la persecuzione dei cattolici in cina

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la persecuzione dei cattolici in cina
NOVITÀ MAGGIO 2012
LAOGAI RESEARCH FOUNDATION ITALIA
LA PERSECUZIONE
DEI CATTOLICI IN CINA
Mao Zedong considerava i cristiani pericolosi nemici – anche se inermi
– per sé e per il Partito e l’ansia religiosa degli esseri umani una sovrastruttura borghese: « La religione è l’oppio dei popoli ». Il Partito pone se
stesso, cioè lo Stato, al centro dell’universo e tutto deve servire a rafforzare il suo potere, perciò i criminali vanno puniti e « rieducati » attraverso il lavoro. A tal fine si riempiono i laogai, campi di concentramento mascherati da industrie o fattorie che esportano in Occidente buona parte
pp. 144 - € 12,00
dei loro prodotti a prezzi – ovviamente – molto competitivi.
ISBN 978-88-7198-635-7
Questi campi sono ancora oggi attivi e operanti. Il loro numero e quello dei prigionieri è segreto di Stato. Harry Wu – fondatore della Laogai Research Foundation – e i dissidenti che sono in contatto con lui ne hanno individuati almeno mille; da tre
a cinque milioni sono le persone che si ritiene siano attualmente detenute nei campi. Insieme con i criminali comuni sono imprigionati dissidenti e ministri o fedeli di diverse religioni. In queste prigioni, dopo sedici ore di lavoro forzato, i prigionieri subiscono un sistematico lavaggio del cervello per venire « rieducati ».
Dal 1949 a oggi, in Cina sono perseguitati i seguaci di ogni religione, soprattutto i cattolici, considerati pericolosi sovversivi al soldo di una potenza straniera (lo Stato del Vaticano). Ma anche i monaci buddisti hanno subito veri e propri stermini. Dal marzo 2011 a oggi una trentina tra monaci e suore tibetani si sono dati fuoco per
attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale su tali questioni, ma il silenzio delle istituzioni è ancora assordante.
In Italia Toni Brandi ha fondato nel 2005 la Laogai Research Foundation Italia che collabora con la sede di Washington per sensibilizzare i mass media e le autorità politiche occidentali sulla continua violazione dei diritti
umani in Cina, organizzando conferenze stampa, mostre fotografiche e convegni. Nel 2010 l’organizzazione è
riuscita a far presentare alla Camera dei Deputati un progetto di legge contro l’importazione e il commercio dei
prodotti del lavoro forzato. Il testo, che presenta numerose testimonianze, è corredato da foto di campi di prigionia, di detenuti, di persone scomparse e di moderni martiri della religione.
CINA: LA RIVOLTA ANTI-STRANIERA DEI BOXER
FABIO FATTORE
GLI ITALIANI CHE INVASERO LA CINA
pp. 224 - illustrazioni nel testo
€ 18,00 - ISBN 978-88-7198-549-0
Estate 1900. La Cina è attraversata dalla rivolta anti-straniera dei Boxer e gli
ambasciatori di undici potenze sono assediati a Pechino. L’Italia partecipa alla spedizione di soccorso con circa 2500 tra fanti e marinai, più pochi altri che
si trovano sul posto dall’inizio e sono impegnati nella difesa delle Legazioni e
nei tentativi infruttuosi di raggiungerle. È la prima volta che gli italiani, di fatto,
scoprono la Cina e i cinesi: attraverso le testimonianze dei giornalisti che
mandano corrispondenze, gli ufficiali, i diplomatici e i missionari che scrivono
diari e scattano foto, i soldati semplici che vivono sulla loro pelle lo scontro tra
due civiltà. Di quell’impresa resterà poco: la minuscola concessione di Tientsin, che l’Italia conserverà fino alla Seconda guerra mondiale, una lezione
che come al solito non insegnerà niente, un ricordo sempre più sbiadito.
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