il governo liberi le scorte dalle escort
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il governo liberi le scorte dalle escort
Mentre il Pdl perde pezzi, il Caimano si prepara al voto e insulta i gay per compiacere la parte più becera dei suoi elettori www.ilfattoquotidiano.it y(7HC0D7*KSTKKQ( +"!=!=!"!& A DÁ N B U E N O S AY R E S ADÁN B U E N OS AY R E S LE O PO L D O M A R E C H A L LEOPOLDO MARECHAL Giovedì 4 novembre 2010 – Anno 2 – n° 286 € 1,20 – Arretrati: € 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 “IL GOVERNO LIBERI LE SCORTE DALLE ESCORT” Voi Bruti, noi Liberati di Marco Travaglio Carabinieri costretti a proteggere le ragazze ingaggiate dal premier: reazioni indignate da Di Pietro a D’Alema, ai finiani. Gestione sicurezza: il Copasir convoca B. non più gradito al Forum delle Famiglie Fermare lo sconcio di Antonio Padellaro dc I racconto (pubblicato ieri dal Fatto) dei carabinieri costretti a proteggere interi convogli di ragazze ospiti del presidente del Consiglio non è passato sotto silenzio. Da Di Pietro a D’Alema, ci sono le reazioni di una politica ancora capace di indignarsi per un uso così vergognoso dei difensori dello Stato, ridotti “a fare i tassisti durante i festini”. Parole dure anche dai sindacati di Polizia che l’uso privato delle scorte hanno da tempo denunciato e che ora ritengono non più tollerabile dopo quanto riferito dai colleghi dell’Arma. In un paese normale non si sarebbe mai arrivati a tanto: a conoscenza di un uso così disinvolto di uomini e mezzi adibiti a così bassi servizi, immediatamente gli organi amministrativi e i comandi preposti avrebbero messo fine allo scandalo dei carabinieri utilizzati come guardia spalle delle “signorine” del premier. Nell’Italia del bunga bunga può invece accadere il contrario: che, cioè, si apra la caccia a chi ha trovato il coraggio di raccontare lo sconcio, magari per tappargli la bocca con un bel comunicato di smentita. Ci auguriamo che tutti coloro che si ergono a difensori delle forze dell’ordine, a cominciare dal ministro della Difesa La Russa, sappiano dare le risposte adeguate. Non dimenticando mai il tributo di sangue versato dagli uomini e dalle donne delle scorte per la difesa della legalità. Nel momento in cui si taglia la sicurezza ad alcuni magistrati siciliani e calabresi, per presunte esigenze di bilancio, non è possibile un uso così umiliante di risorse per il divertimento dei potenti. Infine, bene ha fatto il Copasir, l’organismo parlamentare di controllo sui servizi segreti, a chiedere l’audizione di Berlusconi. La sicurezza di un premier e, quindi, dell’istituzione che egli rappresenta, può anche dipendere dai possibili ricatti derivanti da certe frequentazioni. Per esempio, col mondo della prostituzione. I MILANO x Le relazioni pericolose dell’agente dei Vip Lele Mora e quegli uomini della ’ndrangheta Milosa pag. 4 z Silvio Berlusconi e la sua scorta A sinistra, Lele Mora (FOTO ANSA) (FOTO ANSA) da pag. 2 a 6 z USA x Scossone dalle elezioni di Mid-term L’America volta le spalle a Obama “Colpa mia, ho preso una bastonata” I Repubblicani conquistano la Camera, i Democratici mantengono il Senato Il presidente si assume la responsabilità Colombo, Vitaliano pag. 12 - 13 z CATTIVERIE Berlusconi, pacco in fiamme. Presto, una pompa www.spinoza.it nnuovo leader Cgil nfestival di sanremo Susanna Camusso, una donna contro la politica del governo Bella Ciao ma anche Giovinezza, Bersani: farete i conti con noi Cannavò pag. 11z Truzzi pag. 16z L’Europa ci chiede: “Fate qualcosa” Rifiuti a Napoli (FOTO ANSA) Massari pag. 8 z a due giorni, sugli ultimi scandali berlusconiani, piovono comunicati e dichiarazioni del procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati. Il comunicato dell’altroieri anticipa le conclusioni di un’inchiesta in pieno corso, anzi appena iniziata (“la fase conclusiva della procedura di identificazione, fotosegnalazione e affidamento della minore è stata operata correttamente e non sono previsti ulteriori accertamenti sul punto”). Le dichiarazioni di ieri sfondano una porta aperta (“Perseguiamo i reati, le vite private non ci interessano”), pur prestandosi anch’esse a equivoci (e se la vita privata contiene reati?). È una prassi inedita quella adottata dal procuratore. Non che i magistrati debbano “parlare solo con le sentenze”, come ripete chi è rimasto all’età della pietra: nel villaggio globale della comunicazione, è opportuno che anche la magistratura illustri la propria attività per un elementare dovere di trasparenza. Se corre voce che si indaga su una persona per un certo reato, e non è vero, è giusto che la procura lo dica subito, sempreché non violi il segreto (che serve a tutelare le indagini, non le persone). Se una procura fa arrestare o perquisire Tizio, è giusto che spieghi il perché, soprattutto se Tizio è un personaggio pubblico. Se poi si varano leggi in materia giudiziaria, è giusto che i soggetti interessati (magistrati, avvocati, giuristi) esprimano il loro parere di tecnici, pro o contro. L’unica cosa che una procura non dovrebbe fare è anticipare l’esito di un’indagine: sia che questa stia portando a risultati, sia che stia finendo in nulla. Anzitutto perché, così facendo, si fornisce un’informazione prematura e parziale. Bruti Liberati può dire soltanto ciò che risulta corretto (“la fase conclusiva della procedura di identificazione, fotosegnalazione e affidamento” di Ruby, opera dei livelli medio-bassi della Questura). Così però lascia intendere che qualcosa risulti scorretto, illecito, prima e dopo la “procedura”, cioè quando entrano in scena il premier, il suo caposcorta, la Minetti, i vertici di Prefettura e Questura; ma, trattandosi di reati, non ne può parlare per non violare il segreto. Il risultato è che, anziché chiarire i punti oscuri di una vicenda peraltro chiarissima, ne oscura i punti chiari. E autorizza i soliti furbastri a cantare vittoria e disinformare: non è successo nulla, B. innocente, caso chiuso (naturalmente è una balla: le procedure risultate corrette non sono quelle del premier; ma il procuratore non può smentire sennò violerebbe il segreto). Come se la catena di menzogne e abusi di potere emersi in questa storia e candidamente ammessi dai protagonisti fosse acqua fresca solo perché non è (ammesso e non concesso che non sia) un reato. Il comunicato del procuratore sembra fatto apposta per venire incontro alla curiosa linea adottata dal capo dello Stato, così loquace quando c’è da raccomandare prudenza ai magistrati e così silente quando i fatti segnalano, diciamo così, qualche imprudenza del premier. Il Quirinale ci fa sapere che attende “un atto della magistratura” per intervenire: quasi che occorresse un avviso di garanzia per giudicare quel che il premier ha fatto e persino quel che ha pubblicamente detto. Ma il comunicato è inopportuno anche perché divide gli italiani di serie A (i funzionari della Questura) da quelli di serie B (tutti gli altri). Quante volte un comune cittadino indagato o sospettato per reati anche gravi e infamanti deve attendere anche due o tre anni la chiusura delle indagini per sapere se sarà archiviato o rinviato a giudizio? Quante volte un giornalista, denunciato da un inquisito eccellente per aver raccontato le indagini a suo carico, deve attendere un’eternità per tranquillizzarsi sulla bontà del proprio lavoro? Perché invece gli agenti della Questura di Milano sono potuti uscire dalle indagini prima ancora di entrarvi, a mezzo comunicato stampa? Che cos’è, una nuova forma di rito abbreviato? E vale per tutti o solo per qualcuno? D