Peter Schneider, Cli amori di mia madre

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Peter Schneider, Cli amori di mia madre
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Peter Schneider
Die lieben meiner Mutter –
Gli amori di mia madre
Roma, L’Orma, 2015
Peter Schneider è l’autore del romanzo
Die Lieben meiner Mutter, pubblicato nel
2015 in Italia dalla casa editrice L’Orma
Editore
con il titolo Gli amori di mia
madre. Schneider, nato a Lubecca nel
nord della Germania nel 1940, a causa
della guerra è costretto a cambiare molto
spesso residenza, girando con la madre e
i suoi fratelli fra Königsberg
(Kaliningardo) e la Sassonia. È proprio
questo il periodo in cui sono ambientate
le vicende del romanzo: lo scrittore rivela
nel corso della narrazione gli attimi più
salienti della sua infanzia vissuta nel
pieno del secondo conflitto mondiale in
Germania, un paese immerso nell’atrocità
della guerra.
Tramite la rappresentazione della
figura della madre, morta quando il figlio
aveva otto anni, Schneider ripercorre i
luoghi e gli avvenimenti che hanno
caratterizzato i suoi primi anni di vita,
iniziando però la narrazione nei giorni
odierni. Sono infatti molti anni che Peter
Schneider possiede una scatola di scarpe
all’interno della quale sono conservate
tutte le lettere che la madre ha scritto
durante la seconda guerra mondiale. A
causa degli indecifrabili caratteri Sütterlin,
e forse anche per la paura di venire a
conoscenza di qualcosa di nuovo, di
diverso sulla figura materna, Schneider
ha per molto tempo deciso di non
scoprire il contenuto di quelle lettere. «E,
come a ogni precedente tentativo, alla
fine mi arrendevo: difficile dire se ciò
dipendesse dalla preoccupazione per la
fatica che mi attendeva, che generava il
riflesso a procrastinare, oppure dal timore
di scoprire qualcosa che avrei preferito
rimanesse ignoto. Mi piaceva il motto a
cui si era sempre attenuto Bob Dylan:
“don’t look back!”. Reinventa te stesso,
staccati da qualsiasi legame che non hai
scelto tu, e in particolare da quella parte
del passato su cui non hai avuto alcun
potere: la tua infanzia».
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Ma la svolta avviene quando Peter
Schneider, dopo che i suoi figli iniziano ad
andarsene di casa, sente il bisogno di
scoprire qualcosa di più sulle lettere di
sua madre. «Ma c’era qualcos’altro che
mi spingeva a occuparmene: il
presentimento che da queste lettere sarei
venuto a sapere qualcosa su me stesso e
su un destino che aveva segnato la mia
vita più di quanto volessi ammettere. Il
desiderio di far pace con mia madre. O
non era piuttosto lei che doveva
riconciliarsi con me? L’ultima volta che
l’avevo vista avevo otto anni».
Gisela Deus, un’amica dell’autore,
corre in suo soccorso e le parole, che
prima sembravano indecifrabili, ora
acquistano forma e senso e rivelano
un’enorme quantità di lettere d’amore
rivolte per la maggior parte ad un
destinatario che non è il padre di
Schneider, direttore e compositore per
orchestra che per motivi di lavoro ormai è
sempre fuori casa, bensì un altro uomo,
un amante: Andreas. Le lettere stese
dalla madre non sono tutte destinate al
nuovo amore: alcune volte esse sono
state scritte al marito, ad un’amica, alla
suocera… ma in tutte l’autore riesce a
cogliere una madre diversa, che non
aveva mai immaginato. «Dalle lettere
parlava una giovane donna che non
conoscevo. Una madre che si faceva in
quattro per i figli, e che, grazie alla sua
audacia e alla sua intelligenza pratica, li
aveva condotti sani e salvi, in una lunga
fuga, dall’estremo Nordest della Germania
fino alla punta più meridionale della
Baviera. Una moglie che, tra mille notizie
sulle faccende quotidiane e sulla salute
dei figli, inviava al marito teneri o a volte
anche capricciosi segni del proprio amore.
E una sognatrice, consumata dalla
passione per Andreas, un amico e collega
del marito. […] feci la conoscenza di una
persona esposta quasi senza difese
all’oscillazione tra gioia di vivere e
malinconia, ma che anche nei momenti di
totale disperazione manteneva una
straordinaria capacità espressiva».
Il titolo Gli amori di mia madre sta
quindi ad indicare l’instabilità emotiva
della donna che ha cresciuto l’autore,
persa nella precarietà dei suoi sentimenti,
nella voglia di amare qualcuno, sempre
troppo lontano, o che dona alla donna
false speranze.
La signora Schneider è una donna
molto bella, un personaggio dalle mille
sfaccettature, nonché l’anima di questo
romanzo: «una donna giovane, magra
vestita con abiti semplici e perlopiù cuciti
da lei, che mettono in risalto la vita e il
petto; i capelli sono biondi, lunghi sulla
nuca, pettinati sulla fronte; le labbra
chiuse, oppure appena aperte come per
respirare; raramente la si vede ridere, e
non mostra mai quel sorriso richiesto dai
fotografi che la generazione di chi ha
vissuto la guerra si sforzava di sfoggiare
anche nelle circostanze più drammatiche.
[…] Sulle foto vedo una donna giovane e
seria, che non finge e non nasconde
nulla. Lo splendore che secondo le
dichiarazioni dei suo ammiratori emanava
non è riuscito a catturarlo nessun
fotografo». Questa madre è una donna
forte, che non teme il destino, che ama
lasciarsi trasportare dalle sue emozioni,
mamma di una numerosa famiglia che è
sfinita dal peso dei figli, dalla guerra e dai
turbamenti interiori. Schneider afferma
spesso che sua madre aveva perso ogni
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sorta di controllo e di autorità sui suoi
figli, usava anche metodi violenti, ma poi
di colpo esternava un amore immenso
per i suoi adorati. Come afferma anche il
«Frankfurter Allgemeine Zeitung», la
donna protagonista di questo romanzo è
« u n a f i g u ra f e m m i n i l e t ra g i c a e
coinvolgente» pur nei suoi difetti, nei suoi
sbalzi d’umore, nella sua instabilità.
Heinrich Schneider è il padre
dell’autore. È un direttore d’orchestra e
compositore, un padre assente a causa
del suo mestiere che lo costringe a
viaggiare, ma ama follemente i suoi figli e
sua moglie, invia pacchi con cibo
difficilmente reperibile e scrive anch’egli
alla moglie per dimostrare il suo amore.
Heinrich è a conoscenza delle varie storie
della sua consorte, che non si fermano al
solo Andreas: il padre di Peter Schneider
non si arrabbia con la moglie forse perché
lei è l’unica che può prendersi cura dei
propri figli, come presuppone l’autore.
«Per mia madre pare non essere mai
e s i s t i t a u n ’ a l t e r n a t i va a l l a t o t a l e
franchezza. Vive la propria passione come
un dato di fatto, con cui tutti coloro che
le sono vicini devono fare i conti. Non
vuole sporcare il sentimento per Andreas
con scuse e sotterfugi. […] In effetti, fin
dall’inizio ha rivelato ad Heinrich l’amore
per il suo migliore amico, addirittura lo
informa su come è andato questo o
quell’incontro […]. Prega Heinrich di
avere comprensione per la propria
situazione di conflitto interiore».
Andreas è l’amante della madre di
Schneider, nonché collega di Heinrich
nella compagnia, all’interno della quale
svolge il mestiere di regista: «le foto
mostrano sul palcoscenico, durante le
prove, un uomo di media statura, un po’
tozzo, un uomo che non ride mai, di
norma in giacca e cravatta, più raramente
con un gilet sopra la camicia bianca. I
capelli neri sono pettinati con cura
all’indietro, lasciando scoperte grandi
orecchie; gli occhi sono profondi sotto le
folte sopracciglia. Il labbro inferiore,
sopra l’ampio mento sporgente, è
lievemente in fuori, e conferisce al volto
una certa intransigenza carica di energia.
Solo il naso un po’ troppo lungo
contraddice quell’impressione di severità,
se non addirittura di inflessibilità: termina
in una punta simpatica, rivolta verso
l’alto. […] Non esiste una foto del regista
durante le prove in cui non gesticoli
platealmente. Pare quasi che per
respirare e per parlare abbia sempre fatto
ricorso all’ausilio delle mani, dando a
tutta la sua figura, altrimenti piuttosto
statica, una sfumatura di italianità,
qualcosa di leggero e danzante». Peter
Schneider nota subito una somiglianza fra
il padre e Andreas, non solo a livello
fisico: entrambi lavorano all’opera, hanno
la stessa età. Andreas è l’uomo dei sogni
della donna protagonista del romanzo,
ma lui non prova gli stessi sentimenti per
lei: i due si vedono di rado, Andreas è
molto occupato nel suo mestiere, ha
inoltre una moglie e molto spesso vede
l’attaccamento morboso della madre di
Schneider come un tormento. Nonostante
questo suo comportamento refrattario nei
confronti dell’immenso amore che gli
offre, la madre non si arrende, a volte si
arrabbia, ma ha sempre accesa in un
angolo del suo cuore una fiamma che
arde di passione per l’amante. Arriva al
punto di dire «Il sentimento d’amore non
dipende dalla tua risposta, ma da essa
dipende il sentimento di felicità».
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Un altro personaggio che
arricchisce le vicende di questo romanzo
è Willi: «Willi aveva sette anni più di me,
e abitava dall’altra parte della strada,
sulla sinistra, nella casa dell’architetto». Il
ragazzo irrompe nella vita di Peter, e poi
della sua sorella maggiore, inventandosi
che gli avrebbe potuto insegnare a volare
grazie alla sua conoscenza con
l’arcangelo Michele, e a molti compensi
come cibo e denaro, destinati sempre alla
figura immaginaria, tutti rubati alla
povera madre. La storia fra Peter e Willi
va avanti per molto tempo, il ragazzo fa
fare pratica all’amico rispetto all’arte di
volare, lo costringe a spingersi sempre
oltre, persino con i «pagamenti». In
seguito Peter scopre che anche la sorella
è coinvolta con Willi; i due hanno una
sorta di relazione, che però finisce per i
numerosi dubbi della sorella sulla
veridicità di ciò che Willi racconta, tanto
che poi si unisce alla madre nel proibire a
Peter di frequentarlo, cosa che Peter però
non smette di fare. L’ultimo incontro fra i
due avviene durante una partita di
hockey, quando Willi e Peter decidono di
scappare di casa per assistere al match:
al ritorno il ragazzo, dopo aver perso di
vista l’amico, si rende conto che in realtà
Willi è un impostore e la loro storia si
conclude per Peter con l’amaro in bocca.
L’autore tenta di rincontrarlo in qualche
modo una volta adulto, ma del ragazzo
non c’è più nessuna traccia, forse si è
trasferito in Sudafrica.
Schneider decide di rendere il
romanzo un’autobiografia tramite l’analisi
e il commento delle lettere che scrive sua
madre e la descrizione delle emozioni
presenti: nel corso della narrazione, il
lettore sembra scoprire insieme all’autore
nuovi pezzi della sua vita, rimane
sconvolto, commenta anch’egli i
comportamenti a volte non comprensibili
della donna. L’autore racconta in prima
persona i fatti che avvengono e inserisce
talvolta estratti dalle lettere della
mamma, aggiunge riflessioni, e poi
ritorna nel presente, descrive ciò che è
successo dopo aver letto le epistole, ciò
che è cambiato nella sua vita, con uno
stile intimo e confidenziale.
Gli amori di mia madre è un libro
ricco di malinconia, uno scorcio sull’anima
dell’autore. Lo stile intimo usato da
Schneider mette il lettore a suo agio, lo
aiuta ad immergersi negli anni della sua
infanzia, visti con gli occhi di un bambino
troppo piccolo per capire a fondo la vita.
Un bambino che non riesce forse a
ricordare pienamente, anche se adulto,
sua madre, una figura controversa. La
donna delle lettere è una donna che ha
deciso di vivere con passione, senza
mettere freno alle sue emozioni. Spesso è
difficile capire il personaggio della madre,
condividere il suo modo di agire, i suoi
comportamenti, soprattutto sapendo che
gli anni narrati sono quelli del secondo
conflitto mondiale. Ella spesso risulta
senza cuore, o perlomeno troppo
occupata a pensare al suo grande e
impossibile amore nei confronti di
Andreas. Nel corso del romanzo è
impossibile non odiarla, non chiedersi il
perché di tante sue scelte sbagliate. Nel
contempo però è un personaggio
ammirabile, una donna che ha vissuto
intensamente, che ha amato i suoi
bambini, in fondo anche suo marito, una
figura scossa dalla guerra, dall’assenza di
un sostegno, forse troppo debole per
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crescere quattro figli, diventata forte per
conseguenza.
La bellezza del personaggio di
questa donna sta proprio nella sua
duplice personalità, nella sua instabilità: è
un personaggio che sorprende
continuamente anche nel male, che non
risulta banale, bensì innovativo. La
madre, anche se morta, con le sue lettere
riesce a colpire suo figlio, a raccontare ciò
che non ha potuto dirgli. Il figlio è
sconvolto, indignato, arrabbiato, ma in fin
dei conti capisce sua madre, capisce ciò
che è diventato. Ammirabile è la sua
voglia di indagare sul passato per
comprendere il suo presente, il suo io.
Leggere Gli amori di mia madre è un
modo per indagare anche su se stessi,
cercare di risolvere problemi familiari,
mettere a posto il proprio passato.
Questa è risultata lettura piacevole e
piena di passione per la vita.
Contributo:
Lorenzo Petri (classe IV C, L. Stelluti,
Fabriano – Ancona)
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