Secondo tentativo - Ciocca Arte Contemporanea

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Secondo tentativo - Ciocca Arte Contemporanea
Manuela Cirino
“Secondo tentativo”
Ciocca Arte Contemporanea, Milano.
Un titolo sottotono (secondo tentativo), ma una grande ricchezza narrativa (35 disegni, un video
e una scultura) caratterizzano l’installazione di Manuela Cirino. Nel momento in cui il
visivo pervade ogni espressione è molto interessante che l’arte accorpi alle sue figure una
forma narrativa. Forse è una sfida ai nuovi sistemi di comunicazione (foto, video,
internet), proprio perché la sintesi visiva (quadri, sculture…), che per secoli ha avuto un
primato nella percezione, oggi non riguarda solo l’espressione artistica, ma anche quella
comportamentale quotidiana. Per usare una terminologia di moda, l’arte è una nicchia,
molto privilegiata, ma che ha perso la funzione “universale”cui era destinata, dai graffiti
paleolitici agli affreschi nelle chiese, nelle reggie, nei palazzi. L’emergere di una sintassi
narrativa dentro la costruzione dell’immagine si presenta come una volontà di prendere in
parola storie, pensieri, biografie, più che come richiamo alla scrittura (il narrare nasce
nell’oralità, ma trova nella scrittura la sua “visibilità”). Anzi sembra avvertire della
mancanza di una “scrittura” generale che comprenda il linguaggio individuale, privato,
quotidiano e quello pubblico, ufficiale. E’ di questo che parlano i disegni “Nero su bianco”
di Manuela Cirino. Sono, infatti, la trascrizione di frasi, lette o ascoltate alle quali abbina
una sua “didascalia disegnata”. Lei stessa avverte, in una piccola nota, che le parole e i
pensieri che ha trascritto non vogliono in alcun modo farci ricordare un panorama
letterario o filosofico, ma quel tempo di assimilazione quando dall’esperienza si
intuiscono i passaggi per risolvere i propri desideri espressivi. In italiano, “mettere nero
su bianco” significa, infatti, chiarire un concetto. Disegni e frasi sono spesso legati da una
grande dolcezza ironica e dal sollievo dell’immediatezza. Nel video “Il toro innamorato”,
vediamo invece la storia a fumetti di un corpo a corpo tra l’animale e un androgino torero
che, con grande maestria, sostituisce alla suspense aggressiva della lotta, quella più
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melanconica dello scontro quotidiano dei sentimenti. I segni bianchi e neri sono molto
simili a quelli dei disegni, anche se mantengono una velocità pittorica, che in “nero su
bianco” è sostituita da una linea sottile e tagliente. Immediato è pensare ad altre
tauromachie della storia dell’arte, in particolare a quelle di Picasso, però con la stessa
spontaneità con la quale Manuela Cirino ha fatto sue le parole di scrittori famosi o di
persone ascoltate alla radio. La storia si chiude attorno a una piccola scultura in creta,
posta a terra al centro della galleria (Secondo tentativo): un gruppo di persone si sostiene a
vicenda, costruendo una circonferenza che non si sa se corrisponda a un’azione di
sostegno oppure all’incapacità di procedere in modo lineare, ognuno per sé. Il fatto che la
scultura misuri pochi centimetri è forse allusiva dell’incapacità generale di porre domande
universali, ma anche della necessità di partire dal basso. Una domanda che gli eventi
attuali sta ponendo a tutti in tutto il mondo e il fatto che si esprima sotto tono è una
novità da non sottovalutare.
Francesca Pasini
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