7Giugno2013–*Venerdì

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RASSEGNA STAMPA
7 Giugno 2013 – *Venerdì*
Un aforisma al giorno
(ti leva qualche rompiscatole di torno!):
««IInn nnaattuurraa nnoonn eessiissttee nnuullllaa
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La vigilanza Ivass si riorganizza ............................................................. 2
Varate le nomine Ivass nel segno della continuità .................................. 3
L’lvass modifica l’organigramma ........................................................... 4
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«Subito i dati per cambiare la riforma» ...................................................... 5
Giovannini: subito incentivi per i giovani Poi taglio del cuneo ............... 6
Draghi delude sul credito alle pmi ......................................................... 7
Cartella milionaria. Equitalia ora congela l’asta della casa ..................... 8
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Rassegna Stampa del giorno 7 Giugno 2013
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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Draghi: «Ripresa solo a fine anno» ............................................................ 9
La Bce delude Borse e spread ................................................................. 10
La Ue non ci sta: evitato il contagio ........................................................ 11
Draghi: «Meno tasse e spese per crescere» ................................................. 12
Grecia, duello Fmi – Europa «Sul rigore troppi errori»
«No, la Ue ha spinto le riforme».......................................................... 13
Draghi: “Ripresa più lontana” Borse giù, decolla lo spread ...................... 14
Authority. Riassetto e organigramma
La vigilanza Ivass
si riorganizza
Dopo lo scandalo della mancata vigilanza dell'Isvap sulla salvata Fondiaria-Sai, la nuova autorità di
vigilanza (Ivass) sul comparto assicurativo vara una forte riorganizzazione interna. Il consiglio dell'Ivass,
Authority integrata a Bankitalia, ha deliberato mercoledì il piano di riassetto organizzativo e il nuovo
organigramma. Il consiglio ha inoltre stabilito la ripartizione delle funzioni tra i vari dirigenti, a seguito di
uno screening accurato delle competenze e delle aspirazioni del personale. Il nuovo assetto - ha spiegato
una nota dell'Authority - entrerà in vigore il prossimo io giugno. «Ilriassetto è frutto di un gruppo di lavoro
interno dí cuí hanno fatto parte esponenti dell'Ivass e della Banca d'Italia al fine di trarre vantaggio anche
dalla esperienza maturata nella Banca. Esso ha recepito altresì le osservazioni ricevute dal Fondo
Monetario Internazionale nella visita ispettiva dello scorso gennaio», ha sottolineato il garante delle
assicurazioni. Tra le principali innovazioni vi sono la creazione di un «Servizio Ispettorato», fulcro
dell'attività di vigilanza futura anche grazie a una maggiore incisività dell'azione ispettiva e l'assegnazione
della vigilanza cartolare ad un unico Servizio di Vigilanza Prudenziale, che si concentra sull'attività offsite. La riorganizzazione porta poi al superamento della precedente impostazione su due Servizi, che in
passato ha ricevuto critiche anche per le modalità con cui veniva suddivisa lavigilanza sulle varie
compagnie assicurative, per consentire - è l'intento dell'Authority - di conseguire maggiore efficienza e di
superare ogni possibile asimmetria di comportamento. Inoltre è previsto un ampliamento dei compiti del
servizio tutela del consumatore, che si occuperà anche dell'attività di vigilanza sulle imprese che operano
in libera prestazione di servizio in stabilimento e dell'analisi dei prodotti e delle relative pratiche di
vendita. È stata quindi mantenuta, consolidandola, la funzione di assistenza ai consumatori svolta dal
contact center. La riorganizzazione prevede infine l'istituzione di funzioni attualmente non svolte o svolte
in modo decentrato, quali ad esempio le competenze in materia di normativa di vigilanza, analisi macroprudenziale (incluso il monitoraggio sulla stabilità finanziaria del settore) e analisi d'impatto
regolamentare, attività queste che vengono attribuite al Servizio Normativa e Politiche di vigilanza,
nonché l'istituzione di un servizio studi e gestione dati con l'intento, tra l'altro, di massimizzare l'utilizzo
delle banche dati già disponibili e di quelle che si andranno a creare.
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DOPO LO SCANDALO FONSAI Il consiglio dell'Istituto dà vita al «Servizio Ispettorato»
su cui si muoverà l'attività di vigilanza futura
(R.Fi.)
Luberti e Roberti guideranno gli uffici di Vigilanza
Varate le nomine Ivass
nel segno della continuità
MILANO - La nuova Ivass è ormai definita in tutti i suoi aspetti e, dal 10 giugno, anche il nuovo
organigramma - appena varato - diventerà pienamente operativo. Un riassetto a dir poco nel segno della
continuità per quanto riguarda alcuni responsabili di settori, rispetto allavecchia struttura dell'Isvap, e
frutto di un gruppo di lavoro interno e del recepimento delle osservazioni dell'Fmi. La "rivoluzione" - un
po' sulla falsariga di Bankitalita - riguarda piuttosto la riorganizzazione del settore della vigilanza.
Vengono create due strutture: la Vigilanza prudenziale (che si occupa della documentazione) e quella "sul
campo", l'Ispettorato, affidata a Marcello Luberti, dirigente distaccato da Bankitalia. La vigilanza invece
viene affidata a Roberto Roberti, che ai tempi di Giancarlo Giannini era il responsabile della Vigilanza su
Fondiaria (e poí su Unípol). L'altro responsabile della Vigilanza dell'epoca, Giovanni Cucinotta, è stato
nominato invece responsabile del Servizio studi mentre a capo del servizio Tutela del consumatore
(rafforzato rispetto al passato) è andata Elena Bellizzi, considerata molto vicina a Flavia Mazzarella, vice
direttore generale dell'ex Isvap. Ancoranelsegno della continuità l'Ufficio segreteria di presidenza e del
consiglio, affidato a Roberto Novelli, già a suo tempo assistente di Giannini. Era invece già noto il
Segretario generale del nuovo organismo, Corrado Baldinelli, proveniente da Bankitalia.
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(vi. p.)
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L’lvass modifica
l’organigramma
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Qualche innesto dalla Banca d'Italia non manca. Ma il nuovo organigramma delr Ivass (l'ex Isvap),
l'istituto guidato da Salvatore Rossi (dg Bankitalia), ora sotto il coordinamento di Via Nazionale, è
avvenuto sostanzialmente nel segno della continuità con il passato, in particolare per il servizio di
Vigilanza Prudenziale, che è stato mantenuto in capo a Roberto Robertí (che aveva seguito tutta la
questione Fondiaria-Sai). Gli unici due innesti arrivati da Banca d'Italia hanno riguardato il servizio
Ispettorato, che assume una funzione cruciale all'interno della nuova organizzazione, ed è stato affidato a
Mercello Luberti e il servizio gestione Risorse, coordinato da Franco D'Andrea. Per il resto Giovanni
Cucinotta (che prima si occupava di Vigilanza) sarà il nuovo responsabile del servizio Studi e gestione
Dati. Mentre, tra gli altri, Maria Luisa Cavina seguirà il servizio Vigilanza Intermediari Assicurativi. Con
Roberto Novelli nell'Ufficio di Presidenza e Corrado Baldinelli come segretario generale
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«Subito i dati
per cambiare la riforma»
Giovannini: sulla legge Fornero interventi mirati - A giugno sgravi per i giovani, cuneo
entro l’anno
ROMA Il monitoraggio permanente della riforma Fornero diventerà uno degli strumenti strategici del
nuovo policy making che il Governo sta per lanciare in materia di lavoro. Una struttura leggera, che
opererà con una logica di rete e coinvolgerà il ministero del Lavoro, gli enti vigilati, diversi enti del
sistema statistico nazionale ma anche rappresentanti delle Regioni. Obiettivo è definire una base di dati
statistici partendo dagli archivi esistenti per affinare in- dicatori di monitoraggio. Ma il lavoro sarà svolto
sotto lo stimolo e il controllo di un Comitato scientifico composto da i4 esperti dí chiara fama. A illustrare
la logica di questo «sistema informativo del lavoro » attivato da pochi giorni è il ministro Enrico
Giovannini in questo colloquio con Il Sole 24 Ore. «Ho detto finora che abbiamo risorse scarse per
affrontare l'emergenza. Per questo dobbiamo farne l'uso migliore, orientarle su obiettivi che diano il
massimo risultato possibile. E per questo abbiamo bisogno dei migliori indicatori. Ora siamo partiti:
confermo che userò il cacciavite per cambiare la legge 92 ma aggiungo che voglio farlo senza romperne il
motore». La prima traccia del lavoro di raccolta di dati affidabili, rappresentativi e soprattutto
confrontabili è iniziato circa un mese fa con il monitoraggio sulla cosiddetta «flessibilità in entrata»
realizzata da Isfol. Dati sulle comunicazioni obbligatorie che hanno evidenziato una crescita dei contratti a
termine al posto di altre forme di rapporti atipici: «Stiamo migliorando quel lavoro che è basato sudati
aggregati e individuali - dice il ministro -per arrivare a una conoscenza dei flussi individuali, i passaggi da
un contratto all'altro in settori, territori e tipi d'impresa diversi». Il cantiere di indagine non sarà
svincolato dall'agenda politica, naturalmente, che resta quella nota, con un provvedimento «di peso» entro
fine mese: «Compito del Comitato scientifico non sarà solo quello di definire metodi, procedure o
indicatori- prosegue il ministro - ma anche quello di porre domande precise di monitoraggio su aspetti
suscettibili di correzione». S'è detto dei contratti a termine ma Giovannini offre anche un altro esempio,
quello delle conciliazioni giudiziali per risolvere i contenziosi: «Come sono effettuate, con che esiti, quali
costi?» L'approccio sarà analitico, con un'attenta distinzione tra dati amministrativi e fonti statistiche. Ma
al tempo stesso pragmatico, orientato alla soluzione dei problemi: «L'obiettivo è quello di riuscire a
introdurre un metodo nuovo, spostare il confronto periodico con le Regioni e le parti sociali sui risultati
oggettivi del monitoraggio, per poi decidere dove e come rifinire meglio le norme in vigore, modificarle e
verificarne il diverso impatto che possono produrre». Uno degli aspetti più delicati del sistema riguarderà
la gestione dei microdati che potranno essere consultabili dalla comunità scientifica nazionale e
internazionale con il criterio dell'open data: «Coinvolgeremo una struttura dell'Istat, il laboratorio Adele
per l'analisi dei dati elementari, proprio per garantire la totale riservatezza sui dati personali». Insomma
uno strumento di policy tipicamente europeo. Ieri Giovannini ha firmato con il collega Saccomanni i
decreti per assegnare alle Regioni i fondi per la cassa in deroga previsti dalla legge di Stabilità: «Ecco un
altro fronte cruciale per il monitoraggio - dice Giovannini - anche qui dobbiamo capire meglio molte cose,
come per esempio l'uso della mobilità in deroga. Anche le Regioni sono molto interessate a questo lavoro
d'indagine aperto e che sarà d'aiuto peri decreti ministeriali previsti, tra l'altro, per affidare all'Inps un
controllo sulle autorizzazioni». Tornando all'agenda Giovannini ha poi confermato che il governo potrebbe
presentare entro fine giugno gli sgravi alle aziende che assumono giovani, mentre il possibile taglio del
cuneo potrebbe arrivare entro l'anno: «è una prospettiva su cui il governo sta lavorando perchè abbiamo
un costo del lavoro molto elevato, ma è chiaro che richiede un riordinamento più complessivo».
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SI PARTE DAI CONTRATTI
Miglioramento della lettura Isfol sulla flessibilità in entrata. Poi focus sull’andamento
delle nuove conciliazioni giudiziali
Monitoraggio permanente Incontri periodici con Regioni e parti sociali per analizzare i
risultati delle indagini
Comitato scientifico Tra gli esperti in campo universitari ma anche esponenti di Ocse,
Bankitalia
La riforma
Giovannini:
subito incentivi per i giovani
Poi taglio del cuneo
ROMA - I tempi di ripresa dalla crisi rischiano di diventare «biblici» se non si investirà sull'occupazione,
dice il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, confermando che il governo potrebbe presentare entro fine
giugno gli sgravi alle aziende che assumono giovani, rinviando a fine anno il taglio del cuneo fiscale.
Quest'ultimo intervento infatti richiede più tempo perché costa di più riguardando tutta la platea degli
occupati e «non si può immaginare se non all'interno di una manovra complessiva di riordinamento della
tassazione». Un riordinamento che richiama anche l'azione di recupero dell'evasione fiscale, di cui ieri ha
parlato in un'audizione in Parlamento il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Attilio Befera. In tempo di
crisi anche la lotta all'evasione si adegua e concede ai contribuenti infedeli di pagare a rate le maggiori
imposte dovute, osserva Befera rilevando che dal 2008 ad oggi l'Agenzia, attraverso Equitalia, ha concesso
oltre milione e goo mila rateazioni per un importo totale superiore ai 22 miliardi di euro. I risultati del
recupero delle tasse non pagate nel 2012 sono stati comunque migliori del previsto: 12,5 miliardi, in linea
con gli incassi dell'anno prima, rispetto ai io miliardi attesi. Si può fare di più e meglio, dice però Befera
sollecitando l'adeguamento di norme e sanzioni e una maggiore chiarezza delle regole attraverso la
predisposizione di un testo unico delle norme tributarie.«Abbiamo un sistema fiscale che crea incertezze e
problemi, li crea agli investitori che non vengono in Italia e anche a noi» osserva Befera secondo il quale
«chiunque faccia la riscossione ha difficoltà a riscuotere perché non è possibile fare azioni esecutive».
Tanto che forse potrebbe tornare utile ripensare al ricorso di strumenti cautelativi, per esempio valutando
la reintroduzione del «preavviso di fermo dell'autovettura», le cosiddette ganasce fiscali. In ogni caso
l'Agenzia delle Entrate ed Equitalia stanno affilando nuove armi per combattere l'evasione. <Per
l'anagrafe dei conti correnti a brevissimo avremo i primi dati, quindi siamo pronti per partire». Ma non c'è
solo evasione ci sono anche le difficoltà a rispettare i tempi del fisco causate dalla crisi. «Ho la sensazione
che il tax gap per l'Iva dal 2012 si stia riallargando, ma per motivi di carenza di liquidità». L'Agenzia
tenendo conto delle istanze che pervengono dagli operatori economici che lamentano forti difficoltà
finanziarie, ha così «promosso un'accelerazione» delle attività di rimborso. «11 problema vero, che non mi
fa dormire, è individuare gli evasori e lasciare in pace gli imprenditori sani» confessa però Befera. Nel
2012i rimborsi, tra imposte dirette e indirette, sono stati pari a 16,5 miliardi, mentre le compensazioni
hanno raggiunto quota 23miliardi. Nei primi cinque mesi del 2013 sono stati erogati in conto fiscale a
circa 19.500 imprese oltre 4,8 miliardi di euro.
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PER IL PRESIDENTE DELL’EUROTOWER INTERVENTI POSSIBILI NEL MEDIO-LUNGO
TERMINE
Draghi delude
sul credito alle pmi
La Bce abbassa le stime sulla crescita e allontana l'introduzione di misure non
convenzionali E chiede ai governi di ricapitalizzare le banche se necessario. Spread
oltre 280 punti, Milano -2,6%
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La Bce abbassa le stime di crescita sull'Eurozona, lascia invariati i tassi di interesse e allontana la
possibilità di nuove misure straordinarie per contrastare la crisi e rilanciare il credito alle pmi. I mercati
hanno così reagito negativamente alle parole di Mario Draghi, dopo il Consiglio direttivo della Bce riunito
ieri a Francoforte: le borse europee sono scese (Milano -2,63%) e lo spread Btp-Bund è risalito oltre quota
280. Gli analisti già alla vigilia scommettevano sulla decisione di lasciare invariati i tassi principali (allo
0,5%) e sui depositi (fermi allo 0%). Inoltre la Bce, come previsto, non ha varato acquisti di titoli Abs o
altre operazioni per rilanciare il credito alle pmi. Tuttavia il mercato si attendeva indicazioni più precise
su eventuali misure straordinarie, che non sono arrivate. Draghi termine, si tratta di una proposta ha
precisato che il Consiglio di medio-lungo termine». Per il direttivo ha discusso di «Abs, momento secondo
Draghi «non Ltro, collaterale e altre misure», ci sono motivi per muoversi, ma anche ricordato gli ostacoli
tutte le possibili misure sono alla loro introduzione. La Bce sotto osservazione». Questo atper esempio è
«tecnicamente teggiamento di attesa ha dunque pronta» a un tasso negativo sui lasciato incertezza sulle
strategie depositi, ma questa misura «po- della Bce per sostenere i prestiti e trebbe avere conseguenze
non il pil (-0,6% quese armo nell' Euauspicabili ». Riguardo agli Abs, rozona, secondo la Bce, contro il
numero uno dell' Eurotower ha invece detto che «anche prima della crisi questi titoli avevano un volume
molto limitato» e che «si tratta di prodotti molto difficili da valutare». In questo ambito la Bce
«considererà sicuramente la possibilità di fare qualcosa, ma non potrà succedere nel breve la precedente
stima di -0,5%), nonostante il generico impegno di Draghi a mantenere accomodante la politica monetaria
«finché necessario». Con questi interventi la Bce può aiutare le banche dal punto di vista della liquidità.
Quanto invece al capitale, Draghi ha chiesto ai governi di garantire la ricapitalizzazione degli istituti che
dovessero mostrare un deficit nei prossimi stress test. Così «si eviterebbero gli errori del 2011». Per
Draghi anche l'Esm dovrebbe ricapitalizzare le banche in caso di necessità. Ma secondo l'ultima bozza u e
gli stati stanno cielinendo un limite all'utilizzo delle risorse del Fondo per le banche (50-70 miliardi sui
500 totali a disposizione dell'Esm).
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L’OFFENSIVA DEL FISCO
Cartella milionaria.
Equitalia ora congela
l’asta della casa
«Il caso originato da un’omonimia»
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DA NAPOLI C’è uno spiraglio nella vicenda che contrappone Equitalia ad un cittadino di San Giovanni a
Teduccio, periferia orientale di Napoli, cui nei giorni scorsi è stata recapitata una cartella esattoriale di 25
milioni di euro. La vendita all'asta dell'abitazione di A. M., prevista il 1° luglio, a copertura parziale del
presunto debito erariale, è stata sospesa «nelle more - scrive Equitalia - degli accertamenti ». La
comunicazione è giunta l'altro pomeriggio al legale di A. M., Angelo Pisani, che ha informato il suo
assistito mentre questi era ancora in ospedale dopo che nella mattinata aveva tentato il suicidio in preda
allo sconforto. Il complesso caso ha inizio trent'anni fa probabilmente a causa del nome di A. M., uguale a
quello di un boss. È un intreccio di date e di episodi, che non rende la fatica, il disagio, la preoccupazione
del protagonista, vittima suo malgrado. Nel 1983 la Guardia di finanza denuncia A. M. e altre 4 persone
per contrabbando di sigarette. L'uomo aveva 18 anni ed era in servizio militare a Belluno e si è sempre
proclamato estraneo ai fatti. Nel 2005 termina il processo penale a suo carico con la sentenza di non luogo
a procedere per dichiarata prescrizione dei reati. Nel 2007 l'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Bari
incarica Equitalia di pretendere da A. M. 25 milioni di euro, con gli addebiti degli interessi, per una multa
di 4 milioni di lire, comminata a seguito della denuncia del 1983, che in realtà non sarebbe mai pervenuta
all'uomo. Equitalia prepara la cartella esattoriale, ma non la notifica per cui non avendo ricevuto né
risposta né soldi, fa rivalsa sull'appartamento di A. M. È la prima ed unica casa, per cui A. M., operaio in
cassa integrazione con lavori saltuari, paga alla banca un mutuo mensile di 350 euro. A seguito di un
primo ricorso, il giudice riconosce la ragione dell'uomo che sporge denuncia contro Equitalia. La società
di riscossione controbatte in tribunale, che capovolge il giudizio. L'udienza per la querela di A.M. nei
confronti di Equitalia è fissata per il 29 settembre. Lunedì prossimo, invece, il giudice dell'esecuzione del
Tribunale di Napoli dovrà pronunciarsi sul ricorso di A.M. co ntro l'esproprio della casa, un appartamento
di 100 metri quadrati dove vive con la famiglia. Nell'attesa, Equitalia mette all'asta l'immobile di A. M.,
che ne è proprietario solo virtuale in quanto prima ipotecaria è la banca con cui l'uomo ha contratto il
mutuo. Quindi, spiega Pisani, «in caso di vendita il ricavato andrà alla banca e non ad Equitalia, che
spenderà soldi per avviare la procedura senza ricavare niente e a carico di tutti gli italiani». La vicenda è
ora davanti alla Cassazione, ma il legale annuncia che presenterà esposto anche alla Procura. Nel merito
della notizia della cartella da 25 milioni inviata al signor A.M., Equitalia l'altro ieri ha comunicato di «non
aver mai ricevuto contestazioni da parte dell'interessato sulla sua presunta omonimia con un capoclan,
nonostante sulla vicenda sia aperto un contenzioso legale che dura da anni. Il signor A.M. - prosegue la
nota dell'Ufficio Relazioni esterne di Equitalia, inutilmente cercato da Avvenire, ieri, proprio come
l'Agenzie delle Dogane di Bari - ha promosso ricorso contestando solamente il difetto di notifica,
affermando di non aver mai ricevuto la cartella notificata nel 2008, che ha originato l'ipoteca sull'immobile
di sua proprietà. La regolarità della notifica è stata riconosciuta dal giudice di secondo grado. L'Agenzia
delle Dogane e dei Monopoli, ente titolare del credito, precisa che la somma richiesta è supportata da una
sentenza del Tribunale di Brindisi». Per l'avvocato Pisani è «un'ennesima scorrettezza, uno scandalo di
proporzioni infinite. Il Governo - chiosa - proclama che impedirà ad Equitalia di ipotecare le prime case. È
vero - aggiunge ironico - le mette direttamente all'asta».
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Draghi: «Ripresa
solo a fine anno»
La Bce rivede al ribasso le stime di crescita nell’Eurozona e lascia invariati i tassi
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FRANCOFORTE. La linea accomodante della Bce «dovrebbe contribuire a supportare prospettive di
ripresa più avanti nell'anno»: lo ha detto il presidente Bce Draghi, dopo che è stato rivisto al ribasso (o,6%) il Pil 2013. Invariati i tassi Draghi ha insistito sulla politica del rigore, e ha risposto «non direi
proprio » ai giornalisti che gli chiedevano se era il caso di fare “mea culpa” sulla scia dell’Fmi per
l'austerità imposta alla Grecia. A pochi giorni dalle audizioni alla Corte costituzionale tedesca sulla
legittimità del piano Omt della Banca centrale europea per l'acquisto di debito dei Paesi dell'eurozona in
difficoltà, il presidente Mario Draghi si è lanciato in una difesa a spada tratta del programma. L'Omt, che
è stato annunciato l'estate scorsa ma non è stato finora mai applicato, è «probabilmente - ha detto Draghi
non senza una punta di esagerazione e autocompiacimento - la misura di politica monetaria di maggior
successo dei tempi recenti ». Il capo dell'Eurotower ne ha ricordato gli effetti di calmante per mercati che,
al momento dell'annuncio, vedevano un'imminente rottura dell'euro, e si è detto fiducioso che la Corte di
Karlsruhe valuterà in modo «indipendente, equo e competente». Il banchiere centrale ha anche ricordato
ai suoi critici tedeschi che i160% delle due iniezioni di liquidità a lungo termine (Ltro) al sistema bancario
è stato rimborsato e gli squilibri nel sistema di pagamenti Target 2 si sono ridimensionati, senza che si
siano materuializzati i gravi rischi ipotizzati. Ieri è stata comunque la giornata delle nuove previsioni
macroeconomiche: lo staff dell'Eurotower ha abbassato le stime rispetto a marzo sia per l'inflazione (1,4%
contro 1,6) sia per la crescita (-0,6% contro 0,5%). Curiosamente, secondo diversi economisti di mercato,
è stata alzata la previsione di crescita 2014 dall'i% L'inflazione calerà il prossimo anno all'1,3. C'è qualche
segnale di miglioramento di alcuni indicatori, ma la ripresa arriverà probabilmente non prima degli ultimi
mesi dell'anno. Il consiglio non ha però ritenuto che fosse il momento di tagliare di nuovo i tassi
d'interesse, dopo il ribasso del mese scorso, anche se su questo punto si è diviso. La questione di portare
sotto lo zero il tasso sui depositi delle banche presso la Bce è sempre in discussione, ma l'Eurotower non
appare affatto convinta dell'efficacia di questa misura. Il senso generale di una Bce poco propensa ad
agire in un contesto in cui i tassi di mercato e l'euro sono entrambi in rialzo (anche se Draghi ha ripetuto
che I'Eurotower è pronta e che la politica monetaria resterà accomodante) ha deluso i mercati, anche se
questi non si attendevano ieri una riduzione dei tassi. Più della decisione dí politica monetaria, ha colpito
il tono delle parole di Draghi, che tra l'altro ha sottolineato che non ci sono rischi di deflazione
nell'eurozona, seppure l'inflazione sia lontana dall'obiettivo di stare «sotto ma vicino al 2%». Il piccolo
rimbalzo di questo mese (dall'1,2 all'1,4%) è dovuto più che altro a fattori tetri poranei. La Bce continuerà
comunque a monitorare con attenzione tutti i nuovi dati. La porta a un taglio dei tassi non è chiusa del
tutto. La ripresa, secondo Draghi, può venire dall'export (che sta andando bene in Germania, Spagna e
Italia), dalla politica monetaria e dall'inflazione più bassa, che aumenta il reddito disponibile. Draghi
riconosce che la disoccupazione resta a livelli inaccettabili e si scarica soprattutto sui giovani, ma sono i
governi a doversene fare carico con riforme strutturali e investimenti in capitale umano. Quanto alla
politica fiscale, la Bce sembra preoccupata dall'allungamento dei tempi di risanamento dei bilanci pubblici
deciso in Europa e sostiene che andrebbero promossi tagli di spesa da accoppiare a tagli di imposte.
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La Bce delude Borse e spread
Piazza Affari (-2,6%) è stata la peggiore in Europa - Pesanti vendite sui titoli bancari
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«Business as usual», si lamentavano ieri i trader malcelando la delusione. L'ordinaria amministrazione con
cui la Banca centrale europea ha sbrigato la riunione di ieri, e le successive parole con cui il presidente
Mario Draghi ha commentato il rituale comunicato sui tassi, non sono piaciute tanto agli investitori. I
mercati hanno mandato infatti ieri un messaggio chiaro e dopo una mattinata incolore sono tornati a
vendere azioni e bond dei Paesi periferici, il classico movimento determinato dettato dall'avversione per il
rischio. Così Piazza Affari ha ceduto il 2,63% sotto il peso delle banche, bruciando 5,7 miliardi di
capitalizzazione, proprio mentre il rendimento del BTp balzava fino al 4,36% e lo spread sul Bund a 284
punti base. Fuori dai confini nazionali le cose non sono andate soltanto lievemente meglio: rimanendo sul
reddito fisso, i rendimenti spagnoli sono saliti al 4,68% (315 punti lo spread con la Germania), mentre fra
le principali Borse Francoforte ha ceduto 1'1,19%, Parigi lo o,99%, Madrid lo o,89% e Londra l'1,3%.
Difficile capire cosa effettivamente non sia andato a genio agli investitori, visto che in fin dei conti le
attese su un possibile taglio bis del costo del denaro già ridotto allo 0,5% un mese fasi erano fortemente
ridimensionate nelle ultime settimane, così come le aspettative di un tasso negativo sui depositi bancari.
Draghi su questo tema ha spiegato come entrambe .e ipotesi siano state prese in considerazione dal Board
di Francoforte, ma scartate a larga maggioranza. Tutte le opzioni restano dunque sul tavolo, ma non
sembrano di immediata realizzazione come qualcunc doveva aver pensato dopo le decisioni di maggio. La
Bce resta così alla finestra e prende tempo, come peraltro anticipato ieri da Il Sole 24 Ore, arche sul piano
di sostegno alh piccole e medie imprese: niente acquisto di Abs per riattiaare il mercato delle
cartolariz:azioni, almeno per il momen o. Su questo punto, anzi, Draghi è stato piuttosto esplicito:
«valuteremo sicuramente la possibilità di fare qualcosa, ma non nel breve, si tratta di uni proposta di
mediolungo termine», ha detto durante la conferenza stampa, deludendo in lane il mercato. Altro
disappunto, secondo gli operatori, sarebbe stato provocato anche dalla visione meno pessmistica sulla
crescita futura dell'Eurozona: la Bee ha sì raccatto ulteriormente le proieiioni sul Pil 2013 (-0,6% da G5%), ma ha anche aumentato cuelle per il prossimo anno (ir% da Go%). Una mossa che la accresciuto in
molti investitori il timore che anche la Bce (dopo la Federal Reserve staunitense) possa tirare il freno sulle
misure non convernionali. Sfumaturea parte, la sensazione generae è che nelle ultime settiman( la «luna
di miele » fra le Bacche centrali e i mercati si sia interrotta. Basti pensare al tracollo degli asset
giapponesi dopo il «deludente » discorso lel premier nipponico ShinzcAb e o alla debolezza di Wall S:reet
che si interroga ogni giovo sul futuro del «quantitative easing». In fondo, ieri in Europa è stato sufficiente
che noi vi fosse alcuna sorpresa nelletarole della Bce per far di nuoao pendere l'ago della bilancia aerso le
vendite. L'unico vincitcre di giornata, a ben vedere, è stato l'euro, che ha approfittato dell'atteggiamento
più restrittivo (o semplicemente meno espansivo di quanto si sperava) di Francoforte per riportarsi a
quota 1,33 dollari in serata, raggiungendo i massimi da febbraio. C
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Botta e risposta. La Commissione si dice in «forte disaccordo» con il Fondo e replica
alle critiche
La Ue non ci sta:
evitato il contagio
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Rassegna Stampa del giorno 7 Giugno 2013
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
Tribunale di Roma - Registro della stampa n. 73/2007
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Siamo in forte disaccordo con il Fondo sul rapporto di valutazione dei risultati del primo piano di aiuti alla
Grecia del 2010 perché «non tiene conto dell'interconnessione tra i Paesi della zona euro e del fatto che la
crisi greca era una situazione difficile senzaprecedenti ». Così il portavoce del commissario Ue agli Affari
economici e finanziari, 011i Rehn. L'Fmi ha fatto un mea culpa concludendo che erano stati compiuti
«grandi errori» nella gestione del salvataggio di Atene criticando anche la tempistica delle politica fiscale
della Commissione europea. Due gli appunti del Fondo alla posizione europea: ristrutturazione del debito
decisa in ritardo e imposizione di una politica di austerità eccessiva e sperequata, tutta sulle spalle di
pensionati e salariati. Secondo l'Fmi la ristrutturazione del debito greco, che è stata decisa nella
primavera 2012, avrebbe dovuto essere fatta in anticipo nell'estate 2010 per garantire la sostenibilità del
debito, troppo alto rispetto al Pil. «Una ristrutturazione del debito allora avrebbe comportato il rischio di
un contagio sistemico» ha ribattuto il portavoce di Rehn precisando che allora questa era la posizione di
tutta la troika (composta dal rappresentante della Commissione oltre che da quello della Bce e dell'Fmi).
L'Fmihalamentato anche problemi di ripartizione dei compiti: mancava una divisione chiara del lavoro
nella troika e gli europei non avevano né l'esperienza né la competenza per gestire la situazione. Accuse
ingenerose. Ribatte la Commissione: «Siamo anche in disaccordo sul fatto che non sono stati fatti sforzi
sufficienti per identificare le riforme strutturali a favore della crescita, la Commissione è stata al contrario
una forza motrice su questo» fornendo anche la task force. Sulla vicenda si è pronunciato anche il
presidente della Bce Mario Draghi. I mea culpa come quelli pronunciati dall'Fmi sull'austerity che ha
impoverito l'economia greca «sono spesso errori di proiezione storica», ha detto Draghi, affermando
ironicamente che «una cosa buona di questo documento del Fondo è che questa volta non viene criticatala
Bce». «Non si può giudicare lo ieri con gli occhi di oggi», ha aggiunto. Troppo facile criticare a posteriori.
«La Grecia ha compiuto un aggiustamento straordinario e le vanno riconosciuti progressi impensabili
pochi anni fa». «Non possiamo dimenticarci che 4 o 5 anni fa, quando iniziammo a discutere del caso
greco, la situazione era molto peggiore, ricordatevi la paura del contagio e l'alta volatilità sui mercati».
Certamente l'Fmi non ha messo in discussione la politica monetaria della Bce sul caso greco anche se
continua a pressare Francoforte chiedendo di fare di più per contrastare il credit crunch, figlio della crisi
dei debiti sovrani e della ristrutturazione del debito greco.
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Draghi: «Meno tasse
e spese per crescere»
Il presidente Bce: riviste al ribasso le stime sul Pil nell’eurozona (-0,6%) Ma la ripresa
arriva a fine anno. Borse in calo, riparte lo spread
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Rassegna Stampa del giorno 7 Giugno 2013
Comunicato di informazione a cura della Federazione Italiana Bancari e Assicurativi
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FRANCOFORTE - La Banca centrale europea vede «un certo miglioramento» della crescita di Eurolandia,
sia pure «ad un livello basso», e continua a prevedere una «ripresa nel corso dell'anno», anche se lo staff
ha leggermente ridotto a - 0,6% (da - 0,5%) le stime di crescita per quest'anno, rialzando però
leggermente all' 1,1% quelle dell'anno prossimo, mentre l'inflazione dovrebbe rimanere molto bassa,
intorno all'1,4% e all'1,3% per il 2013 e 2014. Secondo il presidente Mario Draghi, questi cambiamenti
«non erano sufficienti» a modificare il costo del denaro. E pertanto il Consiglio direttivo ha deciso a larga
maggioranza di lasciare invariato il tasso di riferimento allo 0,5%, il livello che rappresenta il minimo
storico dalla nascita dell'euro . Avvisando tuttavia di continuare a «monitorare molto da vicino»
l'evoluzione dei dati, rimanendo comunque «pronto ad agire, se necessario », nel caso di un
peggioramento improvviso dei dati, visti i «rischi al ribasso» gravanti sulla crescita, nel caso che le
riforme si rivelino «insufficienti» o di un calo della domanda globale. Si tratta di frasi chiave, nel gergo
tecnico dei banchieri centrali, che lasciano aperta la porta a un taglio dei tassi, anche se Draghi ha fatto
capire che ormai lo spazio di manovra è molto esiguo, pure per le altre misure allo studio, come il tasso
negativo sui depositi Bce e l'acquisto di Abs. Nel frattempo, la direzione sulla politica monetaria della Fed
restano le incognite e i paesi del Nord, come la Germania, già protestano per l'erosione dei risparmi per i
tassi troppo bassi. Del presidente della Banca centrale americana, Ben Bemanke, si è tornato a dire che è
pronto a lasciare a fine anno o, al più tardi, a gennaio. Ma le parole di Draghi, pur spronando l'euro oltre
quota 1,3182, hanno affossato i mercati, e soprattutto Milano ha lasciato sul terreno il 2,3%, contro 1' 1%
circa delle altre piazze borsistiche, mentre lo spread fra Bund e Btp ha sfiorato quota 290 punti base.
D'altra parte, Draghi ha fatto trasparire il timore che i governi allentino il passo del risanamento. Se la
Bce con le misure decise ha guadagnato tempo, tocca ai governi fare la loro parte, proseguendo sulla via
«inevitabile» del consolidamento fiscale. E continuando ad attuare le riforme, soprattutto del mercato del
lavoro, correggendo così anche «i livelli inaccettabili». della disoccupazione giovanile. Nel mercato del
lavoro di molti Paesi dell'Eurozona, ha detto il presidente della Bce, «tutta la flessibilità ricade sulle spalle
dei giovani». Un'esortazione velata anche all'Italia, ma non solo. Se mai, ha spiegato il numero uno dell'
Euro - tower, per mitigare l'impatto del risanamento dei conti, sarebbe meglio «tagliare la spesa e le
imposte ». Spiegando che invece molti paesi con una pressione fiscale già elevata, sono ricorsi
all'incremento delle tasse, «più facile, ma non favorevole alla crescita». Per questo Draghi ha esortato
Bruxelles a considerare come «eccezionali » i provvedimenti di estensione del rispetto degli obiettivi
fiscali, legandoli se mai a un impegno alle riforme strutturali. Per quanto riguarda il sistema bancario, che
continua a non prestare a sufficienza all'economia reale, ha esortato anche a «non ripetere gli errori
compiuti nel 2011» per le banche. Quando l'autorità Eba eseguì gli stress test senza assicurarsi una
garanzia, un salvagente per le eventuali ricapitalizzazioni necessarie, come avevano invece fatto gli Stati
Uniti. «Non mi risulta che sia radicale » ha replicato Draghi a una domanda sulle indiscrezioni apparse
ieri sul quotidiano tedesco «Die Zeit» che ipotizzano una cura appunto radicale della Bce per il
risanamento delle grandi banche europee. E tuttavia ha anticipato che la Banca centrale- eseguirà una
valutazione della qualità del capitale bancario, e ha «già chiesto un backstop», un meccanismo di garanzia
a Bruxelles nel caso fossero ancora necessarie ricapitalizzazioni dopo singole ristrutturazioni. Inoltre, ha
giudicato «cruciale» la necessità di affiancare all'autorità di vigilanza in via di definizione a Strasburgo un
«meccanismo» unico di risoluzione delle banche.
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Il salvataggio di Atene II mea culpa del Fondo e le divisioni nella «troika»
GRECIA, DUELLO FMI-EUROPA
«SUL RIGORE TROPPI ERRORI»
«NO, LA UE HA SPINTO LE RIFORME»
Washington attacca la Commissione. Replica stizzita
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Rassegna Stampa del giorno 7 Giugno 2013
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MILANO - La Commissione europea risponde stizzita alle critiche contenute in un rapporto riservato del
Fmi (Fondo monetario internazionale): nessun errore sulla Grecia. Il tema è la gestione della crisi ellenica,
ma il contrasto tra l'istituzione di Washington e quella di Bruxelles inevitabilmente rimette in discussione
la linea di rigore ancora dominante nell'Unione europea. Mercoledì 5 giugno il quotidiano americano
«Wall Street Journal» ha pubblicato un documento del Fmi che contiene un passaggio autocritico che
molti economisti e politici (in Europa e negli Stati Uniti) aspettavano da mesi, se non da anni. In
particolare si riconosce che «il Fmi aveva pesantemente sottovalutato i danni dell'austerità collegati al
piano di aiuti alla Grecia». Come spesso capita, il reo confesso cerca di diluire comunque le proprie
responsabilità. Così anche il rapporto del Fondo chiama in causa la Commissione europea, partner nella
«troika» di salvataggio allestita per Atene (la terza sponda è la Banca centrale europea). Ieri il portavoce
di 011i Rehn, Commissario agli Affari economici, ha replicato punto su punto ai rilievi più importanti
mossi nel report del Fmi. Prima accusa: vi siete attivati in ritardo sulla ristrutturazione del debito. Anziché
nel 2012, potevate farlo due anni prima. Risposta della Commissione: «Una ristrutturazione del debito nel
2010 avrebbe comportato il rischio di un contagio sistemico». Seconda critica da Washington: non siete
stati capaci di individuare le riforme strutturali a sostegno della crescita. Replica da Bruxelles: «Siamo in
disaccordo sul fatto che non siano stati compiuti sforzi sufficienti per identificare le riforme strutturali per
favorire la crescita. La Commissione è stata una forza motrice importante su questo». Naturalmente nel
pomeriggio di ieri si sono mobilitati gli sminatori sull'uno e sull'altro versante. Gerry Rice, uno dei
portavoce del Fmi, ha detto che «la troika funziona bene e ha lavorato bene in Grecia». Anche Mario
Draghi, presidente della Bce, è intervenuto per minimizzare: «Se il report del Fmi individua delle ragioni
dietro gli errori, dovremo tenerne conto in futuro. Ma di solito si tratta di un errore di prospettiva storica.
Si giudicano cose avvenute ieri con gli occhi di oggi ». L'analisi ufficiosa del Fmi porta nuovi argomenti a
chi sostiene che sia ormai urgente un ripensamento radicale della politica economica europea. Non è più
solo una questione di rigore finanziario contro crescita dell'economia reale. O, per usare un'immagine
forse già un po' logora, di fronte del Nord, guidato dalla cancelliera Angela Merkel, contro il blocco del
Sud, capeggiato dal presidente francese Francois Hollande e ora spalleggiato dal premier italiano Enrico
Letta. I dubbie, soprattutto l'ombra della recessione che comincia a lambire anche la Germania, stanno
spingendo anche i più severi monetaristi ad ammorbidire le posizioni. Il crollo della Grecia ha sconfessato
almeno un decennio di scelte compiute a Bruxelles, dalla Commissione e, non va dimenticato, dal
Consiglio europeo, cioè dall'organismo che riunisce i capi di stato e di governo. Si è cominciato nel 2000
concedendo l'ingresso nell'euro a un Paese chiaramente squilibrato sul piano economico, con una spesa
pubblica cronicamente fuori controllo e con un ceto parassitario che sottraeva 3o miliardi di euro all'anno
evadendo le imposte, a fronte di 4o miliardi di entrate ufficiali. Poi dal 2009, come ricorda l'economista
Daniel Gros, si è passati all'estremo opposto, imponendo quattro manovre di tagli dall'effetto devastante
sui pensionati, i lavoratori con i salari più bassi, la folla degli statali. Lo stesso Gros, allora, insieme con
altri esperti, aveva previsto una caduta del 20% del prodotto interno lordo. Storia di ieri? Forse. Oggi,
però, nella risposta piccata della Commissione colpisce la rivendicazione di un metodo: «la capacità di
individuare le riforme strutturali necessarie ». E una litania (pensioni, produttività, semplificazione
burocratica eccetera) che abbiamo da almeno dieci anni nelle orecchie. Finora la Ue ha adottato lo
schema dei due tempi. Prima il rigore (i tagli della spesa pubblica), poi le misure per la crescita. Su questa
formula Angela Merkel ha costruito il suo capitale politico. Mario Draghi la sua credibilità come regista
del salvataggio del - l'euro. Mario Monti il suo progetto di governo, poi lasciato a metà. L'esperienza
drammatica, dolorosa della Grecia mostra che cosa davvero manca al gruppo dirigente europeo,
mettendoci dentro tanto la Commissione quanto i principali leader nazionali: la capacità di
contestualizzare, di graduare, di adattare le riforme necessarie alle condizioni concrete di una società.
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Draghi: “Ripresa più lontana”
Borse giù, decolla lo spread
Bce: proroghe al deficit solo eccezionali. Crollano i consumi
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Rassegna Stampa del giorno 7 Giugno 2013
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BERLINO - La recessione nell'eurozona sí aggrava, le prospettive di ripresa si allontanano, e nel frattempo
tutto il peso della flessibilità sul mercato del lavoro ricade sulle spalle dei giovani, con un tasso di
disoccupazione altissimo, intollerabile soprattutto per gli under 25. Parola di Mario Draghi. Con questi
segnali, non incoraggianti, il presidente della Banca centrale europea ha esortato governi e parti sociali a
misure più coraggiose, nella sua conferenza stampa ieri alla Eurotower di Francoforte, a conclusione della
riunione del board della Bce. Ma questo non significa rinunciare al rigore: «Le proroghe al rientro dal
deficit vanno concesse solo in casi eccezionali », ha detto. Le parole di Draghi e le stime Bce hanno avuto
un effetto deprimente sui mercati, con Milano che ha perso il 2,6% (e 5,7 miliardi di capitalizzazione) e lo
spread che chiude in rialzo a 284 punti (dopo aver toccato i286,5). I tassi centrali dell' area della moneta
unica restano invariati, al minimo storico dello 0,5%; e la politica accomodante continuerà, ha detto
Draghi respingendo in sostanza il pressing della Bundesbank per una politica più restrittiva. La Bce, ha
spiegato Draghi, si è vista costretta a rivedere al ribasso i dati sul PiI: la contrazione nell'eurozona
quest'anno è stimata ora in uno 0,6%, contro lo 0,5 delle previsioni precedenti. Per il 2014, le speranze di
un ritorno alla crescita sono lievemente riviste verso l'alto, aunpiù 1,1%. Madaqui all'anno prossimo tutto
può accadere. Senza misure strutturali, ha ammonito, il panico dei mercati può tornare. Mentre non c'è
motivo di dichiarare un "mea culpa" Bce sulla Grecia simile a quello del Fondo monetario. Situazione
pesante, dunque. Particolarmente in Europa meridionale e in Italia. Secondo la Confcommercio, i consumi
nel nostro Paese hanno registrato in aprile un crollo annuo del 3,9%, e nemmeno il settore della telefonia
è stato risparmiato dal brutale trend negativo. Matorniamo allaBce.Particolarmentepreoccupate sono
suonate le frasi di Mario Draghi sul mercato del lavoro: «Le sue condizioni restano deboli e la flessibilità è
stata scaricata tutta sulle spalle dei giovani».Conla conseguenza, pericolosa anche rispetto alla stabilità
politica e sociale, di tassi di disoccupazione giovanile «inaccettabili». I governi devono procedere con le
riforme: l'aumento della pressione tributaria nel breve è stato in molti casi lo strumento più facile per il
consolidamento dei conti pubblici, ma adesso «il peso del fisco è eccessivo e va ridotto». Al vertice Bce si è
anche discusso di tassi negativi, come di altre misure non convenzionali da varare eventualmente per
tentare di rilanciare economia e occupazione. Ma su questo punto il confronto con la Bundesbank resta
aperto. La decisione di lasciare i tassi centrali invariati «è stata presa a larghissima maggioranza», ha
sottolineato Draghi. Lasciando pensare a forti riserve del suo rivale, il falco ortodosso lens Weidmann,
numero uno di Buba.
La Fiba-Cisl
Vi augura di trascorrere
una fine-settimana speciale
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Arrivederci a
lunedì 10 Giugno
per una nuova
rassegna stampa!