Proiezione: Video Architettare lo Spazio Elastico
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Proiezione: Video Architettare lo Spazio Elastico
n. 9 Gennaio / Marzo 2014 Proiezione: Video Architettare lo Spazio Elastico di ELASTIC Group of Artistic Research Alexandro Ladaga & Silvia Manteiga 1. Video: l’Immagine Spazio Nella nuova società urbana contemporanea, i dispositivi elettronici rivelano una spazialità di proiezioni senza confini; uno spazio elastico costituito da strati che si sovrappongono, in cui le barriere e le aperture dell’architettura diventano superfici schermo e la proiezione di immagini in movimento trasforma la pelle dell’architettura. La videoproiezione è capace di trasformare qualsiasi superficie in immagine-spazio generando la desiderata immaginazione senza fili dei futuristi. La velocità del flusso video riesce a contrarre gli spazi creando dei quadri in simultaneità dove la superficie-schermo, la pelle del video, può essere divisa in molteplici riquadri o espandersi in un atlante satellitare che monitorizza il territorio in tempo reale. Il video è lo spazio elastico per antonomasia. Nella nostra videoperformance Video Contact il performer macrocefalo si muove in un’atmosfera video creata da immagini urbane alienanti. L’immersione nell’opera è data dalle accelerate e ingigantite immagini in movimento che si sovrappongono allo spazio architettonico modificandolo e che avvolgono lo spettatore come un liquido amniotico, una membrana percettiva. Video Contact è una video-chimera che si muove in una foresta tecnologica, una sorta di placenta mediatica tatuata da icone tecnologiche, un tessuto stratificato che intreccia immagini e suoni, dai muri allo schermo, dal corpo allo specifico architettonico del luogo. Video Contact è la video-creatura che abita nella città amniotica, in una remixing city, ma anche un 1 tamagotchi virtuale che abita nello spazio della rete e con cui lo spettatore può interagire (Tvision, web-site specific project, 2005). 2. Video, Proiezione, Architettura Mediatica Nell’era dell’architettura mediatica, tutto l’edificio diventa un’interfaccia gigante: epidermide-griglia, superficie di proiezione e riflessione, tessuto-rete, membrana elastica. Nella proiezione video, l’esperienza dello spazio architettonico è mediata dall’immagine in movimento; la rivoluzione tecnologica ha trasformato gli schermi in vere e proprie strutture architettoniche. C’è un ovvio rapporto metaforico fra la finestra dell’architettura e la finestra virtuale del computer, ma una proiezione totale – lì dove c’era una finestra, una porta, un’arcata – cambia radicalmente i confini spaziali creando uno spazio ibrido, uno spazio fantasmagorico, in quanto esiste soltanto quando il proiettore è acceso; lo spazio generato dal video è uno spazio illusorio, allo stesso tempo piatto e tridimensionale, superficie e profondità. Avvolgendo un angolo con un’immagine in movimento si attira l’attenzione sulla bidimensionalità dell’immagine e simultaneamente si cancella l’opacità dello spazio fisico dell’angolo della stanza; la nuova percezione dello spazio mostra la tridimensionalità dello spazio in movimento della proiezione. La proiezione d’immagini in movimento, sia riprese in video che generate al computer, alterano la percezione dell’architettura fisica sulla quale sono proiettate. Nelle videoinstallazioni o media environments l’immagine proiettata può coincidere con l’architettura fisica o può espandere le immagini al di fuori della superficie delle mura. Fare oggi arte pubblica significa video architettare lo spazio; sovrapporre i vari strati nello spazio pubblico dell’architettura fisica. Nel chiostro quattrocentesco di S. Pietro in Vincoli a Roma nel 2002 abbiamo operato una videometamorfosi dello spazio circolare; la video-ombra proiettata di una lupa percorreva le mura perimetrali del chiostro assumendo lentamente le forme di una donna. La proiezione si sviluppava circolarmente lungo le pareti del chiostro, creando una costante meta-video-morfosi dell’immagine in movimento 2 nella generazione di uno spazio ciclico, espandendo lo spazio storico alla luce delle nuove tecnologie. Human Highways [fig. 1] è un nostro progetto di Public Art Video realizzato sulla volta di Porta Ticinese a Milano; un videoscape ricavato dalla ripresa dall’alto del transito metropolitano su un marciapiede di New York, in cui il passaggio della folla umana è scandito dalla colonna sonora che ne accresce o diminuisce la velocità di scorrimento. In Human Highways abbiamo realizzato una traslazione, uno spostamento di coordinate; abbiamo espanso elettronicamente lo spazio trasformando la volta di una Porta che è un sito storico, una porta di ingresso alla città di Milano, in un crocevia del traffico metropolitano di New York. Il linguaggio digitale è capace di generare quindi un’architettura espansa, in movimento, in cui lo spazio architettonico diventa spazio scenico polifonico; in cui immagini e suoni alterano il contesto creando una dislocazione concettuale, operando una metamorfosi della prospettiva classica. Lo spazio, legato alla bidimensionalità della proiezione video può a sua volta moltiplicarsi in una profondità di filtri, tessuti, pannelli trasparenti, griglie che danno una spazialità di riflesso. Dal 1999 le nostre opere ribaltano il ruolo dello spettatore e la proiezione diventa spunto per la riflessione, animando l’architettura. Animare per noi ha una doppia valenza, un’ambiguità semantica: animare significa dare anima, vita, ad un’architettura del passato, renderla viva; ma significa anche animare l’architettura, trasformarla in un’architettura in movimento. Per dare vita ad un sito storico facciamo diventare l’opera un punto di vista fuori misura, una specie di cavea ideale, una sorta di meta teatro. Teatro significa “luogo dove guardare” e l’opera è il punto dove guardare. Come l’occhio ciclopico in OBSERVATORY, Public Art che abbiamo realizzato sulla facciata del Museo MUVIM di Valencia, o il progetto MAXXI TV per il MAXXI Museo delle Arti del XXI Secolo a Roma, dove un televisore gigante osserva il Museo e lo fa diventare un’opera [fig. 2]. L’architettura, come il video, non è soltanto spazio, ma anche tempo. In The Night Watchmen la monocromatica proiezione video (il verde dell’infrared) trasforma 3 l’architettura di Piazza di San Pietro in Montorio a Roma a seconda delle fasi di luce della giornata: è un’opera metamorfica in cui anche lo spettatore viene fagocitato e trasformato nel tempo, ciclicamente, come il susseguirsi della luce ed il buio, giorno e notte, accensione ed spegnimento [fig. 3]. 3. Spazio Espanso Elettronicamente La superficie di proiezione si apre come uno specchio di Alice che rivela un mondo altro fatto di riflessi e metafore. Così le nuove tecnologie intervengono sull’architettura del passato rendendola viva, creando ambienti mediatici. Sulla base di questi presupposti nasce A.L.I.C.E.S.’S EYE , un Public Art Video in cui si altera la percezione dello spazio storico del Chiostro di Palazzo Bevilacqua Ariosti a Bologna attraverso il disegno di una video-architettura mentale che si sovrappone in multistrati visivi alla fisicità del monumento facendolo vivere, battere, pulsare. Come un organismo vivente, lo spazio geometrico rinascimentale diventa una griglia prospettica e ottica che ci porta ad un viaggio mentale là dove l’architettura diventa concetto, pensiero matematico, fuga fisica. Lo spettatore si trova così ad abitare in una dimensione smaterializzata, in continua trasformazione, che ridefinisce la percezione dello spazio. Per la mostra A.L.I.C.E.’S. EYE – all'interno del Salone di Palazzo Bevilacqua Ariosti – ELASTIC Group of Artistic Research ha disegnato una video installazione misura ambiente per il camino monumentale; un trucco illusionistico che ricorda l’Alice di Oltre lo Specchio. Se Alice, sonnecchiante su una poltrona del suo salotto, si chiedeva cosa c’era dall’altra parte dello specchio, in CODEC LOSSY ogni volta che l’occhio dello spettatore tenta di entrare nel flusso video proiettato nel camino per decodificarlo, l’immagine si interrompe di scatto, si sposta e si dissolve; ogni volta che l’occhio dello spettatore tenta di mettere a fuoco, i limiti si dilatano aprendo una nuova dimensione spazio-temporale. CODEC LOSSY è una videoinstallazione sull’autogenerazione dell’immagine; un flusso video matematico, la formula dell’immagine, la visione della macchina [fig. 4]. 4 4. Elastic Space of Energy Relations La videoproiezione crea uno spazio metafisico; è un’immagine flusso; un’epidermide griglia, superficie di proiezione e riflessione, tessuto rete, membrana neuronale, spazio elastico. Un nostro progetto di Public Art Video, realizzato a Milano sulle facciate di Spazio 6Centro, s’intitola, appunto, Elastic Space of Energy Relations [fig. 5]. Elastic Space of Energy Relations è un omaggio alla famosa installazione Spazio Elastico di Gianni Colombo; una videoinstallazione ambientale che riflette sulle architetture o griglie virtuali della sfera della rete; una metafora immersiva dello spazio globale della connetività, lo spazio relazionale della infosfera, un ambiente-tessuto che avvolge elasticamente la superficie dell’architettura come un involucro digitale, come una crisalide-video, e la trasforma, appunto, video metamorficamente, creandone tensioni di superficie ma sopratutto di profondità. Come una rete da spiderman, i vettori dell’energia video mostrano la ragnatela dei fili del web e ci fanno riflettere sul nostro modo di percepire lo spazio statico dell’architettura trasformandolo in una esplosione di energia. Le linee video di Elastic Space of Energy Relations funzionano come delle finestre di uno scenario/desktop aperte su un altro mondo virtuale. Finestre/taglio che squarciano lo schermo dell’architettura facendolo diventare una interfaccia, uno spazio elastico, virtuale, mentale, in rapporto empatico con lo sguardo del pubblico; lo spazio architettonico diventa presenza palpitante, le linee di luce video diventano tessuto epidermico, e tutti insieme ci proiettiamo in una futuristica intelligenza connettiva! http://www.elasticgroup.com/ IMMAGINI: 1. ELASTIC Group of Artistic Research, Human Highways, 2002 2. ELASTIC Group of Artistic Research, MAXXI TV, 2008 3. ELASTIC Group of Artistic Research, The Night Watchmen, 2006 5 4. ELASTIC Group of Artistic Research, Codec Lossy, 2012 5. ELASTIC Group of Artistic Research, Elastic Space of Energy Relations, 2012 6