Dispense raccolta TARTUFI

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Dispense raccolta TARTUFI
DISPENSE IN PREPARAZIONE ALL'ESAME PER IL CONSEGUIMENTO
DELL'IDONEITA' ALLA RACCOLTA DEI TARTUFI
(Il testo che segue non è esaustivo per la preparazione dell’esame. A norma dell’art. 10 comma 6 della L.R. 50/95, infatti,
l’esame verte sul riconoscimento delle varie specie di tartufi, le tecniche di raccolta ed il miglioramento delle tartufaie
nonché le tecniche di salvaguardia e mantenimento degli ecosistemi tartufigeni, le normative nazionali e regionali vigenti in
materia, nonché nozioni elementari di micologia, botanica e selvicoltura. )
COSA SONO I TARTUFI
I tartufi sono FUNGHI, cioè organismi molto simili ai vegetali anche
se privi di clorofilla; le specie di funghi sono tantissime ed
hanno forme, dimensioni e struttura estremamente varia.
Essendo privi di clorofilla non possono nutrirsi in maniera
autonoma come fanno gli organismi dotati di clorofilla (piante
superiori, alcune alghe, etc.), ma devono trovare alimenti organici
già "confezionati" da altri organismi.
In pratica, non svolgendo la funzione clorofilliana, non sono in
grado di trasformare gli elementi minerali semplici che si trovano
in natura in composti organici complessi ad elevato contenuto di
energia.
Una volta erano classificati tra i VEGETALI in quanto sono dotati di
parete cellulare, una struttura tipica delle cellule vegetali e non
di quelle animali La parete è la struttura che contorna e contiene la
singola cellula ed i suoi organuli.
Questa parete è però composta, invece che di cellulosa (tipica del
mondo vegetale), di chitina; questa sostanza si ritrova in certi
tessuti degli animali, come in peli o capelli e forma lo scheletro
esterno degli insetti.
COME E' FATTO UN FUNGO
I funghi possono essere uni o pluricellulari, cioè composti da una
sola cellula o da moltissime di queste.
Il corpo vero e proprio del fungo è formato da un intrico, una specie
di matassa, di cellule allungate, come dei piccoli tubi o filamenti,
dello spessore di pochi millesimi di millimetro, che si chiamano
IFE.
Nel loro insieme le ife danno il MICELIO.
Le ife si uniscono tra loro senza separazione tra una e l'altra;
ciò permette un rapido spostamento dei liquidi cellulari, cosa che
spiega la rapidità di accrescimento dei funghi.
Ciò che si raccoglie, fungo in genere o tartufo che sia, è il frutto
(o corpo fruttifero) e si chiama CARPOFORO.
Il carpoforo si può sviluppare fuori del terreno, ed allora si
hanno i funghi epigei (es. i porcini), oppure nel suolo, ed in
tal caso si chiamano funghi ipogei. I tartufi sono solo alcuni
dei tantissimi funghi ipogei.
Il carpoforo è ugualmente formato da ife come il resto del fungo,
anche se queste hanno delle caratteristiche in parte diverse.
All'interno del carpoforo dei tartufi (ma anche negli altri funghi),
sono presenti venature chiare e scure; all'interno di quelle scure
sono contenute le SPORE, l'organo di riproduzione e diffusione del
tartufo.
Le spore sono come dei piccoli "semi", di dimensioni microscopiche
(dell'ordine dei millesimi di millimetro), che, diffuse in vario
modo, se si trovano nelle condizioni favorevoli (umidità e
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temperatura) "germinano" e danno luogo ad un nuovo micelio. Nei
tartufi vengono disperse per la maggior parte dagli animali che di
essi si nutrono, o dalle acque se marciscono in terra; negli altri
funghi spesso dal vento, acque, animali, etc.
Per questo è importante lasciare in bosco i tartufi (o i funghi)
non commestibili, o riportarvi le puliture, anche perché ogni
organismo
presente
in
ambiente
naturale
contribuisce
all'equilibrio di questo essendo parte integrante.
NUTRIZIONE DEI FUNGHI - A seconda di come si nutrono i funghi si
dividono in:
SAPROFITI - si alimentano di sostanza organica morta come legno,
foglie,
tessuti
animali,
etc.,
anche
già
parzialmente
in
decomposizione per l'opera di vari altri organismi.
Questa categoria è molto importante per la mineralizzazione e la
rimessa in circolo degli elementi chimici.
PARASSITI - attaccano gli organismi (animali e vegetali) vivi, e si
nutrono dei loro succhi cellulari e delle sostanze organiche che
formano le loro strutture. Possono anche rimanere nei tessuti
dell'ospite dopo averlo ucciso (o dopo aver ucciso l'intero
organismo), ed allora si comportano da saprofiti (es. il cancro del
cipresso).
I parassiti funzionano da bioregolatori, in quanto eliminano gli
individui più deboli.
SIMBIONTI
O MICORRIZICI - un organismo simbionte vive in una
stretta unione con un altro, in un rapporto di reciproco vantaggio ed
utilità. Molti funghi e tutti i tartufi vivono in simbiosi con le
piante, nello specifico unendosi alle radici più fini (apici
radicali).
Il micelio avvolge gli apici delle radici in modo da formare una
specie di manicotto a forma di clava, che si chiama MICORRIZA. Le
ife penetrano tra cellula e cellula della radice.
Il reciproco vantaggio sta in questi termini. Il fungo assorbe dal
terreno l'acqua e le sostanze minerali, aumentando con la sua gran
massa la quantità di terreno esplorata rispetto a quella che
potrebbero sondare le sole radici; per tramite della micorriza le
passa poi alla pianta. Questa elabora gli elementi minerali
semplici (grazie alla fotosintesi), trasformandoli in sostanze
organiche complesse (principalmente zuccheri), che in parte passa
al fungo.
COME E' FATTO UN TARTUFO
Risulta chiaro a questo punto che i tartufi sono FUNGHI appartenenti
al genere Tuber, che sviluppano il loro "frutto" sotto il livello
del suolo (IPOGEI), e che vivono uniti alle radici di alcune piante
per nutrirsi (SIMBIONTI MICORRIZICI).
CICLO
BIOLOGICO - Nella figura sotto è schematizzato il ciclo
biologico del tartufo nero pregiato, che si può prendere a
riferimento per tutti gli altri. Si possono distinguere varie fasi:
le spore disperse nel terreno, in condizione favorevoli,
germinano, un po' come se fossero dei piccoli semi;
si sviluppa così il micelio, che, se trova le radici di piante
adatte (simbionti), si unisce a queste formando le micorrize;
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inizia una fase vegetativa più o meno lunga, fino a quando il
tartufo è maturo per fruttificare; dal micelio si formano allora i
corpi fruttiferi o carpofori (quelli che si raccolgono), che
contengono le spore;
quando il tartufo è maturo emette forti odori che servono a
richiamare gli animali (lumache, invertebrati, cinghiali, etc)
che, mangiandoli, disperdono le spore con le feci.
MORFOLOGIA - in linea generale si può dire che i tartufi non hanno
particolari caratteristiche di forma che li differenzino dagli altri
funghi. Sono costituiti da un micelio che vive nel terreno, formato
da ife, che quando sono presenti certe condizioni ambientali danno
vita al corpo fruttifero che contiene le spore.
CORPO FRUTTIFERO - ha forma globosa, più o meno sferica, anche se
può risultare molto deformato quando si sviluppa in terreni
particolarmente sassosi, fino ad assumere forme bitorzolute e quasi
piatte. Le dimensioni possono variare da quelle di un piccolo
pisello (pochi grammi - marzolo) a quelle di una grossa patata
(diversi etti - trifola). La profondità alla quale si sviluppano può
essere di pochi centimetri, tanto che talvolta i tartufi affiorano in
superficie e si vedono (i neri in generale), fino a qualche decimetro
(anche 60-70 in casi particolari per la trifola).
Nel CARPOFORO Si distinguono le seguenti parti:
PERIDIO: è la parte più esterna, la "buccia", che può essere di
colori e consistenza molto vari. Per i tartufi che si possono
raccogliere è nocciola chiaro (trifola e marzola) o nero-violacea
con varie sfumature (per i neri); può essere liscia o più o meno
verrucosa.
GLEBA: è la parte interna, la "polpa", in genere con venature
chiare e scure, più o meno evidenti a seconda della specie e del
grado di maturazione; si parla di marezzatura o effetto
marmorizzato. La gleba è composta da ife, che nelle parti chiare
sono sterili, mentre quelle più scure sono fertili e contengono
gli aschi.
ASCHI: sono delle specie di sacchetti, da cui deriva il nome della
famiglia (Ascomiceti), che contengono le SPORE
in numero
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variabile da 2-3 a 7-8 per asco, a seconda della specie; gli aschi
sono invisibili ad occhio nudo;
le SPORE hanno forma sferica-ovoidale, superficie variamente
ornata (spinule o olveoli) e dimensioni microscopiche. All'interno
di un carpoforo sono in numero elevatissimo (decine o centinaia di
migliaia) e rappresentano il "seme" del fungo che, disperso dagli
animali etc., dopo essere passato per il loro intestino,
germinando dà luogo ad un nuovo micelio.
LA RACCOLTA: COME COMPORTARSI
I tartufi sono quindi un importante elemento degli ambienti naturali,
perché favoriscono la crescita delle piante e migliorano la
circolazione degli elementi minerali. Ci sono quindi alcune norme di
comportamento, dettate dal buon senso prima ancora che dalla Legge,
da rispettare:
non effettuare scavi o zappature delle tartufaie, perché si distrugge
il micelio ed in seguito la tartufaia può impiegare molti anni per
ricostituirsi o addirittura "morire";
alterare il meno possibile l'ambiente, perché per svilupparsi i
tartufi richiedono condizioni ben precise, che sono determinate dalla
somma degli effetti di tutte le componenti dell'ambiente;
limitare e fare bene lo scavo, evitando per quanto possibile di
recidere eventuali radici che si dovessero incontrare;
lasciare in loco tartufi marci, perché non hanno nessun impiego
commestibile e nessun valore commerciale, mentre contengono ancora le
spore che, diffuse, possono dar luogo a nuove tartufaie;
non raccogliere quelli immaturi, per gli stessi motivi illustrati
sopra;
tenere a bada i cani, perché se lasciati senza controllo possono
scavare eccessivamente e portare alla luce anche tartufi non
commestibili, oltre a rischiare di incappare in spiacevoli sorprese
(bocconi avvelenati);
riportare in bosco le ripuliture dei tartufi, perché contenendo
ancora molte spore la loro diffusione può contribuire a creare nuove
tartufaie.
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