Il portfolio strumento di documentazione
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Il portfolio strumento di documentazione
Il portfolio : strumento di documentazione Isabella Benzoni Il portfolio è considerato, dalla normativa, uno strumento di documentazione dei processi formativi. Vorrei in questo articolo approfondire il significato di documentazione, ripercorrendo alcuni interrogativi che in questi ultimi mesi preoccupano non poche scuole italiane. Innanzitutto che cosa si può intendere per documentazione. La documentazione può essere definita come “una forma di rappresentazione parziale e selettiva della realtà ”. E’ rappresentazione perché "sta al posto della realtà accaduta o che accade", la osserva, la descrive, la racconta. Non si tratta di mero rispecchiamento, ma di un vero e proprio processo di traduzione, che deve necessariamente riferirsi, anche quando ha carattere solamente esplorativo, ad un modello "teorico" esplicativo (più o meno consapevole), che la rende selettiva perciò parziale. Qualunque siano le modalità e gli strumenti scelti per confezionare la traccia capace di documentare un “oggetto” si opera sempre più o meno consapevolmente, una selezione dei dati che si reputino pertinenti e funzionali alla costruzione della testimonianza. Ciò accade quando si racconta, quando si descrive, quando si fotografa o quando si fa uso della videocamera. " La prima regola di qualunque tipo di linguaggio è che la dimensione della totalità può venire soltanto suggerita. Per dare testimonianza di un processo o di un flusso, consapevolmente o no, isoliamo ed identifichiamo, innanzitutto, i tratti che valutiamo più significativi. Un tutto insomma rivive in una documentazione in grazia delle parti che il relatore seleziona come significative e pertinenti" 1 Documentare si configura dunque come un atto valutativo perché richiede ai soggetti-autori di chiarire gli scopi e gli obiettivi, di scegliere che cosa rappresentare, attribuendo valore e tenendo in debita considerazione gli interlocutori-destinatari. Il portfolio è strumento di documentazione che implica una scelta, una selezione di materiali che possano essere rappresentativi di elementi della “storia” del bambino, quelli considerati significativi per evidenziare competenze, e le caratteristiche dei processi sottesi: quali strategie, stili di apprendimento, convinzioni, ed infine capacità, interessi, attitudini nelle diverse esperienze formative scolastiche ed extrascolastiche; ma anche, nella sezione “valutativa” “il conseguimento degli obiettivi formativi”2 Il portfolio, fra le funzioni indicate nelle indicazioni nazionali allegate al decreto 59/04, è chiamato a sollecitare negli alunni processi di autovalutazione che mirino ad incrementare la conoscenza e la consapevolezza di sé , finalizzate a possedere gli strumenti per gestire il progetto di vita. Perché ciò sia possibile è necessario che l’alunno sia direttamente coinvolto in tale processo di autovalutazione, sarebbe “una contraddizione concettuale” eterogestire forme di autovalutazione 1 2 F. Frasnedi " Esattezza e fascino" in Dai fatti alle parole , Ed junior, Bg, 1998 C.M. 85/2004 degli alunni. Pertanto l’autovalutazione implica la partecipazione attiva del soggetto in apprendimento. E ‘ infatti l’alunno che, con l’ausilio, il sostegno, l’adeguato affiancamento del docente, è impegnato nell’analisi e selezione dei documenti/materiali che rappresentano aspetti di miglioramento del proprio processo di crescita. E’ pertanto necessario che i bambini siano a conoscenza degli scopi di tale strumento, discutano periodicamente, ma con sistematicità i criteri e le modalità con cui selezionare…è importante che sia un momento collegiale di confronto, e non un’esperienza abbandonata a se stessa, meccanica, poiché non produrrebbe apprendimenti e quindi cultura. Come dire che il portfolio oltrechè che documentare processi formativi, si configura esso stesso come importante occasione formativa. E’ dunque una forma di documentazione particolare poiché il soggetto che lo cura è in molte occasioni è anche il destinatario, e questa peculiarità vuole proprio evidenziare la valenza formativa di tale strumento. Documentare attraverso il portfolio può pertanto costituire un'importante opportunità per elaborare insieme al bambino, attraverso negoziazioni frequenti e qualitative, forme di "memoria storica personale", che consentano all'alunno stesso di ricostruire "in prima persona" l'esperienza, di rievocare i passaggi più significativi per se stesso e per il gruppo sezione, acquisendo consapevolezza dei propri cambiamenti e valutando i possibili progressi compiuti. Questo modo di documentare contiene anche un'importante valenza emotiva. Il messaggio che giunge al bambino, può contribuire a rinforzare il suo livello di autostima : "tu sei importante, le tue azioni sono significative, a tal punto da essere documentate e custodite". E' infatti l'adulto che con la propria intenzionalità, stimola la raccolta dei materiali, favorendo la rielaborazione e l'attribuzione di senso. In tal modo l'insegnante "rimanda" all'alunno lo spessore, la qualità, il valore dell'esperienza, allo scopo di farla rivivere con maggior consapevolezza, stimolandone l'autoriconoscimento. Il porfolio, essendo una forma di documentazione, si configura anche come mediatore comunicativo, verso se stessi e nei confronti degli altri; chi cura tale strumento, dunque, dovrà porsi i problemi relativi alla leggibilità del materiale in esso contenuto: che cosa comunica? Come si comprendono le ragioni sottese alle scelte? Come si rendono noti i criteri che hanno orientato la selezione? “Documentare per lasciare tracce è un'operazione piuttosto complessa , che richiede ai soggetti il rispetto di alcune azioni: ♦ il reperimento delle fonti disponibili: fotografie, appunti, diari, cartelloni, disegni, registri, ma anche osservazioni, autosservazioni, narrazioni….di alunni, docenti… ♦ l'analisi attenta e approfondita di tali fonti, per far emergere i significati e gli elementi costitutivi, salienti delle situazioni che rappresentano. Lo scopo principale consiste nel tentare di "far parlare" i vari documenti, che appaiono sia nel presente della loro lettura, in funzione dell’obiettivo stabilito. ♦ La definizione della cornice culturale entro cui iscrivere le interpretazioni possibili. La documentazione non consiste in una semplice raccolta di documenti da assemblare più o meno casualmente, richiede invece al documentatore da un lato di esplicitare gli aspetti da evidenziare in relazione agli scopi, dall'altro di definire i criteri per cogliere gli aspetti ritenuti significativi Si impone dunque una scelta sul che cosa "far dire" alle fonti disponibili, alla luce del disegno progettuale ( scopo) sotteso, che orienterà conseguentemente anche la scelta dei relativi criteri per la selezione dei dati. Per far esistere un tutto , si selezionano le parti adeguate e pertinenti a suggerire la totalità che si vuole/deve rappresentare. Si propongono, a titolo esemplificativo alcuni criteri per orientare la selezione dei dati: 1. la rappresentatività 2. la pertinenza 3. la coerenza La rappresentativita' Chi, a vario titolo, lavora nella scuola sa ("razionalmente") che non è possibile documentare tutto ciò che accade: le situazioni, le relazioni, i processi, le attività….; nonostante questo chi intraprende un'attività di documentazione inciampa nella tentazione o di inserire tutto, perché tutto è importante (rischiando una inutile ridondanza di materiale) oppure nulla, nell'incapacità di individuare qualcosa che sia significativa del progetto attuato…..(…) La pertinenza Questo criterio ha lo scopo di mettere in evidenza le eventuali relazioni esistenti tra i vari dati informativi presenti nei documenti/materiali e la tipologia del disegno interpretativo sotteso. Pertanto la domanda intrinseca a questo principio potrebbe essere : il dato è significativo,( può dirci qualcosa?) ai fini dello scopo da raggiungere? Talvolta attraverso la riscrittura e la ricostruzione del proprio "fare" si scopre che "il banale", il "quotidiano" hanno una loro profondità, che sono carichi di significati e che creano significati. La coerenza Il principio di coerenza tende a richiamare l'attenzione dei docenti sulla necessità di mantenere fede al disegno culturale collegialmente definito che costituisce, in ogni momento, la guida per la selezione e lettura dei dati, ha dunque di tipo metodologico. Tutti i dati considerati pertinenti dovranno essere selezionati e posti in relazione fra loro.”3 “La leggibilità – come afferma Montecot 4 – non è dunque affidata al caso; ma va perseguita collocandosi dalla parte del destinatario e simulando, in qualche modo, la situazione nella quale questi si verrà a trovare nel momento in cui fruirà delle informazioni date”. I documenti allo stato grezzo, per essere leggibili anche ad un fruitore esterno, dovrebbero essere corredati dalle descrizioni delle logiche e delle motivazioni che sottendono le decisioni . La leggibilità deve essere diretta, non dovrebbe necessitare il ricorso al produttore; questo non esclude la presenza discreta e facilitante di alcune indicazioni essenziali che agevolino la comprensione dei materiali. 3 4 I. Benzoni ( a cura) Documentare? Sì, grazie, Ed. Junior, Bg, 2001 C. Montecot, Comunicare scrivendo, Ed. F. Angeli, Mi, 1994. Per approfondimenti: I. Benzoni, Portfolio delle competenze e processi di personalizzazione, Ed Junior, Bg, 2004 I. Benzoni ( a cura) Documentare? Sì, grazie, Ed. Junior, Bg, 2001 A.A.V.V. Dai fatti alle parole, Ed junior, Bg, 1998