banca popolare di sondrio (suisse) sa

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banca popolare di sondrio (suisse) sa
NOTIZIARIO
Stralcio dalla
RELAZIONE DI BILANCIO 2002
della controllata
BANCA POPOLARE DI SONDRIO (SUISSE) SA
Cronache
Aziendali
Excerpt from the 2002 balance sheet of the “Suisse” SA
Subsidiary of the Banca Popolare di Sondrio
PREFAZIONE DEL PRESIDENTE PIERO MELAZZINI
Non per tener fede a quella che ormai è una consuetudine, bensì
nell’intento di continuare a dare un paramento umanistico alla relazione di bilancio, quest’anno l’attenzione è rivolta a Hermann Hesse. Grande spirito del passato, romanziere tedesco, naturalizzato svizzero, trascorse buona parte della vita nel Ticino con lo sguardo volto all’Italia
che tanto amò.
Di questo eminente scrittore, tormentato nell’anima, molti celebrano il ricordo nell’anno in cui ricorrono il 125° della nascita e il 40°
della morte.
Anche noi quindi lo onoriamo perché in lui vi sono i connotati di
assonanza tra la Svizzera e l’Italia, che caratterizzano il collegamento tra
la nostra banca e la madre dall’italico suolo.
Del Ticino, dove andò a vivere nel 1919, scriveva: «Quando rivedo
questa regione benedetta del versante sud delle Alpi, ho sempre l’impressione di tornare a casa dopo un periodo di esilio, di essere finalmente di nuovo sul lato giusto delle montagne». E ancora, a Montagnola dove le sue giornate trascorrevano serene e dove camminava con la
tavolozza sotto il braccio, pronto a dipingere ogni filo, ogni albero e ogni
fiore, affermava: «Produrre con la penna e col pennello è per me vino,
la cui ebbrezza scalda e fa bella la vita tanto da poterla sopportare». Amò
molto l’Umbria, la Toscana ma anche la città di Spoleto o di Soresina,
che lampeggia furtiva da ingiallite cartoline inviate ai suoi vari affetti simultanei e lontani.
La duale commemorazione di Hesse, specie quella della morte, ha
spronato la cultura elvetica focalizzando l’attenzione del pubblico con
scritti, simposi, mostre: un lascito figurativo di circa tremila acquerelli.
Noi pure, seppur modestamente, ci siamo cimentati tentando di dare
un contributo per la divulgazione del pensiero e delle opere del gigante di Calw, premio Goethe e Nobel per la letteratura.
Ringrazio gli estensori per gli eccellenti contributi, iniziando con il
dottor Giuseppe Curonici, svizzero, critico letterario e d’arte moderna
e contemporanea, che ha trattato l’argomento con conoscenza e scienza. Proseguo con menzione particolare per il diligente e bravo nostro
letterato Pier Carlo Della Ferrera. Finalmente, un affettuoso e riconoscente pensiero all’indirizzo del mio quintogenito Alessandro, bocconiano e ora studente di filosofia e germanistica a Heidelberg, il quale
l’estate scorsa ha consacrato buona parte delle vacanze allo studio del
corpus letterario del celebre romanziere.
Se il ricordo è una reliquia secolarizzata, il vero valore del ricordo,
come disse un Nobel per la letteratura e pure scrittore di lingua tedesca, sta nel farci capire che nulla è passato e tutto rimane nella nostra
memoria.
Lugano, gennaio 2003
nca
Popolare di Sondrio
(Suisse) SA di Lugano.
Più esattamente
trascriviamo i
contributi su Hermann
Hesse, pubblicati nella
parte del fascicolo
riservata alla cultura,
del signor Pier Carlo
Della Ferrera, del
dottor Alessandro
Melazzini, del
professor Giuseppe
Curonici e della
dottoressa Regina
Bucher, preceduti dalla
Prefazione
del Presidente
Cavaliere del Lavoro
Piero Melazzini
CRONACHE AZIENDALI 179
Hans Sturzenegger
(1875-1943),
Hesse leggendo,
olio su tela, 1912.
IL ROMANZO
della vita di
Hans Sturzenegger
(1875-1943),
Hesse reading, oil on
canvas, 1912.
HERMANN HESSE
PIER CARLO DELLA FERRERA
Hesse con la famiglia
nel 1889, all’età di
12 anni; da sinistra a
destra: lo scrittore,
il padre, la sorella
Marulla, la madre, la
sorella Adele e il
fratello Hans.
Hesse with his family in
1889, at 12 years of
age, from left to right:
the writer, the father,
his sister Marulla, his
mother, his sister Adele
and brother Hans.
La mia nascita avvenne in una delle prime ore della sera di un caldo giorno di luglio, ed è la temperatura di quell’ora che inconsciamente ho amato e cercato
per tutta la vita.
Sono figlio di genitori pii che ho amato teneramente
e che ancor più avrei amato se non mi avessero fatto
conoscere per tempo il quarto comandamento (1).
Hermann Hesse nasce a Calw, cittadina del Württemberg poco lontana da Stoccarda, il 2 luglio 1877,
secondogenito di Johannes e di Marie Gundert. Il padre,
cittadino russo di origine baltica, già attivo presso una
missione pietista, lavora per una casa editrice di testi
religiosi; il nonno materno, a lungo missionario in India,
vanta una profonda e vasta conoscenza del mondo
orientale.
Dal 1881 al 1886 Hesse risiede a Basilea, dove
il padre viene chiamato come redattore della rivista delle missioni. Tornato a Calw con la famiglia, dal 1888
frequenta a Göppingen la Lateinschule e supera, nel
1891, il difficile esame di Stato (Landexamen). Nell’au-
tunno può così entrare nel prestigioso seminario evangelico di Maulbronn.
Bastava che udissi un “Devi” per sentirmi rivoltare tutto e rendermi ostinato. Si può immaginare se questa caratteristica ebbe un grande e dannoso influsso sui
miei anni di scuola.
Ogni tentativo di fare di me un uomo utile terminava con un insuccesso, o piuttosto con vergogna e con
scandalo, con la fuga o con l’espulsione.
Nel marzo del 1892, insofferente alla rigida disciplina imposta dalla vita del seminario, il giovane Hermann fugge dal collegio; viene trovato semiassiderato
nella campagna circostante e immediatamente espulso
dall’istituto. Segue un periodo di inquietudine, di affannosa ricerca di identità e di conflitto con i familiari e con
la religione: cerca più volte di riprendere gli studi, ma
senza risultato; giunge persino a tentare il suicidio e per
questo è ricoverato in una casa di cura per malati di
mente ed epilettici.
A quindici anni, quando nella scuola ebbi fatto cilecca, incominciai a istruirmi da me, con coscienza e
con energia; fu mia fortuna e mio piacere che nella casa di mio padre ci fosse la grandiosa biblioteca del nonno: una gran sala piena di vecchi libri, che conteneva
fra l’altro tutta la letteratura e la filosofia tedesche del
diciottesimo secolo.
Fallito il primo esperimento di lavoro come commesso di libreria a Esslingen, nel giugno del 1894 Hesse
intraprende un duro apprendistato in una fabbrica di orologi da campanile. Alla fatica manuale riesce ad affiancare un tenace impegno intellettuale di autodidatta e acquisisce, grazie soprattutto alla biblioteca del nonno, una solida formazione culturale, che ha il suo punto di forza nella lettura di testi religiosi, di filosofia orientale e di Goethe.
Trasferitosi a Tübingen nel 1895, trova impiego
nella libreria Heckenhauer e segue corsi di ragioneria.
Continua a detestare la scuola, ma ama sempre più la
cultura e nel clima, denso di suggestioni, della piccola
1)
Questa e le successive citazioni autobiografiche sono tratte da H. HESSE, Kurzgefasster Lebenslauf, in “Neue Rundschau”,
fasc. 8, 1925, tradotto in italiano da G. RUSCHENA ACCATINO con titolo Breve cenno biografico, in H. HESSE, Romanzo della mia vita.
Scritti autobiografici, Milano, Mondadori, 1961.
180 CRONACHE AZIENDALI
città universitaria arricchisce le sue conoscenze filosofiche, leggendo Nietzsche, e soprattutto la sua preparazione letteraria, volgendosi agli autori del romanticismo tedesco tra i quali Novalis e Brentano. Si dedica
anche allo studio delle lingue e della storia dell’arte. Alla fine del 1898 pubblica a Dresda, presso l’editore Pierson, la sua prima opera, seicento esemplari di una raccolta di poesie dal significativo titolo: Canti romantici
(Romantische Lieder). L’anno successivo si cimenta con
un genere affine, la prosa breve, nell’antologia di racconti Un’ora dopo mezzanotte (Eine Stunde hinter Mitternacht), che esce a Lipsia per i tipi dell’editore Eugen
Diederichs e incontra i favori della critica. Si avvia così
alla soluzione della sua prima grave crisi esistenziale,
grazie alla felice conclusione del suo apprendistato di
libraio e al promettente inizio di una attività letteraria vera e propria.
Nel campo della cultura il vivere nel puro presente, nel nuovo e nel nuovissimo, è insensato e insopportabile, solo un continuo rapporto con ciò ch’è stato,
con la storia, con l’antico e con l’antichissimo, rende
possibile la vita dello spirito. Infatti per me, esaurita
quella prima sete, fu una necessità dal mare delle cose nuove ritornare all’antico, e così feci, passando dal
commercio dei libri nuovi all’antiquariato.
Dal 1899 al 1903 Hesse torna ad abitare a Basilea; lavora come commesso libraio, prima presso Reich
e successivamente presso l’antiquario Wattenwyl. Grazie alla sua attività di pubblicista e recensore raggiunge
una certa fama e può così entrare in contatto con il mondo culturale della città, che sente ancora vivissima l’eco
del pensiero di Jakob Burckhardt, morto pochi anni prima; il pessimismo storico dell’intellettuale svizzero influirà in maniera determinante sulla sua opera.
Nel 1901 compie il suo primo viaggio in Italia, dove torna due anni dopo. La visita di Genova, Venezia,
Ravenna, ma soprattutto della Toscana e dell’Umbria
desta in lui un culto per la bellezza intriso di partecipazione morale che costituisce fonte di intense emozioni
e motivo di ispirazione per un breve profilo di San Francesco d’Assisi, edito nel 1904. Sempre nel 1901 esordisce come romanziere negli Scritti postumi e poesie di
Hermann Lauscher (Hinterlassene Schriften und Gedichte von Hermann Lauscher), ampliati e ripresentati nel
1907 col titolo Hermann Lauscher. Dopo la scomparsa
della madre, a cui dedica la raccolta di poesie Gedichte, fra il 1903 e il 1904 pubblica – a puntate sulla
“Neue Rundschau” e in volume coi tipi dell’autorevole
editore Fischer di Berlino – Peter Camenzind. Autobiografico, incentrato sul tema della realizzazione e
dell’educazione individuale raggiungibili solo a prezzo
della rottura e del distacco dalla comunità, il romanzo
rappresenta il primo grande successo letterario di Hesse, che può così lasciare il mestiere di libraio.
Nel 1904 sposa Maria Bernoulli, discendente della celebre famiglia di scienziati basilesi, fotografa e pianista di grande sensibilità. Con lei si stabilisce a
Gaienhofen, un tranquillo villaggio sul Lago di Costanza, e dal matrimonio nasceranno i figli Bruno (1905),
Heiner (1909) e Martin (1911). Deciso a dedicarsi alle
lettere in un propizio isolamento, abita per alcuni anni
in una casa di contadini e poi in una di sua proprietà,
con giardino, frutteto e una bellissima vista sul lago e
sui monti.
Inizia, per Hesse, un periodo di intenso lavoro: nel
1906 pubblica Sotto la ruota (Unterm Rad), sopita reminiscenza delle sue traumatiche esperienze scolastiche; tra il 1907 e il 1912 i volumi di racconti Da questa parte (Diesseits), Vicini (Nachbarn) e Vie traverse
(Umwege), nonché la raccolta di poesie In cammino (Unterwegs); nel 1910 il romanzo Gertrud, che mette a fuoco il problema del fragile, problematico equilibrio tra la
vocazione artistica e la vita concreta. All’attività più propriamente letteraria affianca quella di giornalista: collabora a vari periodici (“Neue Rundschau”, “Simplicissimus”, “Die Propyläen”, “Die Rheinlande”) ed è tra i fondatori, con Ludwig Thoma, della rivista liberale “März”,
strumento di opposizione al regime autoritario di Guglielmo II e al gusto piccolo-borghese dilagante in letteratura. Entra in contatto con intellettuali e artisti di primo piano, tra i quali Thomas Mann e Stefan Zweig.
Ma la stagione della serena e tranquilla vita sedentaria sta volgendo al termine, anche a causa delle
crescenti difficoltà che incontra il suo rapporto matrimoniale. Agitato da profonda inquietudine, suggestionato dalla vastità del mondo, Hesse avverte l’intima esigenza di esperienze diverse. Decide così di partire per
l’Oriente, per conoscere i luoghi dove era nata la madre
e di cui molto aveva sentito parlare: tra il settembre e
il dicembre del 1911, con l’amico pittore Hans Sturzenegger, compie un viaggio di grande portata, raggiungendo Ceylon, la Malaysia, Singapore e Sumatra. Ne
racconterà impressioni e suggestioni nella miscellanea
di note, poesie e racconti dal titolo Dall’India. Appunti
di un viaggio indiano (Aus Indien. Aufzeichnungen von
einer indischen Reise), che darà alle stampe nel 1913.
Nel frattempo, tornato dall’Asia e assecondando
il desiderio della moglie, aveva lasciato Gaienhofen per
trasferirsi con la famiglia alla periferia di Berna, nella
casa già abitata da un altro amico pittore, Albert Welti.
Ma neppure la bellezza e le comodità della capitale svizzera riescono a salvare la relazione coniugale con Maria, ormai inariditasi; i temi della vicenda familiare di
questi anni confluiscono nel 1914 in un nuovo romanzo, Roßhalde.
Intanto, a conferma di un antico presentimento
dello scrittore e ad aggravare lo stato di profonda crisi
morale, personale e universale, è scoppiata la guerra.
No, non potevo condividere l’entusiasmo per la
bellezza dei tempi, e così per la guerra soffrii penosamente dal principio alla fine, e per anni disperatamente lottai contro quella sventura arrivata apparentemente dal di fuori e a ciel sereno, mentre intorno a me tutti ne parevano quanto mai entusiasti.
Con uno scritto appassionato apparso sulla “Neue
Zürcher Zeitung” del 3 novembre 1914 – Amici, non
questi accenti (O Freunde, nicht diese Töne) – Hesse
denuncia il massacro, richiamandosi all’insegnamento
goethiano e appellandosi alla ragione contro ogni fanatico nazionalismo. La stampa tedesca reagisce tacciandolo di disfattismo, ma non tarda a giungere, da più
parti, anche un vasto consenso: tra coloro che espri-
CRONACHE AZIENDALI 181
THE NOVEL
OF THE LIFE OF
HERMANN HESSE
The life of H. Hesse is indeed a difficult and tortured journey: insecurity,
upheaval, crises and tension towards an improbable and illusive interior stability are the prominent
features of this intense and
often frustrating experience. He vigorously overcomes the scholastic failures of his adolescence by
committing himself to selfinstruction in his grandfather’s library. He identifies
history’s role in the life of
the spirit. At the beginning
of the century, he set off
for Italy for the first time,
visiting Genoa, Venice and
Ravenna. But his prospectives are broader: in the
Orient, he reaches Ceylon,
Malaysia, Singapore and
Sumatra. This hyperactivity
did not save him from frequent psychological crises
which are the damnation
and stimulus for his deep
inspiration in the most notable works. Even psychoanalysis, to which he was
introduced through B.
Lang, is able to do very little for him.
nel 1918 la moglie avverte i primi sintomi di una grave
malattia mentale e l’anno dopo viene ricoverata in una
clinica. Lo scrittore, in preda a un esaurimento nervoso, si avvicina alla psicoanalisi e si sottopone alle cure
di un allievo di Jung, il dottor Joseph Bernhard Lang, col
quale stringe amicizia. È lui che gli consiglia di annotare e di cercare di interpretare e rappresentare i suoi sogni. Nascono così le prime esperienze pittoriche di Hesse, che nel 1917 abbozza in un taccuino alcuni schizzi
durante un soggiorno a St. Moritz, un anno più tardi illustra con acquerelli una serie di dodici poesie e nel dicembre del ’19 espone a Davos nella sua prima personale.
Atto del terzo
matrimonio
di Hermann Hesse,
contratto con Ninon
Dolbin a Montagnola
il 14 novembre 1931.
The deed from
Hermann Hesse’s third
marriage with Ninon
Dolbin in Montagnola
November 14, 1931.
Allorché la guerra fu finalmente terminata anche
per me, nella primavera del 1919, mi ritirai in un angolo fuori mano della Svizzera facendomi eremita.
mono solidarietà con la sua coraggiosa presa di posizione lo scrittore francese Romain Rolland, il più illustre
esponente del movimento pacifista del tempo, a cui
Hesse si legherà in un rapporto di reciproca, profonda
stima e che incontrerà a Lugano nel 1920. Dichiarato
inabile al servizio militare a cui si era presentato come
volontario, per tutta la durata del conflitto mondiale opera a sostegno dei soldati tedeschi internati in Italia,
Francia, Russia e Inghilterra; per questi fonda un giornale (1916) e una casa editrice. L’attività pubblicistica
ed editoriale costituiscono la parte prevalente del suo
impegno intellettuale di questi anni, mentre il più importante lavoro letterario, Knulp (1915), si limita a riprendere tre storie, già abbozzate prima della guerra,
sull’impossibile, tragica fuga di un emarginato.
Il primo [grande mutamento della mia vita] era avvenuto nell’attimo in cui avevo deciso coscientemente
di diventare un poeta. La stessa cosa si ripeteva ora negli anni della guerra. Mi vidi di nuovo in conflitto con un
mondo col quale ero vissuto sino allora in pace. Di nuovo tutto falliva, ero solo e miserabile, tutto ciò che io dicevo e pensavo veniva dagli altri ostilmente frainteso.
Doveva dunque essere in me qualcosa fuori di posto,
se venivo così in conflitto con il resto del mondo.
[…] e così imparai sempre meglio a lasciare che
i conflitti dell’universo facessero il loro corso, e potei occuparmi della mia parte di colpa nella confusione
generale.
Questo fece parte del mutato quadro della mia vita, come la perdita della mia casa, della mia famiglia,
e di altri beni e comodità.
Incalzano lutti e avvenimenti dolorosi: nel 1916
muore il padre e il figlio Martin si ammala di meningite;
182 CRONACHE AZIENDALI
Hesse si separa definitivamente dalla famiglia e
si trasferisce, verso la metà di maggio del ’19, a Montagnola, vicino a Lugano; per dodici anni abiterà in quella casa Camuzzi che i suoi scritti e i suoi acquerelli renderanno celebre. In condizioni economiche precarie, a
causa della svalutazione del marco tedesco, riesce a tirare avanti grazie all’appoggio di alcuni amici. Pur vivendo, anche psicologicamente, una situazione dolorosa, recupera una creatività minacciata d’isterilimento.
Sono infatti di questi anni il romanzo Demian, in
cui si ritrovano gli echi più immediati della recente crisi
e dei tentativi di superarla grazie alla psicanalisi, L’ultima estate di Klingsor (Klingsors letzter Sommer), il rapporto di un pittore con una natura ribelle allo sforzo
d’esprimerla, Klein e Wagner, la raccolta Fiabe (Märchen) e il più famoso romanzo di Hesse, Siddharta, che
vede la luce nel 1922 ispirato da uno slancio mistico
temperato da vigile razionalità. Sintesi culturale e umana fra Oriente e Occidente, la nuova opera costituisce
una sorta di apologo sulla rinuncia al reale intesa come
mezzo per la conquista dell’individualità più autentica.
Nel 1924 Hesse ottiene il divorzio dalla prima moglie e la cittadinanza svizzera; sposa la cantante lirica
Ruth Wenger, ma l’unione, subito segnata da difficoltà
e incomprensioni, avrà breve durata. La nuova crisi culmina nel 1927, anno del secondo divorzio e della pubblicazione di una delle opere più emblematiche e tormentate di Hesse, Il lupo della steppa (Der Steppenwolf). Angoscioso monito contro la guerra incombente, il romanzo descrive la nevrosi di una generazione e la malattia di un’epoca riflesse nei profondi contrasti che albergano nell’anima del protagonista. Intanto, dopo aver pubblicato nel 1928 la raccolta di poesie
Krisis, lo scrittore sta attendendo a un altro ambizioso
lavoro che uscirà nel 1930, Narciso e Boccadoro (Narziß und Goldmund), storia di un’amicizia ambientata in
un Medioevo immaginario i cui protagonisti rappresentano i poli di un irrisolto dualismo tra vita ascetica e
apertura al mondo.
Nonostante l’imminente catastrofe del secondo
conflitto mondiale, gli anni più tormentati e difficili di
Hesse sembrano ormai alle spalle, grazie a una raggiunta maturità e al felice matrimonio con Ninon Dolbin,
giovane viennese dedita a studi di archeologia classica,
che lo scrittore sposa in terze nozze nel 1931. Con lei,
compagna fedele per il resto della sua vita, va ad abitare nella Casa Rossa di Montagnola messagli a disposizione dall’amico Hans C. Bodmer. L’anno successivo sintetizza gli interessi religiosi e la mitizzazione
dell’Oriente nel breve ma delizioso racconto II pellegrinaggio in Oriente (Die Morgenlandfahrt), preludio alla
grande impresa finale de Il giuoco delle perle di vetro
(Das Glasperlenspiel). Presentato parzialmente a puntate tra il 1934 e il 1940 e pubblicato solo nel 1943 in
volume a Zurigo, il romanzo rappresenta l’apice dell’opera narrativa di Hesse e risente fortemente del clima politico del momento. La proposta a cui approda, pur
nell’estremo utopismo di una patria ideale di sapienti e
artisti, costituisce un atto di fiducia nella possibile rivalutazione della civiltà, alla quale tutti gli intellettuali dovrebbero credere e in qualche modo collaborare.
La salita al potere di Hitler segna un periodo di difficili rapporti tra Hesse e gli editori tedeschi. Il regime
lo tratta come un autore “sgradito”: dei suoi numerosi
scritti solo le raccolte Nuove poesie (Neue Gedichte) e
Pagine commemorative (Gedenkblätter) vengono pubblicate in Germania durante il nazismo. Egli risponde lasciando l’Accademia Prussiana delle Arti e impegnandosi a favore degli scrittori in esilio: ospita, tra gli altri,
Thomas Mann e Bertolt Brecht.
Hesse inaugura il dopoguerra con una miscellanea
di saggi politici, Guerra e pace (Krieg und Frieden), del
1946, a cui fa seguire, nel 1951 e nel ’55 Prosa tarda
(Späte Prosa) e Incantesimi (Beschwörungen). Nel 1946
ottiene il Premio Goethe e il Premio Nobel per la letteratura. Non si reca né a Francoforte, né in Svezia, dove
manda la moglie. Nel 1955 i librai tedeschi gli conferiscono il Premio per la Pace.
Continua a scrivere fino all’ultimo, ma in maniera
frammentaria. Abbandona la pittura e si dedica al giardinaggio nella quiete di Montagnola. Raccoglie in volume lettere e prose, cura le edizioni delle sue opere e si
limita a far stampare opuscoli e fogli isolati per amici e
conoscenti in cambio o in risposta a messaggi di auguri
che gli arrivano da tutte le parti del mondo.
Poiché la cosiddetta realtà per me non ha una parte molto importante, poiché il passato spesso mi riempie di sé come fosse presente e il presente mi appare
infinitamente lontano, ecco che anche il futuro io non
lo posso scindere così bene dal passato come si fa per
solito. Io vivo molto nel futuro, e perciò non ho bisogno
di terminare con oggi la mia biografia, ma posso tranquillamente farla procedere.
Voglio raccontare in breve come la mia vita percorre fino al termine il suo arco.
All’età di più di settant’anni, subito dopo che due
università mi avevano conferito la laurea ad honorem,
fui trascinato in tribunale per aver sedotto con arti magiche una giovane ragazza. In carcere chiesi il permesso di occuparmi di pittura. Mi fu concesso. Degli amici
mi portarono colori e pennelli, e io dipinsi sulla parete
della mia cella un piccolo paesaggio.
Esso comprendeva quasi tutto ciò che mi aveva
dato gioia nella vita, fiumi e monti, mare e nuvole, contadini alla mietitura, e una quantità di altre cose belle
di cui soddisfarmi. Ma nel mezzo del paesaggio passava un minuscolo treno, con la testa c’era già dentro co-
me un verme nella mela, la locomotiva era entrata già
in un piccolo tunnel, dal cui imbocco oscuro usciva a
fiocchi il fumo.
Davanti a quell’immagine stavo un giorno nella
mia prigione, quando vi irruppero le guardie e vollero
strapparmi al mio felice lavoro. Allora sentii una stanchezza, come una nausea per tutta quella faccenda e
per la realtà nel suo complesso, brutale e insulsa. Mi
sembrò ora di metter fine allo strazio. Se non mi era
concesso di giocare indisturbato il mio innocente gioco
di artista, mi vedevo costretto a servirmi di quelle altre
più serie arti cui avevo dedicato tanti anni della mia vita: senza magia quel mondo era insopportabile.
Mi ricordai del precetto cinese: tenni il fiato per la
durata di un minuto liberandomi dell’illusione della
realtà. Pregai gentilmente le guardie di aver pazienza ancora per un momento perché dovevo salire sul treno del
mio quadro per vedere una cosa. Essi risero come al
solito, credendomi tocco nel cervello. Allora io mi feci
piccino ed entrai nel mio quadro, salii sul trenino e penetrai con esso nel piccolo tunnel nero. Per un istante
si vide ancora uscire il fumo fioccoso dall’apertura rotonda, poi il fumo si ritirò e svanì, e con esso tutto il
quadro con me insieme.
Colpito da emorragia cerebrale, Hesse muore il 9
agosto 1962 nella sua casa di Montagnola. Qui è sepolto nel cimitero di Sant’Abbondio.
CRONACHE AZIENDALI 183
Hesse e la moglie
Ninon davanti alla Casa
Rossa nel 1931.
Hesse with his wife
Ninon in front of the
Red House in 1931.
HERMANN HESSE
il Pellegrino
d’Oriente
ALESSANDRO MELAZZINI
Nei primi tempi successivi alla morte dello scrittore, pochi editori tedeschi avrebbero scommesso sulla fama postuma di Hermann Hesse (1877-1962). Sebbene
in vita avesse goduto di un notevole successo, culminato
con il conferimento, nel 1946, del premio Nobel, la fama del loro connazionale appariva in declino: i lettori
scarseggiavano, le vendite dei suoi libri languivano.
Ma si sbagliavano, come si sbagliava Timothy Leary
quando, nel 1963, pubblicò in America il saggio che avrebbe dato origine a un incredibile “Hesse-boom”, facendo
assurgere lo scrittore svevo al ruolo di profeta di quella
“generazione psichedelica” che vedeva nel consumo di allucinogeni la via maestra per raggiungere il Nirvana (1).
Se Leary si fosse infatti soffermato un poco più a
fondo sugli scritti di Hermann Hesse, sarebbe stato più
cauto nell’interpretare i suoi romanzi come descrizioni
di un “viaggio” lisergico (2).
Hesse e l’amico
Othmar Schoeck
in cammino verso
Castiglione del Lago
durante il viaggio
in Italia dell’aprile
1911. - In alto:
Hermann Hesse,
Febbraio in Ticino
(particolare),
acquerello, 1925.
Hesse with his friend
Othmar Schoeck
walking towards
Castiglione del Lago
during his travels in
Italy in April 1911.
Above: Hermann
Hesse, February in
Ticino (details),
watercolour, 1925.
184 CRONACHE AZIENDALI
Dottore in Economia politica presso l’Università
“Luigi Bocconi” di Milano e studente di Filosofia
e Germanistica all’Università di Heidelberg
(e-mail: [email protected])
Ma, d’altronde, fu anche grazie a quella ricezione
errata che migliaia di giovani entusiasti, attirati dall’esotismo di Siddharta e da una lettura del Lupo della steppa, inteso come un manuale di “sesso, droga & musica jazz”, contribuirono a riportare l’attenzione del pubblico su Hesse, elevandolo poi al rango di vero e proprio
classico moderno, in grado di varcare i confini geografici e culturali in cui le sue opere erano state concepite
per divenire patrimonio della letteratura mondiale.
Ed è proprio su scala mondiale che viene celebrato quest’anno il 125° anno di nascita e il 40° della morte di Hesse, un doppio anniversario che ha fornito l’occasione per una fitta serie di manifestazioni
coordinate in vari Paesi: Germania, Italia, Svizzera e
perfino India (3).
Allo scrittore, che non riteneva esserci «niente di
più odioso […], niente di più stupido dei confini» (4),
una celebrazione così “globale” avrebbe fatto certamente piacere, anche se, noto per la sua indole schiva
e riservata, il fasto che tali manifestazioni si trascinano
appresso lo avrebbe probabilmente lasciato perplesso.
Il radicato internazionalismo di Hesse, che in vita sua
rimarrà sempre estraneo a qualsiasi concetto di Nazione,
è da intendere più come il frutto di una giovanile e spontanea assimilazione dello spirito «cristiano e quasi completamente a-nazionale» (5) della casa paterna, che di una
scelta meditata e riflessiva avvenuta in età matura.
Il padre è, infatti, cittadino russo di origine baltiche, la madre tedesca, con ascendenze svizzero-francesi. Entrambi i genitori sono di acceso e rigido credo
pietista: in passato hanno prestato servizio in India come missionari per trasferirsi poi a Calw, cittadina sveva della Germania meridionale. Il nonno materno, Hermann Gundert, è un celebre filologo orientalista, proprietario di una ricca biblioteca, dove il nipote assimila i primi nutrimenti spirituali e respira quel fascino
d’Oriente che lo incanterà per tutto il corso della sua
lunga vita.
Gli anni dell’infanzia e della prima giovinezza, «bella e profondamente vissuta, ma non facile», (6) riverbereranno in tutta l’opera di Hesse, che spesso narrerà
nei suoi romanzi, in forma più o meno alterata, eventi
biografici riconducibili a quei primi anni fondamentali
per la sua sensibilità artistica, ricchi di «sensazioni dolcissime ed intense, di passioni sofferte ed istintive» (7),
da cui egli instancabilmente attingerà la propria malinconia. Agli anni innocenti dell’infanzia, all’assidua ricerca di un contatto libero e diretto con la natura, si le-
gherà quella alta «poesia del vagabondare» (8) che costituisce il filo rosso di tutta l’opera hessiana.
Dal quarto al nono anno di vita del figlio, i genitori si trasferiscono temporaneamente a Basilea, dove il
“senza patria” Hermann, che fino ad allora ha viaggiato con passaporto russo, ottiene la cittadinanza svizzera. Ritornata la famiglia in Germania, diventa cittadino
tedesco, per poi acquisire di nuovo cittadinanza svizzera, una volta che, in età matura, stabilirà definitivamente
la sua residenza a Montagnola, nel Canton Ticino.
Anche da questa girandola burocratica possiamo
intuire come Hesse abbia viaggiato molto e, in effetti,
durante la prima metà della vita egli intraprende spesso viaggi che possano interrompere la tranquilla monotonia dei suoi giorni, cercando alimento per il proprio animo inquieto in terre lontane.
Hesse viaggiatore evita gli scontati luoghi turistici,
ammirando più la naturale magia dei riflessi nella laguna piuttosto che il fasto di Palazzo Ducale, conversando con una semplice famiglia contadina piuttosto che
dilungarsi negli Uffizi, riempiendo pagine e pagine dei
suoi taccuini e traducendo spesso le impressioni tratte
non solo in diari di viaggio come il Dall’India (1913) o il
Viaggio a Norimberga (1927), ma anche in numerosi racconti e poesie.
Quasi tutti i suoi viaggi puntano al Sud, tanto che,
con teutonica precisione, Volker Michels, il curatore
dell’opera hessiana, ricorda come in tutta la sua vita lo
scrittore non abbia trascorso neppure un mese al di là
del 50° di latitudine, né si sia mai spinto più a nord di
Brema (9).
Meta preferita è l’Italia, dove Hesse si inebria di
quella «sincerità di vita, sotto la nobilitante tradizione di
una storia e di una civiltà classica» (10) che lo spingerà
a ritornare frequentemente nella Penisola.
Dai suoi viaggi reali e da quelli compiuti dai suoi
personaggi letterari, Hesse giunge anche a celebrare –
ci sia concesso questo piccolo campanilismo – le «maestose colline costellate di vigneti, profondamente ondulate e terrazzate» (11) della Valtellina e i suoi prodotti,
tanto che Peter Camenzind (1904), il «figlio della montagna» (12) dell’omonimo romanzo che lo rende famoso ed economicamente indipendente, per lenire i dolori dell’animo si abbandona con preoccupante frequenza al «sapore aspro ed eccitante» (13) del rosso vino
valtellinese, ritenendo che questa bevanda sia in grado
– altro che L.S.D.! – di fargli compiere magie, creare e
poetare.
Con questo non si pensi tuttavia di liquidare il Camenzind come un semplice beone, sebbene egli stesso nei momenti di sconforto si consideri tale. Al contrario, il libro si ricollega alla nobile tradizione del “Bildungsroman”, il romanzo di formazione in lingua tedesca – che annovera capolavori come il Wilhelm Meister
di Goethe, l’Enrico di Ofterdingen di Novalis e l’Enrico il
Verde di Keller – nel quale si narra il percorso di autoistruzione d’un giovane che abbandona il proprio borgo
per avventurarsi nel mondo, spinto da inquietudine e desiderio di soddisfare le sue aspirazioni artistiche formando così, attraverso le varie esperienze della vita, la
propria personalità, mosso e posseduto dallo “Streben”, il romantico anelito di pacificazione tra poesia individuale e “prosa del mondo” (14). Comprendiamo
Hesse a Fiesole
nel 1906.
Hesse in Fiesole
in 1906.
quindi come il tema del viaggio vada inteso nell’opera
di Hesse non solo in senso geografico, ma anche e soprattutto come metafora del necessario e doloroso cammino interiore per raggiungere la “Heimat”, la patria spirituale, il proprio punto di equilibrio e stabile armonia.
Il viandante di Hesse è colui che, come l’Emil Sinclair nel Demian (1919), porta impresso «il marchio di
Caino» (15), il marchio del cercatore e di colui che soffre intimamente del dissidio tra la propria individualità
e il mondo borghese, colui che, scavando inquieto nel
proprio inconscio, è bramoso di raggiungere quella vita
vera, quella vita autentica che si cela dietro il sipario
delle illusioni, dietro l’incessante fluire delle apparenze
CRONACHE AZIENDALI 185
Messa in scena di
Siddharta al Piccolo
Teatro di Milano
durante la stagione
1999-2000 con la regia
di Lamberto Puggelli,
Massimo Foschi nel
ruolo di Siddharta e
Claudia Carlone in
quello di Kamala.
A production of
Siddhartha at the Piccolo
Theatre in Milan during
the 1999-2000 season,
directed by Lamberto
Puggelli. Massimo Foschi
as Siddhartha and Claudia
Carlone as Kamala.
Frontespizio e antiporta
della prima edizione
italiana de Il giuoco
delle perle di vetro
(Milano, Mondadori,
1955), con dedica
autografa di Hermann
Hesse alla vicina di
casa Celestina Daccò
(Montagnola, Museo
Hermann Hesse).
Title page and first page
of the first Italian edition
of “The Glass Bead
Game” (Milan,
Mondadori, 1955), with a
dedication written by
Hermann Hesse to his
neighbour Celestina Daccò
(Montagnola, Herman
Hesse Museum).
e che sola può rasserenare chi avverte con dolore il tragico sentimento dell’umana caducità.
In viaggio sono il letterato giramondo Hermann
Lauscher (1901), romanzo ancora acerbo e a tratti improntato a un certo estetismo di maniera, che nondimeno già esprime la tipica tematica hessiana. In viaggio, o meglio in fuga, è poi l’impiegato disonesto del
racconto breve Klein e Wagner (1920), o il tormentato
Harry Haller nel Lupo della steppa (1927), così come
l’affascinante Boccadoro di Narciso e Boccadoro
(1930), fratello maggiore di quel simpatico vagabondo
Knulp (1915) che apparentemente si aggira «libero felice e buono a nulla» (16) come il perdigiorno di Eichendorff, ma che in fondo avverte malinconicamente la fragilità dell’esistenza.
In viaggio verso se stesse sono anche quelle figure dell’universo hessiano che hanno preferito la “vita
contemplativa” alla “vita activa”. Pensiamo all’ombroso
musicista Kuhn del Gertrud (1910) – il romanzo meno
amato da Hesse – e il pittore Veraguth di Roßhalde
(1914), che avvertono con più o meno rassegnazione il
contrasto tra le personali ambizioni artistiche e la prosaica realtà in cui vivono. Due romanzi che, insieme, costituiscono il prodotto di una riflessione sul ruolo dell’artista e i suoi conflitti familiari, compiuta da Hesse negli
anni trascorsi a Gaienhofen sul lago di Costanza (19011912) quando, ispirato da un desiderio di fuga dalla
città, allora piuttosto popolare in Germania e ravvisabile già nel Peter Camenzind, si illude di poter condurre
un’esistenza sedentaria e contadina insieme alla prima
moglie e ai tre figli, ottenendo però solo ripulsa per quella che è sostanzialmente una vita improntata all’opprimente tranquillità borghese.
In viaggio è pure Josef Knecht, il leggendario “Magister Ludi” del Giuoco delle perle di vetro (1943), non
tanto per le sue numerose escursioni fuori e dentro la
186 CRONACHE AZIENDALI
provincia pedagogica di Castalia, l’utopico Stato modellato sui contorni del Ticino in cui si svolge il romanzo, quanto per il cammino spirituale che lo porta a
compiere il suo ultimo e più alto atto di servitore (17)
ed educatore, non già nei palazzi di un Ordine dello Spirito, nobile ma arido, bensì al di fuori di esso e là nel
mondo. Nell’immersione panica in un lago alpino e nel
sacrificio di se stesso, si compie così interamente – è
chiara la citazione hegeliana del famoso paradosso del
Servo, che nel sacrificio del lavoro diventa Signore del
suo stesso Padrone – l’istruzione del giovane Tito Designori (18).
Ma soprattutto è in viaggio Siddharta (1922), il figlio del bramino che abbandona la casa paterna unendosi agli eremiti penitenti, per poi esperire le gioie erotiche della cortigiana Kamala e infine trovare pace trascorrendo la vecchiaia accanto all’illuminato Vasudeva.
«Non vado in nessun posto. Sono soltanto in cammino.
Vado errando» (19) è la risposta di Siddharta a Govinda, l’amico che gli chiede dove egli sia diretto, senza
capire che la meta del lungo cercare di Siddharta non
è «nient’altro che una disposizione dell’anima, una capacità, un’arte segreta di pensare in qualunque istante, nel bel mezzo della vita, il pensiero dell’unità, sentire l’unità e per così dire respirarla» (20).
Il Vagabondo, o ancor meglio, il Cercatore, come
Hesse stesso si definisce (21), è colui che, sentendosi estraneo al mondo borghese e da esso non capito,
decide di porgersi ai margini di esso e perseguire il proprio cammino individuale in solitudine, avverso a ogni
autorità, prima fra tutti quella scuola duramente criticata in Sotto la ruota (1906) che, insieme con I turbamenti
del giovane Törleß di Robert Musil pubblicati nello stesso anno, costituisce un durissimo attacco all’opprimente conformismo dell’istituzione collegiale. Il romanzo giovanile di Hesse – frutto di un’elaborazione letteraria della propria esperienza scolastica e di quella del
fratello Hans – prende spunto dalle vicissitudini contingenti del seminarista Hans Giebenrath e dell’amico Heilner (il ricorrere simbolico di nomi in H. H. è tipico degli
scritti di Hesse), per risolversi in un’accusa generale
all’istruzione scolastica in quanto tale che, votata al
motto dello “spezzare la volontà” dell’alunno, mira a rendere il futuro uomo un docile ingranaggio della macchina sociale. Molti anni più tardi, con la figura del “Magister Ludi” Josef Knecht, Hesse creerà quell’ideale di
maestro illuminato, che solo avrebbe potuto salvare il
piccolo Hans dalla disperazione in cui invece si distrugge annullandosi.
Il mito del Viandante raggiunge il culmine nel Pellegrinaggio in Oriente (1932), l’affascinante racconto di
quell’ideale “comunione di anime” già vagheggiata nel Demian e in seguito ricordata da Hesse nel discorso di conferimento del Nobel, ideale che sempre covò anche Friedrich Nietzsche: un’accademia dei liberi spiriti di tutti i
tempi e tutte le latitudini in cammino negli spazi e nei secoli al servizio – ricordiamoci di Knecht – della pace e
dell’armonia umana e la cui meta, racconta il violinista
H. H. protagonista del Pellegrinaggio, «non era soltanto
un’entità geografica, ma era la patria e la giovinezza
dell’anima, era il Dappertutto e l’In-Nessun-Luogo, era
l’unificazione di tutti i tempi» (22). Senofonte, Platone, Lao
Tze, Novalis e tutti gli altri grandi artisti e uomini di pen-
conscio» (27), lo Sguardo nel Chaos (1920) che rivela
la vanità di ogni ordine e l’interscambiabilità di tutti gli
opposti che lacerano l’esistenza, è portatore di un effetto catartico in grado di svelare che i contrasti della
vita, la divisione fra Spirito e Natura, tra Buono e Cattivo, tra Yin e Yang, non sono nient’altro che un velo di
Maya celante l’unità del Tutto.
Solamente attraverso lo sguardo nell’abisso si
può, infatti, raggiungere quella “Madre primigenia” verso cui tendono tutti i personaggi di Hesse, ne siano coscienti o meno: quel grembo originario in cui ogni identità individuale cessa di dolere, per ritornare a fondersi
in una comune origine indifferenziata (28).
Il «marchio di Caino» che portano impresso Emil
Sinclair e il suo amico e alter-ego Demian non è altro
che il marchio del Chaos (dal greco χα
αos, ovvero anche
baratro, voragine che si spalanca), il marchio degli eletti che hanno guardato nell’abisso dell’esistenza umana
riuscendo a scorgerne l’inesprimibile armonia.
Ecco allora il significato di tanti simboli e tematiche ricorrenti nella prosa hessiana. Si pensi alla metafora del sogno, unita alla lucida coscienza dei limiti
della parola. Pur con tutta la sua potenza, il linguaggio
non può che evincere dall’uso dei concetti, delle definizioni che tracciano i confini del pensiero ma che inevitabilmente sono costrette a limitarlo. Il sogno è, invece, in grado di donare la «libertà di vivere contemporaneamente tutte le cose pensabili, di scambiare
per gioco il dentro e il fuori, di far scorrere come quinte il tempo e lo spazio» (29). Attraverso la sua magia,
la realtà trasmuta, sfuma, perde la rigidità del pensiero dialogico e acquista quella molteplicità e mistero in
grado di trasformare un omega in un serpente, come
succede al giovane Boccadoro quando studia asson-
`
siero passati presenti e futuri, tutti i grandi scrittori della
“Weltliteratur” insieme con i loro personaggi, costituiscono quei pellegrini alla cui memoria sarà dedicato – in un
raffinato gioco autoreferenziale – il Giuoco delle perle di
vetro, la grande opera senile dedicata al nobile ordine spirituale di Castalia, inteso dallo scrittore come utopico
contrasto alla barbara realtà del Reich nazista (23).
Il motivo del viaggio interiore viene in particolare
arricchito di tematiche mitologiche e psicoanalitiche negli scritti successivi alla profonda crisi che colpisce Hesse durante gli anni della prima Guerra Mondiale (24),
crisi da cui esce grazie all’interessamento per le teorie
junghiane sull’inconscio collettivo e a numerose sessioni di analisi.
Molti personaggi di Hesse vivono, infatti, continuamente in bilico nella zona di confine fra il conscio e l’inconscio, fra i due mondi in cui cresce il piccolo Emil Sinclair e nell’abisso in cui si dibatte Klein, costantemente
sull’orlo della follia. Si pensi anche a Klingsor (1920), la
cui pittura surreale permette all’artista di riattraversare tut-t
te le tappe del profondo, e si pensi soprattutto alla frantumazione in mille «molteplicità di nuclei psichici» (25) del
“pazzo” Harry Haller, che si dibatte continuamente lacerato in un’esistenza impossibile, contemporaneamente
dentro alla società borghese e fuori da essa, gentile e
colto intellettuale ma anche bestia feroce e notturna (26).
Con il Lupo della steppa Hesse prende una posizione critica contro i suoi precedenti romanzi come Camenzind e Gertrud, in cui ora ravvisa, nonostante tutto,
un fondo di falsità. Se Camenzind e Kuhn, constatando
la loro condizione di inetti a vivere, si rinchiudono pavidamente in una nobile quiete, Harry Haller compie invece il salto nell’abisso e guarda negli occhi le profondità della propria anima. Ma questo «dialogo con l’in-
Hermann Hesse,
Sguardo sul lago
Ceresio, acquerello,
1924.
Hermann Hesse,
Gazing on Lake Ceresio,
watercolour, 1924.
natamente il greco, credendo così di compiacere l’amico studioso Narciso che, al contrario, capisce la necessità per l’amico di seguire il proprio destino uscendo dal chiostro di Mariabronn – variazione di Maulbronn, il collegio in cui studiano Hermann Hesse e
Hans Giebenrath – per gettarsi nelle braccia della vita,
delle donne e della natura.
E si pensi poi alla musica e all’acqua, presenze irrinunciabili nell’opera di Hesse, perfetti simboli della serena armonia e dell’essere nel divenire.
Quasi in ogni romanzo di Hesse troviamo scorrere libera e impetuosa l’acqua di un fiume, o riposare sereno e profondo lo specchio di un incontaminato lago
alpino. Spesso scorgiamo anche librarsi e viaggiare sospese fra cielo e terra una o tante nuvole, «eterno simbolo del viaggiare, della ricerca, del desiderio e della nostalgia» (30), come avverte Camenzind nel suo bel canto alla natura, sicuro che al mondo non vi sia uomo che
ama le nuvole più di lui.
Femminile e materna, l’acqua racchiude gli opposti come il grembo originario della Madre (31), e ad essa si affidano terminando la loro vita terrena non solo
l’impiegato Klein o il probabile suicida Hans Giebenrath, ma anche il leggendario Knecht che, in un’altra vita, fu anche Mago della pioggia.
Colui che, come il barcaiolo Vasudeva del Siddharta, sa ascoltare la musica del fiume (32), è colui che
ha scorto l’Essere dietro l’eterno e cangiante fluire delle onde e possiede il sorriso dell’illuminato.
Ma sorride anche l’amico musicista Pablo, in ve-
Lettera autografa
di Thomas Mann a
Hermann Hesse
del 2 agosto 1916.
Signed letter from
Thomas Mann to
Hermann Hesse dated
August 2, 1916.
188 CRONACHE AZIENDALI
rità l’immortale Mozart, che, insieme alle sensuali e misteriose amiche Maria ed Erminia, avvia il lupo della
steppa verso la guarigione, facendogli riconoscere dietro il crepitio di una vecchia radio la sua musica immortale, quel «linguaggio senza parole che esprime l’inesprimibile e rappresenta l’irrappresentabile» (33).
La musica è l’arte assoluta che affascina e commuove Emil Sinclair, Hermann Lauscher e Josef Knecht,
il quale, nel progetto non finito della sua quarta vita, in
lei troverà ciò che l’educazione pietista non gli ha saputo dare.
La musica «universo di ogni espressione dello spirito, linguaggio supremo della divinità» (34), come nota
Padre David Maria Turoldo, è per Hesse e i suoi personaggi la più alta espressione di contatto con l’armonia
universale. Ecco allora che il sublime Giuoco delle perle di vetro, nobile capacità dell’associare in un’unica melodia i più vasti campi del vero, del giusto e del bello,
non può che poggiare e trarre origine proprio da quest’arte. E dove la musica è ridotta a stridente e sguaiato strimpellare di un violino, lì è segno che non regna
alcuna armonia, come accade nel cupo seminario di
Maulbronn in Sotto la ruota, dove un collegiale incapace si ostina ottusamente a graffiare il povero strumento, facendo solamente la figura del cretino.
La descrizione più bella della prosa hessiana, paragonata proprio a una composizione musicale, ci è
stata lasciata da Hesse stesso, nell’ironico e acuto
racconto – amatissimo dall’amico Thomas Mann (35)
– dal curioso titolo di Psicologia Balneare (1925): «S’io
fossi un musicista – immagina lo scrittore – potrei scrivere senza difficoltà una melodia a due voci, una melodia composta di due linee, di due serie di toni e di
note, che corrispondono, si completano, si combattono, si condizionano a vicenda […]. E chiunque sapesse leggere uno spartito potrebbe leggere la mia doppia melodia, vedrebbe e udrebbe, di ogni nota, la nota opposta, la nota sorella o nemica o antitetica. Ebbene, è proprio questo, questa doppia vocalità, quest’antitesi in eterno movimento, questa linea doppia
che io vorrei esprimere col materiale che ho a disposizione, cioè con le parole e ci lavoro disperatamente
e non riesco» (36).
Tutte le coppie dello scrittore, come Narciso e Boccadoro, Veraguth e Burkhardt, Muoth e Kuhn, Siddharta e Govinda, Sinclair e Demian, Knecht e Designori costituiscono, infatti, una melodia a due voci suonata nel
tentativo di rappresentare il mitico uomo ideale che sappia finalmente unire i due poli dell’esistenza, vivendo in
armonia fra Eros e Logos, fra spirito apollineo e dionisiaco, al di là di ogni separazione, nella primigenia unità
divina (37).
Ma il destino di tutti questi viandanti, risuoni in essi più una nota che l’opposta, è unico e diverso per ognuno. Se Narciso ha scelto la via della contemplazione, Boccadoro percorre quella dell’arte e dell’amore sensuale. Se
il lupo Harry Haller si aggira brado e anarchico nella steppa, il “Magister Ludi” Josef Knecht, anche quando abbandona la carica di maestro del Giuoco lasciando la superba provincia pedagogica, compie l’azione con il proposito di servire e conservare l’Ordine castalio.
Per raggiungere la “Heimat”, Hesse non si stanca
di mostrarci come l’unica strada da percorrere sia la via
interiore della propria coscienza. Ecco perché, quando
Siddharta incontra il Buddha, egli ammira e rispetta
sommamente il Gotama, ma non ne diventa discepolo,
come invece accade all’amico Govinda, bensì continua
a percorrere la propria via, conscio che solo in questo
modo egli potrà essere vicino al venerabile.
È, quello di Hermann Hesse, un insegnamento di
libertà e responsabilità semplice e toccante come lo sono tutte le grandi verità dell’umana saggezza: sii te stesso, percorri la tua strada, perché «un padre può dare a
suo figlio il naso e gli occhi, e magari l’intelligenza, ma
non l’anima. Essa è nuova in ogni uomo» (38).
1)
Cfr. G. DECKER, Hesse-ABC, Leipzig, Reclam, 2002, p. 187.
2)
Fenomeni come questi sono noti come “malintesi creativi”
e sono la gioia degli studiosi di letteratura comparatista.
3)
Cfr. www.hesse2002.de.
4)
H. HESSE, Wanderung, Frankfurt am Main, Suhrkamp,
1975, p. 9.
5)
B. ZELLER, Hermann Hesse, Hamburg, Rowohlt, 2001, p. 40.
6)
H. HESSE, Hermann Lauscher, trad. di E. BANCHELLI, Milano,
SugarCo, 1991, p. 20.
7)
E. BANCHELLI, Introduzione a H. HESSE, Hermann Lauscher,
cit., p. 8.
8)
C. MAGRIS, Prefazione a H. HESSE, Romanzi, Milano, Mondadori, 1977, p. XXV.
9)
Cfr. V. MICHELS, Prefazione a H. HESSE, Il Viandante, trad. di
F. SOLINAS, Milano, Mondadori, 1993, p. 6.
10)H. HESSE, Peter Camenzind, trad. di E. POCAR, Milano, Mondadori, 1980, p. 66.
11) H. HESSE, Esperienze in Engadina, in Il Viandante, cit., p.
308.
12) H. HESSE, Peter Camenzind, cit., p. 43.
13) Ibidem, p. 56.
14) C. MAGRIS, Fra il Danubio e il mare, Milano, Garzanti, 2001,
p. 15.
15) H. HESSE, Demian, trad. di E. POCAR, in Romanzi, cit., p. 433.
16) C. MAGRIS, Prefazione, cit., p. XXV.
17) Knecht significa in tedesco servitore.
18) Cfr. H. HESSE, lettera a Rolf v. Hoerschelmann del 22 febbraio 1944 in Ausgewählte Briefe, Frankfurt am Main, Suhrkamp,
1974, p. 208.
19) H. HESSE, Siddharta, trad. di M. MILA, Milano, Adelphi, 1994,
p. 131.
20) Ibidem, p. 175.
21) Cfr. H. HESSE, lettera a Vasant Ghaneker dell’aprile 1953 in
Ausgewählte Briefe, cit., p. 405.
22) H. HESSE, Il pellegrinaggio in Oriente, trad. di E. POCAR, Milano, Adelphi, 2002, p. 25.
23) Cfr. H. HESSE, lettera a Thomas Mann del 23 ottobre 1946
in H. HESSE e T. MANN, Carteggio, trad. di R. RONCARATI, Milano,
SE, 2001, p. 197.
24) Oltre allo sgomento nei confronti di un’Europa dilaniata dai
Nazionalisti, nell’“annus horribilis” 1916 Hesse perde il padre, la
prima moglie viene ricoverata in una clinica per malattie mentali
e il figlio Martin è gravemente malato.
25) C. MAGRIS, op. cit., p. XXXIII.
26) M. P. CRISAZAN PALIN, Nota introduttiva a H. HESSE, Demian,
in Romanzi, cit., p. 301.
27) H. HESSE, Blick ins Chaos, Berlin, Seldwyla, 1920, p. 13.
28) B. BIANCHI, Introduzione a H. HESSE, Sull’amore, Milano,
Mondadori, 1988, p. 6.
29) H. HESSE, Il pellegrinaggio in Oriente, cit., p. 26.
30) H. HESSE, Peter Camenzind, cit., p. 13.
31) Cfr. B. BIANCHI, op. cit., p. 6.
32) Si noti come il verbo ascoltare – un ascoltare naturalmente
dell’anima e non dei sensi – compaia già nel titolo del primo romanzo di Hesse, il già citato Hermann Lauscher.
33) H. HESSE, Il lupo della steppa, trad. di E. POCAR, Milano, Mondadori, 1996, p. 127.
34) D. M. TUROLDO in G. RAVASI, Il Canto della Rana, Casale
Monferrato, Piemme 1990, p. 13.
35) T. MANN, in H. HESSE e T. MANN, Carteggio, cit., p. 153.
36) H. HESSE, Psicologia Balneare, trad. di I. A. CHIUSANO, in Altri Romanzi e Poesie, Milano, Mondadori, 1996, p. 481.
37) Cfr. H. HESSE, Der Ideale Mensch, in Eigensinn macht Spaß,
Ebner Ulm, Insel, 2002, p. 105 s.
38) H. HESSE, Knulp, trad. di E. POCAR, in Romanzi, cit., p. 257.
HERMANN HESSE
THE PILGRIM OF
THE ORIENT
The main thread of his
work is represented by the
poetry of wandering: he
filled many travel diaries
which his impressions and
poetical notes. His was an
authentic journey of selfinstruction in which a
youth abandons his village
to venture out in the
world. Not just a journey
in terms of geography, but
above all, a metaphor of
the path that is necessary
to reach the spiritual realm
and inner harmony.
Hesse’s journey is like that
of Siddhartha who leaves
his parents and joins the
repentant hermits: he
claims not to know where
he is going, but is sure of
being on the right path.
This is how he gains the
ability to look into the
abyss and rediscover his
origins: only by being yourself, and following your
path to the end may you
discover the true dimension of your soul.
Hermann Hesse,
Case a Montagnola,
gouache, 1920.
Hermann Hesse,
Houses in Montagnola,
gouache, 1920.
CRONACHE AZIENDALI 189
HERMANN HESSE
la Svizzera, l’Italia
e il Ticino
GIUSEPPE CURONICI
Hesse e la prima
moglie Maria Bernoulli
a Gaienhofen
sul Lago di Costanza.
In alto: Hermann
Hesse, Lago e colline
(particolare),
acquerello, 1924.
Hesse and his first wife
Maria Bernoulli in
Gaienhofen on Lake
Costance. - Above:
Hermann Hesse, Lake
and hills (details),
watercolour, 1924.
Hermann Hesse è uno degli scrittori più tradotti internazionalmente, il più diffuso degli autori del suo tempo. Dopo le edizioni normali o ristrette degli esordi, l’immenso riconoscimento avvenne nella seconda metà del
secolo da poco conclusosi.
Molti degli argomenti trattati da Hesse possono facilmente essere letti in senso universale, e il lettore vi
si identifica. Uno è davvero fondamentale: la ricerca e
la costruzione della propria personalità. Il secondo è non
meno ragguardevole: la disponibilità a vedere tutto il male possibile, a sentirselo addosso nella propria vita, e
nel contempo il bisogno o la volontà di non cedere al
panico, alle tentazioni del nichilismo, alla perdita dei valori. Questi sono anche alcuni dei motivi per cui l’opera
di Hesse ha suscitato in modo particolare l’attenzione
dei giovani. Il suo ritratto dell’uomo in crisi, il Lupo della steppa, rappresenta i conflitti e la crisi di valori della
civiltà occidentale nella prima metà del Novecento. Può
valere per chiunque, anche in altri luoghi e tempi. Un altro aspetto notevole è l’apertura internazionale. Hesse
è certo un autore tedesco; ma in lui emerge continuamente il riferimento a culture diverse. L’aspirazione alla pace interiore e all’armonia con gli altri e con il mondo – l’aspirazione, non l’ingenua presunzione di un facile possesso – è il tema del Siddharta, del Pellegrinaggio in Oriente, del Giuoco delle perle di vetro, ed è
sviluppato in una specie di religiosità non dogmatica in
Critico d’arte e critico letterario. Già Professore
presso il Liceo Cantonale di Lugano e Direttore
della Biblioteca Cantonale di Lugano. Vincitore
del Premio Bagutta Opera Prima 2002
cui confluiscono spiritualità cristiana, amore e venerazione alla natura, tradizioni indiane, tradizioni cinesi. Dal
periodo del nazismo Hesse usciva intatto e incontaminato: aveva predicato la pace, accettando di vivere lunghi anni di povertà piuttosto di piegarsi. Era diventato
un simbolo della cultura tedesca chiamata alla rinascita della vita civile europea dopo le ceneri roventi della
guerra. Verosimilmente è anche per questo motivo politico-storico-etico, oltre che per i meriti di scrittore, che
a lui venne conferito il premio Nobel, proprio nel 1946,
l’epoca della ricostruzione.
Un orizzonte internazionale
e un andirivieni attorno a Basilea
I rapporti di Hesse con l’Italia e il Ticino non sono
soltanto aneddoti geografici, ma riguardano alcune delle forze ispiratrici più profonde attive nell’animo dell’autore. Per capirne il significato occorre inserire l’immagine che Hesse aveva dell’Italia e del Ticino nell’insieme
della sua produzione su tutto l’arco della vita; inoltre è
necessario tener conto di altri riferimenti, che per quanto lontani (quanto dista l’India?) escono dalla stessa insopprimibile esigenza dell’animo: la ricerca della patria
interiore.
Dobbiamo mettere bene a fuoco questa idea di interiorità e internazionalità assieme. Diciamo dapprima
che cosa non è. Non è livellamento, non è cosmopolitismo, non è turismo culturale come abitudine generica a
passare da un luogo all’altro e da una filosofia all’altra
per curiosità superficiale o per incapacità a stare fermo
al proprio posto; non è il qualunquismo di chi nega la fede o la verità. Viceversa, l’atteggiamento di Hesse è tolleranza o meglio fraternità. Rispetta le diversità, onora il
pensiero e la coscienza degli altri, riconosce che ciò che
manca in una civiltà può essere appreso, per non dire addirittura importato, da culture diverse. Un autore europeo
viene nella Svizzera italiana a scrivere in tedesco una storia indiana, il Siddharta, che è del 1922 e pare di oggi.
Si apre una speciale gioia quando si scopre che da migliaia di chilometri e migliaia di anni sorgono richiami simili, come nelle figure di Buddha e di San Francesco.
Geografia culturale di Hesse
Davanti a noi sta un punto interrogativo: come mai
Hesse ha incorporato nella sua personalità e nella sua
produzione tali prospettive di pluralismo culturale? Dove e quando Hesse cominciò a orientarsi unificando tante direzioni?
190 CRONACHE AZIENDALI
La risposta storica si trova al numero 21 della Missionstrasse, a Basilea. Questa città fu importante per
Hesse, perché fu l’apertura alla cultura intercontinentale, e l’occasione dell’entrata in Svizzera.
I movimenti religiosi pietisti diramati nei secoli tra
Germania e Svizzera, nel 1815 a Basilea si erano rinnovati formando una società missionaria: la Evangelische Missionsgesellschaft, detta più brevemente Basler
Mission, che è in piena azione ancora oggi. Il celebre
indianista dottor Hermann Gundert, dirigente della missione in India, nel Malabar, era il nonno materno di Hermann Hesse. Fu un grande mediatore culturale, autore
di traduzioni di parti della Bibbia e di un vocabolario inglese-malayam. Tornato in Europa, nel 1860 diventò direttore della casa editrice missionaria a Calw, collegata a Basilea. Più tardi rientrò dall’India la figlia di Gundert, Marie. Alle edizioni di Calw venne mandato anche
il giovane pastore protestante Johannes Hesse, che pure era stato missionario in India. Johannes era di lingua
tedesca ma di nazionalità russa, perché proveniva
dall’Estonia, una delle province baltiche di lingua tedesca appartenenti all’impero degli zar. Johannes Hesse
sposò Marie Gundert; Hermann Hesse nacque a Calw
nel 1877, ed era cittadino russo.
Nel 1881 la famiglia trasloca a Basilea, perché
Johannes Hesse è diventato professore alla scuola della Basler Mission, dove rimane per cinque anni. Prendono la cittadinanza svizzera nel 1883, ma già nel 1886
la famiglia torna a Calw. Però nel 1890 il ragazzo Hermann Hesse, nato russo e diventato svizzero, assume
la cittadinanza germanica, più esattamente del Württemberg, per poter dare l’esame di Stato e proseguire
gli studi di teologia a Tubinga. L’anno successivo va in
collegio a Maulbronn, dopo sette mesi scappa, poi mette in scena un tentativo di suicidio, fa l’apprendista orologiaio, pensa di nuovo a scappare, ma più lontano, ha
in mente il Brasile.
A questo punto comprendiamo il significato che ebbe per Hesse tutto quel complicato andirivieni attorno a
Basilea: un incontro multivalente e profondo. Il pietismo,
che presentava il cristianesimo soprattutto come esperienza interiore; la serietà spirituale dei missionari; il contatto con l’India e in genere un senso vastissimo dei rapporti interculturali e della tolleranza; l’ingresso in Svizzera, fase intermedia verso l’insediamento in Ticino.
A Basilea comincia a pubblicare poesie, fa il libraio.
Nel 1901 parte per l’Italia. Ricompare dopo tre mesi. Nel
1903, secondo viaggio in Italia, con Maria Bernoulli che
sposerà l’anno successivo. Vanno ad abitare a Gaienhofen, sul Lago di Costanza e lì nascono tre figli. Nel 1911
con il suo amico pittore Hans Sturzenegger parte per i
paesi indiani, per un viaggio di conoscenza e istruzione.
Hesse nel 1912 si trasferisce a Berna, e da quel momento fino alla fine resta domiciliato in Svizzera. Nel
1919 si stabilisce definitivamente in Ticino.
Dove si trova l’Eden?
Per qualche motivo molto rispettabile, l’Eden è in
India, oppure nella regione dei laghi, o in Italia. È esattamente la stessa cosa. Nel 1927, per i cinquant’anni
di Hesse, il suo amico scrittore Hugo Ball (che era stato l’animatore culturale del movimento del Dadaismo)
pubblicò la prima monografia biografico-critica su Hes-
se, e in quel pregevole libro afferma che Montagnola è
Honolulu. Non abbiamo nulla da eccepire, basterà chiarire qualcosa.
Fra Ottocento e Novecento la civiltà occidentale è
scossa, anzi sconvolta, da eventi nuovi di portata immensa. L’industria diventa civiltà industrializzata in massa. Cambiano le condizioni di vita. Crescita economica
e conflitti sociali si intensificano. Le rivalità nazionalistiche stanno preparando la guerra mondiale. Il colonialismo si estende a tutto il mondo e pone le premesse all’attuale globalizzazione. Il disagio culturale e
psicologico si acuisce: il passaggio dalla vita contadina
e artigianale alla civiltà tecnologica, tra entusiasmo e
sofferenze, conformismo e ribellione, sollecita a progettare un radicale cambiamento di vita. Per alcuni, è
addirittura il recupero delle tradizioni etniche. Ad altri,
appare l’obiettivo della rivoluzione sociale. Per non pochi intellettuali e artisti, un’aspirazione pressoché individuale, sentita con intensità, è la ricerca di luoghi puri, incontaminati, dove si possa vivere una vita autentica, davanti alle forze intatte della natura, la quale è più
grande e più profonda delle città degli uomini.
In concreto, vuol dire mettersi in viaggio e cercare
altrove un possibile paradiso terrestre, che assomigli alla patria interiore indicibile e indescrivibile. Lo scrittore
inglese Stevenson si trasferisce nelle isole dei Mari del
Sud. Il pittore Gauguin va in Bretagna poi a Tahiti e nelle Isole Marchesi. Nietzsche sale in Engadina. Giovanni
Segantini passa dall’Accademia di Brera alle cascine del
CRONACHE AZIENDALI 191
Hermann Hesse,
Casa Camuzzi,
acquerello, 1926.
Hermann Hesse,
The Camuzzi House,
watercolour, 1926.
In the opposite
pp
ppage:
g
postcard to Paul
Schoeck from Assisi,
Spring 1911; Hesse
was travelling with the
musician Othmar
Schoeck and composer
Fritz Brun. «The
convent of Assisi is the
most beautiful thing
you can imagine! Oh,
Assisi! Walking
through her streets (?!)
Here, I feel + find all
that there is in the
Italian songbook [of H.
Wolf]! Kindest regards
from Othmar. To
Othmar, after having
drunk much Chianti:
only the halo is
missing. Fritz Brun We
need Chianti more
than a halo. Hesse».
Maloja. Van Gogh va in Provenza. Cézanne già era riparato a casa sua, pure in Provenza. Altri vanno nei paesi di pescatori sulla Costa Azzurra, a cui l’industria del
turismo non aveva ancora cambiato volto. Un gruppo di
filosofi e artisti va sul monte di Ascona, e il monte dei
filosofi è il Monte Verità; dopo la Prima Guerra mondiale ad Ascona arriva un nuovo flusso, ora sono i pittori
e gli scrittori. Questi sono pochissimi esempi famosi: il
movimento infatti è disseminato in vari punti d’Europa.
In quegli anni, il Ticino, uno dei territori più poveri
della Svizzera, era ancora quasi completamente collocato nella civiltà preindustriale. L’assimilazione con una
terra utopica, con un Eden, era possibile. Per Hesse,
assumeva anche il valore di un bisogno e di un rimedio, soprattutto per l’accumularsi di circostanze dolorose, di cui diremo fra breve. Riassumendo, agli occhi di
Hesse l’India, l’Italia, il Ticino avevano un aspetto in comune: il luogo di valori primordiali, il senso religioso della natura, la spontaneità del vivere, l’armonia tra uomo
e natura, almeno come immagine utopica edenica. Ma,
una volta accertato il nucleo comune, dobbiamo considerare gli elementi differenziali.
India. Nel caso dell’India, in Hesse agiscono le acquisizioni dell’infanzia, la tradizione di casa, la presenza di grandi sistemi culturali spirituali, alternativi a quello europeo e specialmente al conformismo materialista.
Italia. Per l’immagine dell’Italia è attiva un’altra
tradizione, quella dell’uomo di cultura tedesco che mira al Paese della classicità e dell’arte. L’impulso a sud,
un sud che è natura e cultura. Ciò vale proprio anche
nel caso di Hesse, il quale tuttavia non pensa molto
Cartolina di Hermann
Hesse al padre, datata
Venezia 2 maggio 1901:
«Cari saluti a te e a tutti!
Abito presso la signorina
Hüller a Venezia:
Fondamenta Fenice 2551.
Mi trovo bene, nonostante
un raffreddore e sono
contento. Lettere ecc. qui,
per favore. Cordialmente
Hermann» (Marbach,
Deutsches Literaturarchiv).
Hermann Hesse’s
postacards to his father,
dated May 2, 1901,
Venice: «Greetings to you
and everyone! I am living
at the home of Miss Hüller
in Venice: Fondamenta
Fenice 2551. I am well,
despite a cold and I am
happy. Letters, etc. here
please. Sincerely
Hermann» (Marbach,
Deutsches Literaturarchiv).
192 CRONACHE AZIENDALI
all’antichità classica e neanche all’antichità cristiana
(infatti non andò mai a Roma); gli interessa invece vivamente il Paese, la gente, e l’arte dalla fine del Medioevo fino ai suoi giorni.
Ticino. Il colle di Montagnola, sul lago di Lugano,
è la sintesi di un eden immaginario con un paese concreto, effettivo. Offre il doppio vantaggio di essere nel
medesimo tempo già vicino all’Europa centrale e ancora vicino alla natura rustica. È il luogo dove Hesse realizzò la parte culminante del suo lavoro, nella piena maturità e fino alla conclusione.
I viaggi in Italia
La scoperta dell’Italia è una grande esperienza
esistenziale, non solo culturale, vissuta da Hesse all’inizio del XX secolo. Il primo viaggio in Italia è documentato da un Diario e da altri testi di carattere descrittivo
o autobiografico. Gli scritti di Hesse Aus Italien, raccolti da Volker Michels (Frankfurt a. M., 1983), sono stati
pubblicati con il titolo Dall’Italia, a cura di Eva Banchelli (Milano, 1990). Parte da Calw la sera di lunedì 25
marzo 1901 e arriva a Milano martedì alle undici e mezza di sera. Visita Pavia, Genova, Firenze, Pisa, Pistoia,
Prato, Livorno e altri luoghi, torna a Firenze e qui rimane fino al 28 aprile. Poi va a Ravenna, Padova, Venezia, la Laguna, il Lido. Da Venezia si accomiata il 17
maggio, si ferma un giorno a Milano per vedere Brera.
Sabato sera «alle dieci e mezza sono salito sul treno
del Gottardo». Le pratiche doganali a Chiasso lo infastidiscono. Vicino a Lugano si addormenta. Il pomeriggio di domenica 19 maggio rientra a Calw.
Prima del viaggio si era preparato a dovere. Aveva
studiato la lingua italiana e la storia dell’arte.
Tutto il diario è attraversato da opere e artisti. L’architettura, la scultura e l’antichità assumono una posizione un poco secondaria rispetto allo spazio occupato
dalla pittura. L’interesse del giovane scrittore qui è
estremamente accentuato e la sua sensibilità è acuminata e finissima. Si sofferma continuamente sulla ricchezza del colore, non solo per gli effetti della percezione, ma per il significato culturale connesso. 10 aprile, Palazzo Pitti: «Siedo di nuovo a lungo davanti alla Caterina di Tiziano. La cosa veramente particolare del quadro è la totale unità di toni, per lo più assente nella pittura toscana, un’unità nella quale luce, figure, paesaggio ecc. sono accordi di pari intensità». La sua disposizione a sentire pittoricamente è eccezionale, al punto
che la ritroviamo anche quando invece di descrivere
quadri egli descrive paesaggi reali. 23 aprile: «Dal Ponte delle Grazie, meravigliosa vista sull’Arno che, di un
verde scuro e limpido in alto, passando sotto i ponti più
in basso rispecchiava tutti i colori della sera».
In Toscana è avvenuta una rivoluzione culturale
grandissima, il passaggio dal Medioevo all’Età Moderna. Di questo divenire storico, Hesse si occupa poco,
anche se nella sua preparazione c’era un capolavoro
della ricerca storica, il celeberrimo libro sul Rinascimento di Jakob Burckhardt. Hesse invece si concentra
soprattutto, di volta in volta, sul singolo dipinto. Però almeno una volta mette in chiaro la mutazione storica,
verso la fine del suo scritto su San Francesco e il francescanesimo, del 1904, quando cita Giotto riconoscendolo come straordinario innovatore: «Soprattutto
Giotto, il primo grande pittore dell’epoca moderna, è stato spinto proprio dalla sua riconoscenza e dal suo forte amore per Francesco e dalla di lui spiritualità a quella profondità».
Dopo i due fondamentali viaggi di scoperta, 1901
e 1903, attestati dai diari, Hesse scese dal Nord in Italia più volte, meglio se in compagnia di qualche amico.
Ma l’accumulo di informazioni museali e storiche, sottilmente e a poco a poco lo interessava meno. Apprezzava la gente, la popolazione, l’ambiente, il modo di vivere che gli pareva meno affannoso e artificioso di quello che trovava in patria; un ritmo di vita più vicino alla
spontaneità naturale. Il testo Giornata di viaggio in Italia, del 1913, dà una sentenza conclusiva: «Al di là delle differenze e degli affascinanti contrasti fra popoli e
Paesi, sempre, e con sempre maggior chiarezza, mi
verrà incontro il senso unitario dell’umanità».
Lingua e letteratura italiana
Pare che l’italiano fosse la sola lingua straniera
che Hesse conoscesse bene, comunque la sua seconda lingua dopo la lingua materna. Oggi la titolare della
libreria Fuchs e Reposo, libreria Wega, in via Nassa a
Lugano, si ricorda che da ragazza aveva visto più volte
entrare in negozio quel signore alto e magro, gentilissimo, che parlava tedesco o anche italiano con accento
tedesco. Anche a Montagnola c’è ancora chi se ne ricorda. Quando andava a trovarlo qualche suo amico tedesco, era Hesse la guida. Al grotto Cavicc o al ristorante Bellavista faceva l’interprete tra Thomas Mann e
l’ostessa. Notiamo bene che Hesse apprese l’italiano,
non dopo essersi insediato nella Svizzera Italiana, ma
parecchi anni prima; aveva infatti cominciato a studiarlo prima ancora del viaggio del 1901. Naturalmente
all’inizio lo parlava con accento da barbaro. Il Diario di
quei ricchissimi mesi ci fornisce svariate informazioni.
Milano, mercoledì 27 marzo: «Cena in una piccola trattoria (macheroni con sugo)». A quei maccheroni
mancava solo una “c”. «L’intera famiglia, gatto compreso, era seduta a tavola con me e se la rideva del
mio italiano». Giovedì 28, a Pavia, sosta in un’osteria
di campagna: «Gente semplice e alla mano che si è dimostrata molto cortese con me e rideva del mio italiano». Arriva a Firenze e viene accolto in casa del professor Thurnheer. Pasqua, 7 aprile: il professor Thurnheer
«mi mette gentilmente a disposizione della letteratura
su Firenze», ma venerdì Hesse aveva già acquistato un
classico italiano rinascimentale, le Vite del Vasari. Dopo tre settimane, domenica 28 aprile, è a pranzo dai
Thurnheer, e annota: «Con loro parlo solo italiano». Il 17
maggio, sulla via del rimpatrio, fa conversazione sul treno da Milano a Venezia con un inglese. «Abbiamo parlato metà italiano e metà tedesco. Poi si è unita a noi
una signora di Venezia con una figlia graziosa e abbiamo chiacchierato tutti insieme in italiano».
Il secondo grande viaggio in Italia è del 1903. Lo fa
in compagnia di Maria Bernouilli e dell’amica di lei, la pittrice Gudrun, che li aspetta alla stazione di Milano. A Firenze trova una camera dai Thurnheer, le due ragazze alloggiano nelle vicinanze. Martedì 7 aprile esibisce il suo
sapere linguistico. Con i Thurnheer chiacchiera per un’ora,
e conclude: «Mi ha fatto un gran piacere che il mio italiano arrugginito riprendesse a scorrere così bene».
Hesse legge direttamente alcuni dei massimi autori italiani, scrive in tedesco articoli sulla loro opera,
e pubblica delle traduzioni-rielaborazioni. Alcune sue
versioni tedesche di pagine dai Fioretti di San Francesco sono indicate da Eva Banchelli come traduzione e
riduzione, oppure libero adattamento. È chiaro il motivo per il quale Hesse ammira San Francesco: corrispondeva moltissimo al modello di spiritualità cristiana che egli aveva contemplato e interiorizzato fin da
bambino attraverso la forte religiosità dei suoi genitori
e del grande nonno Gundert. Un giovane di famiglia ricca e onorata, dopo aver gustato i sapori del mondo,
pianta tutto, sceglie la povertà, l’interiorità spirituale, e
va a fare il monaco. Chi rappresenta questo profilo biografico? Il figlio del borghese di Assisi, Francesco? O il
figlio del signore di Kapilavastu, Buddha? O un modello astratto di conversione? Nel 1904 Hesse pubblica
due scritti biografici, uno su Boccaccio, e uno su San
Francesco. A dire il vero, sono due personaggi diversi
assai, messi uno accanto o contrapposto all’altro. Nel
romanzo del 1930, Narciso e Boccadoro, i due protagonisti sono un monaco asceta e un artista sensuale.
Simili coppie di opposti tornano con insistenza nell’opera di Hesse maturo. La polarità, la contraddizione della vita umana è uno dei temi che lo attraggono maggiormente.
CRONACHE AZIENDALI 193
Cartolina a Paul
Schoeck da Assisi,
primavera 1911; Hesse
viaggiava con il
musicista Othmar
Schoeck e il
compositore Fritz Brun.
«Questo convento di
Assisi è la cosa più
bella che si possa
vedere! Ah Assisi!
Passeggiando tra le vie
(?!) sento + trovo qui
tutto quanto c’è nel
canzoniere italiano [di
H.Wolf]! Tanti cari
saluti dal tuo Othmar.
A Othmar dopo aver
bevuto molto Chianti
manca solamente
l’aureola. Fritz Brun
Però abbiamo più
bisogno del Chianti
che di un’aureola.
Hesse».
Hesse mentre dipinge
nei pressi di Montagnola
in una fotografia della
fine degli anni ’20.
Hesse, while painting
near Montagnola, in a
photograph from the
end of the 1920’s.
HERMANN HESSE:
SWITZERLAND,
ITALY AND
THE TICINO
Hesse produsse molti articoli per giornali e riviste,
che vanno dal racconto al breve saggio e alla recensione di libri. Lo vediamo passare, con itinerario libero, attraverso parecchi nomi e autori italiani: Leonardo, Machiavelli, Pascoli (per il quale il 5 giugno 1914 sulla
“Münchner Zeitung” osserva: «Molti dei suoi delicati
Poemetti sono così ricchi di sonorità musicali da far apparire impossibile una traduzione»).
The vast and intense search
for an international horizon in his life’s experience
may not be reduced to simple cultural tourism: it is
tolerance and fraternity.
But where do you put
“Eden”, the interior destination he so longed for?
This is a compound objective in his cultural and human growth. And then
there is India, which was
part of his family’s spiritual DNA. And Italy, the
country of classicism and
art. There is the Ticino, a
real and ideal place so very
close to the heart of Europe, yet all the while rustic and unspoiled. In his
various journeys in Italy, he
appreciated the masters of
painting and expressed a
particular sensitivity in receiving its implicit message. But he appreciated
Italian style, especially in
the people’s nature: the
simple warmth of a world
which seemed to have
kept its wonder of life intact.
In Ticino
Forse ciò che il Ticino fu per Hermann Hesse assomiglia davvero alla parte più raggiungibile dell’utopia
dell’Eden. Lo scrittore vi si stabilì definitivamente nel
1919, ma aveva cominciato a conoscerlo, a poco a poco, fin dall’inizio del secolo. Lo sguardo più fugace fu
quello attraversandolo dal treno in corsa, nei viaggi in
Italia. Nel 1905 fece un’escursione a piedi tra il Lago
di Como e il Lago di Lugano. Due anni più tardi andò
ad Ascona, sul Monte Verità, per una cura fisioterapica. A partire dal 1916 frequentò la regione di Locarno,
tra lago e montagne, solo o con amici, per brevi periodi di vacanza.
Per Hesse furono estremamente difficili i tempi
corrispondenti alla Prima Guerra mondiale, e immediatamente successivi. Durante il conflitto si dedicò a opere assistenziali per i prigionieri di guerra tedeschi. Sui
giornali subì ripetuti e violenti attacchi, perché si era
espresso contro il militarismo pangermanico. Un figlio
si ammalò, il padre morì improvvisamente, e la moglie
dovette essere ricoverata in clinica per una malattia psichiatrica gravissima. Essendo lui stesso in pericolo di
smarrire l’equilibrio, e rendendosene conto, nel 1916
Hesse si mise in cura psico-analitica dal dottor Lang, discepolo di C. G. Jung. Una prima e inaspettata conseguenza fu l’inizio di una nuova attività creativa: il dottor
Lang suggerì al suo paziente di mettersi a disegnare e
dipingere, a scopo terapeutico. Lo scrittore eseguì autoritratti in bianco e nero e innumerevoli paesaggi, che
salirono fino al numero di tremila acquerelli in dieci o
quindici anni. Quasi tutti sono paesaggi ticinesi. L’atti-
194 CRONACHE AZIENDALI
vità del dipingere era nello stesso tempo fisica e psichica; l’affanno si scioglieva in immagini. E il tema trattato era, in un certo senso, il più ricco di vita, pace e
maestà: cielo, laghi, qualche villaggio, alberi, foreste. La
natura.
La sconfitta della Germania fu per lui una catastrofe psicologica, morale, e anche finanziaria, a causa
dell’inflazione che annientò i suoi risparmi. La crisi parzialmente padroneggiata non si arrestò; Hesse trovò
una sistemazione adeguata per i tre figli, e decise di allontanarsi da Berna, strapparsi da ogni cosa e ricominciare la vita daccapo, forse tra Ascona, Arcegno e Ronco. Ma ecco uno strabiliante inconveniente! Anche la
moglie, momentaneamente dimessa dalla clinica psichiatrica, aveva stabilito di venire nel Ticino, e comprarsi una casa proprio ad Ascona. Allarmato, Hermann
Hesse modificò i programmi. Doveva spostarsi più a
sud, in riva a un altro lago, quello di Lugano. Scese a
un albergo a Sorengo, e dopo non troppi giorni scoprì
una dimora che lo affascinava nel paese di Montagnola. L’architetto Camuzzi, attivo a metà Ottocento a San
Pietroburgo, rientrando al paese natio si era sistemato
un grosso cascinale trasformandolo in palazzo eclettico-barocco-orientale. Qui Hesse affittò quattro camere
senza riscaldamento. C’era un camino, e un balcone.
Si mise al lavoro. La sua capacità produttiva nei primi
anni fu frenetica, poi assunse un ritmo più disteso. Nel
1931 Hesse, che aveva ancora difficoltà finanziarie, ricevette un importante aiuto dal mecenate Hans C. Bodmer, che fece costruire per lui la Casa Rossa, dove lo
scrittore abitò e lavorò fino alla morte. Montagnola fu la
culla dei suoi lavori più famosi. Uno di essi, L’ultima
estate di Klingsor, è un racconto ambientato in casa Camuzzi: si riconoscono il giardino, il balcone, il paesaggio. I nomi di luoghi sono anagrammi di nomi effettivi:
Manuzzo sarà Muzzano, Laguno è Lugano, Caruno vuol
dire Carona. A noi sembra di dover notare qualcosa di
molto vivo: sono tutti luoghi che da Montagnola si possono raggiungere a piedi, andata e ritorno al massimo
in una giornata. Significa che sono i luoghi sentiti da
Hesse direttamente con la sua presenza corporea. Al
Ticino, al paesaggio, alla popolazione, alle feste e alle
chiese e ai paesi, Hesse dedicò innumerevoli pagine descrittive e autobiografiche. Era grato al paese che lo aveva accolto.
Ma, e il cartello? All’ingresso della Casa Rossa,
sul pilastro del cancello, un giorno apparve una scritta
severa: le visite non sono gradite. Hesse era in quel
momento lo scrittore più famoso al mondo. Aveva settanta, ottant’anni, e venivano a trovarlo ragazzi con il
sacco a pelo e la chitarra, e sconosciuti da ogni parte
del mondo. Cosa doveva fare, dare retta a decine di visitatori ogni giorno? A ottant’anni? Chiuse il cancello,
per legittima difesa. Ma non lasciò cadere il colloquio.
Rispondeva a chiunque gli scrivesse. Scrisse trentacinquemila lettere. Nel 1923 aveva voluto abbandonare la
cittadinanza germanica, per amore al popolo e alla cultura tedesca e per disprezzo alle nuove nere correnti politiche che stavano per precipitare il suo Paese in una
bufera peggiore della precedente. Volle diventare svizzero, ticinese, lui che aveva desiderato imparare l’italiano. Il Comune gli conferì la cittadinanza onoraria. È
sepolto al cimitero di Gentilino.
䡵
IL MUSEO
HERMANN HESSE
a Montagnola
Un luogo d’incontro
REGINA BUCHER
Il 2 luglio 1997, in occasione del 120° anniversario della nascita dell’artista, Premio Nobel per la letteratura nel 1946, il Museo Hermann Hesse fu inaugurato nell’antica Torre Camuzzi, situata nel nucleo del
paese di Montagnola e appartenente al complesso della Casa Camuzzi.
Diretto dalla Fondazione Hermann Hesse, il Museo
è diventato un luogo che permette ai visitatori, in una
stimolante atmosfera, di ripercorrere il cammino creativo di Hesse, di raccogliersi nel regno della sua opera
letteraria e di godere la bellezza dei suoi acquerelli. L’allestimento del Museo consente il contatto e lo scambio tra i visitatori. All’entrata, nel giardino e nel bookshop che dispone delle opere di Hesse in quattro lingue, i posti a sedere invitano alla sosta e alla comunicazione.
In virtù di un’ampia ideazione, il Museo offre al visitatore, accanto all’esposizione permanente di manoscritti, lettere, edizioni librarie, acquerelli, fotografie e og-
Direttrice della Fondazione
Hermann Hesse Montagnola
getti personali – tra gli altri, la scrivania e la macchina
da scrivere –, diverse possibilità per avvicinarsi a Hesse. Annualmente, tre distinte mostre temporanee prendono in considerazione ed espongono un aspetto particolare di temi e personaggi legati a Hesse, mettendo a
disposizione del pubblico opere e testi spesso inediti.
Nel 2003 sono programmate le esposizioni sullo scultore Hermann Hubacher, sulla tessitrice di tappeti Maria Geroe-Tobler e una mostra sugli abitanti di Montagnola e la loro relazione con Hermann Hesse.
Al Museo sono installati dei luoghi d’ascolto, grazie ai quali è possibile sentire la voce di Hesse che legge i suoi testi o ascoltare le sue musiche preferite. In
una piccola sala si può assistere alla proiezione di un
film-documentario in italiano, tedesco e inglese sulla vita ticinese dell’artista. Le letture settimanali in italiano
e tedesco, seguite da una discussione con il pubblico,
così come le passeggiate attraverso i luoghi amati da
Hesse, le conferenze, i concerti e diversi momenti recitativi contribuiscono a rendere preziosa e piacevole
la visita al Museo.
THE HERMANN
HESSE MUSEUM
IN MONTAGNOLA.
A MEETING PLACE
It isn’t just a museum in the
traditional sense of the
term. It is a place of memories where the personality and work of the great
writer continue to communicate extraordinary atmospheres. The museum
was set up in 1997 and
houses letters, personal effects, photographs, water
colours, the desk and the
typewriter: one can even
listen to Hesse reading
from his books. The author
has been translated into 60
languages and at over 100
million books sold, he is
the most widely read German-language writer of
the twentieth century. The
aim of the Foundation
dedicated to him that runs
the museum is to keep
alive his work to testify not
only to his exceptional creative capacity but also to
the interior torment that is
always current, especially
during the anxiety-ridden
periods in which we live.
The museum’s twenty
thousand visitors a year are
a silent homage to a great
spirit of our times.
i colori e la tavolozza
di Hesse (Montagnola,
Museo Hermann Hesse).
A sinistra: Il Museo
Hermann Hesse nella torre
di Casa Camuzzi a
Montagnola. In alto:
la macchina da scrivere
di Hesse (Montagnola,
Museo Hermann Hesse).
Lo scopo principale della Fondazione è di mantenere viva l’opera di
Hesse, di far riconoscere l’attualità
dei suoi lavori letterari e di tematizzare
lo spirito dell’artista quale superatore di confini.
Il Museo conta annualmente 20.000 visitatori, rappresentando così, in Ticino, un’importante istituzione
culturale, frequentata da un pubblico internazionale.
Tradotto in 60 lingue e con più di 100 milioni di libri venduti, Hermann Hesse è l’autore di lingua tedesca
del ventesimo secolo più letto al mondo. Per questo motivo la Fondazione Hermann Hesse Montagnola ha spesso organizzato progetti ed esposizioni fuori dai confini
ticinesi, ad esempio a Winterthur, Zurigo, Berlino, Milano, Venezia e Bruxelles.
䡵
CRONACHE AZIENDALI 195
Painter’s delight: Hesse’s
colours and easel
(Montagnola,
Hermann Hesse Museum).
On the left:
the Hermann Hesse
Museum in the tower
Casa Camuzzi at
Montagnola - At the top:
p
Hesse’s typewriter
(Montagnola, Hermann
Hesse Museum).
FATTI
di
casa
nostra
SERVIZIO DI CASSA DEL
PONTIFICIO ATENEO SALESIANO
Cash desk service of the
Pontificio Ateneo Salesiano
APERTURA DELLA SUCCURSALE
DI BELLINZONA
DELLA BANCA POPOLARE
DI SONDRIO (SUISSE) SA
I
Opening of the Bellinzona
Branch Office of the Banca Popolare
di Sondrio (Suisse) SA
l prestigioso Pontificio Ateneo
Salesiano di Roma ci ha affidato il
servizio di cassa. La nuova
acquisizione, che testimonia un
susseguirsi di successi, è l’ennesima
dimostrazione della fiducia nei
confronti della banca da parte di
organismi importanti, qual è per
l’appunto l’ateneo romano, fiducia che,
anche in questo caso, si è tramutata
in preferenza.
Rimanendo nell’ambito delle università,
Biblioteca “Don Bosco” dell’Università
Pontificia Salesiana
“Don Bosco” Library of the Università
Pontificia Salesiana
di ITALO SPINI
con la collaborazione di MAURA POLONI
il Pontificio Ateneo Salesiano è stato
preceduto, nell’affidamento del servizio
analogo, dall’Università Commerciale
Luigi Bocconi di Milano, dall’Università
degli Studi San Pio V di Roma, dalla
Pontificia Università Lateranense di
Roma, dall’Università degli Studi
dell’Insubria di Varese e Como, dal
Politecnico di Milano.
Il Pontificio Ateneo è stato fondato nel
1940 a Torino e trasferito a Roma
venticinque anni più tardi. Nel 1973
Papa Paolo VI, con il motuproprio
Magisterium vitae, elevò l’ateneo al
rango di Università Pontificia, al cui
prestigio diede una sferzata
determinante il compianto sondriese
don Egidio Viganò, già proboviro della
banca.
L
a Banca Popolare di Sondrio
(Suisse) SA il 4 novembre 2002 ha
aperto la succursale di Bellinzona,
ubicata nel centrale viale Stazione
n. 26, abilitata a svolgere tutte le
operazioni che la controllata svizzera
può compiere.
Tale unità amplia la sfera d’azione
della “Suisse” nel Canton Ticino e
completa, con la succursale di
Locarno, la presenza nel Sopraceneri.
Bellinzona, città dove insiste il governo
cantonale e che conta diciottomila
abitanti, è una porta d’accesso ai
passi alpini e un centro importante dei
commerci da e per l’Italia.
Numerosi gli uffici ed efficienti i servizi
pubblici.
Bellinzona è meta di turisti e, tra le
attrattive, primeggiano i castelli che
vengono sempre più valorizzati.
La nuova dipendenza è chiamata a
mettere a disposizione i propri servizi
anche agli abitanti delle valli che
convergono su Bellinzona: Valle
Riviera, Valle Leventina e Valle di
Blenio.
Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA,
succursale di Bellinzona
Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA,
Bellinzona Branch Office
partecipazioni nel capitale, di
sostenere le imprese di piccole e
medie dimensioni, soprattutto
lombarde, impegnate in settori
tecnologicamente avanzati e con buoni
potenziali di crescita.
APERTURA DELL’AGENZIA
DI BELLAGIO
Opening of the Bellagio Agency
1871: la prima sede della banca
AVVIATA L’AGENZIA N. 5
DI SONDRIO
Sondrio Agency n° 5
started
L
a banca è stata costituita il 4
marzo 1871 a Sondrio e
l’ubicazione degli uffici era nell’attuale
piazza Campello, a fianco della
collegiata, esattamente nel punto dove
ora insiste l’agenzia n. 5 (galleria
Campello n. 2), che ha preso avvio il 4
novembre 2002. Un ritorno alle origini,
quindi.
La nuova unità ha un compito
anzitutto promozionale, volto a seguire
gli operatori commerciali, presenti in
gran numero nelle immediate vicinanze
della dipendenza. È chiamata inoltre a
illustrare e offrire i prodotti finanziari e
a fare da trait d’union tra la clientela e
le varie filiali.
Gli ambienti dell’agenzia sono luminosi
e invitanti e ben si addicono
1871: the first headquarters of the bank
all’innovativa attrezzatura di cui è stata
dotata. Sono stati anche previsti,
all’interno, due spazi idonei a ospitare
eventi, quali mostre, esposizioni,
incontri.
Si è voluto, con l’istituzione di questo
sportello, creare una “vetrina”,
comoda e piacevole, attraverso cui
comunicare con facilità.
ACQUISITO IL SERVIZIO
DI BANCA DEPOSITARIA
DEI FONDI MOBILIARI CHIUSI
PROMOSSI DA FINLOMBARDA
GESTIONI SGR SPA
The service of Custodian
of the Closed Floating Asset Funds
promoted by Finlombarda Gestioni
SGR SpA acquired
A
bbiamo ricevuto l’incarico di
svolgere il ruolo di banca
depositaria dei fondi comuni mobiliari
chiusi istituiti da Finlombarda Gestioni
SGR spa, società partecipata da
Finlombarda spa – finanziaria costituita
nel 1971 per iniziativa della Regione
Lombardia – e da Politecnico
Innovazione, consorzio promosso dal
Politecnico di Milano.
L’importante assegnazione rafforza i
nostri legami sia con la Regione
Lombardia, del cui servizio di tesoreria
siamo compartecipi e all’interno della
quale opera da anni la nostra agenzia
n. 4 di Milano, sia con la Finlombarda
spa, nostra partecipata, con cui
abbiamo convenzioni per l’erogazione
di finanziamenti agevolati alle imprese,
sia con il Politecnico di Milano: di
questo importante ateneo siamo
tesorieri e presso di esso opera
l’agenzia n. 21.
Attraverso l’istituzione di fondi mobiliari
chiusi, Finlombarda Gestioni SGR spa
si propone, con l’acquisizione di
G
iovedì 21 novembre 2002 ha
aperto al pubblico l’agenzia di
Bellagio, in via Valassina n. 58.
Questa unità, che opera in una delle
località turistiche più prestigiose
norditaliane di notorietà internazionale,
rafforza la già nutrita presenza della
banca sulle rive del lago di Como.
L’attenzione particolare per tale area
fa, della Banca Popolare di Sondrio,
un’istituzione di riferimento, a
disposizione dei residenti e del
pubblico in genere.
La cittadina di Bellagio – tremila
abitanti circa – gode di clima mite ed è
situata sulla punta di territorio che
divide il lago lariano in due rami: quello
occidentale verso Como e quello
orientale in direzione di Lecco.
Già a partire dall’Ottocento, Bellagio
era uno dei più rinomati e apprezzati
luoghi di villeggiatura europei. Anche
oggi mantiene il suo fascino di
ambiente naturale intatto, costellato di
numerose ville gentilizie, ricche di
giardini.
CRONACHE AZIENDALI 197
Tale centro, dove sono presenti
adeguate strutture alberghiere anche
di alto livello, basa la propria economia
principalmente sul turismo e sulle
connesse attività commerciali.
Va poi sottolineato che svolge anche
un ruolo di riferimento per i comuni
circostanti, meno attrezzati di servizi
e strutture.
SERVIZIO DI CASSA PER CONTO
DELL’AZIENDA SONDRIESE
MULTISERVIZI SPA
Cash desk service on behalf of
the Sondrio company Multiservizi SpA
L
’ASM Spa – Azienda Sondriese
Multiservizi – ci ha affidato il
servizio di cassa con decorrenza dal
1° gennaio 2003.
L’Azienda Sondriese gestisce, oltre ai
parcheggi e all’impianto di depurazione
di Sondrio, diversi importanti e
indispensabili servizi di pubblica utilità,
come quello elettrico, farmaceutico,
fognario, di igiene urbana,
dell’acquedotto, del gas, dei trasporti
cittadini.
Al di là del lavoro che dal servizio
deriva, l’acquisizione è, proprio per la
fiducia riservata alla banca, motivo di
soddisfazione e premia ancora una
volta l’esperienza e la professionalità
raggiunte nello specifico settore.
APERTURA DELL’AGENZIA
DI CAMPODOLCINO
Opening of the Campodolcino Agency
L
a banca, nell’ambito del piano di
sviluppo della propria rete nel
territorio d’origine, cioè la provincia di
Sondrio, il 26 novembre 2002 ha
aperto l’agenzia di Campodolcino, in
via Corti n. 67. Questa filiale ha
l’obiettivo di servire un’area che, negli
ultimi anni, ha registrato uno sviluppo
turistico soddisfacente, grazie anche
alla realizzazione di qualche anno fa
dello Sky Express, funicolare
sotterranea che collega Campodolcino
agli impianti sciistici di Motta. Questo
modernissimo impianto ha contribuito
e contribuisce allo sviluppo dell’intero
comprensorio sciistico della
Valchiavenna, favorendo inoltre le
attività commerciali del luogo.
Non va poi dimenticato che
Campodolcino è attraversato dalla
Strada Statale n. 36, la quale, nei
periodi di apertura del valico dello
Spluga, collega la Valchiavenna alla
Confederazione Elvetica, con
conseguente notevole transito di
autoveicoli.
Il cavaliere maestro Mario Testorelli
Knight Maestro Mario Testorelli
DECESSO DEL CAVALIERE
MAESTRO MARIO TESTORELLI
Death of Knight
Maestro Mario Testorelli
I
l 10 dicembre 2002 è deceduto il
cavaliere maestro Mario Testorelli,
consigliere d’amministrazione della
banca dal marzo 1983, dopo che
aveva ricoperto, nell’82, la carica di
sindaco effettivo.
Nativo di Valfurva e residente nello
stesso comune, era persona stimata
per l’impegno professionale, per bontà
d’animo e per l’innato altruismo, che lo
portava a dedicarsi assiduamente alla
collettività.
È stato insegnante di scuola
elementare e dal 1955 al 1970 è
stato sindaco del suo paese.
Amava la cultura e le tradizioni locali,
concretatesi con l’ideazione e la
fondazione del Museo Vallivo di
Valfurva, un vero gioiello.
Appassionato di montagna e guida
alpina emerita, ha promosso la
fondazione del Centro Nivo
Meteorologico di Bormio.
Rinnoviamo il vivo cordoglio alla
desolata famiglia dello scomparso e a
chi gli era vicino.
CONFERENZA DEL
DOTTOR DANIEL VASELLA
Conference of
Dr. Daniel Vasella
L
a banca il 13 dicembre 2002 ha
ospitato a Sondrio il dottor Daniel
Vasella, presidente e amministratore
delegato di Novartis International AG di
Basilea – colosso farmaceutico
costituito nel 1996 dalla fusione fra la
Sandoz e la CibaGeigy –, che ha
tenuto una conferenza sul tema
“Ricerca biomedica – Può l’industria
europea competere?”.
È la terza volta, nel ciclo delle nostre
conferenze, iniziato nel 1971, anno del
centenario di fondazione della banca,
che un personaggio svizzero tiene da
noi a Sondrio una pubblica
conversazione. Il primo fu l’onorevole
avvocato Nello Celio, nel 1975, che
all’epoca era consigliere federale
svizzero, dopo aver ricoperto le cariche
di presidente della Confederazione e di
ministro delle finanze. Nel settembre
1997 venne il professor Marco
Baggiolini, noto ricercatore in medicina,
presidente dell’Università della
Svizzera Italiana di Lugano e
Mendrisio.
I motivi per i quali abbiamo un occhio
di particolare riguardo per la
Confederazione elvetica sono
molteplici, tra cui quello riguardante la
posizione geografica della provincia di
Sondrio, nostra terra di elezione e
confinante con la Svizzera, Paese con
il quale sussistono da sempre, da
parte della Valtellina e Valchiavenna,
interessi di lavoro, commerciali e
interscambi culturali. Va poi ricordata
la Banca Popolare di Sondrio (Suisse)
SA, istituzione di diritto svizzero
costituita a Lugano nel maggio 1995 e
interamente da noi controllata.
La conferenza, tenuta in inglese non
conoscendo bene l’oratore la nostra
lingua, è stata tradotta in
contemporanea in italiano da
un’esperta interprete, di modo che chi
ha voluto ha potuto ottimamente
seguire l’elocuzione in cuffia.
L’industria farmaceutica si è adeguata
alle esigenze via via crescenti di
domanda di farmaci, soprattutto a
motivo dell’aumentato numero di
persone anziane che, notoriamente, ne
sono abituali consumatrici.
La ricerca in Europa è stata potenziata,
ma non com’è avvenuto negli Stati
Uniti d’America, dove si destinano
adeguate risorse anche per il
marketing e per la diffusione delle
scoperte su riviste specializzate. I
risultati sono straordinari, sia nella
ricerca e sia nella commercializzazione
dei prodotti. Quindi gli USA sono un
punto di riferimento mondiale per il
Conferenza del dottor Daniel Vasella
settore e molti talenti europei, non
riuscendo nel Vecchio Continente a
sviluppare le loro potenziali capacità,
raggiungono l’allettante mondo
universitario dello Stato a stelle e
strisce, dove possono disporre di
mezzi d’avanguardia e ricevere
appaganti compensi.
L’Europa, per riuscire a competere con
gli USA, dovrebbe puntare
maggiormente su un’economia di
mercato e adottare opportuni
accorgimenti, atti a evitare la fuga di
cervelli, anche con compensi più
rispondenti a quel tipo di lavoro.
SERVIZIO DI TESORERIA DELLA
LIBERA UNIVERSITÀ DI LINGUE
E COMUNICAZIONI IULM
DI MILANO
Treasury service of the Free University
of Languages and Communications
IULM of Milan
L
a banca è rimasta aggiudicataria
del servizio di tesoreria della Libera
Università di Lingue e Comunicazioni
IULM di Milano, prestigiosa università
fondata con il nome di Istituto
Universitario di Lingue Moderne nel
1968 dal senatore professor Carlo Bo.
Lo IULM è l’unica università in Italia
che contempla lo studio della
comunicazione con la facoltà di
Libera Università di Lingue
e Comunicazioni IULM di Milano
Free University of Languages
and Communications IULM of Milan
scienze delle comunicazioni e dello
spettacolo, cui si aggiunge quella di
lingue, cultura e lettere moderne.
Gli iscritti sono circa novemila.
Il numero crescente dei servizi di
tesoreria anche per conto di importanti
atenei implica un impegno di persone
e di mezzi efficienti non indifferente.
È uno sforzo che la banca ha scelto
di sostenere e cerca di attuarlo
nel migliore dei modi.
Conference of Dr. Daniel Vasella
ORA ANCHE AVIS E ADMO
BENEFICIANO DEL “CONTO
CORRENTE SOLIDARIETÀ”
from the “Solidarity Current Account”
A
nni addietro, d’intesa con l’UNICEF
e l’Associazione Italiana per la
Ricerca sul Cancro (AIRC), abbiamo
costituito una categoria di conto
corrente, esclusivamente di deposito,
denominata Conto Corrente
Solidarietà.
Questa iniziativa fu attuata a scopi
solidaristici, per dare un apporto
finanziario a enti “no profit”, la cui
meritoria attività a vantaggio della
popolazione è un’importante realtà nel
nostro Paese. Fu un’iniziativa
filantropica, dunque.
In base a quanto stabilito, sulle
CRONACHE AZIENDALI 199
giacenze medie annuali viene calcolato
lo 0,50% e l’importo risultante,
totalmente posto a carico della banca,
è riconosciuto all’organismo
convenzionato, designato dal
correntista.
A UNICEF e AIRC si sono ora aggiunti
altri due importantissimi enti che, per
la loro nobile attività e l’insufficienza
dei fondi di cui dispongono, meritano
la considerazione e l’appoggio della
collettività. Si tratta dell’AVIS –
Associazione Volontari Italiani del
Sangue – e dell’ADMO – Associazione
Donatori del Midollo Osseo.
a partire dal 1861 fino al 2001, ultimo
suo anno di vita. È un susseguirsi di
numeri, di grafici, di percentuali, di
tassi, di indici, e chi più ne ha più ne
metta. Il fascicolo Cambi & Tassi è un
valido supporto per gli operatori
finanziari e per tutti coloro che hanno
voglia di cimentarsi con la materia in
esso trattata, attuale e interessante.
I dati sono consultabili anche on line
nel sito internet della banca
(http://popso.it/gestionedocumentale/
free).
RICORDO DELL’AVVOCATO
GIOVANNI AGNELLI, PRESIDENTE
D’ONORE DELLA FIAT, VENUTO A
MANCARE IL 24 GENNAIO 2003
Memory of Attorney Giovanni Agnelli,
Honorary President of Fiat, who died
on 24 January 2003
L
a mesta notizia del decesso
dell’“Avvocato”, il mattino del 24
gennaio 2003, è corsa via etere e sui
fili di Internet alla velocità della luce,
lasciando il mondo attonito. Sul volto
di chi è stato intervistato in televisione
era spesso visibile il dolore, non già
perché non si sappia che tutti
dobbiamo morire e la morte
ragionevolmente si avvicina a mano a
mano che l’età avanza, quanto
piuttosto perché si fa fatica ad
accettare che persone benvolute,
com’era il presidente d’onore della
Fiat, vengano a mancare.
Parole di ammirazione e di stima si
sono ascoltate pure da chi era
politicamente suo avversario, e altresì
dagli esponenti sindacali del passato e
del presente, i quali hanno affermato
che Giovanni Agnelli era un vero
signore, dai sentimenti nobili, un
interlocutore leale, che capiva i
problemi degli operai, sapeva ascoltare
e si impegnava per trovare le soluzioni
possibili. Questo avvenne anche nei
momenti più difficili della storia della
Fiat. In tali circostanze, per il bene
dell’azienda e dell’occupazione, egli si
comportò, sia pure a malincuore, alla
stregua del bravo chirurgo che, se del
caso, adotta decisioni drastiche di tagli
profondi o amputazioni pur di salvare il
malato o il ferito da sicura morte.
Il fine giustifica la scelta, peraltro
giustissima, ancorché dolorosa.
I giornali hanno versato fiumi
d’inchiostro sulla figura del senatore a
La conferenza dell’avvocato Giovanni Agnelli (24 maggio 1979) fu un trionfo
The conference of Attorney Giovanni Agnelli (24 May 1979) was a triumph
CAMBI & TASSI 2002
2002 foreign exchange rates
and domestic rates
S
i presenta in una buona veste
tipografica il fascicolo Cambi &
Tassi 2002, elaborato con impegno
dal Servizio internazionale della banca.
Un opuscolo che, come si legge nella
pagina di copertina, contempla una
selezione di dati statistici relativi ai
mercati valutari e finanziari.
La pubblicazione offre un’informativa
sull’andamento dei cambi non solo
delle divise principali, ma anche di
molte divise minori, con rilevazioni
mensili. Riporta pure prospetti e grafici
riguardanti l’evoluzione dei mercati
valutari in un arco temporale lungo.
Ad esempio, una tabella indica e
raffronta il valore della lira nel tempo,
200
C O C AZIENDALI
CRONACHE
vita avvocato Giovanni Agnelli e tutti i
mass media gli hanno dedicato ore e
ore di trasmissioni.
Egli temeva la noia, era persona attiva
e combattiva. Nella sua vita ha avuto
tante soddisfazioni e gioie, ma anche
dolori, l’ultimo dei quali,
incommensurabile, nel novembre del
2000 con la prematura, tragica
scomparsa del figlio Edoardo.
Per quel che ci riguarda, vogliamo
rammentare un avvenimento per il
quale nel passato il personaggio è
stato protagonista in questa banca.
Il 24 maggio 1979 venne a Sondrio
nella nostra sala delle conferenze e
intrattenne il foltissimo uditorio sul
problema energetico, un argomento
dibattuto anche ai nostri giorni.
La manifestazione, che rimane negli
annali della banca come una delle più
belle e indimenticabili, fu un trionfo,
con la partecipazione di un gran
numero di conterranei, non solo
all’interno dello stabile che ospitò la
pubblica conversazione, ma anche al
di fuori. In particolare piazza Garibaldi,
che era ornata di una lunga fila di auto
di marchio Fiat in onore del presidente
della Casa automobilistica, era gremita
fino all’inverosimile, sia prima e sia
dopo la chiacchierata. Tra le
personalità di spicco presenti in
quell’occasione, ricordiamo volentieri
l’illustre sorella del conferenziere,
onorevole Susanna Agnelli, il dottor
Guido Carli, il senatore Giovanni
Spadolini e tanti altri nomi di rilievo.
I punti toccati dal celebre ospite furono
diversi. Accenniamo ad alcuni, sempre
attuali, che, proprio per questo, si
potrebbero trattare anche oggi: «Le
riserve tradizionali di petrolio hanno
quantità finite. La consapevolezza di
questo induce i Paesi produttori ad
usare, accanto all’arma dei prezzi,
l’arma strategica della quantità.
La necessità di appropriarsene ha
innescato rivalità economiche e
politiche, sia tra i Paesi consumatori,
sia all’interno dei Paesi produttori.
Le economie occidentali dovranno
puntare, da un lato, su un intelligente
risparmio energetico, dall’altro, sullo
sviluppo di nuove risorse...».
Fu un privilegio, in quella fausta
circostanza, conversare con il
presidente della Fiat, uomo buono e
affabile. Chi ebbe questo piacere non
può che confermare il garbato stile e
la nobile semplicità con cui egli si
poneva e dialogava con l’interlocutore.
È questo il nostro ricordo dell’avvocato
Giovanni Agnelli, ricordo che
conserveremo nella mente e nel cuore.
Al dolore dei familiari, cui ci uniamo, si
aggiunge quello di tutta l’Italia e anche
del mondo.
SERVIZIO DI PAGAMENTO DELLE
PENSIONI INPS NELL’AREA EURO
INPS pension payment service
in the Euro area
L
a banca è rimasta aggiudicataria
del servizio di pagamento delle
pensioni disposte dall’INPS Istituto
Nazionale della Previdenza Sociale a
favore dei residenti nei Paesi
appartenenti all’area dell’euro.
Alla gara per l’assegnazione del
servizio hanno partecipato, oltre a noi,
primari istituti di credito italiani.
Il numero delle pensioni mensili
interessate è di 110 mila, quindi
l’incarico affidatoci è rilevante e
dimostra il prestigio di cui gode il
nostro Servizio internazionale per la
professionalità raggiunta.
L’acquisizione attesta pure la volontà
della banca di sviluppare sempre più le
relazioni di lavoro in ambito europeo,
non solo a favore delle aziende, ma
anche dei privati, nei cui confronti
l’attenzione continua a permanere
massima.
precedente –, ha risentito del pesante
arretramento dei mercati borsistici del
2002 e del conseguente rallentamento
dell’attività d’intermediazione
mobiliare. Inoltre ha scontato
l’aumento della voce “costi”, dovuto
all’espansione territoriale – aperture
della succursale di Bellinzona e
dell’ufficio di rappresentanza di Zurigo
– e al correlato rafforzamento della
struttura.
L’Assemblea, nella solenne seduta, ha
disposto di destinare per intero l’utile
d’esercizio alla riserva legale generale.
Pur nel marasma della congiuntura
negativa, la “Suisse” ha affrontato la
situazione con determinazione e
all’insegna del rafforzamento
strutturale, per proseguire nel
perseguimento dell’obiettivo di essere
“banca popolare”, attiva nella raccolta
del risparmio sotto le varie forme e
nell’erogazione del credito.
La relazione di bilancio della “Suisse”
ha la caratteristica, a partire dal 1997,
di riservare uno spazio anche alla
cultura. Quindi non solo aridi numeri e
tabelle, ma pure contributi letterari che
vivacizzano e valorizzano il documento
contabile.
Nel fascicolo dell’esercizio 2002 è
stata pubblicata una monografia sullo
scrittore e poeta Hermann Hesse,
nella duplice ricorrenza del 125° della
nascita e 40° della morte del celebre
personaggio.
Questo letterato tedesco e pure
pittore, che ha passato il secondo
BILANCIO DELLA CONTROLLATA
BANCA POPOLARE DI SONDRIO
(SUISSE) SA
Balance sheet of the subsidiary
Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA
I
l 13 febbraio 2003 si è svolta
l’Assemblea ordinaria della
controllata Banca Popolare di Sondrio
(Suisse) SA nella sede di Lugano, per
l’esame e l’approvazione delle
risultanze dell’esercizio 2002.
La rilevante espansione degli aggregati
patrimoniali e il progresso del totale di
bilancio, circa il 60%, rivelano
l’accresciuta operatività.
L’utile d’esercizio, che al netto degli
accantonamenti e ammortamenti si è
attestato a franchi svizzeri 6.558.516
– contro i 9.025.396 dell’anno
CRONACHE AZIENDALI 201
periodo della sua vita in Svizzera,
precisamente a Montagnola nel
Canton Ticino, viaggiò a lungo e una
delle mete preferite era l’Italia, Paese
che ha molto amato.
Lo scrittore a Montagnola poté
dedicarsi, nel tempo libero, a lavori di
giardinaggio, sua grande passione. Era
un hobby che gli dava la serenità di cui
aveva tanto bisogno e lo facilitava
nella concentrazione e meditazione. A
conferma, basterebbe anche solo
questo pensiero, tratto da una missiva
indirizzata a Karl Isenberg: «Passo i
miei giorni tra lo studio e il giardino, al
termine tocca alla meditazione e al
nutrimento spirituale, e funzionano tutti
assieme».
Di Hermann Hesse in altra parte del
Notiziario è riportata la monografia
pubblicata nel rendiconto.
APERTURA DELLA SUCCURSALE DI
MONACO DELLA BANCA
POPOLARE DI SONDRIO
(SUISSE) SA
Opening of the Monaco Branch Office
of the Banca Popolare di Sondrio
(Suisse) SA
L
a controllata Banca Popolare di
Sondrio (Suisse) SA, ottenuta
l’autorizzazione dalla Banque de
France, organo di vigilanza del sistema
bancario francese cui soggiace anche
quello monegasco, ha aperto a Monte
Carlo, 3 Princesse Florestine, la prima
dipendenza estera, cioè la succursale
di Monaco, nell’omonimo Principato.
La nuova unità ha sostituito l’ufficio di
rappresentanza monegasco, istituito il
2 agosto 2001. Nel Principato operano
pochissime banche di emanazione
italiana e la succursale di Monaco, che
è entrata a farne parte, è la prima
riconducibile alla sfera delle “popolari”.
Il suo compito precipuo, pertanto, è
quello di fornire servizi al dettaglio,
anche di poca entità, a favore delle
famiglie e delle piccole imprese per il
sostegno della vivacissima economia
locale. La felice posizione geografica
sulla Costa Azzurra in cui il territorio
monegasco si trova, il clima
particolarmente mite, l’attrezzatura
alberghiera di prim’ordine, unitamente
alla presenza di una rinomata casa da
gioco, di un acquario fornitissimo, di
musei, tra i quali quello privato del
principe con cimeli di Napoleone
Bonaparte, dei palazzi principeschi e di
altri importanti palazzi sono elementi di
grande attrattiva che favoriscono il
turismo durante tutto l’anno. A questo
si aggiungono l’organizzazione di
spettacoli vari e la gara automobilistica
di Formula 1 che vi si tiene ogni anno.
Rivestono importanza anche le
industrie alimentari, editoriali,
meccaniche, chimiche, tessili, dei
profumi, dell’abbigliamento, del vetro,
della ceramica.
Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, succursale di Monaco
Banca Popolare di Sondrio (Suisse) SA, Monaco Branch Office
202
CRONACHE AZIENDALI
APERTURA DELL’AGENZIA N. 21
DI ROMA
Opening of Rome Agency n° 21
S
ono quasi tredici anni di nostra
presenza a Roma. Il primo
insediamento risale infatti al novembre
1990, mese in cui venne avviata la
sede di Roma, che, da via Carlo
Alberto, a metà 1998 fu trasferita in
viale Cesare Pavese, nel quartiere
dell’Eur.
Negli anni la nostra presenza nella
capitale si è ampliata, e di molto,
tant’è che ora, con l’apertura
dell’agenzia n. 21, le filiali romane
della banca sono 22.
La nuova unità, operativa dal 18
febbraio 2003, è ubicata in via
Famiano Nardini n. 25 nel quartiere
Nomentano, che si sviluppa a Nord-Est
della città, attorno a piazza Bologna.
È un quartiere sorto all’inizio del
Novecento per ospitare rappresentanze
diplomatiche e residenze di prestigio
della borghesia medioalta. Anche se
nel tempo la zona ha mantenuto le
peculiarità originarie, attualmente il
carattere elitario dei residenti si è in
parte attenuato.
L’area è contraddistinta da vivacità
economica, in ciò favorita pure dalla
presenza, nelle vicinanze, del
Policlinico Umberto I e della città
universitaria, che danno vita a un
sostanzioso indotto.
sentimenti di cordoglio della sorella,
dei parenti e della gran moltitudine di
persone che lo ammiravano e
stimavano come uomo dai sani principi
e artista di grande valore.
APERTURA DELL’AGENZIA
DI CARNAGO
Opening of the Carnago Agency
È
L’attore Alberto Sordi
SCOMPARSA DELL’ATTORE
ALBERTO SORDI
Death of the actor Alberto Sordi
I
l 25 febbraio 2003, all’età di 82 anni
– avrebbe compiuto gli 83 il 15
giugno prossimo – è venuto a mancare
l’attore romano Alberto Sordi, che il 12
marzo 2002, insieme con il regista
Mario Monicelli, aveva ricevuto dalla
Libera Università di Lingue e
Comunicazione di Milano la laurea
“honoris causa” in Scienze e
Tecnologie della Comunicazione.
Il dottor Sordi il 26 ottobre 1996, su
invito della banca e con il patrocinio
del Provveditorato agli Studi della
nostra provincia e del Comune di
Sondrio, era venuto nel capoluogo
valtellinese e, nella circostanza, aveva
presentato il film Nestore, l’ultima
corsa. Per quest’opera era stato
nominato “Ambasciatore pedagogico
straordinario” dal Ministero della
Pubblica Istruzione.
La giornata sondriese aveva registrato
The actor Alberto Sordi
tre momenti distinti: una prima
proiezione della pellicola al mattino per
la scuola, l’incontro con i giornalisti a
mezzogiorno nella nostra sala Fabio
Besta e un’ulteriore proiezione per il
pubblico alla sera. L’intero incasso era
stato devoluto a un’istituzione
caritativa valtellinese.
Alberto Sordi, che nella sua
ultracinquantenaria attività
cinematografica ha interpretato
tantissimi film, è stato un attore fra i
più popolari e amati. Divo del genere
comico-satirico, con la sua vitalità e la
magistrale abilità recitativa ha
tratteggiato vizi e virtù dell’italiano
medio, ottenendo il giusto
riconoscimento dal pubblico e dalla
critica. Meritatissima l’assegnazione
del “Leone d’oro alla carriera” al
Festival del Cinema di Venezia del
1995.
Di lui possiamo dire che era una
persona affettuosa, affabile, semplice.
Era un grande comunicatore, buono,
generoso, gioioso.
Da queste pagine ci uniamo ai
la centottantesima dipendenza
della banca l’agenzia aperta a
Carnago (Varese), via Marconi n. 2, il
27 febbraio 2003.
Questa unità, che si aggiunge
alle altre nove già esistenti
in provincia di Varese, rafforza la
presenza della banca in tale territorio,
dove si prevedono nel tempo
ulteriori nostri insediamenti al fine
di presidiare adeguatamente l’area,
costellata, tra l’altro, di
numerosissime piccole e medie
aziende.
È questo un ambito privilegiato, in
aggiunta a quello delle famiglie, per il
lavoro della nostra banca.
Carnago è a 12 chilometri a sud del
capoluogo, conta circa cinquemila
abitanti e vanta insediamenti industriali
e artigianali soprattutto nei settori
tessile, chimico e metalmeccanico.
Inoltre sono presenti alcune aziende
agricole di un certo rilievo.
CRONACHE AZIENDALI 203
ASSEMBLEA ORDINARIA
APPROVATO IL BILANCIO
DELL’ESERCIZIO 2002
DA TUTTI I SOCI MENO UNO
Annual General Meeting – the Balance
Sheet for the 2002 Financial Year
approved by all Shareholders
with one exception
Q
–
–
–
–
ualche dato riferito all’esercizio
2002:
Utile netto € 46,704 milioni contro
€ 46,065 milioni dell’anno prima
Raccolta complessiva da clienti
€ 18.989 milioni, con un progresso
del 3,78%
Impieghi economici € 6.247 milioni,
con un aumento dell’11,96%
Sportelli n. 178; 15 in più rispetto
all’anno precedente
I soci della banca da tempo erano
abituati a trovarsi, il primo sabato di
marzo, a Sondrio presso il Cinema
Teatro Pedretti per assistere ai lavori
Una fase dei lavori assembleari
A moment of the work of the meeting
dell’Assemblea annuale. Per la prima
volta, il luogo dell’adunanza prescelto,
essendo quest’anno la struttura
sondriese inagibile e in attesa di
rifacimento, è stato Bormio, via
Manzoni n. 22, presso il centro
polifunzionale “Pentagono”, ritenuto
adatto, quanto a capienza e a
sicurezza, ad accogliere un numero
elevato di soci partecipanti, come
normalmente avviene.
Il 1° sabato di marzo, corrispondente
al 1° giorno del mese, oltre tremila
soci, provenienti dai vari centri dove la
banca opera e anche dalla confinante
Confederazione svizzera, hanno
raggiunto la struttura dell’Alta Valle per
partecipare all’Assemblea ordinaria,
iniziata alle ore 10.30 in punto, come
da programma.
Gli intervenuti hanno ricevuto la bozza
della relazione, ricca, come al solito, di
tabelle, di descrizioni, di comparazioni,
di indicazioni di percentuali, di richiami
a livello internazionale, nazionale,
provinciale e di notizie per quanto
attiene alla vita della banca.
Il presidente e consigliere delegato,
signor Piero Melazzini, ha letto la
relazione, riassumendo qua e là alcune
parti più descrittive che tecniche
(approfondibili pertanto da ciascuno
anche in altra sede) al fine di riservare
più spazio agli interventi e al dibattito
prima dell’approvazione del bilancio e
soffermandosi maggiormente sui dati,
che hanno determinato i risultati finali,
e sugli argomenti riconducibili ai dati
medesimi.
Per il secondo anno consecutivo il
pesante arretramento mondiale dei
mercati borsistici ha condizionato, e
non poco, il lavoro e le risultanze delle
varie banche. Anche noi abbiamo
dovuto confrontarci con questa
negativa situazione congiunturale, e lo
abbiamo fatto con reattività e vivacità
operativa, che hanno premiato e
permesso, nonostante tutto, di
conseguire buoni risultati.
L’utile netto d’esercizio è aumentato
sull’anno precedente dell’1,39%,
attestandosi a € 46,704 milioni e
consentendo di proporre all’Assemblea
l’approvazione di un dividendo unitario
di € 0,19, maggiore del 5,56% di
quello già buono distribuito l’anno
scorso e riguardante l’esercizio 2001.
Alla cedola si accompagna il capital
gain dell’azione pari all’1,43%
sull’anno precedente; e questo, a
fronte delle consistenti note
percentuali negative dei mercati
mobiliari: gli indici Imr e Mibtel, per
esempio, si sono contratti
rispettivamente del 6,06 e 23,50%.
Il numero dei soci, a fine 2002, era di
109.022, con un aumento nell’anno di
ben 8.638 unità.
La raccolta complessiva è stata di
€ 18.989 milioni, con un più 3,78%.
Questo dato è formato dalla raccolta
diretta, che ha segnato € 7.349 milioni
(+26,37%), e da quella indiretta pari a
€ 11.640 milioni (–6,75% sull’anno
precedente). Il sensibile aumento della
raccolta diretta è dovuto
all’abbondante liquidità venutasi a
creare per effetto della già citata
negatività delle Borse durante tutto il
2002 e per la rilevante acquisizione di
clientela nelle aree di nostri nuovi
insediamenti. Per contro, il dato non
positivo della raccolta indiretta si
ricollega alle performance negative
azionarie e alle vicende legate a talune
emissioni obbligazionarie
Il presidente, cavaliere del lavoro Piero Melazzini, mentre legge la relazione
The President, Knight of Labour Piero Melazzini, reading the report
e
sudamericane e societarie, in aggiunta
al rendimento flettente dei titoli
governativi.
Gli impieghi economici sono saliti
dell’11,96% sull’anno precedente,
cifrando in € 6.247 milioni. Questa
lievitazione è scaturita dal consistente
allargamento della sfera operativa per
nuove aperture di unità e dalla politica
della banca di sostegno alle economie
locali dov’è insediata, riservando la
preferenza, nella concessione di
affidamenti, alle piccole e medie
imprese e al settore delle famiglie.
L’articolazione territoriale ha
beneficiato di un consistente aumento
di unità: sono state infatti aperte 15
dipendenze (oltre una al mese) e
pertanto, a fine 2002, il numero delle
filiali era di 178.
La controllata estera Banca Popolare di
Sondrio (Suisse) SA, al settimo
esercizio, ha sviluppato gli aggregati
patrimoniali e il totale di bilancio è
aumentato di circa il 60%.
Questi e altri concetti sono emersi
durante i lavori assembleari. Al termine
della lettura del rendiconto, diversi
sono stati gli interventi di soci, che
hanno posto domande di vario genere,
puntualmente ed esaurientemente
soddisfatte dal presidente.
Dopo il dibattito, il bilancio
dell’esercizio 2002 è stato approvato
da tutti i soci meno uno.
Nomina dei consiglieri per il triennio
2003-2005, di un consigliere per
l’anno 2003 e dei sindaci per il
triennio 2003-2005
Sono risultati rieletti i consiglieri
scaduti signori avvocato Salvatore
Bonomo, dottor Giuseppe Fontana,
commendator ragionier Carlo Grassi,
CRONACHE AZIENDALI 205
commendator dottor Aldo Rossi e
cavaliere di gran croce Renato Sozzani.
Rimarranno in carica per il triennio
2003-2005. Inoltre è stato eletto
consigliere, in sostituzione del
compianto cavaliere maestro Mario
Testorelli, deceduto in dicembre 2002,
il dottor ingegner Federico Falck, che
rimarrà in carica per l’anno 2003.
Sono stati riconfermati i sindaci
effettivi per il triennio 2003-2005, che
sono i signori cavaliere ufficiale dottor
Egidio Alessandri, presidente,
professor Piergiuseppe Forni e
cavaliere ragionier dottor Roberto
Schiantarelli. Sono stati rieletti i
sindaci supplenti per il triennio 20032005, che sono i signori dottor Pio
Bersani e dottor Mario Vitali.
Donato ai soci intervenuti
il libro “Animali Minerali e Rocce”
di Gigliola Magrini,
Adriano Turcatti
e Francesco Bedogné
Ultimate le votazioni, ai soci intervenuti
è stata donata l’opera, da noi
commissionata per la circostanza,
206
C O C AZIENDALI
CRONACHE
Animali Minerali e Rocce di Gigliola
Magrini, Adriano Turcatti e Francesco
Bedogné.
È un libro corposo, elegante, che va ad
aggiungersi, per analogia degli
argomenti trattati e riferentisi alla
Valtellina e Valchiavenna, ai due
precedenti volumi della Magrini Fiori e
Erbe e Alberi Funghi e Frutti.
Nell’opera distribuita in Assemblea
sono descritte abitudini e
caratteristiche di tanti animali selvatici
della provincia di Sondrio (lepre bianca,
pernice bianca, volpe, camoscio,
marmotta, scoiattolo, martora, tasso,
cervo, uccelli vari, mustelidi e così di
seguito), comprese le specie estinte.
Una parte del libro è dedicata ai
minerali, alle rocce e ai fenomeni
geomorfologici di questa terra.
Nomina del vicepresidente
Dopo i lavori assembleari, si è riunito il
Consiglio di amministrazione che ha
riconfermato, nella carica di
vicepresidente della banca, l’avvocato
Salvatore Bonomo per il triennio
䡵
2003-2005.
A sinistra: il tavolo
di presidenza
A destra: il direttore
generale dottor Mario
Alberto Pedranzini,
al termine dei lavori
assembleari
In basso: oltre tremila soci
presenti alla solenne
adunanza all’interno
del “Pentagono” di Bormio
Left: the President’s table
Right:
g General Manager
Dr. Mario Alberto Pedranzini,
at the end of the work
of the meeting
Below: over three thousand
shareholders present
at the solemn assembly inside
the “Pentagono” of Bormio
Banca Popolare di Sondrio
NOTIZIARIO
DIREZIONE GENERALE E SEDE CENTRALE - SONDRIO, piazza Garibaldi 16
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Sede: SONDRIO, piazza Garibaldi 16
Sondrio: Agenzia n. 1, via Bernina 1 Agenzia n. 2,
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Ospedale Civile Agenzia n. 4, piazzale Bertacchi 57
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PPalazzolo
l l sull’Oglio
ll’O li
Pi
Pisogne PPonte
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Como: Agenzia n. 1, via Giulini 12 Agenzia n. 2, via
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L
70 (f L ) A
i
3 i
IL
GRUPPO
PROVINCIA DI LECCO
LECCO, corso Martiri della Liberazione 65
Lecco: Agenzia n. 1, viale F. Turati 59 Agenzia n. 2,
piazza XX Settembre 11
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Filiberto 91 (fraz. Maggianico)
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Casatenovo
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MANTOVA, via Arrivabene 2
PROVINCIA DI MILANO
Sede: MILANO, via S. Maria Fulcorina 1
Milano: Agenzia n. 1, via Porpora 104 Agenzia n.
2, viale Faenza 22 Agenzia n. 3, AEM, corso Porta
Vittoria 4 Agenzia n. 4, Ente Regione Lombardia, via
F. Filzi 22 Agenzia n. 5, via degli Imbriani 54 ang. via
Carnevali Agenzia n. 6, via Marco d’Agrate 11
Agenzia n. 7, via Principe Eugenio 1 Agenzia n. 8, via
Lessona ang. via Trilussa 2 Agenzia n. 9, c/o ALER,
viale Romagna 24 Agenzia n. 10, via Solari 15
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13, viale Monte Santo 8 ang. via Galilei Agenzia n. 14,
Agenzia n. 15, via
via privata Cesare Battisti 2
Gioacchino Murat 76 Agenzia n. 16, Ortomercato, via
Cesare Lombroso 54
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Territorio, via Manin 29 Agenzia n. 18, viale Belisario
1 ang. via Tiziano Agenzia n. 19, via Giambellino 39
ang. via Vignoli Agenzia n. 20, via Canova 39 ang.
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Edoardo Bonardi 4 Agenzia n. 22, via Santa Sofia 12
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località Infernetto, via W. Ferrari 348 ang. via Franchetti
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Caio Canuleio 29 Agenzia n. 21, via Famiano Nardini 25
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