Ventimila leghe sotto i mari - Classi Quinte

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Ventimila leghe sotto i mari - Classi Quinte
Dopo aver approfondito la tematica dei testi
narrativi d’avventura, agli alunni è stata presentata
la figura del famoso scrittore francese Jules Verne e i
romanzi che l’hanno reso famoso, in particolar modo
“Ventimila leghe sotto i mari”.
Dopo aver letto i punti e i capitoli salienti del libro,
aver presentato le caratteristiche dei personaggi
principali (il Professore, Ned Land, Consiglio e
Capitano Nemo) e illustrata la trama del racconto,
agli alunni è stato richiesto, partendo da una
situazione data, di immaginarsi sul Nautilus insieme
ai membri dell’equipaggio e di elaborare una possibile
avventura …. ventimila leghe sotto i mari.
Al termine del proprio lavoro, ogni singolo alunno ha
letto ai compagni il proprio testo e le classi hanno
poi giudicato, a scrutinio segreto, i cinque racconti
ritenuti migliori.
Qui di seguito si trovano i dieci migliori testi
elaborati delle classi 5^ A e B della Scuola S.B.
Capitanio nell’anno scolastico 2008/2009.
IL PROTETTORE DI BALENE
Nella sua stanza Nemo rifletteva sullo sterminio appena
compiuto. Era stato così stupido! Aveva affondato una nave
della marina di cui faceva parte prima di partire con il
Nautilus e che aveva scambiato per una nave inglese.
Intanto Ned, Consiglio ed io dormivamo sonni agitati,
temendo di non riuscire a tornare più a casa.
Il mattino seguente il mare era calmo, ma c’era molta nebbia;
andavamo circa a dieci miglia marine all’ora. Nemo, Ned ed io
eravamo sulla piattaforma.
Erano le sei; molti marinai, compreso Consiglio, stavano
ancora dormendo.
Ad un certo punto sentimmo uno scroscio d’acqua a circa
due miglia. Ned riconobbe il rumore di una fiocina scagliata.
Sciaf!!!!!
“ Maledetti bracconieri! Gliene fregasse qualcosa della vita
delle balene!” disse Nemo. “ Immersione rapida!”.
Tornammo tutti nel salone, gli sportelli si chiusero e il
Nautilus si inabissò.
Dall’oblò Ned riconobbe una specie rarissima di balena e
disse: “ Corpo di mille balene, ma quella è la Sacrus
Gigantus Balenus, non me la farò soffiare sotto il naso!”. “
Dovrai passare sopra il mio cadavere” aggiunse Nemo.
Dopo dieci minuti comparve anche la nave cacciatrice e
Nemo preparò l’attacco.
Non voleva affondarla, il suo obiettivo era quello di far
lasciare in pace le balene, poi se fosse stato necessario
avrebbe attivato l’attacco.
Ci dirigemmo verso la nave.
Il piano di Nemo era semplice: dare piccole spinte
lateralmente alla nave, così che si scoraggiassero.
Eravamo paralleli alla nave dalla parte destra, quando Nemo
iniziò a dare botte.
Bam! Bam! Bam! Sentirono i marinai della nave. Bum! Bum!
Nemo aveva cambiato lato.
I fiocinieri, pensando che fosse una balena, mirarono il
Nautilus e lo colpirono . Sfortunatamente la fiocina colpì un
oblò e lo frantumò.
Nel salone iniziò a penetrare acqua e Nemo ordinò la risalita.
Il salotto era ormai pieno a metà, ma il Nautilus era ancora
sette o otto leghe sotto la superficie del mare.
Allora io, ebbi un’idea. Andai a prendere la colla che avevo
inventato diversi giorni prima: era densa e, a contatto con
l’acqua, si induriva diventando specie vetro.
Senza dire niente a nessuno presi un paio di guanti e
spalmai la colla dove prima c’era l’oblò. Immediatamente la
colla si indurì e divenne trasparente.
Appena Nemo mi vide disse: “ Ehi tu, cosa fai?”. “Vi salvo la
vita!” risposi.
Nemo, non fidandosi, continuò la risalita. Arrivati in
superficie, Nemo salì da solo sulla piattaforma; con un
binocolo guardò la nave e vide un uomo alla fiocina che
puntò contro la balena e la colpì ferendola ad un fianco.
In quel momento si sentì uno scoppio e il provvisorio oblò si
scagliò contro la nave nemica con una tale violenza da fare
un buco nello scafo facendo penetrare acqua.
Non capendo cosa fosse successo, Nemo mi chiese
spiegazioni; gli spiegai che mi ero dimenticato che la colla,
rimanendo immersa per troppo tempo in acqua, si sarebbe
gonfiata e così era schizzata fuori dal buco dell’oblò.
Nemo ordinò a dei marinai di vestirsi da palombari e di
curare la balena.
La nave nemica fuggì.
Quella sera tutti dormivano tranne Nemo che, come al solito,
era all’aperto a guardare le stelle. L’ ultima frase che dissi
prima di addormentarmi fu:
“ Quell’ uomo dentro di sé ha qualcosa di misterioso che mi
attira”.
F. R.
F. R.
NEL VENTRE DELLA BALENA
NEL VENTRE DELLA BALENA
Il mattino seguente il capitano Nemo comandò di andare a
massima velocità verso il canale di Panama, poi si ritirò nella
sua stanza.
Io, Ned e Consiglio andammo nella biblioteca del Nautilus
dove eravamo sicuri di trovare il libro con tutte le istruzioni
per guidare il Nautilus, quando all’improvviso il capitano
Nemo entrò nella biblioteca e ci prese con le mani nel sacco:
“Cosa fate qui? Venite, è ora di cena” disse arrabbiato.
Lo seguimmo per non destare ancora più sospetti.
La cena era a base di riso con le vongole e di secondo c’era
un salmone.
La mattina dopo avevamo compiuto 19.500 leghe sotto i mari
e adesso il Nautilus stava salendo in superficie per fare
scorta d’aria. Sembrava il momento adatto alla fuga però,
appena facemmo un passo verso la scaletta, un marinaio ci
fermò mentre un altro, che stava di vedetta, urlò: “ Balena in
vista! Viene verso di noi, viene da Meridione!”. Non fece in
tempo a finire la frase che la balena era già accanto al
Nautilus e gli tirava codate fortissime: “ Immersione rapida!”
urlò il capitano Nemo.
Ma era troppo tardi; la balena, con una potente codata,
squarciò il duro scafo d’acciaio del Nautilus.
L’acqua entrava in grande quantità quando all’improvviso la
balena ingoiò il Nautilus.
A causa dei forti scossoni tutti avevano perso coscienza e un
marinaio era addirittura morto, colpito in pieno da una
codata.
Quando tutti ripresero coscienza ci accorgemmo di essere nel
ventre della balena.
Il capitano Nemo disse: “ Perché, perché devo fare le mie
ventimila leghe sotto i mari nel ventre di una balena?”.
Riusciranno ad uscire dal ventre della balena? Capitano
Nemo lascerà liberi il professore, Consiglio e Ned Land?
A. L.
IL VASCELLO FANTASMA
Abilmente riuscimmo ad uscire da quelle immense fauci, ma
nel Nautilus la gloria della vittoria si trasformò ben presto.in
un silenzio abissale.
Nemo, però, era intento a guardare col cannocchiale il fondo
marino.
Dopo qualche minuto urlò: “Un vascello!”. Strinsi la mano a
Consiglio: “ Ho uno stranissimo presentimento: sento un
gran caldo!!!”.
Corsi a guardare il planisfero, sapevo che c’era una terra
chiamata … chiamata … chiamata Terra del Fuoco!!!!!
Sapevo benissimo anche che intorno a quella terra erano
affondati molti vascelli (uno dei quali fantasma).
A me i vascelli inquietano!!!! Brrrrr, che fifa!!!
Poi mi scappò un’affermazione ridicola: “ Mi va in fumo il
cervello dal caldo!”. Consiglio mi disse: “ Come, scusa?”.
“ Niente, niente!” risposi io.
Sentii che andavamo verso il basso e iniziai a preoccuparmi.
Vidi il … il …. il vascello, il vascello fantasma!!!!!!!
In quel momento riconobbi il movimento lento della
bandiera: il vascello si animava, avevo una fifa folle!
Un uomo (fantasma) si avvicinò al Nautilus per scrutarlo
meglio. Si diresse verso l’oblò da dove io spiavo la scena.
Mi guardò come per chiedermi chi ero; prese una lente d’
ingrandimento (fantasma) da una sacca che teneva a tracolla
(fantasma).
Mi scrutò ancora e mi salutò: gli stavo simpatico!!!!
Poi, sempre dalla sacca, tirò fuori un cappello da pirata
(fantasma) e infine un uncino (fantasma) e se lo infilò sul
polso. Sentii, inoltre, dopo il travestimento: “ Ta – ta – rataa!” . Mi chiesi se avesse bevuto.
Cosa farà ancora quello strano fantasma? Cosa succederà al
Nautilus?
A. G.
LA GROTTA NASCOSTA
Il Nautilus riprese la sua navigazione verso nuovi tesori e
avventure.
Dopo due giorni di navigazione il capitano scorse una grotta
e dopo una serie di manovre ci entrò.
La grotta era bellissima, piena di pesci e crostacei, ma il
capitano Nemo sembrò volesse scorgere qualcos’altro.
Dopo mezzora infatti fermò il Nautilus, ci fece scendere
armati di un arpione a testa ed io, il capitano, Ned, Consiglio
e altri due marinai scendemmo del Nautilus e ci
addentrammo nella grotta.
Camminammo per un quarto d’ora, quando scorgemmo
un’ostrica gigante con una bellissima perla dentro: era quella
cosa che cercava il capitano Nemo!
I due marinai si gettarono subito sopra di essa per prendere
la pietra, lasciando gli arpioni per terra, ma l’ostrica si chiuse
e i due marinai rimasero intrappolati dentro.
Ned cercò subito di rompere il guscio dell’ostrica, ma era
troppo dura dato che era gigante. Ci provammo tutti, ma
Nemo poi ci consigliò di aspettare.
Dopo dieci minuti la bocca dell’ostrica e uscì la salma di un
marinaio morto. Nemo, che non aspettava altro, mise subito
il suo arpione nella bocca dell’ostrica, in verticale, e prese gli
altri due arpioni dei marinai; uno lo passò al marinaio vivo,
l’altro lo tenne lui.
Incominciò una battaglia a colpi di arpione. Dopo un po’,
l’arpione che teneva sollevata la parte superiore dell’ostrica
si spezzò, ma io fui subito pronto a mettere il mio, a uscire,
prendere un sasso e continuare la battaglia picchiando le
parti interne dell’ostrica con il sasso.
Quando anche il mio arpione si stava spezzando, Nemo gridò:
“ Fuori!!!!!!”. Tutti noi saltammo fuori dall’ostrica spaventati e
anche Nemo, con uno scatto fulmineo, prese la perla e saltò
fuori dall’ostrica.
Tornammo sul Nautilus, ma ahimè, le riserve d’aria erano
quasi finite…..
L.L.
LA TEMPESTA FULMINANTE
Io, Ned e Consiglio stavamo zitti, nessuno aveva voglia di
parlare.
Consiglio si alzò e raggiunse Nemo, gli chiese dove stavamo
andando, ma lui non gli rivolse neanche lo sguardo.
Il suo viso pallido e gli occhi fissi all’orizzonte lo facevano
sembrare irritato dall’accaduto.
Consiglio, spazientito dal silenzio di Nemo, rientrò in camera.
Nemo puntò lo sguardo all’orizzonte e notò delle nubi, che
dirigendosi verso di noi, lo preoccupavano tantissimo.
Il vento portava notizie di temporale e le nuvole ancora
limpide, piano piano morivano sotto quelle dense di tuoni e
fulmini.
Finalmente Nemo si scosse e rientrò in camera. Qualcuno
bussò e con un sospiro Nemo bisbigliò di entrare.
In assoluto silenzio io, Ned e Consiglio entrammo.
“ Ci stavamo chiedendo se ci stavi riportando a casa. ” dissi
io con una voce soffocata.
“ No! Un temporale si sta dirigendo verso di noi e
probabilmente anche un ciclone. Ora tornate nelle vostre
camere, devo riflettere! ” tuonò capitano Nemo.
Dopo qualche ora Nemo uscì dalla camera, si era fatto un tè
per tranquillizzarsi, ma non servì a molto perché già qualche
tuono si sentiva.
I tuoni facevano innervosire Nemo, quando un fulmine colpì
il mare ad una sessantina di metri dal Nautilus. Nemo aveva
ragione: in lontananza si notava un ciclone che avanzava.
Si sentiva un gran fracasso e c’era una confusione enorme.
Non si sentivano più le voci di nessuno, l’ unica cosa che si
sentiva era il rumore del vento che faceva sbattere le cose
qua e là.
Il mio pensiero era quello che non ne saremmo usciti vivi.
Saette grosse, tuoni rumorosi e lampi accecanti …
Nemo ci disse di aspettare la mattina dopo, ma questa non
arrivava più …
Finalmente mi alzai, vidi Nemo già in piedi; ma non era
mattina. Un grosso e rumoroso fulmine colpì definitivamente
il mare: “ E’ il colpo definitivo!” disse Nemo.
Dal rumore si alzarono anche Ned e Consiglio e proprio
quando si alzarono videro un arcobaleno, un arcobaleno
infinito.
F.D.P.
LA CITTA’ SOMMERSA
IL Nautilus partì verso l’Europa. Dopo cinque giorni di
navigazione arrivammo nel Mar Mediterraneo che, rispetto
all’Oceano Pacifico, era molto, ma molto più calmo.
Così passammo una notte tranquilla. Ad un certo punto
sentimmo un rumore.
Il capitano Nemo pensò che fosse qualcosa che si era
scontrato contro il Nautilus così uscimmo a vedere.
Usciti restammo a bocca aperta: davanti a noi c’era unaa
bellissima sirena; aveva la coda rosa, il viso sereno e due
occhi azzurri.
Nemo le prese la mano e gliela baciò dicendole: “ Come ha
fatto una fanciulla come lei ad arrivare fino a noi?”.
La sirena rispose: “ beh, stavo andando a caccia di meduse
quando ho visto un pesce arcobaleno e così l’ho seguito
allontanandomi dal villaggio”.
Ned chiese con ansia: “ Un villaggio!? Dove? È lontano?”.
“ Beh, sì” rispose la sirena. Nemo chiese ancora: “ Ma allora
come farai a ritornare a casa?”.
“Quando una sirena o un tritone si perdono, per loro è la fine
perché noi rispetto agli umani non abbiamo così tanta
intelligenza” spiegò la sirena.
Nemo le disse: “ L’aiuteremo noi a tornare a casa!”.
Così partimmo per una nuova avventura.
Dopo due ore di navigazione finalmente arrivammo al
villaggio; lo trovammo in mezzo ad un mondo bellissimo:
l’acqua era cristallina, i pesci stupendi e c’erano un sacco di
sirene che giocavano.
Quando esse videro la sirena a bordo del Nautilus tutte si
avvicinarono e le chiesero: “ Dove sei stata?”.
Subito Nemo fermò il sommergibile.
Davanti a noi comparve una sirena bellissima, piena di
gioielli e con una conchiglia in testa.
Abbracciò la sirena Rosa e ci ringraziò di riaverla portata a
casa.
La sirena rosa ci portò nella sua conchiglia e ci offrì il tè, ci
ringraziò ancora e disse di non dire niente a nessuno perché
il loro mondo era segreto.
Così dicendo il Nautilus partì per un’ altra grande avventura.
G. R.
I CANNIBALI ACQUATICI E LA LORO ISOLA
Ci rimettemmo subito in viaggio.
Dentro il Nautilus si stava davvero male: sempre a guardare
acqua, acqua e acqua.
Eravamo saliti in superficie. Ah, finalmente all’orizzonte si
scrutò qualcosa: non si vedeva molto bene, ma era qualcosa
di grande; di sicuro bisognava dirlo al capitano Nemo.
Stavo andando a riferirglielo quando all’improvviso Ned
sbucò fuori da uno sgabuzzino. Invece di uno sgabuzzino
dove mettere spazzoloni, detergenti o cose per pulire c’erano
dentro fucili, fiocine, archetti: era davvero tutto strano,
dovevo ammettere che da quando mi trovavo sul Nautilus era
davvero successo di tutto sul fondo marino.
“ Ehi Ned, mi hai spaventato!”.
“ Oh, scusa. Sai, quel capitano Nemo non lo sopporto più,
prima o poi lo incollerò su di una sedia così noi potremo
andarcene con Consiglio. Ma tu dove stavi andando?”:
“ Io stavo andando proprio dal capitano, volevo dirgli che ho
avvistato qualcosa”.
Entrai nella sua cabina e lo trovai alla scrivania.
“ Per tutti i calamari bolliti!”, alle pareti della stanza c’erano
carte e cartine piene di sangue e sopra c’erano raffigurati i
posti dove eravamo stati … Ecco perché in ogni posto il
capitano scompariva e riappariva pieno di sangue, forse
uccideva qualcuno e poi il suo sangue lo spalmava sopra al
luogo dove l’aveva ucciso!
In una carta però notai che c’era un posto, in particolare, che
non era macchiato di sangue: era l’isola dei CANNIBALI
ACQUATICI!
Di colpo si sentì un urlo: era Ned!
Al diavolo quello che dovevo dire al capitano, era più
importante quello che stava succedendo al mio amico, allora
andai alla cabina di comando e trovai Ned e gli altri marinai
attaccati agli oblò.
“ Che succede?” chiese il capitano Nemo.
Ned rispose: “ Ci sono dei cannibali che ci stanno
attaccando!”.
“ Ma come ci fanno ad attaccare se il Nautilus è fatto
interamente di ferro e siamo in mare aperto?” chiese il
capitano.
“ Stanno manomettendo l’elica” disse Ned.
“ Per tutti i calamari giganti, immersione rapida!”ordinò
Nemo.
I cannibali stavano corrodendo con del veleno e qualche
lancia i vetri del Nautilus, ma come facevano a tenere il
respiro per così tanto tempo?
I cannibali avevano rotto i vetri ed erano saliti sul Nautilus e
noi ci nascondemmo per colpirli. Intanto il Nautilus stava
imbarcando acqua.
Ad un certo punto il capitano Nemo disse: “ Voi togliete le
cose più inutili dal sottomarino e gettatele in mare, così
risaliremo in superficie più in fretta” e poi gridò:
“Combattiamo!”.
Dopo molto tempo non si sapeva ancora chi avrebbe vinto
quella feroce battaglia, ma dopo una lotta infinita vincemmo
noi.
Purtroppo su cinquanta, tra aiutanti e marinai, ci salvammo
solo in venti; morirono in ventuno e in nove rimasero feriti
gravemente.
Eravamo in superficie e volevamo andarcene, ma l’elica non
c’era più. Il capitano disse: “ Come facciamo a proseguire?”.
Ned intervenne: “ possiamo costruirla con le canne di bambù
e le lance che quei cannibali hanno lasciato nello scontro”.
Fortunatamente anche quell’avventura finì.
M.R.
UNA MORTE INGANNATRICE
Mentre il capitano era nella sua cabina, noi stavamo
pensando ad un piano per scappare dal Nautilus.
Prima che ci potesse venire un’ idea, sentimmo una voce
melodiosa che sembrava quella di una principessa;
guardammo fuori e vedemmo delle sirene a bordo di squali
martello maggiore di undici metri di lunghezza e di un peso
di 750 Kg e denti che più non si può.
Allora corremmo da Nemo: “Capitano, capitano, ci sono
sirene con squali!”.
“Che specie di squali?” chiese il capitano.
“Squali martello maggiore” risposi io.
“Non avvicinatevi ai muri” proseguì il capitano. “ Voglio
testare un’ arma!”.
In quell’istante Nemo schiacciò un bottone e dal Nautilus
uscirono fiocine che spararono agli squali.
“Bel colpo” dissi.
Ma rimanevano le sirene che questa volta usarono il loro
canto ipnotico.
“Mettetevi dei tappa orecchie” disse il capitano.
Tutti fecero così, tranne Consiglio che prese la muta e le
bombole ed entrò in acqua.
“E’ una trappola” disse Ned indicando uno squalo ancora
vivo che stava risalendo per mangiare Consiglio che nel
frattempo aveva perso i sensi.
“Non accadrà mai!” dissi io mentre sparavo allo squalo.
Già che c’ero sparai alle sirene e, dopo averle uccise,
Consiglio tornò in sé.
Dopo questa “morte ingannatrice” riprendemmo il viaggio
verso nord.
D. V.
LA VALLE DELLE SIRENE
Erano passati un po’ di giorni dall’incontro con le sirene e
ormai nessuno si ricordava più niente di quello che era
successo.
In quei giorni tutto era tranquillo, mare calmo, di bestie
feroci non ce n’erano, attacchi nemici nemmeno …
Ma un brutto giorno ci imbattemmo di nuovo nelle acque
delle feroci sirene.
Da quelle acque non era riuscito ad uscirne vivo mai
nessuno, ma noi dovevamo farcela.
Nemo ci raccomandò: “Ragazzi, dovete mettercela tutta; se ci
cattureranno, ci uccideranno, ci toglieranno le budella e con
quest’ultime ci faranno una bella zuppa!”.
“Va bene capitano Nemo!” urlammo noi.
Stavo andando all’attacco quando Nemo mi fermò e mi disse:
“No! Tu non puoi !”.
Io ribattei: “Ma perché?” e il capitano: “Tu sei una donna, sei
troppo debole e porti solo sciagure. Vai in camera tua!”.
Io, seccata, tornai nella mia stanza.
Passarono due, tre, quattro ore e iniziavo preoccuparmi.
Allora uscii dalla mia camera più veloce che mai. Quando
arrivai alla piattaforma vidi che le sirene stavano
ipnotizzando, con la loro bellezza ed il loro magnifico canto, i
marinai del Nautilus.
Allora io corsi subito nello studio di Nemo e presi un’ ascia
poi tornai sulla piattaforma e … ZACK! ZACK! ZACK!
Tagliai la testa a tutte le sirene che avevano circondato il
sottomarino.
Poi, visto che i marinai erano svenuti, tirai loro in faccia una
secchiata d’acqua e dopo circa trenta secondi si
risvegliarono.
Capitan Nemo; quando si svegliò, si scusò con me ed io lo
perdonai, poi m idisse: “Io, capitano Nemo, comandante del
Nautilus, nomino te vice comandante!”.
E subito dopo questo annuncio io e i miei compagni di
viaggio festeggiammo sino all’alba.
M. E. Z.
IL FORZIERE NASCOSTO
Dopo i festeggiamenti il Nautilus riprese la navigazione.
Il capitano Nemo stava guidando tranquillamente il
sottomarino, quando improvvisamente avvistò un pesce
enorme che si stava dirigendo verso di noi, ma all’ultimo
momento qualcosa lo impaurì e ci evitò allontanandosi
velocemente.
“Che strano” disse Ned e il capitano confermò. Quindi
insieme andarono a vedere: sul fondo c’era un forziere
gigantesco incastrato nella roccia, tutto d’ oro massiccio e un
po’ incrostato dal tempo; accanto c’era uno scheletro, quindi
la faccenda non prometteva nulla di buono..
Consiglio osservò che c’era un enigma : “Se la chiave troverai,
aprirlo tu potrai”.
Tutti non avevamo la più pallida idea di cosa volesse dire
quell’enigma.
Il giorno dopo partimmo in cerca di quella chiave e ci
imbattemmo in enormi pesci palla che volevano assalire il
Nautilus. Nemo li mandò via con un attrezzo speciale. Il
calcio-pistola.
Dopo qualche ora una terribile corrente sottomarina ci stava
spingendo contro delle enormi rocce.
Stavamo per schiantarci quando Nemo vide un buco nella
roccia e ci si infilò dentro, evitando così una brutta fine.
Ci ritrovammo in un’enorme grotta buia e spaventosa, ma
Consiglio prese una torcia e fece strada a Ned e a Nemo.
Subito ci rendemmo conto che quella grotta poteva essere la
seconda tappa per trovare la chiave.
Per questo iniziammo a perlustrare la grotta.
Iniziammo a camminare un po’ impauriti non sapendo cosa
ci aspettava.
Ad un certo punto però notammo che il terreno era formato
da tantissime pietre di forma geometrica che conducevano ad
un laghetto incantato con pietre luminescenti.
Più avanti Nemo avvistò una sirena, poi due, poi tre e poi
altre e altre ancora.
Consiglio dopo un po’ che stavamo camminando vide
un’enorme stanza dove c’erano cinque teschi.
Cominciammo a capire cosa volesse indicare quel simbolo,
infatti Ned trovò un foglietto con scritto: “Il teschio con la
chiave tu devi trovare”.
Cominciammo a guardarci intorno cercando il teschio conla
chiave. Quando Nemo lo vide urlando lo disse agli altri.
Lo pre3ndemmo e ci trasportò indietro nel tempo.
Ci ritrovammo dove c’era il forziere, lo aprimmo e trovammo
una mappa per cominciare una nuova avventura.
J. L.