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L'INTERVISTA
Industria 4.0, Carli: "IoT e servizi smart nel futuro delle Pmi del
Lazio"
La presidente della sezione IT di Unindustria racconta il progetto Cicero per la creazione di un
hub tecnologico a sostegno delle imprese: "Puntiamo a mettere a sistema le eccellenze del
territorio". E sul piano Calenda: "Bene il superammortamento ma evitare discriminazioni tra gli
atenei"
di Federica Meta
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scende in campo per vincere la sfida di Industria 4.0.
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Proprio in questa regione nascerà un hub tecnologico per il
sostegno alla transizione delle piccole e medie imprese
verso lo smart manufacturing. Il progetto si chiama Cicero
(acronimo di Cps/Iot Ecosystem of Excellence for
Manufacturing Innovation) e darà attenzione precipua a
sistemi di Cyber physical systems e Internet of things.
Vittoria Carli, presidente della sezione IT di Unindustria,
che coordina l’iniziativa, anche con il sostegno della
Regione Lazio, la racconta a CorCom.
Come nasce il progetto Cicero?
L’iniziativa è stata selezionata dall’Unione europea
nell’ambito del bando “I4MS” (Ict Innovation for
Manufacturing SMEs) insieme a quelle di altre 4 regioni
italiane che sono Marche, Puglia, Emilia-Romagna e
Piemonte. Complessivamente sono state scelte 29 regioni europee che svilupperanno progetti
pilota, supportate dal “ mentoring della commissione europea, per guidare le piccole e medie
imprese verso la trasformazione digitale.
Oltre a Unindustria quali realtà sono coinvolte nell’iniziativa?
Partecipano Capgemini, Ised e il Consorzio Roma Ricerche. Inoltre, con lettere di intenti, hanno
mostrato interesse a scendere in campo anche aziende del calibro di Almaviva, Decisyon, Enel e
Telecom Italia come seguono con molta attenzione il Cnr, l’Enea le principali università della
regione. È oramai più che evidente che Industria 4.0 è la grande chance di rilancio per tutto il
sistema Paese, che si ricorda è il secondo paese industriale d’Europa, come il Lazio è la seconda
regione industriale d’Italia.
Quali azioni metterete in campo?
Una volta attivato, Cicero Hub supporterà le imprese nella loro trasformazione 4.0, promuovendo le
best practice, contribuendo allo sviluppo di processi innovativi e facilitando la creazione di
ecosistemi tra aziende grandi e Pmi, mondo della ricerca e Università in stretta relazione con gli altri
hub di innovazione italiani ed europei e all’interno del network europeo di Centri di eccellenza che
la Commissione europea ha avviato. La fase “organizzativa” durerà fino al 28 febbraio 2017 quando
dovremmo sottoporre all’Europa il progetto operativo dell’HUB e alcune use cases laziali che
possono fungere da driver per l’innovazione del territorio. Si tratta di un lavoro certosino ed
essenziale per mappare lo stato dell’arte dello smart manufacturing nel Lazio e capire quali settori
possono essere la chiave di volta.
Avete già in mente qualcosa?
Il Lazio è un territorio dove, ove, ad esempio, oltre ad un eccellente filiera Ict, i settori
dell’aerospazio, della farmaceutica, dell’Automotive e dell’Agrifood sono molto avanzati. Ci sono
aziende che hanno tutte le carte in regola per diventare campioni nazionali di Industria 4.0. Non a
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caso Confindustria ha inserito il Digital innovation Hub Lazio tra quelli scelti per la prima
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implementazione sul territorio nazionale per sviluppare centri di competenza avanzati ed
infrastrutture abilitanti da affiancare alla strategia del ministero dello Sviluppo economico.
Il ministro Calenda ha anticipato, a grandi linee, quali saranno i pilastri della strategia italiana per
Industria 4.0: un mix di incentivi alle imprese e azioni mirate per la formazione. Lei che idea si è
fatta?
Giudico molto positivamente alcuni sistemi d’incentivazione, quali il superammortamento
annunciato dal ministro anche per le piattaforme di Industria 4.0, perché, per la prima volta,
l’incentivo non riguarda solo i macchinari ma anche i software, le piattaforme e le interfaccia digitali.
Un’incentivazione all’innovazione agendo sulla leva della defiscalizzazione, dunque, che, se
utilizzata con criterio, potrà facilitare la trasformazione digitale della manifattura.
Confindustria chiede da anni che si strutturi un legame solido con le università e i centri di ricerca.
Sembra che il governo vi abbia ascoltato, annunciando che saranno potenziati 4-5 competence
center in atenei di eccellenza. Come giudica la scelta?
Non mi convince la volontà di “puntare” solo sui Politecnici. Si tratta, a mio avviso, di una scelta
restrittiva che rischia di gettare alle ortiche il lavoro e l’impegno di altre università di grande valore.
È pensabile escludere, tanto per fare un esempio, università del calibro della Sapienza o di Tor
Vergata?
E allora?
Allora è necessario superare la convinzione che la rivoluzione digitale dell’industria sia solo ed
esclusivamente manifattura e tecnologie digitali per progettare e produrre – convinzione che
spiegherebbe la predilezione per i Politecnici – quando, in realtà, essa supera la logica della
produzione per allargarsi ai servizi, alla distribuzione, a tutta la supply chain, ai nuovi modelli di
business, alla grande attenzione per le esigenze dei clienti. In questo contesto, occorre ripensare
“più digitale” l’intero ciclo economico dal progetto al prodotto, alla sicurezza, all’ambiente,
riducendo costi ed il time to market ed aumentando la qualità ed il gradimento dei prodotti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
14 Settembre 2016
TAG: vittoria carli, unindustria, cicero, industria 4.0, ised
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Data pubblicazione: 14/09/2016