentiero, incontrando altri che percorrono la strada con te, e altri che
vanno in senso opposto. Magari qualche volta puoi aiutare qualcuno che è in difficoltà e fa
autostop e aiutarlo a percorrere la sua strada, o altre volte potresti tu essere a rimanere senza
benzina e a dover chiedere uno strappo, ma l’importante è continuare il viaggio, un viaggio
senza destinazione.
Vi sarete trovati di certo a osservare il cielo, in una notte stellata, senza un perché, cercando
di dare un senso al tutto, a voi stessi (se l’avete trovato fatemi sapere), e magari avrete
ripercorso tutte le vicissitudini che vi hanno portato a quel punto della vostra vita, ad un
evento in particolare, bello o brutto che vi è accaduto, ed allora vi sarete accorti della
complicata e allo stesso accurata rete di marchingegni e ingranaggi di cui è composta la nostra
vita, un semplice concatenarsi di eventi, se ci pensate, di azioni e reazioni, che si perde nei
meandri del tempo. Ieri non esiste più. E domani neanche oggi esisterà più. Le mie azioni non
esisteranno più, ma rimarranno solo le conseguenze. Noi ci possiamo ridurre a una semplice
conseguenza delle trasformazioni di azioni compiute da altri nella loro vita. E saremo sempre
legati in un gomitolo di vite intrecciate. Esiste una teoria, chiamata dei sei gradi di
separazione, secondo la quale ognuno di noi può essere collegato a qualsiasi altra persona del
mondo attraverso una catena di relazioni con non più di altre cinque persone intermediarie.
Ma non voglio dilungarmi in teorie sociologiche noiose.
Fatto sta che, nonostante il bambino pauroso che è in noi, la vita va mangiata, esplorata
goduta nella sua completezza e fusione di bellezza e crudeltà, avventura e monotonia, buio e
luce, amore e odio, fino alla fine.
Già. La fine. Nessuno sa che succede dopo, ognuno crede qualcosa di diverso. Una volta ho
sentito dire che la morte è la cosa più inutile di tutte. Ma non si pensa alla fine della partita
mentre si è ancora in gioco. Sono proprio i minuti finali che vanno sfruttati per fare i punti più
belli e spettacolari. E non importa se la vita, dispettosa, si diverte a scombussolarci i piani e ci
fa saltare tutte le convinzioni. Anzi, dopotutto forse è la vita a giocare con noi, e ci sceglie
sempre in squadra con lei. Cerchiamo di non deluderla.