il Neolitico a scuola
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il Neolitico a scuola Archeologia sperimentale e didattica della Preistoria 2 Mario Iannone Sandra Sivilli 84 Fig. 1 Ha scritto Scipione Guarracino in un testo fondamentale per la didattica della storia: «Il punto essenziale della questione è che l’insegnamento della storia non può ridursi a trasmettere conoscenze senza anche far accedere alle procedure che hanno fatto produrre quelle conoscenze e quindi a un insieme di abilità e competenze».1 Occorre partire da questa premessa per capire le differenze fra ricerca scientifica e pratiche didattiche. L’archeologia preistorica si struttura su una metodologia di ricerca che, a partire dalle tracce rinvenute sul terreno, tenta di elaborare ipotesi sempre più attendibili per la ricostruzione dell’organizzazione socio-culturale delle società preistoriche. Per essere compresa correttamente dai non specialisti, perciò, l’archeologia preistorica ha bisogno di comunicare sia i risultati della ricerca, sia i metodi di lavoro. L’attuale riflessione sulla didattica della storia, fortunatamente, indica nel laboratorio il luogo ideale per la trasmissione delle conoscenze procedurali ed il metodo più efficace nella comunicazione di contenuti complessi. In particolare, per quanto riguarda la Preistoria, le esperienze di didattica sono attualmente orientate soprattutto nel senso della sperimentazione “imitativa”. Essa si mostra efficace per il tipo di coinvolgimento che suscita nei fruitori non specialisti di tutte le età.Tale applicazione didattica si rifà all’archeologia sperimentale, proprio perché quest’ultima utilizza l’approccio sperimentale per analizzare particolari problemi e proporre ipotesi archeologiche.2 Una delle attività in cui la sperimentazione a scopo scientifico è più utilizzata è la replica di singoli oggetti con tecniche adeguate alle conoscenze del passato, allo scopo di individuare le eventuali limitazioni tecniche che potrebbe aver incontrato l’uomo preistorico nella realizzazione dei manufatti e il procedimento (catena operativa) utilizzato per risolvere tali limitazioni. Nella riproduzione tecnologica è fondamentale il rigore dei procedimenti utilizzati e l’analogia tra i manufatti originali e quelli riprodotti sperimentalmente (fig. 1). Un’altra diffusa applicazione vede il tentativo di elaborare ipotesi a partire solo da alcuni elementi noti: si può tentare, ad esempio, di ricostruire strutture abitative a partire dalle tracce trovate sul terreno, o ipotizzare come potesse essere un manufatto di cui si è conservata solo la porzione non deperibile (ad esempio una lancia di cui si è conservata solo la punta in pietra). Notevole interesse riveste lo studio microscopico delle tracce d’uso sui manufatti: si utilizza, per esempio, un falcetto in selce riprodotto sperimentalmente per tagliare una fibra vegetale e si confronta la traccia residua con quel- md la presente su un manufatto archeologico.Tramite questo procedimento si riescono ad ipotizzare attività e azioni compiute dall’uomo preistorico. Un’altra interessante applicazione è quella che prova a ricostruire i processi di formazione e distruzione dei giacimenti archeologici, comparando le tracce rimaste sul terreno con siti di confronto realizzati sperimentalmente. Il valore dell’archeologia sperimentale risiede soprattutto nella possibilità di individuare nuovi problemi, tramite un approccio interdisciplinare,3 che a volte la sola osservazione dei dati archeologici non permetterebbe di porre, e di verificare in seguito le nuove ipotesi in base ai dati archeologici. La sperimentazione, tuttavia, non può dare la certezza che il procedimento utilizzato sia stato identico nella Preistoria, poiché risultati simili possono essere stati prodotti attraverso percorsi differenti. Bisogna fare ben attenzione a distinguere l’archeologia sperimentale come disciplina scientifica dalla sua applicazione didattica: si può rischiare, infatti, di fare confusione, a causa del nome che evoca sia l’aspetto dell’“esperimento” che quello del “gioco”. Esiste invece una grande differenza dovuta al fatto che nel primo caso si tratta di una disciplina che tramite un rigoroso protocollo di sperimentazione contribuisce a proporre ipotesi archeologiche, mentre nel secondo rappresenta uno strumento con cui si cerca di trasmettere a fruitori non specialisti contenuti altrimenti difficili da comunicare. I metodi dell’archeologia sperimentale semplificati ed inseriti nell’ambito di una ricerca didattica possono costituire un buon potenziale, poiché, attraverso la dimensione pratica, possono stimolare un approccio “problematico” e interdisciplinare all’acquisizione di contenuti e possono aiutare il fruitore ad immedesimarsi nel ruolo dell’archeologo che, dalla tracce rinvenute sul terreno, tenta di risalire alle azioni che le hanno prodotte. Negli ultimi anni si è manifestata l’esigenza da parte degli specialisti di entrambi i settori (didattico ed archeologico) di un confronto sui metodi di lavoro. Da un lato gli archeologi esprimono l’esigenza di mantenere in tutti i casi elevati standard qualitativi che consentano una comunicazione corretta dei contenuti scientifici, dall’altro gli specialisti della didattica auspicano la «ricerca di un rapporto stretto con gli altri saperi» al fine di condividerne metodi e strumenti in una «dimensione scientifica e laboratoriale della ricerca e della didattica».4 Il conseguimento di questo obiettivo va visto necessariamente in un’ottica interdisciplinare che coniughi le “esperienze” di entrambi gli ambiti di ricerca. L’archeologia sperimentale “imitativa”, sembra offrirsi come un terreno di riflessione ideale per tale confronto, come è già stato sottolineato da parte di chi si occupa di didattica della Preistoria da vari anni,5 poiché mediante la dimensione del “fare” è più semplice attivare la comprensione di un processo storico complesso. L’attenzione alla didattica della Preistoria, nasce in Italia intorno agli anni ’80 del secolo scorso, sull’esempio di esperienze effettuate all’estero.A partire da quegli anni alcune associazioni e cooperative di Archeologia Sperimentale,6 nell’ambito di spazi messi a disposizione da musei, aree archeologiche, Soprintendenze o Università, coinvolgono i visitatori in dimostrazioni didattiche. In alcuni casi i visitatori vengono implicati in progetti a “lungo termine” o in “centri estivi” per la ricostruzione di manufatti di età preistorica, come capanne e forni chiusi per la cottura dei vasi, o particolari attività legate alla vita quotidiana, come la molitura delle granaglie e la tessitura. La scheggiatura della selce, per la sua pericolosità e complessità, viene in genere solo mostrata da un esperto che ne riproduce le varie e complesse tecniche di taglio. Per approfondire • Per un approfondimento su contenuti e metodi dell’archeologia preistorica, cfr. A. Cazzella, Manuale di Archeologia, Laterza, Bari 1989; C. Renfrew, P. Bahn, Archeologia. Teorie, Metodi e Pratica, Zanichelli, Bologna 20062. Per una disamina dei contributi più recenti sulla didattica della storia, cfr. Insegnare storia, a cura di P. Bernardi, UTET, Novara 2006. Sull’archeologia sperimentale, si può consultare il ricco volume curato da P. Bellintani e L. Moser, Archeologie sperimentali. Metodologie ed esperienze fra verifica, riproduzione e simulazione, Atti del Convegno (Comano Terme-Fiavè, 13-15 sett. 2001), Provincia Autonoma di Trento, Trento 2003; A. Cazzella, Una breve rassegna delle recenti tendenze della ricerca etnoarcheologica e dell’Archeologia Sperimentale in Italia alla luce di alcune pubblicazioni, «Rivista di Scienze Preistoriche» LV, Firenze 2005, pagg. 501506; L. Longo, Archeologia Sperimentale, esperimenti in archeologia, divulgazione. Osservazioni su significato e ruolo dell’Archeologia Sperimentale, «Rivista di Scienze Preistoriche» LIII, Firenze 2003, pagg. 549-568. 1. S. Guarracino, Le questioni dell’insegnare storia,in Insegnare storia,a cura di P.Bernardi, UTET, Novara 2006, p. 7. 2. A partire dagli anni ’70 del Novecento l’Archeologia Sperimentale si definisce come disciplina scientifica,dandosi metodi e regole specifiche.Per un approfondimento delle più recenti tendenze in materia, cfr. la Scheda 1. 3. Possono essere utilizzate analisi archeometriche per comprendere la composizione dei manufatti, analisi naturalistiche sui resti biologici, oppure si può scegliere un approccio etnoarcheologico che, grazie al confronto con contesti viventi, aiuta ad interpretare le azioni compiute dagli uomini nel passato. 4. P. Bernardi, Nota del curatore, in Insegnare storia…, cit., pag. XII. 5. A.Brusa et.al.,Fare Capire.Osservazioni didattiche sull’archeologia sperimentale, XIII UISPP Congress (Forlì 1996), Proceedings, vol. 5, Section 18, pp. 591-596. 6. Tra queste: C. I.A. S. Centro Italiano Archeologia Sperimentale, Roma; Laboratorio Italiano Archeologia Sperimentale,Torino; Laboratorio Italiano di Archeologia Sperimentale – L. I.A. S. T.;Associazione Italiana di Archeologia Sperimentale della Sopravvivenza – A.I.A.S.S.;Sezione Archeologia Sperimentale “Ad Quintum”Archeologia del Nord Ovest, Collegno. 85 il Neolitico a scuola 2 • Mario Iannone, Sandra Sivilli • Archeologia sperimentale e didattica della Preistoria A partire dalle prime esperienze, la qualità dell’offerta didattica è molto migliorata nel tentativo di rispondere alle esigenze del pubblico. È il caso, in particolare, dei musei che, con i loro contenuti, coprono un più ampio ventaglio di argomenti d’interesse didattico: essi utilizzano guide illustrate come strumento d’integrazione fra l’allestimento e le scelte del materiale in mostra, o propongono guide sonore che illustrano il percorso museale e svolgono, in alcuni casi, anche il ruolo di interazione tra il contenuto e il contenitore.7 Tantissimi musei corredano i percorsi didattici con un questionario differenziato per gli alunni di ogni ordine e grado e propongono schede tecniche, domande, quiz, giochi di riconoscimento, confronto e collegamento.Alcuni musei (più attenti – sembra – ai portati della museografia e della museologia) allestiscono laboratori dove i visitatori possono imparare e sperimentare, attraverso l’esperienza diretta, i metodi dell’archeologo e le tecniche antiche.8 86 Fig. 2, 3 7. A. M. Capoferro, S. Santoro, D. Scagliarini, Un’indagine fra gli studenti dell’Università di Bologna sulla fruizione del patrimonio archeologico, in Culture figurative e materiali fra Emilia e Marche.Studi in memoria di Mario Zuffa, vol.1,a cura di P.Delbianco,Ed.Maggioni, Rimini 1984. 8. Si vedano le riflessioni di M. Lanzinger, Comunicare e interpretare la preistoria nei musei, in Evoluzione, preistoria dell’uomo e società contemporanea, a cura di L.Sarti,M.Tarantini, Carocci, Roma 2007, pp. 149-156. 9. Situazione di partenza, abilità acquisite, conoscenze possedute,obiettivi e prestazioni raggiunti. 10. Tempo richiesto, costo del materiale, numero di persone impiegate, replicabilità dell’esperienza. 1 • Neolitico: un gioco Neolitico è un gioco da tavolo ideato nel 1996 da M. Cecalupo ed E. Chiarantoni (Edizioni La Meridiana, Molfetta, Bari) quando l’insegnamento della Preistoria faceva parte del programma delle scuole medie; esso è tuttavia facilmente adattabile alle scuole elementari. Ispirato da I giochi di simulazione nella scuola (a cura di A. Cecchini et al., Zanichelli, Bologna 1987) il gioco consente di simulare alcune dinamiche complesse: la “rivoluzione” agricola e la “rivoluzione” urbana. Il terreno di gioco è rappresentato da nove grandi regioni che suddividono un vastissimo territorio che comprende l’Europa, il Vicino Oriente e l’Africa settentrionale. I giocatori divisi in tribù sono regolati da una “struttura sociale”. Ogni gruppo avrà il capo, il portavoce, gli esploratori. Lo sciamano è la figura più importante, perché a lui si affida il compito di conservare la memoria storica del gruppo. All’inizio del gioco si consegna a ciascuna tribù la “tabella tecnologie”, che raccoglie le innovazioni che hanno permesso la rivoluzione neolitica. Scopo del gioco è fondare una città. A fine gioco il master-docente chiamerà a raccolta tutte le tribù. È il debriefing, la struttura più importante del gioco (si veda al proposito P. Marcato et al., Gioco e dopogioco, Edizioni La Meridiana, Molfetta (Ba) 1996). Si osserverà, così, che durante il Neolitico è nata l’agricoltura e come questa abbia avuto diverse origini, in luoghi diversi, e non nello stesso tempo. Che i contadini convivevano con i pastori-allevatori e con i cacciatoriraccoglitori. Che i diversi modelli economici e le società instaurarono fra loro rapporti di subordinazione o di scambio. Si scoprirà che gli effetti delle dinamiche legate all’ambiente sulla società dell’uomo non sono sempre uguali, ma dipendono dal tipo di economia, dalle tecnologie che si utilizzano, dalla densità della popolazione. md Una maggiore interazione si registra – a volte – fra le associazioni culturali,i musei e la scuola. Le proposte didattiche offerte spesso si servono di ausili “divulgativi”come cartelloni o diapositive,riducendo la parte operativa solo ad una fase dell’intero processo produttivo. Ad esempio, della ceramica viene proposta la manipolazione o la decorazione, quasi mai la cottura, eliminando una parte importantissima per la comprensione del perché fu usata l’argilla. Ciò è dovuto sicuramente ai tempi che la scuola può dedicare all’offerta didattica “esterna”(figg. 2 e 3). La difficoltà maggiore sta nel creare percorsi che soddisfino le esigenze didattiche della scuola, e riescano a mediare i criteri scientifici con le esigenze scolastiche di valutazione9 e fruibilità didattica10. In questa divaricazione, fra la struttura della ricerca e le esigenze dell’insegnamento, si apre uno spazio fecondo di ricerche, che, nei prossimi anni, potrebbe portarci ad una buona messe di risultati, teorici e pratici. Fig. 4 87 Per saperne di più Alcuni parchi archeologici sulla Preistoria: Alcune associazioni e cooperative che si occupano di didattica della Preistoria: Archeoparc di Val Senales (http: //www. suedtirol-it. com/senales/archeoparc. htm). Parco Archeologico-Naturalistico del Monte Cetona (http: //www. ctnet. it/museo/cetona/parco). Museo delle Palafitte del Lago di Ledro (http: //www. mtsn. tn. it/rete/palafitte. asp). Parco archeologico e Museo all’aperto della Terramara di Montale (MO) (www. parcomontale. it). Parco Nazionale delle Incisioni Rupesti di Naquane, Capo di Ponte, Valcamonica, Cervano (BS) (http: //www. rupestre. net). Parco Archeologico del Livelet, Treviso (http: //livelet. provincia. treviso. it). ARCHEA (http: //www. archea. info). ARCHEO DIDATTICA (http: //www. archeodidattica. it). ARIES (http: //www. archeologiadidattica. it/Aries). CIAS (http: //www. archeologia-sperimentale. it). DIDARCHEO (http: //didarcheo. interfree. it). PALEOFESTIVAL (http: //www. paleofestival. it). I SUONI DELLA PREISTORIA (http: //www. soundcenter. it/Preistoria. htm). LABORATORIO DI ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE (http: //www. archeologiasperimentale. it/index. htm). MEDIARES (http: //www. mediares. to. it/pagine/didattica/did_home. html). ARCHEONAUTI (http: //www. archeonauti. it/centrovisite. htm). CAST TORINO (http: //www. cast. torino. it). CENTRO DI ARCHEOLOGIA SPERIMENTALE (http: //www. comune. villarbasse. to. it/s_territorio/arch_sperimentale. htm). ARCHEOSANNIO (http: //www. laboratoriarcheologici. it/). PALEOWORKING (http: //www. medarch. org/paleoworking/new/curriculum. htm). Si segnala infine l’uscita di una rivista interamente dedicata all’archeologia sperimentale e alle esperienze di didattica della Preistoria: «Archeoworks», edita dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Provincia Autonoma di Trento (per ricevere la rivista e per contatti con la redazione: archeoworks@yahoo. it). Alcuni musei con laboratori didattici sulla Preistoria: Museo Archeologico del Finale, Finale Ligure (SV) (http: //www. museoarcheofinale. it/). Civico Museo Storico Archeologico, Savona (http: //www. museoarcheosavona. it). Museo Civico di Rovereto, Rovereto (TN) (http: //www. museocivico. rovereto. tn. it/). Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”, Roma (http: //www. pigorini. arti. beniculturali. it/).