Strumenti di misurazione dell`aggressivit`a

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Strumenti di misurazione dell`aggressivit`a
Strumenti di misurazione dell’aggressività∗
P. Venuti, G. Rossi, A. Lis†
Comunicazione presentata al:
2th Alpe Adria Congress on Psychology, Trieste, 30 maggio-1 giugno 1991
Sommario
Il problema della individuazione di strumenti psicometrici idonei alla misurazione di
tendenze e comportamenti aggressivi è sempre stato al centro degli interessi della ricerca
psicologica. Già da alcuni anni ci siamo occupati di introdurre nella letteratura italiana
la teorizzazione di D. Olweus (1969, 1973, 1975) basata su un approccio multifattoriale
all’aggressività. I lavori di Olweus hanno il pregio di introdurre strumenti di misurazione
derivanti da un complesso modello teorico; in tal modo hanno permesso la costruzione di un
questionario di autovalutazione dell’aggressività e di un test proiettivo entrambi strumenti
psicometrici chiaramente standardizzati. Lo stesso Olweus ha sottolineato l’importanza di un
accurato processo di misurazione e di standardizzazione anche all’interno di test proiettivi.
I lavori che illustreremo e che finora abbiamo condotto riguardano l’adattamento italiano
delle prove di Olweus e la loro applicazione a campioni italiani di caratteristiche analoghe.
Sommario
The study of the aggressive behaviour is certainly a topic of major interest in Psychology
and Social Science, but still only a small number of standardized psychometric techniques are
available. Following the theoretical approach developed by Olweus (1969, 1973, 1975) we have
introduced in Italy a multivariate analysis of aggressive tendencies. Due to the complexity
of Olweus’ model, this framework allows for the development of accurately standardized
psychometric tools.In this paper we describe our adaptation of Olweus’ test. We report the
results relative to the application of a projective test and of a self-evaluation questionnaire
of aggressive tendencies on a sample varying in age, sex and location.
∗
Il testo è conforme a quello originale; è stato solo ri-impaginato con un altro software. Testo preparato per
una comunicazione al I Convegno Nazionale di Psicometria, Bologna, 1989. Citare come (norme APA): Venuti, P.,
Rossi, G., & Lis, A. (1989). Strumenti di misurazione dell’aggressività. Comunicazione al I Convegno Nazionale
di Psicometria, Bologna, Italia.
†
Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università di Padova.
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2
Introduzione
L’interesse che da moltissimi anni è stato rivolto allo studio dell’aggressività non ha ancora
condotto ad una definizione univoca di tale concetto (Caprara, 1976).
I tre problemi principali che si pongono nel parlare di aggressività sono quelli relativi alla
sua natura, alla sua origine e al suo sviluppo. Le posizioni rispetto a questi tre punti sono
abbastanza differenti, a seconda dell’indirizzo teorico a cui si fa riferimento.
Natura
Rispetto al problema della natura l’aggressività è inserita per gli autori comportamentisti (Dollard, Miller, Doob, Mowrer, & Sears, 1939; Berkowitz, 1969) nel classico schema StimoloRisposta, per cui l’aggressività è conseguenza di una frustrazione. Anche se non sempre la
frustrazione genera un comportamento aggressivo, essa tende ad aumentare la probabilità che
un tale comportamento si manifesti.
In questo ambito la natura dell’aggressività si viene a cogliere come condotta manifesta e
non si prendono in esame le determinanti interne che sono invece privilegiate nelle considerazioni
degli autori dell’approccio psicanalitico. Per questi autori l’aggressività va considerata non solo
in rapporto al comportamento osservabile, ma anche in rapporto alle forze psichiche interne e
al significato che essa assume nell’esperienza di ogni singolo soggetto. In tale ambito, l’aggressività è stata considerata o come una manifestazione dell’istinto di morte volto alla distruzione
(Freud, 1920, 1929; Klein, 1932, 1957) o come una aspirazione alla supremazia, una pulsione
indispensabile alla realizzazione dell’individuo (Adler, 1907, 1912, 1927/1954) o come una necessaria spinta alla ricerca di autonomia come antagonista alla dipendenza dei genitori (Storr, 1964,
1968). Quest’ultima teoria ci avvicina agli autori etologici per cui la natura dell’aggressività è di
permettere l’adattamento e la conservazione dell’individuo e della specie (Lorenz, 1963; Karty
& Ebling, 1964).
Origine
Per gli autori comportamentisti l’aggressività è un comportamento appreso. Se per alcuni di
essi la sua origine potrebbe anche essere innata, le modalità in cui si esprime sono però sempre
strettamente legate ai tipi di apprendimento del soggetto; l’individuo attua un comportamento
aggressivo solo se questo corrisponde a dei modi di reagire alle frustrazioni da lui appresi e se
riceve dall’ambiente un qualche tipo di rinforzo sociale.
Per la psicanalisi l’aggressività è una pulsione, cioè il vissuto che si presenta con quei caratteri
di impulsività, irrazionalità, incontrollabilità e stereotipia attribuibili generalmente agli istinti.
L’aggressività è considerata come una sorta di energia depositata all’interno dell’organismo, la
cui regolazione avviene tramite l’esperienza che ne regola le forme fenomeniche.
L’influenza dell’esperienza è invece assente nel concetto di istinto utilizzato dai primi etologi
per spiegare l’origine dell’aggressività. Col termine istinto, viene indicato un qualcosa che appartiene alla struttura biologica ed è quindi patrimonio di tutti gli individui di una stessa specie. Le
modalità di manifestazione e la regolazione dei comportamenti aggressivi non dipendono tanto
da processi che si differenziano da individuo a individuo, ma piuttosto da meccanismi uguali a
tutta la specie. In un secondo tempo Tinbergen (1953) attenua l’origine istintiva dell’aggressività
in quanto sostiene che le sue manifestazioni sono subordinate (negli animali) all’istinto riproduttivo, in altre parole dipende anche da condizioni ambientali che coinvolgono quindi variabili
sia interne che esterne.
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Sviluppo
Quando parliamo dello sviluppo dell’Aggressività intendiamo riferirci alle differenti forme e alle
diverse modalità di espressione che può assumere nel corso dello sviluppo di un individuo e a
cui si è fatto sempre riferimento nella preparazione di strumenti di misurazione o di diagnosi.
In ogni caso nel corso dello sviluppo di un individuo le modalità di manifestazione o di
inibizione dell’aggressività dipendono da vari fattori, quali il tipo di stimolo interno od esterno
che genera la spinta all’aggressività, le capacità a rappresentarsi gli elementi in gioco, la pressione
di norme e modelli culturali, il temperamento dell’individuo stesso. Una trattazione approfondita
di questo punto richiederebbe uno spazio maggiore.
La misura dell’aggressività
Da questa presentazione relativa alla definizione di aggressività emergono vari problemi, uno
in particolare sembra essere importante: in che modo è possibile avere delle misurazioni dal
momento che ci riferiamo spesso a comportamenti manifesti e che, anche in questo caso, la
definizione non è univoca.
Per alcuni autori il comportamento aggressivo è quel comportamento che risulta fisicamente
violento nei confronti degli altri; per altri l’intenzione di danneggiare o far male dev’essere
consapevole (Aronson, 1972, p. 167); altri autori distinguono un comportamento aggressivo di
offesa e uno di difesa (Fromm, 1975); altri ancora considerano aggressivi comportamenti che
indicano un processo interiore di blocco della manifestazione aggressiva stessa (Sears, Whiting,
Nowlis, & Sears, 1953).
Per l’aggressività si pone quindi lo stesso problema di altre variabili psicologiche: nessuna
delle teorie riesce a spiegare interamente tutti i fenomeni che vanno sotto il nome generico di
aggressività. In alcuni casi si è data preminenza agli impulsi sottostanti ad alcuni atteggiamenti,
in altri casi si sono considerati i comportamenti in quanto tali, in altri ancora la connessione tra il
comportamento e una situazione che viene ritenuta scatenante. E pur tuttavia, questi contributi
teorici mettono in luce alcuni aspetti che nella realtà concreta dell’individuo si mischiano e si
amalgamano.
Ci è sembrato che la teoria elaborata dallo studioso norvegese D. Olweus (1969, 1973, 1975)
potesse offrire un notevole contributo ad una visuale unitaria dell’aggressività perché basata su
un modello teorico multifattoriale che tiene conto sia dei dati osservabili e delle strutture che li
determinano che delle teorie che li spiegano.
Un secondo motivo per cui ci è sembrato interessante il lavoro di Olweus è la sua esigenza
di scoprire i legami che intercorrono fra il modo in cui un individuo si autovaluta e i suoi
comportamenti effettivi e in particolare le differenze implicite in queste due forme di rilevazione
dei dati. Questo è anche il punto critico di ogni strumento psicologico di misurazione, cioè la
fedeltà e la validità dello strumento rispetto a ciò che si vorrebbe misurare.
Gli strumenti per la misura dell’aggressività elaborati da
Olweus.
Secondo Olweus da un esame delle teorie psicologiche sull’aggressività è possibile desumere uno
schema esplicativo a forma piramidale.
I primi livelli si riferiscono a dati o variabili osservabili o in situazioni specifiche o in situazioni più astratte e generalizzabili; gli altri livelli si riferiscono invece ai costrutti teorici o concetti
necessari a spiegare i comportamenti manifesti, che partendo da un livello esplicativo, operativo
e poco formale, man mano che si procede nella generalizzazione divengono più comprensivi e
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teorici. Per esemplificare, prendiamo in esame il modello psicanalitico: ai livelli alti si possono situare strutture quali Io, Es e Super-Io e le loro funzioni, ai livelli più bassi si collocano
manifestazioni di queste funzioni quali motivazioni, sogni, comportamenti.
Uno schema concettuale di questo tipo permette di cogliere un continuo rapporto tra variabili teoriche e variabili osservate, tra componenti situazionali e abituali giungendo alla seguente
definizione di risposta aggressiva: “una risposta aggressiva è [...] un qualunque atto o comportamento che implica, può implicare e/o in qualche misura può essere considerato come avente lo
scopo di affliggere danno o dispiacere (di carattere fisico o mentale); anche le manifestazioni di
reazioni interne, quali pensieri o sentimenti che si possa concepire abbiano tali scopi, vengono
considerati come risposte aggressive” (Olweus, 1973, p. 271).
Secondo l’autore non esiste una corrispondenza diretta tra variabili teoriche relative all’aggressività e risposte aggressive. Ogni risposta aggressiva è il risultato di tre componenti: fattori
cognitivi, componenti situazionali e tendenze abituali tipiche (una tendenza aggressiva e una
tendenza ad inibire l’aggressività) che il soggetto possiede in grado differente.
L’Autore ipotizza che ogni individuo possegga queste due tendenze abituali a reagire: la
prima che spinge a valutare certi tipi di situazioni come frustranti, minacciose o nocive; la seconda
che porta a valutare le proprie risposte aggressive come pericolose, spiacevoli e inappropriate.
Accanto a queste tendenze abituali devono esse prese in considerazione altri fattori responsabili
della vera e propria risposta comportamentale: ad esempio la valutazione di tipo cognitivo che
viene compiuta da ogni soggetto nel momento in cui si trova in una determinata “situazione”.
Queste componenti funzionano come “disposizioni” che permettono di valutare alcune situazioni
stimolo in un certo modo e, contemporaneamente, di rispondere a una determinata valutazione
con reazioni relativamente costanti.
L’Autore ipotizza che situazioni diverse possono essere percepite con un diverso valore di
attivazione (di aggressione o di inibizione) da parte dello stesso individuo secondo i momenti,
cosı̀ come queste stesse situazioni attivano tendenze differenti a seconda degli individui. In
sintesi Olweus presuppone che in seguito ad un processo di valutazione cognitiva una particolare
situazione acquista un valore di attivazione o di inibizione che varia in rapporto alle tendenze
abituali dell’individuo ma che è comunque legata al momento e al luogo in cui accade.
Questa teoria è verificata da Olweus attraverso 2 strumenti d’indagine applicati a soggetti
tra i 12 e i 14 anni: un test proiettivo e un questionario. Secondo l’Autore, sia il test proiettivo
che il questionario si differenziano da una situazione reale e quindi dai comportamenti aggressivi
manifesti, per il diverso peso che hanno i fattori cognitivi rispetto ai fattori situazionali. Nelle
situazioni reali, il soggetto è, probabilmente, meno influenzato dai fattori cognitivi rispetto
a quelli implicati dalla situazione che sta vivendo; mentre nell’ambito di un test, è la stessa
situazione che da preminenza all’elaborazione cognitiva delle risposte. Per questo motivo, nel
questionario, Olweus inserisce una serie di item che intendono rilevare il modo in cui il soggetto
si autovaluta.
Il test proiettivo
Il test proiettivo è costituito da 4 storie “critiche” più 3 storie “cuscinetto” che presentano una
struttura analoga e che hanno la caratteristica di suscitare sia tendenze aggressive che inibitrici.
Può essere somministrato in modo collettivo.
La struttura della storia è articolata su una figura adulta che infligge una frustrazione ad un
ragazzo/a che è in parte colpevole della situazione in cui si è venuto a trovare. Il soggetto a cui il
test è somministrato deve esprimere per iscritto quali sentimenti, azioni ed emozioni proverebbe
o metterebbe in atto se si trovasse al posto del protagonista ed infine deve scrivere una possibile
conclusione della storia.
5
L’analisi dei risultati del test porta l’Autore ad elaborare un punteggio di attivazione delle tendenze abituali che viene verificato con la valutazione del comportamento dei soggetti cosı̀
come viene giudicato dai suoi coetanei. In tal caso si ci può attendere che i soggetti con bassa tendenza all’inibizione dell’aggressività presentino una correlazione positiva fra le proprie risposte
al test (di tipo aggressive) e la valutazione del suo comportamento manifesto fatta dai coetanei.
Analogamente in chi ha una elevata o una moderata tendenza all’inibizione dell’aggressività
esiste una correlazione negativa con il comportamento aggressivo manifesto.
L’uso di tecniche proiettive non è sempre veloce e facile in quanto implica una notevole
capacità da parte dell’esaminatore nel momento della somministrazione e una grande abilità nel
momento dell’interpretazione delle risposte. Per questo motivo Olweus decise di utilizzare un
questionario perché è una tecnica più veloce da applicare e più semplice da interpretare rispetto
a quelle proiettive.
Il questionario
Sempre basato sullo stesso impianto teorico, il questionario di autovalutazione si propone di
raggiungere 2 scopi: la misura di tendenze abituali dell’individuo e l’individuazione di eventuali
correlazioni tra l’intensità di tali tendenze e l’aggressività espressa con il comportamento manifesto. Il questionario è composto da un totale di 62 item di cui una buona parte tende a coprire
importanti aspetti del comportamento aggressivo o dell’inibizione dell’aggressività. Più precisamente un primo gruppo descrive situazioni in cui un adulto critica un ragazzo che manifesta
una reazione esclusivamente verbale; un secondo gruppo prende in considerazione l’aggressività
fisica nei riguardi dei compagni. Un terzo gruppo mette in evidenza la presenza di tendenze o
impulsi aggressivi ; gli item illustrano situazioni in cui le fantasie ostili sono dirette a persone o
cose non specificate. Un quarto gruppo di item evidenzia le tendenze inibitrici dell’aggressività;
si tratta di item che prevedono una reazione intrapunitiva alla situazione frustrante espressione
di uno stato di repressione degli impulsi aggressivi.
Sebbene si abbiano comportamenti di un determinato tipo c’è difficoltà ad autovalutarsi su
tali comportamenti essendoci la tendenza da parte del soggetto a proporre allo sperimentatore
una immagine positiva di se stesso, correggendo le proprie risposte alle domande.
Per questo motivo Olweus ha ritenuto opportuno inserire nel questionario un quinto gruppo
di item che mette in luce la tendenza dei soggetti a presentarsi il più possibile in una luce
favorevole agli occhi degli altri.
Per individuare le principali dimensioni sottostanti agli item del questionario e quindi verificare le modalità di costruzione del questionario stesso, è stato applicato il procedimento
dell’analisi fattoriale ottenendo i 5 fattori che compaiono in tabella 1 e che corrispondono alle
aree sopra descritte.
Tabella 1: Confronto fra le soluzioni fattoriali delle diverse
ricerche
Fattori
Ricerca Svedese
I
Aggressività
verbale
II
Aggressività
fisica
III
Impulsi
aggressivi
IV
Risposte
inibitorie
dell’aggressività
V
Valutazione
positiva di sé
(segue...)
6
(seguito)
Prima ricerca
italiana
Seconda
ricerca
italiana
Terza ricerca
italiana
Quarta ricerca italiana
Ostilità verbale verso gli
adulti
Risposte
inibitorie
dell’aggressività
Risposte
inibitorie
dell’aggressività
Aggressività
fisica
Risposte
inibitorie
dell’aggressività
Aggres.
fisica, verbale,
impulsi
aggressivi
Aggressività
verbale
Attività
Valutazione
positiva di sé
Valutazione
positiva di sé
Riempitivi
Valutazione
positiva di sé
Desiderabilità
sociale
Risposte
inibitorie
dell’aggressività
Valutazione
positiva di sé
Aggressività
verbale
Validazione e adattamento
Da vari anni è in corso l’adattamento e la validazione del test proiettivo e del questionario di
Olweus alla popolazione italiana che è stato applicato anche a soggetti di sesso femminile anche
se gli strumenti di Olweus sono stati pensati per ragazzi di sesso maschile.
Il test proiettivo è stato applicato a diversi campioni (88 ss. maschi di età compresa fra i 12
e i 14 anni, 88 femmine della stessa età; 40 maschi e 56 femmine di 8-10 anni per un totale di
266 soggetti) e i risultati appaiono in appendice alla traduzione italiana del volume di Olweus
(Lis, 1981). Anche nella popolazione italiana il test suscita sia reazioni aggressive che inibitrici
dell’aggressività indipendentemente dal sesso, risulta inoltre che l’età influenza il numero delle
risposte in quanto soggetti più giovani ne forniscono un numero inferiore.
Il questionario è stato usato in 4 ricerche italiane (68 maschi di 12-14 anni, 54 maschi e 37
femmine di 15-16 anni, 50 maschi e 50 femmine di 17-19 anni, 124 maschi e 78 femmine di 10-18
anni). Per quanto riguarda i risultati di queste ricerche (Rossi & Venuti, 1983; Venuti & Rossi,
1983; Lis, Venuti, & Rossi, 1984), i dati sono stati analizzati anche con l’analisi fattoriale per
verificare l’esistenza nel campione italiano della stessa struttura fattoriale del campione svedese.
Come appare nella Tabella 1 c’è generalmente un accordo con i fattori individuati da Olweus
ad eccezione del fattore di Impulsi aggressivi che nei nostri campioni generalmente si fonde con
il fattore di Aggressività fisica. Ulteriori analisi (ANOVA) sulla variabile sesso ci confermano la
validità del test svedese e la sua capacità di discriminare tra sessi.
Sia il test proiettivo che il questionario sono stati utilizzati sia con campioni di età analoga
a quelli di Olweus, sia con campioni di età diversa. In entrambi i casi, l’analisi dei risultati
ha dimostrato che i due strumenti misurano esattamente quello che si proponevano e sembrano
in grado di differenziare le modalità di risposta aggressiva caratteristica di ogni età (Rossi &
Venuti, 1983).
Visti i risultati ottenuti con campioni d’età differente abbiamo pensato di verificare la possibilità di estendere questo strumento anche a soggetti di età inferiore. L’età che si può prendere
in considerazione è quella fra gli 8 e i 10 anni in quanto è in ogni caso necessario che il soggetto
abbia acquisito una certa familiarità con il linguaggio scritto e orale.
Nel loro ampliamento ad un’età inferiore ci si ritrova di fronte a vari problemi, alcuni sono
tipici di ogni strumento di misurazione (validità, fedeltà...), altri invece sono legati alle caratte-
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ristiche particolari di questi strumenti. Per quanto riguarda i primi ci proponiamo di verificare
la validità attraverso la somministrazione di altri test di misura dell’aggressività (ad es. Rosenzweig) e il confronto con dati raccolti attraverso l’osservazione diretta del comportamento
aggressivo. Si pensa inoltre di utilizzare anche misure di valutazione del comportamento aggressivo fornite a livello ordinale dagli insegnanti. Per quanto riguarda invece il secondo punto
il test proiettivo non ha richiesto trasformazioni data la facile comprensione delle storie che lo
compongono, mentre sarà necessario realizzare delle modifiche al questionario.
Infatti sarà necessario diminuire il numero delle domande; riformulare gli item adattando
il linguaggio all’età dei soggetti; cambiare quelle situazioni che consideriamo critiche per lo
scatenarsi dell’aggressività in età preadolescenziale o adolescenziale ma che non lo sono in periodo
di latenza. Bisogna inoltre considerare che il questionario rileva diversi tipi di situazioni di
aggressività manifesta, alcune delle quali non sono tipiche di queste età, in particolare quelle
che implicano un conflitto con l’adulto che, in latenza, potrebbe non manifestarsi apertamente.
Infatti in questa fase, in cui il bambino sta adeguando il suo comportamento alle norme e alle
regole sociali, sebbene provi impulsi oppositivi o aggressivi nei confronti dell’adulto ha difficoltà
a renderli manifesti in quanto è mentalmente occupato dalla necessità di adeguarsi alla norma
sociale. Il rapporto con l’adulto è quindi caratterizzato a livello manifesto più da imitazione
che da opposizione, per cui presupponiamo che tutti gli item relativi ai conflitti con gli adulti
debbano essere trasformati.
Questionario di autovalutazione dell’aggressività di Olweus
(traduzione italiana per 11-18 anni)
1. Quando sono di malumore, provo piacere picchiando qualcuno
2. Quando un adulto è ingiusto con me, mi arrabbio e protesto
3. Generalmente ascolto musica
4. Immagino di mettere a posto qualcuno che è presuntuoso e impertinente
5. Quando un adulto cerca di prendere il mio posto in una fila, gli dico decisamente che quel
posto è mio
6. Mi piacerebbe diventare un pugile
7. Nel mio tempo libero leggo libri
8. Quando un insegnante mi critica, sono portato a ribattere e protestare
9. Non ho mai fatto sogni spaventosi
10. Vorrei cercare di obbedire agli adulti anche quando penso che siano in errore
11. Sono spesso cosı̀ agitato che provo piacere fracassando oggetti
12. Io non vengo mai rimproverato dagli adulti
13. Faccio a botte con gli altri ragazzi della scuola
14. Mi piace molto giocare al calcio
15. E’ giusto procurare del fastidio ad un insegnante irritante
16. Gli altri ragazzi a scuola non mi molestano mai
17. Quando le cose non vanno come mi aspetto sento piacere a spaccare qualcosa
18. E’ irrispettoso controbattere gli adulti
19. Mi piace disegnare
20. In molti casi non è necessario offendere la gente
21. Io so sempre cosa dire alla gente
22. Mi piace molto collezionare francobolli
23. Dopo che mi sono arrabbiato con un adulto, divento ansioso
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24. Io ammiro sinceramente quei ragazzi che fanno a botte con me
25. Quando un insegnante prima promette che potremo divertirci e poi cambia idea, io protesto
26. Mi piace l’ora di educazione fisica a scuola
27. Io non mi sento mai spaventato o ansioso
28. Mi sento spesso dispiaciuto per le persone che sono adirate con me
29. Attualmente, mi sento molto contento quando qualcuno che non mi piace si prende una
buona sgridata
30. Io ho sempre successo in qualsiasi cosa faccia
31. Dico e faccio cose di cui poi mi rammarico sinceramente
32. Quando un adulto cerca, con insistenza, darmi ordini, mi oppongo decisamente
33. Mi piacciono le lezioni di matematica a scuola
34. E’ piacevole osservare che qualcuno che non ti piace, riceve una buona lezione
35. Quando un adulto è adirato con me, io cerco di essere particolarmente simpatico
36. Sono contento quando la gente dice che sono educato
37. Quando un adulto è ingiusto con me, sono dispiaciuto e depresso
38. I ragazzi a scuola sono sempre simpatici con me
39. Nel mio tempo libero gioco a scacchi
40. Tendo a rammaricarmi di essere stato troppo impetuoso
41. Io mi sento sempre felice e tranquillo
42. Mi piace viaggiare
43. Mi piacerebbe essere simpatico con quelli che sono cattivi con me
44. I ragazzi a scuola non dicono mai cose cattive su di me
45. Quando un insegnante mi critica, mi sento ridicolo e stupido
46. Gli adulti non mi rimproverano mai
47. Sono spesso arrabbiato con me stesso per essermi comportato male
48. Mi piace molto giocare a pallacanestro
49. Quando un adulto è irritato con me, generalmente mi sento in colpa
50. Quando un ragazzo mi molesta, cerco di dargli una buona lezione
51. Dopo essere stato in disaccordo con un insegnante a sentirmi in colpa
52. Io penso che i ragazzi dovrebbero essere gentili e rispettosi con gli adulti
53. Preferisco non ricordare le situazioni in cui ho avuto un disaccordo con un adulto
54. Mi piacciono le lezioni di italiano a scuola
55. I bambini piccoli che non obbediscono devono essere puniti severamente
56. Io non mi sento mai triste o infelice
57. Quando un adulto critica i miei abiti o i miei capelli gli dico che non sono fatti suoi
58. Mi piace vedere film
59. E’ irrispettoso prendere in giro un adulto
60. Gli altri ragazzi a scuola iniziano dei combattimenti con me
61. Non faccio mai il buffone
62. Quando un ragazzo inizia a fare a botte con me, io mi difendo
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