Giuseppe Andaloro
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Giuseppe Andaloro
Comune di Brescia Comune di Bergamo Provincia di Brescia Rachmaninov e la Russia Provincia di Bergamo 25 aprile | 12 giugno 2014 Bergamo Teatro Donizetti giovedì 29 maggio, ore 21.00 Giuseppe Andaloro pianista Sergej Rachmaninov (1873-1943) Preludi op. 32 n. 12 in sol diesis minore. Allegro n. 5 in sol maggiore. Moderato n. 10 in si minore. Lento Preludi op. 23 n. 7 in do minore. Allegro n. 4 in re maggiore. Andante cantabile n. 5 in sol minore. Alla marcia Igor Stravinsky (1882-1971) Tango con l a coll abor a zione di Aleksandr Skrjabin (1872-1915) Vers la flamme, poème op. 72 Bergamo Teatro Donizetti, giovedì 29 maggio – ore 21.00 & Sergej Prokof’ev (1891-1953) Dieci Pezzi da Romeo e Giulietta op. 75 Danza del popolo Scena Minuetto Giulietta, giovane ragazza Maschere I Montecchi e i Capuleti Frate Lorenzo Mercuzio Danza delle fanciulle con i gigli Romeo e Giulietta prima della separazione Giuseppe Andaloro pianista I quattro autori in programma indicano altrettanti diversi stili del pianoforte russo nel XX secolo. Tango per pianoforte solo di Stravinsky risale al 1940 quando il compositore si era trasferito a Los Angeles per la seconda guerra mondiale. Scritto nel pieno di una lunga carriera di successo è un brano carico di ironia, di divertito spirito costruttivo e di sottile sarcasmo. Risente dell’asciuttezza neoclassica e il colorismo ritmico dei celebri balletti russi di Djagilev: il ritmo in 4/4 originale è sostanzialmente rispettato, ma è sottoposto a un’elaborazione di controcanti e scivolamenti interni che ne modificano il significato originale. Anche gli accordi, in un quadro esplicitamente tonale, sono tanto arricchiti e lavorati da lasciar spesso l’impressione di un pezzo “aperto” addirittura a soluzioni politonali. Allievo al Conservatorio di Mosca con Taneev (per contrappunto) e Arenskij (composizione) come Rachmaninov, Aleksandr Skrjabin scelse una strada inconfondibile tra decadentismo, simbolismo e misticismo visionario. Vers la flamme op. 72 (“Verso la fiamma”) del 1914, fu composto un anno prima della morte. Nelle intenzioni dell’autore probabilmente avrebbe dovuto essere la sua undicesima sonata per pianoforte. Il brano è una sorta di poema simbolico, prima assorto, contemplativo e poi via via febbrile. Propone un fantasma di melodia – un reiterato scarto cromatico – che s’innalza con una lenta progressione, come un’ideale fiamma appunto: un crescendo di densità sonora, accumulo di tensione emotiva e armonica che approda infine al parossismo. Il genere del Preludio per pianoforte in Sergej Rachmaninov ha una storia curiosa. Una vicenda che risale ai primi anni della sua attività musicale, quando il giovane tataro era ancora indeciso tra direzione d’orchestra, composizione e quella di pianista-interprete. Un ruolo non secondario nella vicenda artistica del maestro russo la svolse proprio un preludio per pianoforte: il celeberrimo Preludio in do diesis minore op. 3 n. 2, l’unico Preludio della raccolta Morceaux de fantaisie (gli altri erano Elegia, Melodia, Pulcinella e Serenata) scritti a 19 anni, nel 1892: fu un successo clamoroso, oltre ogni più rosea previsione e mai più raggiunto da nessun’altra composizione di Rachmaninov. Gli altri quattro brani furono quasi ignorati, anche se il compositore – a ragione – non li considerasse da meno. E che il successo fosse assolutamente inatteso, lo conferma anche la dimenticanza di depositarne i diritti d’autore: Rachmaninov si precluse un florido guadagno a vita dalla più apprezzata delle sue composizioni. Altre due raccolte di Preludi furono date alle stampe, l’op. 23 nel 1903 e l’op. 32, concepite secondo il modello romantico (di Chopin) ma anche di quelli di Bach, di cui ammirato, scriveva che “sono un’inesauribile fonte di delizie per un ascoltatore illuminato”. Tra questi il Preludio n. 4 è una barcarola in tre parti nostalgica e composta: al canto e all’accompagnamento cullante si sovrappone una seconda linea melodica più densa, e poi, alla ripresa, anche una terza voce sopracuta, appena accennata. Il Preludio n. 5 è forse il più noto dopo quello nell’op. 3: un piglio epico con una inconfondibile scrittura pianistica piena di raddoppi e di molteplici piani sonori per un effetto di travolgente intensità. Mentre il Preludio n. 7 richiama esplicitamente la scrittura volante di Chopin, anche se la liquida inquietudine dei temi è inconfondibilmente russa. Concepiti allo stesso modo i Preludi dell’op. 32, scritti nell’estate 1910, costituiscono una sorta di complemento all’op. 23: sono tredici e sommati ai dieci dell’op. 23 e quello dell’op. 3 fanno ventiquattro, come Chopin e come Bach. La luminosa freschezza del n. 5 rievoca sonorità impressioniste, le dolenti e tragiche meditazioni del n. 10 (secondo alcuni ispirato al misterioso quadro “Il ritorno” di Böcklin) e la sospensione ipnotica del n. 12 sono creazioni sonore perfettamente compiute. Sull’ala della “nuova semplicità” si muove il balletto Romeo e Giulietta di Prokof’ev, due anni dopo il suo definitivo ritorno nell’Unione Sovietica, nel 1935. I dieci Pezzi op.75 (1938) tratti dal fortunato capolavoro coreografico sono una delle più fortunate tra le trascrizioni pianistiche dell’autore, che realizza il manifesto poetico dell’autore, pubblicato sulla Pravda a proposito della nuova musica e dell’“idioma conveniente”, che “dovrà essere innanzitutto melodico, e dalla melodia chiara e semplice, senza peraltro cadere nel derivativo o nel triviale”. Dei dieci brani, tutti di eccellente fattura pianistica sono particolarmente popolari il leggiadro Minuetto (n. 3), le scoppiettanti Maschere (n. 5), la drammaticità sbalzata di Montecchi e Capuleti (n. 6) e il delicato dissolvimento lirico degli Addii conclusivi (n. 10). Bernardino Zappa Giuseppe Andaloro Giuseppe Andaloro, pianista siciliano (Palermo, 1982), è uno dei giovani interpreti tra i più apprezzati della sua generazione. Allievo di Sergio Fiorentino e di Vincenzo Balzani, a 18 anni ha completato gli studi musicali con lode e menzione d'onore presso il Conservatorio di Milano, cui hanno fatto seguito quelli di perfezionamento in musica da camera presso lo stesso conservatorio e il Mozarteum di Salisburgo. Medaglia d'oro ai concorsi pianistici internazionali tra i più celebrati: “Ferruccio Busoni” di Bolzano 2005, World London, Sendai, Porto, Rabat, “Alfredo Casella” di Napoli, Premio Venezia, al recente Hong Kong 2011 (Vladimir Ashkenazy presidente della giuria). Svolge un'appassionata attività concertistica internazionale in collaborazione con numerose orchestre fra cui London Philharmonic, NHK Symphony Orchestra di Tokyo, Singapore Symphony, Hong Kong Philharmonic, Philharmonische Camerata Berlin, London Mozart Players, Osaka Philharmonic, Sendai Philharmonic, Czech Philharmonic, Sinfonica del Teatro Massimo di Palermo, Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, Moldava Symphony, Sinfonica Nacional do Porto. Fra i direttori ha collaborato con Vladimir Ashkenazy, Gianandrea Noseda, Andrew Parrott, Julian Kovatchev, Tomasz Bugaj, Michael Güttler, Donato Renzetti, Alan Buribayev, Pier Carlo Orizio, Ola Rudner, Lü Jia, Michele Mariotti, Alberto Martini. Ha lavorato con artisti quali Sarah Chang, Giovanni Sollima, Sergej Krylov, Anna Tifu, Tatsuo Nishie (con il quale ha inciso diversi CD per l’etichetta giapponese Fontec) e l’attore statunitense John Malkovich. Il repertorio di Giuseppe Andaloro spazia dal tardo Rinascimento italiano fino a Ligeti e ai compositori contemporanei, comprende le due sue Trascrizioni, per due violoncelli e due pianoforti, de Le Sacre du printemps di Stravinsky (première nel febbraio 2011 al Teatro Politeama Garibaldi di Palermo) e de La Valse di Ravel (première nell'ottobre del 2013 alla City Hall Concert Hall di Hong Kong - Joy of Music Festival). Suona come solista presso rinomati festival, fra cui Salisburgo, KlavierFestival Ruhr, Due Mondi di Spoleto, George Enescu di Bucarest, MecklenburgVorpommern, Ravello, Chopin di Duszniki-Zdrój, Festival di Brescia e Bergamo, Bregenzer Festspiel, Morelia, Sendai Classical. Si è esibito alla Große Saal del Mozarteum di Salisburgo, Royal Festival Hall, Mansion House e Queen Elizabeth Hall di Londra, Konzerthaus di Berlino, Salle Gaveau, Palais des Arts e Salle Cortot di Parigi, Sumida Triphony Hall, Pablo Casals Hall e Metropolitan Art Museum di Tokyo, Esplanade di Singapore, Auditorium Parco della Musica e Palazzo del Quirinale di Roma, Sala Verdi di Milano, Teatro San Carlo di Napoli, Teatro Massimo e Politeama Garibaldi di Palermo,Teatro Massimo Bellini di Catania, Gasteig di Monaco di Baviera, Rudolphinum di Praga, Sapporo, Osaka. Tiene master class presso diversi conservatori italiani e all'estero. È stato membro di giuria presso diversi concorsi internazionali, fra cui l'Alessandro Casagrande di Terni. Ha al suo credito numerose incisioni per Naxos, Fontec e Sony e per istituzioni musicali e riviste nazionali ed estere. È stato premiato per Meriti Artistici nel 2005 dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Premio “Elio Vittorini" per la Musica nel 2009, Premio “Nino Carloni” per Giovane Esecutore nel 2012.