Strumenti di misurazione dell`aggressivit`a
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Strumenti di misurazione dell`aggressivit`a
Strumenti di misurazione dell’aggressività∗ P. Venuti, G. Rossi, A. Lis† Comunicazione presentata al: 2th Alpe Adria Congress on Psychology, Trieste, 30 maggio-1 giugno 1991 Sommario Il problema della individuazione di strumenti psicometrici idonei alla misurazione di tendenze e comportamenti aggressivi è sempre stato al centro degli interessi della ricerca psicologica. Già da alcuni anni ci siamo occupati di introdurre nella letteratura italiana la teorizzazione di D. Olweus (1969, 1973, 1975) basata su un approccio multifattoriale all’aggressività. I lavori di Olweus hanno il pregio di introdurre strumenti di misurazione derivanti da un complesso modello teorico; in tal modo hanno permesso la costruzione di un questionario di autovalutazione dell’aggressività e di un test proiettivo entrambi strumenti psicometrici chiaramente standardizzati. Lo stesso Olweus ha sottolineato l’importanza di un accurato processo di misurazione e di standardizzazione anche all’interno di test proiettivi. I lavori che illustreremo e che finora abbiamo condotto riguardano l’adattamento italiano delle prove di Olweus e la loro applicazione a campioni italiani di caratteristiche analoghe. Sommario The study of the aggressive behaviour is certainly a topic of major interest in Psychology and Social Science, but still only a small number of standardized psychometric techniques are available. Following the theoretical approach developed by Olweus (1969, 1973, 1975) we have introduced in Italy a multivariate analysis of aggressive tendencies. Due to the complexity of Olweus’ model, this framework allows for the development of accurately standardized psychometric tools.In this paper we describe our adaptation of Olweus’ test. We report the results relative to the application of a projective test and of a self-evaluation questionnaire of aggressive tendencies on a sample varying in age, sex and location. ∗ Il testo è conforme a quello originale; è stato solo ri-impaginato con un altro software. Testo preparato per una comunicazione al I Convegno Nazionale di Psicometria, Bologna, 1989. Citare come (norme APA): Venuti, P., Rossi, G., & Lis, A. (1989). Strumenti di misurazione dell’aggressività. Comunicazione al I Convegno Nazionale di Psicometria, Bologna, Italia. † Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione, Università di Padova. 1 2 Introduzione L’interesse che da moltissimi anni è stato rivolto allo studio dell’aggressività non ha ancora condotto ad una definizione univoca di tale concetto (Caprara, 1976). I tre problemi principali che si pongono nel parlare di aggressività sono quelli relativi alla sua natura, alla sua origine e al suo sviluppo. Le posizioni rispetto a questi tre punti sono abbastanza differenti, a seconda dell’indirizzo teorico a cui si fa riferimento. Natura Rispetto al problema della natura l’aggressività è inserita per gli autori comportamentisti (Dollard, Miller, Doob, Mowrer, & Sears, 1939; Berkowitz, 1969) nel classico schema StimoloRisposta, per cui l’aggressività è conseguenza di una frustrazione. Anche se non sempre la frustrazione genera un comportamento aggressivo, essa tende ad aumentare la probabilità che un tale comportamento si manifesti. In questo ambito la natura dell’aggressività si viene a cogliere come condotta manifesta e non si prendono in esame le determinanti interne che sono invece privilegiate nelle considerazioni degli autori dell’approccio psicanalitico. Per questi autori l’aggressività va considerata non solo in rapporto al comportamento osservabile, ma anche in rapporto alle forze psichiche interne e al significato che essa assume nell’esperienza di ogni singolo soggetto. In tale ambito, l’aggressività è stata considerata o come una manifestazione dell’istinto di morte volto alla distruzione (Freud, 1920, 1929; Klein, 1932, 1957) o come una aspirazione alla supremazia, una pulsione indispensabile alla realizzazione dell’individuo (Adler, 1907, 1912, 1927/1954) o come una necessaria spinta alla ricerca di autonomia come antagonista alla dipendenza dei genitori (Storr, 1964, 1968). Quest’ultima teoria ci avvicina agli autori etologici per cui la natura dell’aggressività è di permettere l’adattamento e la conservazione dell’individuo e della specie (Lorenz, 1963; Karty & Ebling, 1964). Origine Per gli autori comportamentisti l’aggressività è un comportamento appreso. Se per alcuni di essi la sua origine potrebbe anche essere innata, le modalità in cui si esprime sono però sempre strettamente legate ai tipi di apprendimento del soggetto; l’individuo attua un comportamento aggressivo solo se questo corrisponde a dei modi di reagire alle frustrazioni da lui appresi e se riceve dall’ambiente un qualche tipo di rinforzo sociale. Per la psicanalisi l’aggressività è una pulsione, cioè il vissuto che si presenta con quei caratteri di impulsività, irrazionalità, incontrollabilità e stereotipia attribuibili generalmente agli istinti. L’aggressività è considerata come una sorta di energia depositata all’interno dell’organismo, la cui regolazione avviene tramite l’esperienza che ne regola le forme fenomeniche. L’influenza dell’esperienza è invece assente nel concetto di istinto utilizzato dai primi etologi per spiegare l’origine dell’aggressività. Col termine istinto, viene indicato un qualcosa che appartiene alla struttura biologica ed è quindi patrimonio di tutti gli individui di una stessa specie. Le modalità di manifestazione e la regolazione dei comportamenti aggressivi non dipendono tanto da processi che si differenziano da individuo a individuo, ma piuttosto da meccanismi uguali a tutta la specie. In un secondo tempo Tinbergen (1953) attenua l’origine istintiva dell’aggressività in quanto sostiene che le sue manifestazioni sono subordinate (negli animali) all’istinto riproduttivo, in altre parole dipende anche da condizioni ambientali che coinvolgono quindi variabili sia interne che esterne. 3 Sviluppo Quando parliamo dello sviluppo dell’Aggressività intendiamo riferirci alle differenti forme e alle diverse modalità di espressione che può assumere nel corso dello sviluppo di un individuo e a cui si è fatto sempre riferimento nella preparazione di strumenti di misurazione o di diagnosi. In ogni caso nel corso dello sviluppo di un individuo le modalità di manifestazione o di inibizione dell’aggressività dipendono da vari fattori, quali il tipo di stimolo interno od esterno che genera la spinta all’aggressività, le capacità a rappresentarsi gli elementi in gioco, la pressione di norme e modelli culturali, il temperamento dell’individuo stesso. Una trattazione approfondita di questo punto richiederebbe uno spazio maggiore. La misura dell’aggressività Da questa presentazione relativa alla definizione di aggressività emergono vari problemi, uno in particolare sembra essere importante: in che modo è possibile avere delle misurazioni dal momento che ci riferiamo spesso a comportamenti manifesti e che, anche in questo caso, la definizione non è univoca. Per alcuni autori il comportamento aggressivo è quel comportamento che risulta fisicamente violento nei confronti degli altri; per altri l’intenzione di danneggiare o far male dev’essere consapevole (Aronson, 1972, p. 167); altri autori distinguono un comportamento aggressivo di offesa e uno di difesa (Fromm, 1975); altri ancora considerano aggressivi comportamenti che indicano un processo interiore di blocco della manifestazione aggressiva stessa (Sears, Whiting, Nowlis, & Sears, 1953). Per l’aggressività si pone quindi lo stesso problema di altre variabili psicologiche: nessuna delle teorie riesce a spiegare interamente tutti i fenomeni che vanno sotto il nome generico di aggressività. In alcuni casi si è data preminenza agli impulsi sottostanti ad alcuni atteggiamenti, in altri casi si sono considerati i comportamenti in quanto tali, in altri ancora la connessione tra il comportamento e una situazione che viene ritenuta scatenante. E pur tuttavia, questi contributi teorici mettono in luce alcuni aspetti che nella realtà concreta dell’individuo si mischiano e si amalgamano. Ci è sembrato che la teoria elaborata dallo studioso norvegese D. Olweus (1969, 1973, 1975) potesse offrire un notevole contributo ad una visuale unitaria dell’aggressività perché basata su un modello teorico multifattoriale che tiene conto sia dei dati osservabili e delle strutture che li determinano che delle teorie che li spiegano. Un secondo motivo per cui ci è sembrato interessante il lavoro di Olweus è la sua esigenza di scoprire i legami che intercorrono fra il modo in cui un individuo si autovaluta e i suoi comportamenti effettivi e in particolare le differenze implicite in queste due forme di rilevazione dei dati. Questo è anche il punto critico di ogni strumento psicologico di misurazione, cioè la fedeltà e la validità dello strumento rispetto a ciò che si vorrebbe misurare. Gli strumenti per la misura dell’aggressività elaborati da Olweus. Secondo Olweus da un esame delle teorie psicologiche sull’aggressività è possibile desumere uno schema esplicativo a forma piramidale. I primi livelli si riferiscono a dati o variabili osservabili o in situazioni specifiche o in situazioni più astratte e generalizzabili; gli altri livelli si riferiscono invece ai costrutti teorici o concetti necessari a spiegare i comportamenti manifesti, che partendo da un livello esplicativo, operativo e poco formale, man mano che si procede nella generalizzazione divengono più comprensivi e 4 teorici. Per esemplificare, prendiamo in esame il modello psicanalitico: ai livelli alti si possono situare strutture quali Io, Es e Super-Io e le loro funzioni, ai livelli più bassi si collocano manifestazioni di queste funzioni quali motivazioni, sogni, comportamenti. Uno schema concettuale di questo tipo permette di cogliere un continuo rapporto tra variabili teoriche e variabili osservate, tra componenti situazionali e abituali giungendo alla seguente definizione di risposta aggressiva: “una risposta aggressiva è [...] un qualunque atto o comportamento che implica, può implicare e/o in qualche misura può essere considerato come avente lo scopo di affliggere danno o dispiacere (di carattere fisico o mentale); anche le manifestazioni di reazioni interne, quali pensieri o sentimenti che si possa concepire abbiano tali scopi, vengono considerati come risposte aggressive” (Olweus, 1973, p. 271). Secondo l’autore non esiste una corrispondenza diretta tra variabili teoriche relative all’aggressività e risposte aggressive. Ogni risposta aggressiva è il risultato di tre componenti: fattori cognitivi, componenti situazionali e tendenze abituali tipiche (una tendenza aggressiva e una tendenza ad inibire l’aggressività) che il soggetto possiede in grado differente. L’Autore ipotizza che ogni individuo possegga queste due tendenze abituali a reagire: la prima che spinge a valutare certi tipi di situazioni come frustranti, minacciose o nocive; la seconda che porta a valutare le proprie risposte aggressive come pericolose, spiacevoli e inappropriate. Accanto a queste tendenze abituali devono esse prese in considerazione altri fattori responsabili della vera e propria risposta comportamentale: ad esempio la valutazione di tipo cognitivo che viene compiuta da ogni soggetto nel momento in cui si trova in una determinata “situazione”. Queste componenti funzionano come “disposizioni” che permettono di valutare alcune situazioni stimolo in un certo modo e, contemporaneamente, di rispondere a una determinata valutazione con reazioni relativamente costanti. L’Autore ipotizza che situazioni diverse possono essere percepite con un diverso valore di attivazione (di aggressione o di inibizione) da parte dello stesso individuo secondo i momenti, cosı̀ come queste stesse situazioni attivano tendenze differenti a seconda degli individui. In sintesi Olweus presuppone che in seguito ad un processo di valutazione cognitiva una particolare situazione acquista un valore di attivazione o di inibizione che varia in rapporto alle tendenze abituali dell’individuo ma che è comunque legata al momento e al luogo in cui accade. Questa teoria è verificata da Olweus attraverso 2 strumenti d’indagine applicati a soggetti tra i 12 e i 14 anni: un test proiettivo e un questionario. Secondo l’Autore, sia il test proiettivo che il questionario si differenziano da una situazione reale e quindi dai comportamenti aggressivi manifesti, per il diverso peso che hanno i fattori cognitivi rispetto ai fattori situazionali. Nelle situazioni reali, il soggetto è, probabilmente, meno influenzato dai fattori cognitivi rispetto a quelli implicati dalla situazione che sta vivendo; mentre nell’ambito di un test, è la stessa situazione che da preminenza all’elaborazione cognitiva delle risposte. Per questo motivo, nel questionario, Olweus inserisce una serie di item che intendono rilevare il modo in cui il soggetto si autovaluta. Il test proiettivo Il test proiettivo è costituito da 4 storie “critiche” più 3 storie “cuscinetto” che presentano una struttura analoga e che hanno la caratteristica di suscitare sia tendenze aggressive che inibitrici. Può essere somministrato in modo collettivo. La struttura della storia è articolata su una figura adulta che infligge una frustrazione ad un ragazzo/a che è in parte colpevole della situazione in cui si è venuto a trovare. Il soggetto a cui il test è somministrato deve esprimere per iscritto quali sentimenti, azioni ed emozioni proverebbe o metterebbe in atto se si trovasse al posto del protagonista ed infine deve scrivere una possibile conclusione della storia. 5 L’analisi dei risultati del test porta l’Autore ad elaborare un punteggio di attivazione delle tendenze abituali che viene verificato con la valutazione del comportamento dei soggetti cosı̀ come viene giudicato dai suoi coetanei. In tal caso si ci può attendere che i soggetti con bassa tendenza all’inibizione dell’aggressività presentino una correlazione positiva fra le proprie risposte al test (di tipo aggressive) e la valutazione del suo comportamento manifesto fatta dai coetanei. Analogamente in chi ha una elevata o una moderata tendenza all’inibizione dell’aggressività esiste una correlazione negativa con il comportamento aggressivo manifesto. L’uso di tecniche proiettive non è sempre veloce e facile in quanto implica una notevole capacità da parte dell’esaminatore nel momento della somministrazione e una grande abilità nel momento dell’interpretazione delle risposte. Per questo motivo Olweus decise di utilizzare un questionario perché è una tecnica più veloce da applicare e più semplice da interpretare rispetto a quelle proiettive. Il questionario Sempre basato sullo stesso impianto teorico, il questionario di autovalutazione si propone di raggiungere 2 scopi: la misura di tendenze abituali dell’individuo e l’individuazione di eventuali correlazioni tra l’intensità di tali tendenze e l’aggressività espressa con il comportamento manifesto. Il questionario è composto da un totale di 62 item di cui una buona parte tende a coprire importanti aspetti del comportamento aggressivo o dell’inibizione dell’aggressività. Più precisamente un primo gruppo descrive situazioni in cui un adulto critica un ragazzo che manifesta una reazione esclusivamente verbale; un secondo gruppo prende in considerazione l’aggressività fisica nei riguardi dei compagni. Un terzo gruppo mette in evidenza la presenza di tendenze o impulsi aggressivi ; gli item illustrano situazioni in cui le fantasie ostili sono dirette a persone o cose non specificate. Un quarto gruppo di item evidenzia le tendenze inibitrici dell’aggressività; si tratta di item che prevedono una reazione intrapunitiva alla situazione frustrante espressione di uno stato di repressione degli impulsi aggressivi. Sebbene si abbiano comportamenti di un determinato tipo c’è difficoltà ad autovalutarsi su tali comportamenti essendoci la tendenza da parte del soggetto a proporre allo sperimentatore una immagine positiva di se stesso, correggendo le proprie risposte alle domande. Per questo motivo Olweus ha ritenuto opportuno inserire nel questionario un quinto gruppo di item che mette in luce la tendenza dei soggetti a presentarsi il più possibile in una luce favorevole agli occhi degli altri. Per individuare le principali dimensioni sottostanti agli item del questionario e quindi verificare le modalità di costruzione del questionario stesso, è stato applicato il procedimento dell’analisi fattoriale ottenendo i 5 fattori che compaiono in tabella 1 e che corrispondono alle aree sopra descritte. Tabella 1: Confronto fra le soluzioni fattoriali delle diverse ricerche Fattori Ricerca Svedese I Aggressività verbale II Aggressività fisica III Impulsi aggressivi IV Risposte inibitorie dell’aggressività V Valutazione positiva di sé (segue...) 6 (seguito) Prima ricerca italiana Seconda ricerca italiana Terza ricerca italiana Quarta ricerca italiana Ostilità verbale verso gli adulti Risposte inibitorie dell’aggressività Risposte inibitorie dell’aggressività Aggressività fisica Risposte inibitorie dell’aggressività Aggres. fisica, verbale, impulsi aggressivi Aggressività verbale Attività Valutazione positiva di sé Valutazione positiva di sé Riempitivi Valutazione positiva di sé Desiderabilità sociale Risposte inibitorie dell’aggressività Valutazione positiva di sé Aggressività verbale Validazione e adattamento Da vari anni è in corso l’adattamento e la validazione del test proiettivo e del questionario di Olweus alla popolazione italiana che è stato applicato anche a soggetti di sesso femminile anche se gli strumenti di Olweus sono stati pensati per ragazzi di sesso maschile. Il test proiettivo è stato applicato a diversi campioni (88 ss. maschi di età compresa fra i 12 e i 14 anni, 88 femmine della stessa età; 40 maschi e 56 femmine di 8-10 anni per un totale di 266 soggetti) e i risultati appaiono in appendice alla traduzione italiana del volume di Olweus (Lis, 1981). Anche nella popolazione italiana il test suscita sia reazioni aggressive che inibitrici dell’aggressività indipendentemente dal sesso, risulta inoltre che l’età influenza il numero delle risposte in quanto soggetti più giovani ne forniscono un numero inferiore. Il questionario è stato usato in 4 ricerche italiane (68 maschi di 12-14 anni, 54 maschi e 37 femmine di 15-16 anni, 50 maschi e 50 femmine di 17-19 anni, 124 maschi e 78 femmine di 10-18 anni). Per quanto riguarda i risultati di queste ricerche (Rossi & Venuti, 1983; Venuti & Rossi, 1983; Lis, Venuti, & Rossi, 1984), i dati sono stati analizzati anche con l’analisi fattoriale per verificare l’esistenza nel campione italiano della stessa struttura fattoriale del campione svedese. Come appare nella Tabella 1 c’è generalmente un accordo con i fattori individuati da Olweus ad eccezione del fattore di Impulsi aggressivi che nei nostri campioni generalmente si fonde con il fattore di Aggressività fisica. Ulteriori analisi (ANOVA) sulla variabile sesso ci confermano la validità del test svedese e la sua capacità di discriminare tra sessi. Sia il test proiettivo che il questionario sono stati utilizzati sia con campioni di età analoga a quelli di Olweus, sia con campioni di età diversa. In entrambi i casi, l’analisi dei risultati ha dimostrato che i due strumenti misurano esattamente quello che si proponevano e sembrano in grado di differenziare le modalità di risposta aggressiva caratteristica di ogni età (Rossi & Venuti, 1983). Visti i risultati ottenuti con campioni d’età differente abbiamo pensato di verificare la possibilità di estendere questo strumento anche a soggetti di età inferiore. L’età che si può prendere in considerazione è quella fra gli 8 e i 10 anni in quanto è in ogni caso necessario che il soggetto abbia acquisito una certa familiarità con il linguaggio scritto e orale. Nel loro ampliamento ad un’età inferiore ci si ritrova di fronte a vari problemi, alcuni sono tipici di ogni strumento di misurazione (validità, fedeltà...), altri invece sono legati alle caratte- 7 ristiche particolari di questi strumenti. Per quanto riguarda i primi ci proponiamo di verificare la validità attraverso la somministrazione di altri test di misura dell’aggressività (ad es. Rosenzweig) e il confronto con dati raccolti attraverso l’osservazione diretta del comportamento aggressivo. Si pensa inoltre di utilizzare anche misure di valutazione del comportamento aggressivo fornite a livello ordinale dagli insegnanti. Per quanto riguarda invece il secondo punto il test proiettivo non ha richiesto trasformazioni data la facile comprensione delle storie che lo compongono, mentre sarà necessario realizzare delle modifiche al questionario. Infatti sarà necessario diminuire il numero delle domande; riformulare gli item adattando il linguaggio all’età dei soggetti; cambiare quelle situazioni che consideriamo critiche per lo scatenarsi dell’aggressività in età preadolescenziale o adolescenziale ma che non lo sono in periodo di latenza. Bisogna inoltre considerare che il questionario rileva diversi tipi di situazioni di aggressività manifesta, alcune delle quali non sono tipiche di queste età, in particolare quelle che implicano un conflitto con l’adulto che, in latenza, potrebbe non manifestarsi apertamente. Infatti in questa fase, in cui il bambino sta adeguando il suo comportamento alle norme e alle regole sociali, sebbene provi impulsi oppositivi o aggressivi nei confronti dell’adulto ha difficoltà a renderli manifesti in quanto è mentalmente occupato dalla necessità di adeguarsi alla norma sociale. Il rapporto con l’adulto è quindi caratterizzato a livello manifesto più da imitazione che da opposizione, per cui presupponiamo che tutti gli item relativi ai conflitti con gli adulti debbano essere trasformati. Questionario di autovalutazione dell’aggressività di Olweus (traduzione italiana per 11-18 anni) 1. Quando sono di malumore, provo piacere picchiando qualcuno 2. Quando un adulto è ingiusto con me, mi arrabbio e protesto 3. Generalmente ascolto musica 4. Immagino di mettere a posto qualcuno che è presuntuoso e impertinente 5. Quando un adulto cerca di prendere il mio posto in una fila, gli dico decisamente che quel posto è mio 6. Mi piacerebbe diventare un pugile 7. Nel mio tempo libero leggo libri 8. Quando un insegnante mi critica, sono portato a ribattere e protestare 9. Non ho mai fatto sogni spaventosi 10. Vorrei cercare di obbedire agli adulti anche quando penso che siano in errore 11. Sono spesso cosı̀ agitato che provo piacere fracassando oggetti 12. Io non vengo mai rimproverato dagli adulti 13. Faccio a botte con gli altri ragazzi della scuola 14. Mi piace molto giocare al calcio 15. E’ giusto procurare del fastidio ad un insegnante irritante 16. Gli altri ragazzi a scuola non mi molestano mai 17. Quando le cose non vanno come mi aspetto sento piacere a spaccare qualcosa 18. E’ irrispettoso controbattere gli adulti 19. Mi piace disegnare 20. In molti casi non è necessario offendere la gente 21. Io so sempre cosa dire alla gente 22. Mi piace molto collezionare francobolli 23. Dopo che mi sono arrabbiato con un adulto, divento ansioso 8 24. Io ammiro sinceramente quei ragazzi che fanno a botte con me 25. Quando un insegnante prima promette che potremo divertirci e poi cambia idea, io protesto 26. Mi piace l’ora di educazione fisica a scuola 27. Io non mi sento mai spaventato o ansioso 28. Mi sento spesso dispiaciuto per le persone che sono adirate con me 29. Attualmente, mi sento molto contento quando qualcuno che non mi piace si prende una buona sgridata 30. Io ho sempre successo in qualsiasi cosa faccia 31. Dico e faccio cose di cui poi mi rammarico sinceramente 32. Quando un adulto cerca, con insistenza, darmi ordini, mi oppongo decisamente 33. Mi piacciono le lezioni di matematica a scuola 34. E’ piacevole osservare che qualcuno che non ti piace, riceve una buona lezione 35. Quando un adulto è adirato con me, io cerco di essere particolarmente simpatico 36. Sono contento quando la gente dice che sono educato 37. Quando un adulto è ingiusto con me, sono dispiaciuto e depresso 38. I ragazzi a scuola sono sempre simpatici con me 39. Nel mio tempo libero gioco a scacchi 40. Tendo a rammaricarmi di essere stato troppo impetuoso 41. Io mi sento sempre felice e tranquillo 42. Mi piace viaggiare 43. Mi piacerebbe essere simpatico con quelli che sono cattivi con me 44. I ragazzi a scuola non dicono mai cose cattive su di me 45. Quando un insegnante mi critica, mi sento ridicolo e stupido 46. Gli adulti non mi rimproverano mai 47. Sono spesso arrabbiato con me stesso per essermi comportato male 48. Mi piace molto giocare a pallacanestro 49. Quando un adulto è irritato con me, generalmente mi sento in colpa 50. Quando un ragazzo mi molesta, cerco di dargli una buona lezione 51. Dopo essere stato in disaccordo con un insegnante a sentirmi in colpa 52. Io penso che i ragazzi dovrebbero essere gentili e rispettosi con gli adulti 53. Preferisco non ricordare le situazioni in cui ho avuto un disaccordo con un adulto 54. Mi piacciono le lezioni di italiano a scuola 55. I bambini piccoli che non obbediscono devono essere puniti severamente 56. Io non mi sento mai triste o infelice 57. Quando un adulto critica i miei abiti o i miei capelli gli dico che non sono fatti suoi 58. Mi piace vedere film 59. E’ irrispettoso prendere in giro un adulto 60. Gli altri ragazzi a scuola iniziano dei combattimenti con me 61. Non faccio mai il buffone 62. Quando un ragazzo inizia a fare a botte con me, io mi difendo Riferimenti bibliografici 9 Riferimenti bibliografici Adler, A. (1907). Studie über die Minderwertigkeit von Organen. Wien. Adler, A. (1912). Uber der nervösen Charakter. Wien. (Trad. it. Il temperamento nervoso. Roma: Astrolabio, 1950) Adler, A. (1954). Conoscenza dell’uomo. Milano: Mondadori. (Original work published 1927) Aronson, E. 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