Fiaccolata per Stefano Masala - Nule

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Fiaccolata per Stefano Masala - Nule
Fiaccolata per non dimenticare
Stefano Masala
Nule 8 ottobre 2015
Carissimi amici e uomini e donne di buona volontà,
carissimi cittadini di Nule,
che avete accolto questo invito a testimoniare affetto alla famiglia Masala per il silenzio
assordante della scomparsa di Stefano. In questo dolore siamo in grado di capire il dolore di tante
ingiustizie perpetuate oggi in tante parti del mondo: guerre, disuguaglianze, sequestri, odi,
violenza, ingiustizia, persecuzioni, torture, discriminazioni, offese alla dignità della donna e dei
bambini, ecc. La violenza è antirazionale, antisociale, anticristiana.
Da qui la netta condanna, il rifiuto totale della violenza.
Voglio interpretare questa manifestazione ad una famiglia nel più grande discorso che la Chiesa
vive a Roma in queste settimane a favore della famiglia in tutta la sua bellezza e in tutte le sue
ferite.
Anche questa è una ferita della famiglia.
Il 13 settembre facevo un appello proprio ricordando il dolore di Marco e Carmela genitori di
Stefano:
Se vogliamo una società giusta dobbiamo essere giusti noi, dicendo la verità. Esorto a dire
questa verità.
Questa manifestazione di sta sera è un segno che non ci arrendiamo alla violenza e a nessun
gesto di sequestro della persona. Questa sera il popolo degli onesti si è riunito per dire una parola
chiara a favore dell’onestà e della legalità, della moralità e della socialità.
Una famiglia è gettata nella disperazione, c’è una legge divina e umana che è stata calpestata e
derisa, ma che non potrà essere dimenticata, perché la Parola di Dio non si cancella.
Ci siamo chiesti: Perché si compiono tali azioni?
Non è facile rispondere. Non sappiamo cosa pensare.
Una cosa è certa che per vivere onestamente non basta conoscere il bene e il male, non basta
conoscere i processi psicologici e le condizioni sociali, non basta conoscere le radici del
malessere.
Ci vuole una volontà decisamente rivolta al bene e la consapevolezza del valore dell’essere
umano.
Oggi viviamo in una società che ci vuole far credere che tutto sia uguale, il vero ed il falso, il bello
ed il brutto, che lo studente vale tanto quanto l’insegnante, che non si devono mettere voti per non
traumatizzare i cattivi studenti. Ci vogliono far credere che la vittima conta meno del delinquente.
Che i vandali sono buoni e che la polizia è cattiva. Lo slogan di moda è “vivere senza obblighi e
godere senza limiti”.
Siamo, infatti, passati da una società della disciplina, dove c’è il conflitto tra regola e
trasgressione, ad una società dell’efficienza e della performance spinta, in cui non si riconosce più
tra il permesso e il proibito.
Addirittura spingere a tutto gas il possibile fino al limite dell’impossibile. Nella nostra società è
saltato il concetto di limite.
Oggi molti, perfino fra i credenti, non accettano senza discutere i comandamenti morali formulati
dalla Chiesa, ma vogliono riflettervi e, in definitiva, decidere loro cosa è bene e cosa è male. E
molti sostengono che, in questo modo, ciascuno si fa la morale come gli fa comodo col risultato
che la società moderna è diventata una babele etica in cui tutto è permesso.
Davanti a questa realtà rimane di urgente attualità il richiamo forte che Giovanni Paolo II fece a
Napoli Capodimonte il 10 novembre 1990, “Non c’è chi non veda l’urgenza di un grande recupero
di moralità personale e sociale, di legalità. Sì, urge un recupero di legalità!.. da una restaurata
moralità sociale a tutti i livelli deriverà un nuovo senso di responsabilità nell’agire pubblico, come
pure un ampliamento dei luoghi di formazione sociale ed un più motivato impulso alle diverse
forme di partecipazione e di volontariato”.
Certamente, oggi nella società e nella Chiesa, stiamo vivendo una situazione molto complessa.
Socialmente si vuole vivere come se Dio non esistesse, si è creata una certa cultura relativista,
edonista, permissivista e consumista.
Desidero riflettere con voi e trovare spunti di rinnovamento su una parola cittadino /
cittadinanza.
Chi è il cittadino se non l’uomo inserito nella società, l’uomo onesto, rispettoso che coltiva virtù e
non vizi.
Mi è facile far riferimento a don Bosco che di umanità se ne intendeva e soprattutto di giovani a
cui ha dedicato la sua vita. Di fronte alla non facile situazione dei suoi tempi riteneva il mezzo
sovrano di bonifica sociale la scelta chiara dell’educazione che si riassume nella formula “buon
cristiano ed onesto cittadino”.
Forse abbiamo smarrito entrambi i significati.
Sta sera mettiamo in luce per la nostra realtà sociale l’ “onesto cittadino”. Chi è? Cosa fa? Che
descrizione se ne può fare?
Lo faccio in maniera semplice comprensivo a tutti per fino ai bambini.
“Onesto cittadino”
Accetta se stesso e gli altri; Vive la solidarietà con gli altri; Sa condividere le proprie risorse umane
con i membri del gruppo a cui appartiene; Vive la gioia come stile di vita; Pronto a fare la propria
scelta di vita con responsabilità; Ama il lavoro; Coltiva ed ama la verità; Si presenta come una
persona ragionevole; Studia per offrire alla società un servizio qualificato; Possiede una capacita
di inserimento ordinato e operoso nella società;
Cura l’onestà ed esemplarità di vita; È un cristiano competente ed onesto nell’esercizio del suo
compito lavorativo; Contribuisce all’ordine ed al progresso della società; Rispetta le norme
stabilite; Possiede un forte senso di appartenenza alla propria famiglia; Rispetta i propri genitori.
Spero che in questo elenco non si scorgano comandamenti o esercizi di sottomissione, ma
caratteristiche che sottolineano la visione positiva e ottimistica della vita nell’assunzione di valori.
Affrontare i cambiamenti senza perdere la speranza.
Desidero rivolgermi a voi ragazzi e giovani.
Dio ha creato l’uomo e lo ha dotato non solo di forze fisiche, ma anche di intelligenza, di ragione,
di libertà, perché la sua vita fosse regolata non dagli istinti o dalla forza bruta, ma dall’intelligenza
che deve illuminare, guidare e condurre a buon fine ogni azione. Chi si comporta in modo diverso
non può chiamarsi uomo completo. Ogni convivenza civile ha le sue istituzioni, le sue leggi, le sue
strutture, per cui nessun cittadino può farsi mai giustizia da solo, anche se credesse di aver
ricevuto un torto, vero o falso che sia.
Amate i vostri genitori, ascoltate i vostri insegnati, rendetevi disponibili in parrocchia e nella
comunità, impegnatevi nel volontariato e al servizio degli emarginati, coltivate belle e sincere
amicizie (nelle amicizie riconoscete subito quelle non buone). Abbiate passione per lo sport, la
musica, il tempo libero, gli hobbies, impegnatevi a proteggere la natura e rispettarla, approfondite
la cultura della nostra terra.
Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese.